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In questo numero: Concilio Vaticano II 2009-2010 - Diocesi ...

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Febbraio8<strong>2010</strong>1° gennaio <strong>2010</strong>: 43^ Giornata mondiale della Pace.“Se vuoi coltivare la pace, custodisci il creato”è il messaggio di Benedetto XVIStanislao FioramontiIl documento, scritto l’8 dicembre <strong>2009</strong> e resonoto il 15, affronta il tema della minaccia ecologicaincombente e della responsabilità versoi poveri di oggi e gli uomini delle generazionifuture.Le parole del papa si rifanno a due testi chegià hanno discusso il tema, uno di GiovanniPaolo <strong>II</strong> per la Giornata della Pace del 1990,un altro dello stesso Ratzinger molto più recente,e cioè l’enciclica “Caritas in Veritate” (nn.48-50).Sono parole – ha affermato presentandole ilcard. Renato R. Martino, Presidente uscentedel Pontificio Consiglio della Giustizia e dellaPace – che rigettano i due estremi dell’egocentrismo,che consentirebbe all’uomo ditiranneggiare il creato, e dell’ecocentrismo, chepriverebbe l’uomo della sua superiore dignità.Sono parole che inveceinvitano a una“revisione profonda elungimirante del modellodi sviluppo”, acambiare stili di vitae a combattere sprechie opulenze, conun percorso che deveessere di profondoequilibrio tra Dio, l’umanitàe il creato.E’ un messaggio lungo(14 paragrafi),del quale evidenzieremobrevemente ipunti “critici”, ricordandocome premessa certidati sugli sprechi alimentariforniti dallostesso card. Martino,e cioè che nei Paesiricchi viene sprecatoil 30% degli alimenti,il 40% negli USA, il40% a Natale in tuttii Paesi sviluppati.Solo in Italia ogni annorestano invendute einutilizzate 240.000 tonnellatedi alimenti, paria oltre 1 milione dieuro.La somma darebbe trepasti al giorno a600.000 persone! Sono dati che indicano, tral’altro, l’importanza dell’educazione, a partiredalle famiglie.Proprio perché la crisi ecologica (cambiamenticlimatici, desertificazione, inquinamento delleacque ecc.) è fortemente connessa al concettodi sviluppo e al rapporto dell’uomo coni suoi simili e con il creato, dice il papa, è saggiauna revisione profonda e lungimirante delmodello di sviluppo.“L’umanità ha bisogno di un profondo rinnovamentoculturale”, di riscoprire i valori fondamentali,di un modo di vivere improntato allasobrietà e alla solidarietà.Le comunità internazionali e i governi nazionalidevono contrastare i sistemi dannosi diutilizzo dell’ambiente, tenendo presenti semprela solidarietà verso le regioni più poveree l’attenzione verso le future generazioni.La solidarietà universale e inter-generazionalesono infatti un dovere. Le società tecnologicamenteavanzate, prosegue Benedetto XVI,devono favorire comportamenti di sobrietà, riducendoil proprio fabbisogno energetico e migliorandonel’utilizzo, e devono poi favorire la ridistribuzioneplanetaria delle risorse energetiche.Lo sviluppo integrale dell’uomo infatti nonpuò aver luogo senza lo sviluppo solidale dell’umanità.Ma se da un lato occorre sviluppare forme dienergia pulita ed efficace, dall’altro “è necessariouscire dalla logica del mero consumo perpromuovere forme di produzione agricola e industrialerispettose del creato e soddisfacenti pertutti”.Il tema del degrado ambientale chiama in causai nostri comportamenti e induce a sceglierenuovi stili di vita, meno dannosi di quelli attualmentedominanti, e più attenti all’impiego delprincipio della sussidiarietà.Anche la Chiesa ha una responsabilità per ilcreato, legata al suo compito di difendere eproteggere l’uomo;quando in una societàè rispettata l’ecologiaumana, ne traebeneficio anche l’ecologiaambientale.Ma se la natura bellae armoniosa producebenessere fisicoe psichico all’uomo,non si deveperò assolutizzarla(ecocentrismo), perchéla persona restacomunque più importante;è giusta inveceuna posizione diequilibrio, con l’uomoche deve custodirela natura senzaabusarne.<strong>In</strong> conclusione ilmessaggio papaleafferma che “se vuoicoltivare la pace,custodisci il creato”;ribadisce cioè ilrapporto inscindibiletra Dio, uomo e creato,e riafferma che proteggerel’ambientenaturale per costruireun mondo di paceè dovere di ognipersona.

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