dossier / sicurezza alimentareIl mio piatto liberoConsumatori più esigenti, aziende più attente che in passato, minori rischi,ma i controlli sono ancora troppo frammentari. Sul fronte della sicurezza alimentaredubbi e sospetti, ma anche certezze a marchio Coop. di Dario GuidiSalmonelle, micotossine, coloranti oadd<strong>it</strong>ivi non autorizzati, presenza diresidui di metalli o altri inquinanti.Ogni tre mesi il sistema di allertaeuropeo squaderna, in una appos<strong>it</strong>arelazione, l’elenco delle semplicisegnalazioni e di quelli che, invece,diventano allarmi veri e propri suiprodotti alimentari. Prodotti fatti sottocasa, qui in Italia, oppure in altri paesieuropei, oppure – e in quant<strong>it</strong>à sempremaggiore – provenienti da Cina, Indiao da qualche altro remoto angolo dimondo. E alla fine, grazie anche allecronache di giornali e Tv, l’allarme“finisce” anche sulle nostre tavole:dall’influenza aviaria alle più recentimozzarelle alla diossina, passandoper una sfilza di altri casi. Inev<strong>it</strong>abileche questo continuo susseguirsi diemergenze in campo alimentare (magarianche raccontate con qualcheeccesso e approssimazione di troppo)non possa certo lasciare tranquillo ilconsumatore. Anzi, il rischio è che chideve fare la spesa scelga di rinunciareall’acquisto di determinati prodottie aumenti la propria sfiducia verso ilsistema di garanzie e controlli pubblicie delle imprese agroalimentari. Percontrastare questi rischi, autor<strong>it</strong>à eimprese stanno sviluppando nuovestrategie di approccio al tema dellasicurezza dei prodotti.C’è da fidarsi?Con Stefano Cinotti, direttoredell’Ist<strong>it</strong>uto Zooprofilattico dellaLombardia e dell’Emilia Romagnae membro del Consiglio Superioredi San<strong>it</strong>à, abbiamo cercato di fare ilpunto della s<strong>it</strong>uazione.Professor Cinotti rispetto a 10 annifa come giudica il livello di sicurezzadei prodotti alimentari Italiani?«Certamente rispetto a 10-15 annifa il livello di garanzie e sicurezza ècresciuto enormemente, e anche nelreport europeo delle allerta i rischilegati ai classici contaminanti (laNUOVO CONSUMO 41
DOSSIERsalmonella o i pesticidi) sono decisamentein calo. Questo è dovuto adalcuni fattori convergenti, a partireda quelli normativi: in questi ann<strong>it</strong>utta l’Unione Europea si è dotata distrumenti legislativi tesi ad aumentarela sicurezza in tutte le fasi della produzionecon regole stringenti per dirlaall’inglese “from farm to fork” (“dallafattoria al forchetta”). Ma certamenteun altro tassello fondamentale sonostati i consumatori, sempre più esigentie attenti, che grazie alle loroscelte hanno saputo premiare chi glioffriva le migliori garanzie, infinele grandi aziende alimentari e delladistribuzione <strong>it</strong>aliane che hannopuntato decisamente sui temi dellasicurezza».Quali sono oggi i principali fattoridi rischio e da dove vengono? «Se siguarda ai dati rilevati dal sistema diallerta comun<strong>it</strong>ario si scopre che iprincipali rischi legati agli alimentisono le micotossine, tossine prodottein natura da molti funghi enon eliminabili, ma solo riducibilicon una corretta gestione di tutta lafiliera produttiva, o i contaminantida imballaggi, ovvero sostanze usateper la fabbricazione dei conten<strong>it</strong>oriche possono in alcuni casi passareal prodotto. Questi nella poco invidiabileclassifica precedono di granlunga i residui da f<strong>it</strong>ofarmaci, i metallipesanti, gli add<strong>it</strong>ivi e i coloranti...».MARCHIOdi garanziaMa ovviamente l’impegno più rilevantedi Coop è quello rivolto aiprodotti a marchio, con un’enfas<strong>it</strong>utta indirizzata all’attiv<strong>it</strong>à di prevenzionecon una sorta di decalogo deiprincipi e delle regole cui si fa riferi-Dunque è cambiato qualcosa rispettoa qualche anno fa e perché? «Credoche il cambiamento principale sialegato da un lato alle disponibil<strong>it</strong>à dinuove metodologie di analisi, semprepiù sofisticate, dall’altro alla progressivadelocalizzazione delle produzioniche ci obbliga a pensare in terminidi analisi del rischio in modo totalmentedifferente. In effetti la cronacadegli ultimi anni mette sempre piùin luce quelli che in gergo tecnico sichiamano “rischi emergenti” quali appuntole micotossine, le segue a pag. 44MENU COOPQual<strong>it</strong>à, rispetto dell’ambiente, controlli attenti e regolechiare: Coop a difesa della salute del consumatore.Gli impegni di Coop sui temi delladifesa della salute del consumatoree dell’ambiente non rappresentanoun’iniziativa commerciale dell’ultimaora. Si tratta di una prior<strong>it</strong>à assoluta,di obiettivi da sempre previstinegli statuti delle Cooperative diConsumatori e Coop può documentareuna storia antica ricca di fatti erisultati concreti.In qual<strong>it</strong>à di...«Parlando di salubr<strong>it</strong>à la GrandeDistribuzione – spiega MaurizioZucchi, direttore qual<strong>it</strong>à di Coop Italia– ha responsabil<strong>it</strong>à precise sotto diversipunti di vista. Innanz<strong>it</strong>utto ha unaresponsabil<strong>it</strong>à diretta per le fasi di ricevimento,stoccaggio, manipolazione evend<strong>it</strong>a delle merci. Da questo punto divista ci sono alcuni concetti chiave chesono anche prior<strong>it</strong>à nei comportamenti:la rotazione delle merci, la gestione dellacatena del freddo e il rispetto dei tempidi conservazione».Altrettanto importante per Coop è poiil ruolo del “fattore umano”: l’addestramentoe, ancora di più, la formazionee la sensibilizzazione dell’addetto direparto sono elementi indispensabili percreare una cultura dell’igiene, una completaadesione e familiar<strong>it</strong>à al concettodi buone pratiche di lavorazione.«Su quest’area – continua Zucchi– è stato attuato in Coop un interventocapillare attraverso un ProgettoFormazione e Comunicazione rivolto atutti gli addetti per assicurare la massimaqual<strong>it</strong>à igienica al consumatorefinale». Ma Coop r<strong>it</strong>iene di dover svolgereun ruolo attivo anche a monte: inquella che viene chiamata la pol<strong>it</strong>icadi “non neutral<strong>it</strong>à” nei confronti dellaproduzione. «Nessun atteggiamentopoliziesco o, addir<strong>it</strong>tura, belligeranteverso i forn<strong>it</strong>ori – sottolinea Zucchi– ma solo senso di responsabil<strong>it</strong>à di unacatena distributiva che intende sviluppareun’azione di selezione dell’offertaproveniente dal mondo produttivo».42 NUOVO CONSUMO