SCI - CRUPPO GIOVANIa cura di Francesca TurcoI polimeri coniugati e le loro applicazioninella vita quotidianaALESSANDRO FRALEONI-MORGERA*I polimeri coniugati sono materiali polimerici che hanno lapeculiarità strutturale di presentare nella catena principale(il cosiddetto “backbone”) una successione ordinata diun legame semplice ed uno doppio, lungo tutta la catena(Figura 1). In generale, in questi materiali la catena principaleè formata da atomi di carbonio, anche se esistonodiversi esempi di polimeri coniugati nel cui backbone sonoinclusi eteroatomi. Questa configurazione conferisce aipolimeri coniugati proprietà ottiche ed elettroniche simili aquelle dei semiconduttori inorganici, quali per esempioSilicio e Germanio, con una vera e propria struttura a bande,incluso un band gap (Figura 2) di entità variabile aseconda della struttura macromolecolare considerata.Figura 1 - Polimeri coniugati più comuni: (a) poliacetilene (PA);(b) politiofenene (PT); (c) Polipirrolo (PPy); (d) poli(pfenilenvinilene)(PPV); (f) polianilina (PANI); polifluorene (PF).Il prototipo di questa classe di polimeri è il poliacetilene(PA), che fu sintetizzato per la prima volta da G. Natta nel1958 [1]; a causa della sua instabilità all’ossigeno e dellasua scarsa processabilità (insolubile e infusibile), le sueproprietà vennero investigate però solo negli anni ‘70,quando in seguito ad una serie di studi condotti da Heeger,McDiarmid e Shirakawa il PA rivelò la sua natura disemiconduttore intrinseco. Fu proprio grazie a queste scoperteche i tre ricevettero, nel 2000, il premio Nobel per lachimica [2].Oltre al PA esiste una grande varietà di polimeri coniugati:tra questi possiamo menzionare il poli(p-fenilen-vinilene)(PPV), il politiofene (PT), il polifluorene (PF), la polianilina(PANI), il polipirrolo (PPy), nonchè una serie di derivatifunzionalizzati di queste strutture di base e di copolimeriderivanti in vario modo dalle strutture di base evidenziatein Figura 1.I polimeri coniugati possono essere utilizzati tal quali, ovverocome semiconduttori. In alternativa possono essere“drogati”, ovvero subire modifiche delle loro caratteristicheelettroniche per mezzo di metodi chimici o fisici.Nel primo caso il drogaggio (o doping) viene effettuatomediante aggiunta di un composto che estrae (drogaggiodi tipo p, in pratica un’ossidazione) o dona (drogaggio ditipo n, ovvero una riduzione) elettroni dalla/alla catenamacromolecolare. Attraverso questo procedimento la strutturaelettronica del materiale viene sensibilmente modificata,aggiungendo in pratica dei livelli elettronici situatiall’interno del bandgap. All’aumentare dell’entità deldrogaggio questi livelli si organizzano in vere e proprieminibande, che si fondono poi con le bande di valenza e diconduzione a livelli di drogaggio elevati (Figura 3), portandodi fatto ad una conduzione delle cariche elettriche ditipo metallico, fino a raggiungere conducibilità pari a quelledel rame [3].Esiste anche la possibilità di drogare i polimeri coniugatimediante metodi cosiddetti “fisici”, ovvero estraendo/aggiungendoelettroni dallo/allo scheletro principale senzacoinvolgere altre molecole. Questo può essere fatto peresempio mediante dispositivi elettronici, come transistorsa effetto campo (cosiddetti FETs), anche se il meccanismoesatto di funzionamento di questo tipo di drogaggio non èancora perfettamente chiaro.Grazie a questa loro versatilità, i polimeri coniugati trovanoquindi applicazione pratiche simili a quelle dei loro corrispondentiinorganici, in svariati settori tecnologici.Figura 2 - Struttura a bande in un sistema π esteso:a) Idealeb) RealeBV = Banda di valenzaBC = Banda di conduzioneBG = bandgap106* Dip. di <strong>Chimica</strong> Industriale e dei Materiali – Facoltà di <strong>Chimica</strong> Industriale, Università di BolognaViale Risorgimento 4 – 40136 Bologna.e-mail: fraleoni@ms.fci.unibo.itCnS - La <strong>Chimica</strong> nella Scuola Settembre - Ottobre 2005
