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nei territori del dipartimento delle Alpi Marittime - Camera di ...

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4 “Nei <strong>territori</strong> <strong>del</strong> <strong><strong>di</strong>partimento</strong> <strong>del</strong>le <strong>Alpi</strong> <strong>Marittime</strong>„Nel 1941 il vino <strong>di</strong> Bellet fu classificato a “Denominazione <strong>di</strong> Origine Controllata”. Sulle colline<strong>di</strong> Bellet oggi operano una quin<strong>di</strong>cina <strong>di</strong> aziende <strong>di</strong> produzione, tipicamente a conduzionefamiliare.I vini dei Baous e <strong>del</strong>le colline accordano in un gustoso sodalizio i comuni <strong>di</strong> Vence, Tourrettessur Loup, Saint Paul, La Gaude, Saint Jeannet e Gattières, dove 11 ettari <strong>di</strong> vigne sonolavorate da tre gran<strong>di</strong> aziende produttrici.Nel Comune <strong>di</strong> Villars sur Var la vigna è storia, poiché l'impianto <strong>di</strong> questa preziosa coltivazionesi ebbe nel periodo romano: le attuali produzioni sono comprese nell’area DOC Costa<strong>di</strong> Provenza.I robusti terrazzamenti collinari sono sfruttati anche per l’orticoltura: essa trova ampio svilupposoprattutto nel sud <strong>del</strong> <strong><strong>di</strong>partimento</strong>, ma si estende particolarmente nelle zone pianeggiantiin prossimità <strong>del</strong>le gran<strong>di</strong> città. Un'attività che non conosce sosta: il clima favorevole infatti fasì che per tutto il corso <strong>del</strong>l’anno si possa ottenere la successione <strong>di</strong> più colture su uno stessoappezzamento. Il triste inverno ha qui il colore <strong>del</strong>le mille sfumature <strong>del</strong> verde tenue e l'aroma<strong>del</strong>icato <strong>di</strong> insalate, cavoli, finocchi, sedani. La primavera e l'estate esplodono nelle cromiedecise <strong>di</strong> pomodori, melanzane, zucchine, peperoni, fagioli... Una scelta già vastissima, arricchitadalla presenza costante <strong>di</strong> carciofi, carote, ra<strong>di</strong>cchio, <strong>di</strong>versi tipi <strong>di</strong> insalata e piantearomatiche.Risorse alimentari che non possono essere sprecate, e che la fantasia <strong>di</strong> alcuni produttori hatrasformato in zuppe, ratatouille ed altri preparati, da conservare e gustare in qualsiasi momento.fragoleUn piccola produzione, ma tanto preziosa da meritare larga famaè rappresentata dalle fragole <strong>di</strong> Carros e Gattières, coltivate inparticolar modo nella zona <strong>di</strong> Carros e circondario: si tratta <strong>di</strong> fruttipiuttosto morbi<strong>di</strong>, dall’aspetto brillante, protagonisti assoluti <strong>del</strong>lafesta organizzata in loro onore nel mese <strong>di</strong> maggio.Di sapore più deciso altre due specialità, le castagne e il tartufo.Le valli <strong>del</strong> Mercantour e <strong>del</strong> Moyen Pays sono il regno <strong>del</strong>lecastagne: da Isola, nella Valle <strong>del</strong>la Tinea, che ebbe unacerta fama in tutta la Contea <strong>di</strong> Nizza per il Marron d’Isola,alla valle de la Vésubie, dove si coltivata una varietà definita“buona”. Nel comune <strong>di</strong> Berre des Alpes, situato nella valle<strong>del</strong> Paillon, i castagneti producono la Vignalenc, il Giacintoed il Marrone <strong>di</strong> Berre, mentre in Val Roya/Bévéra questigenerosi alberi sono presenti nel bacino <strong>di</strong> Sospel (a bassaaltitune), in <strong>di</strong>rezione <strong>del</strong> colle <strong>di</strong> Turini, nel comune <strong>di</strong> Moulinet(850 metri), a Fontan, a Saint Dalmas e a Granile. In totale10 agricoltori utilizzano 600 ha <strong>di</strong> castagneti per un volume <strong>di</strong>produzione <strong>di</strong> 76 t <strong>di</strong> frutto l’anno.Il tartufo è uno dei rari prodotti <strong>del</strong>l’agricoltura francese inpieno sviluppo. Nel <strong><strong>di</strong>partimento</strong> <strong>del</strong>le <strong>Alpi</strong> <strong>Marittime</strong> 110 proprietarisfruttano 180 ettari, con una complessiva produzione<strong>di</strong> 500 kg.


5A quote più elevate il paesaggio <strong>del</strong>le <strong>Alpi</strong> <strong>Marittime</strong>è popolato da decine <strong>di</strong> migliaia <strong>di</strong> ovini, capree mucche allevati in maniera estensiva per produrrenon solo carni sane e <strong>di</strong> particolare tenerezza,ma anche golosi formaggi.Forse non a tutti è noto che, come le coltivazionia terrazza, anche le mucche e le pecore aiutanoa proteggere le nostre foreste e gli spazi naturalidagli incen<strong>di</strong>. La pastorizia svolge quin<strong>di</strong> un ruolofondamentale nella gestione <strong>del</strong> <strong>territori</strong>o e nellacura <strong>del</strong>l'ambiente, <strong>del</strong> quale garantisce l’equilibrioecologico.In estate le greggi transumano verso degli alpeggi,dove trascorrono gran parte <strong>del</strong>la stagione, nutrendosiesclusivamente <strong>di</strong> erba <strong>di</strong> montagna. Sel’attività principale legata all’allevamento ovino è laproduzione <strong>di</strong> agnelli da macello, il latte <strong>di</strong> pecora,<strong>di</strong> capra e <strong>di</strong> mucca si declinano nella molteplicitàdei formaggi, caratterizzati da paste dalla<strong>di</strong>versa ma sempre stuzzicante consistenza: dalfresco allo semistagionato, all'aromatizzato, alla“tome” (specialità <strong>di</strong> formaggio a pasta molle) oalla “brousse” (cagliata provenzale <strong>di</strong> formaggio <strong>di</strong>capra o <strong>di</strong> pecora), ogni tipologia è apprezzata ericercata ed accontenta anche il consumatore piùesigente.Nel Mercantour, le tome, tra cui quelle <strong>del</strong>la marcaTome de la Vésubie, vengono tuttora fabbricatesecondo un metodo conta<strong>di</strong>no tra<strong>di</strong>zionale:questo formaggio nasce dal puro latte crudo che,dopo una prima lavorazione, riceve l'ultimo sapientetocco nelle cantine <strong>del</strong>le aziende o in alpeggio.Lavanda, rosmarino, timo, acacia, castagneti, abetie gran parte <strong>del</strong>la flora tipica <strong>del</strong> paesaggio sonooggi utilizzati per ottenere il miele: gli abbinamenti atutti questi fiori donano colori e sapori inaspettati eil dolcissimo e sano prodotto riesce a raggiungereuna produzione <strong>di</strong> alta qualità, sorprendendo sempreil palato. Gli apicoltori sono quin<strong>di</strong> spesso impegnatinel far transumare gli alveari, a seconda <strong>del</strong>lestagioni, verso nuove specie, alla ricerca <strong>di</strong> nuove<strong>del</strong>izie per i golosi!


