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Fermi tutti sono incinta!

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FALSOPIANO<br />

CINEMA


EDIZIONI<br />

FALSOPIANO<br />

Ignazio Senatore<br />

FERMI TUTTI<br />

SONO INCINTA!<br />

cinema e gravidanza


© Edizioni Falsopiano - 2016<br />

via Bobbio, 14/b<br />

15121 - ALESSANDRIA<br />

www.falsopiano.com<br />

Per le immagini, copyright dei relativi detentori<br />

Progetto grafico e impaginazione: Daniele Allegri<br />

Stampa: CNS Vaprio d’Adda<br />

Prima edizione - Settembre 2016


INDICE<br />

Prefazione<br />

di Pasquale Martinelli p. 11<br />

Introduzione p. 17<br />

L’evento gravidico p. 21<br />

a) Che bello <strong>sono</strong> <strong>incinta</strong> p. 22<br />

b) È <strong>incinta</strong>? Come è possibile? p. 28<br />

c) Maledizione, è <strong>incinta</strong> p. 29<br />

d) Quasi, quasi dico che <strong>sono</strong> <strong>incinta</strong> p. 31<br />

e) Gravidanza isterica p. 32<br />

f) Gravidanza ed adolescenza p. 34<br />

g) Gravidanza e letteratura p. 36<br />

h) Uomini che rimangono incinti p. 38<br />

Film consigliati p. 40<br />

Le gravidanze in provetta p. 53<br />

Film consigliati p. 57<br />

Gravidanza e follia p. 63<br />

a) Gravidanza e psicosi p. 63<br />

b) Gravidanza come evento scatenante<br />

di comportamenti folli p. 64


c) Gravidanza immaginaria come risposta<br />

ad un evento fortemente drammatico p. 66<br />

d) Gravidanza ed ambientazione<br />

horror-fantasy p. 67<br />

Film consigliati p. 71<br />

Il parto p. 77<br />

a) Donne che partoriscono<br />

in condizioni di fortuna p. 78<br />

b) Donne morte di parto p. 81<br />

c) Donne che perdono il bambino<br />

prima di partorire o appena dopo il parto p. 83<br />

d) Donne che partoriscono e<br />

danno in affidamento il loro bambino p. 85<br />

e) L’assenza di empatia tra la madre<br />

ed il neonato p. 88<br />

f) Parto e neonati prematuri p. 90<br />

Film consigliati p. 91<br />

L’aborto p. 101<br />

a) Donne che abortiscono per scelta p. 104<br />

b) Donne “costrette”ad abortire p. 108<br />

c) Donne che abortiscono spontaneamente p. 110<br />

d) Donne che, dopo aver deciso di abortire,<br />

ritornano sui propri passi p. 113<br />

e) Quando l’aborto era illegale p. 117<br />

f) Donne che procurano aborti p. 119<br />

Film consigliati p. 122


Frigidità e sterilità femminile p. 137<br />

a) Frigidità p. 137<br />

b) Sterilità femminile p. 140<br />

Film consigliati p. 144<br />

La figura del ginecologo p. 155<br />

a) Le levatrici p. 156<br />

b) Le ginecologhe p. 158<br />

c) Ginecologi alle prime armi p. 158<br />

d) I ginecologi p. 159<br />

Film consigliati p. 161<br />

Filmografia p. 169<br />

I registi p. 178


Pane, amore e fantasia (1953)<br />

10


Prefazione<br />

di Pasquale Martinelli*<br />

L’idea di scrivere un libro su “Cinema e Gravidanza”<br />

nasce dalle riflessioni di uno psichiatra al letto delle<br />

donne gravide degenti presso un reparto di gravidanza<br />

ad alto rischio nel loro vissuto quotidiano, testimoni<br />

negli anni di tante esperienze spesso meravigliose, talora<br />

travagliate, sofferte ed anche drammatiche.<br />

La maternità rappresenta per una donna e per la sua<br />

famiglia un’esperienza indimenticabile, unica sul piano<br />

emozionale per le legittime aspettative generate da un<br />

evento tanto atteso e desiderato, ma anche molto temuto<br />

nell’immaginario personale e collettivo per i potenziali<br />

esiti sfavorevoli, che inevitabilmente si intrecciano<br />

con la vita dell’intera famiglia, i cui componenti<br />

<strong>sono</strong> <strong>tutti</strong> protagonisti di un palcoscenico che è la vita<br />

