GEOmedia_5_2019
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Rivista bimestrale - anno XXIII - Numero 5/2019 - Sped. in abb. postale 70% - Filiale di Roma
TERRITORIO CARTOGRAFIA
GIS
CATASTO
3D
INFORMAZIONE GEOGRAFICA
FOTOGRAMMETRIA
URBANISTICA
EDILIZIA
GNSS
BIM
RILIEVO TOPOGRAFIA
CAD
REMOTE SENSING SPAZIO
WEBGIS
UAV
SMART CITY
AMBIENTE
NETWORKS
LiDAR
BENI CULTURALI
LBS
Set/Ott 2019 anno XXIII N°5
La prima rivista italiana di geomatica e geografia intelligente
COSMO SKYMED
SECONDA GENERAZIONE
GEOGRAPHIC
INFORMATION MANAGER
E GEOSPATIAL
RILEVAMENTO DELLA
RADIOATTIVITÀ AMBIENTALE
NARRAZIONE
GEOGRAFICA ATTIVA
STRUMENTI
TOPOGRAFICI
REACH RS2
MULTIFREQUENZA (L1,L2,L5)
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OGC, INSPIRE, ETSI per armonizzare un dato che non c’è
A partire dalla grande opera di standardizzazione che l’Open Geospatial Consortium (OGC) ha
avviato a livello mondiale qualche decennio fa per uniformare i software e i formati dei dati
geografici, con poi a seguire l’armonizzazione di INSPIRE avviata in Europa nel 2007 per avere un
formato unico di una infrastruttura di dati geografici a livello europeo, per arrivare recentemente
ad ETSI, che da pochi anni si occupa di affrontare le forti sinergie tra le sfere di informazioni che
attualmente interagiscono in una smart city, possiamo dire di aver dato energia a tutte le iniziative
necessarie ad una gestione digitale corretta dei dati.
Ma lo domanda che ci poniamo oggi è: dove sono i dati? Sono stati aggiornati? Sono alla
risoluzione necessaria?
Purtroppo la risposta nel settore dei dati geografici è molto deludente. Ci sono esempio di
porzioni di territorio nei quali l’aggiornamento della cartografia non avviene da molto tempo,
e non ci riferiamo a territori extraurbani dimenticati, ma a città ed aree metropolitane vaste ed
importanti.
La figura del cartografo non è più contemplata dai nostri ordinamenti scolastici di qualsiasi livello,
tranne qualche master nel quale però si preferisce parlare di “mappatura”, cosa ben diversa dalla
rappresentazione cartografica e dalla topografia del territorio, assorbita all’interno dei geodatabase
topografici.
Ciò nonostante non si produce più cartografia di base, come se quella rilevata nei decenni passati
dagli Organi Cartografici dello Stato e dalle Regioni non abbia subito mutazioni.
E ci sono casi eclatanti come quello di Roma Capitale ove la disponibilità attuale di cartografia
è limitata a quella 1:5000 rilevata nel 2014 dalla Regione Lazio per i suoi fini istituzionali di
coordinamento territoriale. Ma la necessità della scala urbana è ben altra e a Roma si conta solo
una cartografia vetusta in scala 1:2000 realizzata dal Consorzio Cartesia, oggi esperimento fallito,
che peraltro soffre di problemi di copyright e mancata distribuzione della versione completa e
collaudata agli uffici.
Eppure la cartografia urbana va realizzata in scala 1:1000 e 1:500 nei centri storici.
Eccezion fatta per la cartografia 1:500 aerofotogrammetrica di Nistri nella zona centrale di Roma,
realizzata nel secolo scorso ad opera della Sovrintendenza Archeologica, che aveva bisogno di
veri strumenti di tutela. Un carta che, ancora oggi, è considerata di altissima affidabilità. Al pari
di quelle settecentesche e ottocentesche che stanno per essere distribuite nell’ambito del sistema
geografico Forma Romae.
Ed è così per molte altre realtà italiane.
Il gruppo di specifiche settoriali ETSI per la gestione trasversale delle informazioni contestuali
(ISG CIM) ha recentemente rilasciato la specifica GS CIM 004 che definisce un modo semplice
per inviare o richiedere dati relativi al contesto, informazioni correlate, fonte o licenza di tali dati.
Le smart city saranno le prime a beneficiare di questa specifica che definisce una API (Application
Programming Interface) standard per la gestione delle informazioni di contesto che consente un
accesso quasi in tempo reale alle informazioni provenienti da molte fonti diverse.
Conoscere la fonte, il significato e l'affidabilità dei dati è assolutamente cruciale nel prendere
decisioni, specialmente laddove esiste la responsabilità legale, ma non dimentichiamo che la base
di ciò è una infrastruttura territoriale di dati geografici da aggiornare in funzione delle continue
modifiche del territorio alle quali stiamo assistendo.
Buona lettura,
Renzo Carlucci
IN quEStO
NuMERO...
fOCuS
REpORt
GEOGRAphIC
INfORMAtION MANAGER
E GEOSpAtIAl, tERMINI
INCOMpRENSIbIlI IN
ItAlIA
DI RENZO CARLUCCI
6
LE RUBRICHE
24 Immagine ESA
26 AEROFOTOTECA
32 MERCATO
40 TERRA E SPAZIO
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12
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DEllA RADIOAttIvItà
AMbIENtAlE
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RIlEvAMENtO E lE
NuOvE tECNOlOGIE
DI ROMEO GALLO
In copertina una immagine del
satellite COSMO-Skymed di
seconda generazione in orbita
attorno alla terra.
geomediaonline.it
GEOmedia, bimestrale, è la prima rivista italiana di geomatica.
Da più di 20 anni pubblica argomenti collegati alle tecnologie dei
processi di acquisizione, analisi e interpretazione dei dati,
in particolare strumentali, relativi alla superficie terrestre.
In questo settore GEOmedia affronta temi culturali e tecnologici
per l’operatività degli addetti ai settori dei sistemi informativi
geografici e del catasto, della fotogrammetria e cartografia,
della geodesia e topografia, del telerilevamento aereo e
spaziale, con un approccio tecnico-scientifico e divulgativo.
INSERZIONISTI
3Dtarget 17
aerrobotix 34
La narrazione geografica
si fa attiva con Loquis
intervista a Bruno
PeLLegrini, fondatore e
ceo deLLa Piattaforma
innovativa di geo-Podcast
Loquis
A CURA DI GEO4FUN
18
Codevintec 36
Epsilon 33
Esri Italia 22
GECsoftware 2
GeoBusiness 35
Geogrà 38
Geomax 45
GIS3W 43
Gter 21
Image S 23
Leica 37
Planetek Italia 44
Profilocolore 39
uno sguardo daL cieLo:
cosmo-skymed
seconda genrazione,
Beidou, PoLitica
sPaziaLe deLLa
commissione euroPea
DI MARCO LISI
40
Stonex 48
SurveyLab 32
Teorema 46
Topcon 47
Sullo sfondo una immagine
di Copernicus Sentinel-1 ci
porta in una parte dello stato
brasiliano del Mato Grosso
nelle profondità dell'Amazzonia.
Questa immagine
combina tre immagini radar
separate della missione Copernicus
Sentinel-1, distanti
circa due anni per mostrare
il cambiamento delle colture
e della copertura del suolo
nel tempo. Contains: modified
Copernicus Sentinel data
(2015-19), processed by ESA,
CC BY-SA 3.0 IGO.
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Numero chiuso in redazione il 30 gennaio 2020
FOCUS
Geographic Information
Manager e Geospatial, termini
incomprensibili in Italia
di Renzo Carlucci
Fig. 1 – Struttura del programma di studi e qualificazioni del corso in Geoinformatics
Engineering nella “School of Civil Environmental and Land Management Engineering
School of Industrial and Information Engineering. Milano Campus (Laurea Magistrale
equivalent To Master Of Science)”
L’
Nel 2015 nacque
ufficialmente in Italia la
figura del Geographic
Information Manager (GIM)
presentato come risultato
di una analisi di un gruppo
di professionisti del settore
che avevano iniziato a
dar forma a questa nuova
figura. Ufficializzato nel
2018 da AGID, è oggi in
itinere per essere inserito
come figura di riferimento
nei nuovi programmi politici
regionali e comunali.