6 “Nei <strong>territori</strong> <strong>del</strong> <strong><strong>di</strong>partimento</strong> <strong>del</strong>le <strong>Alpi</strong> <strong>Marittime</strong>„L'identità <strong>del</strong> Dipartimento <strong>del</strong>le Alpes-<strong>Marittime</strong> trova un simbolo specifico anche <strong>nei</strong> Métiersd’Art, ossia nella ricca attività artigianale, che qui significa non solo <strong>del</strong>izie alimentari, ma ancheartigianato d'arte: una realtà meno nota e che merita <strong>di</strong> essere scoperta nelle sue ra<strong>di</strong>cipiù profonde. Dagli oggetti in vetro, ceramica, smalto, grès, porcellana, legno, alla produzioni<strong>di</strong> sapone, can<strong>del</strong>e ed alla profumeria, questi prodotti, spesso <strong>di</strong> alto valore estetico,si ispirano alle tra<strong>di</strong>zioni e alle culture locali. Realizzazioni frutto <strong>di</strong> ere<strong>di</strong>tà lontane, <strong>di</strong> un temponel quale un singolo oggetto riassumeva in sé una serie <strong>di</strong> conoscenze pratiche, trasmesse <strong>di</strong>generazione in generazione.Ancora oggi occuparsi <strong>di</strong> artigianato artistico significa possedere un insieme <strong>di</strong> saperi complessi:un lungo iter <strong>di</strong> appren<strong>di</strong>mento, fondato sulla perfetta conoscenza dei processi <strong>di</strong> lavorazione<strong>del</strong>la materia grezza, che trova suo pieno compimento nel risultato finale, pezzi unicio piccole serie a carattere altamente artistico.Non ci si limita tuttavia alla semplice imitazione <strong>del</strong> passato: infatti essi testimoniano una perfettaalleanza tra saperi antichi e nuove tecnologie.Nel settore alimentare, i prodotti artigianali detti de Bouche (ovvero <strong>del</strong>l'arte gastronomica)partecipano ugualmente <strong>del</strong>la tra<strong>di</strong>zione, basandosi su ricette, manualità e tecniche culinariespecifiche, utilizzate da secoli per la trasformazione <strong>del</strong>la materia prima. In esse si riflettonole caratteristiche proprie <strong>del</strong>le regioni <strong>di</strong> origine ed è ancora una volta il clima (il grado <strong>di</strong> umi<strong>di</strong>tà,il vento, il soleggiamento) a porsi come fattore determinante per la <strong>di</strong>versità e l'originalità<strong>del</strong>la produzione. La terra e l'acqua <strong>di</strong> questo <strong>territori</strong>o (ingre<strong>di</strong>enti alla base <strong>di</strong> innumerevoliproduzioni) non possono essere reperiti altrove e conseguentemente solo in questo luogo siritrovano certe peculiarità, la vera essenza dei più semplici sapori vegetali e <strong>di</strong> quelli più strutturatidei prodotti animali.Tra le specialità locali si ricordano: la torta <strong>di</strong> bietola, la “socca” (farinata), la “pissala<strong>di</strong>ère”(una focaccia con cipolle e acciuga), la torta <strong>di</strong> zucca, gli gnocchi, il “pan-bagnat”, la poutine,le “ganses” (frittelle), lo stufato, le trippe ed i ripieni alla nizzarda, la “pichade” (pizza alla salsa<strong>di</strong> pomodoro e acciughe), la focaccia, la panissa, la porchetta, la “tapenade” (pasta <strong>di</strong> olive),la frutta can<strong>di</strong>ta, i dolci al cioccolato, le marmellate e i liquori.I Metier de Bouche e Metier d’Art, seppur così <strong>di</strong>versi tra loro, trovano un punto <strong>di</strong> armonianella varietà <strong>del</strong>la produzione: una unione tra sapore e bellezza che testimonia al meglio lamoltitu<strong>di</strong>ne <strong>del</strong>le piccole realtà locali, ancora tenacemente legate alle tra<strong>di</strong>zioni.I singoli prodotti si pongono quin<strong>di</strong> come preziosi e golosi rappresentanti <strong>di</strong> una valle, <strong>di</strong> un borgoo <strong>di</strong> una città o <strong>di</strong> un suo quartiere ed anche <strong>del</strong>l'intera provincia <strong>di</strong> Nizza o <strong>del</strong>la Provenza.


L’entroterra <strong>del</strong> ponente <strong>di</strong> Liguria:alla scoperta <strong>di</strong> sapori e saperi


8 “L'entroterra <strong>del</strong> ponente <strong>di</strong> Liguria: alla scoperta <strong>di</strong> sapori e saperi„perfettoesempio <strong>di</strong> realtàmultiforme einaspettata.Un arco tra Oriente ed Occidente, tra il cuore <strong>del</strong>l'Italia e l'Europa: l'immagine più nota <strong>del</strong>laLiguria. Arco sospeso tra il trascorrere armonicamente irregolare <strong>del</strong>la costa e cime possenti,che racchiudono uno scenario ininterrotto <strong>di</strong> piccole valli. Luoghi meno noti rispetto al versantemarino, ma <strong>nei</strong> quali si esprime al meglio la ricchezza naturalistica, storica, culturale egastronomica <strong>del</strong>la regione. Il <strong>territori</strong>o <strong>di</strong> Imperia e Savona è perfetto esempio <strong>di</strong> questa realtàmultiforme ed inaspettata.Savona è mare e Appennino, Imperia è mare e <strong>Alpi</strong> <strong>Marittime</strong>. La salita dal mare alla montagna,dalle palme alla neve, così rapidamente da stupire, rende questo <strong>territori</strong>o una grandeantologia <strong>del</strong>la bellezza. La montagna è fatta per custo<strong>di</strong>re segreti e i segreti bisogna andarlia scoprire: dai gran<strong>di</strong> oliveti ai boschi da funghi, dalla piana ad ortaggi e fiori alle piste da sci,dalle case rosa sul mare ai borghi severi <strong>di</strong> pietra.Terre <strong>di</strong> cultura antica ma non superata, <strong>di</strong> tra<strong>di</strong>zioni che ritornanoogni giorno in sapori e mestieri rinnovati ma non perduti.L'olio <strong>di</strong> oliva è l'ingre<strong>di</strong>ente fondamentale <strong>del</strong>la gastronomia <strong>del</strong> ponente ligure, presente inogni ricetta, dalla più semplice alla più elaborata, dal salato al dolce. Alimento base <strong>del</strong>la DietaMe<strong>di</strong>terranea, regime alimentare ormai <strong>di</strong>chiarato dalla scienza esempio <strong>di</strong> perfetta nutrizione,questo prezioso prodotto ha qualità salutari tali da essere in<strong>di</strong>cato come primo con<strong>di</strong>mento<strong>del</strong>lo svezzamento. Una risorsa inestimabile, il dono più nobile dei forti ulivi.Forse il segreto <strong>del</strong>la forma un po’ pendula degli ulivi taggiaschi <strong>di</strong>pende dal peso chesorreggono. Perché gli uliveti sono i sostegni su cui si poggia l’entroterra <strong>di</strong> Ponente.Dipende dalla produzione <strong>di</strong> olive taggiasche anche la forma stessa <strong>del</strong> <strong>territori</strong>o<strong>del</strong>le valli imperiesi: esse, perpen<strong>di</strong>colari al mare, risalgono verso le quote superiori,con i muretti a secco che rubano terra alle montagnee i paesi <strong>di</strong> cresta, ancora immuni dallo slittamentoverso la costa proprio grazie all'economia <strong>del</strong>l'olio.Più segrete, ma più potenti, sono le ragioni <strong>del</strong> gusto.Un’oliva dal sapore fruttato, ottima da fare insalamoia, ma soprattutto con un basso contenuto<strong>di</strong> aci<strong>di</strong>tà, segreto <strong>del</strong>la dolcezza e <strong>del</strong>la leggerezzainimitabile <strong>del</strong>l’olio extravergine <strong>di</strong> olivaTaggiasca DOP.


