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syndicom rivista N. 6 - Se è gratis le merce sei tu

Il periodico syndicom offre informazioni dal sindacato e dalla politica: la nostra rivista fa luce sui retroscena, mette ordine e offre spazio anche per la cultura e l’intrattenimento. La rivista cura il dialogo sui social media e informa riguardo ai più importanti eventi, servizi e offerte di formazione del sindacato e di organizzazioni vicine.

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«La Curia ha di fatto impedito l’avvio di ogni piano socia<strong>le</strong>.<br />

Ciò da parte di un datore di lavoro che dovrebbe essere etico»<br />

17<br />

Cronaca di una morte annunciata<br />

Chiude il Giorna<strong>le</strong> del Popolo, quotidiano cattolico della Svizzera<br />

italiana. Colpa del calo pubblicitario, in un settore sì in crisi ma<br />

anche senza rego<strong>le</strong>. A farne <strong>le</strong> spese, una trentina di dipendenti,<br />

in una vicenda che nasconde parecchie zone d’ombra.<br />

Defunto il Giorna<strong>le</strong> del Popolo. Il<br />

5 giugno la Pre<strong>tu</strong>ra di Lugano ha ufficializzato<br />

il fallimento della Nuova<br />

Società Giorna<strong>le</strong> del Popolo S.A., di<br />

proprietà della Curia luganese. Dopo<br />

92 anni si chiude così la storia dell’ultimo<br />

quotidiano cattolico a livello elvetico.<br />

La crisi della carta stampata e<br />

dell’informazione in genera<strong>le</strong> non <strong>è</strong><br />

certo una novità (basti guardare cosa<br />

sta accadendo nella Svizzera romanda).<br />

Il crollo del mercato pubblicitario,<br />

la diminuzione degli abbonati e<br />

l’avidità degli editori hanno portato<br />

alla scomparsa di diverse testate. In<br />

Ticino poi <strong>le</strong> dimensioni del mercato<br />

(360mila abitanti) non giustificano la<br />

presenza di tre quotidiani. <strong>Se</strong> quella<br />

del GdP sembrava una morte annunciata,<br />

nella vicenda ci sono ancora diverse<br />

zone d’ombra. Ecco<strong>le</strong>.<br />

Tempi<br />

L’annuncio della chiusura <strong>è</strong> stato dato<br />

con un comunicato della Curia il<br />

17 maggio. «A seguito del<strong>le</strong> vicissi<strong>tu</strong>dini<br />

dell’agenzia di raccolta pubblicitaria<br />

Publicitas AG, la si<strong>tu</strong>azione venutasi<br />

a creare per il Giorna<strong>le</strong> del Popolo,<br />

sostenuto per una parte determinante<br />

dai proventi pubblicitari raccolti dalla<br />

medesima e ora venuti a mancare, ha<br />

posto l’editore di fronte alla necessità<br />

del deposito dei bilanci presso la<br />

Pre<strong>tu</strong>ra di Lugano avvenuto in data<br />

odierna. Ta<strong>le</strong> provvedimento provocherà<br />

la cessazione della pubblicazione<br />

del quotidiano a partire dal sabato<br />

19 maggio 2018». Un fulmine sì, perché<br />

la decisione <strong>è</strong> stata davvero fulminea:<br />

ci si attendeva, piuttosto (calcolando<br />

anche che il budget dei primi<br />

mesi del 2018 avrebbe dovuto essere<br />

garantito dai settemila abbonamenti)<br />

l’annuncio di una ristrut<strong>tu</strong>razione entro<br />

la fine dell’anno. Ciò avrebbe dato<br />

la possibilità di trovare soluzioni per il<br />

fu<strong>tu</strong>ro (formato tabloid, periodicità<br />

settimana<strong>le</strong>, ricerca investitori) e per<br />

il persona<strong>le</strong> (piano socia<strong>le</strong>). Ma il cielo<br />

non era affatto sereno.<br />

Modi<br />

Da anni il giorna<strong>le</strong> della Curia era in<br />

perdita. La fine della collaborazione<br />

con il Corriere del Ticino aveva posto<br />

parecchie domande. Già a luglio 2017<br />

<strong>syndicom</strong> aveva espresso <strong>le</strong> sue perp<strong>le</strong>ssità<br />

