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Tecnologie per i Beni Culturali<br />
43<br />
Alla scoperta di Abu Tbeirah:<br />
un libro in Open Access<br />
RECENSIONE<br />
A CURA DI: LICIA ROMANO, FRANCO D'AGOSTINO<br />
FORMATO ELETTRONICO: PDF OPEN ACCESS SCARICABILE QUI:<br />
HTTP://WWW.EDITRICESAPIENZA.IT/SITES/DEFAULT/FILES/5885_ABU_TBEIRAH_INTERNO_EBOOK_OA.PDF<br />
PAGINE: 492<br />
PREZZO: 0 EURO<br />
ISBN: 978-88-9377-108-5<br />
È stato appena presentato alla Sapienza di Roma il volume in lingua<br />
inglese “Abu Tbeirah. Excavations I. Area 1 Last Phases and Bulding<br />
A Phase 1” ( Sapienza editrice) a cura di Licia Romano e Franco D’Agostino.<br />
Il libro raccoglie i risultati degli scavi condotti nel sito di Abu<br />
Tbeirah (Nasiriyah, Iraq Meridionale) e delle analisi effettuate dal team<br />
italo-iracheno di ricercatori. Il volume è disponibile sia in cartaceo sia in<br />
open-access al link http://www.editricesapienza.it/node/7845<br />
L’area interessata dalle ricerche del team della Sapienza e della Direzione<br />
delle Antichità irachena si trova ben più a sud di Baghdad. Abu Tbeirah<br />
è infatti un sito sumerico del III millennio a.C. situato nella parte più<br />
meridionale della cosiddetta Bassa Mesopotamia. Il Tell (n.d.r “collina<br />
artificiale”) è situato a pochi chilometri di distanza dalla capitale sumerica<br />
di Ur, famosa per via dei suoi antichi monumenti tra cui spicca di<br />
certo la Ziqqurat, la torre templare del dio lunare Nannar/Suena.<br />
Dopo un’introduzione alle premesse scientifiche e politiche dell’inizio<br />
delle attività di scavo ad Abu Tbeirah, scritta da SE Dott. Abdulamir al-<br />
Hamdani, archeologo e Ministro Iracheno della Cultura, del Turismo e<br />
delle Antichità, la prima sezione del volume è dedicata all’inquadramento<br />
del sito dal punto di vista paleo-ambientale. Salvatore Milli e<br />
Luca Forti presentano il setting geologico dell’area e analizzano i cambiamenti<br />
della linea di costa, che nel III millennio a.C. si trovava vicina al<br />
sito, molto più a nord rispetto alla posizione attuale. Alessandra Celant<br />
e Donatella Magri riassumono le evidenze paleo-botaniche e polliniche<br />
del Vicino Oriente, introducendo la flora antica dell’area della Bassa<br />
Mesopotamia. Jafar Jotheri conclude la sezione con una analisi della<br />
canalizzazione antica nella regione di Abu Tbeirah, sulla base di uno<br />
studio che mette insieme remote sensing e analisi sul campo.<br />
La parte centrale del volume comprende tre capitoli realizzati da Licia<br />
Romano. Il capitolo 6 presenta il sito di Abu Tbeirah e un excursus generale<br />
sulle aree di scavo, sulla metodologia applicata, sui fenomeni<br />
post-deposizionali. Si approfondisce poi la stratigrafia dell’Area 1, situata<br />
nella porzione Sud-est del sito. Qui è stata rinvenuta una household<br />
(ndr struttura abitativa di grandi dimensioni), abbandonata e distrutta<br />
nel corso del tempo da una serie di attività più tarde, tra cui anche diverse<br />
sepolture. La cronologia di questo abbandono graduale dell’area<br />
fornisce un quadro del momento critico in cui la città di Abu Tbeirah<br />
inizia la sua decadenza e il suo ridimensionamento, per poi definitivamente<br />
scomparire alla fine del III mill. a.C.<br />
I due capitoli successivi descrivono in dettaglio tutte le attività antropiche<br />
relative al cimitero e all’ultimissima fase di occupazione dell’area e<br />
analizzano la struttura sottostante vano per vano, il tutto illustrato da<br />
un ricco apparato grafico.<br />
Segue poi lo studio da parte di Susanna Cereda dei residui pesanti della<br />
pavimentazione di un vano dell’edificio: nei casi di strutture abbandonate<br />
(e non solo) l’analisi dei pavimenti, insieme a quella dei macroartefatti<br />
portati alla luce, è difatti l’unico modo per poter comprendere<br />
quali attività venivano compiute all’interno di un ambiente. I risultati<br />
nel caso di Abu Tbeirah sono piuttosto interessanti: la Room 23, oggetto<br />
dello studio, rivela una molteplicità di attività che variano dal consumo<br />
di cibo alla fusione del bitume e probabilmente alla produzione<br />
di strumenti.<br />
Alla parte più prettamente stratigrafica segue una sezione di diversi<br />
capitoli dedicata all’analisi dei manufatti ed ecofatti portati alla luce<br />
durante gli scavi.<br />
Si inizia con l’analisi di Licia Romano, Marta Zingale, Giulia Festa e Vanessa<br />
Forte della ceramica che viene descritta sia dal punto di vista<br />
tipologico sia tecnologico, con un focus particolare sui dati provenienti<br />
dalle analisi neutroniche effettuate su diversi campioni.<br />
Mary Anne Tafuri poi presenta uno studio preliminare sui resti umani<br />
rinvenuti sia nel cimitero sia nelle tombe sub-pavimentali dell’edificio<br />
dell’Area 1, mettendo in risalto sia la presenza di paleopatologie sia di<br />
stress muscolo-scheletrici, indicazione delle attività svolte in vita dagli<br />
antichi abitanti di Abu Tbeirah. I risultati delle analisi isotopiche, pur<br />
nei limiti dovuti al danneggiamento post-deposizionale dei reperti, forniscono<br />
poi un quadro interessante sulla paleodieta.<br />
Francesca Alhaique descrive e analizza in dettaglio i rinvenimenti faunistici<br />
dai diversi contesti scavati, mettendo in luce associazioni e ricorrenze<br />
particolari. Si sottolinea poi il largo consumo da parte degli<br />
antichi abitanti di Abu Tbeirah di specie acquatiche sia dulcicole sia<br />
marine.<br />
Dai reperti faunistici si passa poi agli studi sulla litica realizzati da Daniele<br />
Moscone e da Davide D’Errico, che forniscono una chiara immagine<br />
della produzione della litica scheggiata e del suo utilizzo. A conclusione<br />
del volume Angela Greco e Franco D’Agostino presentano una serie di<br />
nomi di città con cui potrebbe identificarsi il sito di Abu Tbeirah: l’analisi<br />
si basa su alcuni testi cuneiformi che raccontano le tappe dei viaggi<br />
delle statue delle divinità sumeriche durante i festival sacri.<br />
A cura di Francesca Salvemini