Febbraio10 <strong>2010</strong>Angelo BottaroUn avvocato difensore cinico e spregiudicato,la disponibilità di molto danaro, influenze che contanopossono far pendere il piatto della bilanciadella dea bendata dalla parte sbagliata.“E’ una compito terribile dovere giudicare!Troppe cose comporta. Io so che voi state pensandocome essere giusti, come essere trasparenti,come essere imparziali, come essere indulgenti,umani, ma allo stesso tempo giusti”.Sono le paroletestuali con le quali l’avvocato Frank Galvinsi rivolge ai dodici giurati che devono pronunciarsiin una causa intentata contro un medicoe un anestesista dell’Ospedale Santa Caterinadi Boston accusati di una negligenza molto grave,che ha portato alla morte il nascituro e allostato vegetativo la partoriente.L’avvocato Frank Galvin deve vedersela con EdConcannon , il miglior avvocato sulla piazza, fortedi importanti conoscenze, con una condizionanteinfluenza sul giudice e per giunta supportatoda uno stuolo di legali e da mezzi illimitati.<strong>In</strong> unasocietà assai simile alla nostra, che vive tra pauree ipocrisie, dove la verità fatica sempre a venirea galla, dove le ingiustizie e le prepotenzedei ricchi e dei potenti sembrano inevitabili, l’esitodella causa appare scontato : tutto congiuracontro Frank Galvin e la parte lesa, che fino all’ultimosembrano fatalmente destinati a soccombere.Ma questa volta non si tratta della realtà, ma dellavicenda appassionante del film di Sidney Lumet“Il verdetto”. Questa volta la giuria sopperisceai colpi bassi , agli imbrogli, alle menzogne, aimezzi illeciti, alla professionalità distorta , al cinismo, ai cavilli legali e ai formalismi, alla potenzadel denaro : i giurati inopinatamente pronuncianoalla unanimità un verdetto che vede la giustiziatrionfare.Il cinema e la fiction televisiva cihanno abituato a clamorosi colpi di scena e quandotutto sembra irrimediabilmente perduto eccoche la verità trionfa, rendendo giustizia al debole,all’indifeso, al perseguitato.La realtà ovviamente è diversa : basta rimanereentro i confini del nostro Paese per scorrereun elenco di ingiustizie e di sentenze dubbie,discutibili, da mettere i brividi e da scoraggiarechiunque.“L’assoluzione scandalosa di ladri dimilioni ha arrecato purtroppo una triste reputazioneal nostro Paese e ha dimostrato alle classipovere che le leggi penali non raggiungonoin Italia i grossi delinquenti.Ora si aggiungerà la prova che i grossi delinquenti,oltre ad essere assolti, possono con i milionirubati far processare coloro che li avevanodenunciati e messi in carcere”. Sono le paroletestuali che Giovanni Giolitti, in veste di capodel Governo, scrisse al re Umberto I a seguitodella assoluzione di tutti i responsabili dello storicocrack finanziario della Banca Romana.Dopo queste indignate e tremendamente attualiconsiderazioni lo stesso Giovanni Giolitti fu coinvoltonello scandalo e grazie al fatto che era unimportante uomo politico non fu perseguito erestò a sua volta impunito.Se volgiamo lo sguardo a quel che accade davveronelle aule dei tribunali, a chi vive nel mondoreale e chiede giustizia ancora oggi ci imbattiamoin una serie intollerabile di ingiustizie : nulladi nuovo sotto il sole. Problema terribile quellodella ingiustizia, che legislatori, politici, magistrati,giuristi e filosofi nel concreto tendono adevitare parlando d’altro: di garantismo, di principie di dogmi, di diritti sacri ed inviolabili, diriforme e così via. Che fare?Le possibili risposte sono fallaci: quella dell’occhioper occhio dente per dente , che reagendo almale con il male non fa che aumentare il malecomplessivo; quella della pena, che punisce, manon rieduca e non ripara; quella del risarcimentoche non riporta in vita una persona cara o nonrimargina una ferita profonda.Sono fallaci, in realtà, tutte le risposte, per il solofatto che sono risposte e , quindi , arrivano sempredopo, quando ormai è troppo tardi.