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Cultura Italiana a Oriente

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进 入 某 个 惨 白 的 房 间 , 里 面 坐 着 一 些 在 玩 或 者 交谈 的 中 国 人 , 然 后 是 洗 碗 工 和 炉 灶 所 在 的 厨 房 。不 过 , 会 有 一 个 木 制 的 楼 梯 通 向 上 面 的 一 层 , 里面 有 一 些 走 廊 , 非 常 像 我 们 那 里 男 士 理 发 的 发廊 , 有 很 多 彼 此 独 立 , 用 木 头 和 布 料 隔 开 的 隔断 。 那 些 隔 断 有 一 个 白 色 粗 布 的 帘 子 , 门 框 上 还有 一 个 小 黑 板 或 者 牌 子 , 上 面 写 着 您 的 名 字 。 这样 , 假 如 您 在 等 待 什 么 客 人 , 后 者 就 不 会 因 为 寻找 您 而 破 坏 其 他 小 房 间 里 客 人 的 隐 私 。客 人 坐 下 来 以 后 , 帘 子 马 上 垂 下 , 服 务 生 拿来 一 个 小 盒 硬 墨 和 一 支 毛 笔 。 于 是 , 你 的 朋 友 拿起 毛 笔 , 从 上 向 下 用 那 些 复 杂 的 汉 字 迅 速 写 下 晚餐 要 点 的 菜 。 服 务 生 于 是 消 失 , 随 即 就 端 来 很 多的 大 小 菜 肴 。 即 使 是 最 简 朴 的 中 国 晚 餐 , 也 总 是丰 盛 而 充 足 。 同 时 , 从 其 它 的 隔 断 里 传 来 客 人 的笑 声 , 玩 猜 拳 的 人 叫 喊 着 划 拳 , 为 食 客 们 助 兴 的演 奏 者 带 来 的 尖 利 而 单 调 的 乐 曲 , 歌 手 们 唱 着 赞美 诗 , 服 务 生 大 声 对 着 楼 下 的 厨 子 叫 喊 , 告 诉 他们 所 点 的 菜 肴 。 在 中 国 餐 馆 里 , 上 演 着 一 首 私 密与 扰 人 的 声 音 与 喧 嚣 交 织 的 交 响 曲 。中 国 人 喜 欢 美 食 , 并 且 要 有 好 的 陪 伴 。 另外 , 由 于 他 们 谨 慎 而 又 不 善 社 交 , 所 以 希 望 与 自己 的 女 人 和 朋 友 单 独 相 处 。 因 此 也 就 没 有 公 用 的大 厅 。 当 主 人 在 吃 饭 和 娱 乐 的 时 候 , 拉 车 的 坐 在车 辕 上 , 在 寒 冷 中 等 待 几 个 小 时 ; 或 者 会 在 温 暖的 厨 房 里 闲 聊 。 这 些 仆 人 在 说 些 什 么 呢 ? 通 常 是在 说 他 们 的 主 人 , 他 们 怎 么 吃 , 怎 么 睡 , 怎 么说 , 怎 么 爱 , 怎 么 花 钱 。 某 些 消 息 会 通 过 秘 密 途径 传 播 , 传 到 意 想 不 到 或 者 遥 远 的 地 方 。 所 以 ,在 上 海 会 很 快 得 知 古 老 的 首 都 发 生 的 事 情 。晚 上 的 北 京 昏 暗 , 沉 寂 , 没 有 生 气 , 就 像 威尼 斯 在 沉 寂 的 季 节 里 一 样 。 灯 光 昏 暗 的 街 道 上 行人 稀 少 。 在 阴 影 里 , 人 力 车 的 灯 笼 摇 晃 向 前 。沿 着 掩 藏 在 黑 暗 中 的 厚 重 的 城 墙 , 只 能 听 到 苦 力们 光 着 的 脚 发 出 的 轻 轻 的 、 幽 灵 般 的 脚 步 声 。 他们 不 知 疲 倦 地 拉 着 车 , 车 上 坐 着 裹 在 裘 皮 大 衣 和被 子 里 的 主 人 。 人 力 车 高 大 的 轮 子 沉 默 而 满 是 泥泞 , 又 黑 又 亮 如 同 乌 木 。 车 上 配 有 手 柄 、 灯 笼 和铜 质 的 车 闸 , 装 饰 而 且 加 工 得 如 同 一 个 小 小 的 马车 。 车 夫 移 动 着 两 条 腿 在 泥 泞 中 行 走 , 令 人 想 到贡 多 拉 船 。夜 间 , 人 力 车 黑 色 的 轮 廓 与 那 些 车 灯 相 比 显得 奇 怪 而 古 老 , 令 人 回 想 起 具 有 魔 力 的 灯 笼 的 影子 , 以 及 十 八 世 纪 的 剪 影 。 这 里 还 有 轿 子 , 以及 另 外 一 种 干 脆 而 合 理 的 非 人 行 为 , 一 种 古 老 制度 : 妇 人 们 会 让 那 些 气 喘 吁 吁 而 且 筋 疲 力 尽 的 穷人 抬 她 们 走 上 好 几 公 里 。 而 后 者 却 仍 旧 保 持 着 古代 那 种 耐 心 、 愉 快 而 善 意 的 态 度 。如 同 每 个 尚 未 经 历 工 业 化 的 城 市 一 样 , 北 京人 日 出 而 作 , 日 落 而 息 。 白 天 光 彩 美 丽 , 夜 晚 了无 生 机 。 在 美 国 化 的 上 海 , 白 天 令 人 恐 惧 , 夜 晚则 借 助 那 些 黑 暗 中 闪 烁 的 霓 虹 灯 呈 现 出 一 种 虚 假的 美 丽 。《 人 民 报 》,1937 年 7 月 1 日IL CONFORMISTAPrimo capitoloNel tempo della sua fanciullezza, Marcello eraaffascinato dagli oggetti come una gazza. Forseperché, a casa, più per indifferenza che per austerità,i genitori non avevano mai pensato a soddisfare ilsuo istinto di proprietà; o, forse, perché altri istintipiù profondi e ancora oscuri si mascheravano in luida avidità; egli era continuamente assalito da vogliefuriose per gli oggetti più diversi. Una matita conil puntale di gomma, un libro illustrato, una fionda,un regolo, un calamaio portatile di ebanite, qualsiasinonnulla sollevava il suo animo, prima ad undesiderio intenso e irragionevole della cosa agognatae poi, una volta la cosa entrata in suo possesso, aduno stupefatto, stregato, insaziabile compiacimento.Marcello aveva in casa una camera tutta per luidove dormiva e studiava. Qui, tutti gli oggetti sparsisulla tavola o chiusi nei cassetti, avevano per lui ilcarattere di cose ancora sacre o appena sconsacratesecondo che il loro acquisto fosse recente o antico.Non erano, insomma, oggetti simili agli altri che sitrovavano in casa, bensì frantumi di un’esperienzada farsi o già fatta, tutta la carica di passione e dioscurità. Marcello si rendeva conto, a modo suo, diquesto carattere singolare della proprietà e, mentrene traeva un godimento ineffabile al tempo stessone soffriva, come di una colpa che si rinnovavacontinuamente e non lasciava neppure il tempo diprovarne rimorso.Tra tutti gli oggetti, però, quelli che lo attraevanodi più, forse