GEOmedia_1_2018
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Rivista bimestrale - anno XXII - Numero 1/<strong>2018</strong> - Sped. in abb. postale 70% - Filiale di Roma<br />
TERRITORIO CARTOGRAFIA<br />
GIS<br />
CATASTO<br />
3D<br />
INFORMAZIONE GEOGRAFICA<br />
FOTOGRAMMETRIA<br />
URBANISTICA<br />
GNSS<br />
BIM<br />
RILIEVO TOPOGRAFIA<br />
CAD<br />
REMOTE SENSING SPAZIO<br />
EDILIZIA<br />
WEBGIS<br />
UAV<br />
SMART CITY<br />
AMBIENTE<br />
NETWORKS<br />
LiDAR<br />
BENI CULTURALI<br />
LBS<br />
Gen/Feb <strong>2018</strong> anno XXII N°1<br />
La prima rivista italiana di geomatica e geografia intelligente<br />
Quarant'anni<br />
di innovazione<br />
nell'evoluzione<br />
delle Stazioni<br />
Totali<br />
FOTOMODELLAZIONE<br />
DA SMARTPHONE<br />
FOTOGRAMMETRIA<br />
CON DRONI PER GLI<br />
INTERVENTI DI RECUPERO<br />
NUOVI TRENDS NELLA<br />
CLASSIFICAZIONE DEI<br />
DATI SATELLITARI
Porta il #fresh surveying nel tuo business con<br />
innovazioni uniche e pratiche di GeoMax<br />
30°<br />
(video) Zoom3D Catalogo Generale Zenith 35 Pro<br />
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works when you do
Tecnologie fulcro del TECHNOLOGY for ALL <strong>2018</strong><br />
Le tecnologie al centro dell’evento TECHNOLOGY for ALL <strong>2018</strong> consentono di conoscere, documentare, proteggere<br />
e monitorare il nostro ambiente sia dal punto di vista territoriale che dal punto di vista del costruito, con un particolare<br />
riguardo a tutte quelle manifestazioni rappresentative emergenti, in cui, indipendentemente dall’epoca, dall’ubicazione<br />
e dalle caratteristiche tecniche e strutturali, si possa riconoscere la testimonianza di un’identità materiale trasmissibile<br />
alle generazioni future, sopravveniente anche nella semplificazione dei processi infrastrutturali delle nostre città storiche<br />
intelligenti.<br />
Quest'anno l'evento si terrà dal 3 al 5 ottobre e si parlerà delle seguenti tecnologie.<br />
BIM – con una particolare attenzione al laser scanner e alla fotogrammetria, che costituiscono il primo passo per la<br />
digitalizzazione della realtà che ci circonda, le cui caratteristiche storiche inducano ad introdurre il termine HBIM<br />
(Heritage Building Information Modeling), particolarmente finalizzato alla manutenzione programmata, elemento essenziale<br />
per una gestione intelligente del futuro.<br />
LASER SCANNER – in continua evoluzione verso sistemi di auto localizzazione, che consentano anche la ricostruzione<br />
in tempo reale di uno spazio circostante, finalizzata a soddisfare esigenze tecnologiche prima inimmaginabili, come quella<br />
dell’orientamento da remoto della guida autonoma per mezzi terrestri o aerei.<br />
SATELLITI – tramite i loro Big e Open Data, quale quelli provenienti dalle costellazioni Copernicus e Landsat, ora volti<br />
ad integrare i più sofisticati e precisi sensori commerciali per produrre finalmente un’analisi della Terra dallo Spazio di<br />
portata rivoluzionaria nella prevenzione dei grandi rischi.<br />
DRONI – rappresentati da sistemi a pilotaggio remoto o automatico che sfruttano la fotogrammetria per fornire<br />
informazioni geometriche accurate, ravvicinate o a bassa quota, anche utilizzando sensori sofisticati o sistemi LiDAR per<br />
produrre elaborati molto accurati in zone inaccessibili o troppo ristrette per i costi del volo aereo tradizionale.<br />
GEODATI – in un processo continuo di standardizzazione, uniformazione e integrazione, per i quali i due ambiti<br />
della Geodesia e della Geoinformatica, si stanno fondendo a seguito di un’onda inarrestabile intrapresa e guidata dalla<br />
digitalizzazione come fenomeno regolato dai mass media e dallo sviluppo dei social network.<br />
PNT – un acronimo per individuare l’integrazione di tre processi, positioning, navigation, e timing nei molteplici usi, cui<br />
sono oggi destinati, tra i quali i sistemi di navigazione quando applicati congiuntamente ai geodati (cartografie, meteo,<br />
traffico, etc) o i sistemi di navigazione cosiddetta autonoma sicura, sia in campo terrestre che aereo a bassa quota.<br />
AR, VR, MR – tre acronimi che sono sinonimi rispettivamente di realtà aumentata, virtuale e mista, volendo significare<br />
la volontà di proporre informazioni digitali relazionate alla posizione dell’osservatore e alla sensorialità reattiva a situazioni<br />
determinate.<br />
IMAGING – andare oltre il visibile con analisi basate sullo studio delle immagini con sistemi multispettrali, laser, SAR,<br />
LiDAR, o altro per analizzare profondamente gli elementi che normalmente non sono direttamente interpretabili o<br />
facilmente classificabili, sia per il territorio, che per i beni culturali e l’ambiente.<br />
AnD – le Analisi non Distruttive consentono di conoscere le caratteristiche strutturali dei materiali sottoposti a indagine<br />
senza alterarne l’integrità, mantenendo intatta la loro funzionalità. Strumento di diagnostica per eccellenza, trovano<br />
particolare applicazione per conoscere in anticipo le cause di guasti e malfunzionamenti delle opere realizzate dall’uomo e<br />
in particolare per il Patrimonio Culturale.<br />
Le future smart city baseranno la maggior parte della loro funzionalità sul posizionamento di precisione e sull’infrastruttura<br />
geografica di dato territoriale, soggetta ad aggiornamento periodico, tanto per consentire il flusso informativo dai<br />
sensori quanto dagli oggetti monitorati collegabili e resi interattivi attraverso la rete Internet. I Big Data sono in<br />
continua evoluzione, inoltre, verso l’accumulo e l’aggregazione per mezzo dell’intelligenza artificiale dedicata, istantanea<br />
nell’apprendimento sia dalla risposta che dall’interrogativo umano, elaborando l’una e l’altro quantitativamente e<br />
serialmente.<br />
In questa fucina tecnologica l’applicazione industriale italiana si sta muovendo con proposizione convincente, non del<br />
tutto favorevole la domanda interna, soprattutto se considerata sul piano massivo a costo contenuto della produzione,<br />
ma non senza competitività verso l’andamento positivo delle innovazioni registrato sul mercato mondiale, orientato al<br />
nostro trading dai paesi che nell’immediato traggano il maggior vantaggio dall’avanzamento anche prototipale apportato<br />
dall’Italia.<br />
Buona lettura,<br />
Renzo Carlucci
In questo<br />
numero...<br />
FOCUS<br />
REPORT<br />
Fotogrammetria da<br />
UAV negli interventi<br />
di recupero: dalla<br />
fase pre-progettuale<br />
al cantiere<br />
di Donatella Dominici,<br />
Pierluigi De Berardinis, Maria<br />
Alicandro, Marianna Rotilio<br />
6<br />
LE RUBRICHE<br />
15 MERCATO<br />
24 IMMAGINE ESA<br />
38 MEMORIE<br />
40 AEROFOTOTECA<br />
46 AGENDA<br />
12<br />
Nuovi<br />
trends nella<br />
classificazione dei<br />
dati satellitari per<br />
analizzare l’uso<br />
del suolo<br />
di Renzo Carlucci<br />
In copertina una immagine<br />
della serie GT di stazioni<br />
totali robotiche Topcon, che<br />
rappresenta una soluzione<br />
ridotta nelle dimensioni, ma<br />
ad elevate prestazioni. Una<br />
soluzione di posizionamento<br />
ibrido in un sistema compatto<br />
più piccolo di un terzo e due<br />
volte più veloce.<br />
26<br />
Big Data…<br />
a few Outliers =<br />
Big Mistakes<br />
Un nuovo processo<br />
per l’individuazione<br />
di outliers<br />
di Maurizio Rosina<br />
geomediaonline.it<br />
<strong>GEOmedia</strong>, bimestrale, è la prima rivista italiana di geomatica.<br />
Da 20 anni pubblica argomenti collegati alle tecnologie dei<br />
processi di acquisizione, analisi e interpretazione dei dati,<br />
in particolare strumentali, relativi alla superficie terrestre.<br />
In questo settore <strong>GEOmedia</strong> affronta temi culturali e tecnologici<br />
per l’operatività degli addetti ai settori dei sistemi informativi<br />
geografici e del catasto, della fotogrammetria e cartografia,<br />
della geodesia e topografia, del telerilevamento aereo e<br />
spaziale, con un approccio tecnico-scientifico e divulgativo.
INSERZIONISTI<br />
3DTarget 45<br />
aerRobotix 10<br />
Codevintec 19<br />
Epsilon 37<br />
Esri Italia 17<br />
32 Fotomodellazione<br />
con immagini da<br />
smartphone per la<br />
diFFusione della<br />
conoscenza dei Beni<br />
Culturali<br />
di Saverio D’Auria<br />
Geogrà 30<br />
Geomax 2<br />
Gter 22<br />
Planetek Italia 11<br />
Stonex 31<br />
Studio SIT 18<br />
SurveyLab 15<br />
GeoBusiness 21<br />
TECHNOLOGYforALL 23<br />
Teorema 46<br />
Topcon 48<br />
Trimble 47<br />
L’evoluzione delle<br />
Stazioni Totali: 42<br />
quarant’anni di<br />
innovazione Topcon<br />
di Massimiliano Toppi,<br />
Sauro Passarelli<br />
Da est ad ovest l’immagine ci<br />
mostra le isole della Corsica e<br />
della Sardegna nel Mar Mediterraneo,<br />
l’Italia ed il Mar<br />
Adriatico fino alla Croazia,<br />
alla Bosnia Herzegovina, alla<br />
Serbia ed infine i confini occidentali<br />
della Romania. Più<br />
a nord, parzialmente oscurate<br />
da formazioni nuvolose, si<br />
trovano Germania, Svizzera,<br />
Austria e la catena montuosa<br />
delle Alpi.<br />
L’immagine è stata acquisita<br />
da Sentinel-3A il 28 settembre<br />
2016.<br />
Credits: contains modified<br />
Copernicus Sentinel data<br />
(2016), processed by ESA<br />
una pubblicazione<br />
Science & Technology Communication<br />
Direttore<br />
RENZO CARLUCCI, direttore@rivistageomedia.it<br />
Comitato editoriale<br />
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Luigi Colombo, Mattia Crespi, Luigi Di Prinzio, Michele<br />
Dussi, Michele Fasolo, Marco Lisi, Flavio Lupia, Luigi<br />
Mundula, Beniamino Murgante, Aldo Riggio, Mauro<br />
Salvemini, Domenico Santarsiero, Attilio Selvini,<br />
Donato Tufillaro<br />
Direttore Responsabile<br />
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Redazione<br />
VALERIO CARLUCCI, GIANLUCA PITITTO,<br />
redazione@rivistageomedia.it<br />
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Progetto grafico e impaginazione<br />
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Reg. Trib. di Roma N° 243/2003 del 14.05.03<br />
Stampa: SPADAMEDIA srl<br />
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Gli articoli firmati impegnano solo la responsabilità dell’autore. È vietata la<br />
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qualsiasi forma e con qualsiasi procedimento elettronico o meccanico, ivi inclusi i<br />
sistemi di archiviazione e prelievo dati, senza il consenso scritto dell’editore.<br />
Rivista fondata da Domenico Santarsiero.<br />
Numero chiuso in redazione il 20 aprile <strong>2018</strong>.
FOCUS<br />
Fotogrammetria da UAV negli<br />
interventi di recupero: dalla fase<br />
pre-progettuale al cantiere<br />
di Donatella Dominici, Pierluigi De Berardinis, Maria Alicandro, Marianna Rotilio<br />
La fotogrammetria da UAV (Unmanned Aerial Vehicle) è utilizzata nel mondo del recupero<br />
e della ricostruzione post-sisma e le sue potenzialità di impiego possono ancora essere<br />
approfondite. Per questo motivo l’articolo illustra nuovi scenari di ricerca, attualmente<br />
oggetto di studio in sinergia con la progettazione sostenibile.<br />
Da molti anni il tema<br />
del recupero dei centri<br />
storici è oggetto di<br />
dibattito nazionale al fine di<br />
garantire la conservazione della<br />
cultura materiale dei luoghi,<br />
passando dal singolo monumento<br />
al centro storico fino al<br />
cosiddetto “valore ambientale<br />
di insieme” (Zordan et al 2002)<br />
dei centri minori. All’interno<br />
del tema generale della riqualificazione<br />
urbana, spicca per attualità<br />
ed interesse la lettura in<br />
chiave sostenibile del recupero,<br />
in quanto trattasi di un’azione<br />
volta a limitare il consumo di<br />
suolo, alla riduzione degli “sprechi”<br />
energetici, al “risveglio”<br />
dell’identità culturale e del sentimento<br />
di appartenenza ad un<br />
luogo,… Nell’ultimo decennio<br />
il concetto di recupero si è arricchito<br />
di ulteriori significati,<br />
legati anche all’intensa attività<br />
di ricostruzione post-sisma che<br />
sta caratterizzando il centro Italia<br />
a partire dall’evento tellurico<br />
che nel 2009 colpì la città di<br />
L’Aquila. L’enorme difficoltà<br />
che gli operatori del settore<br />
hanno incontrato nel momento<br />
in cui si sono trovati ad intervenire<br />
nelle zone terremotate è<br />
stata quella relativa alla “presa<br />
visione” dello stato di fatto,<br />
ancorché prima dell’analisi<br />
dell’entità del danno. Infatti,<br />
Fig. 2 – a) Zoom su un ortomosaico estratto dall’elaborazione del volo fotogrammetrico nel centro<br />
storico di Fontecchio (AQ). Dall’ortomosaico sono state messe in evidenza le linee aeree relative ad<br />
un piazzale del centro storico. b) modello 3D della zona indagata. Immagine estrapolata dalla tesi di<br />
laurea in Ingegneria Edile Architettura di Luigi Fradiani “Il controllo della progettazione esecutiva<br />
nel recupero dell’edilizia storica e la gestione del piano di cantierizzazione: il caso studio del borgo di<br />
Fontecchio (Aq)”, Relatore Prof. Pierluigi De Berardinis, Correlatore Geom. Lucio Cococetta.<br />
ultimata la fase del primo soccorso<br />
alla popolazione, restavano<br />
principalmente fabbricati<br />
imprigionati tra imponenti cumuli<br />
di macerie, viabilità interrotte<br />
ed accessi interdetti. E’ in<br />
questo momento che si decise<br />
di impiegare la fotogrammetria<br />
da “UAV” (Unmanned Aerial<br />
Vehicle). L’UAV, dall’uso consolidato<br />
in ambiente militare, è<br />
un’ottima piattaforma di acquisizione<br />
di dati per rilievi metrici<br />
dei danni nelle zone inaccessibili<br />
per l’essere umano o comunque<br />
non in sicurezza (Dominici<br />
et al. 2012) e, più in generale,<br />
per la gestione delle problematiche<br />
ambientali e territoriali.<br />
La fotogrammetria da UAV,<br />
in sinergia con il laser scanner,<br />
GNSS e rilievo tradizionale permette<br />
di ottenere una completa<br />
visione 3D metrica e navigabile<br />
degli oggetti indagati.<br />
La fotogrammetria da UAV apre<br />
nuovi scenari di applicazione<br />
nel campo della fotogrammetria<br />
dei vicini (Eisenbeiß 2009),<br />
permettendo di ottenere rilievi<br />
aerei ad altissima risoluzione<br />
(circa 2-10 cm) facilmente integrabili<br />
con i rilievi laser scanner<br />
grazie allo sviluppo di nuovi<br />
algoritmi di Structure from<br />
Motion (SFM) (Westoby et al<br />
6 <strong>GEOmedia</strong> n°1-<strong>2018</strong>
FOCUS<br />
Fig. 1 – Fasi principali di elaborazione: a) image matching; b) bundle adjustment; c) Dense Matching; d) Texturing.<br />
2012, Barazzetti et al 2011), che<br />
hanno permesso di lavorare con<br />
le nuvole di punti nel campo<br />
della fotogrammetria. Un ulteriore<br />
vantaggio dell’utilizzo della<br />
tecnica da UAV è rappresentato<br />
dalla velocità di esecuzione dei<br />
rilievi, ad esempio è possibile rilevare<br />
più di un ettaro di superficie<br />
in meno di 10 minuti.<br />
Nello specifico la fotogrammetria<br />
è la tecnica di rilievo che<br />
permette di ottenere informazioni<br />
metriche di un oggetto<br />
partendo dall’acquisizione,<br />
con un sensore ottico (camera<br />
fotografica), di almeno 2 o più<br />
immagini da differenti punti di<br />
vista e con un adeguato grado di<br />
sovrapposizione.<br />
Le fasi fondamentali del rilievo<br />
possono essere sintetizzate in:<br />
4Pianificazione del volo;<br />
4Acquisizione fotogrammi e<br />
rilievo di punti di controllo a<br />
terra (GCP);<br />
4Elaborazione dei dati;<br />
4Validazione dei dati finali.<br />
La pianificazione del volo<br />
consente di garantire la giusta<br />
sovrapposizione dei fotogrammi<br />
e in base alle caratteristiche del<br />
sensore utilizzato (lunghezza<br />
focale e dimensioni del pixel<br />
del sensore), di determinare la<br />
quota ottimale di volo; quest’ultima<br />
funzione della risoluzione<br />
finale del rilievo (Dominici et<br />
al. 2016).<br />
Durante la seconda fase, l’UAV<br />
seguirà la rotta preimpostata<br />
dal piano di volo per acquisire i<br />
fotogrammi. Il numero dei fotogrammi<br />
sarà funzione, oltre dei<br />
parametri suddetti, anche dell’estensione<br />
dell’area da rilevare.<br />
In aggiunta all’acquisizione<br />
dei fotogrammi, per georeferenziare<br />
e controllare i risultati<br />
del modello finale, come noto,<br />
dovranno essere acquisiti dei<br />
GCP, (Ground Control Point)<br />
punti con coordinate 3D note<br />
in un determinato sistema di<br />
riferimento e ben visibili su più<br />
immagini. In base alle dimensioni<br />
dell'area da rilevare, i GCP<br />
(min. 3) devono essere distribuiti<br />
omogeneamente e vengono<br />
misurati con tecniche GNSS<br />
o rilievo tradizionale tramite<br />
Stazione totale (Dominici et al.<br />
2016).<br />
Per la ricostruzione dei modelli<br />
3D viene eseguito il tipico approccio<br />
della SFM (Westoby<br />
2012, Triggs et al, 1999) e di<br />
Dense Matching (Fig. 1) ad<br />
oggi implementato nella maggior<br />
parte dei software per la<br />
modellazione 3D (Szeliski,<br />
2010) come Pix4D, Agisoft,<br />
APERO- MICMAC, ecc.<br />
I modelli 3D vengono georeferenziati<br />
durante la fase di<br />
bundle adjustment, inserendo<br />
e riconoscendo manualmente<br />
i GCP sui fotogrammi. Per la<br />
validazione dei risultati, come<br />
noto, alcuni dei GCP non<br />
utilizzati nella fase precedente,<br />
contribuiscono alla valutazione<br />
della qualità finale.<br />
Dalla restituzione fotogrammetrica<br />
vengono estratti differenti<br />
output (Modelli 3D, ortofoto,<br />
DEM) estremamente utili all’esportazione<br />
di informazioni<br />
metriche e qualitative con precisione<br />
centimetrica di edifici,<br />
anche nel caso in cui essi siano<br />
distrutti o fortemente danneggiati<br />
a seguito di eventi catastrofici,<br />