9Aroma <strong>del</strong>icato contrad<strong>di</strong>stingue l’olio extravergine <strong>di</strong> oliva Arnasca: si ottiene dalla primaspremitura <strong>di</strong> olive monovarietali <strong>del</strong>la cultivar Arnasca, altrimenti detta Pignola per il retrogustoleggermente amarognolo che richiama il pinolo, supportato da un'intensità <strong>di</strong> fruttato. Questavarietà, unica nel bacino <strong>del</strong> Me<strong>di</strong>terraneo, fu coltivata nella zona <strong>di</strong> Arnasco, in bassa ValleArroscia, dal 1600 e qui ha trovato un habitat ideale, <strong>di</strong>ventando la principale risorsa economica<strong>del</strong>la popolazione locale. Gli olivicoltori, per favorirne lo sviluppo e frenarne l'abbandono,nel 1984 hanno dato vita ad una cooperativa, struttura ideale per consentire la molitura <strong>del</strong>leolive, il supporto nello sviluppo e nel miglioramento colturale e per la commercializzazione<strong>del</strong>la produzione.Nell’entroterra ponentino vitigni e ulivi spesso si <strong>di</strong>vidono gli stessi terreni e sono oggetto <strong>del</strong>leattente cure dei conta<strong>di</strong>ni; oggi predomina l’olivo, ma si continua a produrre vino.ViniCon l’introduzione <strong>del</strong>la DOC Riviera Ligure <strong>di</strong> Ponente la viticoltura<strong>del</strong>le province <strong>di</strong> Imperia e Savona ha infatti conosciuto una faseimportante <strong>di</strong> rilancio. Il vino <strong>del</strong> Ponente incarna d’altra parte l’animacomplessa dei liguri: fiero <strong>del</strong>le proprie origini ma anche propenso alcommercio, perché molti vitigni sono testimonianze <strong>di</strong> scambi e affari.Chiaro esempio l’Ormeasco: <strong>di</strong> color rosso rubino, coltivato in valleArroscia è in realtà il dolcetto piemontese trapiantato in queste zone sindal Me<strong>di</strong>oevo. Anche il Rossese, dal sentore <strong>di</strong> rosa e fragola, sembraavere origine da antichi scambi con il confine provenzale. Tra i bianchi,la complessità <strong>del</strong> Pigato, il cui vitigno è composto da quattro specie<strong>di</strong>verse, simboleggia un fitto <strong>di</strong>alogo che ha fatto incrociare le uve <strong>del</strong>Me<strong>di</strong>terraneo: la tra<strong>di</strong>zione attribuisce al “pigau” un’origine greca, attestatadalla presenza <strong>del</strong> “grecanico” nella sua genealogia. Per il piùtipico e <strong>di</strong>ffuso dei DOC <strong>del</strong> Ponente, il Vermentino, leggero e ricco <strong>di</strong>gusto, la vicenda pare invertirsi. Perché si ipotizza che sia stata propriola Liguria a <strong>di</strong>ffonderne la produzione in Italia e in Spagna, dopo avereadattato sui suoi monti i vitigni corposi provenienti dal Me<strong>di</strong>o Oriente.


10 “L'entroterra <strong>del</strong> ponente <strong>di</strong> Liguria: alla scoperta <strong>di</strong> sapori e saperi„Se i vini sono anche testimonianze <strong>di</strong> storia, oltre che messaggeri <strong>di</strong> colori e profumi <strong>del</strong>la terra,non si deve trascurare <strong>di</strong> parlare <strong>del</strong> dolce Moscatello, che dal Tardo Me<strong>di</strong>oevo fino all’Ottocentofu la produzione <strong>di</strong> punta <strong>del</strong> Ponente <strong>di</strong> “tanta bontà che è reputato niente inferiore<strong>del</strong>le Malvasie Can<strong>di</strong>otte, né dei vini Cipriotti, né dei Grechi <strong>di</strong> Napoli” (dagli Annali <strong>di</strong> AgostinoGiustiniani, compilati negli anni trenta <strong>del</strong> Cinquecento). Oggi qualche vitigno, dai grappoli doratie con la classica macchia all’estremità, si trova ancora nel comprensorio <strong>di</strong> Taggia.Culture e tra<strong>di</strong>zioni legati alla produzione <strong>di</strong> vino ricorrono anche attraverso l’IGT <strong>del</strong>le “CollineSavonesi”. Il Lumassina (il suo nome deriva dal vocabolo <strong>di</strong>alettale “lumasse”, ovvero lumache,cibo con il quale viene solitamente accompagnato): si produce dal vitigno omonimo inun'area abbastanza circoscritta <strong>del</strong>la provincia <strong>di</strong> Savona, tra l'entroterra <strong>di</strong> Noli e quello <strong>di</strong>Finale Ligure.Il Granaccia I.G.T. o Grenaccia ha invece origine iberica e fu portato nella zona nel secoloXVIII da alcune famiglie locali che avevano avviato rapporti commerciali nel settore <strong>del</strong>la cartacon la Spagna (in particolare con la città <strong>di</strong> Granada da cui deriverebbe il nome Granaccia).L’entroterra <strong>di</strong> Imperia e Savona è generoso anche nell'offrire numerosi altri prodotti, utilizzatiin modo magistrale nella semplice ma sorprendentemente ricca gastronomia locale.Tra <strong>di</strong> essi, l'aglio <strong>di</strong> Vessalico, che viene confezionato in caratteristiche trecce: questo eccezionaleortaggio, presi<strong>di</strong>o Slow Food, è infatti venduto solo in lunghe “reste” composte da20-25 teste, annodate a coppie usando le foglie <strong>del</strong>la pianta. Un proce<strong>di</strong>mento tramandatoda mano a mano, che consente <strong>di</strong> conservare a lungo profumi e sapori, perché le teste continuanoa trarre nutrimento dalle piante a cui restano legate. Sapore intenso e leggermentepiccante ma con aroma <strong>del</strong>icato, viene prodotto su pochi ettari <strong>di</strong> terreno in Valle Arroscia.I campi <strong>di</strong> fagioli <strong>di</strong> Badalucco, Pigna e Conio, visti dal basso risalendo le valli, sembrano,con i loro alti filari <strong>di</strong> canne percorsi dai riccioli <strong>del</strong>le piante rampicanti, <strong>del</strong>le architetture goticherurali. Uniche per il sapore <strong>del</strong>icato e la morbidezza carnosa <strong>del</strong>la pasta, queste piccole,bianche gemme vegetali dalla forma ovoidale (anche se a Conio hanno aspetto reniforme)sono anch’esse <strong>di</strong>ventate un presi<strong>di</strong>o Slow Food. La ricetta più tra<strong>di</strong>zionale li prevede comeaccompagnamento alla capra, memoria <strong>di</strong> una economia rurale <strong>di</strong> autosussistenza, che trovava<strong>nei</strong> fagioli una preziosa fonte proteica.