di ogni giorno.<br />

Gli esiti avversi della gravidanza, spesso tramandati<br />

oralmente nei racconti familiari o riferiti da amiche e<br />

conoscenti o letti dalle cronache dei mass media hanno<br />

un notevole impatto sul vissuto delle donne e spesso ne<br />

condizionano le decisioni ed i comportamenti.<br />

L’evento nascita ha, rispetto a <strong>tutti</strong> gli altri interventi<br />

medici, la peculiarità di suscitare ansie e preoccupazioni<br />

che riguardano non soltanto la salute ed il futuro della<br />

singola persona, la mamma, ma dell’intero nucleo familiare<br />

con rilevanti ripercussioni sul contesto sociale.<br />

La nascita di un bimbo è certamente l’evento cen-<br />

11


trale della vita di una coppia, ma rappresenta l’anello<br />

vitale di congiunzione tra passato e futuro della famiglia<br />

ma anche dell’intera comunità sociale. Se l’evoluzione<br />

antropologica ha reso particolarmente complesso<br />

e pericoloso il parto della donna, essa ha però consentito<br />

di fare fronte a tante situazioni patologiche complesse<br />

e difficoltose attraverso le moderne opzioni terapeutiche.<br />

È stato possibile migliorare gli esiti di neonati<br />

anche molto piccoli, che una volta non avevano alcuna<br />

speranza di sopravvivere, da un lato e dall’altro di<br />

offrire adeguate risposte alle problematiche della sterilità<br />

di coppia con le sue problematiche emergenti. Oggi<br />

in particolare è alla ribalta della cronaca la possibilità<br />

di offrire a tutte le donne, che hanno rimandato il progetto<br />

di maternità ai limiti ed oltre l’età fertile, l’opzione<br />

di ricorrere alle tecniche di procreazione assistita<br />

quali l’ovodonazione infrangendo uno dei miti della<br />

riproduzione, che era l’impossibilità di procreare oltre<br />

la menopausa. Naturalmente si è aperto un profondo<br />

dibattito sui temi bioetici tra i fautori del rispetto della<br />

naturalità dell’evento nascita e del rispetto delle leggi<br />

biologiche della vita ed i fautori laici della libertà delle<br />

scelte umane in relazione alla continua evoluzione<br />

della ricerca scientifica. È evidente che ci troviamo in<br />

un terreno paludoso, reso difficile dall’attuale contesto<br />

socioeconomico, che vede i giovani in grave difficoltà<br />

a trovare un lavoro stabile in grave ritardo rispetto<br />

all’età di massima fecondità, soprattutto per la donna,<br />

stabilita dalle leggi biologiche. A questo si aggiunga la<br />

deriva edonistica dei valori morali, alimentata dalle<br />

suddette difficoltà, che porta i giovani ritardare sempre<br />

più la decisione di costituire una famiglia e li porta<br />

sempre più a vivere nel quotidiano, incapaci di guardare<br />

serenamente al proprio futuro.<br />

In questo complesso quadro sociale si inserisce oggi<br />

la maternità con tutte le sue problematiche, che <strong>sono</strong><br />

12


ancora più enfatizzate dai messaggi che le gestanti ricevono<br />

dalle moderne tecnologie biomediche che ingigantiscono,<br />

soprattutto, le aspettative riguardo alla<br />

salute del nascituro e rendono sempre più fragili quei<br />

valori di solidarietà tipici di ogni mamma rispetto ai<br />

figli meno fortunati e più bisognosi di cure, aumentando<br />

di concerto le contestazioni medico-legali e la medicina<br />

difensiva dei medici.<br />

Questo libro ha il pregio di portare all’attenzione del<br />

lettore una gamma pressocchè completa di eventi correlati<br />

alla maternità e delle vicende dei vari protagonisti<br />

direttamente o indirettamente coinvolti nella trama<br />

dei numerosi film che si <strong>sono</strong> occupati di questa tematica.<br />

