34<strong>Campo</strong> de’ fioriIL MURO DI VIA DEL FORTELa trasformazione del palazzo Andosilla in scuole elementari pubbliche, portò alladefinitiva demolizione del muro che chiudeva dal 1854 piazza di Massadel Prof. Architetto Enea Cisbani... continua dal numero 83(Dal dicembre 1860 al 12 settembre 1870,il palazzo Andosilla è dunque una casermamilitare francese e il muro rimane semprelì al suo posto, fin quando……) ……… Nelsettembre del 1870, in seguito allo scoppiodella guerra Franco-Prussiana, il re diFrancia Napoleone III richiama in patriatutte le truppe dislocate in Italia nelloStato Pontificio in aiuto di Parigi insidiatadai Prussiani e lasciando così priva di difesala città di Roma, il Pontefice Pio IX e lastessa Civita Castellana. Immediatamente,i soldati della guarnigione Francese vengonosostituiti dagli Zuavi Pontificiche si insediano nel palazzoAndosilla.<strong>Il</strong> 12 Settembre 1870, le truppePiemontesi, dopo un’aspra battagliacon gli Zuavi Pontifici, entranoa Civita Castellana accolti silenziosamentee senza clamore dallapopolazione. Questo particolareatteggiamento del popolo, quasiun rifiuto del <strong>nuovo</strong> ordine politico,in realtà ha una sua ragione inquanto nel novembre del 1860furono particolarmente dure lerepressioni e le conseguenti condannedi quei cittadini che avevanoaccolto festosamente il 24 ottobre1860 i Cacciatori del Teveredel colonnello Luigi Masi.Le truppe Piemontesi appenaentrate nella città , si accampano nell’areaoggi occupata dalla scuola elementare“XXV Aprile” di via Ferretti, denominatadell’Orto Colasanti, confinante con la perdutachiesa della Madonna del Vinciolino econ il cimitero di San Giorgio. Nel marzodel 1871 le truppe di presidio vengonoalloggiate nel palazzo Andosilla chediventa così la caserma “LuigiCosenz”, eroe delle guerreRisorgimentali. L’afflusso di nuove truppe,costringe lo Stato Maggiore del I reggimentodi Fanteria di Linea di stanza aPerugia, da cui dipendeva gerarchicamentela caserma Cosenz di Civita Castellana,a cercare una nuova sede, spaziosa e funzionale,adatta ad accogliere un contingentemilitare composto da 600 soldati edecco che la nuova municipalità offre alcomando la disponibilità dell’ala del seminarioVescovile prospettante sull’attualevia XII Settembre, scelta anche dai militariin quanto dispone di una vasta areasopraelevata su via Minolfo Masci e adiretto controllo del ponte Clementino, sucui vennero posizionate numerose batteriedi cannone. Questa provvisoria sistemazionedel presidio militare dura fino al 1896,tra le rimostranze della popolazione locale,che ormai non sopportava più la chiusuradi piazza di Massa. Nel marzo del 1896,infatti, a seguito di una deliberacomunale che stabiliva la destinazionedel palazzo Andosilla a sede delleScuole Elementari e Tecniche locali,la caserma Cosenz venne chiusa etrasferita nella chiesa di Santa Chiaraall’Ospedale Andosilla dove rimanefino al 1908, quando il presidio militaredi Civita Castellana viene definitivamentesoppresso.La trasformazione del palazzo Andosilla inscuole elementari pubbliche, destinazioneche avrà fino al 1924, portò alla definitivademolizione del muro che chiudeva dal1854 piazza di Massa e così tutta l’areaurbana interessata potè riprendere la suaantica e originaria conformazione.FINE
<strong>Campo</strong> de’ fiori35L’angolo del Bon TonA tavola con gli antichi RomaniLe regole del bon ton,spesso, sono ritenute(sbagliando!!) fuorimoda e noiose, hodeciso quindi, in questoincontro di fine estatedi regalarvi una dellemie note dicolore…allacciate ledi Letizia Chilellicinture, cominciamo ilnostro viaggio nel tempo, passeremo, infatti,una “giornata” veramente particolare.Ebbene sì , per un giorno saremo a tavolacon gli antichi Romani!Petronio, uno scrittore latino dell’età diNerone, ci descrive un banchetto svoltosinella casa di un riccone del suo tempo, cuiegli dà il nome di Trimalcione, che significa“tre volte potentissimo”; si crede che sottoquesto personaggio immaginario, Petroniovolesse celare la figura dell’Imperatorestesso.Eccoci, dunque, alla tavola dell’ImperatoreNerone:”Trimalcione non era ancora giunto,ma noi ci mettemmo ugualmente a giaceresul triclinio. Alcuni valletti ci versavanodell’acqua fresca sulle mani, per lavarcele,mentre altri, con grande destrezza ci lavavanoi piedi. Mentre prestavano questi servigi,i servi cantavano, volli provare se propriotutti i servi sapessero cantare e chiesia uno da bere: quello prese a servirmi eintanto cominciò una canzone adatta aquello che stava facendo. Sembrava diessere in mezzo ad un coro di mimi, non albanchetto di un signore!A questo punto fu recato a tavola un lautoantipasto. Sul vassoio si drizzava un asinellodi bronzo che portava due bisacce: dauna parte c’erano olive verdi, dall’altra olivenere.Al di sopra, come un tetto, c’erano duepiatti, sui cui bordi si leggevano il nome diTrimalcione e il peso dell’argento di cuieran