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Le origini della camorra - (anno 2010) - Osservatorio per la legalità ...

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L’inchiesta di Monnier, condotta durante il processo unitario, è un documento prezioso <strong>per</strong>ché si<br />

giovò delle testimonianze dirette dei maggiori es<strong>per</strong>ti, ministri e dirigenti delle forze di polizia, sia<br />

del regime borbonico, che del nuovo governo italiano. Quindi una fonte storica attendibile ben più<br />

dei fantasiosi racconti e leggende che si tramandano, in gran numero, sulle <strong>origini</strong>, le forme<br />

organizzative, i riti, i miti <strong>del<strong>la</strong></strong> peculiare forma di organizzazione criminale che si sviluppa nel<br />

tessuto urbano <strong>del<strong>la</strong></strong> Napoli ottocentesca, dentro gli strati sociali plebei.<br />

Riti e miti ad ogni modo fortemente intrecciati. Da più parti, ad esempio, si riferisce di un rito<br />

iniziatico che vedeva riuniti i camorristi intorno ad un tavolo su cui erano posti un pugnale, una<br />

pisto<strong>la</strong> carica e un bicchiere d’acqua o vino avvelenati. L’aspirante bagnava <strong>la</strong> mano nel sangue che<br />

gli veniva estratto e giurava fedeltà al<strong>la</strong> setta, mostrando di essere pronto a spararsi e a bere il<br />

veleno. Il capo <strong>del<strong>la</strong></strong> riunione prendeva atto del giuramento di sangue; scaricava l’arma, gettava a<br />

terra il bicchiere e consegnava il pugnale al nuovo camorrista. Questo cerimoniale pareva essere di<br />

rigore, ma non era indispensabile seguirlo in ogni circostanza. Altre testimonianze indicavano<br />

procedure molto semplificate, specie nelle carceri. In ogni caso l’ingresso nell’associazione<br />

camorristica veniva festeggiato con grandi banchetti.<br />

<strong>Le</strong> stesse spiegazioni etimologiche del termine ‘<strong>camorra</strong>’ sono numerosissime e molto divergenti.<br />

Del resto <strong>la</strong> paro<strong>la</strong> ‘<strong>camorra</strong>’ è entrata nel<strong>la</strong> lingua italiana dal gergo, non scritto, usato tra<br />

Settecento e Ottocento dai malviventi napoletani. Tra questi due secoli il termine ‘camorristi’ viene<br />

usato ripetutamente – accanto a ‘oziosi’, ‘vagabondi’, ‘rissosi’, ‘giocatori di professione’ – nei<br />

documenti <strong>del<strong>la</strong></strong> polizia borbonica e del ministero <strong>del<strong>la</strong></strong> Guerra.<br />

Tra le interpretazioni più recenti ce ne sono un paio di carattere storico, notevolmente differenti.<br />

L’uno associa ‘gamorra’ al<strong>la</strong> città biblica di Gomorra, come tras<strong>la</strong>to di vizio e di ma<strong>la</strong>ffare. L’altra<br />

afferma una sorta di solidarietà lessicale tra i nomi delle tre organizzazioni criminali dell’Italia<br />

meridionale – <strong>camorra</strong>, mafia, ‘ndrangheta – e li fa risalire al<strong>la</strong> terminologia pastorale <strong>del<strong>la</strong></strong> cultura<br />

preromana. Secondo questa spiegazione si sottolinea l’originario fine protettivo e non criminale di<br />

queste ‘fratel<strong>la</strong>nze’ segrete, ‘morra’ significherebbe ‘madre di tutte le greggi’.<br />

C’è da aggiungere che ci sono poi le possibili derivazioni dal<strong>la</strong> lingua castigliana: i termini<br />

‘<strong>camorra</strong>’, ‘camora’, ‘gamurra’ rinviano sia a una corta giacca di te<strong>la</strong>, sia al<strong>la</strong> rissa, al<strong>la</strong> lite.<br />

La connessione tra <strong>camorra</strong> e gioco d’azzardo si è fatta risalire al termine arabo ‘kumar’; e si ritrova<br />

di frequente nei vocabo<strong>la</strong>ri dialettali napoletani dell’Ottocento. Proprio al gioco d’azzardo si<br />

connette l’interpretazione più diffusa nel corso dell’Ottocento, <strong>per</strong> questo <strong>camorra</strong> diventa sinonimo<br />

di estorsione, di riscossione di una tangente, una mazzetta, un pizzo su qualsiasi tipo di attività.<br />

Poi, anche <strong>per</strong> l’influenza delle sette segrete – <strong>la</strong> massoneria, <strong>la</strong> carboneria, l’”unità italiana”, i<br />

calderari del reazionario principe di Canosa – <strong>la</strong> <strong>camorra</strong> diverrà sempre più organizzazione,<br />

strutturandosi specie dopo l’unificazione nazionale, in associazione di delinquenti specializzati<br />

anzitutto nelle estorsioni su ampia sca<strong>la</strong>, ma diffuse soprattutto nelle carceri e negli eserciti, dove<br />

spesso venivano arruo<strong>la</strong>ti i criminali già detenuti.<br />

La <strong>camorra</strong>, come attività e organizzazione distinta dal<strong>la</strong> criminalità comune, si diffuse nel<strong>la</strong> città di<br />

Napoli presumibilmente nel secondo quarto dell’Ottocento. Diciamo non a caso presumibilmente,<br />

<strong>per</strong>ché non si è finora ritrovata alcuna traccia archivistica degli atti <strong>del<strong>la</strong></strong> polizia borbonica, né si<br />

sono rinvenuti altri documenti di rilievo storico: <strong>Le</strong> prime notizie ufficiali si ritrovano nel<strong>la</strong><br />

documentazione approntata dal<strong>la</strong> neonata amministrazione italiana. Ci sono, è vero, testimonianze<br />

storiche e letterarie di notevole spessore, come quel<strong>la</strong> citata all’inizio: l’inchiesta di Monnier. Altra<br />

cosa sono i tentativi di cercare antecedenti di questo specifico fenomeno criminale nel<strong>la</strong> storia<br />

moderna di Napoli, tra Cinquecento e Settecento, tra viceregno spagnolo e primo <strong>per</strong>iodo<br />

borbonico. La ricerca, <strong>per</strong>ò, si sfi<strong>la</strong>ccia lungo improbabili fili criminali che si immaginano dipanarsi<br />

nei secoli tra <strong>la</strong> Spagna, Napoli e <strong>la</strong> Sicilia. Questa si addensò in centinaia di miglia di <strong>per</strong>sone nel<strong>la</strong><br />

città-capitale, tra Cinquecento e primo Ottocento, richiamata dalle e<strong>la</strong>rgizioni sovrane e<br />

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