L’analisi dell’autore è profonda e mai superficiale<br />

in una connotazione introspettiva che aiuta il lettore a<br />

comprendere non tanto e non solo le varie vicende dal<br />

punto di vista degli aspetti più spettacolari ma tracima<br />

negli aspetti psicologici che connotano le singole figure<br />

dei protagonisti, con la sapienza del critico cinematografico.<br />

L’arte cinematografica con le sue tecnologie scenografiche<br />

e la ricercatezza del messaggio fotografico ha<br />

saputo rappresentare compiutamente gli aspetti più<br />

significativi e drammatici di questa vicenda umana che<br />

si svolge in ogni istante in ogni parte del mondo con i<br />

suoi risvolti di gioia e di gratificazione ma anche di<br />

profondo dolore e di sofferenza umana e con i tanti problemi<br />

medici, sociali ed economici tuttora irrisolti,<br />

soprattutto nelle parti più svantaggiate del mondo. Le<br />

diversità sociali, le carenze di risorse e le diverse organizzazioni<br />

delle cure <strong>sono</strong> però presenti anche nei paesi<br />

più ricchi nei quali esiste pur sempre una quota , purtroppo,<br />

ancora significativa di esiti sfavorevoli della<br />

gravidanza e delle loro ripercussioni.<br />

Il cinema ha saputo esprimere con grande realismo<br />

<strong>tutti</strong> gli aspetti della vita delle donne in relazione alla<br />

13


maternità nei vari contesti familiari e sociali contribuendo<br />

a mettere in luce situazioni spesso emblematiche<br />

e fotografando istanti di vita nei quali, accanto alle<br />

donne ed ai loro familiari, <strong>sono</strong> coinvolti anche le figure<br />

professionali, ostetriche e ginecologi, con le loro vite<br />

e le loro vicende personali. Questo libro può dare un<br />

grande contributo ad una migliore comprensione delle<br />

vicende correlate alla maternità, che il grande pubblico<br />

è generalmente portato a seguire attraverso i mass<br />

media soprattutto per i cosiddetti casi di malasanità, nei<br />

quali viene generalmente ingigantito il pathos, il disagio<br />

e la sofferenza delle donne o dei loro familiari alla<br />

ricerca di un responsabile, senza tenere in alcun conto<br />

il pathos, il disagio e la sofferenza anche dei professionisti<br />

ostetrici coinvolti nella vicenda. Mi piace ricordare<br />

la scena del famoso film di Luigi Comencini degli<br />

anni ’50, Pane, amore e fantasia, in cui il maresciallo<br />

dei Carabinieri Carotenuto, alias Vittorio De Sica,<br />

accompagna in bicicletta l’Ostetrica condotta<br />

Annarella (Marisa Merlini) che deve dividersi tra due<br />

mariti che se la contendono per assistere al parto delle<br />

loro rispettive mogli. Mirabile rappresentazione di una<br />

scena di vita quotidiana dell’Italia di quegli anni, che<br />

mette in luce l’intreccio di esperienze di vita dei diversi<br />

coprotagonisti. Con molto garbo si intrecciano la vita<br />

sentimentale con la vita professionale dell’ostetrica.<br />

Non si riflette mai abbastanza su come l’opera professionale<br />

di ostetriche e ginecologi, a prescindere dalle<br />

capacità personali e dalla qualità delle cure prestate, si<br />

insinui in maniera talora sconvolgente, nella loro stessa<br />

vita privata.<br />

Il cinema è un’arma efficace perché in grado di<br />

descrivere in tempi relativamente brevi e con l’aiuto<br />

della fotografia possibili disparati scenari e contesti,<br />

raggiungendo con immediatezza le menti degli spettatori<br />

ed inducendo effetti emozionali, che si manifesta-<br />

14


no attraverso i sentimenti ed il pathos delle situazioni<br />

più drammatiche alimentando le passioni umane. La<br />

rappresentazione cinematografica ha un insostituibile<br />

ruolo di testimonianza e di insegnamento favorendo<br />

riflessioni educative profonde che pos<strong>sono</strong> incidere sui<br />

comportamenti umani.<br />

Questo libro propone le storie dei tanti film visionati<br />

attraverso un analisi introspettiva dei protagonisti e delle<br />

vicende con lo stile della critica cinematografica rigorosa<br />

rappresentando la realtà emotiva e le sue ricadute<br />

sugli aspetti socioeconomici della vita familiare attraverso<br />

scenari a volte immaginari a volte realmente accaduti<br />

che comunque anche inconsciamente portano a<br />

riflessioni educative di tipo bioetico da parte dei lettori.<br />

Riteniamo, pertanto, che questo libro abbia un inestimabile<br />

valore e permetterà al lettore di immergersi<br />

nel mondo della maternità con una ampia e profonda<br />

disamina delle principali tematiche acquisendo in tal<br />

modo una visione d’insieme del divenire mamma.<br />

* Professore ordinario di Ostetricia e Ginecologia,<br />

Università “Federico II” di Napoli.<br />

15


Dr T e le donne (2000)<br />

16


Introduzione<br />

Vittoria, mi <strong>sono</strong> tornate dopo un intervallo così lungo. (…) Figlia mia<br />

