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Anno 3, Numero 1, Gennaio-Aprile 2009 - Vittimologia

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presentare alcune osservazioni ed opinionicondivise dagli psichiatri clinici, che sarebbeopportuno non fossero del tutto trascurate daMagistrati, da giuristi e legali.1) Premesso che ogni espressione psichica ha unfondamento biologico e che il corpo, come diceMerleau-Ponty, è il nostro veicolo dell’esistenzanel mondo, appare abbastanza sconcertantel’apparentamento così stretto del danno nonpatrimoniale (morale, esistenziale, ecc.) al dannobiologico (malattia, infermità, disturbo, disordine,ecc.). Tra l’altro, quest’ultimo, può essere trattatoe curato in vario modo e consentire la guarigioneo l’attenuazione dei sintomi del danneggiato,mentre il primo può riflettersi sulla qualità dellavita e sul piano sociale in modo tragicamentegrave ed irreversibile e sconvolgere per semprel’esistenza di una persona.2) Non è sempre possibile, se non conmarchingegni e forzature non troppo corrette,porre delle diagnosi precise ai pregiudizi deidanneggiati, secondo nosografie ampliamenteapplicate, di solito ben accette dai Magistrati, cheaccanto ai codici, tengono sul tavolo il DSM IVTR (che conoscono in genere meglio deglipsichiatri), ma che non dovrebbe essere utilizzatoin medicina legale, come ben esplicitato nellaprefazione.3) E’ vero che, nella pratica, molte situazioni chehanno ragioni forti e richieste risarcitorie giustenon dovrebbero subire trattamenti processualidifferenti da quelli ottenuti in passato con unriconoscimento del danno esistenziale, oraricompreso nel “non patrimoniale” (“se non èzuppa è pan bagnato”). Tuttavia, soprattutto inambito civilistico, dove si prospetta la necessità diun equo bilanciamento tra il principio disolidarietà verso le vittime dell’illecito, impostodalla convivenza sociale, e il dovere di tolleranzadelle stesse nei confronti di possibili turbamentiesterni, si creerà un ampio limbo discrezionale dicontenziosi risarcitori, sui quali giocheranno unruolo determinante solo la saggezza dei Magistratie l’abilità dei legali.4) Mentre l’ingiustizia rende sempre risarcibile ildanno patrimoniale, da essa, almeno ad una letturadelle sentenze delle S.S.U.U., non sembra sempreconseguire il diritto al risarcimento di un dannonon patrimoniale, soprattutto se il danno riguardala proprietà, e non la persona, o la lesione didiritti, pur forniti di dignità costituzionale, chenon sono però volti a tutelare la persona.5) La “globalizzazione” del danno nonpatrimoniale determina difficoltà nello stabilire icriteri di valutazione e di liquidazione. Non solo,ma certe compromissioni (sessualità), o perdite (diun congiunto), restano in un campo incerto tra ildanno biologico e quello della vita di relazione, ealtre voci, ora scomparse (danno tanatologico)non sembrano essere sicuramente tutelate daldanno da sofferenza catastrofica.6) Preso atto dell’apparentamento del danno nonpatrimoniale a quello biologico, non si comprendeperché, contemporaneamente, non sia stata dataalcuna indicazione tabellare sull’ammontare delrisarcimento delle singole voci da prendere inconsiderazione e dei motivi della loroammissione, tenuto conto dei pregiudizi subitidalle vittime, della portata offensiva dell’illecitoarrecato e dell’importanza dei diritti violaticostituzionalmente garantiti.Al di là di questi punti, si potrebbero fare moltealtre osservazioni alle sentenze delle S.S.U.U.dell’11 novembre 2008, così come espresse ancheRivista di Criminologia, <strong>Vittimologia</strong> e Sicurezza Vol. III - N. 1 - <strong>Gennaio</strong>-<strong>Aprile</strong> <strong>2009</strong> 5

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