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NOI - frammenti di siena

Il nuovo magazine targato Extempora. Numero unico dicembre 2019

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Cecchi, Zullio Cipriani, Alessandro

Fanetti, Altivaro Felli, Tommaso

Grossi, Adolfo Lamioni, Lorenzo

Maestrini, Gino Stanghellini, Sabatino

Tamburini e Alberto Testi.

Forse senza consapevolezza piena,

iscriveranno i loro nomi nella

storia dello sport senese. Il testo,

tratto da un documento originale

firmato dai soci fondatori Belatti,

Cecchi e Stanghellini, controfirmato

dallo storico segretario Alfio

Pistolesi, non specifica il giorno,

ma successive ricerche, fra le quali

quelle dello storico Nicola Natili,

hanno portato ad individuare che

si trattava con certezza del 18 novembre.

Il documento continua riportando

i vari cambi di denominazione:

“Fu nell’assemblea del 18

novembre 1908, presidente Casco

Ghinozzi, che il sodalizio costituito

quattro anni avanti divenne

Società Sportiva Robur e da quel

momento si inizia il suo periodo

di fortunata scesa e di intensa attività

agonistica in campo regionale

e nazionale. Lo sviluppo assunto

dal calcio, dopo la prima guerra

mondiale, finì per indirizzare unicamente

verso questa disciplina

sportiva l’attività agonistica del

sodalizio tantoché, all’inizio della

stagione calcistica 1933-34, presidente

Aldo Sampoli, la Società

Sportiva Robur assunse la nuova

denominazioni di Associazione

Calcio Siena a confermare, anche

nella propria ragione sociale, l’esclusiva

attività calcistica. Tuttavia,

per ricordare le origini della società

e il suo luminoso passato, alla

nuova denominazione venne fatta

seguire la dizione “Robur 1904”,

così da formare un tutto unico

con la denominazione stessa”. La

“vecchia e gloriosa” Robur ha vissuto

tante pagine epiche: quella del

Chinotto Neri del 1955-56 che fu il

là al ritorno in C e alla conquista

dello Scudetto della Quarta serie,

fino ad arrivare all’ormai celeberrima

trasferta di Cannara, utilizzata

fra tifosi per testimoniare il proprio

attaccamento a quella maglia

anche quando c’era da affrontare

fangosi campi e tribune inesistenti

nei campetti della terza serie.

Quando allo stadio, insomma, si

andava la domenica alle 14, seduti

sui nudi gradoni scoperti quando

andava bene, sui greppi delle

curve spoglie di qualsiasi tribuna

quando non bastavano i soldi della

paghetta settimanale per comprare

il tagliando di gradinata. Erano

gli anni delle pubblicità allo stadio

prima della partita, alcune diventate

mitiche e quelli dei primi

gruppi ultras che si andavano formando

accanto agli storici Fedelissimi

(che si avviano a compiere

qualcosa come cinquanta anni di

incredibile storia): non è un caso

che la curva e gli Ultras Fighters

proprio quest’anno e proprio nella

settimana del compleanno bianconero

hanno festeggiato quaranta

anni di tifo. Da quelle domeniche

molte volte apatiche, con squadre

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