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Jolly Roger Magazine numero 2, anno1 - marzo 2018

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letteratura<br />

letteratura<br />

il laboratorio<br />

del dottor caligari<br />

Quando la parola diventa Cinema<br />

di Chiara Miryam Novelli<br />

Film horror muto del 1920 (Das Cabinet des Dr.<br />

Caligari), diretto da Robert Weine nasce dalla<br />

sceneggiatura di Karl Meyer e Hans Janowitz,<br />

l’uno di Graz e l’altro praghese, entrambi soldati<br />

della Grande Guerra a causa della quale Mayer<br />

trascorse un periodo in un ospedale psichiatrico.<br />

La Germania, che allora si chiamava Repubblica<br />

di Weimar, era infatti appena uscita dalla<br />

disastrosa sconfitta nella Prima Guerra Mondiale,<br />

dove aveva perso una intera generazione e a<br />

seguito della quale, fu sottoposta, da parte delle<br />

potenze alleate, ad un regime di pesantissime riparazioni<br />

sottoforma di mutilazioni territoriali e<br />

pecuniarie, che finirono per metterne in ginocchio<br />

un’economia già ridotta allo stremo e iniziarono<br />

a creare i presupposti per l’affermazione di<br />

un movimento altamente populista quale poi fu il<br />

nazionalsocialismo.<br />

Entrambi gli scrittori conducono una vita tormentata<br />

di intellettuali contro l’autoritarismo delle<br />

stesse autorità prussiane, promotrici di una società<br />

che trasformava gli individui in automi, nei<br />

confronti delle quali il film era stato pensato per<br />

rappresentare una sorta di denuncia politico-sociale<br />

che venne però mitigata dalla trovata onirica<br />

finale, senza peraltro inficiare la potenza stessa<br />

del messaggio. Ma la sceneggiatura del Dott. Caligari<br />

prende corpo da una singolare esperienza<br />

di Janowitz: un giorno, seguendo a una fiera ad<br />

Amburgo una donna che lo aveva colpito, sentì<br />

nel parco una risata, era di un uomo inquietante<br />

nascosto nella radura. La donna sparì, ma l’indomani<br />

scoprì che era stata uccisa e, quando andò a<br />

visitarne il feretro, riconobbe l’uomo della risata,<br />

probabilmente l’assassino, che, a sua volta, riconobbe<br />

lui. Nel film la storia è il racconto delle<br />

gesta di un sinistro e folle scienziato da baraccone,<br />

il Dottor Caligari, che custodisce in una<br />

cassa di legno un giovane sonnambulo di nome<br />

Cesare, in grado di predire il futuro, che di giorno<br />

espone come fenomeno da baraccone presso<br />

le fiere di paese e di notte utilizza per compiere<br />

efferati omicidi. Il finale sorprenderà.<br />

L’opera realizzata è considerata il simbolo del cinema<br />

espressionista di cui reca le caratteristiche<br />

principali del movimento, ne segna l’apoteosi<br />

e apre una nuova cinematografia. È il gioco del<br />

tema del doppio e della difficile distinzione tra<br />

visione e realtà: deformazione del visibile cui è<br />

correlata a una riflessione sulla verità dove ogni<br />

uomo porta il suo male, che ci ricorda il pensiero<br />

del tardo Nietzche e, il tutto, portato all’interno<br />

di una scenografia, realizzata in cartone, che reca<br />

chiare le disarmonie dell’incubo. Lo smarrimento,<br />

la pazzia, il terrore, si specchiano perfettamente<br />

sui volti dei protagonisti, verso i quali la<br />

cinepresa viene mantenuta costantemente fissa,<br />

così come l’ambientazione, costituita da forme<br />

irregolari, distorte, appuntite, come appartenenti<br />

a un mondo irreale e fantastico, vuole essere<br />

la rappresentazione del panorama mentale di un<br />

folle, allucinante viaggio nella geometria non<br />

euclidea, con spigoli appuntiti, ombre minaccio-<br />

ANNO I • NUMERO II • marzio 2<strong>01</strong>8 www.jollyrogerflag.it • facebook.com/gojollyroger<br />

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