All’interno del creato l’uomo si colloca come vertice, come espressione massima <strong>di</strong> tutte le cose belle che <strong>il</strong>Signore ha voluto porre in essere. Egli è dotato <strong>di</strong> intelligenza e <strong>di</strong> volontà, capace <strong>di</strong> scegliere, <strong>di</strong> amare, <strong>di</strong> agireliberamente, è capace <strong>di</strong> rispondere alla chiamata <strong>di</strong> Dio: tutto ciò lo pone in una con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> preminente r<strong>il</strong>ievoin mezzo a tutte le altre creature; per questo egli è “immagine” <strong>di</strong> Dio.Alla luce <strong>di</strong> quanto finora detto si possono sottolineare due considerazioni:- La prima: l’intero creato, e in esso l’uomo quale massima sua espressione, contengono ed esprimonol’originale bontà e giustizia che in esse ha posto <strong>il</strong> Creatore e che ne <strong>di</strong>ce sia la natura, sia <strong>il</strong> traguardo finale. Uomoe creato, quin<strong>di</strong>, hanno in sé, nella loro natura, questa luce <strong>di</strong> verità che li definisce e li orienta. Scoprire questa lorooriginale verità e dare senso pieno all’esistenza delle cose e dell’uomo, ed e nello stesso tempo via necessaria perentrare in <strong>di</strong>alogo con la Verità somma, con <strong>il</strong> Signore del creato.- La seconda: non si può, però, <strong>di</strong>menticare che questa originale bontà del creato deve fare i conti con lara<strong>di</strong>cale incrinatura, provocata al suo interno dal peccato. Il peccato ha rotto l’equ<strong>il</strong>ibrio interiore dell’uomo, la cuiesistenza è <strong>di</strong>ventata così <strong>di</strong>visa tra <strong>il</strong> bene e <strong>il</strong> male. Tutto ciò si riflette necessariamente in tutta la realtà creata concui l’uomo è sempre in strettissimo contatto.L’originale bontà é cosi soggetta a offuscamenti dovuti all’uso poco retto che l’uomo fa <strong>della</strong> propria intelligenza,<strong>della</strong> propria volontà e <strong>della</strong> propria libertà.Rimane, tuttavia, la verità <strong>di</strong> fondo che, essendo <strong>il</strong> creato espressione dell’amore e <strong>della</strong> verità <strong>di</strong> Dio, è uno deimo<strong>di</strong> con cui l’uomo può incontrarsi con <strong>il</strong> suo Creatore.Ma ciò come può avvenire?Ragione umana e atto <strong>di</strong> fedeQuesta affermazione ci porta ad ampliare la riflessione, chiedendoci in particolare attraverso quali facoltàl’uomo può instaurare un rapporto personale con <strong>il</strong> Creatore. In altre parole, ci si chiede: può l’uomo, con la suaesperienza umana, frutto <strong>della</strong> sua intelligenza, delle sue facoltà personali che lo mettono in stretto rapporto con <strong>il</strong>resto del creato, entrare in comunione <strong>di</strong> conoscenza e <strong>di</strong> amore con <strong>il</strong> Signore? In senso più largo, può, e come, lacultura favorire l’atto <strong>di</strong> fede con cui l’uomo aderisce con tutto se stesso alla Rivelazione <strong>di</strong>vina?Afferma <strong>il</strong> Conc<strong>il</strong>io Vaticano II che «Dio, principio e fine <strong>di</strong> tutte le cose, può essere conosciuto concertezza con <strong>il</strong> lume naturale <strong>della</strong> umana ragione dalle cose create » (DV. 6).Bisogna subito ricordare che l’atto <strong>di</strong> fede non e frutto <strong>di</strong> un processo puramente razionale, non è l’esito <strong>di</strong> unosforzo prodotto esclusivamente con mezzi umani. L’atto <strong>di</strong> fede non è possib<strong>il</strong>e se non sotto l’azione dello Spirito,<strong>il</strong> primo e vero artefice <strong>di</strong> quel <strong>di</strong>namismo interiore che porta la volontà umana ad