e chiesto un progetto editoria<strong>le</strong><br />

a lungo termine per la salvaguardia<br />

del persona<strong>le</strong>. Il fallimento di Publicitas<br />

non <strong>è</strong> stato soltanto la goccia che<br />

ha fatto traboccare il vaso (di debiti),<br />

ma una «scusa» per ridurre <strong>le</strong> responsabilità<br />

della Curia nei confronti dei<br />

lavoratori. «In questo diffici<strong>le</strong> momento<br />

– continuava il comunicato - il Vescovo<br />

desidera manifestare a <strong>tu</strong>tte <strong>le</strong><br />

collaboratrici e i collaboratori, chiamati<br />

ad affrontare una si<strong>tu</strong>azione di<br />

grande fatica, la sua profonda grati<strong>tu</strong>dine<br />

per l’impegno generoso e perseverante<br />

profuso in tanti anni. Sono<br />

allo s<strong>tu</strong>dio modalità per rendere possibilmente<br />

meno gravose <strong>le</strong> conseguenze<br />

di questa forzata chiusura».<br />

Tuttavia, con il deposito dei bilanci<br />

presso la Pre<strong>tu</strong>ra la Curia ha di fatto<br />

impedito l’avvio di qualsiasi piano<br />

socia<strong>le</strong>. E questo da parte di un datore<br />

di lavoro che dovrebbe essere, per<br />

sua na<strong>tu</strong>ra, responsabi<strong>le</strong>, etico, socia<strong>le</strong>,<br />

appunto.<br />

Rego<strong>le</strong><br />

Certo che se pure la Chiesa opera al<br />

pari di una holding, dichiarando il fallimento<br />

di una sua società e accollando<br />

gli oneri allo Stato, allora quest’ultimo<br />

dovrebbe correre ai ripari. Non si<br />

possono far ricadere <strong>le</strong> scelte manageriali<br />

(che «in nome della crisi» tagliano<br />

il persona<strong>le</strong>) sulla col<strong>le</strong>ttività. Ci vorrebbero<br />

<strong>le</strong>ggi che accollino al<strong>le</strong> aziende<br />

<strong>le</strong> loro responsabilità. Nel caso del<br />

Giorna<strong>le</strong> del Popolo, <strong>è</strong> stato aperto un<br />

fondo di solidarietà per la trentina di<br />

dipendenti, in disoccupazione dal 1°<br />

giugno. I calcoli per la ripartizione di<br />

questo fondo hanno rivelato si<strong>tu</strong>azioni<br />

contrat<strong>tu</strong>ali poco chiare (disparità<br />

di trattamento, cinque pensionati a<br />

busta paga con stipendi da fame, salari<br />

ben sotto il minimo del vecchio CCL<br />

del 2004) che impongono più che mai<br />

la richiesta di un contratto col<strong>le</strong>ttivo,<br />

che nel settore manca da 14 anni. Forse<br />

un CCL per la stampa non avrebbe<br />

salvato il Giorna<strong>le</strong> del Popolo, ma una<br />

regolamentazione avrebbe limitato <strong>le</strong><br />

disparità e sicuramente migliorato il<br />

dialogo fra editore e direzione. E<br />

avrebbe pure generato una cul<strong>tu</strong>ra sindaca<strong>le</strong><br />

interna.<br />

Fu<strong>tu</strong>ro<br />

Nel ridotto mercato ticinese, <strong>è</strong> già iniziata<br />

la battaglia per accaparrarsi i settemila<br />

abbonati del quotidiano. <strong>syndicom</strong><br />

ha chiesto all’Ufficio esecuzione<br />

e fallimenti che la banca dati degli abbonati<br />

venga valutata e considerata<br />

nella massa fallimentare. Intanto, due<br />

ex redattori-pensionati del GdP hanno<br />

annunciato la nascita di un giorna<strong>le</strong><br />

online. Al 20 giugno, una tipografia ha<br />

confermato la sua disponibilità a<br />

stampare un settimana<strong>le</strong> cattolico. La<br />

Curia, invece, vuol rif<strong>le</strong>ttere sul<strong>le</strong> modalità<br />

con cui far sentire la propria<br />

voce. Anche senza una <strong>rivista</strong> cartacea.<br />

(Giovanni Va<strong>le</strong>rio)<br />

La redazione del Giorna<strong>le</strong> del Popolo così come appare sull’ultimo numero online. (© Ruben Rossello)<br />

www.gdp.ch

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