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Cinena coreano

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designata. Se esiste in questo genere un filone che riguarda in particolar modo gli<br />

ambienti scolastici, anche gli altri generi coinvolgono i giovani e le scuole come<br />

il gangster, dove le bande rivali si fronteggiano nella lotta per il potere. La commedia<br />

giovanilistica concerne sia la versione più parodistica, demenziale e talvolta<br />

satirica del mondo degli studenti, spesso analizzato attraverso gli stereotipi<br />

risibili della sessualità, e anche la versione della commedia romantica che<br />

sovente coglie il rapporto tra i giovani in chiave melodrammatica.<br />

Parimenti, il motivo della vendetta e della violenza diviene motore narrativo<br />

nei film di guerra e storici dove la rivalsa ha sempre il suo obiettivo nazionalistico<br />

e patriottico, nei thriller o nei gangster, dove rientra maggiormente nella<br />

sfera individuale, assurgendo a metafora di un senso di giustizia futile e arbitrario;<br />

nell’horror dove il passato incombe minaccioso attraverso la figura di un fantasma<br />

che ritorna nel mondo dei vivi per vendicarsi a causa della sua brutale<br />

morte. Anche nel dramma storico la violenza e la vendetta sono motivi di primo<br />

piano, la cui trasversalità richiede qui un approfondimento generale, mentre, nei<br />

singoli capitoli e attraverso i singoli autori, i temi in questione verranno<br />

approfonditi nello specifico ambito.<br />

Nonostante l’analogia fra le pratiche produttive e stilistiche del cinema <strong>coreano</strong><br />

e di quello americano, il ruolo tematico della violenza assume valori diversi<br />

nella cultura peninsulare. La stessa dicotomia fra buono e cattivo non è così<br />

netta, in quanto il male trova realizzazione nell’alterità e nella diversità. Il trauma<br />

storico, lo si vede bene nel film di guerra, condiziona l’esito delle vicende<br />

narrate spesso in termini negativi: piuttosto di esaltare la propria storia, il cinema<br />

<strong>coreano</strong> rivive il passato in chiave pessimistica. Ma anche gli altri generi,<br />

come anticipato, non offrono una risoluzione ottimistica dei fatti narrati. Infatti<br />

il concetto di “han” è ampiamente teorizzato come tratto unificante della Corea,<br />

è un modo di pensare collettivo e individuale in relazione alle avversità delle<br />

esperienze storiche, spesso incarnato nella figura femminile, ma ancor più generalmente<br />

si riferisce alla questione identitaria della Nazione. Tale sentimento<br />

legato ai traumi storici è anche strumento che converte la tragedia dei coreani in<br />

un processo dinamico e attivo: in direzione esterna tramite la vendetta o interiormente<br />

attraverso l’autoriflessione e lo sviluppo di una nuova identità. La<br />

libertà espressiva, la prosperità economica, lo zelo imprenditoriale e l’attitudine<br />

iconoclastica sono elementi che, secondo lo studio di Ha Ju-Yong e Joel David, 45<br />

spiegano la nuova ondata coreana e la violenza che in certi film si fa esplicita,<br />

oltre che ossessiva, rievocando lo specifico trauma storico. Gli autori, ad esempio,<br />

individuano una serie di pellicole che possono essere classificate in base a specifiche<br />

forme di violenza. Alcune esemplificano alla sua radice la questione politica<br />

come Shiri (Kang Je-gyu), Peppermit Candy (Lee Chang-dong), JSA (Park<br />

Chan-wook), Silmido (Kang Woo-suk), Taegukgi (Kang Je-gyu); altre manifestano<br />

una forma relativamente più interiore di violenza che si può trovare in pellicole<br />

come The Day a Pig Fell Into the Well (Hong Sang-soo), Green Fish (Lee<br />

Chang-dong), Friend (Kwak Kyung-taek), Save the Green Planet (Jang Joon-<br />

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