cara è un miracolo (…) Lo spirito non si è rassegnato a che il corpo<br />

agisse su di esso e lo spingesse ad esser quello di una donna vecchia;<br />

anzi, al contrario, cara, al contrario, l’animo ha comandato al corpo.<br />

Thomas Mann, L’inganno<br />

Dentro una giovane donna giaceva su una cuccetta di legno. Da due<br />

giorni cercava di avere il suo bambino. Tutte le vecchie del campo l’avevano<br />

aiutata. Gli uomini si erano allontanati lungo la strada per<br />

sedersi nel buio e fumare in un posto dove non si udissero le urla che<br />

mandava. (…) Vedi Nick,, i bambini dovrebbero nascere con la testa in<br />

avanti, ma certe volte non è così. (…) Forse dovrò operare questa<br />

donna. (…) È un maschio, disse Nick (…) Ecco un caso da segnalare<br />

alla rivista di medicina. Fare un cesareo con un coltello a serramanico<br />

e ricucirlo con due metri e mezzo di bassa di lenza di budello. (…)<br />

Diamo un’occhiata al padre felice. Di solito <strong>sono</strong> quelli che soffrono<br />

di più in queste faccende, disse il dottore. Devo dire che si è comportato<br />

benissimo. Tolse la coperta dalla testa dell’indiano. (…)<br />

L’indiano giaceva con la testa verso il muro. La sua gola era tagliata<br />

da un orecchio all’altro. (…) Perché si è ucciso papà?” “Non so Nick.<br />

Non ha potuto resistere, immagino.<br />

Ernest Hemingway, Campo indiano, da I 49 racconti<br />

Ma aperto l’addome, si presentò ai medici e alle infermiere, alla luce<br />

bianca delle lampade ad arco, un quadro troppo spaventoso per sperare<br />

anche solo in un miglioramento transitorio. (…) Non solo <strong>tutti</strong> gli<br />

organi del bacino erano alterati: anche nel peritoneo si vedeva a<br />

occhio nudo la mortale proliferazione delle cellule, tutte le ghiandole<br />

del sistema linfatico erano ingrossate e cancerose e non c’era dubbio<br />

che ci fossero dei focolai anche nel fegato.<br />

Thomas Mann, L’inganno<br />

17


“Da dove vengono le storie che raccontiamo, dove<br />

vanno?, si chiede Silvio Orlando nell’incipit di Dopo<br />

mezzanotte di Davide Ferrario.<br />

In risposta a questo delizioso interrogativo, potrei<br />

affermare che l’idea di Cinema e gravidanza è nata in<br />

ragione del mio trentennale lavoro clinico come psichiatra<br />

dell’Università “Federico II” di Napoli e consulente<br />

della Clinica Ostetrica e Ginecologica della stessa<br />

Facoltà.<br />

In <strong>tutti</strong> questi anni, infatti, ho incontrato centinaia di<br />

donne che avevano bisogno di un sostegno psichiatrico,<br />

vuoi perché dovevano interrompere la gravidanza<br />

per una malformazione fetale, perché affette da<br />

“depressione post-partum” o perché preoccupate e in<br />

ansia per l’imminente travaglio.<br />

Nei numerosi convegni dove <strong>sono</strong> stato invitato dai<br />

colleghi ginecologi, ho mostrato sempre dei frammenti<br />

di film che affrontavano i temi della gravidanza, del<br />

parto, dell’aborto, della sterilità e/o della frigidità femminile<br />

e della figura del ginecologo. Tra i miei preferiti<br />

alcuni classici del cinema americano (Un posto al<br />

sole, Femmina folle), il discusso Marnie, l’impareggiabile<br />

Rosemary’s Baby - Nastro rosso a New York, il<br />

gelido Affare di donne, il dolente Family Life, il toccante<br />

Inseparabili, il graffiante The Snapper, il poetico<br />

Sesso, bugie e videotape, il sentimentale Il dottor T e le<br />

donne, l’anticonformista Juno, i divertenti Pane, amore<br />

e fantasia e Alfredo Alfredo, il provocatorio La donna<br />

scimmia, il gustoso Aprile ed i recenti Molto <strong>incinta</strong>,<br />

Baby Mama, Piacere, <strong>sono</strong> un po’ <strong>incinta</strong> e Provetta<br />

