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Le origini della camorra - (anno 2010) - Osservatorio per la legalità ...

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<strong>per</strong>ché se riusciva ancora, in qualche modo, a mangiare e a vestirsi lo doveva solo all’uso dei due<br />

soldi accantonati <strong>per</strong> <strong>la</strong> cassa comune. L’associazione delinquenziale plebea iniziava così <strong>la</strong> sua<br />

costitutiva attività estorsiva, esercitando una forma di totale sfruttamento delle categorie sociali più<br />

diseredate.<br />

Altro importantissimo fronte delle attività camorristiche era costituito dai mercati, dalle farine e<br />

cereali al<strong>la</strong> frutta, al pesce, al<strong>la</strong> carne. C’erano inoltre le tangenti sulle case da gioco e sul<strong>la</strong><br />

prostituzione, sul “gioco piccolo” diffuso nelle bettole e <strong>per</strong> le strade.<br />

I camorristi, poi, esercitavano in proprio il lotto c<strong>la</strong>ndestino, che procedeva paralle<strong>la</strong>mente a quello<br />

legale. E ancora estorsioni sul nolo delle carrozze e dei carri da trasporto, sullo scarico delle barche,<br />

sull’attività di facchinaggio.<br />

La <strong>camorra</strong> esercitava anche il contrabbando alle barriere daziarie. Percepiva cioè l’esazione fiscale<br />

dei dazi <strong>per</strong> le merci che giungevano nel<strong>la</strong> capitale sia dal<strong>la</strong> terra che dal mare. L’attività<br />

dell’imposizione fiscale era svolta dai camorristi in aggiunta ai funzionari, ma anche, spesso, in loro<br />

sostituzione, con notevole d<strong>anno</strong> <strong>per</strong> l’erario pubblico.<br />

Addetto agli affari economici e finanziari era il contarulo, nominato da ciascun caposocietà <strong>per</strong> <strong>la</strong><br />

gestione del barattolo, dove erano versati gli introiti delle estorsioni compiute dall’organizzazione<br />

camorristica, che si dava il nome di onorata società, o anche di Bel<strong>la</strong> Società Riformata.<br />

L’associazione criminale svolgeva altre funzioni di grosso rilievo: affrontava e risolveva le più<br />

diverse questioni pendenti, componeva le liti e le risse: amministrava cioè – a modo suo – <strong>la</strong><br />

giustizia nei diversi quartieri <strong>del<strong>la</strong></strong> capitale.<br />

Era una violenta organizzazione composta di plebei, che <strong>per</strong>ò guardavano in alto. Da una parte si<br />

ponevano in diretta concorrenza con lo Stato, sottraendogli in notevole parte l’esercizio di una<br />

funzione basi<strong>la</strong>re, qual’era l’esazione fiscale. Per altro verso cercavano di imitare i modelli e codici<br />

di comportamento dell’aristocrazia, facendo ricorso a rituali che davano valore al giuramento e<br />

all’onore. Un ruolo centrale aveva il duello, che si chiamava zumpata, e si svolgeva <strong>per</strong>ò con il<br />

coltello, non con <strong>la</strong> spada. Guardava anche, con interesse imitativo, alle associazioni settarie diffuse<br />

tra le èlites liberali: <strong>la</strong> massoneria e <strong>la</strong> carboneria, anzitutto.<br />

La Consorteria dei camorristi si vedeva come una èlite criminale, si autorappresentava come una<br />

sorta di “aristocrazia <strong>del<strong>la</strong></strong> plebe”, coi propri vincoli e riti iniziatici. Ogni quartiere aveva il suo<br />

tribunale, che si chiamava Mamma. L’intera città aveva il suo organo giudiziario supremo. Era <strong>la</strong><br />

Gran Mamma, presieduta dal capintesta, che in tale funzione assumeva il titolo di<br />

Mammasantissima.<br />

<strong>Le</strong> regole <strong>del<strong>la</strong></strong> <strong>camorra</strong> si volevano raccolte in una sorta di statuto <strong>del<strong>la</strong></strong> setta. Di questo frieno<br />

comparivano ogni tanto versioni scritte, sul<strong>la</strong> cui veridicità e utilità sorgono diversi dubbi, visto il<br />

totale analfabetismo dei camorristi. Tuttavia nel 1842 il contarulo o contaiuolo Francesco<br />

Scorticelli, che evidentemente sapeva leggere e scrivere, raccolse queste regole in un frieno<br />

composto di ventisei articoli. Il testo dell’articolo I recitava: .<br />

La Società dell’umiltà esercitava in definitiva una forma di amministrazione privata e illegale, <strong>del<strong>la</strong></strong><br />

fiscalità, <strong>del<strong>la</strong></strong> sicurezza, <strong>del<strong>la</strong></strong> giustizia. Nell’esercizio di queste funzioni riceveva spesso anche il<br />

p<strong>la</strong>uso di autorevoli esponenti <strong>del<strong>la</strong></strong> c<strong>la</strong>sse dirigente, che mostravano di apprezzare questo ruolo di<br />

supplenza.<br />

La <strong>camorra</strong> costituiva quindi una specie di potere parallelo rispetto ad una debole struttura statale.<br />

Una sorta di contropotere di origine e rappresentanza plebee, che trovava nei propri simili le prime<br />

vittime.<br />

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