come sisma, alluvione, frana,<br />
ecc. e tali output risultano<br />
oggi spesso utilizzati nel mondo<br />
Fig. 3 - Ricostruzione 3D e rilievo termografico su aggregato.<br />
<strong>GEOmedia</strong> n°1-<strong>2018</strong> 7
FOCUS<br />
dell’edilizia, in particolare anche<br />
per la ricostruzione post-sisma.<br />
Gli autori hanno intuito che<br />
l’impiego della fotogrammetria<br />
da UAV ha notevoli potenzialità<br />
anche per ulteriori applicazioni<br />
inerenti il recupero edilizio, di<br />
cui oggi sono pochi i riferimenti<br />
nel panorama internazionale.<br />
Per questo motivo hanno<br />
elaborato una ricerca volta ad<br />
unire le due “anime” della geomatica<br />
e del recupero edilizio<br />
che ha dato vita allo sviluppo<br />
di numerosi progetti tra i quali,<br />
il più ambizioso, è sicuramente<br />
quello relativo alla fondazione<br />
dello Spin-Off dell’Università<br />
degli Studi di L’Aquila chiamato<br />
Gitais s.r.l. (Geo-Inspired<br />
Technologies & Applications<br />
for Innovation & Sustainability<br />
– www.gitais.it).<br />
La ricerca è finalizzata all’utilizzo<br />
delle tecniche geomatiche<br />
applicate nel campo della<br />
riqualificazione sostenibile,<br />
indagando differenti ambiti<br />
di intervento. Di seguito verrà<br />
illustrata una sintesi delle esperienze<br />
finora svolte, concentrando<br />
l’attenzione sull’utilizzo dei<br />
risultati ottenuti, grazie all’impiego<br />
della fotogrammetria da<br />
UAV, in differenti casi di studio<br />
analizzati.<br />
Riqualificazione degli scenari<br />
luminosi<br />
L’impiego della fotogrammetria<br />
da UAV è stata impiegata per<br />
rilevare le reti infrastrutturali<br />
aeree, in modo tale da metterne<br />
in luce le criticità, come ad<br />
esempio il danneggiamento in<br />
facciata, l’inadeguatezza delle<br />
connessioni e degli ancoraggi,<br />
la scarsa resa cromatica, la presenza<br />
di interferenze di colore,<br />
causate di norma da sorgenti<br />
luminose di diverso tipo, che<br />
determinano una non corretta<br />
percezione dello spazio e del<br />
costruito, …<br />
Le citate analisi hanno consentito<br />
di evidenziare le criticità<br />
tra cui ad esempio la presenza<br />
di zone d’ombra e dunque di<br />
condizioni di pericolosità, l’assenza<br />
di valorizzazione delle<br />
emergenze architettoniche, la<br />
dispersione del flusso luminoso,<br />
… La metodologia elaborata è<br />
stata verificata nel centro minore<br />
storico di Fontecchio (Aq), si<br />
veda Fig. 2.<br />
Riqualificazione energetica<br />
dell’involucro edilizio<br />
Mediante l’installazione di un<br />
sensore termico sull’UAV gli<br />
autori hanno eseguito delle<br />
indagini non distruttive sull’involucro<br />
storico di alcuni edifici,<br />
volte ad acquisire informazioni<br />
termiche sugli elementi, ma<br />
anche dati inerenti i materiali,<br />
in relazione al danno e al degrado.<br />
E’ stato possibile infatti<br />
rilevare la presenza di cambi di<br />
materiali nel substrato, approfondire<br />
la conoscenza in situ di<br />
infiltrazioni capillari, distacco<br />
di intonaco, fessurazioni, risalita<br />
di umidità, … in alcune facciate<br />
storiche di edifici siti nel già citato<br />
borgo di Aielli (Fig. 3)<br />
Miglioramento prestazioni<br />
energetiche del fabbricato<br />
La fotogrammetria da UAV è<br />
stata impiegata anche per promuovere<br />
il miglioramento del<br />
comportamento energetico del<br />
fabbricato, acquisendo informazioni<br />
inerenti le coperture.<br />
La sperimentazione è stata<br />
eseguita nel centro storico di<br />
Aielli (AQ). Il DEM (Fig. 4.a)<br />
ad altissima risoluzione (6 cm),<br />
ottenuto dal processo fotogrammetrico,<br />
è stato sottoposto ad<br />
ulteriori indagini in ambiente<br />
GIS al fine di ottenere le mappe<br />
di pendenze ed esposizione<br />
dell’intero borgo. Il processo è<br />
è stato automatizzato tramite il<br />
Model Builder di ArcMap (Fig.<br />
4.d) ed utilizzando gli algoritmi<br />
“Slope” e “Aspect” (8). Ulteriori<br />
filtraggi sono stati necessari<br />
Fig. 4- a) DEM del borgo di Aielli; b) mappa delle pendenze; c) mappa delle esposizioni; d) workflow di restituzione automatica in Model<br />
Builder di ArcMap.<br />
8 <strong>GEOmedia</strong> n°1-<strong>2018</strong>
FOCUS<br />
al fine di rimuovere il rumore<br />
generato dalla presenza di altri<br />
elementi rilevati (p. es.: alberi,<br />
automobili, lampioni, ecc,).<br />
Nelle seguenti Fig. 4.b e Fig. 4.c<br />
sono riportate le mappe tematiche<br />
restituite. Tali informazioni<br />
morfologiche (pendenze ed<br />
esposizioni dei versanti) hanno<br />
consentito di individuare le potenzialità<br />
e criticità in relazione<br />
all’applicazione delle energie<br />
rinnovabili come ad esempio<br />
la valutazione del potenziale<br />
fotovoltaico dell’intero borgo<br />
analizzato.<br />
Monitoraggio attività<br />
di cantiere<br />
Gli ambiti di interesse fin qui<br />
illustrati riguardano principalmente<br />
la fase pre-progettuale<br />
dell’intervento di recupero ovvero<br />
quella relativa alle analisi<br />
che consentiranno di redigere<br />
degli elaborati capaci di rispettare,<br />
interpretare e salvaguardare<br />
le reali condizioni dell’esistente.<br />
Gli autori però hanno intuito<br />
come la fotogrammetria da<br />
UAV possa essere efficacemente<br />
utilizzata anche durante la fase<br />
esecutiva del progetto, al fine di<br />
monitorare non solamente gli<br />
stadi di sviluppo interni al cantiere<br />
e le relative configurazioni<br />
evolutive dei layout, ma anche<br />
Fig. 5 - Ortofoto georeferenziata ottenuta da volo fotogrammetrico da UAV nel centro storico di Villa<br />
Sant’Angelo (AQ), individuazione del cantiere e analisi degli accessi al cantiere. Immagini estrapolate<br />
dalla tesi laurea in Ingegneria Civile di Marcone Claudia “Fotogrammetria da UAV per una gestione<br />
“smart” del cantiere. Relatore: Prof.ssa Donatella Dominici, Prof. Pierluigi De Berardinis; Correlatore:<br />
Ing. Maria Alicandro.<br />
per controllare l’intorno per<br />
una migliore gestione logistica<br />
e delle interferenze (Fig. 5-Fig.<br />
6). In questo specifico filone di<br />
ricerca, gli autori hanno sperimentato<br />
l’importanza dell’utilizzo<br />
della fotogrammetria da<br />
UAV in due centri storici, ovvero<br />
quello di Villa Sant’Angelo e<br />
quello di Fontecchio, entrambi<br />
collocati nella Provincia di L’Aquila.<br />
In conclusione dunque, si è<br />
voluto sottolineare la potenzialità<br />
di impiego della fotogrammetria<br />
da UAV nel campo del<br />
recupero edilizio. Il gruppo di<br />
ricerca crede nell’impiego di<br />
queste conoscenze in territori<br />
fragili come quelli del contesto<br />
italiano e sta lavorando per<br />
approfondire nuovi aspetti di<br />
ricerca relativi all’uso della fotogrammetria<br />
da UAV in sinergia<br />
con la progettazione sostenibile<br />
e mediante il coinvolgimento<br />
delle istituzioni.<br />
Fig. 6– a) Nuvola di punti con individuazione delle gru (elementi in viola e in blu); b) modello 3D semplificato, ricostruito dalle informazioni<br />
della nuvola di punti e individuazione delle interferenze gru nelle zone adiacenti il cantiere; c) Analisi interferenza gru nel<br />
centro storico di Villa S. Angelo (Aq). Immagini estrapolate dalla tesi laurea in Ingegneria Civile di Marcone Claudia “Fotogrammetria da<br />
UAV per una gestione “smart” del cantiere. Relatore: Prof.ssa Donatella Dominici, Prof. Pierluigi De Berardinis; Correlatore: Ing. Maria<br />
Alicandro.<br />
<strong>GEOmedia</strong> n°1-<strong>2018</strong> 9
FOCUS<br />
BIBLIOGRAFIA<br />
Barazzetti L, Forlani G, Remondino F, Roncella R. & Scaioni M. (2011) Experiences and achievements in automated image sequence orientation for<br />
close-range photogrammetric projects. Proc. SPIE 8085, Videometrics, Range Imaging, and Applications XI, 80850F; 2011 May 23; Munich (DE).<br />
Dominici, D., Baiocchi, V., Zavino, A., Alicandro, M., & Elaiopoulos, M. (2012, May). Micro UAV for post seismic hazards surveying in old city<br />
center of L’Aquila. In Proceedings of the FIG Working Week (pp. 06-10).<br />
Dominici D, Alicandro M, Massimi V. (2017) UAV photogrammetry in the post-earthquake scenario: case studies in L'Aquila, Geomatics, Natural<br />
Hazards and Risk 8.1 (2017): 87-103.<br />
Eisenbeiß, H. (2009). UAV photogrammetry (Doctoral dissertation, ETH Zurich).<br />
Zhao, W., Chellappa, R., Phillips, P. J., & Rosenfeld, A. (2003). Face recognition: A literature survey. ACM computing surveys (CSUR), 35(4),<br />
399-458.<br />
Westoby M J, Brasington J, Glasser N F, Hambrey M J & Reynolds J M (2012). Structure-from-Motion’ photogrammetry: A low-cost, effective tool<br />
for geoscience applications. Geomorphology. [Internet]. 179: 300–314.<br />
Zordan L, Bellicoso A, De Berardinis P, Di Giovanni G & Morganti R (2002). Le tradizioni del costruire della casa in pietra: materiali, tecniche,<br />
modelli e sperimentazioni. Gruppo Tipografico Editoriale, L’Aquila, 7.<br />
ABSTRACT<br />
The UAV photogrammetry has a lot of potential in terms of building rehabilitation and post-earthquake reconstruction, of which today there are<br />
few references on the international scene. For this reason the authors have elaborated a research aimed to merge the geomatics techniques and the<br />
building recovery, arising the develop of a lot of projects. In particular, different scenarios will be presented in the paper, from the pre-design step<br />
in the field of sustainable rehabilitation to the optimization of the “construction sites” management.<br />
PAROLE CHIAVE<br />
Fotogrammetria; UAV; recupero edilizio; sostenibilità<br />
AUTORE<br />
Prof. Donatella Dominici, donatella.dominici@univaq.it<br />
Prof. Pierluigi De Berardinis, pierluigi.deberardinis@univaq.it<br />
Ing. Ph. D. Marianna Rotilio, m.rotilio@gitais.it<br />
Ing. Ph. D. Maria Alicandro, m.alicandro@gitais.it<br />
Dipartimento di Ingegneria Civile, Edile-architettura ed ambientale, Università degli studi dell’Aquila, Via Gronchi, 18 – L’Aquila<br />
Droni Idrografici polivalenti<br />
• Rilievi batimetrici automatizzati<br />
• Acquisizione dati e immagini<br />
• Mappatura parametri ambientali<br />
• Ispezione fondali<br />
Dighe, laghi, cave in falda, bacini, fiumi e<br />
canali fino a 15 4 m/s. Km/h. Insensibili ai bassi ai bassi<br />
fondali e alla presenza di alghe e detriti<br />
10 <strong>GEOmedia</strong> n°1-<strong>2018</strong><br />
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FOCUS<br />
<strong>GEOmedia</strong> n°1-<strong>2018</strong> 11
REPORT<br />
Nuovi trends nella classificazione<br />
dei dati satellitari per<br />
analizzare l’uso del suolo<br />
di Renzo Carlucci<br />
La classificazione delle immagini è il<br />
processo di assegnazione delle classi<br />
di copertura del suolo ai pixel. In<br />
generale, sono tre le principali tecniche<br />
di classificazione delle immagini nel<br />
telerilevamento. Le più comunemente<br />
usate solo le tecniche Unsupervised<br />
Classification e la Supervised<br />
Classification, tuttavia la classificazione<br />
basata su oggetti Object-Based<br />
Fig. 1 - Mappa divisoria di copertura del terreno in 16 categorie a risoluzione di 30 metri.<br />
Zhang & Roy, 2017.<br />
Calssification ha recentemente<br />
raggiunto un forte utilizzo in quanto<br />
utile per i dati ad alta risoluzione.<br />
La Unsupervised<br />
Classification raggruppa<br />
prima i pixel in “cluster”<br />
in base alle loro proprietà. Per<br />
creare “cluster”, gli analisti utilizzano<br />
algoritmi di clustering<br />
di immagini quali K-means e<br />
ISODATA. Esistono molti software<br />
di uso libero nel campo<br />
del telerilevamento per creare<br />
mappe di copertura del suolo.<br />
Dopo aver scelto un algoritmo<br />
per effettuare il clustering,<br />
si determinano il numero di<br />
gruppi che si vogliono generare.<br />
Questi saranno ancora<br />
cluster non classificati perché<br />
nella fase successiva si procederà<br />
ad identificare manualmente<br />
ciascun cluster con classi di<br />
copertura territoriale.<br />
Nel complesso, la classificazione<br />
senza supervisione è la tecnica<br />
più basilare poiché non ha<br />
bisogno di campioni ed è un<br />
modo semplice per segmentare<br />
e comprendere un›immagine.<br />
Nella Supervised Classification<br />
invece, si selezionano campioni<br />
rappresentativi per ciascuna<br />
classe di copertura del suolo e<br />
il software utilizza questi siti<br />
per l’apprendimento e li applica<br />
all’intera immagine. Si utilizza<br />
la firma spettrale definita<br />
nel set utilizzato per l’apprendimento.<br />
La procedura in sintesi prevede<br />
la selezione delle aree di<br />
rferimento, la generazione di<br />
un file delle firme spettrali e la<br />
classificazione finale.<br />
La Unsupervised e la Supervised<br />
Classification sono basate sulla<br />
creazione di pixel quadrati e<br />
ogni pixel ha una classe.<br />
Invece la classificazione delle<br />
immagini Object-based<br />
raggruppa i pixel in forme e<br />
dimensioni rappresentative<br />
con una segmentazione multirisoluzione.<br />
La segmentazione multirisoluzione<br />
produce oggetti immagine<br />
omogenei raggruppando i<br />
pixel. Genera contemporaneamente<br />
oggetti con diverse scale<br />
in un’immagine. Questi oggetti<br />
sono più significativi perché<br />
rappresentano le caratteristiche<br />
dell’immagine.<br />
Ma soprattutto, si può classificare<br />
gli oggetti in base a texture,<br />
contesto e geometria.<br />
Un nuovo algoritmo<br />
La classificazione dei dati multispettrali<br />
e iperspettrali è diventata<br />
sempre più importante<br />
per rilevare il cambiamento<br />
dell’uso del suolo. Sebbene<br />
esistano molti algoritmi e approcci<br />
per tale classificazione,<br />
il miglioramento delle tecniche<br />
di classificazione che utilizzano<br />
dati ampiamente disponibili<br />
come i dati satellitari di<br />
Landsat si è ampiamente arrestato<br />
negli ultimi anni.<br />
Recentemente è stata<br />
sviluppata una nuova tecnica<br />
di classificazione utilizzando<br />
12 <strong>GEOmedia</strong> n°1-<strong>2018</strong>
REPORT<br />
insieme un gran numero di<br />
immagini di MODIS, che ha<br />
una risoluzione di 500 metri, e<br />
Landsat che ha una risoluzione<br />
30 metri. Complessivamente,<br />
sono stati raccolti tre anni di<br />
dati dai programmi Landsat<br />
5, Landsat 7 e MODIS. La<br />
ricerca si è concentrata sull’area<br />
che copre 20 e 50 gradi di<br />
latitudine nord, principalmente<br />
in Nord America. L’algoritmo<br />
sarà esteso utilizzando la serie<br />
Sentinel 2 e combinando tali<br />
dati per ottenere anche una<br />
classificazione globale a risoluzione<br />
di 30 metri.<br />
Il metodo [ZHANG2017-1]<br />
sfrutta un ampio set di formazione<br />
che consente di tenere<br />
conto di più insiemi di informazioni,<br />
e quindi di classi, nel<br />
tempo e nella stagionalità. In<br />
precedenza, sarebbero state<br />
prese in considerazione 1-2<br />
scene per un’area; ora questo<br />
numero è salito a più di 10 volte.<br />
L’algoritmo consiste di due<br />
tipi di tecniche di classificazione<br />
delle foreste casuali; uno dei<br />
metodi valuta localmente ogni<br />
tessera mentre l’altro guarda<br />
tutte le tessere e le classifica per<br />
le tessere complessive.<br />
Nell’esempio mostrato con il<br />
metodo sopra descritto sono<br />
state identificate in totale 16<br />
classi che hanno permesso ai<br />
risultati di distinguere addirittura<br />
tra diversi tipi di foreste<br />
sempreverdi o caduche e latifoglie<br />
o no.<br />
30 milioni di prodotti open<br />
Landsat Data (GWELD)<br />
mensili a livello mondiale, disponibili<br />
al pubblico, generati<br />
da tutte le immagini Landsat<br />
7 ETM + e Landsat 5 TM<br />
disponibili per un periodo di<br />
tre anni, allineati ai prodotti<br />
di terreno MODIS e dati coerentemente<br />
preelaborati (schermati<br />
dalle nuvole, saturazione<br />
segnalata, correzione per via<br />
atmosferica e normalizzata per<br />
Fig. 1 - Mappa divisoria di copertura del terreno in 16 categorie a risoluzione di 30 metri.<br />
Zhang & Roy, 2017.<br />
la riflettanza adattata al nadir<br />
BRDF), sono stati classificati.<br />
Il prodotto di copertura del<br />
terreno MODIS 500 m è stato<br />
filtrato in modo migliorativo,<br />
utilizzando solo pixel di buona<br />
qualità che non hanno cambiato<br />
classe di copertura del suolo<br />
nel 2009, 2010 o 2011, seguito<br />
dalla selezione automatizzata di<br />
valori metrici GWELD spaziali<br />
corrispondenti di 30 m, per<br />
definire grandi dati campionati<br />
in Nord America. I dati di test<br />
sono stati campionati in modo<br />
che le proporzioni di classe<br />
fossero le stesse delle proporzioni<br />
di classe di prodotto di<br />
copertura del suolo del Nord<br />
America MODIS e corrispondessero<br />
all’1% delle risoluzioni<br />
pixel a 500 metri e al 0,50%<br />
dei 30 metri. Trentanove metriche<br />
temporali GWELD per<br />
ogni 30 m di pixel nordamericano<br />
sono state classificate<br />
utilizzando (a) una singola<br />
foresta casuale e (b) un metodo<br />
adattivo localmente con un<br />
classificatore di foresta casuale<br />
derivato e applicato localmente<br />
e i risultati della classificazione<br />
spazialmente mosaicati insieme.<br />
I risultati della classificazione<br />
della copertura del suolo<br />
apparivano geograficamente<br />
plausibili e alla scala sinottica<br />
erano simili al prodotto di copertura<br />
del terreno MODIS.<br />
Un’ispezione visiva dettagliata<br />
ha rivelato che le classificazioni<br />
casuali delle foreste casuali<br />
adattative e le confidenze di<br />
classificazione associate erano<br />
generalmente più coerenti rispetto<br />
