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lità nel tempo e nello spazio, rispetto ad un quadro sempre mutevole com’è quello<br />
odierno delle produzioni internazionali, in riferimento ai generi contemporanei<br />
e al cinema classico. Una lettura e un adattamento del genere cinematografico<br />
che non può prescindere da fattori culturali e nazionali i quali attraversano in<br />
modo trasversale l’intera produzione coreana contemporanea. Motivi consolidati,<br />
caratterizzazione dei personaggi, ambientazioni e scenografie, elementi iconografici<br />
ricorrenti, assi narrativi privilegiati, forme del racconto audiovisivo,<br />
illustrano da un punto di vista semantico e sintattico la varietà di percorsi tematici<br />
ed espressivi riconducibili a formule di ampio consumo, caratterizzate da<br />
specifici filoni. La guerra, la storia, la memoria e il passato, la violenza, la vendetta,<br />
la parodia, la famiglia, la donna, la sessualità, il contrasto generazionale,<br />
sono solo alcuni dei nodi tematici e delle forme cinematografiche messe in evidenza<br />
nelle sezioni dei capitoli che seguono. Infatti, il criterio di analisi testuale<br />
tende a far emergere i principali aspetti contenutistici, narrativi, e le forme<br />
espressive e retoriche specifiche dei rispettivi generi, nel loro aspetto più convenzionale<br />
e nella loro originalità, con la preoccupazione, sempre presente, di<br />
distinguere il cinema di qualità e maggiormente rappresentativo, dall’ampia produzione<br />
minore che un tale sistema produttivo può generare.<br />
Insieme ai generi, talvolta in mezzo, vicino, oppure lontano, ci sono gli autori.<br />
Infatti nella seconda parte del volume, come suggerisce il titolo, vengono individualmente<br />
affrontati un gruppo di cineasti che rappresentano il cinema <strong>coreano</strong><br />
oggi nel mondo: Hong Sang-soo e Kim Ki-duk lontani dal genere, prolifici<br />
registi che perseguono una ricerca personale all’insegna di uno stile tutto proprio,<br />
ossessionati dai loro temi ricorrenti; Im Sang-soo e Lee Chang-dong anelli di<br />
contatto fra la New Wawe e il cinema contemporaneo, i quali proseguono la loro<br />
analisi della società e delle sue vittime, delle contraddizioni radicate nella storia<br />
recente, con toni melodrammatici, che si avvicinano ai generi per impiegarli<br />
come strumenti di una scrittura, a tratti, intimista. In mezzo ai generi i citati Park<br />
Chan-wook, Kim Ji-woon e Bong-Joon-ho, non solo abilissimi artigiani e grandi<br />
cinefili, ma registi-autori che hanno saputo esportare il grande cinema di qualità<br />
<strong>coreano</strong> in seguito all’enorme successo casalingo delle loro opere.<br />
Sono tutti nomi che sin dalle prime pagine accompagnano lo studio del contemporaneo<br />
cinema <strong>coreano</strong> insieme a molti altri registi di rilievo, ma anche<br />
nomi a cui viene dedicata un’apposita sezione nella quale si cerca di mettere in<br />
evidenza la loro poetica e, dunque, la loro “autorialità”. Con taglio saggistico<br />
viene approfondito il di punto di vista nel cinema di Park Chan-wook nelle sue<br />
svariate accezioni, come del resto avviene con il concetto di comunicazione nel<br />
cinema di Kim Ki-duk, il quale coinvolge l’universo profilmico, espressivo ed<br />
enunciativo. Dello strutturalismo di Hong Sang-soo si mettono in evidenza le<br />
diverse tipologie di riflessività cinematografica e le figure di commento che lo<br />
caratterizzano. In Lee Chang-dong la dimensione temporale assume una specifica<br />
funzione drammaturgica, crea forme e strutture narrative di particolare intensità<br />
melodrammatica; Bong Joon-ho sperimenta potenzialità narrative adeguan-<br />
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