11Il carciofo <strong>di</strong> Perinaldo, altro presi<strong>di</strong>o Slow Food”, si può considerareuna testimonianza degli storici legami tra i <strong>territori</strong> <strong>di</strong> confine.Leggenda vuole che le prime piantine <strong>di</strong> questo carciofo senzabarbe e senza spine siano state donate al piccolo Comune <strong>del</strong>laVal Crosia da Napoleone nel 1796, in occasione <strong>del</strong>la campagnad’Italia. Certa è comunque l’origine provenzale. A <strong>di</strong>fferenza <strong>del</strong> più<strong>di</strong>ffuso e altrettanto pregiato carciofo spinoso presente nella fasciacostiera ponentina che ha un ciclo produttivo invernale, si raccoglietra maggio e giugno, ma il prodotto messo sott’olio -utilizzando la rinomataproduzione locale <strong>di</strong> olio extravergine- si conserva per tuttol’anno. La varietà spinosa <strong>del</strong> carciofo si trova anche nell’entroterra<strong>di</strong> Albenga e per il suo colore, verde scuro nelle foglie esterne, consfumature laterali violacee, viene chiamato Violetto. Il fusto si presentaeretto e termina con un capolino, costituito da un ricettacolocarnoso e da foglie interne eccezionalmente tenere, croccanti e dolci.Di buon valore alimentare, si presta a numerosissime preparazioni(come le gustose “torte“ver<strong>di</strong>” salate) ed è particolarmente adattoad essere consumato crudo, intinto in olio extra vergine d’oliva.il carciofo <strong>di</strong> PerinaldoAlle spalle <strong>di</strong> Albenga, nel comune <strong>di</strong> Villanova, si coltiva invecel’asparago Violetto, apprezzato per il gusto <strong>del</strong>icato. La coltivazione<strong>di</strong> questo ortaggio, unica varietà <strong>del</strong> bacino <strong>del</strong> Me<strong>di</strong>terraneo,richiede terreni sabbiosi e clima mite. Ricco <strong>di</strong> vitamine, sali mineralie sostanze antiossidanti, ha, secondo la me<strong>di</strong>cina popolare, numeroseproprietà fitoterapiche e <strong>di</strong>uretiche, nonché influenze positivesulla vista e sul funzionamento degli apparati <strong>di</strong>gerente e nervoso.Sempre in questa zona troviamo la zucca (o zucchina) Trombetta:il suo nome deriva dalla forma allungata, lievemente ricurva e un po’ingrossata ad un’estremità, che ricorda una tromba. Fu introdotta inLiguria in tempi molto remoti ad opera dei marinai che portavano acasa ciò che <strong>di</strong> nuovo e <strong>di</strong>verso scoprivano nel corso dei loro lunghiviaggi. In cucina viene molto utilizzata come ingre<strong>di</strong>ente <strong>di</strong> saporitericette.In una ristrettissima zona, appena sopra la costa savonese, trova lasua <strong>di</strong>mora il Chinotto <strong>di</strong> Savona, presi<strong>di</strong>o Slow Food dal 2004.È infatti tra Varazze e Pietra Ligure, la parte d’Italia dove maggiormentesi coltiva a livello produttivo questo frutto, importatoprobabilmente dalla Cina da un navigatore <strong>di</strong>Savona intorno al 1500. Il Citrus Aurantium(nome scientifico <strong>di</strong> questa varietà amara),è uno dei più rari e preziosi agrumi che esistanoin natura. Un tempo veniva can<strong>di</strong>to,ma con il passar dei secoli si è sviluppata unavera e propria "industria” <strong>del</strong> chinotto, tuttorain crescita.


12 “L'entroterra <strong>del</strong> ponente <strong>di</strong> Liguria: alla scoperta <strong>di</strong> sapori e saperi„Goloso dono <strong>del</strong> bosco, il fungo porcino cresce spontaneo con sfumature<strong>di</strong> gusto organolettiche <strong>di</strong>verse da valle a valle e rappresenta da sempreun'importantissima risorsa alimentare. La qualità che si trova <strong>nei</strong> boschi <strong>di</strong>Bar<strong>di</strong>neto è tra le migliori d’Europa. La raccolta e la lavorazione <strong>di</strong> questifunghi risalgono al Me<strong>di</strong>oevo: già allora erano un prodotto molto apprezzato,tanto da figurare negli elenchi dei regali che i signori Del Carretto richiedevanoin occasione <strong>del</strong>le feste natalizie. A partire dall'ottocento costituì <strong>di</strong> fatto unacomponente <strong>di</strong> rilievo nell'economia agricola dei paesi <strong>del</strong>l'entroterra ligure.Se il fungo veniva definito “re dei boschi”, la castagna Gabbiana, <strong>di</strong> forma tondeggiante, dalguscio fine, con polpa bianco grigiastro, morbida, burritosa e fine, era la regina. La coltivazione<strong>del</strong> castagno si <strong>di</strong>ffuse a partire dal Me<strong>di</strong>oevo: trattandosi <strong>di</strong> frutti <strong>di</strong>geribili (e, secondola tra<strong>di</strong>zione popolare, anche antianemici, energetici, tonici ed antisettici), ma soprattutto nutrienti,<strong>di</strong>vennero alimento essenziale per la civiltà conta<strong>di</strong>na <strong>del</strong>le nostre valli.Sopravvive nell'entroterra savonese una tecnica tra<strong>di</strong>zionale un tempo <strong>di</strong>ffusa in tutto l'arcoappenninico ligure: l'essiccatura <strong>del</strong>le castagne <strong>nei</strong> “tecci”, piccole costruzioni in pietra <strong>di</strong> unsolo locale con il tetto <strong>di</strong> scandole. La castagna essiccata <strong>nei</strong> tecci <strong>di</strong> Calizzano e Murialdoè Presi<strong>di</strong>o Slow Food.Tra le attività <strong>del</strong>la montagna, oltre ai prodotti <strong>del</strong>la terra, da sempre la pastorizia ha avuto unruolo fondamentale.È risaputo che pastori e confini non vanno d’accordo.Perché la pastorizia ha bisogno <strong>di</strong> spazi <strong>di</strong> movimento per ripetere i remoti riti <strong>del</strong>la transumanzae <strong>del</strong>l’alpeggio. Non a caso l’area brigasca - che aveva nel comune <strong>di</strong> La Brigue la sua “capitale”e per secoli fu il centro <strong>di</strong> una economia basata sulla pecora autoctona dal tipico profilo montonino- si estendeva sui <strong>territori</strong> confinanti <strong>del</strong>la Provenza, <strong>del</strong> Piemonte e <strong>del</strong>la Liguria. Nel XXsecolo questo sistema <strong>di</strong> produzione e scambio è entrato in crisi profonda (specie sul versanteligure), ma la caparbietà <strong>di</strong> alcuni pastori ha permesso <strong>di</strong> mettere in salvo la tra<strong>di</strong>zione, anche sei greggi restano pochi e le produzioni <strong>di</strong> nicchia.Un ruolo importante è stato svolto con l’adozione <strong>del</strong> presi<strong>di</strong>o Slow Food Toma <strong>di</strong> pecorabrigasca, che comprende i tre formaggi tipici prodotti con latte ovino secondometo<strong>di</strong> antichi: la Sora, la Toma (che può prevedere anche l’aggiunta<strong>di</strong> latte <strong>di</strong> capra) e il Brus. Quest’ultimo, detto anche Brùsso,è una ricotta fermentata <strong>di</strong> consistenza cremosa e <strong>di</strong> saporepiù o meno piccante e rappresentail formaggio piùtipico <strong>del</strong>le montag<strong>nei</strong>mperiesi. Costituì alungo un ingre<strong>di</strong>entebase <strong>del</strong>l’alimentazione,spalmato sulpane o usato percon<strong>di</strong>re le patate.