Alessandro Fraleoni-MorgeraFigura 3 - Evoluzione del sistema di bande deipolimeri coniugati con l’aumentare del livellodi drogaggio. In questa figura è rappresentato ilcaso di drogaggio di tipo p (ossidazione), ma lostesso tipo di processo avviene anche per ildrogaggio di tipo n, in cui però le mini bandeintra-bandgap sono piene di elettroniIn particolare, quando questi materiali sono mantenuti nellostato semiconduttore possono essere utilizzati nella realizzazionedi schermi piatti per telefonini e computer,transistors ed altri componenti elettronici, cellefotovoltaiche plastiche, materiale attivo in laser portatili.Sotto forma drogata sono invece usati invece comeantistatici (per esempio in tappeti), per schermature elettromagnetiche(per es. in schermi per computer) o inibitoridi corrosione (in vernici).Pur avendo già trovato applicazioni commerciali, i polimericoniugati non sempre sono stabili nel tempo all’ambientee/o alle radiazioni luminose, anche se i meccanismi di degradazionesono in buona parte noti o comunquegovernabili. Le applicazioni pratiche di questi materialidipendono quindi dalla possibilità di realizzare architetturemacromolecolari adatte all’applicazione desiderata, equesto è possibile grazie alla chimica organica di sintesi,che permette di realizzare strutture monomeriche desiderateda polimerizzare in seguito. Per esempio, è noto che nelPPV uno dei punti di attacco del processo difotoossidazione, che genera specie radicaliche reattive responsabilidella distruzione dei legami coniugati e quindidelle proprietà elettroniche del polimero, è il sito dei protonibenzilici (Figura 4a). Realizzando polimeri in cui questaposizione è resa non reattiva (Figura 4b), si ottengonoperciò varietà di PPV stabili anche alla fotoossidazione.Un altro interessante esempio di come sia possibile sfruttarela conoscenza della chimica organica, in questo caso abbinataa quella della chimica fisica, è invece rappresentatodalla regolazione della lunghezza d’onda di emissione deipolitiofeni. È infatti stato verificato che questo parametro,di fondamentale importanza per le applicazioni nel settoredella realizzazione di schermi piatti polimerici, dipende strettamentedal cosiddetto “grado di coniugazione” della catenapolimerica, ovvero dal grado di sovrapposizione spazialedegli orbitali π lungo la catena principale.Tale parametro, nel caso dei politiofeni, può essere facilmentevariato agendo sulla mutua coplanarità degli anellitiofenici, che può a sua volta essere variata in funzione delgrado di rotazione degli anelli lungo il legame σ che congiungedue unità consecutive nel polimero. Realizzandoconfigurazioni strutturali opportune (Figura 5a), si riesce a“forzare” il sistema ad assumere conformazioni con anellisuccessivi più o meno coplanari (Figura 5b), riuscendo alimitare (o ad aumentare, se la configurazione strutturale èstata correttamente disegnata) il grado di coniugazionedel sistema.In conclusione i polimeri coniugati sono materiali che, purFigura 4 - PPA con protoni benzilici (a) e senza protoni benzilici reattivi (b)Figura 5 - a) diade tiofenica in cui le catene alchiliche sostituenti sono in posizione cosiddetta “testa a testa”, che introduce un fattoredi tensione sterica tra i due anelli consecutivi; b) effetto di questa configurazione sul grado di mutua rotazione degli anelli tiofeniciconsecutivi nella catena amcromolecolare.107Settembre - Ottobre 2005CnS - La <strong>Chimica</strong> nella Scuola