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Notiziario n. 29 - Entra anche tu nella Community ffc

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Sull’essere ricercatorePrima di addentrarmi nello specificodel progetto che la professoressaPolissi sta sviluppando insieme allasua equipe, ci sono ancora delle domandeche vorrei porle.Il fatto di essere donna le ha impeditoqualche via sulla strada della realizzazioneprofessionale? «Nessunaparticolare preclusione alla ricerca alfemminile. Anche il direttore del Dipartimentoin cui opero è una donna.Il dottorando è l’unico maschio dellaboratorio. Dopo<strong>tu</strong>tto, nel corso dilaurea, la percen<strong>tu</strong>ale di s<strong>tu</strong>dentesseè decisamente dominante».Chiedo se abbia mai incontratoun paziente affetto da fibrosi cistica.«Noi non abbiamo il contatto direttocon la clinica. Posso avere informazionidalla lettera<strong>tu</strong>ra medica, ma fisicamentenon entriamo in ospedale.Mi definisco un piccolo artigiano checerca di lavorare con serietà».Ripenso a Céline e a Il dottor Semmelweis– uno degli eroi scientifi cidell’Ottocento, debellatore della febbrepuerperale e prescrittore di mezziprofilattici a cui l’antisepsi modernanon ha avuto nulla daaggiungere – che «nonsi sarebbe mai messosul cammino delle ricerchese non vi fossestato spinto da un’ardentepietà per la rovinafisica e morale dei suoi malati».Se non il bagno <strong>nella</strong> realtà, chealtro alimenta la passione e attribuiscesenso a quello che si fa? Le vienein aiuto Alessandra, una ricercatrice<strong>tu</strong>tta sorriso: «C’è l’idea di aiutarea scoprire qualcosa d’importante.Inoltre, osservare gli sviluppi dellaricerca è un problema di gradini: c’èuna scala in mezzo. Noi cerchiamodi seguirlo il paziente, <strong>anche</strong> se dalontano. Lo scopo è di arrivarci inmodo indiretto!». Insomma, al di làL’idea è di sviluppareuna nuova classe diantibioticidel rigore dei metodi sperimentali, èancora l’en<strong>tu</strong>siasmo a infebbrare ildesiderio di scoperta.Progetto PolissiVeniamo ora al progetto di ricercafi nanziato dalla Campagna SMS2010, di cui la professoressa Polissi èla responsabile. A cosa tende? «L’ideaè di sviluppare una nuova classe diantibiotici in grado di bloccare lasintesi e il trasporto di una strut<strong>tu</strong>raessenziale per i batteri, che si trovaalla loro superfi cie». Il nemico dasconfiggere? Il batterio Pseudomonasaeruginosa. La strut<strong>tu</strong>ra su cui agire?Una molecola detta lipopolisaccaride,responsabile dell’elevata resistenzaagli antibiotici. Il piano d’azione?Colpire un complesso di proteine,che trasportano dall’interno all’esternodella cellula il lipopolisaccaride,così da inibire le funzioni dei batterie ucciderli.Prova a semplifi care la professoressa:«S<strong>tu</strong>diando bene la sagomadella serra<strong>tu</strong>ra è possibile forgiareuna chiave che riesca a chiudere laporta ai batteri». In questo il rationaledrug design ovveroSopra, foto a sinistra, parte del gruppo diricerca di A. Polissi, in particolare, partendoda sinistra: Paola Sperandeo, Marta Coppola,Elisa Maccagni e Federica FalchiPagina a fianco, Alessandra Polissila progettazione razionaledi farmaci diventaindispensabile,come pure un gruppodi ricerca interdisciplinare.A tentare dimettere assieme i pezzi del puzzle,infatti, cooperano: chimici organici,microbiologi, genetisti batterici, bioinformaticie biologi strut<strong>tu</strong>rali.Quello che ancora mi sfuggeè il motivo per cui spesso gli antibioticisiano poco efficaci. Dice laprofessoressa: «Il problema dellemultiresistenze non riceve la giustaattenzione e percezione degli organicompetenti e dell’opinione pubblica».Qualcosa mi è già più chiaro:nessuna sensibilizzazione al problema,nessuna risorsa da spendere perrisolverlo. Poi prosegue: «Negli ultimivent’anni si è pensato che le infezionibatteriche fossero ormai sottocontrollo grazie agli antibiotici,dunque la loro prescrizione venivafatta con leggerezza e senza considerareche nel ciclo vitale dei batteriesiste la propensione particolarea scambiare l’informazione geneticae quindi a disseminare le resistenzeagli antibiotici». In pratica, mentregli antibiotici davano battaglia allapopolazione batterica, quella, nelmezzo dello sterminio, già elaboravail modo per riprodursi rinvigorita,sviluppare resistenze e rendersi inattaccabile.Perché il destino di un figlio sia ildesiderio di un padreDi lavoro ce n’è e poiché, comemi raccontano le ragazze del laboratorioe insegna il dottor Semmelweis,«il metodo sperimentale nonè che una tecnica infinitamentepreziosa, ma deprimente, che richiedeal ricercatore un sovrappiùdi fervore per non crollare prima diraggiungere il suo scopo», l’augurioè che alla ricerca non manchi il respiroe ai suoi uomini il sentimento.Perché «senza sentimento nientegrandi creazioni» e l’en<strong>tu</strong>siasmo siesaurisce allontanandosi dal sogno.In noi c’è ragione di sperare che lastrada che corre «dal desiderio di unpadre al destino di un figlio» incontril’orizzonte del sogno e il destinodi un figlio diventi il desiderio di unpadre, in fine. nNOTIZIARIO FFC N. <strong>29</strong> DICEMBRE 201013

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