<strong>Campo</strong> de’ <strong>fiori</strong> 13tenta di contattare telefonicamente lostesso Tagliaferri, ma riceve una notiziadel tutto inaspettata, il pittore è morto.Poco più tardi, nella sua automobile, il professoretrova il medaglione che qualcheora prima indossava la modella Lucia,quindi si precipita presso lo studio diTagliaferri, dove però l’attende una rivelazioneancora più sconvolgente, il pittoreromano è si morto, ma ben cento anniprima. Egli apprende questa notizia da unanziano colonnello in pensione, ultimodiscendente della famiglia Tagliaferri, cheabita a Via Margutta, proprio a fianco diquello che era stato lo studio del pittore. Ilcolonnello parla a Forster del suo antenatomorto in giovane età in circostanzemisteriose, Lucia, la sua bella modella eamante, sconvolta dalla prematura scomparsadell’uomo, si uccise il giorno dopo,e, si racconta, che il suo fantasma si aggiraancora per le stanze dello studio abbandonatodi Via Margutta; Forster, peraltro,è certo di aver incontrato Lucia, che nonera un fantasma, ma una ragazza in carneed ossa. Il professore torna in albergo,dopo aver seguito il consiglio del colonnellodi visitare il Caffè Greco, dove, nellostorico locale, lo attende una nuova altrettantosconcertante scoperta, l’autoritrattodel pittore Tagliaferri che gli somiglia inmaniera incredibile. Poco più tardiLancelot Edward Forster riceve una telefonatache lo invita a recarsi presso il cimiterodegli inglesi, all’ombra della PiramideCestia. Qui un’apparizione misteriosa loconduce verso la tomba del pittore MarcoTagliaferri nato il 28 marzo 1835, ossia lostesso giorno in cui è nato Forster, ma diun secolo prima. E’ questo uno sceneggiatoche si sente nella pelle. Il tema trattatoè infatti inusuale: si parla di occultismo, diesoterismo, perfino di reincarnazione e l’alonedi magia e mistero creato è tale dasuggestionare gli spettatori, anche perché,alla fine del racconto, Forster, alla“Taverna dell’Angelo” in Trastevere, trovaLucia, che gli confida che egli è sopravvissutosoltanto perché Il Segno delComando è già in suo possesso. Questo èinfatti il medaglione trovato sul sedile dellasua macchina. Il racconto si chiudelasciando nello spettatore il magico dubbiosu Lucia: la ragazza è un essere vivente oun fantasma? Arricchito da un motivo conduttoredal titolo: Cento campane, unbrano musicale destinato ad un grandesuccesso, Il Segno del Comando è un’operache ha saputo esaltare appieno il fascinodi Via Margutta, una breve e strettastrada rimasta inalterata malgrado il trascorreredel tempo, con i suoi cortili, i suoibalconi, il suo verde ed i suoi caratteristiciangoli, che contribuiscono a darle unosapore speciale, quello di una Roma d’altritempi. In questa strada c’è la caratteristicaFontana degli Artisti, una originale fontaninaa base triangolare, realizzata nel1927, inserita in un arco marmoreo suparamento murario, costituita da un insiemeallegorico di cavalletti, tavolozze,maschere, pennelli e compassi da scultore;i due mascheroni centrali, uno triste el’altro allegro, stanno lì a ricordare l’eternoe alterno stato d’animo degli artisti. ViaMargutta è stata ricordata anche da LucaBarbarossa che a questa stradina ha dedicatola poesia che qui ripropongo:Sta cadendo la notte sopra i tetti di Roma,/ tra un gatto che ride e un altro chesogna di fare l’amore, / sta cadendo lanotte senza fare rumore.Sta passando una stella sui cortili di Roma/ e un telefono squilla, nessuno risponde auna radio che parla, / è vicina la notte,sembra di accarezzarla.Amore vedessi com’è bello il cielo a ViaMargutta questa sera, / a guardarlo adessonon sembra vero che sia lo stesso cielo/ dei bombardamenti, dei pittori, dei giovanipoeti e dei loro amori / consumati dinascosto in un caffè.Amore vedessi com’è bello il cielo a ViaMargutta insieme a te, / a guardarlo adessonon sembra vero che sia lo stesso cielo/ che ci ha visto soffrire, che ci ha vistopartire, che ci ha visto …Scende piano la notte sui ricordi di Roma,/ c’è una