aderire al dono del Signore.Infatti, è sempre <strong>il</strong> Conc<strong>il</strong>io Vaticano II, che nello stesso decreto “Dei Verbum”, afferma: «l’uomo si affida tuttoliberamente a Dio, prestandogli <strong>il</strong> pieno ossequio dell’intelletto e <strong>della</strong> volontà e acconsentendo volontariamentealla rivelazione da lui data» (DV. 4).Fermo restando,quin<strong>di</strong>, che l’atto <strong>di</strong> fede è costituito primariamente dall’iniziativa <strong>di</strong> Dio per mezzo delloSpirito, le due proposizioni conc<strong>il</strong>iari evidenziano che la fede, nella sua <strong>di</strong>mensione soggettiva <strong>di</strong> accoglienzapersonale, intelligente e libera, <strong>della</strong> Parola <strong>di</strong> Dio, pur non essendo un processo esclusivamente umano, nonesclude, anzi la presuppone e la esige, una risposta dell’intelligenza e <strong>della</strong> volontà umana. L’atto <strong>di</strong> fedecomprende e postula, quin<strong>di</strong>, un processo dell’intelligenza umana che porta la persona ad aderire alla Rivelazione<strong>di</strong> Dio, iniziata nella storia del popolo ebraico e culminata nelle parole e nell’opera <strong>di</strong> Cristo. Già S. Agostinoaffermava che «la fede se non è pensata, non è niente» (De praedestinatione Sanctorum - n°5).La componente razionale, e più generalmente umana, è pertanto elemento sostanziale dell’atto <strong>di</strong> fede,proprio perché l’uomo, tutto l’uomo, con tutte le sue facoltà, entra in <strong>di</strong>alogo con Dio. L’atto <strong>di</strong> fede viene cosìvissuto non contro, non nonostante, ma me<strong>di</strong>ante l’intelligenza, la ragione e la volontà umane che costituiscono<strong>il</strong> motivo <strong>della</strong> bontà originale per cui Dio si compiacque <strong>della</strong> sua creatura.Tutto ciò che è realmente e profondamente umano è nella sua ra<strong>di</strong>ce segno ed espressione del misterosalvifico <strong>di</strong> Dio e quin<strong>di</strong> raffigura quel frammento <strong>di</strong> verità che <strong>il</strong> Creatore ha infuso in ogni creatura.Di più: vivere la fede significa realizzare in pienezza quella verità definitivamente e totalmente rivelata inCristo, modello dell’uomo nuovo riconc<strong>il</strong>iato con <strong>il</strong> Padre.Il cristiano è l’uomo nuovo, totalmente uomo, che per la grazia <strong>di</strong> Cristo è chiamato a <strong>di</strong>ventare uomo nellaperfezione <strong>della</strong> sua natura. Perciò possiamo <strong>di</strong>re: – Certamente <strong>il</strong> cristiano vive <strong>di</strong> fede; ma la fede esige <strong>di</strong> essereun atto umano, ossia compiuto da uno che è pienamente uomo, e non da chi rinuncia ad esserlo. La fede, insomma,è un momento che, ad<strong>di</strong>rittura, se ben capito e ben vissuto, porta a pienezza l’essere uomo.Questa è un’affermazione molto significativa, che riconosce in pieno nella fede la preminente iniziativa <strong>di</strong>Dio, ma vuole sottolineare inequivocab<strong>il</strong>mente la con<strong>di</strong>zione su cui si deve fondare la risposta dell’uomoall’iniziativa <strong>di</strong> Dio, e ciò a cui la fede mira.La con<strong>di</strong>zione: l’uomo deve rispondere a Dio con tutto se stesso.La meta: costruire in pienezza l’uomo, secondo <strong>il</strong> modello dell’uomo perfetto che è Cristo.24
