28soltanto procurarle il pane, maanche toglierla dalle strade dovesi fomentavano sommosse. Occorrevapertanto un’impresa cheoccupasse un gran numero di personee il progetto del Semmeringsi prestava allo scopo. 20.000operai, molti con moglie e figli,disseminati lungo i 42 chilometridi percorso tra Gloggnitz e Mürzzugschlaginiziarono i lavori il 27giugno 1848. Fu una s<strong>com</strong>messaperchè ancora non si sapeva conquale mezzo si sarebbe potutosuperare il valico. Infatti dopoquattro anni, nel 1852, le cosenon erano cambiate, ma il geniodi Ghega e la mente illuminata divon Bruck escogitarono qualcosache risolse il problema: una garafra i costruttori europei di lo<strong>com</strong>otiveper la costruzione di unamotrice capace di superare il dislivellodel 25 per mille. Il premioera di 20.000 ducati per il migliore,degradando a 7.000 per ilquarto. Le condizioni del bando<strong>com</strong>portavano il passaggio di proprietàdelle lo<strong>com</strong>otive vincentialle ferrovie austriache assieme atutte le soluzioni tecniche adottateper raggiungere lo scopo. Quattroofficine si misero in gara: unabelga, una tedesca e due austriache.A pari condizioni di carico,<strong>com</strong>e prescritto, la lo<strong>com</strong>otiva“Bavaria” vinse la gara, ma tuttele quattro lo<strong>com</strong>otive superaronol’impresa, più e più volte. Certonon avrebbero potuto sopportareun servizio diuturno di linea ma leesperienze fatte e i ritrovati tecniciadottati servirono all’ingegnereWilhelm von Engerth, a cui Ghegadiede l’incarico, di costruireuna motrice capace di trainaregiornalmente i convogli da Viennaa Trieste e viceversa. Ma il nostroeroe non ebbe la pazienza diaspettare l’esito della gara; conuna lo<strong>com</strong>otiva che faceva servizioda Graz a Lubiana si inerpicòverso la sella del Semmering e lavalicò. Fu un trionfo e un tripudiogenerale. L’inaugurazione dellatratta avvenne il 14 maggio 1854.Quasi mille costruttori, per malattiao infortunio, avevano lasciatola loro vita sul Semmering. Il 15maggio 1854 iniziò il traffico dellemerci e il 17 luglio successivoquello dei passeggeri, tra cuil’Imperatore in persona e unostuolo di autorità nazionali edestere ma, soprattutto, un foltogruppo di tecnici curiosi di sperimentarequell’impresa che lamaggior parte di loro aveva consideratoimpossibile.Nel 1851 l’Imperatore avevaposto la prima pietra della stazionedi Trieste, ma si dovette aspettareancora sei anni per la suainaugurazione.I lavori presso Lubiana duraronoquattro anni più del previsto,infatti tre anni dopo l’inizio dellacostruzione del terrapieno un’alluvionespazzò via tutto e si dovette<strong>com</strong>inciare da capo. L’errore fu<strong>com</strong>messo dagli ingegneri di Ghegache non avevano lasciato apertureper la circolazione delleacque nei due sensi e l’alluvione,non trovando sfoghi, abbattè lamuraglia che si trovava sul cammino.Ghega, questa volta, fece icalcoli personalmente e il manufattofa ancora oggi il suo servizio.Sul Carso furono mobilitati i tecniciper trovare fonti d’acqua peri caselli di rifornimento e, per fortuna,fu trovata una fonte nellalocalità di Lesece, ma soprattuttofu risolutiva la sorgente scopertasotto Aurisina che non solo bastòalle necessità ferroviarie, ma fuutilizzata per rifornire Trieste che,in rapido sviluppo, ne aveva semprepiù bisogno.La stazione di pompaggio di Aurisina da una vecchia stampa (Libreria Italo Svevo).Finalmente la ferrovia arriva aTrieste; è il 27 luglio 1857. L’Imperatoree la consorte, alla presenzadi alte autorità dello Stato edi molti Stati esteri, inaugurano lalinea e la stazione con qualcheedificio non ancora ultimato. Siala stazione merci che quella passeggerierano collocate su un terrapienoa livello di un primo piano,<strong>com</strong>e aveva voluto il direttoredelle dogane, nonostante il parerecontrario di Ghega. Il materiale furicavato dallo sbancamento delcolle di Scorcola e servirà poi a
29Sbancamento della collina di Scorcola per l’interramento dell’area dove sarà costruitala Stazione Ferroviaria (Libreria Italo Svevo).interrare la zona dove saràcostruito il porto nuovo (oggi portovecchio) quando la stazione,nel 1878, sarà collocata, <strong>com</strong>eaveva progettato Ghega, dove sitrova oggi, ma Ghega purtroppoera già morto da 18 anni. Nelluglio del 1879 l’AssociazioneIngegneri e Architetti di Triesteeresse un busto di Ghega in marmo,opera dello scultore triestinoGiovanni Depaul che rimase nellaloro sede fino al 1939, quandol’allora sindacato fascista degliingegneri lo diede al MuseoRevoltella, dove fu messo neldeposito. Durante le mie ricercheper il libro venni a conoscenza diquesto fatto e mi interessai perchési trovasse una collocazione piùdegna. Infatti, nel 2004, per la<strong>com</strong>memorazione dei 150 annidel valico del Semmering, conuna bella cerimonia a cui preseroparte le Autorità cittadine e graziealla gentile disponibilità delladottoressa Maria Masau Dan,direttrice del Revoltella – cheaveva stipulato un contratto di<strong>com</strong>odato d’uso con le Ferrovie –fu collocato, in una bacheca divetro antiurto, nell’atrio storicodella nostra stazione centrale,dove tuttora si trova.La vita di Carlo Ghega non fufacile perché, <strong>com</strong>e è stato riconosciuto,egli vedeva vent’annioltre alle concezioni del momentoe operava al di fuori degli interessipersonali. Questo gli procuròparecchi nemici, alcuni dei qualigli invidiavano la sfolgorante carriera,le onorificenze e i riconoscimentiottenuti. Essi non man-carono di calunniarlo e di tacciarlodi italianità quando il Piemontein<strong>com</strong>inciò le guerre risorgimentali.Il 14 marzo 1860 Ghegamorì in povertà, malato di tubercolosi,causata dalle dure faticheche il lavoro, tra gli operai neicantieri di costruzione, <strong>com</strong>portava.Ma il tempo fu galantuomocon lui; monumenti e titoli a parte,Carlo Ghega è oggi universalmentericonosciuto <strong>com</strong>e il grandepioniere delle ferrovie che aprìla strada alle generazioni future dicostruttori nel campo ferroviario.Tutte le sue opere, ponti, viadotti,gallerie e pendenze, furono unprimato dell’epoca; pochi triestinisanno di possedere uno di questiprimati che ancora resiste: ilviadotto su terrapieno e archi dipietra di Aurisina. Oggi si usanomateriali, mezzi e tecnichemoderne, che rendono il lavoropiù celere, più sicuro e moltomeno faticoso, ma per noi questoprimato resterà per sempre latestimonianza di un Genio a cuidobbiamo tutta la nostra riconoscenza.Un’immagine della cerimonia in occasione dello scoprimento del busto di Carlo Ghega,opera dello scultore triestino Giovanni Depaul, celebrata in Stazione Centrale nel 2004.