14 “L'entroterra <strong>del</strong> ponente <strong>di</strong> Liguria: alla scoperta <strong>di</strong> sapori e saperi„Non senza motivo l’ultimo tratto <strong>del</strong> Ponente ligure si chiama “Riviera dei Fiori”. Oltre che patriastorica <strong>del</strong>la floricoltura, questa parte <strong>del</strong> <strong>territori</strong>o è anche sede naturale <strong>di</strong> alcune specie chehanno trovato nelle sue valli le con<strong>di</strong>zioni per manifestarsi al massimo <strong>del</strong>la loro bellezza.La mimosa, simbolo <strong>del</strong>la festa <strong>del</strong>la donna, ben prima <strong>del</strong>l'otto marzo, nel pieno inverno,annuncia la Riviera per chi viene da nord. La ginestra appena dopo, a marzo, completa, conla sua esuberante esplosione, ciò che la mimosa aveva fatto presagire.Il ranuncolo, da fiorellino <strong>di</strong> campo e <strong>di</strong> fossi, è <strong>di</strong>ventato, sotto le mani <strong>di</strong> ibridatori geniali,grande come una peonia, ricco come una rosa. Anche i fiori <strong>di</strong> pesco hanno beneficiato <strong>di</strong>sapienti selezioni per esprimere al meglio la gioia <strong>del</strong> proprio colore.La lavanda, coltivazione storica <strong>del</strong>l’estremo ponente, non può competere: la Provenza havinto su tutti i fronti, con oli essenziali che fanno presagire flaconcini preziosi. Ma anche qui laterra tornerà all'antico profumo <strong>del</strong>la spiga violetta e <strong>del</strong>le altre piante aromatiche autoctone:alcuni giovani hanno rimesso in funzione gli alambicchi e, riprendendo tra<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> famiglia,lavorano gli oli essenziali e l'olio <strong>di</strong> oliva per creare prodotti naturali per la cosmesi.La grande era degli artigiani ha lasciato pochi ere<strong>di</strong> nelle valli <strong>del</strong> ponente ligure. Pochi mabuoni, si potrebbe <strong>di</strong>re. Il grande artigianato qui è stato quello <strong>del</strong>la pietra, che ha prodotto icapolavori dei villaggi <strong>di</strong> montagna, lasciando alcune migliaia <strong>di</strong> chilometri <strong>di</strong> muretti a secco,vero fattore costruttivo <strong>del</strong> paesaggio ponentino. Ma espressione <strong>di</strong> eccellenza fu la lavorazione<strong>del</strong>la pietra ornamentale testimoniata dai decori dei portali e da bassorilievi.L’ardesia, che si estrae da secoli in Valle Argentina, ha utilizzi molteplici.Già conosciuta in epoca romana, raggiunse l’apogeo tra Me<strong>di</strong>oevo e Rinascimento,quando <strong>di</strong>venne elemento centrale <strong>del</strong>l’arredo urbano <strong>nei</strong> paesi<strong>del</strong>la Valle Argentina e <strong>del</strong>la Valle Arroscia. Con questa pietra si produconoi tavoli da biliardo esportati in tempi più recenti negli USA, ma anchele coperture dei tetti, le scale, le mensole, i caminetti e i balconi <strong>di</strong> tantecase <strong>del</strong>l’entroterra imperiese. Il segreto <strong>del</strong>l’ardesia locale consiste nellafacilità <strong>di</strong> lavorazione, associata alla classica resistenza e impermeabilità.L’artigianato <strong>del</strong> legno si può riassumere in alcune categorie <strong>di</strong> oggetti: lalavorazione <strong>del</strong> castagno e <strong>del</strong> vimine per ceste, <strong>del</strong>l’ulivo per suppellettilida cucina e per oggettistica, <strong>del</strong>l’erica (erica arborea) per pipe. L’arte deicestai era piuttosto <strong>di</strong>ffusa nelle parti montane <strong>del</strong>le valli Argentina e Arrosciae si conserva attraverso la passione <strong>di</strong> alcuni anziani. La lavorazione<strong>del</strong> legno <strong>di</strong> olivo viene praticata a livello hobbistico, pur con produzioni <strong>di</strong>riguardo tali da essere presenti in vari negozi e nelle fiere. La lavorazione<strong>del</strong>l’erica è ancora ben rappresentata da almeno un artigiano <strong>di</strong> Badaluccoche ha acquisito buona notorietà nel settore.


foto Franco BartocciDal Col <strong>di</strong> Tenda all’Alta Langa,attraverso le terre <strong>del</strong> Mongioie.


16 “Dal Col <strong>di</strong> Tenda all’Alta Langa, attraverso le terre <strong>del</strong> Mongioie„“La ricchezza<strong>di</strong> certi luoghi varicercata nellaterra stessa.”La ricchezza <strong>di</strong> certi luoghi va ricercata nella terra stessa. Questo vale, soprattutto, perle aree che meglio hanno saputo rispettare i loro equilibri ambientali, facendo leva sulle risorse<strong>di</strong>sponibili, sulla capacità degli abitanti <strong>di</strong> adattare attività e progetti all’esistente, sul legameforte tra <strong>territori</strong>o e residenti. É il caso <strong>del</strong>la fascia pedemontana che avvolge il cuneese, dalcebano alle valli, dove chi ama la natura può apprezzare la vastità degli spazi e la profon<strong>di</strong>tàdei silenzi e affrontare percorsi straor<strong>di</strong>nari a pie<strong>di</strong>, a cavallo o in mountain bike.In tale contesto, da sempre, l’uomo porta avanti i suoi progetti <strong>di</strong> vita, in nome <strong>di</strong> un’economiache fa conto su risorse uniche e resta quin<strong>di</strong> strettamente legata al <strong>territori</strong>o, senza mancare<strong>di</strong> mentalità impren<strong>di</strong>toriale.I frutti <strong>del</strong>la terra, le produzioni alimentari <strong>di</strong> nicchia, gli oggettitipici o le realizzazioni <strong>del</strong>le botteghe artigiane <strong>di</strong>ventano cosìoccasione <strong>di</strong> viaggio e <strong>di</strong> visita per chi cerca un’Italia minutaed affascinante, semplice e <strong>di</strong>versa da ogni altro luogo.Non meno rigogliosa l’Alta Langa: una terra che sussurra la voglia <strong>di</strong> donare i suoi frutti, chenutre e cresce il tartufo, tesoro nascosto anche al cercatore più esperto; un rincorrersi <strong>di</strong>colline armoniose a vallette e rocche selvagge, su cui si adagiano boschi lussureggianti e geometrie<strong>di</strong> noccioleti e vigneti.Uno scenario suggestivo arricchito dall’opera <strong>del</strong>l’uomo che, dai tempi passati, ha saputoimpreziosirlo con l’e<strong>di</strong>ficazione <strong>di</strong> borghi, <strong>di</strong>more rurali, torri e castelli, utilizzando ciò <strong>di</strong> cui<strong>di</strong>sponeva in loco, la terra, la pietra, il legno: combinandoli tra loro e inserendoli nell’ambientecon l’arcaico rispetto <strong>del</strong>la gente <strong>di</strong> Langa verso la propria terra, si è realizzato un mo<strong>del</strong>lo <strong>di</strong>sviluppo conciliabile con la natura.


