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Farmaci biologici - Istituto Clinico Humanitas

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IL TOTAL CANCER CARE<br />

Proprio per favorire lo sviluppo e l’utilizzo dei nuovi farmaci<br />

<strong>biologici</strong> in oncologia, e per identificare soluzioni<br />

terapeutiche sempre più mirate ed efficaci è nato un<br />

progetto internazionale, il Total Cancer Care. È stato<br />

lanciato dal Lee Moffitt Cancer Center - il primo centro<br />

oncologico della Florida e uno dei più importanti degli<br />

Stati Uniti - e <strong>Humanitas</strong> è la prima struttura europea<br />

ad aderire all’iniziativa, come spiega il dottor Armando<br />

Santoro: “Ad oggi sono noti circa 30 mila geni coinvolti<br />

nelle malattie tumorali. L’obiettivo del Total Cancer Care<br />

è effettuare un’indagine genetica su tutti i campioni<br />

di tessuto tumorale raccolti nei centri coinvolti nel mondo.<br />

La loro identificazione ci consente di ottenere la ‘firma’<br />

molecolare di quello specifico carcinoma e, quindi,<br />

di sviluppare dei farmaci efficaci. Il progetto prevede<br />

che queste informazioni vengano inserite in una banca<br />

dati e che, una volta elaborate, possano essere utilizzate<br />

per dare ulteriore impulso e nuove prospettive alle ricerche<br />

in questo settore”.<br />

I FARMACI BIOLOGICI IN ONCOLOGIA<br />

Proprio in campo oncologico, infatti, i farmaci <strong>biologici</strong><br />

di ultima generazione stanno ottenendo risultati estremamente<br />

interessanti. “Queste nuove molecole - prosegue<br />

il dottor Santoro - agiscono sulla crescita del tumo-<br />

4 <strong>Humanitas</strong> - N. 1/2009<br />

In <strong>Humanitas</strong> dal<br />

1999, il dottor<br />

Armando Santoro è<br />

direttore della Ricerca<br />

Clinica dell'<strong>Istituto</strong> e<br />

responsabile del<br />

Dipartimento di<br />

Oncologia.<br />

In campo oncologico, i farmaci <strong>biologici</strong> di ultima<br />

generazione agiscono bloccando lo sviluppo<br />

delle cellule cancerose.<br />

re, bloccando la formazione di alcune proteine che hanno<br />

un ruolo chiave in questo processo. Inibiscono, così,<br />

lo sviluppo delle cellule cancerose. Sono almeno una<br />

quindicina i farmaci di questo genere attualmente già<br />

in uso, e sono oltre mille quelli in fase di sperimentazione<br />

clinica”. Il primo farmaco biologico utilizzato è stato<br />

l’herceptin, che si è rivelato utile nel ridurre, in oltre il<br />

50% dei casi, il rischio di recidiva nel tumore mammario<br />

operabile. Mentre tra i più recenti c’è il lapatinib, che si<br />

sta dimostrando efficace nel contrastare la comparsa di<br />

metastasi da tumore della mammella. Esistono molecole<br />

che vengono impiegate con successo contro il tumore<br />

al colon (cetuximab, bevacizumab) e altre (sunitinib,<br />

sorafenib) che hanno aperto nuove prospettive per la<br />

cura dei carcinomi renali e al fegato, per i quali fino a<br />

poco tempo fa c’erano pochissime possibilità terapeutiche.<br />

“Per il carcinoma del fegato, ad esempio - prosegue il<br />

dottor Santoro - uno studio pubblicato sul New England<br />

Journal of Medicine, cui ha partecipato attivamente il<br />

Dipartimento di Oncologia di <strong>Humanitas</strong>, ha dimostrato<br />

l’efficacia di una molecola (sorafenib) nel bloccare la<br />

progressione di questo tumore e nell’aumentare la sopravvivenza<br />

dei pazienti sottoposti alla terapia. Precedentemente,<br />

al di fuori delle terapie locali (chirurgia,<br />

radiofrequenza, embolizzazione), non esisteva nessun<br />

farmaco in grado di modificare l’evoluzione dell’epatocarcinoma”.<br />

Inoltre, sono stati recentemente annunciati i risultati di<br />

uno studio clinico con il primo farmaco biologico orale,<br />

l’erlotinib, che ha dimostrato di aumentare la sopravvi-

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