d’amore.<br />

Nel corso del tempo la mia curiosità cinefilica mi<br />

ha spinto a costeggiare <strong>tutti</strong> i generi cinematografici;<br />

dal drammatico alla commedia, dall’horror alla fantascienza,<br />

dal noir al teen-movie. E se è vero che un<br />

volume è un viaggio alla ricerca di qualcosa, questo<br />

18


testo non è solo un omaggio al cinema, ma è sopratutto<br />

una traccia, un possibile itinerario all’interno del<br />

misterioso, sconosciuto ed affascinante mondo femminile.<br />

19


Alfredo Alfredo (1972)<br />

20


1. L’EVENTO GRAVIDICO<br />

Frasi cult<br />

Quando mi guardo allo specchio mi sento un paralume.<br />

(Incinta o quasi)<br />

Certo che voi donne siete fatte proprio male. Non potevate<br />

fa l’ovo? Così almeno, se il figlio lo volevi, lo<br />

covavi, sennò te facevi na’bella frittata. Avevi pure<br />

risolto il problema della fame.<br />

(Stato interessante)<br />

Puffo sei contento che ti regaliamo una sorellina?<br />

Beh, io preferivo una bicicletta.<br />

(Delitto in Formula uno)<br />

Verona: Sono stufa di essere grossa. Io mi sento orrenda.<br />

Burt: Non ti intristire. Non sei così grossa. Sei ancora<br />

supersexy, arrapante. Tesoro, io ti amerò sempre,<br />

anche se diventassi enorme, anche se ci volessero mesi<br />

per perdere peso, o un anno.<br />

(American Life)<br />

Negromante: Voi volete un figlio? Dovete trovare un<br />

drago vivo, estraetegli il cuore e fate che sia cotto da una<br />

vergine ma, lei deve essere sola. Quando vostra maestà<br />

mangerà il cuore, allora rimarrà gravida all’istante.<br />

(Il racconto dei racconti)<br />

La gravidanza fa schifo!<br />

(Che cosa aspettarsi quando si aspetta)<br />

21


È strano, il popò che si trasforma, i piccoli movimenti<br />

che senti nel ventre. A volte fa paura, no? Non si deve<br />

aver paura, perché le donne che hanno paura fanno dei<br />

figli che avranno problemi ad affrontare la vita. Si<br />

gioca tutto prima del parto, lo sapeva? Ci parla con<br />

lui? Ci deve parlare, deve dirgli <strong>tutti</strong> i giorni che lo<br />

ama, che lo sta aspettando e deve dirgli che lei sentirà<br />

molto male al momento del parto ma che quella sofferenza<br />

sarà il suo dono per lui.<br />

(Il rifugio)<br />

Non so cosa ci trovano di tanto fantastico nella maternità.<br />

(The Opposite of Sex - L’esatto contrario del sesso).<br />

a) Che bello, <strong>sono</strong> <strong>incinta</strong><br />

Seppure compaia in tantissimi film 1 , l’evento gravidico<br />

è mostrato per lo più ai margini della narrazione e,<br />

disertati gli approfondimenti dei complessi movimenti<br />

emotivi materni ad esso collegati, le mamme <strong>sono</strong><br />

mostrate, sullo schermo, con un pancione sempre più<br />

rotondo che cresce nel corso della vicenda, fino al fatidico<br />

giorno nel quale scodelleranno il tanto sospirato<br />

bebè.<br />

Tra <strong>tutti</strong> i generi cinematografici la commedia 2 fa la<br />

parte del leone e, generalmente, registi e sceneggiatori,<br />

non regalano alle protagoniste uno straccio di riflessione<br />

sulla loro condizione di future mamme, sulla capacità<br />

di poter accogliere all’interno di un nuovo spazio<br />

“illusorio”, condiviso dal partner, la figura del nascituro,<br />

di rimaneggiare le parti del Sé infantile e di rinegoziare<br />

il proprio ruolo con i componenti della propria<br />

famiglia acquisita ed allargata.<br />

22


Per lo più le pellicole mostrano le prevedibili situazioni<br />

legate alla gravidanza; la comunicazione al partner<br />

di essere <strong>incinta</strong>, le apprensioni dei futuri genitori,<br />

le immancabili visite ginecologiche ed ecografie alle<br />

quali devono sottoporsi, le battaglie sui nomi da dare al<br />

futuro bebè e le affannose corse in ospedale.<br />

In Molto <strong>incinta</strong> di Judd Apatow, Alison Scott<br />

(Katherine Heigl), una ragazza spigliata e frizzante,<br />

lavora in televisione ed ha appena ricevuto una promozione<br />

che le permetterà di intervistare in diretta i divi di<br />

Hollywood. Per festeggiarsi, la sera stessa si imbuca in<br />

