22LA PAROLA DELLA CHIESADV. 3Preparazione <strong>della</strong> rivelazione evangelicaDio, <strong>il</strong> quale crea e conserva tutte le cose per mezzo del Verbo (cf. Gv. 1, 3), offre agli uomini nelle cose create una perennetestimonianza <strong>di</strong> sè (cf. Rom. 1, 19-20). Inoltre, volendo aprire la via <strong>della</strong> salvezza celeste, fin dal principio manifestò se stessoai progenitori. Dopo la loro caduta, con la promessa <strong>della</strong> redenzione, li risollevò nella speranza <strong>della</strong> salvezza (cf. Gen. 3, 15),ed ebbe costante cura del genere umano, per dare la vita eterna a tutti coloro, i quali cercano la salvezza con la perseveranzanella pratica del bene (cf. Rom. 2, 6-7). A suo tempo chiamò Abramo, per fare <strong>di</strong> lui un gran popolo (cf. Gen. 12, 2-3), che dopoi patriarchi ammaestrò per mezzo <strong>di</strong> Mosè e dei profeti, affinché lo riconoscessero come <strong>il</strong> solo Dio vivo e vero, Padre provvido egiusto giu<strong>di</strong>ce, e stessero in attesa del salvatore promesso. In tal modo preparò lungo i secoli la via al vangelo.GS. 12L'uomo ad immagine <strong>di</strong> DioCredenti e non credenti sono quasi concor<strong>di</strong> nel ritenere che tutto quanto esiste sulla terra deve essere riferito all'uomo, come asuo centro e a suo vertice. Ma che cos'è l'uomo? Molte opinioni egli ha espresso ed esprime sul suo conto, opinioni varie eanche contrarie, perché spesso o si esalta così da fare <strong>di</strong> sé una regola assoluta, o si abbassa fino alla <strong>di</strong>sperazione, finendo intal modo nel dubbio e nell'angoscia. Queste <strong>di</strong>fficoltà la chiesa le sente profondamente e ad esse può dare una risposta che leviene dall'insegnamento <strong>della</strong> <strong>di</strong>vina rivelazione, risposta che descrive la vera con<strong>di</strong>zione dell'uomo, dà una ragione delle suemiserie, e insieme aiuta a riconoscere giustamente la sua <strong>di</strong>gnità e vocazione.La sacra scrittura, infatti, insegna che l'uomo è stato creato " a immagine <strong>di</strong> Dio ", capace <strong>di</strong> conoscere e <strong>di</strong> amare <strong>il</strong> proprioCreatore, e che fu costituito da lui sopra tutte le creature terrene quale signore <strong>di</strong> esse, per governarle e servirsene a gloria <strong>di</strong>Dio. " Che cos'è l'uomo, che tu ti ricor<strong>di</strong> <strong>di</strong> lui? O <strong>il</strong> figlio dell'uomo che tu ti prenda cura <strong>di</strong> lui? L'hai fatto <strong>di</strong> poco inferiore agliangeli, l'hai coronato <strong>di</strong> gloria e <strong>di</strong> onore, e l'hai costituito sopra le opere delle tue mani. Tutto hai sottoposto ai suoi pie<strong>di</strong> "(Sal. 8, 5-7). Ma Dio non creò l'uomo lasciandolo solo, fin da principio " uomo e donna li creò " (Gen. 1, 27) e la loro unionecostituisce la prima forma <strong>di</strong> comunione <strong>di</strong> persone. L'uomo, infatti, per la sua intima natura è un essere sociale, e senza irapporti con gli altri non può vivere nè esplicare le sue doti. Perciò Dio, ancora come si legge nella s. scrittura, vide " tuttequante le cose che aveva fatte, ed erano buone assai " (Gen. 1, 31).GS. 24L'indole comunitaria <strong>della</strong> umana vocazione nel piano <strong>di</strong> DioDio, che ha cura paterna <strong>di</strong> tutti, ha voluto che gli uomini formassero una sola famiglia e si trattassero tra loro con animo <strong>di</strong>fratelli. Tutti, infatti, creati a immagine <strong>di</strong> Dio, " che da un solo uomo ha prodotto l'intero genere umano affinché popolasse tuttala terra " (Atti 17, 26), sono chiamati