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Articolo Tagliavini appoggiature

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LUIGI FERDINANDO TAGLIAVINI<br />

necessità del suo impiego nell’odierna prassi esecutiva». 17 È tuttavia sintomatico<br />

che non riuscì a Paumgartner d’instaurare (o reinstaurare) tale prassi, inculcandola<br />

nei cantanti attivi nella prestigiosa sede in cui egli era attivo, il Mozarteum<br />

di Salisburgo, come ci attestano ancora una volta numerose documentazioni<br />

discografiche.<br />

Benché nata nel quadro della declamazione del verso italiano, la prassi<br />

dell’appoggiatura viene assimilata dal canto in altre lingue, in primo luogo da<br />

quello tedesco, dato che la metrica tedesca ha dimostrato di ben adattarsi allo<br />

‘stile madrigalistico’ importato dall’Italia. Già nel 1653 l’erudito Caspar Ziegler,<br />

cognato di Schütz, afferma che nella lingua tedesca questo ‘genus carminis’, del<br />

tutto analogo allo ‘stile recitativo’, basato sull’alternanza di endecasillabi e settenari,<br />

non sottomesso a precisi obblighi di rime, sì da avvicinarsi più al parlar<br />

comune che a quello poetico, meglio di ogni altro si presta ad essere messo in<br />

musica. 18 È del resto significativo che la prima precisa e dettagliata codificazione<br />

dell’impiego dell’appoggiatura nel recitativo sia quella già citata offerta nel<br />

1725/26 da Telemann. 19 E sarà un altro autore tedesco appartenente alla cerchia<br />

formatasi intorno alla famiglia Bach, Johann Friedrich Agricola, a corredare di<br />

espliciti esempi musicali – concernenti, tra l’altro, proprio l’uso dell’appoggiatura<br />

– la sua versione tedesca ampiamente commentata del trattato di Tosi. 20 E<br />

gli esempi sopra citati di Beethoven e Weber mostrano quanto la prassi si sia<br />

consolidata in terra tedesca.<br />

Meno si presta per contro la lingua francese all’impiego dell’appoggiatura<br />

quale sottolineatura dell’accento prosodico, a dispetto del larghissimo favore che<br />

il port de voix ha avuto nella musica francese. A parte l’assenza di parole corrispondenti<br />

alle sdrucciole dell’italiano, nelle parole corrispondenti alle piane<br />

(cioè in quelle a chiusura ‘femminile’) il suono smorzato e chiuso della «e» finale<br />

e la conseguente supremazia della penultima vocale accentata esimono dalla<br />

necessità di aggiungervi un ‘accento’ musicale. Garcia osserva a tal proposito<br />

17 BERNARD PAUMGARTNER, Von der sogenannten Appoggiatur in der älteren Gesangsmusik und der<br />

Notwendigkeit ihrer Anwendung in der heutigen Aufführungspraxis «Schweizer pädagogische Blätter»,<br />

XIV, gennaio 1953, pp. 1-15, rist. in «Jahresbericht der Akademie für Musik und darstellende<br />

Kunst ‘Mozarteum’», Salzburg 1954-55, pp. 7 e seguenti. Paumgartner riporta, tra l’altro, i significavi<br />

esempi offerti dalla nona sinfonia di Beethoven, da Così fan tutte e dal Freischütz or ora citati.<br />

18 CASPAR ZIEGLER, Von den Madrigalien, einer schönen und zur Musik bequemsten Art Verse, wie sie nach<br />

der Italiener Manier in unserer Deutschen Sprache auszuarbeiten […], Hartmann, Wittenberg 1653. La<br />

versione originale tedesca del passo qui citato è riprodotta in LUIGI FERDINANDO TAGLIAVINI,<br />

Studi sui testi delle cantate sacre di J. S. Bach, CEDAM-Bärenreiter, Padova-Kassel 1956, pp. 17-18.<br />

19 Cfr. i testi cit. alla nota 3.<br />

20 JOHANN FRIEDRICH AGRICOLA, Anleitung zur Singkunst - aus dem Italienischen des Herrn Peter Franz<br />

Tosi […] mit Erläuterungen und Zusätzen, Winter, Berlin 1757; ristampa anastatica con prefazione<br />

ed appendice di Erwin R. Jacobi e, in allegato, il facsimile dell’edizione originale (1723) delle<br />

Opinioni di Tosi, Moeck, Celle 1966; cfr. sopra nota 2.<br />

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