Agenzia per l’Italia
digitale (AGID) ha
inserito la figura del
GIM utilizzando la
normalizzazione effettuata con
la pubblicazione (26.4.2018)
della norma UNI 11621-5;
2018 “Attività Professionali non
regolamentate – Profili professionali
per l’ICT – Parte 5: Profili
professionali relativi all’informazione
geografica”.
Di fatto venne finalmente
recepita una crescente sensibilità
verso le professioni svolte
nell’ambito dell’informazione
geografica, in sintonia con lo
sviluppo tecnologico e le prospettive
degli utilizzatori sempre
più attratti dalle possibilità di
analisi del mezzo geospaziale.
La lunga storia del GIM
Ma quanto di questo fa parte
della conoscenza di chi non è
un addetto del settore? Se parliamo
di un Energy Manager
(dalla cui figura si ispira quella
del GIM) a un comune cittadino,
probabilmente comprende
con facilità che si tratta di un
esperto del settore energetico
dedicato alla gestione razionale
dell’energia, ma se analogamente
parliamo di un Geographic
Information Manager difficilmente
comprenderà che stiamo
parlando di un esperto inserito
negli organismi di governo
per sostenere e governare l’uso
consapevole dei dati geografici
e delle tecnologie disponibili
per la loro raccolta, gestione e
condivisione.
Il ruolo dell’energy manager è
stato introdotto per legge nel
1991 per quei soggetti (enti
pubblici e privati) caratterizzati
da consumi annui di energia
al di sopra di una data soglia,
che dovevano affidarsi a un
tecnico per “la conservazione
e l’uso razionale dell’energia”.
Ma abbiamo dovuto attendere
il 2014 – e solo dietro la necessità
di attuazione di una direttiva
UE sull’efficienza energetica
– è stato dato corpo, nel
2016, all’esperto in gestione
dell’energia che sarà poi obbligatorio
inserire nei processi per
beneficiare di riconoscimenti
economici derivati da azioni di
risparmio energetico.
Venticinque anni di gestazio-
6 GEOmedia n°5-2019
FOCUS
ne per attuare l’introduzione
di una figura professionale
istituita per legge. Quanti ce
ne vorranno per attuare l’introduzione
di un manager
dell’informazione geografica
all’interno dei sistemi di governo?
Considerato inoltre che attualmente
ha un solo riconoscimento
di UNINFO e AGID,
le istituzioni che individuano
le specifiche competenze del
ruolo e ne delineano il campo
di attività.
La formazione impossibile
Ma dal punto di vista della
formazione il GIM che titolo
dovrà avere? Quale percorso
formativo?
La situazione italiana a proposito
è quanto mai deludente,
un paese che in pratica sta
facendo scomparire tutto ciò
che ha relazione con la “geografia”,
materia ormai in via di
estinzione anche dalla scuola
primaria e secondaria. Solo per
citare esempi ricordo i periti
per le costruzioni, ambiente e
territorio che hanno sostituito
la classica figura del geometra
con un perito senza arte né
parte, procurando un calo delle
iscrizioni probabilmente per
l’inadeguatezza dei programmi
e per la mancanza di connessione
con la realtà (cfr. A. Selvini
in Editoriale GEOmedia 2
2017).
Al livello universitario se si volesse
intraprendere la carriera
del gestore di informazione
geografica, su quale percorso
si dovrebbe andare? Sono rari
ancora oggi gli specifici corsi
di laurea in questo settore.
Qualche Master si avventura
nella Geoinformazione, ormai
presente in quasi tutte le sedi
universitarie, spesso spinti dalla
novità introdotta dai droni
per effettuare riprese aeree,
purtroppo pochi con serietà e
stabilità che vada oltre il momento
del business generato
dalle mode. A Venezia nella
IUAV, cito comunque uno
dei primi corsi di Laurea in
Sistemi Informativi Territoriali
che ha formato molto dei
tecnici attualmente impiegati
nelle situazioni di governo del
territorio. A Milano da poco
è nato il corso di Laurea in
Geoinformatics Engineering,
ma tutto in inglese, un messaggio
che fa capire come in Italia
non ci sia sbocco per questo
tipo di laureati.
L’importanza
dell’acquisizione del dato
Nel recente periodo in cui
sono stati avviati processi per
la realizzazione della normalizzazione
e standardizzazione dei
dati geografici (direttiva UE
INSPIRE) non molto impulso
è stato dato alla acquisizione
ed aggiornamento dei dati
cartografici, spesso considerati
solo come “sfondo” dei sistemi
informativi geografici.
E’ vero che gli sforzi pre e post
bellici del secolo scorso hanno
prodotto la cartografia di base
del nostro paese attraverso l’opera
di inquadramento dell’Istituto
Geografico Militare
che ha prodotto le basi cartografiche
alla scala 1:100.000 e
1:25.000. Ma è pur vero che
il territorio si evolve e quello
che chiamiamo “consumo di
suolo”, che oggi cresce a ritmi
di qualche metro quadro al secondo,
avrà prodotto variazioni
sostanziali che dovrebbero
portare ad un aggiornamento
costante della cartografia per
un monitoraggio efficiente.
All’inizio degli anni ’80 la
produzione cartografica venne,
dal governo centrale dello
Stato, trasferita alle Regioni.
Prevedendo un aggiornamento
dei voli aerofotogrammetrici, a
fini urbanistici, almeno biennale.
La realtà però non è stata così.
Da qualche anno la produzione
di dati cartografici “ufficiali” in
Italia, subisce rallentamenti per
mancanza di investimenti. Le
imprese aerofotogrammetriche
erano un centinaio negli anni
’70, oggi ridotte a qualche unità
con volumi di attività ridotti
al minimo. Certo la rivoluzione
apportata da Google Map ha
portato a pensare che si possa
limitare la spesa per cartografare
affidandosi a Google. Spesso
però la liceità delle operazioni
sul territorio si misurano sulle
caratteristiche geometriche di
risoluzione e accuratezza, elementi
che non sono oggetto
della piattaforma di mappa
Google e neanche di quelle
delle Voluntary Geographic
Information (VGI), da cui ad
esempio nasce OpenStreetMap,
mappa delle strade appunto…
non del territorio.
Quanto sia giusto normalizzare,
standardizzare e armonizzare
un dato non aggiornato
è da pensare mentre l’impresa
di realizzare una Infrastruttura
di Dati Territoriali “aggiornabile”
del territorio nazionale
potrebbe rivelarsi egualmente
necessaria.
Gli esempi di questa carenza
non mancano. Basti pensare
che il rilievo di dettaglio
urbano, normato nelle scale
1:2000, 1:1000 e 1:500, non
è disponibile anche nella capitale.
A Roma si utilizza una
cartografia derivata da quella
di livello territoriale regionale
realizzata nella scala 1:5.000
prodotta più di 5 anni fa.
La cosiddetta CTR14, Carta
Tecnica Regionale 2014. Una
città ove il dettaglio e la precisione
conta, ove sono in gioco
redditi immobiliari nascosti al
Catasto, un sito Unesco ove
dovrebbero essere preservate le
caratteristiche storiche che la
contraddistinguono.
GEOmedia n°5-2019 7
FOCUS
Purtroppo addirittura non
si sa a chi spetti oggi il controllo
a livello nazionale e
l’emanazione di direttive certe
essendo in pratica aboliti gli
organi cartografici quali l’Istituto
Geografico Militare
che sopravvive a malapena,
l’Agenzia del Territorio, chiusa
ed assorbita dall’Agenzia delle
Entrate, il Servizio Geologico
Nazionale, assorbito dall’I-
SPRA e privato delle sue
strutture di funzionamento, il
servizio geotopocartografico
dello Stato maggiore dell’Aeronautica,
che raramente si
occupa di far cartografia ed in
ultimo l’Istituto Idrografico
della Marina che per fortuna
sopravvive e si adegua ai tempi
con produzione del dato digitale
di alto livello utilizzato
nei sistemi di navigazione mediterranea.
Anche il Catasto
comunque, inglobato nell’Agenzia
delle Entrate, sopravvive
e dimostra di essere l’unica
cartografia digitale italiana
aggiornata nello stesso istante
in cui sono trasmessi, ad opera
dei professionisti, i dati di aggiornamento.
