Le origini della camorra - (anno 2010) - Osservatorio per la legalità ...
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massone già carbonaro e partecipe dei moti del 1820-21 e del 1848. Venne confinato, imprigionato<br />
e andò in esilio in Francia. Richiesta <strong>la</strong> grazia al re, tornò a Napoli nel ’54.<br />
Nel novembre 1860 giunge a Napoli, dall’Emilia, Luigi Carlo Farini, primo luogotenente generale<br />
delle province meridionali, appena cedute da Garibaldi a Vittorio Emanuele. Al<strong>la</strong> testa del governo<br />
nominato da Farini viene posto Liborio Romano, che conserva il ministero dell’Interno. Ma<br />
direttore <strong>del<strong>la</strong></strong> polizia viene nominato Silvio Spaventa, cui nel marzo 61 il nuovo luogotenente,<br />
principe Eugenio di Savoia-Carignano, affiderà anche <strong>la</strong> guida del ministero.<br />
Pochi giorni dopo l’insediamento del governo <strong>del<strong>la</strong></strong> prima luogotenenza, Spaventa e il prefetto di<br />
polizia De B<strong>la</strong>sio dirigono il primo grande blitz contro l’organizzazione camorristica, che, intanto,<br />
grazie al<strong>la</strong> sua parziale legittimazione da parte dello Stato, aveva su<strong>per</strong>ato ogni limite nel<br />
contrabbando e nell’esazione in proprio dei dazi.<br />
Tra i più solerti funzionari si illustrer<strong>anno</strong> proprio gli ex camorristi Capuano e Jossa. La parentesi<br />
legalitaria si chiuderà invece <strong>per</strong> il capintesta Salvatore De Crescenzo, che aveva sig<strong>la</strong>to l’accordo<br />
con Liborio Romano: tornerà a svolgere le sue attività criminali e trascorrerà alcuni annui nelle<br />
carceri napoletane, all’iso<strong>la</strong> di Ponza, alle Murate di Firenze, <strong>per</strong> poi tornare libero alle tradizionali<br />
funzioni di capo<strong>camorra</strong> <strong>del<strong>la</strong></strong> Vicaria.<br />
Poco dopo <strong>la</strong> proc<strong>la</strong>mazione del regno d’Italia (ai primi di aprile 1861), il giovane diplomatico<br />
Costantino Nigra, segretario generale <strong>del<strong>la</strong></strong> Luogotenenza Carignano, invia a Spaventa una richiesta<br />
riservata <strong>per</strong> ottenere Notizie sul camorrismo. Il direttore <strong>del<strong>la</strong></strong> polizia napoletana ha appena inviato<br />
al ministro dell’Interno Marco Minghetti un artico<strong>la</strong>to rapporto sul brigantaggio, <strong>la</strong> questione<br />
demaniale, <strong>la</strong> difficile organizzazione <strong>del<strong>la</strong></strong> Guardia nazionale, senza accenni <strong>per</strong>ò all’attività<br />
camorristica.<br />
Spaventa si applica a preparare <strong>per</strong>sonalmente un Rapporto sul<strong>la</strong> <strong>camorra</strong>, affidando a un es<strong>per</strong>to<br />
funzionario di sua fiducia. Vincenzo Cuciniello, <strong>la</strong> preparazione di Memoria sul<strong>la</strong> Consorteria dei<br />
Camorristi esistente nelle Provincie Napolitane. Queste re<strong>la</strong>zioni sar<strong>anno</strong> inviate al Luogotenente e<br />
al ministero di Torino a fine maggio. Minghetti farà pubblicare il rapporto sul giornale torinese<br />
, con il suo apprezzamento.<br />
La Memoria preparata da Cuciniello è una precisa descrizione delle forme organizzative <strong>del<strong>la</strong></strong><br />
Consorteria: sono indicati i tre gradi <strong>per</strong>corsi dagli adepti, le diverse responsabilità, <strong>la</strong><br />
strutturazione <strong>per</strong> province e quartieri napoletani, <strong>la</strong> presenza nelle prigioni e nell’esercito. Più<br />
approfondito è il Rapporto di Spaventa. Intanto par<strong>la</strong> di <strong>camorra</strong> sia <strong>per</strong> le province napoletane che<br />
<strong>per</strong> <strong>la</strong> Sicilia e ne fa discendere l’origine dal<strong>la</strong> Spagna e dal suo dominio. Distingue anche tra una<br />
<strong>camorra</strong> napoletana, che si limitava in principio a tassare il gioco e i giocatori, e una più feroce<br />
criminalità siciliana, che entrava come leva volontaria nel reggimento borbonico <strong>per</strong> sfuggire al<br />
carcere duro, ma poi ricadeva nei reati e tornava nelle carceri, dove affermava il suo potere<br />
estorsivo in ogni direzione, dandosi .<br />
Spaventa, da parte sua, proseguiva nell’o<strong>per</strong>azione di espellere dal<strong>la</strong> polizia napoletana <strong>la</strong> gran parte<br />
delle forze camorristiche che vi erano state immesse nel <strong>per</strong>iodo transitorio tra le fine del regno<br />
delle Due Sicilie e l’avvento del regno d’Italia. I problemi più delicati riguardavano<br />
l’organizzazione <strong>del<strong>la</strong></strong> Guardia nazionale, che prevedeva l’espulsione delle guardie cittadine di<br />
provenienza camorristica, e le proteste che montavano tra <strong>la</strong> bassa forza dell’esercito garibaldino.<br />
La decisione, poi, di vietare l’uso <strong>del<strong>la</strong></strong> divisa alle guardie nazionali fuori servizio, <strong>per</strong> impedire i<br />
frequenti abusi e soprusi, scatenò una violenta protesta contro l’azione di Spaventa, che fu assediato<br />
nei suoi uffici e assalito nel<strong>la</strong> sua abitazione. Altre proteste erano organizzate da una parte dei<br />
soldati garibaldini, in cerca di sussidi e di sistemazione.<br />
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