17foto: Beppe MalòL’area pedemontana e montana considerata è terra <strong>di</strong> sapori antichi, che meritano <strong>di</strong> essereconosciuti sia per la loro qualità ed eccellenza sia per il loro relazionarsi con le tra<strong>di</strong>zioni localie l’operosità <strong>di</strong> valenti impren<strong>di</strong>tori.Parlano <strong>di</strong> una terra che sa catturare l’attenzione <strong>del</strong> visitatore più curioso non solo prendendoloper la gola, ma anche guidandolo alla scoperta globale <strong>del</strong> luogo in cui sono nati:testimoni <strong>di</strong> una storia secolare <strong>di</strong> semplicità, <strong>di</strong> ingegno, <strong>di</strong> rispetto per gli equilibri naturali,<strong>di</strong> gusto e fantasia. Sapori esaltati da uno scenario <strong>di</strong> bellezze ambientali e paesaggistiche,che offre inoltre molte occasioni <strong>di</strong> approfon<strong>di</strong>re la cultura locale, incrementando con forza ilprocesso <strong>di</strong> incoming, <strong>di</strong> attrazione turistica, <strong>di</strong> affascinanti suggestioni.Prodotti semplici, rustici, adatti a tutte le tavole.É il caso dei fagioli, che hanno ottenuto l’Igp: su una base comune, sancita dal<strong>di</strong>sciplinare, innestano varietà <strong>di</strong>verse tra loro e capaci <strong>di</strong> <strong>di</strong>fferenziarsi aseconda dei luoghi in cui hanno superato il loro ciclo vegetativo, sianoessi l’alta valle Tanaro, con il bianco <strong>di</strong> Bagnasco oppure la fascia intornoa Cuneo con le varietà Billò, Spagna Bianco, Bingo o altre ancora.Altro prodotto <strong>di</strong> grande <strong>di</strong>ffusione e versatilità, la patata,ingre<strong>di</strong>ente <strong>di</strong> numerose ricette tipiche. Della sua storia si satutto, compreso il giorno in cui l’avvocato Vincenzo Virginiola portò per la prima volta a Cuneo, il 9 novembre 1803. Nonfu facile, inizialmente, farla accettare dalla società <strong>del</strong>l’epoca,ma poi il successo <strong>del</strong> tubero è andato crescendo, tanto dasfamare, insieme alla polenta, le genti povere <strong>del</strong>le valli, prive<strong>di</strong> altre risorse alimentari. Oggi si può contare su <strong>di</strong> una sceltaamplissima tra varietà a polpa gialla e bianca, provenientidai pie<strong>di</strong> <strong>del</strong>la Bisalta, dalla zona <strong>di</strong> Entracque o dalla ValleBelbo. Inoltre gli agricoltori si sono organizzati in un consorzioper la tutela e la valorizzazione <strong>del</strong> prodotto.patate


18 “Dal Col <strong>di</strong> Tenda all’Alta Langa, attraverso le terre <strong>del</strong> Mongioie„Le risorse <strong>territori</strong>ali comprendono altri prodotti, come la castagna, entrata a farparte <strong>del</strong>la storia cuneese con oltre 50 ecotipi e cultivars, capaci <strong>di</strong> <strong>di</strong>versificarsiper forma e <strong>di</strong>mensioni a seconda <strong>del</strong>la zona <strong>di</strong> origine. Nel Monregalese e nelCebano le castagne locali a frutto piccolo, dolce e <strong>di</strong> facile pelatura (Gabbiana,Frattona, Siria, Ciapastra, Rossastra, Spinalunga) sono tra<strong>di</strong>zionalmenteessiccate per produrre castagne secche e farina; altrove vengono raccolte laSalvaschina, il Garrone o il pregiatissimo Marrone e si guarda con fiducia adun futuro garantito dall’Igp già ottenuta.Meno <strong>di</strong>ffuso il cece, proveniente dal lontano oriente.Oggi, in Alta Val Tanaro, il Cece <strong>di</strong> Nucetto è protagonista <strong>di</strong>una simpatica sagra, appuntamento da non perdere.I funghi rappresentano un’altra importante attrattiva gastronomica,in tutte le valli, con particolare evidenza nellazona <strong>del</strong> cebano dove, da più <strong>di</strong> mezzo secolo, una Mostraspecifica rende nota al mondo la città <strong>di</strong> Ceva, sede <strong>di</strong> unainiziativa che non coagula soltanto l’interesse dei buongustai,ma anche quello <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>osi e ricercatori.Più umili e meno noti sono la Rapa bianca <strong>di</strong> Caprauna, presi<strong>di</strong>o SlowFood, e la Zucca <strong>di</strong> Piozzo, piccolo comune <strong>di</strong> circa 1.000 abitanti che,da quasi vent’anni, de<strong>di</strong>ca, la prima domenica <strong>di</strong> ottobre, una festa aquesto prodotto <strong>del</strong>l’orto.Tra la produzione <strong>di</strong> frutta, si ricordano le susine Dalmassin o Ramassin,<strong>di</strong> origine autoctona, <strong>di</strong>ffuse sia nella fascia pedemontana intorno alcapoluogo <strong>di</strong> provincia sia nel monregalese o la Fragola Cuneo, particolarmente<strong>di</strong>ffusa nella zona <strong>di</strong> Peveragno o sulle colline braidesi.Classificata dalla botanica come ortaggio, fu utilizzata <strong>nei</strong> secoli qualealimento particolarmente ricco <strong>di</strong> elementi nutritivi: sfruttata oggi anchein erboristeria, regala profumi e fragranze da maggio a settembre.Da non <strong>di</strong>menticare anche la Mela Rossa Cuneo nelle varietà Red Delicious,Gala, Fuji oppure Braeburn spesso destinate alle tavole degli emiri.frutti <strong>di</strong> boscoUltimi ma preziosi i piccoli frutti,<strong>di</strong>scendenti <strong>di</strong>retti <strong>di</strong> quelli <strong>di</strong>bosco, ora coltivati nelle vallate.Lampone, ribes e mirtillo giganteoltre alle indubbie qualitàgustative presentano elevati contenuti<strong>di</strong> preziosi principi alimentari,quali vitamine, sali minerali eantiossidanti.