“L’importanza
del dato, della
sua qualità
e del suo
aggiornamento
è fondamentale
”
Fig.
I compiti del GIM
Con le “Linee guida per l’armonizzazione
delle qualificazioni
professionali, delle professioni
e dei profili in ambito ICT”
AGID mette a disposizione di
Regioni, enti titolati e amministrazioni,
uno strumento utile
a comprendere la necessità di
armonizzare le terminologie
utilizzate (ad esempio nei repertori
regionali), allineandosi
ove possibile ai profili ICT nazionali
recepiti nelle linee guida
AGID.
AGID definisce oggi in questo
modo il GIM:
“Figura professionale inserita
negli organismi di governance
di un’organizzazione, per sostenere
e governare l’uso consapevole
dei dati geografici e delle
tecnologie disponibili per la
loro raccolta, gestione e condivisione,
con particolare attenzione
anche allo sviluppo delle
IDT. Le azioni del GIM facilitano
l’incremento della competenza
digitale all’interno del
network che compone un’organizzazione
orientata ad un uso
consapevole dei dati geografici
nei riguardi delle problematiche
legate alla capacità di fruire di
tali dati, intesa sia rispetto alla
disponibilità di queste informazioni,
sia come abilità conseguite
per il loro sfruttamento.”
Descrivendone poi i compiti:
“Attribuito al dato geografico
valore di “materia prima” per la
creazione di prodotti e servizi
2 – I profili professionali legati alla informazione geografica.
innovativi, il GIM identifica le
supply chain esistenti nell’ambito
dell’organizzazione, coordina
la raccolta e la validazione di
dati geografici inerenti le attività
e ne analizza i contenuti sia
per estrarne informazioni utili
a generare valore, sia per produrre
conoscenza da restituire
al territorio. In particolare, sulla
base dell’analisi dei flussi di
produzione realizzati all’interno
dell’organizzazione, il GIM
individua i dati caratterizzati
da una dimensione geografica o
che potenzialmente potrebbero
possederla, ne valuta l’utilizzo,
le finalità ed il “rendimento”
in termini di effettivo utilizzo
rispetto alle potenzialità.
Inoltre, grazie alla conoscenza
approfondita del business e/o
missione dell’organizzazione,
questa figura professionale
pone in evidenza le sequenze
di attività già in essere o potenzialmente
attuabili che possono
significativamente contribuire
alla realizzazione di servizi di
valore come insieme di processi
o sistemi di supporto alle decisioni.”
In sintesi vengono definiti i seguenti
ruoli:
GeoData Analyst (GDA):
esperto di processi, metodologie
e tecnologie di acquisizione
e di manipolazione di dati
geospaziali
8 GEOmedia n°5-2019
FOCUS
I profili professionali consolidati da AGID, relativi all’informazione geografica sono:
GeoData Analyst (GDA)
• Descrizione sintetica. Figura professionale esperta dei processi, delle metodologie e delle tecnologie di acquisizione e di manipolazione
di dati geospaziali. Si occupa di analizzare i dati di natura spaziale per fornire al management le informazioni utili a disegnare
strategie e prendere decisioni, nonché per produrre informazione e nuova conoscenza atta a concretizzare attività di problem solving.
Particolare attenzione è rivolta al contesto dei «Big Data» di tipo spaziale, dove il GDA deve orientarsi tra grandi volumi di dati
allo scopo di individuare, sintetizzare e mostrare il dato utile ad affrontare un problema o a semplificare una decisione complessa. Il
GDA garantisce la provenienza, la funzionalità e l’usabilità del dato geo-spaziale.
• Missione. Il GDA interagisce con i dati geo-spaziali nell’ambito di attività relative all’origine, alla gestione della meta-documentazione,
alla manipolazione / trasformazione ed alla analisi degli stessi. Pertanto, questa figura professionale ha spiccate capacità di
comprendere la provenienza, le metodologie e le tecnologie di acquisizione, ed i formati e la qualità dei dati geo-spaziali, nonché i
processi di manipolazione all’interno di flussi produttivi dei dati stessi. Inoltre, questa figura professionale deve essere in grado di
pubblicare i risultati delle proprie analisi secondo i metodi più comuni di diffusione di dati geo-spaziali. Pertanto, deve determinare
o definire le strutture più appropriate per tali dati e per i loro componenti, nonché saper utilizzare applicazioni orientate al Web per
la pubblicazione online dei dati e la creazione di mappe per usi specifici.
Geographic Information Manager (GIM)
• Descrizione sintetica. Figura professionale inserita negli organismi di governance di un’organizzazione, per sostenere e governare
l’uso consapevole dei dati geografici e delle tecnologie disponibili per la loro raccolta, gestione e condivisione, con particolare attenzione
anche allo sviluppo delle IDT. Le azioni del GIM facilitano l’incremento della competenza digitale all’interno del network che
compone un’organizzazione orientata ad un uso consapevole dei dati geografici nei riguardi delle problematiche legate alla capacità
di fruire di tali dati, intesa sia rispetto alla disponibilità di queste informazioni, sia come abilità conseguite per il loro sfruttamento.
• Missione. Attribuito al dato geografico valore di “materia prima” per la creazione di prodotti e servizi innovativi, il GIM identifica
le supply chain esistenti nell’ambito dell’organizzazione, coordina la raccolta e la validazione di dati geografici inerenti le attività e
ne analizza i contenuti sia per estrarne informazioni utili a generare valore, sia per produrre conoscenza da restituire al territorio. In
particolare, sulla base dell’analisi dei flussi di produzione realizzati all’interno dell’organizzazione, il GIM individua i dati caratterizzati
da una dimensione geografica o che potenzialmente potrebbero possederla, ne valuta l’utilizzo, le finalità ed il “rendimento” in
termini di effettivo utilizzo rispetto alle potenzialità. Inoltre, grazie alla conoscenza approfondita del business e/o missione dell’organizzazione,
questa figura professionale pone in evidenza le sequenze di attività già in essere o potenzialmente attuabili che possono
significativamente contribuire alla realizzazione di servizi di valore come insieme di processi o sistemi di supporto alle decisioni.
Geographic Information Officer (GIO)
• Descrizione sintetica. Figura professionale responsabile della gestione delle attività, delle persone e delle risorse complessive della
struttura del Geographic Information System, GIS, di una organizzazione, nonché del contesto più ampio relativo alla costruzione
di infrastrutture di dati territoriali (IDT).
• Missione. Assicura che le attività della struttura GIS siano condotte in accordo con le regole, i processi e gli standard dell’organizzazione.
Prevede i cambiamenti necessari secondo la strategia e il controllo dei costi dell’organizzazione. Valuta e suggerisce investimenti
basati su nuove tecnologie. Assicura l’efficacia del GIS e la gestione dei rischi associati. Garantisce che l’interoperabilità e la
condivisione dei dati territoriali e dei servizi basati su di essi seguano standard e procedure specifiche della IG.
Geographic Information Technician / Specialist (GIT/S)
• Descrizione sintetica. Figura professionale esperta nelle più comuni elaborazioni delle informazioni geografiche: acquisizione, raccolta,
creazione, editing e trattamento di tutti i tipi di dati (raster, vettoriali, database) nell’ambito di applicazioni GIS eventualmente
partendo da svariate fonti informative anche non spaziali, comprese quelle non digitali (es. documenti e mappe cartacee); creazione
di mappe e applicazioni GIS personalizzate; presentazione di risultati numerici, grafici e cartografici. Affianca gli specialisti dei vari
settori (urbanisti, analisti, geologi, ecc.), le amministrazioni pubbliche o le imprese nella elaborazione, gestione, aggiornamento e
utilizzo dei sistemi informativi geografici anche nel contesto più ampio della costruzione di infrastrutture di dati territoriali (IDT).
• Missione. Coordinandosi con il livello manageriale organizzativo e tecnico, il GI Technician è deputato ad eseguire una serie di operazioni
GIS di base per lo sviluppo di database, la produzione cartografica e la progettazione, la realizzazione e la gestione di sistemi
informativi geografici.
