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In questo numero: Concilio Vaticano II 2009-2010 - Diocesi ...

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Febbraio22 <strong>2010</strong>Fabricio CellucciIl passaggio dalla paura alla gioia di amare, cheogni prete è quotidianamente chiamato a realizzarenella propria vita, è possibile ad una sola condizione:lasciarsi formare dal ministero e trovarenel ministero la via di santificazione, testimoniandoquella carità pastorale che conforma il presbiteroal cuore di Cristo, buon Pastore. “Così ogni gestoministeriale, mentre conduce ad amare e a servirela Chiesa, spinge a maturare sempre più nell’amoree nel servizio a Gesù Cristo Capo, Pastoree Sposo della Chiesa, un amore che si configurasempre come risposta a quello preveniente, liberoe gratuito di Dio in Cristo. A sua volta, la crescitadell’amore a Gesù Cristo determina la crescitadell’amore alla Chiesa: «Siamo vostri pastori(pascimus vobis), con voi siamo nutriti (pascimurvobiscum). Il Signore ci dia la forza di amarvia tal punto da poter morire per voi, o di fatto ocol cuore (aut effectu aut affectu)» 1 .Queste sono le parole che in un articolo esprimevadon Tonino Ladisa, rettore del seminario diMolfetta e vice-direttore del CNV, che ho sceltoper introdurre <strong>questo</strong> articolo che vuole raccontarvila bella esperienza ecclesiale del convegnonazionale vocazioni.<strong>In</strong>sieme con me c’erano anche Teodoro Beccia(seminarista della nostra diocesi nel I teologia) ealtri due seminaristi nostri compagni di classe alseminario di Anagni: Dario Giustini ( diocesi di Tivoli)e Francesco Gazzelloni (diocesi di Latina-Terracina- Sezze e Priverno). <strong>In</strong> questi giorni diincontro e di riflessione Il ruolo della testimonianzaè stato il soggetto delle riflessioni che ci sono stateproposte ai seminaristi, rettori e direttori dei varicentri diocesani e regionalivocazioni di tutta Italia. <strong>In</strong> quellebelle giornate siamo stati guidatidal card. Bagnasco, presidentedella Cei, da S. Ecc. Mons. ItaloCastellani presidente dellacommissione per il clero e la vitaconsacrata, da Don Nico dal Molindirettore del Centro NazionaleVocazioni, Padre AmedeoCencini e Padre Ermes Ronchiche ci hanno permesso diriflettere sulle varie sfaccettaturedella testimonianza per lavocazione e nella vocazione personalee della ricaduta di questasugli altri che incontriamoe con cui operiamo.Abbiamo avuto anche momenticome l’incontro di tutti i seminaristiitaliani presenti per confrontarsisull’esperienza chein seminario si vive in riferimentoall’animazione vocazionale nontanto con l’interesse a quella cheè verso le diocesi di riferimentoma più che altro verso quell’azioneche i vari gruppi vocazionalesi attuano in seminarioper sensibilizzare i seminaristisempre di più al tema della vocazioni.La prima sera è stata caratterizzata dal recital scrittoe realizzato dai seminaristi del Seminario di Anagni,il Pontificio Collegio Leoniano, dal titolo LA STO-LA E LA CROCE, che ha avuto come idea fondamentalequella di far conoscere la figura del santocurato d’Ars, figura di riferimento di <strong>questo</strong> annosacerdotale ma anche per lanciare un messaggiodi speranza perché, come dice il sottotitolo delrecital, nell’anima unita a Dio c’è sempre primavera.Il recital è stato una sapiente sintesi di preghierae riflessione personale, in cui si respirava chequello che veniva proposto voleva anch’esso esseremanifestazione di una singolare esperienza diChiesa che per trasmettere il suo messaggio disalvezza utilizza ogni tipologia di linguaggio perchétutto viene da Dio e ogni tipo di narrazionepermette di assaporare una fragranza particolaredel linguaggio di Dio che parla all’uomo comead un amico.Molti sono stati anche i momenti di preghiera cheabbiamo vissuto, primo fra tutti la celebrazione quotidianadell’ eucaristica che è la fonte e il culminedella vita cristiana, le lodi, la meditazione guidatae la celebrazione di una veglia incentrata sullafigura di Don Pino Puglisi nel quattordicesimoanniversario della sua morte.Il cardinal Bagnasco, in un passaggio della suarelazione iniziale, ci ha detto che si propone comeobiettivo obbligatorio, che i chiamati siano semprea contatto con testimoni, lungo tutto il cicloformativo, fino all’ordinazione sacerdotale e allaprofessione perpetua , e poi nella fase di periodicoaggiornamento.- Ciò richiede il culto (che è studio e preghiera)della testimonianza nella vita di Gesù, di Paolo epiù ampiamente nella Sacra Scrittura. Vuol direintegrare la conoscenza dottrinale di Gesù con lacapacità di cogliere il suo stile verso il Padre everso le persone, segnatamente le loro parole sullatestimonianza, mostrando l’impegno che hannoavuto di suscitare vocazioni di cristiani e di ministri.<strong>In</strong>oltre, è necessario fare tirocinio di testimonianzanei contatti pastorali e semplicemente umani cheun seminarista o un religioso viene ad avere.Ciò comporta di ritornare frequentemente alle sorgente,Cristo, e a coloro che in modo esemplarehanno incarnato la vocazione ricevuta: i profeti,Paolo e gli altri Apostoli, tante figure narrate nellibro degli Atti, l’ampia galleria di Pastori lungo lastoria.Sono figure obbligate di riferimento e di incoraggiamento;di non restare prigionieri del rispetto umano,memori in ciò anche delle severe parole di Gesùper chi si vergogna di lui (cfr Mc 8,38), ed insiemeimparare il saggio equilibrio che fa parlare efa tacere evitando eccessi controproducenti, maanche silenzi colpevoli; di sapere e voler rendereragione della propria speranza ( cfr 1Piet 3,15)alle persone che ci avvicinano o cui ci avviciniamo2 .Vediamo come la vocazione sia un cammino diimpegno progressivo che accresce la consapevolezzadella risposta che si attua verso il signoreche si chiama verso il sacerdozio ministerialee alla missione che questa chiamata comporta.Il modo per scoprire la vocazione, ci ricordava padreAmedeo Cencini, avviene nel fare memoria dellapropria quotidianità in cui si dipana l’azione delSignore che chiama.Attraverso <strong>questo</strong> discernimento sulla propria vitasi scopre quel filo rosso che collega gli avvenimentidella vita personale e a cui consegna unsenso più ampio alla luce del mistero pasqualedel Signore che si fa via per la vocazione.Fare memoria vuol dire integrare nel proprio cuoregli eventi della vita. La scrittura ci mostra quellemodalità che caratterizzano lo sguardo di Diosull’uomo e per l’uomo.Quindi vivere la testimonianza vocazionalee attuare una narrazionevocazionale verso di se e versogli altri.Questa possiede quindi unadimensione evangelizzatrice cheè costruita su colui che narra eche tiene presenti gli interlocutoridl momento. La trasmissione diuna bella notizia che diventa donoper gli altri.Narrazione che come evangelizzazionepermette di trovare lacredibilità di quello che viene narrato.Quello che sono permettedi inverare quello che viene trasmessomediante la parola cheacquista una natura performatriceverso l’altro che mi sta davanti.La narrazione con dimensione evangelizzantepermette anche diporre un termine comune che èquello dello sguardo della seque-

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