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HAITI ALIVE - Fondazione | Alexander Langer | Stiftung

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zioni vecchie erano pericolose e mancava un sistema di pianificazione urbanache prevedesse anche vie di trasporto alternative in caso di collasso di quelleprincipali. L’operato del governo Murayama, Primo Ministro nel ‘95, venneunanimemente considerato privo di efficacia (uomo dall’inscalfibile pacifismoe dalla forte opposizione alle forze armate, tergiversò per giorni prima di inviarel’esercito ad aiutare Kobe), ma le lezioni pagate così care da Kobe sono stateimparate, almeno in parte, come si vede anche per la serie di catastrofi che sisono abbattute sulla costa Nord-Est del Giappone questo 11 marzo. L’esercito,per esempio, è stato immediatamente mobilitato. I pacchi per i sinistrati contengonoWC pieghevoli d’emergenza, e da allora gli impianti del gas delle caseGiapponesi hanno un meccanismo automatico che interrompe l’erogazione incaso di scossa. Kobe, intanto, dopo essere stata rimessa in piedi con quelloche venne battezzato il Programma Fenice, è rinata: di nuovo piena di attivitàe movimento, ha saputo ricostruire e tramutarsi da luogo di tragedia a unacittà allegra, pulita, piena di negozi, ristoranti, luci al neon, moda divertentee strampalata, non dissimile dalle altre grandi città Giapponesi. Ma il traumadel 1995 è stato troppo forte per consentire solo di ricostruire e guardareavanti: così, con la volontà che quella tragedia non sia inutile, oggi a Kobe sistudia come diminuire l’impatto dei disastri naturali. Un grande centro, proprionell’area di fronte al porto che fu una delle più colpite dal sisma (ora chiamataHAT: Happy Active Town), porta il nome di «Istituto per la mitigazione dei disastrie il rinnovo umano», ed è sia un centro di ricerca sia museo e memoriale.Il museo cerca di ricreare le sensazioni provate nei momenti della scossa, conDie Japanerin Motoko Yamada ist mit einem Südtiroler verheiratet und wohntseit Mai 2011 in Bozen. Sie war während des Erdbebens im März 2011 in Tokio:“Wir fühlten auch Stunden nach dem Erdbeben immer wieder kleine Nachbeben.Die Züge fuhren nicht mehr und einige meiner Arbeitskollegen musstenbei mir übernachten”. Motoko hat sich im April bei der FreiwilligenorganisationTono Magakoro gemeldet, um in der stark vom Erdbeben und Tsunamibetroffenen Provinz Iwate bei Aufräum-und Reinigungsarbeiten mitzuhelfen.“Anfangs war ich sehr verzweifelt und hoffnungslos. Bald merkte ich aber, dassauch einfache Leute zusammen viel erreichen können. Uns war es wichtig, dassdie Familien die Notlager schon bald verlassen und wieder autonom werdenkonnten.“Tono Magakoro ist eine der vielen japanischen Organisationen die in den Erdbebengebietensich um den Wiederaufbau der Infrastrukturen sowie um diepsychosoziale Betreuung der traumatisierten Einwohner in der Provinz Iwatekümmern.51

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