Articolo Tagliavini appoggiature
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LUIGI FERDINANDO TAGLIAVINI<br />
Alla fine della frase questa sostituzione può anche farsi mediante una nota inferiore,<br />
se essa è preparata e se si trova a distanza d’un solo semitono. 37<br />
È un’affermazione che coincide con quelle di tanti altri autori, salvo che qui<br />
si dice che l’appoggiatura non «deve», ma «può» essere fatta. 38<br />
Ma il guaio avviene allorché i detrattori della prassi dell’appoggiatura, anziché<br />
citare obbiettive testimonianze, offrono interpretazioni tendenziose e<br />
quindi errate dei testi. È il caso di Erik Smith che, in un suo commento ad<br />
un’edizione discografica dell’Italiana in Algeri, 39 afferma sprezzosamente che<br />
«purtroppo l’inflessibilità di quei critici che ritengono che l’appoggiatura debba<br />
essere fatta in ogni possibile occasione sembra essere inversamente proporzionale<br />
alla loro conoscenza dell’argomento». Ma proprio la ‘flessibilità’ di cui<br />
Smith si fa difensore dimostra, ahimé, di non essere in proporzione diretta con<br />
la conoscenza del problema da parte di questo autore; viene infatti fatta una<br />
totale confusione tra l’appoggiatura impiegata quale ‘accento’ nel recitativo e<br />
l’appoggiatura quale può essere introdotta ad libitum e con il dovuto criterio<br />
nell’aria e viene a tal uopo invocata l’autorità di Mancini che mette in guardia<br />
contro un uso indiscriminato di tale ornamento su tutte le parole del tipo di<br />
«tiranno», «crudele», «spietato» in un’aria, in particolare in un’‘aria d’invettiva’. 40<br />
Il tentativo che mi sembra più apprezzabile compiuto al fine di ‘ridimensionare’<br />
l’uso dell’appoggiatura, sia pur limitatamente al recitativo mozartiano, è<br />
quello di Frederick Neumann. 41 Quest’autore si spinge tuttavia sulla pericolosa<br />
via di voler ridimensionare anche il valore e l’importanza di autorevoli testimo-<br />
37 LABLACHE, Méthode complète, Section troisième, Article 2. Du Récitatif, pp. 96-97: «Depuis longtemps<br />
les chanteurs Italiens ont introduit l’usage de faire fréquemment des Appoggiature ou plutôt des<br />
Substitutions de notes dans certains endroits du Récitatif: cela donne en effet plus d’élégance et<br />
détruit un peu la monotonie résultant de la répétition fréquente des mêmes Sons.<br />
Il est impossible de déterminer d’avance tous les endroits où cette substitution de note est praticable:<br />
mais en général partout où le Tems fort d’un commencement ou d’une fin de phrase de<br />
Récitatif est formé de deux notes on peut en mettre une d’un degré plus haut. [Seguono qui i tre<br />
esempi 19-21].<br />
A la fin de la phrase, cette substitution peut même se faire quelquefois par une note inférieure si<br />
elle est préparée et si elle est à la distance de demi-ton seulement» [segue l’esempio 22].<br />
Si aggiunge (p. 98) che le <strong>appoggiature</strong> si fanno meno sovente nel recitativo francese; è bene, se si<br />
eseguono, che le due sillabe appartengano alla stessa parola (seguono i due esempi 23 e 24).<br />
L’ultima raccomandazione verrà ribadita da Garcia (Scuola di Garcia, Parte Seconda, pp. 66-67).<br />
38 Se, come s’è detto, il trattato non è stato scritto da Lablache e il non meglio identificabile vero<br />
autore va cercato, com’è ben verosimile, in Francia, ove, come s’è visto, la pratica dell’appoggiatura<br />
non era generalizzata, la mancanza di rigore nel richiederne l’impiego può essere perfettamente<br />
spiegata.<br />
39 Quaderno annesso all’edizione discografica dell’Italiana in Algeri registrata a Londra nel 1964 sotto<br />
la direzione di Silvio Varvisio, disco Decca ZAL 6191-6196, SET 262-264.<br />
40 MANCINI, Riflessioni pratiche, p. 143.<br />
41 FREDERICK NEUMANN, Vorschlag und Appoggiatur in Mozarts Rezitativ, «Mozart-Jahrbuch» 1980-<br />
1983, pp. 363-384.<br />
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