Questo è Cefis - Il Primo Amore
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di un manager moderno (come potrebbe invece vantarne lo stesso <strong>Cefis</strong>).<br />
Adotta in altre parole l'identica angolazione d'attacco usata per Boldrini quattro<br />
anni prima, preparando il terreno con azioni diversive.<br />
1968: inizia con l'ENI una massiccia campagna di rastrellamento e<br />
acquisto di azioni Montedison, attraverso un Istituto che abbiamo già ricordato.<br />
1969: l'elezione di Merzagora giova all'iniziativa <strong>Cefis</strong>, sia perché i tempi non<br />
sono maturi per altri sviluppi, sia per bruciare o convertire il nuovo Presidente,<br />
alle costole del quale agisce il Griso Girotti.<br />
1970: l'anno più difficile ma decisivo: Merzagora avverte a chiare lettere:<br />
Girotti sta dando alla Montedison una impronta “pubblicistica” che non sono<br />
affatto disposto né a ratificare né a sottoscrivere. Infatti se ne va, tra il<br />
comprensibile imbarazzo che il suo gesto determina e con pieno sollievo e<br />
sollazzo del buon Eugenio che da lontano muove le sue pedine. Arriva Campilli,<br />
ma ancora non <strong>è</strong> pronto il conteggio alla rovescia. Così il conclave, riunito in<br />
casa di Ferdinando Ventriglia, consigliere economico dell'on. Colombo, finisce<br />
bene con la fumata bianca per Campilli. Presenti Agnelli, Piccoli, Colombo,<br />
Petrilli e il solito Carli, in quel 13 dicembre 1970 caddero le candidature di<br />
Bruno Visentini e Imbriani Longo. I socialisti in quella circostanza non<br />
consentirono a <strong>Cefis</strong> di andare in Largo Donegani, facendosi sostituire da<br />
Girotti all'Eur. Quattro mesi dopo, il 24 marzo 1971, proprio il vice Presidente<br />
Girotti propone talune nomine di rilievo in seno alla Montedison; Campilli le<br />
respinge, ma <strong>è</strong> costretto a dare le dimissioni. <strong>Il</strong> gioco <strong>è</strong> fatto. Carli e Piccoli, con<br />
Colombo, fanno il nome di Eugenio <strong>Cefis</strong> per raccogliere la pesante eredità.<br />
Costui, sicuro di tenere solidamente un piedone all'ENI attraverso la<br />
successione (fittizia) al Girotti, pianta agilmente l'altro piedone in Lardo<br />
Donegani.<br />
Guardateli bene, all'occasione, i piedi di <strong>Cefis</strong>. Anche senza calzare gli<br />
stivali dalle sette leghe, l'uomo che ha affrontato le Sette Sorelle non ha<br />
certamente riserve o tentennamenti per farsi strada in un balzo, da Metanopoli<br />
al centro di Milano.<br />
La formazione-tipo<br />
Soltanto gli allocchi possono pensare che in Italia quando uno lascia una<br />
sponda del potere non si rivolga indietro. Eugenio <strong>Cefis</strong>, pur seguitando a<br />
governare tranquillamente l'ENI di fatto, attraverso fiduciari, <strong>è</strong> piombato<br />
intanto su qualcosa come 1700 miliardi di fatturato, 150.000 dipendenti, 300<br />
mila piccoli azionisti.