Geographic Knowledge Enabler (GKE)
• Descrizione sintetica. Figura professionale esperta in materia di alfabetizzazione spaziale (spatial literacy) e metodologie per lo sviluppo
del pensiero spaziale (spatial thinking) e delle competenze geo-digitali nell’ambito del network che compone un’organizzazione
orientata ad un uso consapevole dei dati geografici nei riguardi delle problematiche legate alla capacità di fruire di tali dati, intesa sia
rispetto alla disponibilità di queste informazioni, sia come abilità conseguite per il loro sfruttamento.
• Missione. Il compito fondamentale del GKE riguarda la promozione della consapevolezza spaziale attraverso lo sviluppo del pensiero
spaziale (spatial thinking) all’interno della rete degli attori dell’organizzazione. Rileva le competenze professionali geospaziali
necessarie. Pianifica interventi formativi per lo sviluppo di tali competenze e per la formazione della «cittadinanza spaziale (spatial
citizenship)», consentendo a individui e gruppi di interagire e di partecipare a processi decisionali spaziali sociali, grazie ad una corretta
produzione e utilizzo di geo-media (per es. mappe, virtual globes, GIS e Geoweb), garantendo la realizzazione di servizi stabili
e duraturi nonché la crescita di utilizzatori connessi spazialmente. Il GKE può sostenere il GIM nell’ambito di ecosistemi organizzativi
complessi.
GEOmedia n°5-2019 9
FOCUS
Geographic Information
Manager (GIM):
figura professionale inserita
negli organismi di governance
di un’organizzazione, per sostenere
e governare l’uso consapevole
dei geo-dati e delle
tecnologie disponibili per la
loro raccolta, gestione e condivisione
Geographic Information Officer
(GIO): responsabile della
gestione delle attività, delle
persone e delle risorse complessive
della struttura del GIS
di una organizzazione, nonché
del contesto più ampio delle
Infrastrutture Dati Territoriali
Geographic Information
Technician/Specialist (GIT/S):
esperto nelle più comuni elaborazioni
delle informazioni
geografiche, affianca gli specialisti
dei vari settori (urbanisti,
analisti, geologi, ecc.)
Geographic Knowledge Enabler
(GKE): figura professionale
esperta di alfabetizzazione
spaziale (spatial literacy), di
metodologie per lo sviluppo
del pensiero spaziale (spatial
Fig. 3 - Spazio - Un sistema di coordinate cartesiane tridimensionali
destrorso con l'asse + z che punta verso lo spettatore (Kenneth Alan Clingerman
Jr – Wikimedia Commons).
thinking) e di competenze
geo-digitali all’interno di una
organizzazione orientata ad un
uso consapevole dei geo-dati
sia in termini di disponibilità,
sia di capacità di fruizione.
Una nota presentata recentemente
da Sergio Farruggia, Stati
Generali dell’Innovazione, riassume
in queste seguenti note i
compiti attribuiti oggi al GIM:
Documentare la produzione e il
consumo dell’informazione geografica
della città/comunità.
Registrare l’evoluzione nel tempo
dei flussi d’informazione geografica
prodotta e consumata
e recepire le indicazioni per la
programmazione delle attività.
Misurare la capacità di fruizione
dei geo-dati (spatial
enablement), contribuendo
con proposte a migliorare la
conoscenza e la condivisione di
questo valore.
Favorire la partecipazione della
comunità e facilitare la collaborazione
sia tra le diverse componenti
e categorie, sia all’interno
di ognuna.
Sollecitare l’attenzione e il coinvolgimento
di componenti della
comunità sfavorite,
demotivate o disinteressate.
Lavorare in rete,
mantenendo rapporti
con organismi e progetti
“smart” a tutti i
livelli (regionale, nazionale
e internazionale),
promuovendo
iniziative di networking.
Sincerarsi costantemente
che il proprio
comportamento sia
in sintonia con i
bisogni di una comunità
geo-consapevole,
recependo i feedback
ricevuti dalla comunità
stessa.
Il geospatial sconosciuto
L’introduzione in Italia del
termine geospatial, essendo derivato
dal mondo anglosassone,
non ha avuto l’effetto desiderato
e non riesce a rappresentare
quanto questo termine significa
nella lingua originaria. Il vero
problema è che noi usiamo lo
stesso termine sia per lo spazio
fisico o matematico che per
spazio astronomico, mentre in
inglese spatial è sinonimo di
riferimento tridimensionale cartesiano
e lo spazio extraterrestre
è lo space.
Anche la stentata traduzione
in geospaziale non riesce ad
esprimere facilmente cosa significa,
il primo pensiero è sempre
quello dell’uso dei soli dati satellitari.
Il termine nacque al momento
in cui si iniziò a correlare i dati
contenuti nelle basi di dati allo
spazio generando le cosiddette
basi di dati spaziali ottimizzate
per archiviare e interrogare
dati correlati ad oggetti nello
spazio (cartesiano) tra cui, punti,
linee e poligoni. Il primo a
creare un vero database spaziale
fu Oracle che introdusse
l’estensione Spatial nella quale
si relazionavano indici di dati
e caratteristiche geometriche.
Per uniformare tali sistemi
ed arrivare agli attuali sistemi
open nacque l’OGC, Open Gis
Consortium, poi evolutosi in
Open Geospatial Consortium.
Ma in Italia il termine rimane
ai più incomprensibile.
Una cosa “spaziale” rimane
difficile da comprendere nel
mondo del governo territoriale.
Wikipedia ha dovuto creare una
pagina di disambiguazione:
Spazio – in matematica, termine
usato per diversi concetti tra
i quali alcuni che fungono da
modello per descrivere lo spazio
fisico
Spazio – in fisica, estensione
10 GEOmedia n°5-2019
FOCUS
la miniaturizzazione dei sensori
stanno aggiungendo slancio anche
nel settore geospaziale.
Però è chiaro che la mancanza
di normative e politiche appropriate,
le limitazioni nella
conoscenza dell’utente e la vulnerabilità
digitale o la sicurezza
informatica sono ulteriori sfide
che l’industria deve affrontare.
Mentre l’innovazione continua
rimane una delle massime priorità
per l’industria, si dovrebbe
guardare alla adozione di standard
per realizzare il pieno potenziale
delle tecnologie. Solo
così potremo andare a definire
una società abilitata spazialmente,
formata da cittadini che
sanno usare la posizione e altri
dati geografici come mezzo per
organizzare le loro attività e le
loro informazioni.
Fig. 4 - Il mercato geospaziale professionale nel report GeoBuiz 2019, può essere ampiamente
suddiviso in agenzie nazionali di mappatura, organizzazioni di mappatura tematica, società
commerciali e domini di utenti professionali. (Geospatial Media and Communications Copyright
2019)
tridimensionale senza limiti in
cui gli oggetti e gli eventi hanno
direzioni e posizioni relative
tra di loro
Spazio – in astronomia, porzione
di universo situata al di
fuori dell’atmosfera stellare o
planetaria
Ma anche nella versione inglese
di Wikipedia si precisa che:
“Space is about the general framework
of distance and direction.
For the space beyond Earth’s
atmosphere, see Outer space.”
Una proposta di linguaggio comune
comprensibile dovrebbe
essere oggetto di uniformazione,
dovendosi o adottare
termini inglesi comprensibili
solo per gli specialisti, o cercare
di adottare termini il cui significato
sia implicito nella nostra
lingua cercando di non creare
necessità di disambiguazioni. In
particolare per il necessario rapporto
con il cittadino comune e
il politico coinvolto nei processi
di governo del territorio.
L’impulso geospaziale portato
dal mondo dell’industria si sta
sviluppando rapidamente e le
innovazioni nel panorama tecnologico
stanno dando impulso
a questo sviluppo.
