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Parigi vale sempre<br />
un “Mondial”<br />
CITROËN<br />
AParigi, Citroën presenta la nuova C4, che fa dell’aspetto conservativo la sua firma,<br />
pur non rinunciando agli stilemi tipici della casa. Così, stabilito che le originalità<br />
stilistiche e la ricerca estetica con il tocco della sperimentalità sono ora appannaggio<br />
della gamma DS, alle Citroën con la “C” viene riservato il ruolo più consolidato, con<br />
modelli dall’aspetto più classico. Ne consegue che la stessa C4, se prima mostrava<br />
affinità anticonformiste (che nel segmento “C” raramente pagano) con la più piccola<br />
C3 dal grande successo internazionale, con la nuova serie ha virato il timone verso la<br />
C5. La vettura è cresciuta in tutte le dimensioni (mm 4.330 x 1.790 x 1.490) ma è<br />
concepita più razionalmente, al punto che non si registrano indesiderati aumenti di<br />
peso. Anche l’interno, meno effettistico di prima, si presenta con un tono superiore,<br />
grazie a materiali di qualità e a giunzioni molto curate. Abbandonati la strumentazione<br />
dislocata e il volante a cuscino e pulsanti fissi, a favore di un cruscotto più tradizionale,<br />
ma indubbiamente appagante, per numero di informazioni e design.<br />
Il tocco di originalità viene invece dalla consolle rialzata, con ampio ripostiglio<br />
refrigerabile. Elevato il livello telematico della vettura, sia per l’intrattenimento e il<br />
lavoro, sia per le situazioni di emergenza. Nella gamma diesel troviamo il 1.600 cc<br />
HDi da 66 kW-90 CV, oppure 81 kW-110 CV, in questo caso anche in edizione e-HDi,<br />
con alternatore rigenerativo, start&stop e cambio automatico sequenziale a sei<br />
rapporti, mentre al top c’è il 2.000 cc da 110 kW-150 CV.<br />
Per i benzina, la C4 impiega il 1.400 cc VTi da 70 kW-85 CV, il 1.600 VTi da 88 kW-<br />
120 CV e il 1.600 turbo iniezione diretta THP da 115 kW-155 CV.<br />
Amolti italiani la concept Citroën Lacoste potrà ricordare le vetture da spiaggia di<br />
moda nelle estati dei primi anni Sessanta, ma ai più appassionati del marchio<br />
torneranno sicuramente alla memoria altre trovate funzionali e stilistiche già viste in<br />
passato. Con la sua livrea bianco (perlato) e blu la Citroën Lacoste può ricordare<br />
infatti un’altra celebre vettura del double chevron, quella Mehari in edizione limitata<br />
“Azur” ,che proprio del connubio bianco-blu faceva il suo segno di distinzione. Altri<br />
particolari interessanti sono l’assenza di portiere, sostituite da svasi sulla fiancata per<br />
accedere ai posti anteriori (per salire dietro si salta a bordo come su una barca), il Troof,<br />
cioè la massiccia centina di sicurezza longitudinale a “T”, alla quale sono appesi i<br />
poggiatesta anteriori, le panchette per 2+2 persone di ispirazione motonautica, il<br />
cruscotto a tutta larghezza, con affissioni simili a un display pubblicitario. Per il motore<br />
la proposta della casa è quella del tre cilindri a benzina (per esempio quello della C1),<br />
leggero, poco ingombrante e dalle minime pretese in fatto di consumo. Non manca<br />
naturalmente la possibilità di coprire l’abitacolo in caso di pioggia, ma soprattutto di<br />
troppo sole. Dal T-roof si può estrarre infatti una coppia di parasole gialli gonfiabili a<br />
tutta lunghezza, quasi fossero degli airbag a tendina. Proprio come succedeva a fine<br />
Anni 50 con le vecchie Panhard (marchio, guarda caso, finito in Citroën), le cui alette<br />
parasole erano da gonfiare (...a fiato) come se fossero dei materassini da mare.<br />
3<br />
ECM - Ottobre/Novembre 2010