all'unico e medesimo fine, cioè a Dio stesso.Perciò l'amore <strong>di</strong> Dio e del prossimo è <strong>il</strong> primo e più grande comandamento. Dalla sacra scrittura infatti siamo resi edotti chel'amor <strong>di</strong> Dio non può essere <strong>di</strong>sgiunto dall'amor del prossimo " e tutti gli altri precetti sono compen<strong>di</strong>ati in questa frase: amerai<strong>il</strong> prossimo tuo come te stesso. La pienezza perciò <strong>della</strong> legge è l'amore " (Rom. 13, 9-10; 1Gv. 4, 20). Ciò si rivela <strong>di</strong> grandeimportanza per uomini sempre più <strong>di</strong>pendenti gli uni dagli altri e per un mondo che va sempre più verso l'unificazione.Anzi <strong>il</strong> Signore Gesù quando prega <strong>il</strong> Padre, perché " tutti siano uno, come anche noi siamo uno " (Gv. 17, 21-22) mettendocidavanti orizzonti impervi alla ragione umana, ci ha suggerito una certa sim<strong>il</strong>itu<strong>di</strong>ne tra l'unione delle persone <strong>di</strong>vine e l'unionedei figli <strong>di</strong> Dio nella verità e nella carità. Questa sim<strong>il</strong>itu<strong>di</strong>ne manifesta che l'uomo <strong>il</strong> quale in terra è la sola creatura che Dio abbiavoluto per se stessa, non possa ritrovarsi pienamente se non attraverso un dono sincero <strong>di</strong> sé.GS. 57Fede e culturaI cristiani, in cammino verso la città celeste, devono ricercare e gustare le cose <strong>di</strong> lassù: questo tuttavia non <strong>di</strong>minuisce, ma anziaumenta l'importanza del loro dovere <strong>di</strong> collaborare con tutti gli uomini per la costruzione <strong>di</strong> un mondo più umano. E in verità <strong>il</strong>mistero <strong>della</strong> fede cristiana offre loro eccellenti stimoli e aiuti per assolvere con maggiore impegno questo compito especialmente per scoprire <strong>il</strong> pieno significato <strong>di</strong> quest'opera, me<strong>di</strong>ante la quale la cultura umana acquisti <strong>il</strong> suo posto priv<strong>il</strong>egiatonella vocazione integrale dell'uomo. L'uomo infatti, quando coltiva la terra col lavoro delle sue braccia o con l'aiuto <strong>della</strong> tecnica,affinché essa produca frutto e <strong>di</strong>venti una <strong>di</strong>mora degna dell'universale famiglia umana, e quando partecipa consapevolmentealla vita dei gruppi sociali, attua <strong>il</strong> <strong>di</strong>segno <strong>di</strong> Dio, manifestato all'inizio dei tempi, <strong>di</strong> assoggettare la terra e <strong>di</strong> perfezionare lacreazione, e coltiva se stesso; nello stesso tempo mette in pratica <strong>il</strong> grande comandamento <strong>di</strong> Cristo <strong>di</strong> pro<strong>di</strong>garsi al servizio deifratelli. L'uomo inoltre, applicandosi allo stu<strong>di</strong>o delle varie <strong>di</strong>scipline quali la f<strong>il</strong>osofia, la storia, la matematica, le scienzenaturali, e occupandosi <strong>di</strong> arte, può contribuire moltissimo ad elevare la umana famiglia a più alti concetti del vero, del bene edel bello e ad un giu<strong>di</strong>zio <strong>di</strong> universale valore: in tal modo questa sarà più vivamente <strong>il</strong>luminata da quella mirab<strong>il</strong>e sapienza, chedall'eternità era con Dio, <strong>di</strong>sponendo con lui ogni cosa, ricreandosi nell'orbe terrestre e trovando le sue delizie nello stare con ifigli degli uomini. Per ciò stesso lo spirito umano, più libero dalla schiavitù delle cose, può innalzarsi più spe<strong>di</strong>tamente al culto