perché gli erano proibiti, erano le armi.Non già le armi finte con cui giocano i bambini, ifucili di latta, le rivoltelle a detonazione, i pugnalidi legno, bensì le armi vere, nelle quali l’idea dellaminaccia, del pericolo e della morte non è affidataad una mera somiglianza di forme, bensì è ragioneprima e ultima della loro esistenza. Con la rivoltelladei bambini si giocava alla morte senza alcunapossibilità di provocarla davvero, ma con le rivoltelledei grandi la morte era non soltanto possibile maincombente, come una tentazione frenata dalla solaprudenza. Marcello aveva avuto qualche volta trale mani queste armi vere, un fucile da caccia incampagna, la vecchia rivoltella del padre che costui,un giorno, gli aveva mostrato in un cassetto, e, ognivolta, aveva provato un brivido di comunicazione,come se la sua mano avesse finalmente trovato unnaturale prolungamento nell’impugnatura dell’arma.Marcello aveva amici numerosi tra i bambinidel quartiere, e ben presto si era accorto che ilsuo gusto per le armi aveva origini più profonde eoscure delle loro innocenti infatuazioni militari. Essigiocavano ai soldati fingendo spietatezza e ferociama in realtà perseguendo il gioco per amore de1gioco e scimmiottando quei crudeli atteggiamentisenza alcuna vera partecipazione; in lui, invece,avveniva il contrario: era la spietatezza e la ferociache cercavano uno sfogo nel gioco dei soldati e,in mancanza del gioco in altri passatempi tuttiintonati al gusto della distruzione e della morte.In quel tempo Marcello era crudele senza rimorsoné vergogna, del tutto naturalmente, perché dallacrudeltà gli venivano i soli piaceri che non glisembrassero insipidi e questa crudeltà era ancoraabbastanza puerile per non destare sospetti in luistesso o negli altri. Gli accadeva, per esempio, discendere nel giardino, ad un’ora calda, in quell’iniziod’estate. Era un giardino angusto ma folto nel quale,in gran disordine, crescevano numerose piante ealberi abbandonati da anni al loro naturale rigoglio.Marcello scendeva nel giardino armato di un giuncosottile e flessibile che aveva strappato in soffitta daun vecchio battipanni; e per un poco si aggiravatra le ombre scherzose degli alberi e i raggi ardentidel sole, per i vialetti ghiaiati, osservando le piante.Sentiva che i propri occhi scintillavano, che tutto ilcorpo gli si apriva ad una sensazione di benessereche pareva confondersi con la generale vitalità delgiardino rigoglioso e pieno di luce, e si sentivafelice. Ma di una felicità aggressiva e crudele, quasivogliosa di misurarsi al paragone dell’infelicitàaltrui. Come vedeva nel mezzo di un’aiuola unbel cespo di margherite gremito di fiori bianchi egialli, oppure un tulipano dalla corolla rossa rittasul gambo verde, oppure ancora una pianta di calledagli alti fiori bianchi e carnosi, Marcello vibrava unsol colpo col giunco, facendolo fischiare per l’ariacome una spada. I1 giunco tagliava di netto fiori efoglie che cadevano pulitamente a terra presso lapianta, lasciando ritti gli steli decapitati. Provavacosì facendo, un raddoppiamento di vitalità, e quasiil compiacimento delizioso che ispira lo sfogo diun’energia troppo a lungo compressa; ma al tempostesso non sapeva che sentimento esatto di potenzae di giustizia. Come se quelle piante fossero statecolpevoli e lui le avesse punite e avesse insiemesentito che era in suo potere punirle. Ma il carattereproibito e colpevole di questo passatempo non gliera del tutto ignoto. Ogni tanto, quasi suo malgrado,rivolgeva sguardi furtivi alla villa, timoroso che lamadre dalla finestra del salotto o la cuoca da quelladella cucina potessero osservarlo. E si rendeva22 23

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