donna che parte e un uomo checorre, forse vuole fermarla, / si suicida lanotte, non so come salvarla.Amore vedessi com’è bello il cielo a ViaMargutta questa sera, / a guardarlo adessonon sembra vero che sia lo stesso cielo/ dell’oscuramento e dei timori, dei giovanisemiti e dei loro amori / consumati dinascosto in un caffè.Amore sapessi com’era il cielo a Romaqualche tempo fa, / a guardarlo adessonon sembra vero che sia lo stesso cielo lastessa città, / che ci guarda partire e volercibene, / che ci guarda lontani e di nuovoinsieme, / prigionieri di questo cielo, diquesta città, / che ci ha visto soffrire, checi ha visto partire, che ci ha visto …Si suicida la notte non so come salvarla.“Cento Pittori a Via Margutta” è uno degliappuntamenti pittorici più famosi di Roma,la rassegna è un interessante appuntamentoper appassionati d’arte che rende lacaratteristica strada una galleria d’arteall’aperto. L‘ingresso gratuito è aperto atutti, é questa infatti una “Mostra di strada”e in questa occasione Via Margutta sitrasforma in un’immensa galleria d’arte acielo aperto e i suoi vicoli fanno da cornicealle numerose opere: dipinti a olio,disegni, sculture e acquerelli, realizzati daartisti provenienti da ogni parte delmondo.
14<strong>Campo</strong> de’ <strong>fiori</strong>BASTARDI SENZA GLORIAdiMaria CristinaCaponiInglourious Basterds,Usa- Germania, 2009.Genere: azione; regia:Quentin Tarantino;sceneggiatura: QuentinTarantino; interpreti:Brad Pitt, Eli Roth,Michael Fassbender,Christoph Waltz,Diane Kruger, DanielBrühl, Til Schweiger,Mélanie Laurent, B. J.Novak, Samm Levine, ClorisLeachman, Mike Myers, Julie Dreyfus,Paul Rust, Rod Taylor, Maggie Cheung,Christian Berkel, Léa Seydoux, JackyIdo, August Diehl, Richard Sammel;fotografia: Robert Richardson; montaggio:Sally Menke; scenografia: DavidWasco, Sandy Reynolds-Wasco; costumi:Anna B. Sheppard; distribuzione:Universal Pictures; durata: 160 minuti .In Bastardi senza gloria, QuentinTarantino riporta fatti di cronaca delnostro passato, declinando l’oggettivitàdegli eventi a possibili alternative. Senzaaddentrarci troppo sulla legittimità del suooperato, possiamo rassicurare che lo sberleffodel regista riguardo a immaginari episodidella seconda guerra mondiale assurgealla stregua di una mera aneddotica dafumetto: insomma, una profanazionesguaiata molto simile all’atto di assegnareun paio di baffetti alla Gioconda. L’ultimafatica tarantiniana si può definire come unsaggio postmoderno per una storia diversa,dove lo spettatore accede a una dimensionesimulacrale, uno spazio di legittima fantasiain grado di dare luogo a un corto circuitodestabilizzante in cui la realtà non può nonsoccombere. Per questo il conflitto terminanel 1944, anziché nel 1945 e, addirittura,dobbiamo renderne merito a Brad Pitt!C’era una volta nella Francia del 1941 ilnazista colonnello Landa (ChristophWaltz), alias “il cacciatore di ebrei”, (unepiteto conquistato sul campo per “merititrascorsi”) che stermina una famiglia di contadiniebrei, risparmiando la vita alla giovaneShosanna Dreyfus (Mélanie Laurent).Ritorno al futuro tre anni più tardi: ritroviamola stessa Shosanna sotto mentite spoglie,proprietaria di un piccolo cinematografonella Parigi occupata dai Tedeschi.Infatuatosi di lei, il valoroso eroe Bridgetvon Hammersmark (Daniel Brühl) suggerisceal ministro per la propaganda del IIIReich Joseph Goebbels di scegliere il suoesercizio per la prémiere del film propagandisticoL’orgoglio della nazione, una pellicoladi cui è protagonista oltre a esserne ildiretto ispiratore. Tutto questo pur di farcapitolare la donna tra le sue braccia dacecchino. Inaspettatamente, il capo deldicastero per il proselitismo ariano accetta.La fanciulla potrà così mettere in atto il suodesiderio di vendetta, che si traduce inprassi nel momento esatto in cui decide diusare come arma per il suo regolamento diconti la scintilla - simbolica e al contemporeale - che scaturisce dal nitrato d’argento.Lo stesso leitmotiv del castigo e