ai singoli risultati della<br />
classificazione casuale delle foreste.<br />
Con il livello di accordo<br />
tra le classificazioni di 30 m e i<br />
dati di addestramento derivati <br />
dal prodotto di copertura del<br />
terreno MODIS è stato valutato<br />
mediante il bootstrap della<br />
implementazione casuale delle<br />
foreste.<br />
L’algoritmo di Hankui Zhang,<br />
della South Dakota State<br />
University, può essere ottenuto<br />
utilizzando un server FTP<br />
dopo aver ottenuto un nome<br />
utente e una password da<br />
Zhang qui ftp://bruin.sdstate.edu<br />
Tra le varie possibilità, l’algoritmo<br />
consente un raffinamento<br />
<strong>GEOmedia</strong> n°1-<strong>2018</strong> 13
REPORT<br />
e una classificazione accurata<br />
delle terre coltivate e delle aree<br />
sviluppate. Ciò gli consente<br />
di essere utile sia per il monitoraggio<br />
agricolo che per lo<br />
sviluppo dell’uso del territorio,<br />
incluso lo sprawl urbano.<br />
Classificazione acquatica<br />
Sebbene questo approccio<br />
abbia dimostrato una grande<br />
novità per la classificazione<br />
terrestre, la maggior parte del<br />
globo è coperta dall’acqua e altre<br />
ricerche si stanno ora concentrando<br />
su questa area.<br />
Il telerilevamento satellitare<br />
può essere un’alternativa efficace<br />
per la mappatura di cianobatteri<br />
e della distribuzione di<br />
macrofite acquatiche su vaste<br />
aree rispetto ai campionamenti<br />
specifici on-site effettuate da<br />
navi. Tuttavia, caratteristiche di<br />
spettri ottici simili tra macrofite<br />
acquatiche e fasci di cianobatteri<br />
nelle bande d’onda del<br />
vicino infrarosso (NIR) creano<br />
una barriera alla loro discriminazione<br />
quando si verificano in<br />
concomitanza.<br />
Un gruppo di ricerca<br />
[LIANG2017] ha sviluppato<br />
un nuovo indice di cianobatteri<br />
e macrofiti (CMI) basato su<br />
una banda infrarossa blu, una<br />
verde e una a onde corte per<br />
separare le acque con le scorie<br />
cianobatteriche da quelle dominate<br />
dalle macrofite acquatiche<br />
e un indice di torbidità<br />
dell’acqua (TWI) per evitare<br />
interferenze da alte acque<br />
torbide tipiche dei laghi poco<br />
profondi. Combinando CMI,<br />
TWI e l’indice delle alghe<br />
fluttuanti (FAI), è stato utilizzato<br />
un nuovo approccio di<br />
classificazione per discriminare<br />
l’acqua del lago, le fioriture dei<br />
cianobatteri, le macrofite sommerse<br />
e le macrofite emergenti<br />
/ galleggianti usando le immagini<br />
MODIS nel grande lago<br />
poco profondo ed eutrofico<br />
(Cina).<br />
La precisione complessiva della<br />
classificazione è stata dell’86%<br />
in totale e l’accuratezza dell’utente<br />
è stata dell’88%, 79%,<br />
85% e 93% rispettivamente<br />
per macrofite sommerse, macrofite<br />
emergenti / galleggianti,<br />
scisti cianobatterici e acqua del<br />
lago.<br />
Classificazione urbana<br />
La mappatura delle aree urbane<br />
a livello regionale e globale<br />
è stata utilizzata in ecologia,<br />
ambiente, sociologia e altre<br />
materie. Recentemente, è<br />
diventato sempre più popolare<br />
estrarre aree urbane dai<br />
dati di rilevamento remoto<br />
della luce notturna. In Cina<br />
[ZHANG2017-2] è stato testato<br />
un metodo alternativo per<br />
estrarre informazioni di aree<br />
urbane dai dati VIIRS Day /<br />
Night Band (DNB) e MODIS<br />
normalizzati di indice di vegetazione<br />
differenziale (NDVI)<br />
basati sull’algoritmo AMPSO<br />
(adaptive mutation swarm optimization)<br />
e il Support Vector<br />
Machine (SVM).<br />
Questo metodo è stato convalidato<br />
utilizzando le aree urbane<br />
di alcune città cinesi classificate<br />
dalle immagini Landsat<br />
con algoritmo di classificazione<br />
delle immagini Object-based.<br />
È stato dimostrato che questo<br />
nuovo metodo per l’estrazione<br />
di aree urbane aveva una buona<br />
coerenza di classificazione con<br />
il risultato del Landsat 8 OLI.<br />
Inoltre, è più robusto rispetto<br />
ad altri metodi di classificazione<br />
e può essere utilizzato anche<br />
per caratterizzare la trama interurbana.<br />
Anche per la classificazione<br />
delle regioni urbane si stanno<br />
utilizzando fonti alternative<br />
come la luce notturna della<br />
VIIRS Day / Night Band<br />
(DNB).<br />
Un approccio utilizza una tecnica<br />
di ottimizzazione dello<br />
swarm delle particelle adattive<br />
che consente a tali dati notturni<br />
di aiutare a indicare le<br />
regioni urbane. Nel complesso,<br />
la precisione è stata dell’82%<br />
circa per la nuova tecnica, che<br />
è migliore dei metodi standard,<br />
sebbene non di una grande<br />
percentuale. Forse prendendo<br />
l’approccio di Zhang e utilizzando<br />
la varietà di dati di telerilevamento<br />
come l’osservazione<br />
notturna e la copertura dei<br />
corpi idrici, allora è possibile<br />
14 <strong>GEOmedia</strong> n°1-<strong>2018</strong>
REPORT<br />
una copertura veramente globale<br />
e temporale.<br />
Nuovi metodi di classificazione<br />
stanno iniziando a migliorare<br />
le forme multispettrali e altre<br />
forme di dati satellitari che<br />
potenzialmente consentono<br />
classificazioni di risoluzione<br />
più accurate e relativamente<br />
più alte che possono estendersi<br />
su tutto il globo. Forse come<br />
sviluppo significativo l’algoritmo<br />
di Zhang consentirà una<br />
comprensione più sfumata<br />
delle forme generali del terreno,<br />
come i paesaggi boschivi,<br />
aprendo nuove aree di ricerca<br />
per scienziati che probabilmente<br />
non avrebbero considerato<br />
l’utilizzo della classificazione<br />
del telerilevamento in precedenza.<br />
BIBLIOGRAFIA<br />
Some [ZHANG2017-1] Zhang, Hankui K., and David P. Roy. 2017. “Using the 500 m<br />
MODIS Land Cover Product to Derive a Consistent Continental Scale 30 m Landsat Land<br />
Cover Classification.” Remote Sensing of Environment 197 (August): 15–34. https://doi.<br />
org/10.1016/j.rse.2017.05.024.<br />
[LIANG2017] Liang, Qichun, Yuchao Zhang, Ronghua Ma, Steven Loiselle, Jing Li, and<br />
Minqi Hu. 2017. “A MODIS-Based Novel Method to Distinguish Surface Cyanobacterial<br />
Scums and Aquatic Macrophytes in Lake Taihu.” Remote Sensing 9 (2): 133. https://doi.<br />
org/10.3390/rs9020133.<br />
[ZHANG2017-2] Zhang, Qiao, Ping Wang, Hui Chen, Qinglun Huang, Hongbing Jiang,<br />
Zijian Zhang, Yanmei Zhang, Xiang Luo, and Shujuan Sun. 2017. “A Novel Method for<br />
Urban Area Extraction from VIIRS DNB and MODIS NDVI Data: A Case Study of Chinese<br />
Cities.” International Journal of Remote Sensing 38 (21): 6094–6109. https://doi.org/10.1080<br />
/01431161.2017.1339927.<br />
PAROLE CHIAVE<br />
Telerilevamento; remote sensing; classificazione; dati satellitari; uso del suolo<br />
ABSTRACT<br />
New trends in satellite data classification to analyze land use.<br />
Image classification is the process of assigning land cover classes to pixels. In general, there are three<br />
main image classification techniques in remote sensing. The most commonly used are Unsupervised<br />
Classification and Supervised Classification techniques, however the Object-Based Classification<br />
classification has recently achieved a strong use as useful for high resolution data.<br />
AUTORE<br />
Renzo Carlucci<br />
r.carlucci@mediageo.it<br />
www.mediageo.it<br />
®<br />
Satellite Services for Structural Monitoring<br />
I.MODI® è un servizio che sfrutta i dati di Osservazione Terrestre per<br />
monitorare la stabilità di edifici e infrastrutture civili in tutto il mondo.<br />
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impegnata nello sviluppo di nuove tecnologie per la<br />
realizzazione di prodotti, processi e servizi di geomatica.<br />
Dal 2008 opera nel campo del controllo di edifici e<br />
infrastrutture civili e del monitoraggio del territorio<br />
mediante l’utilizzo integrato di sensori satellitari e terrestri.<br />
www.imodi.info<br />
www.surveylab.info<br />
This project has received funding from the European Union’s Horizon 2020<br />
research and innovation programme <strong>GEOmedia</strong> under n°1-<strong>2018</strong> grant agreement No 720121 15
MERCATO<br />
I RINNOVATI SERVIZI DEL GEOPORTALE NAZIONALE<br />
Se è vero che Il Geoportale Nazionale si rinnova e rivolge la sua attenzione<br />
ai Comuni (https://goo.gl/MvfxNw) è anche vero che molti nuovi<br />
servizi sono già attivi a livello nazionale ma poco conosciuti.<br />
Innanzitutto vorrei richiamare l’attenzione sulla licenza per il riuso dei<br />
dati che, ad eccezione delle ortofoto, sono dati pubblici e quindi si possono<br />
condividere, riprodurre, distribuire, comunicare ed esporre al pubblico,<br />
con qualsiasi mezzo e formato. Inoltre è possibile modificare, remixare,<br />
trasformare il materiale e basarsi su di esso per le proprie opere per<br />
qualsiasi fine, anche commerciale. Questo in quanto i dati del Geoportale<br />
Nazionale sono distribuiti con Licenza Creative Commons Attribuzione<br />
– 3.0 Italia (https://goo.gl/5LGiVi). Chiunque desideri riprodurre o pubblicare<br />
elaborati contenenti i dati del Geoportale nazionale ha l’obbligo di<br />
rispettare i vincoli previsti dalla citata licenza.<br />
Il servizio di distribuzione dati PST<br />
Sono molti i servizi attivi, tra questi vorrei porre l’evidenza sul servizio di distribuzione dati PST - Piano Straordinario di<br />
Telerilevamento che mette a disposizione sia dati LiDAR da cui sono derivabili modelli digitali del terreno con maglia da 1x1 m<br />
a 4x4 m in funzione delle zone, che dati PS (Permanent Scatterer, riflettori radar permanenti) derivati da osservazioni SAR, che<br />
consentono di analizzare fenomeni di subsidenza. I dati PS sono un strumento per l’identificazione, la mappatura e la caratterizzazione,<br />
spaziale e temporale, dei movimenti del territorio con possibilità di identificazione dei rischi e di individuazione delle aree del<br />
territorio soggette ai rischi idrogeologici<br />
Il MATTM in questo programma ha affrontato diverse questioni inerenti la produzione su scala nazionale dei dati PS e l’interpretazione<br />
a diverse scale spaziali dei dati per la valutazione dei dissesti. Sono stati individuati standard omogenei di produzione del dato<br />
PS esteso a tutto il territorio nazionale.<br />
Scaricare i dati con un servizio WFS<br />
Il Servizio di Scaricamento o Download “permette di scaricare copie di set di dati territoriali o di una parte di essi e, ove fattibile, di<br />
accedervi direttamente” (Direttiva 2007/2/CE).<br />
Le linee guida INSPIRE per l’implementazione dei Servizi di Scaricamento, per i dati vettoriali, consigliano che tale servizio, ad<br />
accesso diretto, sia implementato utilizzandolo standard ISO 19142 Web Feature Service supporting ISO 19143 Filter Encoding<br />
(OGC Web Feature Service 2.0 e OGC Filter Encoding 2.0)<br />
Il WFS (Web Feature Service), generato secondo lo standard, offre all’utente finale un file XML basato sul Geography Markup<br />
Language (GML) permettendo il trasferimento delle singole entità geospaziali e quindi l’accesso diretto all’informazione territoriale<br />
con la possibilità di analizzare e processare direttamente i dati territoriali provenienti da fonti diverse.<br />
La procedura<br />
La procedura illustrata all’interno del portale cartografico (https://goo.gl/Wk7iZW) si basa su una richiesta da inviare con email ove<br />
è necessario specificare l’area richiesta, il tipo di prodotto e le finalità. L’Amministrazione risponderà il prima possibile e, una volta<br />
pagati i diritti amministrativi (alcuni euro), si è autorizzati a scaricare i dati dall’area FTP.<br />
Una procedura non velocissima ma, considerata la qualità del dato e il tipo di Amministrazione che li gestisce, vale la pena attendere<br />
anche per il costo quasi irrisorio.<br />
Per approfondire vedi i dati disponibili dal PST : https://goo.gl/ehDUs3.<br />
IL DRONE IDROGRAFICO DI ULTIMA<br />
GENERAZIONE DI AERROBOTIX<br />
L’ ormai quasi decennale esperienza di aerRobotix nello sviluppo di droni acquatici si è<br />
espressa nuovamente, oggi, con il varo dell’ultimo nato, che è stato presentato al pubblico<br />
in occasione della manifestazione specializzata DronItaly (Milano 23-24 marzo).<br />
Si tratta di un natante robotizzato monocarena, molto adatto ad operare in presenza di<br />
corrente e ad effettuare, in aggiunta al classico rilievo batimetrico e monitoraggio ambientale,<br />
anche misure correntometriche su fiumi e canali con profilatori Doppler.<br />
Leggero e molto facilmente trasportabile con una vettura può essere gestito anche da un<br />
solo operatore.<br />
Come gli altri natanti brevettati di aerRobotix presenta la importante peculiarità di una<br />
propulsione elettrica basata su ventola aerea. Si tratta di una scelta ben ponderata e suffragata da numerose esperienze operative<br />
acquisite negli anni. Infatti gli ambiti in cui tali mezzi sono chiamati ad operare quali bacini idroelettrici, cave, laghi, fiumi e canali,<br />
sono caratterizzati dalla frequente presenza di vegetazione galleggiante, detriti affioranti e formazioni algali che possono facilmente<br />
intrappolare le eliche marine e costringere all’interruzione della missione.<br />
Su questo nuovo modello è stato riversato un particolare sforzo di abbattimento dei costi.<br />
www.aerrobotix.com<br />
16 <strong>GEOmedia</strong> n°1-<strong>2018</strong>
MERCATO<br />
®<br />
®<br />
<strong>GEOmedia</strong> n°1-<strong>2018</strong> 17
MERCATO<br />
GESTIRE GRANDI DATASET AMBIENTALI: TUTTI<br />
I VANTAGGI DELLA PIATTAFORMA TL-AMBIENS<br />
TL-Ambiens, l’ultimo prodotto software realizzato da TerreLogiche<br />
per il monitoraggio ambientale, è una piattaforma di supporto decisionale<br />
per l’archiviazione, la gestione e l’analisi di dati derivanti<br />
dalle attività di monitoraggio ambientale in grado di cambiare in<br />
modo determinante il processo di gestione dei dati ambientali.<br />
Secondo la normativa ambientale (Dlgs 152/2006) tutte le attività<br />
che producono impatto (anche solo potenziale) sull’ambiente sono<br />
soggette ad autocontrolli obbligatori. Dai ripetuti controlli deriva<br />
l’inevitabile produzione di grandi quantità di dati analitici, relativi<br />
a diverse matrici ambientali e su numerosi punti di controllo, la cui<br />
gestione è spesso complicata se non lasciata al caso.<br />
Inoltre, se da un lato la normativa impone il confronto dei dati acquisiti<br />
con i limiti di legge e la comunicazione agli Enti di controllo<br />
del loro eventuale superamento, dall’altro bisogna affrontare degli<br />
ostacoli reali: il solo confronto con le soglie di legge non permette la<br />
reale comprensione dei fenomeni in atto con una conseguente perdita<br />
di informazioni preziose; il Gestore dell’attività ricorre alla consulenza<br />
di esperti che necessitano della storia dei monitoraggi eseguiti<br />
su tutte le matrici ambientali, operazione complessa, onerosa e che<br />
richiede tempi lunghi.<br />
Purtroppo, in caso di superamento delle soglie, Il Gestore è chiamato<br />
a rispondere in tempi rapidi alle richieste dell’Ente di controllo, pena<br />
la chiusura dell’impianto.<br />
Proprio l’esigenza di gestire agilmente una tale mole di dati complessi<br />
e disomogenei, è alla base di TL-Ambiens, un sistema di archiviazione<br />
dinamica dei dati multitemporali di monitoraggio ambientale,<br />
in un ambiente GIS, facilmente aggiornabile e interrogabile, con<br />
strumenti di analisi grafica e numerica del dato.<br />
Ecco le principali funzionalità con cui è possibile operare:<br />
4 Visualizzazione della distribuzione spaziale e temporale dei dati<br />
Layer geografici (GIS) di matrici, sottomatrici ambientali, superamenti<br />
di soglia;<br />
4 Diversi filtri di ricerca (matrice, campagna, intervallo di date,<br />
punto di controllo, range di valori, metodo analitico, laboratorio);<br />
4 Visualizzazione immediata di eventuali superamenti di CSC e<br />
livelli di allarme;<br />
4 Realizzazione di mappe tematiche e diagrammi (cronogrammi,<br />
scatterplot, diagrammi classificativi);<br />
4 Importazione dei dati da fogli elettronici;<br />
4 Verifica della qualità dei nuovi dati analitici importati;<br />
4 Analisi statistica con strumenti numerici e grafici (istogrammi,<br />
Box-Plot, QQ-Plot);<br />
4 Esportazione di tabelle, grafici e mappe tematiche, realizzazione<br />
di report stampabili;<br />
4 Modulo per la gestione di stazioni di monitoraggio continuo.<br />
Un esempio dei vantaggi di tali funzionalità è il caso studio della<br />
discarica del “Tiro a Segno”, situata a sud dell’abitato di Navacchio<br />
(PI), è stata oggetto di controllo da parte di ARPAT per i valori<br />
elevati di arsenico che venivano riscontrati nelle acque sotterranee.<br />
È stato condotto uno studio ad hoc da TerreLogiche e IGG-CNR,<br />
nel quale TL-Ambiens è stato un valido supporto decisionale nella<br />
risoluzione dei problemi ambientali.<br />
Lo studio condotto con l’ausilio della piattaforma TL-Ambiens ha<br />
messo in evidenza vantaggi decisivi, come la possibilità di gestire i<br />
dati da un’unica interfaccia omogenea, flessibile e di facile utilizzo, la<br />
verifica immediata della qualità dei dati e dei superamenti di soglia e<br />
l’uso multiutente della piattaforma.<br />
Per maggiori informazioni su TL_Ambiens e le sue funzionalità<br />
-> http://tlambiens.it/<br />
L’eccellenza dei dati geografici<br />
Toponomastica e numerazione civica<br />
A beneficio degli ambiti di utilizzo più maturi ed esigenti, per la gestione e per la pianificazione geografica e quotidiana<br />
delle reti e delle utenze, della grande e media distribuzione, della raccolta RSU, dei sistemi navigazionali e del car-sharing,<br />
per l’attività politica e per quella amministrativa. www.studiosit.it • info@studiosit.it<br />
