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Anno 3, Numero 1, Gennaio-Aprile 2009 - Vittimologia

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4) fase dell’espulsione dal mondo del lavoro, condimissioni, forzate o indotte, licenziamento,trasferimento o prepensionamento del mobbizzato.Questa teorizzazione, descrittiva della realtànordeuropea, è stata successivamente ripresa e peralcuni aspetti modificata dallo studioso HaraldEge per poter essere maggiormente conforme allarealtà italiana.Ancora oggi in Italia la definizione maggiormenteaccreditata del fenomeno risulta essere quella diEge, secondo cui il «mobbing è una situazionelavorativa di conflittualità sistematica, persistentein un costante progresso in cui una o più personevengono fatte oggetto di azioni ad alto contenutopersecutorio da parte di uno o più aggressori inuna posizione superiore, inferiore o di parità, conlo scopo di provocare alla vittima danni di variotipo e gravità. Il mobbizzato si trovanell’impossibilità di reagire adeguatamente a taliattacchi ed a lungo andare accusa disturbipsicosomatici, relazionali e dell’umore chepossono portare anche invalidità psicofisichepermanenti di vario genere e percentualizzazione»3 .Anche in questa definizione, come in quella diLeymann, il mobbing sarebbe dunquecaratterizzato da una molteplicità di azionireiterate nel tempo sul luogo di lavoro, poste inessere da uno o più soggetti e finalizzate adarrecare danni di vario genere ad altro soggetto.Secondo Ege gli elementi costitutivi del fenomenosarebbero:a) collocazione della condotta nell’ambientelavorativo;b) frequenza delle azioni mobbizzanti;c) durata nel tempo delle azioni mobbizzanti;d) tipo di azioni ad alto contenuto persecutorio;e) inferiorità del mobbizzato rispetto a mobber;f) andamento secondo fasi successive;g) intento persecutorio 4 .Anche quest’ultimo Autore ha enucleato alcunefasi nelle quali si viene a sviluppare il fenomenodel mobbing. In particolare, l’Autore haindividuato sei fasi, precedute da una situazione(detta «fase zero»), sconosciuta ai paesi del nordEuropa, caratterizzata da una generalizzataconflittualità senza individuazione di alcunavittima 5 .Le fasi successive a quella meramenteconflittuale, che si sovrappongono parzialmentecon quelle individuate da Leymann, sono:a) prima fase o «inizio», nella quale vieneindividuata la vittima ed il conflitto divienemirato,b) seconda fase o dell’autocolpevolizzazione, nellaquale la vittima cerca di risolvere il conflittoaddossandosene la colpa per incompetenzaprofessionale o incapacità di gestire i rapportiinterpersonali;c) terza fase o dei primi sintomi psicosomatici, incui la vittima inizia a vivere uno stato di disagio,sempre più intenso;d) quarta fase o degli errori e abusidell’amministrazione del personale, ovel’amministrazione del personale, constatando ilnumero sempre maggiore di assenze della vittima,punisce il lavoratore con sanzioni disciplinari ocon una molteplicità di visite domiciliari;3 H. Ege, Mobbing in Italia. Introduzione al mobbingculturale, Pitagora Editrice, Bologna, 1996.4 H. Ege, Il Mobbing conoscerlo per vincerlo, FrancoAngeli, Milano, 2001.5 H. Ege, Il Mobbing conoscerlo per vincerlo, cit..Rivista di Criminologia, <strong>Vittimologia</strong> e Sicurezza Vol. III - N. 1 - <strong>Gennaio</strong>-<strong>Aprile</strong> <strong>2009</strong> 44

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