STATI DIALLERTACome funziona il sistema europeodi segnalazione e allarme.Si chiama sistema di allerta comun<strong>it</strong>arioed è una relazione trimestraleche raggruppa tutte le segnalazioniarrivate alla Commissione Europeada paesi membri relativamente aproblemi di sicurezza per la salutederivanti da prodotti e alimenti.Attraverso questo sistema le informazionisono rese tempestivamentedisponibili a tutti in mododa bloccare sul nascere i rischi.Le segnalazioni si suddividonoin semplici informazioni e veree proprie segnalazioni di allerta.Ad esempio, nella relazione peril terzo trimestre 2007 si trovano659 notifiche (erano state 799 nelprimo trimestre e 702 nel secondo)di cui 247 sono segnalazioni diallerta e 412 informazioni.Le notifiche provenienti dall’Italiasono state 108 (pari al 16,39 percento), ma solo 20 sono relativea prodotti nazionali. Le altre 88sono relative a problemi rilevatisu prodotti provenienti dall’estero.Guardando all’insieme dellesegnalazioni europee, 122 sono percasi di micotossine, 55 di salmonelle,mentre solo 3 sono relativeall’uso del colorante Sudan chetanto allarme aveva susc<strong>it</strong>ato neimesi precedenti. Undici sono lesegnalazioni relative all’uso di ogmnon autorizzati, 72 quelle per lapresenza di metalli pesanti. Suipaesi di produzione dei prodottioggetto di segnalazione, c’è unpo’ di tutto, da quelli africani apaesi dell’Est europeo. Poi c’è ovviamentela Cina. Ad esempio,tra le allerte riguardanti prodottidestinati a venire a contatto congli alimenti (piatti, pentole e altriutensili) ben 43 sono per prodotticinesi.La merce mutadi Giorgio NebbiaIl cambio delle gommeCe la farà la gomma naturale a sost<strong>it</strong>uire quella sintetica?La gomma, il materiale elastico chesi separa dalla secrezione (latice) dellepiante di Hevea, originarie dell’Amazzonia,restò una curios<strong>it</strong>à con lim<strong>it</strong>ateapplicazioni commerciali, fino aquando l’americano Charles Goodyear(1800-1860) scoprì, nel 1839, un sistema(la vulcanizzazione) capace d<strong>it</strong>rasformare il caucciù naturale in unmateriale elastico resistente ai solventi,agli sbalzi di temperatura e agli agentichimici e perfettamente adatto peril rivestimento e l’isolamento dei filielettrici, per copertoni di veicoli e pertanti altri usi che fecero salire alle stellela richiesta della gomma. Il Brasile, chedeteneva il monopolio della produzioneed esportazione del caucciù, fuinvest<strong>it</strong>o da un’ondata di ricchezza e dispeculazioni ma, come tutti i monopoli,anche quello della gomma brasiliananon durò a lungo. Nel 1876 un viaggiatoreinglese riuscì a portare via dalBrasile, clandestinamente, piantinedi Hevea che furono trapiantate inIndia, Malesia, Ceylon, Indocina. Aiprimi del Novecento, inglesi, francesie olandesi producevano caucciù nelleloro colonie dell’Estremo Oriente; alBrasile restavano vaste estensioni diforesta amazzonica distrutta. Lo sviluppodelle automobili, delle macchineelettriche e la prima guerra mondiale(1914-1919) resero insostenibile ladipendenza dei paesi industriali dallagomma proveniente da pochi paesilontani e furono condotte ricerche peridentificare piante contenenti laticeda cui fosse possibile ricavare caucciùsimile a quello delle piante di Hevea.Si prestavano bene alcuni arbusti coltivabilinei climi temperati; una vera epropria produzione di gomma naturale,alternativa a quella tropicale, fu intrapresadal 1930 in avanti nel Messico enegli Stati Un<strong>it</strong>i con le piante di guayule(Parthenium argentatum) e nell’Unionesovietica con le piante di kok-saghyz.Coltivazioni di guayule si ebbero anchein Puglia, dove il clima era favorevole.Nel frattempo i grandi progressi dellapetrolchimica permisero di ottenere sularga scala la gomma sintetica che benpresto fece concorrenza alla gommanaturale. Nel 2006 la produzione digomma sintetica