18 <strong>GEOmedia</strong> n°1-<strong>2018</strong>
GLI SCENARI PIÙ INNOVA-<br />
TIVI DELLA TECNOLOGIA<br />
ALLA CONFERENZA ESRI<br />
ITALIA <strong>2018</strong>: ROMA 16 E<br />
17 MAGGIO<br />
Il 16 e 17 maggio si terrà a Roma,<br />
all’Ergife Palace Hotel, la manifestazione<br />
più articolata e completa<br />
a livello nazionale nel settore<br />
delle tecnologie geospaziali,<br />
della Geolocalizzazione e della<br />
Geomatica.<br />
Ogni anno la Conferenza Esri Italia<br />
coinvolge circa duemila persone e<br />
offre un’occasione unica d’incontro<br />
per scoprire gli ultimi sviluppi<br />
della tecnologia e le possibilità per<br />
ottenere vantaggi per il proprio business.<br />
Decine di workshop tecnologici, eventi speciali, sessioni parallele, iniziative formative<br />
e presentazioni di progetti, offriranno un panorama vasto e completo dei nuovi trend<br />
tecnologici, come IOT, Big Data, Location Analytics, Droni, App.<br />
Tema centrale della sessione plenaria sarà l’esplorazione di un modello di Società 5.0<br />
che, dopo l'affermazione del concetto di Industry 4.0, vuole sostenere una Smart<br />
Society, dove la trasformazione digitale rappresenta un veicolo per promuovere la qualità<br />
della vita, attraverso la domotica, le smart city, la smart agriculture, la cybersicurezza,<br />
l'innovazione tecnologica dell'healthcare, puntando l’attenzione sulle esigenze<br />
dell’uomo.<br />
Ospite d’eccezione dell’apertura della Conferenza, sarà Carlo Ratti, architetto, ingegnere<br />
e innovatore che indaga, con il suo un gruppo di ricerca, come le nuove tecnologie<br />
stiano cambiando il modo in cui concepiamo, progettiamo e viviamo le città. Il suo<br />
intervento sarà una visione su come la tecnologia evolverà e diventerà pervasiva nella<br />
“senseable City”. Sarà poi dato spazio alla presentazione di best practice internazionali<br />
e nazionali di particolare rilevanza che dimostrano i vantaggi ottenuti da aziende e<br />
istituzioni grazie alla Science of Where. Interverranno sul palco testimonial importanti<br />
di enti e aziende italiane.<br />
Novità dell’edizione <strong>2018</strong> della Conferenza sarà il GEOsmartcampus Innovation<br />
Forum, una iniziativa che nasce per favorire e promuovere lo sviluppo di soluzioni<br />
innovative per realizzare una Smart Society. L'evento, a cura di GEOsmartcampus, sarà<br />
un momento di approfondimento e scambio di conoscenze sui più importanti trend<br />
dell'Innovazione dedicato ai manager, ai professionisti, alle start-up e ai talenti delle<br />
realtà italiane e straniere. Si parlerà di: A.I, e-mobility, Cybersecurity, Smart Energy,<br />
Logistic & Transport, Smart Sport, 5G, AI Botz, Turismo, Smart Water, Blockchain,<br />
Big Data & Social Media, Realtà Virtuale Immersiva.<br />
MERCATO<br />
Eppur…<br />
si muove?<br />
Interferometro radar da terra<br />
Monitoraggio in tempo reale<br />
di frane e deformazioni,<br />
oltre il millimetro!<br />
Rilievi fino a 4 chilometri<br />
> monitoraggio frane, ponti<br />
e cavalcavia<br />
> prove di carico<br />
> deformazioni dighe e strutture<br />
> analisi modale<br />
> monitoraggio vibrazioni<br />
FastGBSAR Uno strumento, due modalità.<br />
La Conferenza di Esri Italia sarà anche l’occasione per scoprire e approfondire tutte<br />
le novità della tecnologia Esri. In una serie di eventi dedicati, gli esperti di Esri Italia<br />
mostreranno, attraverso Demo live, tutte le più interessanti innovazioni e funzionalità<br />
della Piattaforma ArcGIS. Nella suggestiva cornice del GEOBSERVATORY le demo<br />
live riguarderanno il 3D, la realtà aumentata e immersiva.<br />
Tanti Eventi connoteranno la Conferenza, per raccontare le più innovative best<br />
practice sull’uso delle tecnologie geografiche in diversi settori: Utility, GIS e BIM,<br />
Location Intelligence, Imagery, Pubblica Amministrazione, Ambiente e gestione delle<br />
risorse, Agricoltura di precisione, Archeologia e Beni culturali, Rischio ed Emergenze,<br />
Sostenibilità e Pianificazione territoriale.<br />
FastGBSAR RAR<br />
Real Aperture Radar<br />
FastGBSAR SAR<br />
Synthetic Aperture Radar<br />
www.esriitalia.it<br />
CODEVINTEC<br />
Tecnologie per le Scienze della Terra<br />
Tel. +39 02 4830.2175 <strong>GEOmedia</strong> n°1-<strong>2018</strong> www.codevintec.it 19
MERCATO<br />
tecnologie innovative: acquisizione dei dati, elaborazione e diffusione<br />
per gli utenti finali. Previste anche attività dimostrative sul<br />
campo delle più sofisticate strumentazioni disponibili sul mercato<br />
internazionale.<br />
In vista di “TECHNOLOGY for ALL <strong>2018</strong>” è stato raggiunto un<br />
accordo tra mediaGEO, società organizzatrice della manifestazione<br />
dal 2014 ed editrice delle riviste “<strong>GEOmedia</strong>” e “Archeomatica”,<br />
e Mediarkè, società specializzata nella realizzazione e promozione<br />
di eventi. L’intesa prevede che Mediarkè supporti mediaGEO nelle<br />
attività di segreteria organizzativa e di ufficio stampa della prossima<br />
edizione.<br />
TECHNOLOGYFORALL <strong>2018</strong>: UNA NUOVA SEDE,<br />
UN FORMAT RINNOVATO E UN NUOVO PARTNER<br />
PER L'ORGANIZZAZIONE DELL’EVENTO<br />
Grandi novità per “TECHNOLOGY for ALL <strong>2018</strong>”, il forum<br />
dedicato all’innovazione tecnologica per il territorio e l’ambiente,<br />
i beni culturali e le smart city. Giunto alla quinta edizione, l’evento<br />
si svolgerà a Roma dal 3 al 5 ottobre in una nuova e prestigiosa<br />
location, che sarà annunciata prossimamente.<br />
Rinnovato anche il format della manifestazione, che offrirà sempre<br />
momenti informativi e formativi di alto livello, oltre ad occasioni<br />
di confronto e di business tra le Pubbliche Amministrazioni, le<br />
Università e le aziende specializzate.<br />
In fase di definizione l’intenso programma di convegni, conferenze<br />
e workshop che affronteranno l'intero processo di utilizzo delle<br />
“Una nuova sede, un format rinnovato, un nuovo partner per<br />
l’organizzazione e la comunicazione: sono queste solo le prime<br />
novità che caratterizzeranno la prossima edizione di ‘Technology<br />
for All <strong>2018</strong>’ e che, ne siamo certi, daranno un forte impulso per<br />
un’ulteriore crescita alla nostra manifestazione”, spiega Alfonso<br />
Quaglione, amministratore unico di mediaGEO. “Giunti alla<br />
quinta edizione, intendiamo consolidare il prestigio ed anche incrementare<br />
le dimensioni di questo evento, che si conferma come<br />
l’unico grande appuntamento in Italia dedicato alle nuove tecnologie<br />
applicate al territorio, all’ambiente, ai beni culturali e alle<br />
smart city”.<br />
Per rimanere sempre aggiornato sulle novità di TECHNOLOGY<br />
for ALL <strong>2018</strong> visita periodicamente:<br />
www.technologyforall.it<br />
Sfruttando EGNSS (Galileo ed EGNOS), il sistema invia l'ora<br />
dell'incidente, la posizione precisa del veicolo e la direzione di<br />
marcia verso i servizi di emergenza, consentendo ai soccorritori di<br />
raggiungere più velocemente il luogo dell'incidente. Un eCall può<br />
anche essere attivato manualmente premendo un pulsante nell'auto,<br />
ad esempio da un testimone a un incidente grave.<br />
Il sistema si avvale della costellazione Galileo che stabilisce una comunicazione<br />
bidirezionale con i ricevitori ed è appunto in grado di<br />
ricevere segnalazioni dall'utente. Sebbene l'obbligatorietà del servizio<br />
parte dal mese di Aprile <strong>2018</strong>, di certo non è ancora pronta<br />
l'infrastruttura satellitare, fortemente in ritardo e alla quale devono<br />
aggiungersi ancora molti satelliti, previsti entro il 2020.<br />
POSIZIONAMENTO SATELLITARE ECALL OBBLI-<br />
GATORIO SU TUTTI I NUOVI VEICOLI EUROPEI<br />
Dal 31 marzo <strong>2018</strong>, tutti i nuovi modelli di automobili e furgoni<br />
leggeri venduti nell'UE devono essere dotati di dispositivi eCall<br />
che avvisano automaticamente i servizi di soccorso in caso di incidente,<br />
inviando la loro posizione. L'obiettivo del sistema è ridurre<br />
il tempo di risposta alle emergenze per incidenti stradali e salvare<br />
vite umane.<br />
Probabilmente pagheremo su ogni veicolo un costo suppletivo<br />
dei dispositivi stimato intorno ai 100 EUR per veicolo dalla data<br />
di entrata in vigore del regolamento, il 31 marzo <strong>2018</strong>, che forse<br />
avrebbe potuto essere ritardato all'effettivo momento di entrata in<br />
piena funzione della costellazione Galileo.<br />
Per maggiori informazioni http://www.gsa.europa.eu<br />
eCall si attiva automaticamente non appena i sensori all'interno<br />
del veicolo rilevano un grave incidente. Una volta attivato, il sistema<br />
compone il numero di emergenza europeo 112 e stabilisce<br />
un collegamento telefonico all'apposito call center di emergenza.<br />
20 <strong>GEOmedia</strong> n°1-<strong>2018</strong>
MERCATO<br />
REGISTER FOR FREE*<br />
BUSINESS <strong>2018</strong><br />
LONDON • UK 22 – 23 MAY<br />
Registration now open<br />
Register online today and attend the geospatial event<br />
designed for everyone involved in the gathering, storing,<br />
processing and delivery of geospatial information.<br />
Exhibition • Conference • Seminars • Workshops • Networking<br />
GeoBusinessShow.com<br />
Background image provided by Ordnance Survey stand L10.<br />
*Exhibition, seminars and workshops are free to attend. There is a fee to attend <strong>GEOmedia</strong> the conference. n°1-<strong>2018</strong> 21
MERCATO<br />
MONITORAGGIO: VERSO L'ANALISI AUTOMATI-<br />
CA DEI BIG DATA SATELLITARI SUL CLOUD<br />
In base all'accordo, Descartes Labs e Planetek Italia svilupperanno<br />
nuove applicazioni di telerilevamento in settori quali l'agricoltura<br />
di precisione e lo sviluppo sostenibile. Questa partnership<br />
segue il cambio di paradigma dei servizi di osservazione<br />
della Terra, passando da un modello "a progetto" a un modello<br />
information-as-a-service.<br />
Grazie all'analisi automatica dei big data satellitari su cloud,<br />
la creazione di analytics con una dimensione spaziale diventa<br />
dinamica. Ciò è possibile combinando le capacità dell'intelligenza<br />
artificiale, del machine learning e del cloud computing di<br />
Descartes Labs, con gli oltre venti anni di esperienza di Planetek<br />
Italia nella progettazione e nello sviluppo di servizi di osservazione<br />
della Terra collegati a Copernicus, il programma di punta<br />
dell'Unione Europea per lo spazio e l'informazione ambientale.<br />
"Non ho dubbi che la nostra partnership con Descartes Labs<br />
aumenterà enormemente il valore della nostra piattaforma<br />
Rheticus®. Grazie a questa partnership, i nostri clienti beneficeranno<br />
del miglioramento della nostra produzione di geoanalytics,<br />
offrendo un valore superiore ai nostri clienti in tutto il<br />
mondo", ha affermato il CEO di Planetek Italia, Giovanni Sylos<br />
Labini. "Questo accordo ci dà anche la possibilità di seguire il<br />
percorso verso un modello information-as-a-service, implementato<br />
dall'Europa con i Copernicus Data and Information Access<br />
Services (DIAS). L'Agenzia Spaziale Europea è stata lungimirante<br />
nel favorire l'incontro tra aziende europee e aziende come<br />
Descartes Labs nell'ultima conferenza Future EO di maggio<br />
2017. "<br />
"Siamo molto lieti di collaborare con Planetek, una società che è<br />
in linea con il nostro business e complementare rispetto al lavoro<br />
GIS E WEBGIS<br />
che stiamo svolgendo nelle scienze geospaziali", ha dichiarato il<br />
co-fondatore e CEO di Descartes Labs, Mark Johnson. "Il team<br />
di Planetek utilizza dati e immagini di ultima generazione fornite<br />
da Copernicus ed ESA per elevare gli standard nell'elaborazione<br />
di mappe, nel rilevamento dei cambiamenti o nelle applicazioni<br />
del telerilevamento all'agricoltura. Il nostro obiettivo<br />
nel lavorare insieme è che possiamo fornire diagnosi più rapide<br />
e precise su alcuni dei problemi che più affliggono il mondo".<br />
I punti salienti delle attività e degli accordi delle aziende<br />
Descartes Labs ha creato una piattaforma di supercalcolo basata<br />
su cloud per l'applicazione della machine intelligence a enormi<br />
serie di dati. Sfruttando la confluenza dei progressi dell'intelligenza<br />
artificiale e del cloud computing ad alte prestazioni,<br />
- insieme al rapido aumento dei sensori che acquisiscono informazioni<br />
in tutto il mondo -, Descartes Labs ha creato una<br />
fabbrica aziendale di dati. Oggi, Descartes Labs utilizza immagini<br />
satellitari per modellare sistemi complessi sul pianeta, come<br />
la silvicoltura e l'agricoltura. L'azienda elabora i flussi di dati<br />
provenienti da tutte le principali costellazioni satellitari su larga<br />
scala per fornire un accesso istantaneo alle immagini pronte per<br />
l'analisi del mondo intero in un'interfaccia massiccia, ricercabile<br />
e su richiesta.<br />
Planetek ha creato Rheticus, una piattaforma di servizi di geoinformazione<br />
automatici basata su cloud, progettata per fornire<br />
dati e informazioni aggiornati e accurati sul nostro mondo che<br />
cambia. Rheticus fornisce informazioni tempestive che soddisfano<br />
le esigenze di un numero crescente di applicazioni aziendali.<br />
Le informazioni sono fornite come servizio e comprendono<br />
mappe, report e indici geospaziali, progettati per monitorare<br />
diversi fenomeni: cambiamenti territoriali, dinamiche urbane e<br />
cambiamenti nell'uso del suolo, movimenti del terreno (frane<br />
e subsidenza), stabilità delle infrastrutture, nuove infrastrutture<br />
e aree di costruzione, aree incendiate o la qualità delle acque<br />
marino-costiere.<br />
Grazie a questo accordo, Planetek Italia potrà ampliare la gamma<br />
dei servizi di monitoraggio forniti dalla piattaforma Rheticus<br />
via web su scala globale attraverso una rete internazionale di<br />
partner Rheticus. Descartes Labs potrà trovare potenziali nuove<br />
applicazioni e aree di ricerca, garantendo ad entrambi i partner<br />
maggiori spazi di sfruttamento del valore dei big data satellitari e<br />
di creazione di nuovo valore significativo per i clienti.<br />
www.planetek.it<br />
MONITORAGGIO 3D<br />
TELERILEVAMENTO<br />
2<br />
www.gter.it<br />
info@gter.it<br />
22 <strong>GEOmedia</strong> n°1-<strong>2018</strong><br />
GNSS<br />
FORMAZIONE<br />
RICERCA E INNOVAZIONE
018<br />
ROMA 3-5 OTTOBRE<br />
Tecnologie per il Territorio, il Patrimonio Culturale e le Smart City<br />
www.technologyforall.it<br />
Science & Technology Communication<br />
#TECHFORALL
Il Deserto del Kalahari<br />
La Namibia è famosa non solo per i suoi paesaggi desertici<br />
dalla vista mozzafiato, ma anche perché questi deserti offrono<br />
una testimonianza della storia delle deformazioni dovute alla tettonica<br />
a placche in questa parte dell’Africa.<br />
Il Deserto della Namibia, che corre lungo la costa sud-occidentale dell’Africa, è ritenuto<br />
il deserto più antico della Terra. Sebbene questa immagine sia stata acquisita<br />
più ad est, su parte della Namibia sud-orientale, i suoi toni impressionanti color arancioruggine<br />
derivano dal clima semi-arido di questa remota regione.<br />
Il Kalahari (che copre gran parte del Botswana, alcune regioni del Sud Africa e parte del sudest<br />
della Namibia) non è un vero e proprio deserto giacchè riceve molta pioggia, ma è tuttavia<br />
un’area di antiche dune sabbiose fossili. Alcune di queste dune, note anche come ‘sand sheets’<br />
(Ndt: dune laminari), possono essere osservate nel loro sviluppo mentre attraversano l’angolo in<br />
alto a destra dell’immagine, in cui appaiono sorprendentemente parallele ed uniformi. Si pensa<br />
che queste dune si siano formate tra 250000 e 12000 anni fa e sono rimaste tali fin da allora.<br />
Anche ad est il paesaggio appare come un mondo alieno di colore arancione ed è dominato<br />
da creste, scarpate e letti di laghi prosciugati detti anche ‘padelle di sale’. Alcune strade che<br />
tagliano bruscamente il paesaggio sono una testimonianza del fatto che questa regione<br />
non è del tutto disabitata.<br />
Questa immagine è stata catturata da Sentinel-2 il 28 luglio 2017.<br />
Crediti: ESA<br />
Traduzione: Gianluca Pititto
REPORT<br />
Big Data…a few<br />
Outliers = Big Mistakes<br />
Un nuovo processo per l’individuazione di outliers<br />
di Maurizio Rosina<br />
La tecnologia ci mette<br />
nelle condizioni di potere<br />
e dovere maneggiare<br />
grandi moli di dati. Nuvole<br />
di punti acquisite nei modi<br />
più vari e Big Data sono le<br />
parole d’ordine e le realtà<br />
con cui oggigiorno sempre<br />
più occorre misurarsi.<br />
Fig. 1 – calcolo del fattore di distanza dei punti dal baricentro robusto sulla base del CH 50<br />
.<br />
Nell’elaborazione dei<br />
dati sempre più spesso<br />
entrano in gioco<br />
la stima/calcolo di parametri<br />
statistici quali la media, la varianza,<br />
lo scarto quadratico<br />
medio, ecc. Ebbene è noto che<br />
bastano pochi outliers (ovvero<br />
pochi valori anomali, aberranti,<br />
chiaramente distanti dagli altri<br />
valori disponibili) per ‘mettere<br />
in crisi’ medie, scarti quadratici<br />
medi ed … altro, con il risultato<br />
di giungere a risultati finali definiamoli<br />
perlomeno ‘fuorvianti’.<br />
La tematica dell’individuazione<br />
degli outliers assume quindi la<br />
massima importanza per poter<br />
giungere a risultati quanto più<br />
possibile corretti e significativi.<br />
Occorre quindi sempre propedeuticamente<br />
ricercare gli eventuali<br />
valori anomali - che talvolta<br />
assumono persino il ruolo del<br />
‘risultato’ cercato, e ciò proprio<br />
in ragione della loro ‘anomalia’<br />
che li differenzia dal resto dei<br />
dati -, e con tecniche che quanto<br />
più possibile non presuppongano<br />
una conoscenza a priori della<br />
