A&L_n2_APRILE_2016

y Mario Conserva
Editorial / Editoriale
An Important Year For Aluminium Tariffs
2016 is important for the future sourcing
of competitive primary aluminium to EU
consumers, as positions are being prepared
within the industry and 27 government
representatives for negotiations
with the Commission to either adjust the
import tariffs on some primary aluminium
products or suspend completely the
tariff on all primary products, effective
January1st2018orsooner.Ifwhateveris
agreed follows the two previous negotiations,
2006 and 2011/12, it will stay in
force until 2023. In 2006, after more than
ayearofstrongdiscussions,thenegotiations
succeeded in reducing only unwrought
unalloyed ingot from 6% to 3%,
tobeeffectiveJanuary2007foraperiod
for 5 years.
This was a poor decision for the downstream
industries as the additional cost
imposed due to tariffs stayed at 6% on
billets, foundry alloys and slabs, but a
good one for the primary producers as
unwrought unalloyed standard remelt ingot
was not produced in virtually all EU
and Norwegian smelters.
In 2011/12 negotiations, that followed
more than a decade of massive industry
restructuring, consisted in two years of
extensive debate within the industry and
the Commission, resulting in implementation
in January 2013 of the status quo on
unwrought unalloyed at 3% and foundryalloysat6%andalessthanpragmatic
reduction from 6% to 4% on billets and
slabs imports to last for five years.
This was a totally ineffective result for
the downstream industries but once
again to the total benefit of the primary
aluminium companies. Why did this happen
during the two previous negotiations,
in spite of the total loss of the EU’s
leading aluminium companies and two independent
studies, Ecorys and CEPS?
Primary aluminium companies have by
farthestrongestinfluenceinthenational
associations and with the Commission
in Brussels. Their companies benefit from
increased prices for their smelters producing
within the EU and external to the
EU but in countries with duty free supply
status to the EU. Historically they have
fought to retain primary tariffs and will
continuetodoso.
The refiners, representing
the so-called
secondary aluminium
production, are
an important sector,
producing foundry
alloy ingot as feedstock
to EU casters
mario.conserva@edimet.com
supplying the EU automotive
industry.
Their raw material is mainly good qualityoldandnewprocessscrap,plusunwrought
unalloyed remelt ingot. Their
position in 2011, demanding that the 6%
tariff remain on imports of secondary
foundry alloy ingot, was a reason primaryunwroughtalloyedfoundryingot
hadtostayat6%,whilstunwroughtal-
Un anno importante per il dazio sull’alluminio
Il2016èimportantepergliapprovvigionamenti
futuri di alluminio primario a condizioni competitive
per i consumatori dell’UE; si preparano le
posizioni all’interno dell’industria e fra i 27 rappresentanti
dei Governi per negoziazioni con la
Commissione che portino, o all’aggiustamentodeidaziall’importazionedialcuniprodottidi
metallo grezzo, oppure alla totale sospensione
dei dazi su tutti i prodotti, a far data dal 1° gennaio2018oancorprima.Qualunqueaccordosi
raggiunga,seseguiràlalineadelledueprecedenti
negoziazioni, del 2006 e 2011/12, rimarrà in
vigore fino al 2023.
Nel 2006, dopo oltre un anno di animate discussioni,lenegoziazioniportaronosoloaunariduzionedeldaziosulmetallogrezzononlegatodal
6%al3%,conentratainvigoredalgennaiodel
2007 per un periodo di 5 anni.
Fuunadecisionediscarsaefficaciaperleindustrie
del downstream, poiché i costi supplementari
imposti a causa delle tariffe rimasero al
6%subillette, placcheeleghedafonderia,ma
fu positiva per i produttori di primario, poiché
i pani standard non in lega non erano prodotti
praticamente da nessuno smelter in tutta l’UE
e in Norvegia. Nel 2011/12 le negoziazioni, che si
susseguirono in un periodo di massicce ristrutturazioni
dell’industria, determinarono un vigorosodibattitoall’internodell’industriaedella
Commissione, con il risultato dell’implementazione
nel gennaio del 2013 dello status quo sul
metallononlavoratononlegatoal3%,aduna
riduzionedal6%al4%sulleimportazionidibillette
e e placche, lega per un periodo di cinque
anni, al mantenimento del dazio al 6% sulle leghe
da fonderia.
Anche questo fu un risultato del tutto inefficaceperleindustriedeldownstream,
edun’operazione
che ancora una volta riservava benefici
solamentealleaziendeproduttricidialluminio
primario. Perché queste scelte, nonostante la
gravecrisicheincombevasulleprincipaliaziende
UE dell’alluminio e nonostante due studi indipendenti,
uno di Ecorys e l’altro di CEPS?
Ilfattoècheleaziendecheproduconoalluminio
primario hanno di gran lunga l’influenza maggiore
presso le associazioni nazionali e la Commissione
a Bruxelles. Le aziende di queste associazioni
traggono beneficio dai prezzi maggiorati
per i loro smelter che producono all’interno dellaUE,oesterneallaUEmainPaesiconstatusdi
fornitore non soggetto a dazi per la UE. Storicamente
queste aziende hanno lottato per mantenere
i dazi sul primario e continueranno a farlo.
I raffinatori, che rappresentano la cosiddetta
produzione secondaria di alluminio, sono un settoreimportante,cheproducepanidilegheper
fonderie come materia prima per le aziende di
fonderiagettiepressocolatadellaUEchealoro
volta riforniscono l’industria dell’automotive.
La loro materia prima è prevalentemente data
darottamidiprocessovecchienuovidibuona
qualità oltre ai pani di alluminio non in lega.
La loro posizione nel 2011, basata sul fatto che il
dazio del 6% venisse mantenuto sulle importazionidipanidafonderiasecondariinlega,era
una delle ragioni per le quali anche le leghe primariedafonderia(difficilidadistingueredalle
secondarie) rimasero al 6% mentre per le billetteeleplacchedalaminazione
cifulariduzione
della tariffa al 4%.
Per quanto riguarda il downstream, il settore
6-
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