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un caffè letterario - Comunità Italiana

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4Gennaio / 2005Gennaio / 20055essa è soprattutto <strong>un</strong>a sorta digrimaldello per scaglionare ilpassato e capirlo fino in fondo,per guardare meglio sianella propria memoria individualeche in quella condivisa,pubblica e ufficiale”Che cosa le premeva di più attraversandodiversi periodi storicidell’età contemporanea?“Più che la storia grande premevaricostruire quella piccola,le ripercussioni sullestorie silenziose e mute dellagente che non ha la forza difarsi ascoltare e di farsi vedere.Insegnando storia mi sonoresa conto quanto sia importanteper i ragazzi far calarel’astrazione della storianell’umano della vita del singolopersonaggio riuscendo ariportarla nel volto, nella vita,in sofferenze individuali:in questo modo viene recepitae capita”Nel libro hanno <strong>un</strong> forte ruologli odori e i rumori della suaterra…“Sono molto legata alla miaterra, <strong>un</strong>a terra di contraddizioni:a portata di mano cisono le montagne, i confini,il mare, la collina. Amo tantogli spazi aperti e quindi lesinestesie probabilmente nasconoda questo e dall’idea di<strong>un</strong>a corporeità forte che toccaanche il piano della memoria”Da parte sua c’è <strong>un</strong> riconoscimentodella grandezza degli intellettualiche si sono oppostial Fascismo…“La mia ammirazione va sicuramentea chi come i dodicidocenti <strong>un</strong>iversitari su oltre1.250 in Italia all’epoca riuscironoa dire di no alla richiestadi prestare giuramentoal regime fascista e perciòvennero rimossi dall’insegnamento.Furono effettivamentepersone di <strong>un</strong>a coerenza assolutae del tutto ammirevoleanche oggi”Visti i continui cambi di scenae inquadrature, il romanzo necessitàdi <strong>un</strong>a lettura dal ritmoveloce: è così?“È vero: è <strong>un</strong> ritmo piuttostodinamico e rapido. Questo infondo corrisponde anche allepersonalità e alle caratterizzazionidei personaggi che nonsono statici in molti sensi”Perché il titolo “Il movimentodel volo”?“Il volo che tentano questedonne è naturalmente <strong>un</strong>movimento fluido e dinamicoe io l’ho sempre immaginatosempre scandito in tredimensioni: la sopravvivenza,<strong>un</strong>a metà tutt’altro chebanale in certi periodi dellavita e della storia, la dignitàe la coerenza a sé stessi e aipropri ideali, e poi c’è il volovero che è quello dell’utopia,da condividere anchecon altre persone e che travalical’aspetto personale eprivato”.GIUBBE ROSSE: <strong>un</strong> caffè <strong>letterario</strong>Ritorno alleGiubbe RosseAncora oggi, entrando inPiazza della Repubblica,si avverte che il luogoè “differente”, non vogliodire estraneo, ma certamentetuttora si percepisce <strong>un</strong>a sortadi discontinuità fra Firenze ela sua grande piazza contemporanea,il luogo dove il futuropiombò all’improvviso nelsimbolo <strong>un</strong>iversale dell’Umanesimoe del Rinascimento.Deflagrò, come in altre cittàitaliane ed europee, alla finedell’Ottocento con quellasorta di “pulizia urbana” meglionota come “sventramento”.Prima c’era quel che oggidefiniremmo <strong>un</strong> suk, <strong>un</strong> vecchiomercato che si snodavafra vicoli antichi, brulicante digenti divenute, o meglio, considerateormai incontrollabili,d<strong>un</strong>que pericolose, quindi sifece tabula rasa.Il Caffè delle Giubbe Rosse,è storia nota, vi sorse alposto di <strong>un</strong>’antica vineria, gestoritedeschi al posto dei fiorentini,birra in luogo del vino.Una dettagliata descrizionedi Alberto Viviani (GiubbeRosse, 1933) ci restituisce vividocome la scenografia di<strong>un</strong> film l’aspetto e l’atmosferadei primordi del locale:“Due grandi vetrate, <strong>un</strong>achiusa ed <strong>un</strong>a che serviva daingresso, sormontate da <strong>un</strong>fregio in legno massiccio con<strong>un</strong> angiolo ghiotto di birra,sotto <strong>un</strong>a grande scritta: Reinighaus;molte lampade adarco, di quelle che oggi si riscontranosoltanto a Parigi eche spandono <strong>un</strong>a strana luceriposante, sfolgoravanoall’ingresso. I camerieri attillatiin <strong>un</strong>o smoking rosso fiammae con <strong>un</strong> ampio grembiulebianco che li fasciava tutticome <strong>un</strong>a sottana davanoall’ambiente <strong>un</strong>a nota di originalegaiezza difficilmente dimenticabile.Nella prima sala con le pareticariche di specchi molati,placidi e massicci tedeschiimmersi nella lettura del DieWoche e del Berliner Tageblatcon a portata di manoenormi stivali di vetro colmi dibirra nera; e qualche vecchiafraülein con gli occhi estaticie sgomenti piantati al soffitto.La seconda saletta che digiorno accoglieva sotto la suablanda luce di lucernario pochecoppie internazionali incerca di quiete era adibita lasera al servizio di restaurant.Le Giubbe Rosse erano fornitedei quotidiani e delle rivistedi tutto il mondo e si dovevaa ciò credo, in buona parte,l’affluenza della clientela straniera.Più di <strong>un</strong> caffè, le primedue sale avevano l’aspetto di<strong>un</strong> circolo di lettura. Certi beitipi avevano fondato <strong>un</strong> ‘circoloscacchistico fiorentino’ inAntonella Serafinifondo alla terza sala e pagavano<strong>un</strong> piccolo affitto mensile.Gente metodica e malinconicaper eccellenza, quasi tutticancellieri e magistrati dellaCorte d’Appello, farmacisti,ingegneri senza progetti e avvocatisenza più cause”.Probabilmente fu per questedue ragioni - essere territoriocosmopolita, affacciarsisu <strong>un</strong>a piazza sgombra dipassato - che attirò a sé i protagonistie gli interpreti dellemigliori e fertili inquietudiniche avrebbero generato <strong>un</strong>a“Le GiubbeRosse eranofornite deiquotidiani edelle riviste ditutto il mondoe si doveva a ciòcredo, in buonaparte, l’affluenzadella clientelastraniera”4 5

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