un locale dove incontra Ben (Paul Rudd), uno spiantato<br />

strafumato che, in combutta con un paio di amici, ha<br />

come unica occupazione quella di visionare i film e di<br />

segnalare nel loro sito web l’esatto minutaggio nel<br />

quale la diva di turno appare nuda, e mostra le sue grazie.<br />

Alison alza un po’ troppo il gomito, Ben non è da<br />

meno ed i due, dopo aver scambiato quattro chiacchiere,<br />

finiscono, inevitabilmente, a letto. A seguito di una<br />

grossolana incomprensione tra i due, Ben non prende<br />

alcuna precauzione. Allison, scopre di essere <strong>incinta</strong> e<br />

dopo essere stata tentata di affrontare la gravidanza da<br />

sola, decide di comunicare a Ben la verità. I due iniziano<br />

a frequentarsi e, nel corso di un disarmante faccia a<br />

faccia, si confidano di non aver mai pensato all’idea di<br />

avere un bambino. Ben ed Alison vanno in un negozio<br />

premaman, comprano una pila di libri sulla gravidanza<br />

e provano ad attrezzarsi mentalmente per il grande<br />

evento. Uno spumeggiante lieto fine chiude la vicenda.<br />

In questa pellicola a stelle e strisce, il regista con dei<br />

dialoghi freschi e divertenti, strizza l’occhio agli spensierati,<br />

scattanti e demenziali teen-movie e mette in<br />

campo due teneri e disarmanti adolescenti che devono<br />

fare dei corsi accelerati per promuovere dentro di sé un<br />

rapido percorso di crescita ed accettare l’idea di prendersi<br />

cura del loro bebè. A differenza delle altre pelli-<br />

23


cole sul tema, più che puntare sulla responsabile ed<br />

affidabile Allison, Apatow spiazza <strong>tutti</strong> e ci mostra la<br />

lenta, ma graduale trasformazione dell’infantile Ben,<br />

che alla notizia di diventare padre, invece di darsela a<br />

gambe levate o di suggerire ad Alison di abortire, sente<br />

il dovere etico di prendersi cura del nascituro e, cambiato<br />

stile di vita, si informa dettagliatamente su pappine,<br />

biberon e pannolini e, sul finale, riuscirà a contenere le<br />

ansie di Allison nell’imminenza del parto. Il ritmo è spumeggiante,<br />

le battute non mancano, e le scene che precedono<br />

il lieto evento <strong>sono</strong> assolutamente esilaranti.<br />

In Travolti dalla cicogna di Rémi Bezancon,<br />

Barbara (Louise Borgouigne), studentessa in filosofia,<br />

in odore di laurea, s’innamora di Nicolaj (Pio Marmai),<br />

uno scanzonato e simpatico giovanotto che lavora in un<br />

negozio di noleggio di Dvd. I due si frequentano, si<br />

amano e Barbara rimane <strong>incinta</strong>. La gravidanza procede<br />

a vele spiegate ma Barbara inizia ad interrogarsi,<br />

sempre più di continuo, sulle proprie capacità materne<br />

e iniziano ad infiltrarsi in lei dubbi ed incertezze di<br />

ogni tipo: “Non <strong>sono</strong> sicura di avere istinto materno. I<br />

bambini non mi hanno mai interessato e li trovo fastidiosi”.<br />

Dopo aver seguito qualche incontro di preparazione<br />

al parto, Barbara interrompe bruscamente il corso<br />

ma affronterà il parto “serenamente”, (con l’immancabile<br />

taglio del cordone ombelicale mostrato dal regista<br />

in diretta). Nel corso del film la giovane protagonista,<br />

sempre più inquieta, si troverà alle prese con i problemi<br />

legati all’allattamento e con il passar del tempo, sfinita<br />

dai continui pianti della figlioletta, insonne, sempre<br />

più frustrata e delusa, finirà per lasciare il marito e<br />

ritornare a casa dalla madre. Nell’happy-end ritroverà<br />

se stessa e si riapproprierà della maternità.<br />

In questa commedia romantica a tutto tondo,<br />

Bezancon adatta, con garbo, il romanzo Lieto evento di<br />

Eliette Abécassis e, senza svolazzi ed esercizi di stile,<br />

24


affronta, con sottile ed elegante ironia, il complesso tema<br />

della maternità e sottolinea come la nascita di un bebè,<br />

scombussoli letteralmente una giovane e non ancora collaudata<br />

coppia. Senza scivolare nello scontato e nel<br />

banale, il regista evidenzia quanto sia faticoso per una<br />

donna diventare madre, mostra, con garbo, <strong>tutti</strong> i disagi<br />