“Nella vita per lo più ci sentiamo smarriti : ti pregoDio dimmi che cosa è giusto, dimmi che cosaè vero! Ma non c’è giustizia sulla terra : il riccovince, il povero è impotente.Siamo stanchi di sentire menzogne e con il tempoincominciamo a morire dentro. Morti sì, considerandonoi stessi un po’ come le vittime, identificandocie confondendoci con esse.Diventiamo deboli, rassegnati, sconfitti e finiamocol dubitare di ogni principio e di ogni certezza.Dubitiamo delle nostre istituzioni e dubitiamodella legge.Perché la giustizia non può essere un codice,non può essere un giudice, non un avvocato,non una statua di marmo con una spada ed unabilancia : questi sono solo simboli del nostro desideriodi giustizia, perchè la giustizia è ben altracosa”.Con queste parole si conclude l’arringa finaledell’avvocato Frank Galvin, in tutta evidenza delusoe rassegnato ad un esito sfavorevole. Ma igiurati non pronunciano un verdetto di condannaperché non si lasciano trarre in inganno da artificie da manipolazioni della legge formalmentecorrette, ma tengono conto esclusivamentedella loro coscienza e del loro intimo desideriodi giustizia e di verità.Se perciò , malgrado tutto e nonostante tutto,anche noi vogliamo continuare ad aver fede nellagiustizia dobbiamo e possiamo sempre agiresecondo il nostro cuore, secondo la nostracoscienza, secondo la nostra capacità di amare,uniche risorse che ci restano per ridurre eannullare l’infinito egoismo che separa gliuomini, la uguaglianza dalla ineguaglianza, lagiustizia dalla ingiustizia, l’interesse personalee la menzogna dalla verità : la verità è dentrodi noi e , se lo vogliamo, non può essere vintada nessuno e in nessun modo.Senza la capacità di amare, cioè senza la capacitàdi uscire da noi stessi e andare incontro all’altro,al più debole, all’emarginato, alla vittima diun sopruso o di un reato restano poche speranzeperché la legge sia davvero eguale per tutti : perquanto difficile nessuno di noi dovrebbe esimersidal compiere il passo dell’amare, per una societàpiù umana e più giusta.
Febbraio<strong>2010</strong>11 febbraio <strong>2010</strong>11Mons. Giovanni Ghibaudo*Nella circostanza della celebrazione della18° Giornata mondiale del MalatoSi ricorda l’importanza che la Chiesa deve avere verso il sofferente, e che non si deve limitarsia questa ricorrenza ma, si fa obbligo e dovere di tutta la comunità a partecipare edessere vicina a quelli che soffrono nel corpo, ad immagine di Cristo il quale, “passòbeneficando e sanando tutti coloro che erano nel dolore fisico e morale”. Per questaricorrenza anche il Santo Padre Benedetto XVI, sempre sensibile al problemadella sofferenza, ne da un grande esempio in tutte le circostanze, come nelle udienzedel mercoledi, avvicinandosi e benedicendo e confortando i sofferenti, edincoraggiando coloro che prestano il loro sostegno. Il messaggioannuale che il Santo Padre ha rivolto a tutta la Comunità cristianae, soprattutto, agli operatori pastorali, alleparrocchie, alle comunità religiose che spesso,presi dai loro servizi, si dimenticano di visitarei malati della parrocchia e non. Il Santo Padreper questa giornata si rifà al <strong>Concilio</strong> Ecumenico<strong>Vaticano</strong> <strong>II</strong> che afferma ”Voi tutti che sentitepiù gravemente il peso della Croce, essi dissero…Voi che piangete… Voi sconosciuti deldolore riprendete coraggio: voi siete i prefertidel Regno di Dio, il Regno della speranza dellafelicità e della vita; siete i fratelli del Cristo sofferente; e con lui, se lo volete, voi salverete il mondo (Ench. Vat., I n. 523) Mi è caro