tipologia di distribuzione che i<br />
dati in esame dovrebbero avere.<br />
Il nuovo approccio ideato per<br />
l’individuazione di outliers nello<br />
spazio R 2 fruisce di tecniche geometrico/statistiche<br />
largamente<br />
indipendenti dalla tipologia di<br />
distribuzione dei dati, e si articola<br />
in quattro passi metodologici.<br />
Data una nuvola di punti nello<br />
spazio R 2 :<br />
1. Individuazione dei vari cluster<br />
di punti e dei punti che non<br />
appartengono a nessuno dei<br />
cluster individuati.<br />
Per ciascun cluster<br />
2. Individuazione, tramite la<br />
tecnica del convex hull peeling,<br />
del particolare convex<br />
hull (CH 50<br />
) che al suo interno<br />
contiene non più del 50% dei<br />
punti del cluster, e calcolo su<br />
tali punti interni (che sono il<br />
‘core’ del cluster) del baricentro<br />
(ora robusto) tramite una<br />
operazione di media.<br />
3. Utilizzo di una tecnica di<br />
mapping (che realizza una<br />
nuova metrica) che porta<br />
tutti i punti che giacciono sul<br />
CH 50<br />
a trovarsi ad un fattore<br />
di distanza pari ad uno dal<br />
baricentro, che è come dire<br />
che il CH 50<br />
viene ad assume la<br />
forma di un cerchio con centro<br />
nel baricentro e raggio pari<br />
ad uno. Tale tecnica, illustrata<br />
più in dettaglio nel seguito,<br />
è applicata a tutti i punti del<br />
26 <strong>GEOmedia</strong> n°1-<strong>2018</strong>
REPORT<br />
terebbe teoricamente sufficiente<br />
all’individuazione di eventuali<br />
outliers.<br />
In merito al passo 2 il baricentro<br />
calcolato sui punti strettamente<br />
contenuti nel CH 50<br />
risulta essere<br />
particolarmente robusto, ed è<br />
assimilabile all’analogo calcolo<br />
spesso condotto su dati appartenenti<br />
al secondo e terzo quartile<br />
di un boxplot.<br />
La tecnica utilizzata nel passo 3<br />
è particolarmente interessante,<br />
in quanto permette di tenere<br />
conto della ‘forma’ assunta dai<br />
punti del cluster nella successiva<br />
valutazione/individuazione degli<br />
outliers, che opera sulla base di<br />
un particolare ‘fattore di distancluster<br />
ed ai punti che sono<br />
risultati non appartenere ad<br />
alcuno dei cluster individuati.<br />
Con questa tecnica tutti i<br />
punti strettamente contenuti<br />
in CH 50<br />
avranno un fattore di<br />
distanza dal baricentro minore<br />
di uno e tutti i punti esterni<br />
al CH 50<br />
avranno un fattore<br />
di distanza dal baricentro<br />
maggiore di uno. A seguito<br />
di questa tecnica si potrà nel<br />
seguito operare su tali valori di<br />
distanze (ovvero su sequenze<br />
di valori - dati univariati -<br />
nello spazio R 1 ) e non più su<br />
coordinate nello spazio R 2 .<br />
4. Utilizzo, sulle distanze calcolate<br />
nel passo precedente, della<br />
diseguaglianza di Chebychev<br />
(valida per una qualsiasi tipologia<br />
di distribuzione univariata<br />
di valori). La distribuzione<br />
di Chebychev garantisce che<br />
per una distribuzione qualsiasi<br />
di valori, una volta calcolata<br />
la sua media (μ), il suo scarto<br />
quadratico medio (σ) e fissata<br />
una costante k >0, al massimo<br />
lo [(1/k 2 )*100]% dei valori<br />
potranno risultare esterni<br />
all’intervallo μ-kσ, μ+kσ. Ciò<br />
permette, su base statistica, di<br />
definire in modo ‘fine’ come<br />
outlier un qualsiasi punto la<br />
cui distanza dal baricentro<br />
ricada all’esterno dell’intervallo<br />
μ-k, μ+kσ. Molto spesso<br />
nell’utilizzo della diseguaglianza<br />
di Chebyschev piuttosto<br />
che fissare la costante k<br />
si preferisce fissare un valore<br />
di probabilità (p), in quanto<br />
per una distribuzione unimodale<br />
di valori tra k e p sussiste<br />
la relazione p = 1/k 2 , quindi<br />
fissato p è immediato risalire<br />
al relativo k = √(1⁄p). La ricerca<br />
degli outliers viene quindi<br />
condotta, per ciascun cluster,<br />
individuando come outliers i<br />
punti, sia del cluster che non<br />
appartenenti a nessun cluster,<br />
le cui distanze dal baricentro<br />
del cluster siano esterne all’intervallo<br />
sopra definito.<br />
Tramite i quattro passi metodologici<br />
sopra sommariamente<br />
descritti si giunge, senza alcuna<br />
ipotesi preventiva sulla tipologia<br />
di distribuzione dei dati, a poter<br />
individuare la presenza di eventuali<br />
outliers rispetto ai vari<br />
cluster individuati.<br />
Inoltre, è di tutta evidenza che<br />
l’approccio proposto è teoricamente<br />
facilmente espandibile<br />
a dati nello spazio R 3 , con i vari<br />
convex hull che potrebbero assumere<br />
la struttura di politopi<br />
di minima chiusura convessa di<br />
punti nello spazio R 3 .<br />
Il dettaglio delle operazioni<br />
L’approccio perseguito è altamente<br />
modulare, ed è quindi<br />
opportuno fornire qualche dettaglio<br />
circa le operazioni condotte<br />
nei passi sopra elencati. Il passo<br />
1 non impone alcun specifico<br />
metodo nella individuazione dei<br />
cluster, tanto che, se ritenuto opportuno,<br />
tale passo può persino<br />
essere saltato, vedendo la nuvola<br />
dei punti in esame come un unico<br />
cluster, su cui operare con i<br />
passi successivi. Inoltre, nel caso<br />
di analisi condotte su dati originali<br />
univariati, già il solo passo 4,<br />
saltando tutti i precedenti, risul-<br />
Figura 3 – il campione dei dati - 3243 coordinate<br />
relative a localizzazioni di POI presenti<br />
nelle province di Viterbo e Latina.<br />
Fig. 2 – il mapping dei punti sulla base dei nuovi<br />
fattori di distanza calcolati - si noti in particolare<br />
come i punti del CH 50<br />
cui viene attribuito il nuovo<br />
fattore di distanza giacciano su di un cerchio ideale<br />
(di raggio 1) dal baricentro.<br />
Fig. 4 – i due cluster individuati (algoritmo<br />
Dbscan) ed i punti (noise) non assegnabili<br />
dall’algoritmo ad alcuno dei due cluster.<br />
<strong>GEOmedia</strong> n°1-<strong>2018</strong> 27
REPORT<br />
Fig. 5 – primo cluster – a sinistra il cluster con evidenziato<br />
il suo CH 50<br />
ed il baricentro ricavato dai punti strettamente<br />
contenuti nel CH 50<br />
. A destra l’immagine del mapping attivato<br />
sui punti del cluster e su quelli che non appartengono<br />
a nessun cluster. Le distanze dal baricentro dei punti della<br />
figura a destra saranno l’oggetto dell’analisi volta all’individuazione<br />
di outliers che verrà condotta nella fase successiva<br />
tramite l’utilizzo della diseguaglianza di Chebyshev.<br />
za’ di ciascun<br />
punto<br />
rispetto al baricentro<br />
(robusto) del cluster. Nello<br />
stimare se un punto appartiene<br />
o no ad un determinato cluster<br />
è pratica generale assumere che<br />
più un punto è vicino al baricentro<br />
(robusto) del cluster, più<br />
è verosimile che il punto appartenga<br />
al cluster. Bisogna però<br />
anche tenere in considerazione<br />
se l’insieme dei punti del cluster<br />
è distribuito simmetricamente<br />
o asimmetricamente rispetto al<br />
baricentro, per poter decidere<br />
se la valutazione di una distanza<br />
dal baricentro è significativa per<br />
Fig. 6 – secondo cluster - a sinistra il cluster con evidenziato<br />
il suo CH 50<br />
ed il baricentro ricavato dai punti strettamente<br />
contenuti nel CH 50<br />
. A destra l’immagine del mapping attivato<br />
sui punti del cluster e su quelli che non appartengono<br />
a nessun cluster. Le distanze dal baricentro dei punti della<br />
figura a destra saranno l’oggetto dell’analisi volta all’individuazione<br />
di outliers che verrà condotta nella fase successiva<br />
tramite l’utilizzo della diseguaglianza di Chebyshev.<br />
l’individuazione di un outlier.<br />
Occorre, quindi, tenere conto<br />
della ‘forma’ del cluster nel calcolo<br />
del ‘fattore di distanza’ del<br />
generico punto dal baricentro<br />
(robusto). La tecnica adottata<br />
per il calcolo di un fattore di<br />
distanza che tenga in conto<br />
tale ‘forma’ è particolarmente<br />
semplice. Detto O il baricentro<br />
(robusto) del cluster, per il generico<br />
punto P si calcola il punto<br />
di intersezione P’ con il CH 50<br />
generato dalla semiretta con origine<br />
O e passante per P, quindi<br />
si calcola il rapporto dp=OP/<br />
OP’, che assume il significato di<br />
fattore di distanza del punto P<br />
dal baricentro O. Risulta di tutta<br />
evidenza che qualsiasi punto<br />
P che giaccia sul CH 50<br />
avrà un<br />
fattore di distanza dp = 1, ovvero<br />
un fattore di distanza unitaria<br />
dal baricentro; viceversa qualsiasi<br />
punto P strettamente contenuto<br />
entro il CH 50<br />
avrà un fattore<br />
di distanza dp < 1, e qualsiasi<br />
punto esterno al CH 50<br />
avrà un<br />
fattore di distanza dp >1 (vedi<br />
figura 1).<br />
E’ come se ogni punto venisse<br />
rimappato, con il nuovo fattore<br />
di distanza, sulla semiretta che<br />
lo congiunge al baricentro robusto<br />
(vedi figura 2). Quindi tale<br />
tecnica definisce una metrica<br />
sull’insieme dei punti, ed il fattore<br />
di distanza dal baricentro<br />
permette di poter tenere conto<br />
della ‘forma’ del cluster, che si<br />
assume sia definita dalla forma<br />
del CH 50.<br />
Un po’ quanto è ottenibile,<br />
ma in modo assai più<br />
complesso, tramite la distanza<br />
di Mahalanobis, che però opera<br />
correzioni basandosi esclusivamente<br />
su forme strettamente<br />
ellissoidali.<br />
Nel passo 4 si è voluta seguire<br />
la tecnica di utilizzare, su<br />
ciascun cluster, in sequenza<br />
due volte la disuguaglianza<br />
di Chebyshev con parametri<br />
diversi. Per ciascun cluster inizialmente<br />
vengono calcolate<br />
media μ e scarto quadratico<br />
medio σσdi tutti i suoi valori<br />
(valori che sono le distanze dei<br />
punti del cluster dal baricentro,<br />
ottenute nel passo precedente) e<br />
viene applicata la diseguaglianza<br />
di Chebyshev con un fattore k<br />
piuttosto basso (oppure, data<br />
la relazione k = che sussiste tra<br />
k = √(1⁄p) e la probabilità p,<br />
imponendo un valore di p piuttosto<br />
alto), che si traduce nel<br />
selezionare, come valori ‘core/<br />
fondamentali’ sicuramente appartenenti<br />
al cluster, solo quelli<br />
molto prossimi alla media (ovvero<br />
valori a distanza di pochi<br />
kσ rispetto alla media μ). Su<br />
tali valori ‘core/fondamentali’<br />
si calcolano nuovamente media<br />
μ 1<br />
e scarto quadratico medioσσ 1<br />
(che ora si ritengono parametri<br />
molto rappresentativi e robusti)<br />
e si effettua la effettiva ricerca<br />
degli outliers, ancora tramite la<br />
diseguaglianza di Chebyshev in<br />
cui si utilizzano i nuovi e robusti<br />
valori μ 1<br />
eσσ 1<br />
, ed si applica<br />
con un fattore k più alto del<br />
precedente (o, il che è dire lo<br />
stesso, un fattore p più piccolo<br />
del precedente), ciò che si traduce<br />
nell’individuare come outliers<br />
solo valori molto distanti<br />
dalla media μ 1<br />
, ovvero valori<br />
che ‘sicuramente’ non appartengono<br />
al cluster. La ricerca degli<br />
outliers viene quindi effettuata<br />
sui tutti i valori del cluster e sui<br />
punti che sono risultati non appartenere<br />
ad alcun cluster, per<br />
questi ultimi calcolandone preventivamente<br />
il mapping rispetto<br />
al baricentro del cluster e le<br />
relative distanze dal baricentro.<br />
Modulando opportunamente<br />
i valori con cui attivare in sequenza<br />
le due diseguaglianze<br />
di Chebyshev si giunge ad una<br />
individuazione quanto si vuole<br />
‘fine’ degli outiers, ottenuta in<br />
base a parametri statistici dichiarabili<br />
ed ad una metodologia<br />
indipendente dalla tipologia<br />
di distribuzione dei dati.<br />
28 <strong>GEOmedia</strong> n°1-<strong>2018</strong>
REPORT<br />
Un esempio su dati reali<br />
Nel seguito viene presentato un<br />
esempio su di un campione di<br />
dati reali, relativo a 3243 coordinate<br />
relative a localizzazioni<br />
di POI presenti nelle province<br />
di Viterbo e Latina. Nella figura<br />
3 viene presentato il campione<br />
dei dati da elaborare. La figura 4<br />
propone i 2 cluster individuati<br />
(tramite il classico algoritmo<br />
DBscan) ed i punti (noise) che<br />
non risultano assegnabili dall’algoritmo<br />
a nessuno dei due cluster.<br />
Le figure 5 e 6 presentano,<br />
per ciascuno dei due cluster:, il<br />
CH 50<br />
ed il baricentro ricavato<br />
dai punti strettamente contenuti<br />
nel CH 50,<br />
quindi la successiva<br />
fase di mapping, attivata sia sui<br />
punti del cluster che su quelli<br />
che non appartengono a nessun<br />
cluster. Tale mapping ha l’effetto<br />
di portare tutti i punti che<br />
giacciono sul CH 50<br />
ad un fattore<br />
di distanza pari ad uno dal baricentro,<br />
tutti i punti strettamente<br />
contenuti entro il CH 50<br />
ad un<br />
fattore di distanza dal baricentro<br />
minore di uno, ed infine tutti<br />
i punti esterni al CH 50<br />
ad un<br />
fattore di distanza maggiore di<br />
uno. Infine nelle figure e 7 e 8<br />
sono riportati gli outliers individuati<br />
tramite la diseguaglianza<br />
di Chebychev applicata ai due<br />
cluster ed i punti noise fissando<br />
valori diversi per il parametro di<br />
probabilità.<br />
Gli outlier proposti nelle seguenti<br />
figure 7 e 8 sono individuati<br />
tramite uno specifico<br />
processo che utilizza nell’analisi<br />
due volte la disuguaglianza di<br />
Chebyshev su ciascuno dei cluster<br />
individuati. Per ogni cluster<br />
individuato una prima volta la<br />
disuguaglianza di Chebyshev<br />
viene utilizzata per individuare/selezionare<br />
i valori ‘core/<br />
fondamentali’ del cluster, sui<br />
quali calcolare dei nuovi valori<br />
di media μ 1<br />
e scarto quadratico<br />
medioσσ 1<br />
(che ottenuti in tal<br />
modo si ritengono parametri<br />
estremamente ‘rappresentativi’<br />
del cluster e ‘robusti’). Quindi la<br />
disuguaglianza di Chebyshev viene<br />
utilizzata una seconda volta,<br />
con i valori di media μ1 e scarto<br />
quadratico medio σ1 precedentemente<br />
calcolati, per l’effettiva<br />
individuazione degli outliers. In<br />
particolare, per ottenere quanto<br />
illustrato nella figura 5, nel primo<br />
utilizzo della diseguaglianza<br />
di Chebyshev, per ricavare i<br />
valori ‘core/fondamentali’ si è<br />
fissato quale valore di probabilità<br />
p = 0.3 (che corrisponde a fissare<br />
un valore di k =1.8), valore che<br />
assicura che almeno il 70% dei<br />
dati del cluster giacciono entro<br />
l’intervallo [μ-1.8σ..μ+1.8σ], in<br />
cui μ e σ sono la media e lo scarto<br />
quadratico medio calcolati dei<br />
dati (i valori delle distanze dal<br />
baricentro) del cluster. Quindi<br />
si sono individuati i valori del<br />
cluster che ricadono entro tale<br />
intervallo e su di essi si è calcolata<br />
una nuova media μ 1<br />
ed un<br />
nuovo scarto quadratico medio<br />
σ 1<br />
(che ora si ritengono parametri<br />
estremamente ‘rappresentativi’<br />
del cluster e molto ‘robusti’) e<br />
si è fissato quale nuovo valore di<br />
probabilità p =0.005, valore che<br />
corrisponde al fissare un k=14,<br />
e che assicura che al massimo il<br />
Fig. 7 – Gli agglomerati di punti in rosso corrispondono<br />
a 17 outliers individuati sul campione<br />
dei dati tramite l’utilizzo della diseguaglianza di<br />
Cherbychev applicata ai due cluster ed ai dati che<br />
non appartengono a nessun cluster.<br />
cinque per mille dei valori del<br />
cluster potrebbero giacere esternamente<br />
all’intervallo [μ 1<br />
-14σ 1<br />
..<br />
μ 1<br />
+14σ 1<br />
], La ricerca degli outliers<br />
è quindi stata effettuata individuando<br />
i punti le cui distanze<br />
sono esterne a tale intervallo,<br />
e tale analisi è stata condotta per<br />
tutte le distanze dei punti del<br />
cluster e sulle distanze dei punti<br />
che non appartenevano ad alcun<br />
cluster (i punti noise), per questi<br />
ultimi calcolandone preventivamente<br />
il mapping rispetto al<br />
baricentro del cluster e le relative<br />
distanze dal baricentro. Tale processo,<br />
come detto, è condotto su<br />
ciascuno dei cluster individuati.<br />
Per ottenere quanto illustrato<br />
nella figura 6 si è si è fissato,<br />
analogamente al caso precedente,<br />
nel primo utilizzo della<br />
diseguaglianza di Chebyshev<br />
un valore di probabilità p = 0.3,<br />
mentre nel secondo utilizzo della<br />
diseguaglianza si è fissato un valore<br />
p =0.01, assai più lasco del<br />
precedente. In tal modo si è ottenuto<br />
che al massimo l’uno per<br />
cento dei valori del cluster poteva<br />
giacere esternamente all’intervallo<br />
[μ 1<br />
-10σ 1<br />
..μ 1<br />
+10σ 1<br />
], e tale<br />
rilassamento nelle condizioni di<br />
verifica ha portato all’incremento<br />
degli outliers individuati.<br />
Fig. 8 – Gli agglomerati di punti in rosso corrispondono<br />
a 100 outliers individuati sul campione<br />
dei dati tramite l’utilizzo della diseguaglianza<br />
di Cherbychev applicata ai due cluster ed ai dati<br />
che non appartengono a nessun cluster.<br />
<strong>GEOmedia</strong> n°1-<strong>2018</strong> 29
REPORT<br />
Conclusioni<br />
Molti si occupano di ottenere<br />
risultati elaborando dati<br />
e Big Data, molti meno si<br />
preoccupano di verificare se<br />
nei dati da elaborare sono<br />
presenti valori anomali<br />
ed aberranti (outliers). Se<br />
presenti anche in minime<br />
quantità gli outliers possono<br />
rendere assai poco consistenti<br />
i risultati delle elaborazioni.<br />
La ricerca e l’individuazione<br />
di outliers è quindi un passo<br />
fondamentale, generalmente<br />
propedeutico alle elaborazioni<br />
volte ad ottenere<br />
risultati consistenti. Il nuovo<br />
approccio ideato per la individuazione<br />
di outliers nello<br />