I driver della rivoluzione digitale
come l’intelligenza artificiale,
l’automazione, il cloud, l’IoT e
BIBLIOGRAFIA
https://www.agid.gov.it/it/agenzia/stampae-comunicazione/notizie/2018/10/15/
online-linee-guida-competenze-digitaliprofessionali-leadership
https://www.agendadigitale.eu/culturadigitale/competenze-digitali/professionistadellinformazione-geografica-chi-e-e-perchee-utile-per-le-competenze-digitali/
http://www.forumpa.it/smart-city/daticomunita-intelligenti-orientate-alluso-consapevole-dei-dati-geografici
https://www.statigeneralinnovazione.it/online/la-rivoluzione-geo-digitale/
https://rivistageomedia.it/2018110612985/
Dati-geografici/agid-consolida-il-profilodel-geographic-information-manager-gimnelle-pa-1
PAROLE CHIAVE
Geographic information manager;
geospatial; informazione geografica
ABSTRACT
In 2015, the figure of the Geographic Information
Manager (GIM) was officially born in Italy,
presented as the result of an analysis by a group
of professionals in the sector who had started
to give shape to this new figure. Officialised in
2018 by AGID, it is now in progress to be included
as a reference figure in the new regional
and municipal political programs.
AUTORE
Renzo Carlucci
r.carlucci@mediageo.it
Direttore editoriale mediaGEO
GEOmedia n°5-2019 11
REPORT
La sorveglianza della radioattività
ambientale - La rete di rilevamento
e le nuove tecnologie
di Romeo Gallo
Compito del Corpo nazionale
dei Vigili del Fuoco è
salvaguardare l'incolumità delle
persone e l'integrità dei beni,
assicurando interventi tecnici
caratterizzati dal requisito
dell'immediatezza della
prestazione e per i quali sono
richiesti professionalità tecniche
anche ad alto contenuto
specialistico ed idonee risorse
strumentali. Per lo stesso fine,
il Corpo nazionale effettua studi
ed esami sperimentali e tecnici
nello specifico settore.
Tra gli interventi
tecnici di soccorso pubblico
sono compresi l'opera tecnica
di soccorso in occasione di
incendi, di incontrollati rilasci
di energia, di improvviso o
minacciante crollo strutturale, di
frane, di piene, di alluvioni o di
altra pubblica calamità.
Il rischio CBRN
Fra le competenze del Corpo
nazionale, rilevante, anche
se forse meno nota, vi è quella
nell'opera tecnica di contrasto
dei rischi derivanti dall'impiego
dell'energia nucleare e dall'uso di
sostanze biologiche, chimiche e
radiologiche, il così detto rischio
NBCR o CBRN come indicato
a livello internazionale. Il Corpo
è deputato a fronteggiare tale
rischio, nell'ambito delle proprie
competenze istituzionali, anche
in materia di difesa civile quando
derivante da eventuali atti
criminosi compiuti in danno di
persone o beni con l'uso di armi
NBCR.
Sempre nel campo NBCR, un
altro settore curato dal Corpo
nazionale è quello relativo al
controllo sulla radioattività ambientale.
Di particolare interesse
è, in particolare, la rete nazionale
di allarme e rilevamento della
ricaduta radioattiva, gestita dal
Ministero dell'interno tramite il
Corpo nazionale, costituita da un
considerevole numero di stazioni
di misura presenti sul territorio
nazionale.
Anche se ai sensi dell’Art.104
(Controllo sulla radioattività
ambientale) del D.Lgs. 230/95,
fermo restando le competenze
in materia delle regioni, delle
province autonome e dell'ISIN,
il controllo sulla radioattività
ambientale è esercitato dal Ministero
dell’Ambiente e della
tutela del territorio e del mare e
il controllo sugli alimenti e bevande
per consumo umano ed
animale è esercitato dal Ministero
della Salute, lo stesso articolo
prevede che la rete di allarme
del Corpo nazionale, “concorre
autonomamente al sistema di reti
nazionali”.
All’ISIN sono affidate le funzioni
di coordinamento tecnico al fine
di assicurare l’omogeneità dei
criteri di rilevamento e delle modalità
dei prelievi e delle misure,
relativi alle reti nazionali nonché
i compiti di diffusione dei dati
rilevati e la trasmissione alla CE
in ottemperanza al Trattato EU-
RATOM.
Ai sensi dell’Art.104 (Controllo
sulla radioattività ambientale) del
D.Lgs. 230/95, fermo restando
quanto disposto dall’articolo 54,
nonché le competenze in materia
delle regioni, delle province autonome
e dell’ISIN, il controllo
sulla radioattività ambientale è
esercitato dal Ministero dell’Ambiente
e della tutela del territorio
e del mare e il controllo sugli
alimenti e bevande per consumo
umano ed animale è esercitato
dal Ministero della Salute. Il complesso
dei controlli è articolato
in reti di sorveglianza regionale
12 GEOmedia n°5-2019
REPORT
e reti di sorveglianza nazionale.
All’ISIN sono poi affidate le funzioni
di coordinamento tecnico
al fine di assicurare l’omogeneità
dei criteri di rilevamento e delle
modalità dei prelievi e delle misure,
relativi alle reti nazionali
nonché i compiti di diffusione
dei dati rilevati dalle reti nazionali
e la trasmissione dei dati alla
CE in ottemperanza al Trattato
EURATOM. Ai sensi dello stesso
articolo, la rete di allarme gestita
dal Ministero dell’interno ai sensi
della legge 13 maggio 1961, n.
469, concorre autonomamente al
sistema di reti nazionali.
L’ordinamento del CNVVF,
D. Lgs. 8/03/2006, prevede
che il Corpo Nazionale, al fine
di salvaguardare l’incolumità
delle persone e l’integrità dei
beni, assicura gli interventi tecnici,
caratterizzati dal requisito
dell’immediatezza della prestazione,
per i quali siano richieste
professionalità tecniche anche ad
alto contenuto specialistico ed
idonee risorse strumentali, ed al
medesimo fine effettua studi ed
esami sperimentali e tecnici nello
specifico settore.
Sono compresi tra gli interventi
tecnici di soccorso pubblico del
Corpo nazionale:
a) l’opera tecnica di soccorso in
occasione di incendi, di incontrollati
rilasci di energia,
di improvviso o minacciante
crollo strutturale, di frane, di
piene, di alluvioni o di altra
pubblica calamità;
b) l’opera tecnica di contrasto
dei rischi derivanti dall’impiego
dell’energia nucleare e
dall’uso di sostanze batteriologiche,
chimiche e radiologiche.
Il Corpo nazionale, inoltre,
nell’ambito delle proprie competenze
istituzionali, in materia
di difesa civile:
a) fronteggia, anche in relazione
alla situazione internazionale,
mediante presidi sul
territorio, i rischi non convenzionali
derivanti da eventuali
atti criminosi compiuti
in danno di persone o beni,
con l’uso di armi nucleari,
batteriologiche, chimiche e
radiologiche.
L'organizzazione
I VVF, quindi, intervengono in
caso di emergenza “NBCR”,
qualunque sia la sua natura.
Il Dipartimento si è così dotato
di una organizzazione capillare
integrata, per la difesa dal rischio
CBRN, che si fonda su
nuclei territoriali specialistici
con diversificati livelli di competenza,
e che basa la sua efficacia
su strumentazione e dotazioni
specifiche, attività formativa
specialistica, procedure operative
standardizzate e condivise:
- Tutte le squadre operative
hanno, nel campo NBCR,
conoscenze e strumentazioni
“di base”, finalizzate in particolare
all’individuazione della
eventuale presenza di sostanze
radioattive ed alla “autoprotezione”:
Livello 0 – 1.
Se necessario, è previsto l’intervento
di squadre di livello
superiore, per formazione e
dotazione, provinciali e regionali:
Livello 2 - 3.
- Dal 2005, sono stati istituiti 22
Nuclei Avanzati NR, in quei
territori dove vi è un particolare
rischio di tale tipo, quale
la presenza di depositi nucleari,
impianti nucleari in
“decommissioning, porti con
presenza di naviglio a propulsione
nucleare, ecc. Dotati anche
di laboratori mobili, possono
effettuare misure e controlli
più approfonditi.
- Presso Capannelle-Roma, istituito
in applicazione alla legge
n.469/1961, nell’ambito del
Centro Studi ed Esperienze,
vi è il “Laboratorio di Difesa
Atomica”,inserito nella Direzione
Centrale per l’Emergenza,
il Soccorso Tecnico e
l’Antincendio Boschivo - Ufficio
per il Contrasto al Rischio
NBCR e per i Servizi Specializzati.
Il “Laboratorio di Difesa Atomica
è punto di riferimento
tecnico per il Corpo Nazionale
VVF per le problematiche attinenti
alle radiazioni ionizzanti.