a cui va incontro nel corso della gravidanza e, nella<br />

seconda parte, sottolinea le inevitabili incomprensioni<br />

nel crescere un bebè. Il pregio della pellicola risiede<br />

nella capacità del regista di sottolineare, con tocco leggero,<br />

i tormenti della simpatica, ma nevrotica protagonista<br />

che, come il titolo recita, è letteralmente travolta<br />

dalla gravidanza. In una scena clou Tommy, un suo<br />

amico, le chiede: “Non ti senti strana? Perché io al pensiero<br />

di avere una cosa simile che mi cresce nella pancia,<br />

impazzirei”. Barbara, tra sé e sé, risponderà: “È vero,<br />

avevo paura. Mi sentivo come posseduta. Ero abitata da<br />

un altro, un alieno, uno sconosciuto che modificava il<br />

mio corpo e lo controllava, un essere che aveva i suoi<br />

gusti, i suoi desideri e mi comandava dall’interno. Era<br />

lui che mi svegliava ogni mattina, lui che mi faceva<br />

dimenticare i miei precetti vegetariani, lui che mi dava<br />

la voglia di ridere o di piangere senza ragione, lui che<br />

giocava con le lancette del mio orologio interno, era<br />

marmotta di giorno e pipistrello di notte. A partire dal<br />

quarto mese <strong>sono</strong> come sbocciata; non pensavo che a<br />

fare l’amore, i miei sensi erano impazziti, avevo gli<br />

ormoni a mille, come se avessi raggiunto il massimo<br />

della mia femminilità”.<br />

Per quanto riguarda le pellicole prodotte in Italia, va<br />

segnalato, innanzitutto, il divertente Willy Signori e<br />

vengo da lontano di Francesco Nuti. Lucia (Isabella<br />

Ferrari), studentessa d’architettura, è <strong>incinta</strong>, ma il suo<br />

uomo, una notte, ubriaco, imbocca con la propria auto<br />

un controsenso e si schianta contro quella di Willy<br />

Signori (Francesco Nuti), giornalista di cronaca nera di<br />

25


un quotidiano milanese. Lucia è sconvolta, tenta il suicido,<br />

ma Willy si prende cura di lei e l’accompagna da<br />

un ginecologo (Antonio Petrocelli), molto professionale<br />

che la visita e credendo che Willy sia il padre del<br />

bambino, in modo molto paterno, lo invita a starle<br />

accanto “perché la maternità si costruisce sempre in<br />

due” e gli suggerisce di leggere il libro “105 modi per<br />

una maternità felice” dove dentro c’è di tutto; dalla<br />

preparazione al parto, alla ginnastica, dagli esercizi di<br />

respirazione al training autogeno, dai suggerimenti per<br />

una sana e ricca dieta mediterranea ai consigli per evitare<br />

sostanze dannose come alcol e fumo. E sarà grazie<br />

al prezioso volume che Willy riuscirà a tenere a bada la<br />

ribelle e fragile Lucia, permettendole di scodellare,<br />

sano e salvo, il bambino.<br />

Nel travolgente Aprile di Nanni Moretti, il regista,<br />

futuro papà, accompagna la moglie Silvia in ospedale<br />

per partorire. In auto lui la rassicura, dicendole che<br />

aggiornerà amici e parenti sugli sviluppi del parto.<br />

Giunto in clinica, dopo qualche tempo, è già al telefono<br />

ed al suo interlocutore accenna ai possibili intoppi<br />

che la moglie sta affrontando nel corso del travaglio.<br />

Dopo aver cercato di affiggere sui muri della clinica un<br />

tazebao con la scritta: “Fate a tutte le epidurali”, è<br />

informato che i medici <strong>sono</strong> orientati ad effettuare un<br />

cesareo. Moretti chiede di poter assistere al parto e,<br />

dopo aver confidato al telefono al suo interlocutore che<br />

tutto è andato per il meglio e di essere fiero di se stesso<br />

per non essere svenuto, festante, dichiara che il<br />

figlio Pietro pesa quattro chili e duecento grammi.<br />

Chiude il cerchio Gli ultimi saranno ultimi di<br />

Massimiliano Bruno. Dopo vari tentativi andati a<br />

vuoto, Luciana Colacci (Paola Cortellesi), rimane<br />

finalmente <strong>incinta</strong>. Felice e radiosa, sembra toccare il<br />

cielo con un dito ma, ben presto, il suo mondo, fatto di<br />

piccole certezze, crolla; il datore, scoperta la sua gravi-<br />

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danza, non le rinnova il contratto di lavoro ed il marito<br />