spazio R 2 fruisce di tecniche<br />
geometrico/statistiche largamente<br />
indipendenti dalla<br />
tipologia di distribuzione<br />
dei dati, e poggia su quattro<br />
pilastri metodologici: il clustering,<br />
la tecnica del convex<br />
hull peeling, una specifica<br />
metrica e la diseguaglianza<br />
di Chebyshev, che è valida<br />
per una qualsiasi tipologia<br />
di distribuzione univariata<br />
di valori. La modularità e<br />
la generalità dell’approccio,<br />
accoppiate alla ricerca ed alla<br />
individuazione di outliers in<br />
base a parametri strettamente<br />
statistici, fanno dell’approccio<br />
presentato un utile e quotidiano<br />
strumento per chi debba elaborare<br />
dati bivariati per gli scopi<br />
più vari, con la sicurezza di poter<br />
preventivamente verificare la<br />
eventuale presenza di outliers<br />
sulla base di specifici intervalli di<br />
confidenza.<br />
Ringraziamenti<br />
Un sentito ringraziamento va al<br />
collega dott. Andrea De Lullo,<br />
che ha implementato l’intero<br />
processo algoritmico e ne ha<br />
incrementato la flessibilità d’uso<br />
introducendo per l’utente la possibilità<br />
di scegliere tra più iniziali<br />
algoritmi di clustering.<br />
BIBLIOGRAFIA<br />
Amidan B. G., Ferryman T. A., Cooley S. K. (2005) Data Outlier Detection using the Chebyshev<br />
Theorem, IEEE Aerospace Conference Proceedings<br />
Porzio G. C. & G. Ragozini (2000) Peeling multivariate data sets: a new approach, Quaderni di<br />
Statistica, Vol. 2<br />
Ester M., Kriegel H-P., Sander J., Xu X. (1996) A Density-Based Algorithm for Discovering<br />
Clusters in Large Spatial Databases with Noise, in Proceedings of 2nd International Conference on<br />
Knowledge Discovery and Data Mining.<br />
Riani M. & S. Zani (1998) Generalized Distance Measures for Asymmetric Multivariate<br />
Distributions, in Advances in Data Science and Classification: Proceedings of the 6th Conference of the<br />
International Federation of Classification Societies (IFCS-98), Università “La Sapienza”, Rome, 21–24<br />
July, 503-508, Springer<br />
Savage R., (1961) Probability Inequalities of the Tchebycheff Type, Journal of Research of the<br />
National Bureau of Standards, B. Mathematics and Mathematical Physics, Vol. 65B, No.3<br />
Zani S., Riani M., Corbellini A. (1998), Robust bivariate boxplots and multiple outlier detection,<br />
Computational Statistics & Data Analysis, Elsevier<br />
PAROLE CHIAVE<br />
Outliers; convex hull peeling; clustering; diseguaglianza di Chebychev; scarto quadratico medio<br />
ABSTRACT<br />
The search and identification of outliers is a fundamental step, generally preparatory to the elaborations aimed at obtaining<br />
consistent results. The new approach devised for the identification of outliers in space R2 benefits from geometric /<br />
statistical techniques largely independent from the type of data distribution, and is based on four methodological pillars:<br />
clustering, the convex hull peeling technique, a specific metric and Chebyshev’s inequality, which is valid for any type of<br />
univariate distribution of values. The modularity and the generality of the approach, coupled to the research and identification<br />
of outliers based on strictly statistical parameters, make the approach presented a useful and daily tool for those<br />
who need to process bivariate data with the security of being able to previously identify outliers.<br />
AUTORE<br />
Maurizio Rosina<br />
mrosina@sogei.it<br />
RLD – Ricerca e Laboratorio Digitale – Società Generale d’Informatica<br />
Via Indipendenza, 106<br />
46028 Sermide - Mantova - Italy<br />
Phone +39.0386.62628<br />
info@geogra.it<br />
www.geogra.it<br />
30 <strong>GEOmedia</strong> n°1-<strong>2018</strong>
REPORT<br />
S800A<br />
Ricevitore GNSS con 394 canali e<br />
alte prestazioni<br />
<strong>GEOmedia</strong> n°1-<strong>2018</strong> 31
REPORT<br />
Fotomodellazione con immagini da<br />
smartphone per la diffusione della<br />
conoscenza dei Beni Culturali<br />
di Saverio D’Auria<br />
Nell’era dell’high tech e della<br />
virtualizzazione diffusa risulta<br />
indispensabile avvalersi anche dei<br />
dispositivi mobili di uso comune<br />
per un nuovo modo di fare cultura<br />
e ricerca. La valorizzazione<br />
del patrimonio storico può –<br />
e deve – passare per la sua<br />
digitalizzazione low cost e userfriendly,<br />
se condotta in maniera<br />
consapevole e secondo protocolli<br />
di scientificità.<br />
Fig. 1 - La chiesa di Sant’Eligio al Mercato nel contesto urbano attuale.<br />
La rapida diffusione di<br />
software per la fotomodellazione,<br />
soprattutto di<br />
tipo open-source o comunque<br />
gratuiti per alcune categorie di<br />
utenti o tipologie di applicazioni,<br />
ha avvicinato alle tecniche di<br />
rilievo image-based un pubblico<br />
sempre più ampio, anche non<br />
necessariamente specializzato<br />
in questa disciplina. Il costo<br />
relativamente contenuto delle<br />
attrezzature (fotocamere,<br />
treppiedi, droni), la loro facile<br />
trasportabilità, l’agevole archiviazione,<br />
trasferimento, riproducibilità<br />
e processamento dei<br />
dati acquisiti (file di immagini<br />
o video) e l’elevata affidabilità<br />
degli output prodotti (grazie al<br />
perfezionamento degli algoritmi<br />
di structure from motion e di<br />
ricostruzione multi-view stereo)<br />
consentono, inoltre, ad archeologi,<br />
esperti in beni culturali,<br />
architetti, ingegneri, studiosi e<br />
ricercatori di avere a disposizione<br />
strumenti infografici dalle<br />
notevoli potenzialità che sempre<br />
più spesso affiancano, o addirittura<br />
sostituiscono, i modelli<br />
tridimensionali ottenuti con<br />
tecniche range-based.<br />
I progressi della ricerca in questi<br />
ambiti, uniti alla crescente attenzione<br />
dei settori industriali,<br />
assicurano tecnologie in continuo<br />
aggiornamento e, in casi<br />
frequentissimi, tendenti al low<br />
cost e all’impiego user-friendly,<br />
‘democratizzando’ di fatto la<br />
rappresentazione digitale e virtuale<br />
del costruito. Non a caso<br />
la recente letteratura scientifica<br />
sull’argomento pone molta attenzione<br />
alle ricostruzioni 3d da<br />
fotografie ottenute da device mobili<br />
e all’accuratezza, affidabilità<br />
e utilizzabilità dei modelli elaborati<br />
in questo modo. Il paragone<br />
immediato è quello con le nuvole<br />
di punti da laser scanning,<br />
sempre validi geometricamente<br />
e immediatamente in scala al<br />
vero; i modelli da immagini, infatti,<br />
necessitano di un maggior<br />
controllo nel post-processamento<br />
dei dati, dell’implementazione<br />
di punti di controllo e, nella<br />
maggior parte dei casi, della<br />
calibrazione dell’ottica della camera<br />
il tutto al fine di ottenere<br />
la corretta parametrizzazione<br />
dimensionale della nuvola e di<br />
ridurre gli errori di allineamento<br />
e restituzione.<br />
32 <strong>GEOmedia</strong> n°1-<strong>2018</strong>
REPORT<br />
Pertanto, appare necessario<br />
definire una metodologia di rilevamento<br />
fotogrammetrico con<br />
dispositivi di uso comune e di<br />
restituzione tridimensionale che<br />
contempli protocolli adatti a varie<br />
esigenze: ricerca e diffusione<br />
scientifica, rilievo architettonico,<br />
valorizzazione, catalogazione,<br />
restauro e settori affini.<br />
Questo contributo mostra i<br />
risultati di una ricerca volta a<br />
stabilire in che modo e fino a<br />
che livello di dettaglio la fotomodellazione<br />
con immagini<br />
acquisite da smartphone di elementi<br />
architettonici morfologicamente<br />
complessi possa essere<br />
utilmente impiegata ai fini della<br />
documentazione e divulgazione<br />
scientifica del patrimonio<br />
culturale, confrontando opportunamente<br />
le nuvole di punti<br />
da fotogrammetria con quella<br />
da laser scanning – con e senza<br />
l’impiego di punti di controllo<br />
– per valutarne l’affidabilità<br />
metrico-formale.<br />
Tale sperimentazione si inserisce<br />
all’interno di un programma di<br />
ricerca più vasto che ha riguardato<br />
il rilievo sistematico della<br />
chiesa di Sant’Eligio al Mercato<br />
(o Maggiore) a Napoli per la<br />
costruzione di una metodologia<br />
che facilitasse, con un approccio<br />
multidisciplinare al tema,<br />
la comprensione degli edifici<br />
medievali napoletani utilizzando<br />
quindi il rilevamento tridimensionale,<br />
la rappresentazione<br />
grafica e i dati d’archivio, iconografici<br />
e bibliografici come strumenti<br />
finalizzati alla conoscenza<br />
storica delle fabbriche antiche e<br />
fortemente stratificate.<br />
L’oggetto di studio è il portale<br />
di ingresso che, costituendo un<br />
unicum nella storia dell’architettura<br />
medievale partenopea,<br />
è stato più volte descritto nella<br />
letteratura sull’argomento senza<br />
però mai essere rilevato digitalmente<br />
e rappresentato.<br />
Il caso studio: il portale gotico<br />
della chiesa di Sant’Eligio al<br />
Mercato a Napoli<br />
La chiesa di Sant’Eligio al<br />
Mercato riveste un ruolo fondamentale<br />
nello studio del gotico<br />
degli edifici sacri partenopei<br />
poiché rappresenta il primo<br />
caso di diretta importazione<br />
dello stile architettonico d’oltralpe<br />
a Napoli (Fig 1).<br />
Con l’avvento dei primi re<br />
francesi in città si manifestarono<br />
i segnali di un progressivo<br />
rinnovamento delle scelte architettoniche,<br />
dando anche luogo a<br />
soluzioni nuove rispetto a quelle<br />
d’origine. Realizzata a partire<br />
dal 1270 per volere di Carlo I<br />
d’Angiò, durante la sua erezione<br />
la fabbrica subì diverse interruzioni<br />
e trasformazioni a causa<br />
dello scoppio della guerra del<br />
Vespro nel 1282, delle esigenze<br />
di ampliamento dell’annesso<br />
ospedale e del manifestarsi di<br />
dissesti strutturali inferti dai<br />
terremoti del 1349 e del 1456.<br />
Nei primi anni del Seicento la<br />
chiesa fu ulteriormente modificata<br />
fino a essere oggetto di<br />
un profondo cambiamento nel<br />
corso del XVIII secolo, all’interno<br />
del quadro di rinnovamento<br />
edilizio e urbanistico di Napoli<br />
(divenuta nel 1734 la capitale<br />
del regno carolino) promosso<br />
dai Borbone. In seguito a ulteriori<br />
“restauri” ottocenteschi,<br />
l’edificio giunse al XX secolo<br />
con una struttura radicalmente<br />
diversa da quella del Duecento.<br />
Le ingenti distruzioni dovute<br />
ai bombardamenti bellici della<br />
seconda guerra mondiale, infine,<br />
portarono i restauratori a ricomporre<br />
la presunta immagine<br />
tardo-medievale comportando il<br />
sacrificio di secoli di cospicue e<br />
rilevanti stratificazioni.<br />
Il portale di ingresso sul fianco<br />
sud costituisce, però, una<br />
delle pochissime testimonianze<br />
gotiche della fabbrica, quasi<br />
interamente sopravvissuto alle<br />
trasformazioni subite dalla<br />
chiesa nel corso dei suoi sette<br />
secoli di vita. Esso “[…] appare<br />
violentemente profilato con tre<br />
tori e cinque profonde gole nello<br />
sviluppo dell’arco acuto, che è incluso,<br />
all’esterno, entro una cuspide<br />
coronata da un pinnacolo. Nel<br />
timpano così formato s’inserisce<br />
un grande trilobo a lobi aguzzi,<br />
che forse accoglieva una figura in<br />
rilievo, mentre in alto un acroterio<br />
concludeva la successione delle<br />
Fig. 2 - A sinistra, foto prima dei bombardamenti della Seconda guerra mondiale (Archivio<br />
fotografico della Soprintendenza di Napoli, inv. n. 1160-B001); a destra, foto attuale.<br />
<strong>GEOmedia</strong> n°1-<strong>2018</strong> 33
REPORT<br />
Fig. 3 - Modello a nuvola di punti da laser scanning.<br />
Il rilevamento fotogrammetrico<br />
e l’elaborazione dei dati<br />
Le operazioni di rilevamento del<br />
portale sono state condotte dapprima<br />
con il laser scanner Faro<br />
Focus 3D 120, settato ad una<br />
risoluzione di 1/5 con qualità<br />
4X in modo da garantire punti<br />
battuti con un passo di circa 8<br />
millimetri a una distanza del<br />
laser di 10 metri dalle superfici<br />
(mantenuta comunque inferiore<br />
ai 5 metri), successivamente con<br />
lo smartphone Samsung Galaxy<br />
J7, modello SM-J710FN, dotato<br />
di sensore ottico di immagine<br />
di tipo CMOS da 13 MP (3096<br />
x 4128 pixel).<br />
Le scansioni laser sono state tre,<br />
per un totale di circa 250 MB<br />
di memoria occupata, di cui<br />
una a quota superiore rispetto al<br />
vertice del timpano. La nuvola,<br />
elaborata in ambiente Autodesk<br />
ReCap e decimata in modo<br />
da isolare il solo portale, conta<br />
circa 8,5 milioni di punti ed è<br />
stata utilizzata come riferimento<br />
per i successivi confronti (Fig.<br />
3).<br />
La fase di acquisizione fotogrammetrica<br />
ha previsto, invece,<br />
15 stazioni di presa e 47<br />
scatti fotografici alla massima<br />
risoluzione, mantenendo fisse la<br />
focale reale a 4 millimetri e l’apertura<br />
del diaframma al valore<br />
di f/1.9, per un totale di circa<br />
200 MB di memoria occupata.<br />
Una stazione è stata definita in<br />
corrispondenza della proiezione<br />
a terra del sesto dell’arco, le altre<br />
lungo una direttrice pressoché<br />
equidistante dalla facciata,<br />
a circa 3 metri da essa per la<br />
vicinanza del portale all’edificio<br />
di fronte (Figg. 4-5).<br />
La fotomodellazione è avvenuta<br />
in ambiente Agisoft Photoscan;<br />
affidandosi all’auto-calibrazione<br />
delle camere e impostando i<br />
parametri più performanti per<br />
la fase di orientamento, il calcolo<br />
delle posizioni relative tra<br />
gli scatti non ha prodotto errori<br />
(Fig. 6).<br />
Per il processamento della<br />
nuvola di punti sono stati<br />
sperimentati tre algoritmi di<br />
depth filtering (mild, moderate e<br />
aggressive) – oltre che l’assenza<br />
del filtraggio – poiché l’elemento<br />
architettonico in esame<br />
è caratterizzato sia da elementi<br />
decorativi molto complessi sia<br />
da forme geometriche regolari.<br />
Il risultato migliore in termini<br />
di incidenza del rumore e di<br />
corrispondenza alle forme reali<br />
è stato ottenuto moderando l’algoritmo.<br />
Il modello finale, opportunamente<br />
decimato, conta<br />
foglie di acanto ripiegate all’insù<br />
disposte lungo il duplice gocciolatoio”<br />
(Venditti, 1969: 717). Le<br />
profonde modanature e le ricche<br />
decorazioni floreali rendono<br />
il portale un elemento unico<br />
nella sua complessità formale e<br />
la sua bellezza è certamente opera<br />
di maestranze francesi e il risultato<br />
dell’influenza del gotico<br />
rayonnant, lo stile predominante<br />
a Parigi (Fig. 2).<br />
Fig. 4 - Alcune delle prese fotografiche.<br />
34 <strong>GEOmedia</strong> n°1-<strong>2018</strong>
REPORT<br />
Fig. 5 - Le stazioni di presa.<br />
circa 8,4 milioni di punti<br />
(Fig. 7), comparabile quantitativamente<br />
a quello da<br />
laser scanning, e non risulta<br />
in vera grandezza – come era<br />
prevedibile – per l’assenza<br />
iniziale di riferimenti metrici.<br />
I risultati ottenuti<br />
Per valutare l’affidabilità<br />
formale della nuvola da fotomodellazione,<br />
sono stati<br />
implementati all’interno<br />
del software tre punti di<br />
controllo (ground control<br />
points, GCPs) ricavati dalle<br />
misurazioni laser scanning<br />
(Fig. 8).<br />
Aggiornando la nuvola di<br />
punti (a), sono stati ottenuti<br />
nell’immediatezza due<br />
risultati: l’esatto scalamento<br />
del modello e il suo orientamento<br />
rispetto al sistema di<br />
riferimento relativo al laser.<br />
Successivamente è stata riprocessata<br />
la dense cloud (b)<br />
con l’impiego dei GCPs. I<br />
modelli così elaborati, (a) e<br />
(b), sono stati confrontati in<br />
ambiente CloudCompare.<br />
Il calcolo ha messo in evidenza<br />
come la distribuzione<br />
gaussiana dei punti con scostamenti<br />
relativi inferiori ai 5 millimetri<br />
prevalga per quasi l’82%<br />
(raggiungendo il 98% per differenze<br />
inferiori al centimetro),<br />
dimostrando che il modello (a),<br />
semplicemente scalato secondo<br />
misure note, è corretto dal punto<br />
di vista formale rispetto al<br />
modello (b), processato ex-novo<br />
con i GCPs.<br />
Un ulteriore controllo sull’affidabilità<br />
morfometrica del<br />
modello image-based da<br />
smartphone è stato condotto<br />
confrontando (b) con la nuvola<br />
da rilievo laser (c), presa<br />
come riferimento assoluto. In<br />
questo caso, pur denunciando<br />
in generale la correttezza della<br />
geometria di (b), i punti che si<br />
scostano meno di mezzo centimetro<br />
sono in numero inferiore<br />
rispetto al caso precedente, pari<br />
a circa il 37% del totale dei<br />
punti discostati (Fig. 9), con<br />
una concentrazione maggiore in<br />
corrispondenza degli ornamenti<br />
architettonici, in cui lo scostamento<br />
del modello image-based<br />
arriva a superare in alcune zone<br />
i 15 millimetri (comunque per<br />
quantità limitate di punti, mai<br />
superiori al 5%).<br />
Conclusioni<br />
Il paragone condotto sui modelli<br />
3d ottenuti da tecniche<br />
di rilevamento differenti (fotogrammetria<br />
da smartphone<br />
e laser scanning) dimostra che<br />
lo scostamento dei punti della<br />
nuvola da fotomodellazione<br />
rispetto a quella da laser è da<br />
considerarsi accettabile per la<br />
creazione di realtà virtuali affidabili,<br />
valide quindi per la divulgazione,<br />
la catalogazione e la<br />
valorizzazione del patrimonio<br />
culturale.<br />
La nuvola di punti da dispositivo<br />
mobile, come visto,<br />
non necessita di GCPs per il<br />
controllo della forma; risulta<br />
invece necessario lo scalamento<br />
del modello rispetto a misure<br />
note, ottenute semplicemente<br />