ricordare figuredi sacerdoti i quali, pur con tante occupazioni della parrocchia, non si sono mai dimenticate quotidianamente a dare e portare conforto ai malati, adesempio Padre Italo Laracca, di cui nei mesi scorsi questa rivista ne ha portato in risalto la figura, che ogni giorno nel pomeriggio si recava presso imalati dell’Ospedale a dare loro una parola di conforto e di sollievo, e così pure altri sacerdoti. Vorrei anche ricordare la grande figura del compiantoVescovo Martino Gomiero, il quale tutti i mesi mi chiamava e si faceva accompagnare a visitare e dire una parola di conforto e di saluto ai malati dellaClinica. Vorrei sottoporre alla vostra attenzione una poesia che una ammalata dell’Hospice San Raffaele ha scritto in occasione del 25° anno diPontificato di S.S. Giovanni Paolo <strong>II</strong>, mettendo in risalto la sofferenza di cui Egli, con la sua persona, visitando portava. Si auspica che le parrocchie,in questa circostanza, impartiscano a chi lo desidera, malati e non, il Sacramento dell’Unzione dei Malati. Nel ringraziare la sensibilità di coloro che sisentono vicino ai sofferenti, auguro ogni bene.*Delegato della Pastorale SanitariaLa tenda di Dio inmezzo a noi!Don Corrado FanfoniTra le più grandi consolazioni di noi cristiani c’èla certezza che «Il Verbo si è fatto carne ed haposto la sua dimora in mezzo a noi» (cfr Gv 1,14) e <strong>questo</strong> appare più vero in un momento difficilecome quello che stiamo vivendo, immersi inun clima di preoccupazione e sofferenza per laChiesa sparsa sulla terra: mi riferisco al drammadel terremoto ad Haiti e ai vari cristiani perseguitatie uccisi a causa della fede nel mondo. Vedere questinostri fratelli non perdere la fiducia in Dio e continuarea cercarlo (senza chiese dove poter pregare,a volte senza famiglia e senza la possibilitàdi poter esprimere pubblicamente la propria fede)ci spinge a fare la nostra parte per trovare anchenoi il tempo, il luogo e soprattutto la voglia di incontrareil Maestro che è sempre pronto a vivere inmezzo a noi. Dopo l’esperimento/esperienza dell’annoscorso il Servizio Diocesano di PastoraleGiovanile ripropone l’esperienza della Tenda Eucaristicadandole una “veste” nuova. Con l’equipe abbiamodeciso di allargare in modo ufficiale a tutti l’esperienzadell’Adorazione Eucaristica in un tendonedove si alterneranno membri della nostra chiesadiocesana. <strong>In</strong> modo particolare abbiamo decisodi coprire le ore di preghiera (circa 3 per ognipomeriggio) da diverse fasce d’età per ciascun giorno:bambini, adulti, giovani. Come equipe collaboreremocon gli uffici e equipes diocesane competenti:equipe ACR e Uff. Catechistico, Uff. perla Pastorale Familiare e Centro DiocesanoVocazioni, equipe ACG e varie realtà giovanili presentinelle parrocchie. Il nostro desiderio è quellodi poter vivere nella prima parte della Quaresimaun tempo di preghiera e riflessione dal sapore fortementeecclesiale per riportare nelle nostre singolerealtà la forza di chi si è ritrovato con fratelli(anche non conosciuti personalmente) perincontrare l’Unico Signore che ci porta ancora lasalvezza. Durante i tre pomeriggi saranno a disposizionedei sacerdoti per vivere il Sacramentodella Riconciliazione.Certo della partecipazione e dell’impegno di tuttie di ciascuno vi presento il programma dell’iniziativa:Tenda Eucaristica DiocesanaTensostruttura, Valmontone(via dell'Outlet, dopo il 118)mercoledì 3 marzo dalle ore 15.00-19.00:preghiera dei bambinigiovedì 4 marzo dalle ore 15.00-19.00:preghiera per gli adultivenerdì 5 marzo dalle ore 15.00-19.00:preghiera per i giovani. Solo<strong>questo</strong> incontro si concluderà con la Via Crucisper le vie della città e i partecipanti sono invitatia vivere l'esperienza del digiuno.