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Taglio cesareo: una scelta appropriata e consapevole - SNLG-ISS

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<strong>Taglio</strong> <strong>cesareo</strong>: <strong>una</strong> <strong>scelta</strong> <strong>appropriata</strong> e <strong>consapevole</strong>In conclusione l’amniotomia non risulta associata in maniera statisticamente significativané a <strong>una</strong> minore durata del primo stadio del travaglio né a un maggior ricorsoal taglio <strong>cesareo</strong>. L’affidabilità di questo risultato è limitata dal fatto che negli studi nonsono sempre state dichiarate le indicazioni al taglio <strong>cesareo</strong>, così come non sempre èstato specificato se le donne hanno ricevuto o meno <strong>una</strong> CTG in continuo che, secondo<strong>una</strong> revisione Cochrane del 2006 5 , può aumentare il ricorso al taglio <strong>cesareo</strong>.L’amniotomia risulta invece associata, nelle sole primipare, a <strong>una</strong> riduzione significativadella durata del secondo stadio del travaglio. Tuttavia, gli autori concludono chesi tratta di <strong>una</strong> lieve differenza, la cui irrilevanza clinica non giustifica il ricorso routinarioall’amniotomia.Una revisione Cochrane del 2009 (12 studi, di cui 10 RCT e 2 studi quasi randomizzati;n=7.792 donne) 6 ha valutato l’efficacia del ricorso precoce all’amniotomia inassociazione alla somministrazione precoce di ossitocina per la prevenzione o la gestionedel travaglio prolungato versus <strong>una</strong> tipologia di gestione del travaglio più conservativa.Gli esiti presi in esame sono il tasso di tagli cesarei e alcuni indicatori di morbositàmaterna e neonatale.Nel gruppo sottoposto ad amniotomia in associazione alla somministrazione di ossitocinanelle fasi precoci del travaglio non è stata osservata <strong>una</strong> riduzione significativadel rischio di taglio <strong>cesareo</strong> (12 studi, n=7.792 donne; RR: 0,89; IC 95%: 0,79-1,01).Il dato è stato confermato anche dopo l’esclusione degli studi condotti per valutaretutti i cointerventi che fanno parte della gestione attiva del travaglio (9 studi, n=5.024donne; RR: 0,87; IC 95%: 0,73-1,04). Per quanto riguarda la durata del travaglio è stataosservata <strong>una</strong> riduzione significativa nel gruppo di intervento (7 studi, n=4.675 donne;differenza media: -1,11; IC 95%: tra -1,82 e -0,41), mentre per gli altri esiti secondariin studio, compresi gli indicatori di morbosità materna e neonatale, non sono state osservatedifferenze statisticamente significative.Gli autori hanno condotto anche un’analisi per sottogruppi, in base alla quale glistudi sono stati distinti in prevention trial (donne in travaglio spontaneo e normale almomento della randomizzazione) e therapy trial (donne in travaglio disfunzionale). Daquesta analisi per sottogruppi è emersa <strong>una</strong> riduzione, al limite della significatività, dellaproporzione di tagli cesarei nei due prevention trial (n=139 donne; RR: 0,88; IC 95%:0,77-0,99) e <strong>una</strong> riduzione non significativa nei dieci therapy trial (n=7.653 donne; RR:1,54; IC 95%: 0,75-3,15).In conclusione non è emersa <strong>una</strong> riduzione della proporzione di tagli cesarei nelgruppo sottoposto ad amniotomia più ossitocina rispetto alla gestione conservativa deltravaglio. Gli autori sottolineano che la modesta riduzione della proporzione di tagli cesarei,al limite della significatività statistica e osservata solo nei prevention trial, presentaproblemi di validità esterna in quanto dipende dalla disponibilità di <strong>una</strong> serie di altricointerventi utilizzati nei setting in studio, nei quali viene applicata routinariamente lagestione attiva del travaglio di parto che prevede il supporto continuo uno a uno, l’usolimitato dell’analgesia epidurale, la deambulazione materna nella fase inziale del travaglioe l’uso intermittente del monitoraggio elettronico fetale.Interventi e procedure assistenziali in corso di travaglio di parto 99

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