anche con l’uso di strumenti<br />
tradizionali per il rilievo diretto.<br />
Inoltre, è caratterizzata da una<br />
qualità cromatica oggettivamente<br />
superiore rispetto a quella<br />
della nuvola da laser, data la<br />
Fig. 6 - In blu i punti di una singola foto utilizzati per<br />
la composizione del modello.<br />
<strong>GEOmedia</strong> n°1-<strong>2018</strong> 35
REPORT<br />
Fig. 8 - Individuazione dei GCPs sulla nuvola da laser.<br />
Fig. 7 - Nuvola di punti da fotomodellazione.<br />
diversa qualità di sensore ottico<br />
installato.<br />
Pertanto, le potenzialità di strumenti<br />
di uso comune e di procedure<br />
informatiche speditive,<br />
se comunque impiegate secondo<br />
operatività ormai consolidate,<br />
consentono in molti casi ed<br />
entro certi parametri di pervenire<br />
all’economicizzazione (in<br />
termini di tempo e di risorse) e<br />
all’affidabilità metrica dell’intero<br />
processo finalizzato alla modellazione<br />
infografica di parti di<br />
manufatti architettonici.<br />
La prosecuzione della ricerca<br />
in questi ambiti, che si rende<br />
necessaria per le diverse variabili<br />
e condizioni al contorno ancora<br />
da esaminare, riguarderà l’estensione<br />
ad un numero più elevato<br />
di smartphone, per analizzare<br />
l’efficacia degli algoritmi di<br />
auto-calibrazione su differenti<br />
camere, contemplerà anche i<br />
modelli mesh creati da nuvole<br />
di punti e valuterà il livello di<br />
dettaglio raggiungibile ai fini<br />
delle rappresentazioni grafiche<br />
di rilievo, indispensabili, ad<br />
esempio, alla ricerca scientifica e<br />
alla progettazione di interventi<br />
di conservazione e restauro.<br />
Fig. 9 - Confronti numerici tra modelli e relativi istogrammi. A sinistra (a) con (b), a destra (b) con (c)<br />
Ringraziamenti<br />
L’autore ringrazia Emanuela De<br />
Feo e Rodolfo Maria Strollo per<br />
la preziosa collaborazione alla<br />
stesura dell’articolo.<br />
36 <strong>GEOmedia</strong> n°1-<strong>2018</strong>
REPORT<br />
BIBLIOGRAFIA<br />
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Patrimonio architettonico ecclesiastico di Napoli. Forme e spazi<br />
ritrovati. Napoli: ArtstudioPaparo<br />
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Photogrammetric survey of complex geometries with low-cost<br />
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cura di) Bianchini C., Documentation of Mediterranean Ancient<br />
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Bruzelius C. (2004) The stones of Naples. Church Building in Angevin<br />
Italy, 1266-1343. New Haven: Yale University Press; trad. it. (2005)<br />
Le pietre di Napoli. L’architettura religiosa nell’Italia angioina, 1266-<br />
1343. Roma: Viella<br />
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image-based modeling, metodologie di rilievo low cost per svelare<br />
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Disegnare CON 8, 1-12<br />
D’Auria S & De Feo E. (2017) La chiesa di Sant’Eligio al Mercato<br />
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Fisciano: CUA<br />
Guerriero L. & De Feo E. (2012) Rilievo materico e restauro:<br />
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rilievo attraverso software open source: il sistema delle porte<br />
bolognesi, in Italian survey & international experience,<br />
Atti del 36° Convegno internazionale dei docenti della<br />
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photogrammetry: From the extraction of point clouds by SFM technique<br />
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Nocerino E. & Remondino F. (2016) Uso consapevole di software<br />
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Strollo R.M., D’Auria S. & De Silla F. (2017) A multidisciplinary<br />
approach to digital archaeology. Disegnare CON 10 (19); 2.1-2.11<br />
Venditti A. 1969. Urbanistica e architettura nella Napoli angioina.<br />
Storia di Napoli iii, 665-888<br />
PAROLE CHIAVE<br />
Patrimonio culturale; architettura gotica; rilievo; fotomodellazione,<br />
smartphone<br />
ABSTRACT<br />
Sant’Eligio al Mercato is the first gothic church built in Naples. The<br />
portal on the south side is the primary example of the influence of<br />
the Rayonnant style prevailing in Paris, the result of French workmanship<br />
and one of the few Late Medieval remains largely untouched in<br />
the numerous restorations over seven centuries. In this research, the<br />
portal is the case study of an investigation aimed to define and test the<br />
potential offered by three-dimensional reconstruction based on photogrammetric<br />
survey carried out with mobile device and with the goal of<br />
documenting and spreading the knowledge of cultural heritage<br />
AUTORE<br />
Saverio D’Auria<br />
saverio.d.auria@uniroma2.it<br />
LAboratorio di Rilievo E Architettura (LAREA)<br />
Università degli Studi di Roma Tor Vergata<br />
<strong>GEOmedia</strong> n°1-<strong>2018</strong> 37
MEMORIE<br />
A UN SECOLO DALLA<br />
NASCITA DI CORRADO MAZZON<br />
di Attilio Selvini<br />
Un mio caro amico e compaesano, purtroppo scomparso<br />
prematuramente, era un fisico insigne (aveva l’incarico<br />
per l’insegnamento nella facoltà di medicina milanese,<br />
a soli venticinque anni) e lavorò per molti mesi nel<br />
laboratorio sito sulla “Testa Grigia” del Plateau Rosa<br />
appena sotto il Cervino, con la “camera di Wilson alla<br />
ricerca delle tracce dei raggi cosmici. Probabilmente<br />
quello che il caro Pasquale Casale non sapeva, era che<br />
lo strumento da lui e dai suoi colleghi usato sotto la<br />
neve del Cervino, era stato costruito in Italia da un<br />
altro fisico, di età maggiore per circa un decennio. Si<br />
legge infatti in Annali di storia delle università italiane<br />
(Leonardo Gariboldi, vol. II, Milano 2007) quanto segue:<br />
“ll 1938 fu caratterizzato da un profondo cambiamento<br />
nella struttura del gruppo milanese. Giuseppe<br />
Bolla e Amedeo Giacomini lasciarono Milano, rispettivamente<br />
per Palermo e per la direzione dell’Istituto<br />
di Elettroacustica del CNR a Roma, mentre nuovi professori<br />
e assistenti entrarono a far parte del gruppo;<br />
tra essi Antonio Mura da Pisa, e una serie di giovani<br />
laureati di Milano: Giuseppe Cocconi, Giovanni<br />
Fioretti, Corrado Mazzon, Carlo Salvetti (1918-2005),<br />
Vittorio Somenzi (1918-2003) e Vanna Tongiorgi”. E<br />
continua: “ … Le elevate montagne della catena alpina<br />
con alcune località raggiungibili anche con l’ausilio<br />
di funivie e teleferiche si prestavano ottimamente allo<br />
studio della radiazione cosmica ad alta quota. Vanna<br />
Tongiorgi misurava raggi cosmici sul Cervino e, insieme<br />
a Giuseppe Cocconi, a Passo Sella. Nel frattempo,<br />
Corrado Mazzon progettava la prima camera a nebbia,<br />
uno strumento che permette di visualizzare il percorso<br />
di particelle ionizzanti”...<br />
Corrado Mazzon, nato a Venezia nel 1918 e patrizio veneziano,<br />
passò dall’Università al Politecnico, chiamato<br />
da un altro fisico, Mariano Cunietti, di lui minore per<br />
un paio d’anni, che era già nel prestigioso Istituto di<br />
Geodesia e Topografia diretto da Gino Cassinis, allora<br />
anche direttore del Politecnico (non esisteva ancora la<br />
qualifica di “Rettore”, vedi in (Monti, Selvini 2017).<br />
Quando io entrai, un poco titubante, come collaboratore<br />
per le esercitazioni in quell’Istituto, era l’autunno<br />
del 1961. L’ambiente era ancora quello ristrutturato da<br />
Cassinis un trentennio prima, con il salone a pianterreno<br />
dedicato ai grandi armadi che contenevano buona<br />
parte degli strumenti topografici, mentre aiuti e assistenti<br />
di ruolo avevano modesti locali. Verso la Facoltà<br />
di Agraria vi era una imponente officina opportunamente<br />
allestita con torni e fresatrici, trapani e lucidatrici,<br />
con due bravissimi addetti. Completavano l’Istituto<br />
bidelli e tecnici diplomati, oltre alla austera<br />
segretaria, diplomata in pianoforte, la cui sorella era la<br />
segretaria del Direttore del Politecnico. Nell’interrato<br />
dell’Istituto, vi era il famoso “trentometro” con le<br />
aste di tre diversi materiali. E poi le sale con alcuni<br />
imponenti restitutori fotogrammetrici, fra i quali<br />
spiccavano il “Beta 2” di Nistri col “Veltropolo” e lo<br />
“Sterocartografo IV” di Santoni. A parte, ben sorvegliato,<br />
il nuovissimo AP/c della OMI.<br />
Corrado Mazzon stava in una stanzetta adiacente all’officina,<br />
e io gli venni presentato da Cunietti: mi sentii<br />
intimorito davanti al signore austero con giacca e gilet<br />
scuri e di dieci anni maggiore, già in possesso della libera<br />
docenza. Ci demmo del rispettoso “Lei”e per molto<br />
tempo non avemmo rapporti diretti.<br />
Nel 1963 a primavera, vi fu a Cagliari il nono Convegno<br />
della SIFET, e il personale del Politecnico vi partecipò<br />
in massa. Fu allora che io e Corrado divenimmo amici;<br />
lo fotografai con la mia bella “Roilleiflex”, e una delle<br />
immagini è qui allegata.<br />
Mazzon è il primo a sinistra, seguono, in ordine, Mina<br />
Cunietti, Giuseppe Inghilleri, seduto, la di lui moglie<br />
Bianca Rizzi con accanto Giovanna Togliatti e infine<br />
Mariano Cunietti.<br />
Al congresso di Viterbo, il 26 ottobre 1967, io e Sergio<br />
Donnini fummo relatori ufficiali sul tema riguardante<br />
la situazione della topografia in Italia (Donnini, Selvini<br />
1967); Mazzon lo fu sugli strumenti topografici del tempo,<br />
materia su cui era veramente inarrivabile. Quando<br />
io entrai in Salmoiraghi, ci incontrammo spesso proprio<br />
perché lui era consulente della gloriosa azienda fondata<br />
nel secolo precedete dal Porro. E proprio sul Porro,<br />
molti anni dopo, scrivemmo assieme un lungo articolo<br />
sull’Uomo di Pinerolo (Mazzon, Selvini 1981), articolo<br />
che ebbe successo e parecchi riscontri.<br />
Toccherà a lui la commemorazione del Porro, all’apertura<br />
del convegno SIFET di Mantova, il 23 settembre<br />
1975; sul grande inventore aveva già pubblicato una<br />
lunga “memoria” (Mazzon, 1975). Durante il mio soggiorno<br />
in Salmoiraghi, insistetti perché si studiassero<br />
nuovi strumenti fra cui un distanziometro optoelettronico.<br />
Ne nacque una commissione cui naturalmente<br />
partecipò anche Mazzon che suggerì, da ottimo fisico<br />
38 <strong>GEOmedia</strong> n°1-<strong>2018</strong>
MEMORIE<br />
qual era, di scegliere la soluzione della misura per impulsi<br />
(si era allora alla prima generazione di tali strumenti,<br />
che erano solo a differenza di fase). La cosa finì<br />
purtroppo, per la trasformazione della vecchia azienda<br />
fondata dal Porro, inglobata in una multinazionale, solo<br />
in una relazione tenuta al convegno SIFET di Palermo<br />
(Selvini, Bonetto, 1970).<br />
La carriera di Corrado Mazzon fu lunga e difficile; mi<br />
vien da piangere, vedendo oggi alcuni salti più o meno<br />
concorsuali di giovani rampanti che arrivano all’ordinariato<br />
nel giro di un decennio o giù di lì; con tutti i suoi<br />
meriti e le sue attività egli dovette aspettare un trentennio<br />
prima di avere una cattedra di geodesia e astronomia<br />
all’Istituto Idrografico della Marina, cattedra<br />
peraltro non dipendente dal Ministero della Pubblica<br />
Istruzione. E dovette così lasciare Venezia per l’altra<br />
città marinara, portandosi appresso molte delle sue cose<br />
fra cui un bellissimo pendolo che batteva il secondo.<br />
Ai convegni della SIFET partecipò sempre con attenzione<br />
e con alcune relazioni di notevole interesse;<br />
nella figura qui avanti lo si vede accanto al professor<br />
Alfredo Marazio, già assistente di ruolo in Istituto e poi<br />
direttore centrale dell’ENEL a Roma.<br />
Alcuni anni prima della scomparsa, Corrado veniva a<br />
trovare gli unici vecchi amici rimasti in Istituto; molti<br />
se ne erano già “andati”, e fra questi Giovanna Togliatti<br />
e Valentino Tomelleri. Alcuni, come Galetto, erano in<br />
altri atenei, dei “nuovi” non conosceva nessuno. Si<br />
parlava dei tempi andati, e lui era come sempre molto<br />
critico, da buon fisico sperimentale e da profondo<br />
conoscitore degli strumenti di misura. Parlando delle<br />
meraviglie dei ricevitori satellitari (il collega Giuseppe<br />
Birardi, osservava allora con quella tecnica le deformazioni<br />
del Colosseo, notando la incredibile ripetitività<br />
dei risultati di misura) rimarcava sarcastico: “e va bene<br />
la ripetitività, ma in quanto ai valori assoluti, chi tiene<br />
conto di quello che succede ai segnali, passando dalla<br />
stratosfera all’atmosfera?”. La struttura muraria dell’Istituto<br />
(ormai sezione del DIIAR) era molto cambiata,<br />
e Mazzon si sentiva spaesato. Non vi era più il suo<br />
vecchio studio, e nemmeno l’officina, coi due tecnici<br />
coi quali aveva a lungo lavorato, soprattutto nel settore<br />
dell’ottica; sentiva che il suo tempo era finito.<br />
Mazzon fu presente anche alla famosa conferenza voluta<br />
da Bassetti in vista della formazione della cartografia<br />
regionale lombarda, e lo si vede assieme a molti altri<br />
valorosi colleghi: è al centro nella seconda fila a partire<br />
dal basso, con ai fianchi Golinelli e Trudu, mentre<br />
l’ultimo a destra è Folloni. Nelle due file superiori si<br />
vedono Riccardo Galetto, Franco Bernini e Valentino<br />
Tomelleri, poi sotto a destra Ugo Bartorelli e Clemente<br />
Bonfigli, altri valòenti professori e topografi.<br />
RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI<br />
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Roma, n. 1/1981.<br />
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Marina, Genova<br />
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Boll. SIFET, n° 1/1970<br />
AUTORE<br />
Attilio Selvini<br />
Attilio.selvini@polimi.it<br />
Già presidente della SIFET<br />
<strong>GEOmedia</strong> n°1-<strong>2018</strong> 39
AEROFOTOTECA<br />
L'AEROFOTOTECA<br />
NAZIONALE RACCONTA…<br />
alla scoperta di<br />
cavità sotterranee<br />
Frequentando l’Aerofototeca Nazionale<br />
(AFN) abbiamo avuto l’occasione<br />
di consultare delle aerofotografie storiche<br />
dell’area di Roma dalle quali è possibile<br />
osservare con notevole nitidezza<br />
la morfologia del territorio prima della<br />
grande espansione edilizia della città<br />
avvenuta nel secondo dopoguerra.<br />
L’osservazione stereoscopica delle foto<br />
permette di cogliere con grande dettaglio<br />
la conformazione della topografia<br />
e in particolare anche le forme<br />
morfologiche riconducibili alle attività<br />
estrattive di materiali da costruzione<br />
locali (tufi litoidi, pozzolane e ghiaie).<br />
Si possono rilevare, infatti, sia i<br />
fronti delle cave a cielo aperto che gli<br />
ingressi delle cave in sotterraneo ancora<br />
attive nel momento dello scatto o<br />
non ancora obliterate dai fenomeni di<br />
colmamento, sia naturali sia antropici,<br />
che tendono a ripianare nel tempo la<br />
superficie topografica. Altri elementi<br />
molto interessanti riportati dalle foto<br />
sono gli evidenti collassi da dissesti<br />
delle cavità sotterranee abbandonate<br />
che possono dare preziose informazioni<br />
sulle pericolosità geologiche di certe<br />
zone del territorio comunale.<br />
Roma infatti è interessata da numerosissime<br />
ed estesissime cavità sotterranee<br />
di origine antropica, molte<br />
connesse a preesistenze archeologiche<br />
sepolte (ipogei, mitrei, edifici sepolti,<br />
etc.), altre rappresentate da catacombe;<br />
ma la maggior parte di esse sono conseguenti<br />
all’estrazione di materiali da<br />
costruzione. La rete caveale sotterranea<br />
non è ancora conosciuta nella sua interezza<br />
e manifesta periodicamente la<br />
sua presenza con crolli imprevedibili<br />
ed improvvisi e la formazione di voragini<br />
anche di dimensioni rilevanti che<br />
spesso impattano rovinosamente con<br />
le attività che si svolgono in superficie.<br />
La principale causa di questi crolli è<br />
dovuta alla progressiva e avanzata alterazione<br />
meccanica delle strutture portanti<br />
delle cave sotterranee di pozzolana<br />
(volte e pilastri), favorita anche da<br />
percolazione di acqua per lo più proveniente<br />
dalle perdite delle reti idriche e<br />
fognarie e/o da vibrazioni da traffico di<br />
superficie o tremori sismici.<br />
Tra le tante foto aeree disponibili in<br />
Aerofototeca Nazionale ne abbiamo<br />
individuato alcune che rappresentano<br />
con maggiore evidenza il dissesto<br />
disponibili in Aerofototeca Nazionale<br />
del territorio di alcuni settori della<br />
città di Roma: ad esempio una foto<br />
aerea della SARA Nistri che riprende<br />
l’area dell’Abbazia delle Tre Fontane<br />
sulla via Laurentina (Fig. 1). La scelta<br />
non è casuale, essendo questa zona di<br />
Roma quella più famosa per l’attività<br />
estrattiva di pozzolana rossa. La pozzolana<br />
rossa è una sabbia vulcanica che<br />
possiede ottime caratteristiche idrauliche<br />
e che, pertanto, è stata largamente<br />
utilizzata per il confezionamento di<br />
malte adoperate specialmente per la<br />
costruzione di opere marittime; con<br />
essa sono stati realizzati la gran parte<br />
dei porti europei nei secoli XVIII e<br />
XIX. Geologicamente appartiene all’omonima<br />
unità della serie dei prodotti<br />
vulcanici emessi dall’apparato dei Colli<br />
Albani che si presenta in depositi mas-<br />
Fig. 1 - Foto aerea del 1934 (AFN, fondo SARA, 1934, neg. 34350) che riprende la zona<br />
compresa tra i tratti iniziali delle vie Laurentina ed Ardeatina. Nella parte sinistra della foto<br />
la superficie topografica è crivellata da avvallamenti o sprofondamenti generati dal cedimento<br />
delle volte delle cavità sotterranee (l’area è circoscritta dalla linea rossa).