20 “Dal Col <strong>di</strong> Tenda all’Alta Langa, attraverso le terre <strong>del</strong> Mongioie„Per chi non è ancora sazio, ecco il dolce, un’altra squisitezza cheapre le porte <strong>del</strong> para<strong>di</strong>so <strong>del</strong> gusto: le famose Paste <strong>di</strong> Meliga<strong>di</strong> Pamparato, piccolo borgo me<strong>di</strong>evale <strong>di</strong> 300 anime,nel monregalese, sul quale domina un pregevole castello (orasede <strong>del</strong> Municipio). Nati da una ricetta che si perde nel temposono biscotti tra<strong>di</strong>zionali prodotti da artigiani con materie primesemplici (farina <strong>di</strong> mais e <strong>di</strong> frumento, burro), fiore all’occhiello<strong>del</strong> settore dolciario, insieme a tante altre specialità daforno oppure confezionate con le nocciole ed il cioccolato.I turisti li consumano con entusiasmo o li acquistano come goloso souvenir, magariinsieme ad un oggetto artigianale scoperto in loco, dove la filiera legno haraggiunto livelli <strong>di</strong> eccellenza. E non si tratta solo <strong>di</strong> mobili, manufatti e serramenti,ma anche <strong>di</strong> statue, sculture e oggettistica varia.artigianatoDi rilievo anche il settore stampa e legatoria: se un tempo i “tipografi” avevano a che fare concaratteri mobili e incisioni, oggi gran parte <strong>del</strong> lavoro viene effettuato grazie all’utilizzo <strong>di</strong> strumentiinformatici e <strong>di</strong> avanzati programmi <strong>di</strong> fotocomposizione. Tuttavia esistono ancora stamperieartistiche che operano con tecniche tra<strong>di</strong>zionali, realizzando articoli <strong>di</strong> ottima qualità.Merita una sosta e anche un acquisto la bella produzione <strong>di</strong> ceramiche, legata alle “botteghed’arte” <strong>del</strong> <strong>di</strong>stretto monregalese, che comprende, oltre a Mondovì, i comuni limitrofi e contigui<strong>di</strong> Villanova Mondovì, Vicoforte e Chiusa Pesio.Da ricordare, infine, le lavorazioni <strong>del</strong> ferro e <strong>del</strong> vetro, visto che, anche in questo caso, oltrea produzioni più classiche (portoni in ferro battuto oppure vetrate), gli abili artigiani arrivano acreare vere e proprie opere d’arte.


Salire in Alta Langa significa percorrere strade che serpeggiano dolcemente sui versanti<strong>del</strong>le colline fino a raggiungerne le sommità: da lì sguardo e cuore si aprono su lussureggiantiboschi, vigneti tipici, estesi noccioleti e caratteristici terrazzamenti coi loro preziosi frutti, cui siaggiunge un tesoro - il tartufo.Un <strong>territori</strong>o affascinante, a tratti <strong>di</strong> fiabesca integrità, punteggiato <strong>di</strong> piloni votivi e <strong>di</strong> minuscoliborghi che dominano vallette selvagge scavate da torrenti, percorse da sentieri ombrosi idealiper rilassanti passeggiate.L’attaccamento <strong>del</strong>l’uomo <strong>di</strong> Langa a questa terra è antico e in<strong>di</strong>ssolubile: il paesaggio stessofa parte <strong>del</strong>la cultura e <strong>del</strong>la vita quoti<strong>di</strong>ana, l’abitante ha con esso un legame forte, <strong>di</strong>scendenteda un’economia semplice ma ingegnosa e <strong>di</strong>ventato imprescin<strong>di</strong>bile grazie al rispettoper la natura e per i suoi frutti.Qui, la vita si fa maestra e l’uomo <strong>di</strong> Langa proprio dalla vita ha derivato l’arte <strong>del</strong> suo artigianato.pietraPartiamo dalle pietre: in Langa le pietre sono dappertutto.La Langa è fatta o <strong>di</strong> terra – gialla, bruna, grigia o, ad<strong>di</strong>rittura, quasi bianca – o <strong>di</strong>pietra. E dove domina la pietra non si semina; la si toglie con il piccone e rompecon la mazza. Questo materiale – definito, con la concretezza tipica <strong>di</strong> questeterre, semplicemente Pietra <strong>di</strong> Langa – ha caratteristiche fisiche <strong>di</strong>verse daogni altra formazione marmorea o calcarea <strong>del</strong> <strong>territori</strong>o. Da secoli viene utilizzatadai poveri e dai signori, per costruire stalle o castelli, fontane o altari.Sempre <strong>di</strong> pietra, le ruote dei mulini, che grazie all’ingegno e all’operosità <strong>del</strong>l’uomo,servono a produrre rinomate farine, ingre<strong>di</strong>enti base <strong>di</strong> moltissime ricette e prelibatezze<strong>di</strong> queste terre, provenienti dalla trasformazione dei cereali autoctoni tra<strong>di</strong>zionali <strong>di</strong>quest’area. Per non “bruciarle”, le gran<strong>di</strong> pietre circolari (alcune arrivano a pesarepiù <strong>di</strong> 15 quintali), devono essere martellate con regolarità per ottenere ilgiusto grado <strong>di</strong> ruvi<strong>di</strong>tà al centro e, progressivamente, la giustalevigatura verso l’esterno a seconda <strong>del</strong> tipo <strong>di</strong> cereale damacinare.


22 “Dal Col <strong>di</strong> Tenda all’Alta Langa, attraverso le terre <strong>del</strong> Mongioie„Si ottengono prodotti <strong>di</strong> alta qualità, dalla farina can<strong>di</strong>dae <strong>del</strong>icata <strong>di</strong> grano, alla tra<strong>di</strong>zionale farina <strong>di</strong> mais, <strong>del</strong>colore <strong>del</strong>l’oro, preziosa come la squisita polenta che nederiva. è d’obbligo utilizzare le farine derivanti dalle quattrovarietà tra<strong>di</strong>zionali: pignolet, marano, quarantino masoprattutto dal mais ottofile, meglio conosciuto come la“meliga <strong>del</strong> re”. Si racconta che questo fosse l’ingre<strong>di</strong>entesegreto <strong>del</strong>la polenta che la Bela Rosin faceva per VittorioEmanuele II in occasione dei loro incontri.la "tonda gentile"Altro prodotto <strong>di</strong> eccellenza <strong>di</strong> questo <strong>territori</strong>o è lei, la “regina”, la “tonda gentile”, la NocciolaPiemonte IGP, particolarmente apprezzata per i suoi eccellenti parametri qualitativi quali formasferoidale <strong>del</strong> seme, gusto ed aroma intatti anche dopo la tostatura, facilità <strong>di</strong> pelatura, buoneproprietà <strong>di</strong> conservazione, e non ultimo la dolcezza. Caratteristiche che, dopo uno scientificoconfronto con altre varietà, le hanno valso l’appellativo <strong>di</strong> “nocciola più buona <strong>del</strong> mondo” e larendono ambasciatrice d’eccellenza senza rivali <strong>del</strong> <strong>territori</strong>o. Oggi la produzione è quasi totalmenteassorbita dalla pasticceria, ove l’utilizzo <strong>del</strong>la nocciola esalta le specialità tipiche legate al<strong>territori</strong>o: dai gelati artigianali alla crema <strong>di</strong> nocciole, dal torrone ai tra<strong>di</strong>zionali brut e bon (dolcettiirregolari composti <strong>di</strong> una miscela <strong>di</strong> nocciole, mandorle, zucchero, albume e vaniglia), senza<strong>di</strong>menticare il prodotto più rinomato, la famosa torta <strong>di</strong> nocciole, nella quale al gusto non si devepercepire la farina. La Tonda Gentile trova però la sua massima esaltazione nell’incontro conil cioccolato e nella cioccolateria <strong>di</strong> alta qualità: dai gianduiotti alla barra fondente con fruttointero tostato. Sebbene più sperimentali, non vanno infine <strong>di</strong>menticate anche le salse salate <strong>di</strong>