punizioneai danni dei fanatici nazionalsocialisti vieneripreso nella storia parallela dominata dallafigura dei “bastardi”, una schiera di arditicomposta da ebrei americani e da ex ufficialitedeschi che, dovendo scegliere se rinnegarela propria patria e la vanagloria diservire un falso ideale, hanno optato per ilpercorso più difficile. Nell’ipotetico pronipotedi Toro Seduto, lo spocchioso tenenteAldo Raine (Brad Pitt), i guerrieri riconosconoil loro duce e a lui debbono centoscalpi tedeschi… a testa. Aiutati da unadiva teutonica doppiogiochista (DianeKruger) e da un critico cinematografico(Michael Fassbender) al servizio di SuaMaestà, i Bastardi daranno luogo alla cosiddetta“Operazione Kino”, ovvero far saltarein aria la sala cinematografica di Shosanna,facendo fare a Hitler, Goebbels, Goering e atutto il terzo Reich al completo la fine deltopo. Il piano della giovane ebrea recheràostacolo al proposito dei sanguinari guerriglieri?La missione dei Bastardi andrà inporto? Stermineranno i nazisti senza pietà?Non riducetevi semplicemente a immaginarequeste possibilità, prendete posto davantial grande schermo bianco e saprete comeandrà a finire. Un’idea di cosa voglia significareessere un cinefilo ce la fornisce lo stessoTarantino, un autore che per la sua ultimapellicola ha ripreso, storpiandolo, il titolointernazionale del film Quel maledettotreno blindato (1978) del nostro Enzo G.Castellari. La professione di Shosanna vadirettamente posta in relazione con quella diTarantino: entrambi alternano pulsioni diamore venerante e furia profanatrice neiconfronti della settima arte. Sebbene l’anarchicocineasta definisca il suo lungometraggioun “bunch of guys on a mission-movie”a imitazione di un cult come Quella sporcadozzina, i critici hanno etichettato Bastardisenza gloria un «jewish revenge-movie»,ossia un film in cui gli ebrei infliggono unalancinante punizione ai propri avversari. Delresto, particolarmente illuminante apparel’asserzione del regista Eli Roth, che haaccettato di calzare i panni del sergente statunitenseDonowitz per far piacere aTarantino, amico di vecchia data e compagnodi scorribande cinematografiche («Iosono ebreo e da bambino sognavo di farfuori tutti insieme quelli là, lo chiamavo “lamia fantasia kosher”»). Una curiosità: il“film nel film” dal titolo L’orgoglio dellanazione è stato diretto proprio da lui. La leggendavuole che la gestazione diInglourious Basterds, interessante come ilfilm finito, si sia protratta per ben una decinadi anni, un considerevole lasso di tempoche l’autore ha trascorso chino sulla suamacchina da scrivere, a mettere nero subianco la sceneggiatura finale, battendo itasti con un solo dito senza avere idea dicome andasse a finire. A quanto pare, latenace lotta tra parole e immagini ha dato isuoi frutti, permettendo al film di superare i114 milioni di dollari negli Stati Uniti, solodopo sei settimane di programmazione. Dapoco la pellicola è uscito anche nel circuitonazionale, naturalmente nella versione doppiataa cura della pur brava Fiamma Izzo.Eppure scegliere se andare a vedere legesta dei Bastardi in lingua originale con isottotitoli o nell’improbabile adattamento auso e consumo del pubblico italiano non èuna preferenza per i soli estimatori del cinema,un’arte nuova di zecca e tutta tecnologica,giacché i dialoghi del film sono uncoacervo di idiomi tedeschi, inglesi, francesie, perfino, italiani del tutto annientati nellaversione doppiata. Peccato, perché tutto ciòaveva un ruolo importante e un significatoetnico nel caratterizzare le diverse caratterizzazionivocali dei personaggi. Per quantoriguarda gli attori, è praticamente impossibileaffermare chi fra gli interpreti del riccocast colpisca l’attenzione dello spettatorepiù degli altri. In un ipotetico palio, però, ilprimo premio sarebbe vinto di sicuro daChristoph Waltz, attore austriaco insostanza semisconiusto da noi, che riesce,grazie a un gioco di sfumature, nell’ingratocompito di rendere simpatico un colonnellodelle S.S.