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InDialogo 211.pdf - parrocchiaditagliuno.it

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GRUPPI / ASSOCIAZIONIfacevano rassicuranti, incoraggianti,convincenti.Ci siamo lasciati con la promessadi risentirci dopo una pausa diriflessione; ci avrei pensato un po’e, poi, mi sarei fatto sentire. Miviene ancor da ridere: il giornodopo ho richiamato per dare lamia disponibil<strong>it</strong>à, e due giornidopo ero già alla mia prima g<strong>it</strong>a aPradalunga con i ragazzi delgruppo di Villa d’Almè.Che emozione! Dopo un’ora eracome se li conoscessi da sempre:la loro gioia era anche lamia…Ho avuto come compagno unragazzo in carrozzina, e sub<strong>it</strong>osiamo entrati in sintonia. Neltardo pomeriggio, alla fine dall’escursioneho chiesto ad Alberto eNino di entrare a far parte delloro gruppo. Sono stato accolto abraccia aperte, e da allora faccioparte a pieno t<strong>it</strong>olo degli accompagnatori.Sono uno dei piùgiovani come età, ma vi assicuroche tutti hanno un cuore giovanissimo.Da un anno e mezzo ormaisvolgo attiv<strong>it</strong>à settimanale, eancora non ho conosciuto tutti iragazzi e tutti i Centri Diurniper Disabili che partecipanoall’ iniziativa.La costante presenza dei volontarinon è sufficiente a soddisfare lerichieste, sempre in aumento.Per finire aggiungo solo che,quando rientro a casa dopo ogniusc<strong>it</strong>a, mi sento arricch<strong>it</strong>o dellaspontanea e sincera dimostrazionedi gioia e affetto che i ragazz<strong>it</strong>rasmettono, e sono contento diconoscere volontari che tra i loroimpegni trovano il tempo per unanobile attiv<strong>it</strong>à come il nostro “8mila” settimanale.Ora vi racconto due episodi perdimostrarvi come queste personehanno abil<strong>it</strong>à diverse dalle nostre.Aldo, 40 anni, è affetto daSindrome di Down e si esprimesolo a gesti e con suoni gutturali; èmolto affettuoso ed ha un suostile tutto particolare: cammina“stinco” e porta sempre il cappelloe gli occhiali da sole anchequando piove; per questo io l’hochiamato “barone”. Nell’usc<strong>it</strong>a aMontisola era la prima volta chelo incontravo ed abbiamo raccoltole castagne; il “barone” nonpoteva abbassarsi a raccoglierle,pertanto dovevo farlo io, ma luime le indicava a versi. A pranzoc’erano maccheroni un po’ grossie non li mangiava: a gesti mi hafatto capire che, se glieli avess<strong>it</strong>agliati, li avrebbe mangiati. Dabuon serv<strong>it</strong>ore l’ho fatto e così il“barone” ha mangiato. Sul traghettodel r<strong>it</strong>orno abbiamo cantato,anche lui a modo suo. Poi, in suoonore ho cantato sull’aria dell’innodell’Atalanta “Aldo, Aldo e e -Aldo Aldo o o - Aldo Aldo e e –Aldo Aldo alè alè”. Tutto ad untratto, dimenticando il suo stilecompassato, mi si è avvicinato emi ha dato un lungo ed affettuosobacio. Io mi sono sent<strong>it</strong>o come unre, appagato come non mai.Orietta è una donna sui 50 anni,che viaggia solo su una carrozza,o meglio una carrozzina con dueruote grandi dietro, e davanti duepiù piccole e pivotanti; per avanzare,questo mezzo di trasportonecess<strong>it</strong>a di una spinta, quindiviene scherzosamente chiamata 4(ruote) +1 (uomo che spinge).Orietta ha sempre un sorriso dolcissimostampato sul volto, e questogià fa sentire il +1, cioè la spintaumana, a suo agio. Nell’ultimag<strong>it</strong>a alla Madonna della Castagna,io mi sub<strong>it</strong>o offerto come +1, e leimi ha accettato con un sorriso, piùradioso del sol<strong>it</strong>o. Il giro su unastrada sterrata comincia beninopoi, in su una sal<strong>it</strong>a abbastanza,dura vengo aiutato dai miei sociaccompagnatori con un traino(corda e +2, cioè doppia trazioneumana); naturalmente dopo lasal<strong>it</strong>a arriva la discesa, ed il frenatoredeve avere un peso sufficienteper mantenere una veloc<strong>it</strong>à disicurezza. Orietta, nonostante ilrischio di essere catapultata fuoridalla sua carrozza, rideva divert<strong>it</strong>amentre ci guardava indaffarati. Adun certo punto, la strada ormaipianeggiante, è ostru<strong>it</strong>a completamenteda una pozzanghera fangosae, dopo l’attraversamento e laconseguente inzaccheratura, mi hapreso in giro sempre sorridendo :”Com’è che tu hai le scarpe sporchee bagnate, mentre le miesono lucide ed asciutte?”Mi sono girato con gli occhi lucidied ho guardato negli occhi i miei+2 e, non riuscendo a trattenerel’emozione, siamo scoppiati in unafragorosa risata.Anche stavolta lei ce l’avevafatta.32Indialogo n. 211

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