In particolare:
• Interviene in caso di interventi
rilevanti
• Dispone di un laboratorio
per spettrometria
• Provvede alla gestione della
strumentazione radiome-
GEOmedia n°5-2019 13
REPORT
trica, fissa e portatile, in
dotazione al CNVVF, per
manutenzione e riparazioni
• Partecipa alla scelta di nuova
• strumentazione
• Dispone di un centro di
taratura della strumentazione
in campi gamma e x,
nonché di dispositivi per la
taratura in termini di contaminazione
superficiale
• Gestisce il Servizio Dosimetrico
Nazionale dei VVF
• Effettua studi e ricerche
• Propone procedure di intervento
standard - POS
• Partecipa ad attività di formazione
e di esercitazione
• Partecipa a missioni nazionali
e internazionali.
Strumentazione
Eventi accidentali locali o esterni
al territorio nazionale, seguiti da
una ricaduta radioattiva anche
a grande distanza dal luogo del
sinistro (fall-out), possono essere
rilevati e monitorati per mezzo di
idonea strumentazione, di tipo
campale o fissa.
Strumentazione radiometrica
campale
Il Corpo è dotato di strumentazione
campale idonea per:
- Rilevazione radiazioni
- Misura irraggiamento
- Dosimetria
- Spettrometria
- Verifica / Misura contaminazione
- Campionamento
È inoltre dotato di laboratori
mobili.
Contaminazione
Per la verifica o misura di
contaminazione, viene effettuato
dal CNVVF controllo e campionamento,
tenendo conto delle
indicazioni del CEVaD.
Le modalità di campionamento
maggiormente utilizzate sono:
- Campionamento del terreno:
• Campionamento con trivelle
(trivella olandese)
• Campionamento metodo
della trincea e della sagoma
• Campionamento con il tubo
spaccato
Ulteriori strumentazione da
campionamento per matrici ambientali:
• Mestolo campionatore
• Sgorbia
• Campionatore ad anelli
• Bomb sampler
• Ganasce Van Veen
• Carotatore a Caduta.
Catena beta
Altro importante strumento di
verifica di contaminazione ambientale
è la “catena beta”. La
tecnica della catena beta consente
di valutare la contaminazione β
in aria. Viene effettuata, settimanalmente
(il giovedì mattina)
in tutti i Comandi VVF, per
un monitoraggio di controllo
dell’ambiente con un sistema di
aspirazione “mobile”, che consente
di evidenziare la presenza
di livelli anomali di radioattività
in aria. Ha grande importanza in
caso di incidente nucleare, con
conseguente liberazione di sostanze
radioattive, poi trasportate
dall’aria, che emettono soprattutto
radiazioni β. In particolare
radionuclidi a lunga vita quali
Cesio-137, Cesio-134, Stronzio-90.
Per la presenza, nelle prime fasi,
di Iodio radioattivo (Iodio-131),
nelle misure settimanali di controllo
viene usato anche un idoneo
filtro in carbone attivo (filtro
nero) adatto a fermare lo Iodio,
per le indagini e le misure.
Rete nazionale di allarme
e rilevamento della ricaduta
radioattiva
La rete nazionale di allarme e
rilevamento della ricaduta radioattiva
del Ministero dell’Interno
– Corpo nazionale dei
14 GEOmedia n°5-2019
REPORT
vigili del fuoco, è costituita da un
consistente numero di stazioni
di misura, distribuite in modo
uniforme su tutto il territorio
nazionale, funzionanti 24 ore su
24, tutti i giorni dell’anno.
La rete, concorre autonomamente
al sistema di reti nazionali per
il rilevamento della ricaduta radioattiva,
come stabilito dall’art.
104 del D.Lgs. 230 /95 “controllo
sulla radioattività ambientale“,
rilevante per scenari incidentali
sia industriali che bellici, ed è in
grado di segnalare tempestivamente
anomale situazioni radiologiche.
La rete, nata negli anni ‘60, in
tempo di guerra fredda, era già
integrata nel sistema nazionale
di Difesa Civile. Aveva lo scopo
di fornire informazioni NBC costituite
da misure della ricaduta
radioattiva, attraverso la misura
della dose gamma assorbita in
aria, e l’elaborazione dei dati
sotto forma di curve di “isolivello
all’ora H+1” dal fall-out,
secondo le procedure NATO
dell’ATP-45.
Era uno strumento di cooperazione
civile – militare tra Ministeri
Difesa – Interno, pensata
come rete di osservazione, rilevamento
ed allarme per fall-out
dovuto ad ordigni nucleari.
La Legge 8 agosto 1996, n.
421, all’Art. 10 ha previsto, per
il potenziamento delle misure
di prevenzione dei pericoli di
inquinamento da sostanze radioattive,
l’autorizzazione, per il
Ministro dell’interno, ad attuare
un programma di adeguamento e
sostituzione degli impianti e delle
attrezzature di controllo e monitoraggio
utilizzati dal Corpo
nazionale dei vigili del fuoco per
la rete nazionale di rilevamento
della ricaduta radioattiva.
La nuova rete ha quindi totalmente
sostituito la precedente.
Dà un tempestivo allarme in
caso di rilascio di radioattività
in ambiente, dovuto anche ad
incidente nucleare avvenuto oltre
frontiera, e raccoglie ed elabora
le misure effettuate elaborando
una mappatura della situazione
radiologica.
La rete nazionale comprende:
• 1237 stazioni di telemisura
(XR33),
• 16 centri di controllo regionali
di raccolta ed elaborazione dati
• i1 centro di controllo nazionale,
più 1 di backup nonché
• una stazione di misura del particolato
atmosferico
• programmi per effettuare previsioni
e calcoli di interesse
civile e militare, e simulazioni
Le stazioni sono situate ai nodi di
una maglia in modo da ricoprire
tutto il territorio nazionale e
fanno capo alla centrale d’allarme
sempre presidiata. L’applicativo
presente per la gestione della rete
è chiamato NETRAD.
Le sonde di misura (RV22) presenti
nelle stazioni XR33 sono
in grado di rilevare sia valori di
emergenza sia valori prossimi al
fondo naturale. Sono utilizzati
tubi Geiger-Muller, con campo
di misura dell’intensità di dose
gamma assorbita in aria da 100
nGy/h a 9,99 Gy/h, con sensibilità
10 nGy/h. In situazione
di routine, la stazione XR33
memorizza, nella propria unità
di gestione e controllo (CN36),
i valori ogni mezz’ora (valore impostabile)
ed effettua lo scarico
dei dati, su richiesta dei centri,
una volta al giorno.
Ogni stazione colloquia con il
proprio centro regionale di raccolta,
con un altro destinato a
svolgere funzioni di riserva, in
caso di caduta del primo, con il
centro nazionale e con il centro
di backup.
Se avviene un superamento della
soglia di allarme, la memorizzazione
delle misure avviene
ogni 5 minuti con generazione
di segnali d’allarme verso le sale
operative. La segnalazione perviene
automaticamente verso le
sale operative di tutti e quattro i
centri suddetti.
Le stazioni mantengono i dati di
misura raccolti nell’ultimo mese.
I centri mantengono i dati memorizzati
negli ultimi 6 mesi.
Il centro di controllo nazionale
e ogni centro regionale sono in
grado di acquisire, gestire ed elaborare
i dati delle 1237 stazioni.
I collegamenti fra le stazioni di
telemisura ed i centri regionali
sono realizzati mediante linea telefonica
commutata e rete radio,
utilizzando le frequenze assegnate
al CNVVF.
