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Dicembre - Ilmese.it

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teatroL’Albero senza ombra di Cèsar BrieAl Teatro delle Passioni il bellissimo spettacolo che racconta il massacro di campesinos boliviani11 Settembre 2008, a Pando, nella giungla boliviana, si è consumatoun massacro di contadini: 11 morti accertati, centinaiaL’di fer<strong>it</strong>i per armi da fuoco e decine di scomparsi, tra cui donne ebambini. César Brie ha dato loro un nome, un volto, una storia.Si int<strong>it</strong>ola Albero senza ombra lo spettacolo di e con César Briein scena al Teatro delle Passioni dal 16 al 18 dicembre prodottoda Fondazione Pontedera Teatro.Pochi oggetti in scena e tanta poesia, quella di César Brie che conpochi gesti, tante invenzioni e la bravura di chi il mestiere dell’attorece l’ha nel sangue, racconta e fa rivivere un cap<strong>it</strong>olo lontano edimenticato di storia di ordinaria sopraffazione. Il racconto di unaver<strong>it</strong>à che a Brie è costato caro. “Dei contadini boliviani – spiegaBrie – importa poco o niente. Con questo lavoro non cerco di faredella controinformazione, mi occupo d’ altro, di quello che forse èracchiuso nella poesia di Pasolini: “…eccoli con il mento sul petto,con le spalle contro lo schienale, con la bocca sopra un pezzettodi pane unto, masticando male, miseri e scuri come cani su unboccone rubato…” Questa mia pietà che è loro nemica, e che aipiù risulta indifferente, è per me il legame alla terra in cui ho vissutovent’anni e da cui forse mi sto congedando”.Ancora una volta Cesar Brie svela il segreto del suo teatro, checoniuga un’intensa uman<strong>it</strong>à e la necess<strong>it</strong>à di libertà e ver<strong>it</strong>à con unacarta d’ident<strong>it</strong>àCésar Brie nasce a Buenos Aires, Argentina nel 1954.Arriva in Italia a 18 anni con la Comuna Baires, gruppo teatraledi cui è cofondatore e dopo il 1975 crea a Milano ilCollettivo teatrale Tupac Amaru. Dal 1981 al 1990 lavorainsieme a Iben Nagel Rasmussen nel Gruppo Farfa e poinell’Odin Teatret nelle vesti di autore, regista e attore. Nel1991, fonda in Bolivia il Teatro de los Andes. Con questogruppo ha creato spettacoli che partono dalla storia o daiclassici, ma calati profondamente nell’attual<strong>it</strong>à. César Brieha partecipato anche ad altre produzioni, come attore,autore e regista.Cesar Brie “Albero senza ombra”incredibile forza poetica e una instancabile ricerca estetica.Il suo è sempre stato un teatro di impegno civile, ma questavolta lei ha portato in scena un dolore profondo che solo l’esperienzadiretta può causare.“Albero senza Ombra è il primo spettacolo che faccio dopo averfin<strong>it</strong>o l’ esperienza di 20 anni con il Teatro de los Andes. Ho fattoun documentario prima, sugli stessi fatti. Nel documentario c’ètutto. Nel lavoro teatrale chiamo le anime a dialogare, a dire disé, a testimoniare. Eserc<strong>it</strong>o credo, pietà e memoria. Posso farloperché prima in un lavoro documentale come il film, ho detto tuttala ver<strong>it</strong>à su quei fatti”.Lei inizia e chiude lo spettacolo chiedendosi dov’è il suo teatro,dove sono i suoi compagni? Noi chiediamo a lei, se è in gradodi risponderci, qual è il futuro del Teatro de los Andes? E qualeil suo?“No, non sono in grado di rispondere. La domanda non era retoricao soltanto artistica. è in realtà, una domanda alla quale cercoancora di rispondere”. [Marina Leonardi]Se il soffrire quotidiano può sembrare poesiaQuotidiana.com è il giovane duo romagnoloche dal 2003 propone al pubblicoun teatro aggressivo e provocatorio,mirato a frantumare le regole del viverequotidiano. Paola Vannoni e RobertoScappin, un<strong>it</strong>i sul palco come nella v<strong>it</strong>a,presentano il 3 e 4 dicembre a Modena,al Teatro delle Passioni, il secondo cap<strong>it</strong>olodella Trilogia dell’inesistente. Soffro ma nonsembra arriva dopo la Tragedia tutta esterioredel 2009, e attende l’ultimo Grattati evinci, ancora in fase di creazione. Calibrandosarcasmo e poesia i Quotidiana.com creanouno spettacolo che fa poco rumore ma riescea urlare di tutto riguardo al delicato temadel dolore. La scena viene ridotta a menodell’essenziale e i due attori vi si presentanoinginocchiati su due scarni seggi come unuomo e una donna che “sfidano l’alto deicieli dal basso della più vivida inerme condizioneumana” semplicemente parlandoe interrogandosi, a volte salmodiando.Interpretando se stessi e quindi noi-tutti,“i due avanzano temerari in un labirintodi questioni aperte, di domande irrisoltedavanti a cui si ferma la voce, rispondespesso un silenzio sotto forma di tregua;si teme il lim<strong>it</strong>e del fallimento scenico, maproprio quando la caduta sembra fatale,deflagra in un vuoto sapientemente dilatatola comic<strong>it</strong>à intelligente dei Quotidiana.E tutto sembra davvero non soffrire più”.[Alessia Pelillo]Info: www.emiliaromagnateatro.com[34] - il mese dicembre \2010

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