23foto Mauro Rossonocciole che <strong>di</strong>versi chef <strong>del</strong>le Langhe abbinano a carni, formaggi e tajarin.Il foraggio degli estesi pascoli <strong>del</strong>l’Alta Langa costituisce l’alimentazione principale <strong>di</strong> ovini, caprinie bovini. I bovini <strong>di</strong> razza autoctona piemontese, un tempo utilizzati per la produzione<strong>di</strong> latte, <strong>di</strong> carne e per il lavoro, sono oggi allevati soprattutto per la produzione <strong>del</strong>la carne, <strong>di</strong>elevata qualità, povera <strong>di</strong> grasso e particolarmente tenera, idonea per la preparazione <strong>di</strong> gustosipiatti tipici.Da non <strong>di</strong>menticare l’agnello <strong>di</strong> razza autoctona Pecora<strong>del</strong>le Langhe, la cui carne è altrettanto povera <strong>di</strong> grassoe dal sapore particolarmente <strong>del</strong>icato e gustoso. Oltre allacarne, non vanno trascurati i numerosi salumi, da quello <strong>di</strong>suino a quello <strong>di</strong> cinghiale, anche aromatizzati al Baroloo al Tartufo; ottima la Salsiccia al Formentino, tipica <strong>di</strong>Cossano Belbo, a base <strong>di</strong> carne <strong>di</strong> maiale, sottile e piùmagra <strong>del</strong>le normali salsicce, fresca e priva <strong>di</strong> conservanti,aromatizzata con il Formentino, vino bianco locale.Il latte bovino, come pure quello <strong>del</strong>le pecore e <strong>del</strong>le capre,dà vita ai non meno importanti prodotti lattiero-caseari,espressione <strong>di</strong> una ra<strong>di</strong>cata tra<strong>di</strong>zione conta<strong>di</strong>na per l’ovviaantica funzione <strong>di</strong> sostentamento e oggi produzione<strong>di</strong> assoluto rilievo riconosciuta e apprezzata: un’incre<strong>di</strong>bilevarietà <strong>di</strong> nomi e sapori, tra cui la Töma (o Robiola) <strong>di</strong>Langa, la Tuma (o Robiola) <strong>di</strong> Bossolasco e il MurazzanoD.O.P., (richiamo all’omonimo Comune che ne è ilcentro maggiore <strong>di</strong> produzione) formaggio <strong>di</strong> latte ovino (avolte integrato con latte vaccino) proveniente principalmentedalla razza autoctona Pecora <strong>del</strong>le Langhe. Già solo nelpronunciarne i nomi si avvertono i sapori e i profumi caratteristici.Mangiati per secoli dalla povera gente degni, perbontà, <strong>del</strong>la tavola <strong>di</strong> un re.


24 “Dal Col <strong>di</strong> Tenda all’Alta Langa, attraverso le terre <strong>del</strong> Mongioie„Squisiti in purezza, questi formaggi <strong>di</strong>ventano ancor più <strong>del</strong>iziosise assaporati con il miele, alimento semplice, ma ricco <strong>di</strong> virtùbenefiche: sia esso <strong>di</strong> acacia, <strong>di</strong> melata o <strong>di</strong> castagno.Altro prezioso frutto <strong>del</strong>la terra, il tartufo. Che sia nero oppurebianco (“Tuber Magnatum Pico”), non è solo emblema <strong>del</strong>l’enogastronomia<strong>del</strong> <strong>territori</strong>o, ma anche importante “in<strong>di</strong>catore biologico”.La sua presenza è infatti in<strong>di</strong>ce significativo <strong>del</strong> buono stato <strong>di</strong>salute <strong>del</strong> <strong>territori</strong>o essendo, il nostro “Tuber”, altamente sensibileai mutamenti ambientali.Esiste, in questi luoghi, un altro importante prodotto che nasce ecresce sotto terra. Forse meno “nobile” <strong>del</strong> tartufo, ma non perquesto meno importante. Ci riferiamo alla patata, qui usata edeclinata in ogni modo e maniera: cotta, lessata, bollita, fritta,schiacciata; per insalate, primi piatti (come non pensare ai favolosignocchi) e per i dolci. Qui, la patata, cibo povero, è una <strong>del</strong>lecolonne portanti <strong>del</strong>la cucina: i terreni collinari e montani sabbiosie soffici <strong>del</strong>l’area <strong>di</strong> produzione in Alta Valle Belbo, in particolarenella zona <strong>di</strong> Mombarcaro, non avendo possibilità <strong>di</strong> irrigazioneforniscono il massimo <strong>di</strong> consistenza organolettica attribuendoleun sapore inimitabile e non riproponibile in altre aree; ciò anchegrazie al Consorzio <strong>di</strong> valorizzazione e tutela in cui i produttorisi sono autoregolamentati con un sistema <strong>di</strong> produzione che ripren<strong>del</strong>e antiche metodologie naturali <strong>di</strong> coltivazione.Se la tavola, come abbiamo visto, offre una gran musica, con i vini l’opera si fa sinfonia. Perchéi sentori, i profumi, gli umori, i colori, i riflessi dei vini costituiscono forse la più grande emozioneche questa terra ha da offrire.Pensiamo all’Alta Langa DOCG, spumante secco prodotto con il metodo classico dalle uvePinot Nero e Chardonnay. Ottimo come aperitivo si abbina facilmente con piatti a base <strong>di</strong> pescee carni bianche ma anche con antipasti e primi leggeri. Chi invece ama i sapori dolci potrà assaporarel’Asti DOCG, moscato o spumante, ottimo con la pasticceria fresca e secca. E che <strong>di</strong>re<strong>del</strong> Dolcetto dei Terrazzamenti, che deriva il suo nome dagli antichi muretti a secco in blocchi<strong>di</strong> arenaria, che hanno scolpito gli scoscesi pen<strong>di</strong>i <strong>del</strong>le valli ed hanno strappato al bosco strettelingue <strong>di</strong> terra da coltivare.Alta Langa dunque come terradura da coltivare, ma generosa.Alta Langa come terra <strong>del</strong>lapietra, <strong>di</strong> artigianato <strong>di</strong> produzionee trasformazione, <strong>di</strong> produzioniagricole tipiche <strong>di</strong> grandeimportanza, valore e qualità.Terra <strong>di</strong> Langa che stupirà perbellezza e per attrattive chi lavorrà percorrere a passo lentoper assaporarne e goderne tuttigli angoli.

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