Le principali caratteristiche generali
sono:
• completa automazione delle
funzioni;
• possibilità, da parte dei centri
regionali, di effettuare l’interrogazione
ciclica di tutte le stazioni
in ambito regionale;
• interrogazione di tutte le stazioni
in ambito nazionale da
parte dei centri nazionali in
circa 30 minuti;
• acquisizione dai centri nazio-
GEOmedia n°5-2019 15
REPORT
nali dei dati raccolti dai centri
regionali;
• possibilità, da parte delle stazioni
di telemisura, di fornire
segnali di allarme, in caso di
superamento della soglia prefissata
(1 μGy/h), di andamento
anomalo dei valori rilevati o di
malfunzionamento; (variazioni
del fondo, durante le 24 ore, di
30 nGy/h);
• autodiagnosi e auto taratura
con l’utilizzo di una sorgente
di Potassio-40 presente nella
sonda
• elaborazione dei dati rilevati
• rappresentazione grafica della
situazione radiologica
• curve isodose in tempo reale,
statistiche, previsioni
• applicazioni STANAG-ATP 45
(curve all’ora H+1, previsione e
calcolo dell’andamento della ricaduta
radioattiva, calcolo dose
per permanenza e transito)
• gestione cartografia,
• preparazione esercitazioni
Il Dipartimento, grazie alla cooperazione
con l’ISPRA, secondo
la “Council Decision 87/600 and
the Recommendation 2000/473/
Euratom”, ha avviato la condivisione
dei dati di monitoraggio
radiologico della rete su piattaforma
EURDEP (European
Radiological Data Exchange
Platform).
Potenziamento del sistema nazionale
dei VVF per il contrasto
del rischio CBRN-E
Al fine di fornire dati sempre più
attendibili e quanto più possibile
aggiornati, un nuovo progetto
prevede il potenziamento del
sistema nazionale dei VVF per il
contrasto del rischio CBRN-E e
la gestione delle crisi. Si tratta del
Progetto 7.6.6 - «Potenziamento
del sistema nazionale di prevenzione
e gestione delle crisi in ambito
CBRN-e del Dipartimento
dei Vigili del Fuoco, del Soccorso
Pubblico e della Difesa Civile
Beneficiario: Dipartimento dei
Vigili del Fuoco, del Soccorso
Pubblico e della Difesa Civile»
Strumento finanziario ISF 1-
Police FONDO SICUREZZA
INTERNA 2014-2020.
Con l’obiettivo di fornire informazioni
anche in caso di contaminazioni
non dovute ad eventi
bellici, è previsto un upgrade
della Rete di Rilevamento della
Radioattività, consistente in particolare
in:
• ammodernamento e potenziamento
della rete fissa di rilevamento
della radioattività, con
l’inserimento di nuove sonde
di rilevazione
• integrazione, mediante sviluppo
di apposito software, delle
nuove sonde di rilevazione
nell’attuale sistema di ricezione,
memorizzazione e allarme
• interfacciamento con gli enti
esterni (es. ARPA, ISIN, MoD,
Eurdep)
• Nuove sonde gamma dose e
spettroscopiche nelle Città Metropolitane
• l’incremento delle attrezzature
campali
• l’integrazione delle informazioni
fornite dalle stazioni fisse
della Rete di Rilevamento con
le informazioni raccolte dalla
strumentazione mobile eventualmente
dislocata su scenari
emergenziali
• promozione e ampliamento
del processo di interscambio
e integrazione dei dati rilevati
all’interno della comunità
scientifica e degli operatori istituzionali
oltre alla pubblicazione
su banche dati informative
pubbliche europee (EURDEP)
• adeguamento del sistema di
comunicazione dati delle Sale
Operative dei Comandi Provinciali
VVF e delle Prefetture,
a cui i VVF sono chiamati a
fornire il necessario supporto
nella gestione delle crisi di
Difesa Civile, nel cui ambito
si colloca il settore CBRN-e,
con condivisione con le altre
FF.OO.
Esercitazione NBCR SURVEY-
RAD 2019
Il 25 settembre 2019 è stata
svolta una attività sperimentale
ed esercitativa, allo scopo di verificare
i limiti di impiego delle
attrezzature acquisite, e per le
future definizioni delle relative
procedure operative di utilizzo
nell’attività di soccorso.
L’esercitazione è stata svolta con
il coordinamento di personale
di varie aree del CNVVF, l’Ufficio
per il Contrasto al Rischio
NBCR e Servizi Specializzati-
Laboratorio di Difesa Atomica,
Direzione Regionale Puglia, Comandi
limitrofi, nuclei NBCR,
SAF, SAPR, Elicotteri, Documentazione,
TAS. L’area scelta è
presso il parco Mater Domini a
Bitetto in provincia di Bari. Sito
di 300.000 mq a 100 mt slm con
una depressione di circa 30 mt
(cava Binetti).
Il test per alcuni dei nuovi sistemi
di rilevamento della radioattività
è stato effettuato con l’utilizzo
di droni e elicotteri VVF. I
positivi risultati ottenuti hanno
confermato le potenzialità della
nuova strumentazione acquisita
ed in fase di acquisizione.
PAROLE CHIAVE
Emergenza; radioattività; tecnologie;
rete di rilevamento
ABSTRACT
The National Fire is in charge of the
prevention and counteraction of the CBRN risk.
The fulfil its duty by the means of a
widespread organization. Equipped with specific
instruments, special equipment, along with
training activities and operational procedures.
This duty encompasses the environmental,
radioactivity control, managed by the means of
a detection network, that is widely distributed
throughout the country. In order to provide an
increasingly effective response, a new project has
been started with the aim of enhancing such
system, to contrast the CBRN risk, including the
management of the crisis.
AUTORE
Ing. Romeo Gallo
romeo.gallo@vigilfuoco.it
Comando Provinciale VVF di Matera
16 GEOmedia n°5-2019
REPORT
GEOmedia n°5-2019 17
REPORT
La narrazione geografica
si fa attiva con Loquis
Intervista a
Bruno Pellegrini,
CEO founder della
piattaforma
innovativa di
geo-podcast LOQUIS
A cura di Geo4Fun
Il mondo della geomatica e della geografia intelligente convergono in parte alla stessa maniera, superando, come tutte
le tecnologie che l’uomo ha messo a punto, la fase di startup e innovazione, mutando poi verso una fase allargata al
mondo degli utenti diffusi, che gli addetti ai lavori definiscono semplicemente commodity. È il circolo classico della
crescita di valore, legato all’uso diffuso delle tecnologie, piuttosto che alla tecnologia stessa. All’interno di questo
percorso nasce una nuova idea del concetto di geomatica e geografia per tutti che si manifesta nell’allargamento dei
soggetti coinvolti, dal momento che centinaia di milioni di utenti improvvisamente si ritrovano ad usare ciò che per noi
addetti ai lavori erano strumenti innovativi come il GPS e il GIS, i navigatori satellitari, google maps e street view, etc.
Fig.1 - Nella foto Bruno Pellegrini, CEO e
fondatore di GeoRadio.
“Enjoy Smart Geography”
è il motto del neonato
gruppo di pensiero intorno
al Geo4Fun, associazione
culturale il cui
obiettivo è proprio la promozione
della geografia per tutti, in un
mondo di applicazioni, attività e
comportamenti già consolidati intorno
al tema dell’uso quotidiano
della geografia cosiddetta smart.
Questo è il caso del progetto
Loquis, scovato nell’olimpo delle
startup che aspirano a fare dell’innovazione
la propria filosofia, il
proprio vivere quotidiano, scommettendo
su idee che nascono per
la creatività di pochi e che diventano
il linguaggio di molti.
Innovazione che si traduce nell’approccio
al mondo, alla stessa maniera
di fenomeni di massa come i
Makers e il DIY, ma anche la rete
del crowdfunding e della sharing
economy.
Il team di Geo4Fun è quindi
andato spedito alla proposta di
un’intervista al fondatore e CEO
di questo bellissimo progetto
che mette insieme il mondo dei
Geo Podcast e della narrazione
di luoghi, monumenti e cultura,
superando l’approccio visual per
liberarsi attraverso una modalità
screenless al mondo che ci sta intorno.
Non più persone piegate
sui loro smartphone, ma guidate
da una voce narrante che racconta
il territorio e la memoria.
Ma andiamo diretti alla fonte di
chi questo mondo di geografia e
narrazione lo ha immaginato, e
poi realizzato.
18 GEOmedia n°5-2019
REPORT
Geo4Fun - Un po’ di storia.
Come nasce GeoRadio e l’idea
di Loquis, il team di lavoro, le
tecnologie e le prospettive?
Loquis - L’idea di Loquis nasce
nel 2012 durante un viaggio
in macchina nel centro Italia.