Fig. 2 - Foto satellitare attuale (da Google, 2017)<br />
che mostra l’espansione edilizia urbana cittadina<br />
nelle aree una volta interessate dalle attività estrattive<br />
nel sottosuolo. La linea rossa delimita la stessa<br />
area evidenziata nella foto d’epoca di Fig. 1.<br />
sivi e caotici di lapilli e scorie di colore<br />
rosso, viola vinaccia o grigio scuro, generalmente<br />
sciolti.<br />
La foto mostra il territorio del comune<br />
di Roma compreso tra le vie<br />
Laurentina (a sinistra) e Ardeatina (a<br />
destra); trasversalmente al centro della<br />
foto si snoda via di Perfetta. Pochi<br />
sono gli interventi edilizi già realizzati<br />
all’epoca: la borgata della Montagnola,<br />
l’Abbazia delle Tre Fontane, il Forte<br />
Ardeatino, pochi sparsi casali. Il paesaggio<br />
è di tipo rurale; la topografia è<br />
regolare, adattata alle esigenze dell’agricoltura<br />
estensiva. Possono tuttavia<br />
essere colti localmente due particolari<br />
ed evidenti elementi geomorfologici:<br />
voragini o avvallamenti, piccoli ma<br />
numerosissimi, generati dallo sprofondamento<br />
delle volte delle gallerie<br />
sotterranee realizzate per l’escavazione<br />
della pozzolana, che risaltano con<br />
morfologie molto accidentate nella<br />
parte occidentale della foto aerea, ai<br />
margini del piccolo insediamento urbano;<br />
depressioni simili a larghi catini,<br />
con forme dolci e arrotondate, visibili<br />
principalmente nella parte centrale e<br />
orientale dell’immagine, che si identificano<br />
in cave a cielo aperto o sono<br />
dovuti, in parte, al collasso generalizzato<br />
e più ampio del reticolo caveale<br />
connesso alle escavazioni sotterranee.<br />
Il confronto con altre testimonianze<br />
sia storiche che attuali (altre foto aeree,<br />
carte topografiche, immagini satellitari,<br />
ecc.) permettono di seguire nel<br />
tempo e per gradi l’evoluzione delle<br />
forme del paesaggio, fino a restituirci<br />
informazioni sull’attuale assetto conseguente<br />
alle più recenti modificazioni<br />
prodotte dagli interventi di urbanizzazione.<br />
La stessa area sopra descritta<br />
è quindi rappresentata in una foto<br />
satellitare di Google così come è ora<br />
(Fig. 2). Nel confronto non può sfuggirci<br />
che, dove una volta il suolo era<br />
pieno di buche e avvallamenti connessi<br />
all’attività estrattiva, oggi è presente<br />
la città con i suoi edifici, le strade, le<br />
reti di servizi e con i cittadini che la<br />
insediano. E’ lecito domandarci se per<br />
costruire la città sono stati rimossi tutti<br />
gli elementi di pericolosità geologica<br />
individuati dalle foto aeree e quindi se<br />
la città stessa oggi è sicura.<br />
Le foto aeree storiche pertanto rappresentano<br />
un utilissimo strumento<br />
per la individuazione della presenza<br />
in passato di attività estrattive in sotterraneo,<br />
potendone dedurre in alcuni<br />
casi estensione e densità. Inoltre,<br />
disponendo di foto aeree e anche di<br />
altre fonti informative di periodi differenti,<br />
si possono ricavare elementi<br />
di valutazione della stabilità dei vuoti<br />
ipogei nel tempo attraverso lo studio<br />
delle modificazioni della superficie topografica<br />
connesse all’evoluzione dei<br />
collassi.<br />
AUTORE<br />
Gianluigi Giannella, geologo<br />
Carlo Rosa, geologo e geoarcheologo; SIGEA<br />
Lazio; ISIPU.<br />
L’Aerofototeca Nazionale (AFN) del MiBACT-ICCD conserva<br />
diversi milioni di foto aeree sull'intero territorio nazionale a partire<br />
dalla fine dell’Ottocento (http://www.iccd.beniculturali.it/<br />
aerofototeca/; http://www.censimento.fotografia.italia.it/archivi/aerofototeca-nazionale/).<br />
Per l'argomento trattato si rimanda a Carta delle cavità sotterranee<br />
ISPRA (http://www.isprambiente.gov.it/it/cartografia/<br />
carta-delle-cavita-sotterranee-di-roma)<br />
<strong>GEOmedia</strong> n°1-<strong>2018</strong> 41
REPORT<br />
L’evoluzione delle Stazioni<br />
Totali: quarant’anni di<br />
innovazione Topcon<br />
di Massimiliano Toppi,<br />
Sauro Passarelli<br />
Dal primo modello noto<br />
come Guppy, dal nome<br />
di un pesce tropicale<br />
che ne ricordava le<br />
fattezze, fino alla<br />
serie GT di ultima<br />
generazione: come sono<br />
cambiate le stazioni<br />
totali Topcon e come<br />
hanno migliorato il<br />
mondo del rilevamento<br />
topografico.<br />
La storia delle Stazioni<br />
Totali Topcon ha inizio<br />
a cavallo tra il 1979 e il<br />
1980 con l’uscita sul mercato<br />
del modello GTS-1, meglio<br />
conosciuto come “Guppy”,<br />
strumento coassiale nel quale la<br />
lettura angolare veniva eseguita<br />
tramite micrometro ottico.<br />
L’appellativo Guppy lo si deve<br />
al fatto che il corpo cannocchiale/distanziometro<br />
dello strumento<br />
ricordò sin da subito ai<br />
progettisti ed ingegneri giapponesi,<br />
un pesce tropicale d'acqua<br />
dolce, il Guppy appunto, noto<br />
anche come Lebistes. Topcon<br />
fu così convinta della validità<br />
del binomio stazione totale/<br />
pesce tropicale che il suo nome<br />
ufficiale, GTS-1, appariva in<br />
secondo piano sulla placca metallica<br />
dello strumento e, altra<br />
curiosità, un pesce stilizzato su<br />
sfondo colore del mare, faceva<br />
bella mostra di sé proprio accanto<br />
al nome dello strumento,<br />
Guppy appunto.<br />
Pochi anni dopo, nel 1983 viene<br />
presentato il modello ET-1,<br />
la prima stazione totale elettronica<br />
Topcon che permetteva la<br />
lettura angolare e della distanza<br />
sul display, a cui fece seguito<br />
alcuni anni più tardi il modello<br />
ET-2.<br />
Ma occorre attendere altri<br />
due anni, e siamo nel 1985,<br />
per vedere l’uscita sul mercato<br />
della Stazione Totale GTS-3<br />
(Geodetic Total Station) il modello<br />
che più di tutti ha lasciato<br />
il segno tra gli strumenti topografici<br />
Topcon.<br />
Stazione totale facile da usare,<br />
maneggevole e di qualità costruttiva<br />
eccellente, per uno<br />
strumento diventato negli anni<br />
immediatamente successivi<br />
all'uscita sul mercato, il più<br />
venduto tra le stazioni totali a<br />
marchio Topcon, e del quale<br />
42 <strong>GEOmedia</strong> n°1-<strong>2018</strong>
REPORT<br />
qualche esemplare è tutt'ora utilizzato<br />
e custodito gelosamente<br />
da alcuni affezionati clienti.<br />
Curiosità 1: nella prima serie<br />
compariva ancora il nome<br />
Guppy, per le stesse ragioni del<br />
modello GTS-1 sopradescritto.<br />
Curiosità 2: per celebrare il<br />
successo di vendite venne prodotta<br />
una serie limitata color<br />
oro. Uno di questi esemplari fa<br />
ancora bella mostra di sé presso<br />
la sede Topcon Positioning di<br />
Ancona.<br />
Un’altra icona del passato<br />
Topcon è rappresentata dal<br />
modello GTS-6, introdotto nel<br />
1990, che univa le qualità del<br />
GTS-3 alla grande innovazione<br />
della registrazione dati su RAM<br />
card, schede di memoria estraibili<br />
con capacità fino a 256 KB.<br />
Anni Novanta: arrivano le prime<br />
stazioni totali motorizzate e<br />
robotiche<br />
I primi anni Novanta vedono<br />
inoltre la nascita delle prime<br />
stazioni totali motorizzate e robotiche<br />
Topcon; nel 1991 viene<br />
presentato infatti il modello<br />
AP-S1, a cui farà seguito nel<br />
1993 il modello AP-L1, stazioni<br />
totali che apriranno la strada<br />
Fig. 2 - Stazione Totale GTS-3.<br />
alla moderna strumentazione<br />
robotizzata: la serie GPT-8000<br />
del 2002 e la sua evoluzione, la<br />
serie GPT-9000 del 2006, modello<br />
dal quale verrà sviluppato<br />
di lì a breve un concetto totalmente<br />
nuovo di stazione totale.<br />
Il 1995 vede la nascita di una<br />
nuova generazione di stazioni<br />
totali: la serie GTS-700, il primo<br />
strumento topografico con<br />
sistema operativo MS-DOS<br />
incorporato e sul quale girava<br />
il software di gestione dati<br />
“Rilievo”, il programma la cui<br />
interfaccia grafica ha rappresentato<br />
una svolta in fatto di<br />
semplicità di utilizzo di tutte<br />
le funzioni topografiche in fase<br />
operativa.<br />
Sul finire del 1998 avviene il<br />
grande cambiamento nella misurazione<br />
con distanziometro<br />
elettronico (EDM); il nuovo<br />
nato GPT-1000 (Geodetic Pulse<br />
Total Station) permetteva infatti<br />
per la prima volta, tramite l’ausilio<br />
della misurazione laser ad<br />
impulsi, l’effettuazione di misure<br />
senza prisma fino a 250m di<br />
distanza.<br />
Negli anni successivi le serie<br />
GPT-2000, GPT-3000, insieme<br />
a tutte le altre che si sono succedute,<br />
hanno fatto registrare<br />
enormi progressi della tecnologia<br />
“reflectorless” sia in fatto<br />
di portate raggiungibili, estese<br />
fino a 1.200 e 2.000 metri, sia<br />
soprattutto in termini di sempre<br />
minori dimensioni dello “spot”<br />
laser, consentendo di fatto, misurazioni<br />
sempre più accurate.<br />
Le stazioni totali integrate con il<br />
sistema operativo Windows<br />
Il nuovo millennio porta con sé<br />
un’altra grande novità: il modello<br />
GPT-7000 presentato nel<br />
2004 infatti, introduce il sistema<br />
operativo Windows a bordo<br />
di una Stazione Totale. Ciò<br />
consente una gestione dei file<br />
di lavoro semplificata grazie alla<br />
possibilità di avvalersi di funzioni<br />
simili a quelle di un PC e<br />
Fig. 1 – La stazione Totale GTS-1,<br />
conosciuta anche come "Guppy".<br />
l’utilizzo di software operativi<br />
sempre più avanzati dal punto<br />
di vista grafico per l’ausilio delle<br />
operazioni in campagna.<br />
L’anno successivo, il 2005, vede<br />
un’altra grande innovazione<br />
nel mondo delle stazioni totali<br />
Topcon. Il GPT-7000i infatti<br />
inaugura l’integrazione tra topografia<br />
ed immagini ed introduce<br />
il concetto “Capture Reality”<br />
che in Italia fu tradotto con lo<br />
slogan: “un’immagine vale più<br />
di mille parole”.<br />
Un concetto che fu esplorato<br />
compiutamente nel 2008 con<br />
la sua naturale evoluzione, la<br />
stazione totale IS (Imaging<br />
Fig. 3 - Stazione<br />
Totale GPT-7000i.<br />
<strong>GEOmedia</strong> n°1-<strong>2018</strong> 43
REPORT<br />
Fig. 4 – La stazione totale GPT-9000.<br />
Station) uno strumento topografico<br />
dotato di autofocus,<br />
motorizzato/robotico e reflectorless,<br />
che integra due fotocamere<br />
calibrate, una grandangolare<br />
(4x) e l’altra coassiale (30x).<br />
Le immagini acquisite servono<br />
ad integrare i dati del punto<br />
rilevato in maniera da evitare le<br />
tradizionali monografie, oppure<br />
vengono utilizzate come sfondo<br />
sul quale delimitare un’area di<br />
scansione laser con una frequenza<br />
di misura di 20 punti al<br />
secondo. Una vera rivoluzione<br />
nel campo degli strumenti topografici,<br />
il primo vero ibrido<br />
stazione totale/laser scanner apparso<br />
sul mercato.<br />
Le stazioni totali Topcon di ultima<br />
generazione<br />
Negli anni successivi molte<br />
novità hanno visto la luce in<br />
casa Topcon in fatto di stazioni<br />
totali, via via sempre più performanti<br />
e sofisticate, fino ad<br />
arrivare alla più recente innovazione<br />
rappresentata dal modello<br />
GT (Geodetic Total Station)<br />
presentato nell’estate 2016.<br />
La serie GT è una stazione<br />
motorizzata/robotica di dimensioni<br />
estremamente contenute<br />
rispetto al modello immediatamente<br />
precedente (la serie PS)<br />
e con caratteristiche uniche di<br />
precisione/tracciamento del distanziometro,<br />
stabilità del dato<br />
misurato e velocità di rotazione<br />
(180°sec) che la pongono senza<br />
alcun dubbio ai vertici della<br />
categoria.<br />
Prima ed unica stazione totale<br />
caratterizzata dalla tecnologia<br />
UltraSonic, dispone di motori<br />
ad ultrasuoni totalmente privi<br />
di ingranaggi interni, il che<br />
consente di eliminare usure e<br />
tutti gli eventuali guasti dovuti<br />
alla rotazione manuale.<br />
Per ora ci fermiamo qui, non riuscendo<br />
ancora ad immaginare<br />
a quale livello si alzerà ancora<br />
l’asticella, ma di certo rimarremo<br />
sorpresi ancora una volta,<br />
esattamente come è successo<br />
tutte le volte che Topcon ha introdotto<br />
sul mercato una delle<br />
sue innumerevoli “World First”.<br />
PAROLE CHIAVE<br />
Stazioni totale; rilievo topografico; Guppy; stazione robotica; Imaging Station;<br />
Capture Reality<br />
ABSTRACT<br />
A 40-year history, from the introduction of the first total station model, so named because<br />
it introduced an absolute innovation compared to the combination theodolite-EDM, up<br />
to the last generations of robotic instrumentation for which the involvement of operator is<br />
reduced to the minimum terms.<br />
A long and unstoppable series of innovations, from recording on memory cards to the first<br />
motorized models; from the operating system embedded to the reflectorless measurement,<br />
up to the introduction of the images and the “Capture Reality” concept and the combined<br />
laser scanning measurement, a real revolution in the world of surveying instrumentation.<br />
What will be the next frontier?<br />
AUTORE<br />
Massimiliano Toppi<br />
mtoppi@topcon.com<br />
Marketing Communications Manager, Topcon Positioning Italy<br />
Sauro Passarelli<br />
spassarelli@topcon.com<br />
GeoPositioning Technical Support, Topcon Positioning Italy<br />
Fig. 5 - La serie GT.<br />
44 <strong>GEOmedia</strong> n°1-<strong>2018</strong>
REPORT<br />
<strong>GEOmedia</strong> n°1-<strong>2018</strong> 45
AGENDA<br />
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22 - 23 maggio <strong>2018</strong><br />
London (UK)<br />
GEO Business <strong>2018</strong><br />
www.geoforall.it/kwxyc<br />
28 – 29 Maggio <strong>2018</strong><br />
2nd Italian Workshop on<br />
Remote Sensing<br />
Pavia (Italy)<br />
www.geoforall.it/kupck<br />
30-31 Maggio <strong>2018</strong><br />
Simposio NIRITALIA <strong>2018</strong><br />
Genova (Italy)<br />
www.geoforall.it/kwwyq<br />
7-4 giugno <strong>2018</strong><br />
The ISPRS Technical<br />
Commission II Symposium<br />
"Towards Photogrammetry<br />
2020"<br />
Riva del Garda (Italy)<br />
www.geoforall.it/kwwfa<br />
11-13 Giugno<br />
XIII Convegno Nazionale<br />
GIT e SI<br />
Sarzana, La Spezia (Italy)<br />
www.gitonline.eu<br />
13-15 giugno <strong>2018</strong><br />
21st International AGILE<br />
Conference<br />
AGILE <strong>2018</strong> "Geospatial<br />
Technologies for All"<br />
Lund (Sweden)<br />
www.geoforall.it/kw9w4<br />
10 - 13 settembre <strong>2018</strong><br />
<strong>2018</strong> SPIE Remote Sensing<br />
symposium<br />
Berlin (Germany)<br />
www.geoforall.it/kwuxx<br />
19 - 21 Settembre <strong>2018</strong><br />
Remtech Expo <strong>2018</strong><br />
Ferrara<br />
www.geoforall.it/kwwyr<br />
3 - 5 Ottobre <strong>2018</strong><br />
TECHNOLOGYforALL<br />
<strong>2018</strong><br />
Roma (Italy)<br />
www.technologyforall.it<br />
16 - 18 ottobre <strong>2018</strong><br />
INTERGEO <strong>2018</strong><br />
Frankfurt (Germany)<br />
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