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4 - Società Chimica Italiana

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Settembre - Ottobre 2005Raffaella Seligardigine del mondo, mentre un altro tratto distintivo è la suaquantificazione, cioè l’applicazione della matematica allostudio dei fenomeni naturali. Se questo secondo punto èindiscutibile per quanto riguarda quelle che oggi chiamiamoscienze fisiche, risulta più problematico per la chimica,perché i corpuscoli non si potevano né vedere né misurare.Tuttavia, la concezione corpuscolarista fu veicolata,oltre che dal grande successo dell’opera di Lucrezio, anchedall’invenzione del microscopio (Meinel, p. 82), checonsentì di avvicinarsi un poco all’infinitamente piccolo:non si potevano vedere gli atomi, ma si poteva constatareempiricamente che anche dividendo una sostanza oltre lasfera del visibile ad occhio nudo essa manteneva le suecaratteristiche.Per quanto riguarda la concezione meccanicista, è benefare alcune precisazioni. Antonio Clericuzio (Clericuzio,p. 215) ha individuato almeno cinque possibili visioni dellastruttura della materia che erano pressoché contemporaneenel Seicento:1. teorie della materia puramente vitalistiche, che vedonola materia non corpuscolare, ma dotata di simpatie,antipatie, attrazioni, forze e poteri (per esempio,Paracelso);2. teorie vitalistiche che adottano qualche tipo di visionecorpuscolare: per esempio, il medico belga JanBaptista van Helmont (1579-1644), il quale adottò l’acquacome principio universale della materia, ma parallelamentemantenne anche la nozione dei seminarerum;3. teorie corpuscolariste che impiegano la nozione diforma come principio di organizzazione della materia(Daniel Sennert);4. teorie corpuscolariste che includono la nozione diprincipi attivi:a. la materia è attiva e il moto è una proprietà intrinsecadegli atomi (Pierre Gassendi)b. la materia non è attiva ma alcuni atomi sono statidotati da Dio di un potere plastico (RobertBoyle);5. teorie corpuscolari puramente meccanicistiche (RénéDescartes).In questo ultimo gruppo si può annoverare anche GalileoGalilei (1564-1642), che nel Saggiatore (1623) espose lafamosa distinzione tra proprietà oggettive (materia, posizione,figura) e proprietà soggettive (colore, sapore, odore,ecc.) dei corpi, derivate dalle prime e che risiedonoesclusivamente nel soggetto che percepisce (Bellone, pp.78-79). Queste proprietà verranno in seguito chiamate rispettivamentequalità primarie e qualità secondarie dalfilosofo inglese John Locke (1632-1704).Per meccanicismo in senso stretto si intende una concezionesecondo la quale tutto ciò che esiste è spiegabile intermini di materia e moto, cioè una concezione molto vicinaa quella di Leucippo e Democrito. Si noti che l’esistenzadel vuoto non è una condizione necessaria alcorpuscolarismo: il filosofo francese Réné Descartes, notocome Cartesio (1596-1650), ad esempio, ne rifiutava categoricamentel’esistenza. La preoccupazione fondamentaledi tutti i corpuscolaristi, e in particolare dei meccanicistiin senso stretto, indipendentemente dal loro appartenereall’area cattolica o a quella riformata, era di evitare qualsiasiaccusa di ateismo. La più a rischio in questo senso erala concezione meccanicistica di Cartesio, che identificavala materia con l’estensione e spiegava la struttura dell’universoesclusivamente in base alle leggi del moto. Lacritica fondamentale rivolta a Cartesio dai suoi contemporaneiera che il ruolo di Dio era limitato alla creazione dellamateria e della quantità di moto originaria: una volta messoin moto il tutto, Dio diventava inutile. La teoria deisemina rerum invece, attribuendo un potere plastico euna certa attività alla materia, dimostrava la costante presenzadella volontà divina nella creazione; i suoi fautorituttavia dovevano a loro volta guardarsi da accuse dipanteismo.Le ragioni per aderire alla filosofia corpuscolarista eranodi vario ordine: filosofico, epistemologico, teologico. Piùdifficoltose erano le ragioni sperimentali, per i motivi riportatisopra. La ragione considerata più decisiva fu elaborataper primo dal medico e alchimista tedesco DanielSennert (1572-1637), e prese il nome di reductio inpristinum statum (Hypomnemata physica, 1636) (Meinel,pp. 94-95). Sostanzialmente, si trattava di dimostrare che,facendo subire ad una sostanza numerose reazioni chimiche,era comunque possibile riottenerla nel suo stato originario(classici, in questo senso, furono gli esperimenticon il mercurio, che veniva precipitato e poi “rivivificato”,oppure con argento e oro in lega che potevano essereriottenuti separatamente grazie alla dissoluzione in acidiopportuni). Questo dimostrava che le sostanze avevanouna struttura particellare e che le particelle non erano passibilidi alterazione: ciò che veniva alterato era solo il loromodo di aggregarsi.Una concezione fondamentale, elaborata in particolare dalfilosofo francese Pierre Gassendi (1592-1655) e descrittanell’opera postuma Syntagma philosophicum (1658), contribuiràenormemente a definire il dominio della scienzachimica e a separarlo da quello della fisica: la molecola.Secondo Gassendi, le molecole sono corpuscoli nonpercepibili dai sensi, composti da diversi tipi di atomi;differiscono tra loro quindi a livello di struttura (Clericuzio,pp. 65-67). Gassendi spiegava le reazioni chimiche comead esempio le soluzioni e la loro saturazione in base allaforma delle molecole: quelle del soluto vanno a riempire ivuoti della stessa forma presenti nel solvente; quandotutti questi spazi vuoti sono pieni la soluzione è satura.4. Robert BoyleRobert Boyle (1627-1691) viene etichettato, nei libri di testo,come fisico o come chimico, a seconda del contestoin cui lo si vuole citare. Noto a fisici e chimici per la leggesui gas e forse per la sua filosofia corpuscolare, vieneconsiderato come un meccanicista e come uno dei padridella chimica moderna. In realtà, la chimica non si sviluppòdalla filosofia corpuscolare, ma da quella dei principi.Come si inserisce dunque Boyle in questo quadro, e qualefu il suo ruolo nello sviluppo della scienza?L’opera più nota del filosofo naturale irlandese è Il chimicoscettico (1661). Il titolo originale, The sceptical chymist:or chimico-physical Doubts & Paradoxes, Touching thespagyrist’s principles Commonly call’d hypostatical, Asthey are wont to be Propos’d and Defended by theGenerality of alchymists […] indica il programma cheBoyle ha in mente: criticare le filosofie chimiche degliaristotelici e dei paracelsiani, che qui vengono chiamatichimici o spagirici. Scritto in forma di dialogo, non è untrattato contro l’alchimia, come potrebbe sembrare (è notoche Boyle si occupava della possibilità della trasmutazionedei metalli e di altre tematiche di ricerca tipicamenteCnS - La <strong>Chimica</strong> nella Scuola103

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