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HAITI ALIVE - Fondazione | Alexander Langer | Stiftung

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fin dai primi anni del ‘900 una minima urbanizzazione, conseguente all’aperturadi via XX Settembre, si sviluppa dal punto di vista abitativo soprattuttonel periodo compreso tra il secondo dopoguerra e gli anni ’60. Stando a G.Stockel, il periodo 1945-1960 per L’Aquila «è senza dubbio il più caotico,il meno organico, il meno architettonicamente e urbanisticamente corretto evalido; esso rappresenta il frutto di una politica particolaristica in cui è completamenteassente una volontà politica di dare struttura alla città» (G. Stockel1981, p. 27). Ed è a questo periodo che risalgono, per esempio nei quartieri diCampo di Fossa (E. Centofanti 1999), gli interventi «di sostituzione dell’ediliziapreesistente» con notevoli aumenti di cubatura e di ricettività. Ma a dare ilvia alla speculazione in quest’area alcuni decenni primi è il terremoto di Avezzanodel 1915 che provoca danni importanti anche all’Aquila: «Furono queste[..] le aree maggiormente prese di mira dalla speculazione edilizia, e prescelteda parte della popolazione, per costruirvi le cosiddette case antisismiche» (G.Stockel 1981, p. 296).[..] Non è sicuramente questa la sede per entrare nel merito dell’evoluzione urbanisticadell’Aquila, ma certamente non ci si può sottrarre dal mettere in evidenzacome per ognuno dei settori in cui si concentrano le vittime del terremotosia possibile riconoscere dinamiche territoriali connotate da debolezza, disattenzione,pressapocaggine, assenza da parte delle istituzioni tenute ad assicuraree vigilare sullo «stato di salute del territorio». Ed è in tali dinamiche, delresto, che affonda le sue radici il problema della prevenzione e della valutazionedel rischio. Allo stesso modo, la visualizzazione della distruzione materialerende evidente come anche rispetto al danno sulle abitazioni, e quindi rispettoal dramma di chi è stato costretto a lasciare la propria casa, «le cose potevanoandare diversamente» (figure 4, 5 e 6). Al di là dei danni riportati dagli edificinei centri storici dell’Aquila e delle sue frazioni, quello che colpisce è l’entitàdel danno in quartieri di recente urbanizzazione come Pettino, il più grande epopoloso dell’Aquila con i suoi circa 20.000 abitanti. La storia del quartiereè quella di una grande speculazione, a partire soprattutto dagli anni ’80, cheoggi può essere sintetizzata nella «questione del quartiere sulla faglia». Pettino,infatti, si sviluppa – in base al Piano Regolatore del 1975 – in lunghezza,parallelamente alla faglia di Monte Pettino e su terreni da tempo noti ai geologiper le scarse qualità a fini costruttivi e per la produzione di fenomeni di amplificazionesismica. Il quartiere, con edilizia popolare, cooperative ma anchepalazzine di lusso, si configura come prolungamento occidentale della città masenza i caratteri dell’urbanità dato lo sviluppo disorganico e l’assenza di luoghipubblici (piazze, mercati, parchi, ecc.). Per di più, praticamente tutto il quartie-53

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