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4 - Società Chimica Italiana

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Raffaella Seligardimente e per divina onnipotenza, tuttavia, a causa dellasua piccolezza e solidità, la natura non la divide effettivamentequasi mai. Tali particelle si possono, in questo senso,chiamare minima o prima naturalia.2. Che ci sono anche moltitudini di corpuscoli, che sonoformati dall’unione di parecchi dei suddetti minimanaturalia, il cui volume è così piccolo, e la loro adesionecosì fitta e stretta, che ognuna di queste piccole primitiveconcrezioni o grappoli [clusters] (se così posso chiamarli)di particelle, da sola non può essere distinta dai sensi, ebenché non sia assolutamente indivisibile per natura neiprima naturalia che la componevano o forse in altri piccoliframmenti; tuttavia, per le ragioni appena accennate, moltoraramente accade che siano realmente dissolte o spezzate,ma rimangono intere in una grande varietà di corpi sensibili,e sotto varie forme o travestimenti. (Boyle, “Sull’originedelle forme e delle qualità”, in Opere, pp. 330-331)Un esempio per quest’ultima affermazione è dato dai purganti,i cui grappoli di corpuscoli, se assunti da una balia,passano attraverso il suo latte nel corpo del neonato, provocandogli stessi effetti anche in quest’ultimo.Come giustamente ha sottolineato Antonio Clericuzio(Clericuzio, p. 137), se i prima naturalia sono dotati principalmentedi attributi fisici (o affezioni meccaniche, comele chiama Boyle: materia, moto, volume e figura), le proprietàfisiche e chimiche di un corpo, composto da grappolidi particelle, derivano invece dalla relazione tra le sueparti, cioè dalla natura della sua struttura interna (texture).Questa concezione è molto simile a quella di molecolaelaborata da Gassendi.5. ConclusioneNel Cinquecento era fondamentale trovare la giustificazionedell’esistenza dei corpuscoli, filosofica, epistemologicao teologica che fosse. Nel Seicento con la nascita dellascienza sperimentale, la ricerca di questa giustificazione siSettembre - Ottobre 2005spostò in laboratorio. Nella seconda metà del secolo, Boyleeseguì e riportò un gran numero di esperimenti nei suoiscritti, ma essi erano volti soprattutto a mostrare come le“affezioni meccaniche” potessero giustificare le proprietàchimiche dei corpi. Quindi con Boyle si passa dalle domande“esistono i corpuscoli? come sono?” alla domanda“come funzionano?”.Boyle fu un chimico, con una visione della struttura dellamateria che rappresentava una tra le possibili visioni presentinella sua epoca. Cartesio e Galileo, più strettamentemeccanicisti, si occuparono soprattutto di fisica, cioè diquella che Aristotele chiamava la scienza del moto. Boyle,partendo da una concezione analoga sui componenti ultimidella materia, cercò di spiegarne i comportamenti chimici,cioè quali fossero le proprietà e i comportamenti reciprocidelle sostanze, generalmente composte da grappolidi particelle, manipolate in laboratorio. Se dunque ilprogramma meccanicista si rivelò estremamente fecondoper la fisica (si pensi appunto a Galileo, Cartesio, Newton),non lo fu per la chimica. Il meccanicismo, per lo stessoBoyle, risultava insufficiente ai fini della spiegazione difenomeni chimici e soprattutto di fenomeni come la vita el’organizzazione del vivente.La nota affermazione di Thomas Kuhn, che ilmeccanicismo “proved a sterile and occasionally adverseintellectual climate for an understanding of the processunderlying chemical change” (Kuhn, p. 15), ha profondamenteinfluenzato anche le successive interpretazioni dell’operadi Boyle e la sua collocazione nella storia dellafisica o della chimica. Tuttavia, studi recenti hanno dimostratoche non è vero che Boyle fu un meccanicista insenso stretto, così come non è vero che ci fu una solafilosofia corpuscolare. Resta comunque il fatto che nelSettecento l’esistenza dei corpuscoli sarà data per scontatae relegata nei capitoli introduttivi dei libri di chimica,che si occupavano di elementi, principi e affinità, e saràsu queste linee di ricerca che si svilupperà successivamentela scienza chimica. (Meinel, pp. 102-103)BibliografiaABBAGNANO, NICOLA; FORNERO, GIOVANNI, Protagonisti e testidella filosofia, nuova edizione a cura di GIOVANNI FORNERO, Milano:Paravia Bruno Mondadori Editori, 2000.ABBRI, FERDINANDO (a cura di), Elementi, principi e particelle. Leteorie chimiche da Paracelso a Stahl, Torino: Loescher, 1980.ABBRI, FERDINANDO, “Le origini della chimica moderna”, in ROS-SI, PAOLO (a cura di), Storia della scienza moderna e contemporanea,Torino: UTET, 1988, pp. 343-373.BELLONE, ENRICO, Galileo: Le opere e i giorni di una menteinquieta, Milano, Le Scienze, 1998.BOYLE, ROBERT, Il chimico scettico. Il complesso itinerario dall’alchimiaalla chimica moderna, a cura di MARIANGELACHIAPPARELLI SBRANA, Roma; Napoli: Theoria, 1985.BOYLE, ROBERT, Opere, a cura di CLELIA PIGHETTI, Torino: UTET,1977.CIARDI, MARCO, Breve storia delle teorie della materia, Roma:Carocci, 2003.CLERICUZIO, ANTONIO, Elements, principles and corpuscles. Astudy of atomism and chemistry in the Seventeenth century,Dordrecht; Boston; London: Kluwer, 2000.KUHN, THOMAS, “Robert Boyle and structural chemistry in theSeventeenth century”, in Isis, 1952, vol. 43, pp. 12-36.MEINEL, CHRISTOPH, “Early Seventeenth-century atomism.Theory, epistemology, and the insufficiency of experiment”, inIsis, vol. 79, n° 296, 1988, pp. 68-103.CnS - La <strong>Chimica</strong> nella Scuola105

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