La creazione: fra scienza e fede«Credo in Dio, Padre onnipotente, Creatore del cielo e <strong>della</strong> terra». Così i cristiani professano la loro fede.Che vuol <strong>di</strong>re?«Cielo e terra» è una formula che vuole abbracciare la totalità <strong>di</strong> ciò che esiste; la scienza, cerca <strong>di</strong> misurare edescrivere l’immensa varietà <strong>di</strong> esseri in essa contenuti. L’estensione dell’universo si misura in m<strong>il</strong>ioni <strong>di</strong> ann<strong>il</strong>uce;gli "oggetti" che lo popolano sono innumerevoli. Alla terra si attribuiscono tre m<strong>il</strong>iar<strong>di</strong> <strong>di</strong> anni; i segni dellespecie viventi su <strong>di</strong> essa si fanno risalire a m<strong>il</strong>ioni <strong>di</strong> anni fa.Su tutto ciò cosa ci <strong>di</strong>ce la Bibbia? Nulla che sod<strong>di</strong>sfi la curiosità scientifica circa <strong>il</strong> modo e <strong>il</strong> tempo in cuisi è formata la terra e si è evoluta la vita; nulla circa <strong>il</strong> “big-bang” iniziale e le successive fasi <strong>di</strong> espansionedell’universo. La rivelazione biblica è salvifica, reca cioè la Parola <strong>di</strong> Dio riguardante la nostra salvezza “ultima” ei mo<strong>di</strong> <strong>di</strong> viverla quaggiù. Quando la Bibbia descrive <strong>il</strong> cielo e la terra e gli esseri che li popolano, non presume <strong>di</strong>farlo in modo scientifico; essa desume tali descrizioni dalla letteratura del tempo, e le usa come linguaggiocomprensib<strong>il</strong>e per insinuare verità relative alla salvezza.Un esempio: <strong>il</strong> racconto <strong>della</strong> creazione del mondo <strong>di</strong> Genesi 1 afferma due verità <strong>di</strong> fronte alle concezionireligiose dei popoli fra i quali viveva, un m<strong>il</strong>lennio prima <strong>di</strong> Cristo, <strong>il</strong> popolo ebraico. La religione mesopotamica(Assiri, Bab<strong>il</strong>onesi, Persiani...) riteneva che gli astri influissero sulle vicende umane e propose <strong>il</strong> sole e la lunacome dèi da adorare. Il racconto biblico invece annovera gli astri fra le creature con le quali <strong>il</strong> Signore decora lavolta celeste per <strong>il</strong>luminare <strong>il</strong> giorno e la notte. La religione egiziana <strong>di</strong>vinizzava gli animali; <strong>il</strong> racconto biblico, <strong>di</strong>contro, afferma che essi sono stati creati da Dio e posti al servizio degli uomini.Il mondo viene così spogliato <strong>di</strong> una indebita sacralità, mostrato come dono <strong>di</strong> Dio e affidato alle curedell’umanità. Il credente trova nella Bibbia l’affermazione <strong>della</strong> provenienza delle cose dal gesto creatore <strong>di</strong> Dio e<strong>della</strong> loro destinazione alla crescita degli uomini e delle donne. La fede cristiana quin<strong>di</strong> non si pronuncia, e non puòfarlo, sulle cause e sui mo<strong>di</strong> dell’evoluzione <strong>della</strong> vita, ma non sta necessariamente dalla parte del “fissismo”, eritiene che <strong>il</strong> “creazionismo” non è <strong>di</strong> per sé antievoluzionista. La scienza ha spazi e libertà <strong>di</strong> ricercare, <strong>di</strong> avanzareipotesi, <strong>di</strong> dare spiegazioni, ma non può pronunciarsi sulle verità che la fede, in quanto tale, professa.Il credente si pone <strong>di</strong> fronte alla creazione, innanzi tutto considerandola, accettandola e rispettandola comedono del Dio dell’Alleanza: in essa vi è <strong>il</strong> primo rivelarsi e donarsi <strong>di</strong> Dio che propone <strong>il</strong> suo amore agli esseriumani. Inoltre <strong>il</strong> cristiano vede la creazione in riferimento a Cristo, principio e fine <strong>di</strong> tutto ciò che Dio ha espressofuori <strong>di</strong> sé, e quin<strong>di</strong> anche nella tensione verso l’esito conclusivo <strong>della</strong> storia (cfr: Rom 8, 18-30).Fede e scienzaA questo punto si propone alla riflessione del gruppo anche quest’altro piccolo brano tratto da un itinerario<strong>di</strong> Riflessione per l’Anno <strong>della</strong> Fede del vescovo mons. Andrea Gemma (vescovo emerito <strong>di</strong> Isernia-Venafro):«Si <strong>di</strong>ce che la fede, ossia l’adesione a Dio, alla sua Parola, sia un ostacolo al vero progresso scientifico. Etroppo antica e troppo confutata questa obiezione perché dobbiamo fermarci a raccoglierla.Anche a questo riguardo basterebbe addurre evidenti esempi <strong>di</strong> esimii cultori delle scienze e <strong>della</strong> tecnica chehanno fatto <strong>della</strong> fede una professione aperta e senza reticenze.Viene in mente <strong>il</strong> nostro professor Enrico Me<strong>di</strong>. Quante volte lo abbiamo sentito - lui scienziato <strong>di</strong> famainternazionale, lui cultore <strong>di</strong> scienze esatte - cantare la fede come un poeta e parlare del suo amore a Dio, allaMadonna con l’entusiasmo d’un bambino!E come lui moltissimi altri esempi potremmo citare.In linea teorica noi dobbiamo <strong>di</strong>re, innanzitutto, che la scienza, la cultura, l’arte hanno tutto <strong>il</strong> <strong>di</strong>ritto <strong>di</strong>seguire i loro meto<strong>di</strong> e le loro leggi nella ricerca sincera del progresso. Scienza e cultura e arti hanno <strong>il</strong> <strong>di</strong>ritto - chepure la <strong>Chiesa</strong> del Conc<strong>il</strong>io Vaticano II ha sottolineato - <strong>di</strong> spingersi fin dove possono giungere. Né dalla fede odalla rivelazione possono venire delle limitazioni alla legittima autonomia <strong>della</strong> ricerca scientifica. Potremmo <strong>di</strong>reanzi che, a <strong>di</strong>fferenza forse <strong>di</strong> epoche passate, oggi la <strong>Chiesa</strong> stessa, in nome dell’ossequio dovuto al Creatore <strong>di</strong>tutte le cose e quin<strong>di</strong> anche delle leggi <strong>della</strong> natura, spinge a progre<strong>di</strong>re nella scienza vera e nella cultura. E ciòperché la <strong>Chiesa</strong> sa che non ci potrà mai essere contrad<strong>di</strong>zione tra rivelazione, <strong>di</strong> cui Dio solo è autore, e scienzache ha per oggetto la verità, quale si manifesta nell’or<strong>di</strong>ne stab<strong>il</strong>ito da Dio.Bisognerà, tuttavia, a tal riguardo, e da una parte evitare gli errori del troppo famoso processo Gal<strong>il</strong>eo, <strong>di</strong> scambiareper rivelato ciò che invece non lo è; e dall’altra parte <strong>di</strong> gabellare per scienza e per risultati scientifici ciò che èsoltanto teoria pseudoscientifica, ossia ideologia paludata <strong>di</strong> scientismo.Se si tratta <strong>di</strong> vera scienza, <strong>il</strong> cristiano è sicuro che non ci potrà essere contrasto tra la verità delle sue affermazionie la verità <strong>di</strong> Dio.Semmai, questo sì, va messo bene in chiaro, esistono da parte <strong>della</strong> fede e dei suoi dettati etici dei precis<strong>il</strong>imiti che devono essere imposti alla scienza in or<strong>di</strong>ne alle sue applicazioni tecniche.Dice a tal proposito <strong>il</strong> Daniélou: «Oggi alcuni interrogativi fondamentali <strong>della</strong> coscienza moderna riguardanoproprio <strong>il</strong> problema dei limiti dei <strong>di</strong>ritti <strong>della</strong> tecnica quando tocca problemi umani. Cito due esempi tipici:l’ut<strong>il</strong>izzazione <strong>della</strong> energia atomica per fabbricare degli strumenti <strong>di</strong> <strong>di</strong>struzione e l’uso dei mezzi anticoncezionali25
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30). Prima infatti di regnare con C
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anche di essere sollecitato a rende
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Chi Crede AmaCONCLUSIONEDopo questi
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BIBLIOGRAFIA Nella stesura di quest
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