fatti.Portavano dei ghiri cucinati con salsa dimele e papavero. Su una graticola d’argentofriggevano dei salsicciotti e sotto, perimitare i carboni ardenti, c’erano della prugnenere di Damasco cosparse di chicchi dimelograno. Venne poi portata in tavola unacesta, nella quale, sulla paglia, stava appollaiatauna gallina di legno, come se covasse.Si accostarono due schiavi che frugarononella paglia e trassero delle grosse uova,che distribuirono agli invitati.Col cucchiaio io aprii il guscio, fatto di farinaimpastata col lardo, e trovai un beccaficoricoperto di tuorli d’uovo pepati. Cosìfinirono gli antipasti; gli schiavi portaronovia gli avanzi e noi bevemmo del vino mielato”.Se questi erano antipasti, possiamo figurarciin che cosa consistessero le portate veree proprie!!!Eccone un breve elenco: “Furono portatedodici teglie disposte sopra ad un grandedisco , volevano rappresentare i 12 segnizodiacali e così una teglia conteneva unapietanza conveniente al simbolo di unacostellazione: fichi africani sul Leone, quartidi bue sul Toro, aragoste sul Capricorno…Al centro di tutto questo, un vassoio contenevauna lepre guarnita di penne, così dasembrare alata, e circondata di volatili eteste di porco. Agli angoli del vassoio c’eranoquattro statuette che reggevano dei piccoliotri dai quali si versava una salsa piccante:questa cadeva in un recipiente in cuivi erano dei pesci.Fu poi portata una porchetta arrostita; circondatada cinghialini imbottiti di tordi; poiun maiale ripieno di salsicce, ed infine unintero vitello lessato e rivestito come unguerriero, che fu tagliato e distribuito dauno schiavo pure vestito da soldato.E finalmente si giunse ai dolci: questi avevanola forma di statue che portavanocanestri pieni di frutta. Ma il pranzo non eraancora terminato: gli schiavi tolsero letavole, spazzarono il pavimento ingombrodi rifiuti (perché l’usanza era di gettarli aterra) e portarono le anfore con i vini;cominciarono quindi i brindisi, che costituivanoil quarto tempo di un banchetto, quelloche poteva durare fino all’alba”.Ecco, poi, tre diversi menù, di alcune ceneofferte ai loro amici da tre famosi scrittoriromani; queste liste ci sono pervenute poichéerano contenute nei biglietti di invito.Plinio il giovane: Lattuga, 3 lumache, 2uova, olive, cipolle, zucche, pasticcio di frumento,vino mielato raffreddato nella neve.Giovenale: Capretto, asparagi, uova, uvapassita mele e pere.Marziale: Lattuga porri e menta, uova sodetritate, acciughe e ruta, carne suina in salamoiadi tonno come antipasto a cui seguivala cena vera e propria: capretto, costolette,fave e cardi, pollo e prosciutto; per il finepasto erano previsti: frutta e vinoNomentano.Quali erano i pasti dei Romani?Spesso siamo soliti credere che gli antichiRomani banchettavano dalla mattina allasera, in realtà consumavano un unico pastoalla fine della giornata.Vediamo, ora, in dettaglio i vari momentidella giornata:Colazione: veniva consumata di primo mattinoe consisteva in pane con il miele e formaggio,uva, olive e latte.Pranzo: aveva luogo a mezzogiorno ed eramolto sobrio e sbrigativo da essere addiritturaconsumato in piedi. Si mangiavano conil pane: carne fredda, pesce, legumi e frutta,il tutto era accompagnato da vino mielatoo aromatizzato e bollente.Cena: cominciava al tramonto e comeabbiamo detto era il pasto principale, siconsumava stando seduti sugli appositi letti(triclini) e non durava mai meno di tre ore.I Romani solevano brindare con vinoannacquato, preparato secondo porzionistabilite dal più esperto dei convitati (sipuò parlare della figura antesignana delSommelier!!!).Era diffuso l’uso nei brindisi, di bere tantecoppe di vino quante erano le lettere checomponevano il nome del festeggiato.Come mangiavano?Durante la cena i commensali stavanosdraiati su appositi letti, posti a ferro dicavallo attorno alla tavola. Si stava coricatisu di un fianco, con braccio sinistro appoggiatoal cuscino. La mano sinistra teneva ilpiatto, il cibo veniva afferrato con le ditadella mano destra. Si usavano solo cucchiaie forchette, l’uso dei coltelli non era consentitoa tavola, i cibi venivano prima diessere serviti, sminuzzati in piccole porzionida uno schiavo.I convitati portavano generalmente untovagliolo personale che stendevanodavanti a sé , in modo da non sporcare illetto.Era in uso la pratica di portare a casa,avvolto proprio nel tovagliolo, il cibo chenon si era mangiato sul luogo.Alcune ricettePiccioni in umido: l’intingolo era costituitoda aceto, vino e olio, con pepe, miele,datteri e uva passa.Funghi: cotti con il miele.Pesci: contorno di susine, passato di albicocchee mele cotogne.Le loro carni preferite erano: di cervo, onagro,cicogna, gru, fenicotteri (che allevavano),murene e ghiri, non conoscevano, perovvie ragioni (l’America non era stata, infatti,ancora scoperta!): patate, pomodori,fagioli, zucchero e cioccolata.BibliografiaConoscere ieri, oggi, domani.Fabbri Editori