è stata di 12 milionidi tonnellate mentre quella di gommanaturale di 9 milioni. Negli anniscorsi si è ricominciato a guardare dinuovo con interesse alla coltivazionedel guayule per motivi ecologici: lascars<strong>it</strong>à e l’aumento del prezzo del petrolio,la materia prima per la gommasintetica, e una crescente attenzionealla difesa delle foreste tropicalila cui distruzione – per lasciarespazio alle piantagioni diHevea – comporta erosione delsuolo, alterazioni climatiche,perd<strong>it</strong>a di biodivers<strong>it</strong>à. Infinela gomma guayule non provocaquelle allergie che talvolta sonoprovocate dall’uso di manufattidi gomma Hevea.NUOVO CONSUMO 45
Guidaall’acquistoCASCO IN PIEDISicuri fin sopra la testa con il casco, integrale, jet o apribile.di Roberto Minn<strong>it</strong>i46 NUOVO CONSUMOUno strumento in grado di salvare lav<strong>it</strong>a. Una difesa che svolge egregiamenteil suo ruolo, come testimoniano le statisticheche dimostrano come l’incidenzadella mortal<strong>it</strong>à tra i conducenti chesicuramente non la usano, soprattuttoin amb<strong>it</strong>o urbano, è doppia rispetto acoloro che gli si affidano.Il casco per un motociclista è una consuetudineda molti anni (risale al 1986la prima legge che ne fissava l’obbligatorietà),anche se ancora troppi “dimenticano”di indossarlo o lo calzanoin maniera scorretta. Ma a mettere arischio la propria v<strong>it</strong>a non sono coloro(per lo più i giovani) che sfidano le severesanzioni per mancato uso del casco (sanzionefino a 285 euro, fermo del mezzoe perd<strong>it</strong>a di 5 punti sulla patente) maanche molti ignari centauri che si affidanoa strumenti inadeguati, di cattivaqual<strong>it</strong>à realizzati al risparmio.La leggedei piccolinumeriLa prima caratteristicada tenere presente,dunque, in unacquisto dicui tuttisperiamo dinon dover mai sperimentarel’efficacia, è la sua omologazione.Con la premessache circolare con un elmettonon omologato è (anche dalpunto di vista del codice dellastrada) come non indossarloper niente, cerchiamo dicapire cosa assicura la seriedi numeri e lettere presentinell’etichetta cuc<strong>it</strong>a sulcinturino o all’interno delcasco. L’omologazioneè testimoniata dauna grande “E” inser<strong>it</strong>ain un cerchioinsieme a un numero che indica il paesenel quale è stata esegu<strong>it</strong>a (3 per l’Italia).Degli altri numeri che compaionosull’etichetta, la prima coppia indica laversione dell’omologazione. Sigle che testimonianocome i prodotti rispondanoalle caratteristiche minime di sicurezzastabil<strong>it</strong>e in tutta Europa.Fatta la prima verifica, valida a prescinderedal modello scelto e dalla cifrainvest<strong>it</strong>a, però, si devono passare inrassegna talmente tante caratteristichedifferenti tra i modelli in commercioda correre facilmente il rischio di rimanerespiazzati e... affidarsi al caso.Bene, dunque, riflettere sulla tipologiadi casco da indossare sulla nostra moto,sullo scooter o sul ciclomotore.Jet setOggi sul mercato si trovano essenzialmentetre tipi di elmetti: gli integrali,i jet e gli apribili (o modulari).Gli integrali sono i modelli cheprevedono la migliore coperturadella testa: hanno una mentonierafissa (la parte che protegge il mentoe gran parte della bocca). Questo nefa la tipologia più sicura in assoluto.Durante l’uso di tutti i giorni,però, possono risultare scomodi eper questo molti scelgono i jet . Èmolto importante anche considerarel’uso che si fa della due ruote primadi decidere. Durante i periodi piùcaldi, per esempio, e nelle caotichestrade c<strong>it</strong>tadine, infatti, un cascointegrale può risultare poco agevolee ridurre l’attenzione di chi guida.In questi casi un jet potrebbe essereutile per circolare a veloc<strong>it</strong>àmoderate.Oppure si può optare per un modelloche consente di alzare la mentoniera