14 “L'entroterra <strong>del</strong> ponente <strong>di</strong> Liguria: alla scoperta <strong>di</strong> sapori e saperi„Non senza motivo l’ultimo tratto <strong>del</strong> Ponente ligure si chiama “Riviera dei Fiori”. Oltre che patriastorica <strong>del</strong>la floricoltura, questa parte <strong>del</strong> <strong>territori</strong>o è anche sede naturale <strong>di</strong> alcune specie chehanno trovato nelle sue valli le con<strong>di</strong>zioni per manifestarsi al massimo <strong>del</strong>la loro bellezza.La mimosa, simbolo <strong>del</strong>la festa <strong>del</strong>la donna, ben prima <strong>del</strong>l'otto marzo, nel pieno inverno,annuncia la Riviera per chi viene da nord. La ginestra appena dopo, a marzo, completa, conla sua esuberante esplosione, ciò che la mimosa aveva fatto presagire.Il ranuncolo, da fiorellino <strong>di</strong> campo e <strong>di</strong> fossi, è <strong>di</strong>ventato, sotto le mani <strong>di</strong> ibridatori geniali,grande come una peonia, ricco come una rosa. Anche i fiori <strong>di</strong> pesco hanno beneficiato <strong>di</strong>sapienti selezioni per esprimere al meglio la gioia <strong>del</strong> proprio colore.La lavanda, coltivazione storica <strong>del</strong>l’estremo ponente, non può competere: la Provenza havinto su tutti i fronti, con oli essenziali che fanno presagire flaconcini preziosi. Ma anche qui laterra tornerà all'antico profumo <strong>del</strong>la spiga violetta e <strong>del</strong>le altre piante aromatiche autoctone:alcuni giovani hanno rimesso in funzione gli alambicchi e, riprendendo tra<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> famiglia,lavorano gli oli essenziali e l'olio <strong>di</strong> oliva per creare prodotti naturali per la cosmesi.La grande era degli artigiani ha lasciato pochi ere<strong>di</strong> nelle valli <strong>del</strong> ponente ligure. Pochi mabuoni, si potrebbe <strong>di</strong>re. Il grande artigianato qui è stato quello <strong>del</strong>la pietra, che ha prodotto icapolavori dei villaggi <strong>di</strong> montagna, lasciando alcune migliaia <strong>di</strong> chilometri <strong>di</strong> muretti a secco,vero fattore costruttivo <strong>del</strong> paesaggio ponentino. Ma espressione <strong>di</strong> eccellenza fu la lavorazione<strong>del</strong>la pietra ornamentale testimoniata dai decori dei portali e da bassorilievi.L’ardesia, che si estrae da secoli in Valle Argentina, ha utilizzi molteplici.Già conosciuta in epoca romana, raggiunse l’apogeo tra Me<strong>di</strong>oevo e Rinascimento,quando <strong>di</strong>venne elemento centrale <strong>del</strong>l’arredo urbano <strong>nei</strong> paesi<strong>del</strong>la Valle Argentina e <strong>del</strong>la Valle Arroscia. Con questa pietra si produconoi tavoli da biliardo esportati in tempi più recenti negli USA, ma anchele coperture dei tetti, le scale, le mensole, i caminetti e i balconi <strong>di</strong> tantecase <strong>del</strong>l’entroterra imperiese. Il segreto <strong>del</strong>l’ardesia locale consiste nellafacilità <strong>di</strong> lavorazione, associata alla classica resistenza e impermeabilità.L’artigianato <strong>del</strong> legno si può riassumere in alcune categorie <strong>di</strong> oggetti: lalavorazione <strong>del</strong> castagno e <strong>del</strong> vimine per ceste, <strong>del</strong>l’ulivo per suppellettilida cucina e per oggettistica, <strong>del</strong>l’erica (erica arborea) per pipe. L’arte deicestai era piuttosto <strong>di</strong>ffusa nelle parti montane <strong>del</strong>le valli Argentina e Arrosciae si conserva attraverso la passione <strong>di</strong> alcuni anziani. La lavorazione<strong>del</strong> legno <strong>di</strong> olivo viene praticata a livello hobbistico, pur con produzioni <strong>di</strong>riguardo tali da essere presenti in vari negozi e nelle fiere. La lavorazione<strong>del</strong>l’erica è ancora ben rappresentata da almeno un artigiano <strong>di</strong> Badaluccoche ha acquisito buona notorietà nel settore.
foto Franco BartocciDal Col <strong>di</strong> Tenda all’Alta Langa,attraverso le terre <strong>del</strong> Mongioie.