Stefano (Alessandro Gassman), invece di impegnarsi a<br />

trovare un’occupazione, certo di poter guadagnare<br />

facilmente del denaro, si lancia in improbabili e fallimentari<br />

iniziative. Luciana, non si abbatte e, sostenuta<br />

dalle amiche che fanno a gara a regalarle completini,<br />

cullette e passeggini, prova ad affrontare serenamente<br />

la gravidanza, frequentando un corso in piscina. Ma il<br />

proprietario di casa reclama i soldi dell’affitto, il loro<br />

gruzzoletto in banca è prosciugato e lei, nonostante la<br />

gravidanza, ormai in stato avanzato, cerca di raggranellare<br />

qualcosa lavorando, occasionalmente, come<br />

cameriera. Nonostante tutto, Luciana va avanti, non si<br />

abbatte e porta avanti da sola la gravidanza senza il<br />

sostegno emotivo del marito. Sul finale, Luciana, ormai<br />

sul punto di partorire, proverà a lottare, con le unghie e<br />

con i denti, per difendere la propria dignità. La sua vita<br />

finirà, inevitabilmente, per intrecciarsi con quella di<br />

Antonio (Fabrizio Bentivoglio), un poliziotto, in piena<br />

crisi professionale.<br />

Con questo film amaro, (trasposizione sul grande<br />

schermo di un omonimo testo teatrale del 2005 del<br />

regista romano, con la stessa Cortellesi unica interprete),<br />

che oscilla tra dramma, commedia e denuncia<br />

sociale, Massimiliano Bruno, senza enfasi e retorica,<br />

mostra come sia difficile per una donna <strong>incinta</strong>, difendere<br />

il proprio lavoro precario e come la gravidanza<br />

possa trasformarsi, su un piano occupazionale, come<br />

un evento fortemente penalizzante e discriminante per<br />

una donna.<br />

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) È <strong>incinta</strong>? Come è possibile?<br />

Di tutt’altro respiro le commedie nostrane che<br />

mostrano il disorientamento dei papà che scoprono che<br />

la figlia, ancora illibata, è rimasta <strong>incinta</strong><br />

In Sedotta e abbandonata di Pietro Germi, Don<br />

Vincenzo Pisciotta (Saro Urzì) sospetta che la figlia<br />

Agnese (Stefania Sandrelli) sia stata sedotta e poi<br />

messa <strong>incinta</strong> da Peppino Califano, promesso sposo<br />

della sorella maggiore di Agnese. Perseguitato dal dubbio,<br />

si reca dal medico, fingendo che il test di gravidanza<br />

sia per la moglie. Quando il dottore, festante e<br />

sorridente, gli comunica che l’esito è positivo, Don<br />

Vincenzo, sviene.<br />

In Fantozzi subisce ancora di Neri Parenti, Pina<br />

(Milena Vukotic) comunica al marito Ugo Fantozzi<br />

(Paolo Villaggio) che Mariangela, la loro figlia aspetta<br />

un bambino. Ugo, dapprima, sembra non crederle, poi<br />

la rassicura, dicendole: “Sono un padre civile e moderno<br />

e voglio affrontare la cosa da solo, con comprensione<br />

e dolcezza”. Un attimo dopo entra nella stanza della<br />

figlia e, dopo averla schiaffeggiata, urlando e sbraitando,<br />

sfascia tutto quello che gli capita a tiro.<br />

Non potevano mancare, naturalmente, quelle “commedie<br />

all’italiana” che mettono in campo dei mariti che<br />

non fanno più l’amore con le proprie mogli e che, con<br />

loro grande sorpresa, scoprono che è <strong>incinta</strong>.<br />

In Zucchero, miele e peperoncino di Sergio Martino,<br />

film ad episodi, Giuseppe Mazzarelli (Pippo Franco),<br />

laureato in lettere, disoccupato, senza il becco di un<br />

quattrino, prova, invano, a sbarcare il lunario. Dopo<br />

aver ricevuto lo sfratto esecutivo e tentato, senza fortuna,<br />

il suicidio, per farsi assumere come cameriera, si<br />

traveste da donna, si fa chiamare Giuseppina e va a servizio<br />

da Mara (Dagmar Lassander), sposata con il rude<br />

e manesco Duilio (Glauco Onorato). Come prevedibi-<br />

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