ed alla contemplazione del Creatore. Anzi sotto l'impulso <strong>della</strong> grazia, si <strong>di</strong>spone a riconoscere <strong>il</strong> Verbo <strong>di</strong> Dio, che prima <strong>di</strong> farsicarne per tutto salvare e ricapitolare in se stesso, già era nel mondo come " luce vera che <strong>il</strong>lumina ogni uomo " (Gv. 1, 9).Certo, l'o<strong>di</strong>erno progresso delle scienze e <strong>della</strong> tecnica, che in forza del loro metodo non possono penetrare nelle intime ragionidelle cose, può favorire un certo fenomenismo e agnosticismo, quando <strong>il</strong> metodo <strong>di</strong> investigazione <strong>di</strong> cui fanno uso questescienze, viene innalzato a torto a norma suprema <strong>di</strong> ricerca <strong>della</strong> verità totale. Anzi, vi è <strong>il</strong> pericolo che l'uomo, troppo fidandosidelle o<strong>di</strong>erne scoperte, pensi <strong>di</strong> bastare a se stesso e più non cerchi cose più alte. Questi fatti deplorevoli però non scaturiscononecessariamente dalla o<strong>di</strong>erna cultura, né debbono indurci nella tentazione <strong>di</strong> non riconoscere i suoi valori positivi. Fra questi siannoverano: lo stu<strong>di</strong>o delle scienze e la rigorosa fedeltà al vero nella indagine scientifica, la necessità <strong>di</strong> collaborare con gli altrinei gruppi tecnici specializzati, <strong>il</strong> senso <strong>della</strong> solidarietà internazionale, la coscienza sempre più viva <strong>della</strong> responsab<strong>il</strong>ità degliesperti nell'aiutare e anzi proteggere gli uomini, la volontà <strong>di</strong> rendere più felici le con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> vita per tutti, specialmente percoloro che soffrono per la privazione <strong>della</strong> responsab<strong>il</strong>ità personale o per la povertà culturale. Tutto questo può in qualche modoessere una preparazione a ricevere l'annunzio del vangelo; preparazione che può essere informata dalla <strong>di</strong>vina carità <strong>di</strong> colui cheè venuto a salvare <strong>il</strong> mondo.PER LA RIFLESSIONEL’uomo creato a immagine <strong>di</strong> DioPer comprendere a fondo <strong>il</strong> mistero dell’uomo è necessario rifarsi alla definizione che <strong>di</strong> esso ci offre <strong>il</strong>Libro <strong>della</strong> Genesi, dove leggiamo che esso è stato creato «a immagine <strong>di</strong> Dio» (Gn. 1,27).Questa affermazione ci consente subito <strong>di</strong> stab<strong>il</strong>ire <strong>il</strong> quadro <strong>di</strong> riferimento entro cui va collocato ogni <strong>di</strong>scorsosull’uomo: solo in rapporto a Dio e al suo <strong>di</strong>segno su <strong>di</strong> lui si può definire la vera identità dell’uomo, capirnel’origine e la meta verso cui tende.Partendo da questa consapevolezza <strong>il</strong> Conc<strong>il</strong>io Vaticano II, nella Costituzione Gau<strong>di</strong>um et spes afferma che, «findalla nascita l’uomo è invitato al <strong>di</strong>alogo con Dio», un <strong>di</strong>alogo vitale che non è un qualcosa <strong>di</strong> facoltativo, chein<strong>di</strong>fferentemente può esserci o non esserci, poiché l’uomo «non esiste se non perché, creato da Dio per amore, daLui sempre per amore è conservato» e non vive «pienamente secondo verità se non lo riconosce liberamente e senon si affida al suo creatore » (GS. 9).Il Conc<strong>il</strong>io, perciò, sulla scia immutata <strong>di</strong> tutta la tra<strong>di</strong>zione cristiana, ripropone con forza un datofondamentale, senza <strong>il</strong> quale non si potrebbe parlare secondo verità dell’uomo: solo nell’ambito <strong>di</strong> un <strong>di</strong>alogo vitalecon Dio, che è <strong>di</strong>alogo <strong>di</strong> amore e <strong>di</strong> conoscenza tra Dio e ogni sua creatura, che viene così attratta alla totalecomunione <strong>di</strong> vita con Lui, realizza in pieno se stesso. L’uomo, cioè, non può essere veramente uomo se non inDio!Il <strong>di</strong>alogo Dio-uomo attraverso <strong>il</strong> creatoIl <strong>di</strong>alogo <strong>di</strong> Dio con l’uomo si esprime attraverso vari momenti e vari sta<strong>di</strong>.Il creato, l’universo, <strong>di</strong> cui l’uomo è <strong>il</strong> vertice, è <strong>il</strong> primo e originale momento <strong>di</strong> questo <strong>di</strong>alogo. Il librosacro che ci descrive le tappe salienti <strong>della</strong> Storia <strong>della</strong> Salvezza, inizia con le parole: «In principio Dio creò <strong>il</strong> cieloe la terra…» (Gn. 1,1), quasi a sottolineare che <strong>il</strong> primo grande atto salvifico operato dal Signore è la creazione,con la quale pone le premesse del suo <strong>di</strong>alogo extratrinitario.Per “Salvezza” si intende, infatti, ogni azione che promana da Dio in quanto manifestazione all’esterno <strong>il</strong>Suo infinito amore, si potrebbe <strong>di</strong>re anche del “suo infinito bisogno <strong>di</strong> amare”.La creazione, pertanto, è proprio, nella sua globalità, segno ed espressione sempre viva dell’azione salvifica <strong>di</strong> Dio,che in essa manifesta la sua onnipotenza, la sua infinita sapienza e <strong>il</strong> suo amore senza limiti. Infatti, riferendosi allibro <strong>della</strong> Genesi, <strong>il</strong> salmista può <strong>di</strong>re: «con la parola del Signore furono creati i cieli e con <strong>il</strong> soffio <strong>della</strong> suabocca tutto <strong>il</strong> loro ornamento.., poiché Egli <strong>di</strong>ce e tutto è, comanda e tutto esiste… » (Sl. 33, 6.9).La volontà <strong>di</strong>vina, che dal nulla chiama all’esistenza le cose, esprime attraverso <strong>di</strong> esse quella, straor<strong>di</strong>nariaarmonia <strong>di</strong> luce e <strong>di</strong> sapienza propria <strong>di</strong> Dio, tanto che lo stesso Creatore riconosce che «era cosa buona» <strong>il</strong> frutto<strong>della</strong> sua azione creatrice (cfr: Gn. 1,10); Dio sembra quasi compiacersi del suo lavoro, perché lo trova pienamenteconforme al suo <strong>di</strong>segno e perciò buono, capace <strong>di</strong> realizzarsi secondo le intrinseche finalità deposte da Lui stessoin ogni creatura.Ma la creazione esprime soprattutto l’amore <strong>di</strong> Dio, un amore del tutto gratuito, privo <strong>di</strong> interesse o <strong>di</strong>necessità, che nel trasmettere all’esterno la propria ricchezza <strong>di</strong> vita trova l’unica ragione e giustificazione; Diocrea perché ama e perché ama infonde nelle sue creature la sua luce <strong>di</strong>vina, e, perché <strong>il</strong> suo amore non viene maimeno, le continua a mantenere nell’esistenza. Questo vuol <strong>di</strong>re <strong>il</strong> testo sacro quando afferma: «come sussisterebbeuna cosa se tu non volessi? Come manterrebbe l’esistenza se tu non ce l’avessi chiamata? Ma tu risparmi tutto,perché tutto è tuo, Signore, amante <strong>della</strong> vita» (Sap. 11,24-26).23
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30). Prima infatti di regnare con C
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anche di essere sollecitato a rende
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Chi Crede AmaCONCLUSIONEDopo questi
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BIBLIOGRAFIA Nella stesura di quest
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