Guardavo intorno a me e mi
chiedevo che paese fosse quello
lì sulla collina, che fiume avessi
superato, cosa ci fosse di bello
da visitare. Dovendo guidare
non avevo la possibilità di usare
lo smartphone e quindi ho
pensato che sarebbe stato bello
se ci fosse stata una radio geolocalizzata
che sapesse dove ero
e mi raccontasse ciò che c’era
nei dintorni.
Da quel giorno non ho smesso
di pensarci e nel 2017 ho potuto
finalmente dedicarci del
tempo, dopo aver venduto le
mie precedenti società di video
advertising e social media (ndr
Userfarm, TheBlogTv, Babel).
Nel 2018 ho iniziato a comporre
il team, in primis con l’adesione
di Luca Rocchi il CTO,
e abbiamo iniziato a sviluppare
un prototipo funzionale, testandolo
con i primi amici. A settembre
dello stesso anno abbiamo
avviato il servizio limitando
la copertura all’area di Roma,
per vedere come le persone
avrebbero reagito e come lo
avrebbero utilizzato. I feedback
raccolti durante i dodici mesi
di test sono stati estremamente
positivi e così adesso ci prepariamo
ad effettuare il lancio nazionale
e poi, speriamo, quello
internazionale.-
L’idea di base era di far parlare
il mondo; Loquis richiama il
latino Loquor e Locis e quindi
Loquis, “parlare sui luoghi”.
Oggi questa è la nostra mission,
far parlare il mondo, coinvolgere
le persone nel racconto del
mondo reale che ci circonda,
usare il digitale per arricchire
l’esperienza.
Geo4Fun - La geografia, i luoghi,
Loquis. Come siete arrivati
a capire che il mondo del
geocast era l’idea giusta per
un progetto innovativo?
Loquis - Ci siamo arrivati per
deduzione. Avevamo un’idea
di come avremmo voluto funzionasse
e ci siamo rivolti alle
tecnologie esistenti.
Qui abbiamo trovato una grande
opportunità, le tecnologie
basate su GPS erano ormai diventate
mainstream grazie agli
smartphone, così come quelle
vocali, il text to speech e l’esplosione
dei podcast. Avevamo
a disposizione gli ingredienti
per costruire la nostra ricetta, li
abbiamo messi semplicemente
insieme, ignari della loro storia
e di quanto avevano faticato per
arrivare fino a qui. Grazie a persone
come voi e a progetti come
GeoMag che hanno segnato la
strada.
Geo4Fun - Loquis mette insieme
tutto. Geografia, cultura e
luoghi. Cosa dicono gli utenti
sull’esperienza dei podcast
localizzati dalla smart geography?
Loquis - Gli utenti sono entusiasti
e hanno un appetito
inesauribile. Al primo accesso
ascoltano tutto quello che c’è
intorno a loro, per poi seguire
i loro percorsi individuali
scegliendo canali tematici e
nuove geografie. Loquis, infatti,
consente agli utenti di seguire
i loro canali preferiti e ricevere
aggiornamenti ogni volta che
viene pubblicato un nuovo
contenuto. Non è una semplice
audio-guida, ma un social media
che vuole organizzare tutti
i racconti e le esperienze del
mondo. Su Loquis trovi canali
che raccontano come era Roma
durante l’occupazione tedesca,
canali che suggeriscono feste ed
eventi, dove andare con i figli
piccoli, ma anche racconti personali
dei propri amici. E ancora
siamo all’inizio, mi aspetto
che arrivino canali ancora più
sorprendenti, poetici, creativi.
Geo4Fun - Chi si occupa della
componente “geo” o delle
mappe, e che strumenti usate
per gestire un sistema cosi
complesso di dati utenti,
podcast e informazioni geografiche?
Fig.2 - Vista di Roma con i segnaposti tipici della localizzazione geografica dei Geo-Podcast.
GEOmedia n°5-2019 19
REPORT
Fig.3 - Rappresentare il mondo del Geo4Fun è facile e
complesso allo stesso tempo. La bellissima immagine,
scattata da un collega in Malawi, diventa auto-esplicativa:
essendo realizzata con uno smartphone, è georeferenziata
di default alle coordinate geografiche S 13° 43' 11.64 E 34°
37' 37.66 478.45 m. Basta un solo click di mouse per metterla
su Google Maps.
Loquis - Per la componente
geo o mappe, per ora, usiamo
il servizio di google maps su
cui abbiamo sviluppato una
piattaforma social che consente
a noi e agli utenti di creare e
geo-referenziare i contenuti che
vengono pubblicati sotto forma
di audio nativo o di testo che
viene letto dalla componente
TTS dello smartphone. Una
delle nostre caratteristiche è
quella di essere un sistema audio,
l’audio è il formato che ci
consente di poter aggiungere
valore alla realtà senza sostituirla
(per esempio con sistemi di
realtà aumentata). Questa è la
nostra unicità.
Geo4Fun - Enjoy Smart
Geography è il motto della
nostra associazione culturale
Geo4Fun, e la geografia
intelligente è uno dei motivi
per cui vi abbiamo proposto
questa intervista. Ci racconti
il senso dei Geo-Podcast, della
community e della partecipazione
attiva dei vostri utenti?
Loquis - Il senso di Enjoy Smart
Geography è lo stesso che anima
la nostra mission. Ci siamo
resi conto che il mondo ha
un’infinità di storie da raccontare,
che molto spesso vengono
perdute come lacrime sotto la
pioggia. Cerchiamo di creare un
sistema che coinvolga gli utenti
a creare i contenuti, non solo ad
ascoltarli. Perché crediamo che
ognuno abbia esperienze interessanti
da condividere. Questa
è la parte più difficile del progetto,
senza dubbio. Dobbiamo
riuscire a convincere le persone
più diverse a raccontare o raccogliere
e pubblicare contenuti,
ogni luogo può essere raccontato
in modo diverso, ha visto
storie differenti nel passato, presente
o futuro. Se guardo solo
al mio quartiere (ndr Pigneto
a Roma) vorrei poter ascoltare
come era, dalle voci di chi lo
ha vissuto durante la guerra o
negli anni di Accattone, vorrei
conoscere le storie di chi
lo abita oggi, le opportunità a
disposizione dei bambini o gli
eventi che ci saranno nei prossimi
giorni.
Geo4Fun - La vostra piattaforma
è multilingue e permette
agli utenti di creare podcast
e di condividerli. Qual è la
diffusione del sistema fuori
dall’Italia e quanto sono attivi
gli utenti nel partecipare
a questa innovativa proposta
social?
Loquis - A settembre 2019 abbiamo
terminato la prima fase
di test limitata all’area di Roma
e provincia. Dopo un anno, abbiamo
raggiunto circa 80 mila
installazioni e 30 mila utenti
mensili con ottimi feedback e
metriche di utilizzo sorprendenti.
I canali creati sono circa 100
(per 70 mila contenuti) di cui
60 verificati, ovvero hanno un
livello quali quantitativo di contenuti
che ha superato la soglia
di attenzione ed è stato validato
dalla redazione. Questi canali
diventano verificati e vengono
suggeriti agli utenti sulla base
della loro posizione e dei loro
interessi. I canali non ancora
verificati possono comunque
essere ascoltati e seguiti, l’apprezzamento
che ricevono dalla
community li pone all’attenzione
della nostra redazione per
essere verificati.
Per rispondere puntualmente
alla domanda, il test si è indirizzato
agli abitanti di Roma e
Provincia quindi la percentuale
di utenti stranieri è molto limitata,
nell’ordine del 5%. La
possibilità di ascoltare contenuti
multi-lingua è una caratteristica
Fig. 4 - Uno screenshot dell'applicazione relativo
al canale Musei d'Italia e Milano Letteraria.
20 GEOmedia n°5-2019
TELERILEVAMENTO
REPORT
fondamentale per la diffusione che speriamo
Loquis abbia quando lo lanceremo in maniera
pubblica sull’intero territorio nazionale.
Ogni canale può essere disponibile in 5 lingue
che diventeranno 10 nel 2020, e metteremo
a disposizione dei creatori di contenuti anche
un tool di traduzione che li potrà agevolare
nel compito. Loquis ha l’ambizione di diventare
uno strumento globale, sappiamo che abbiamo
molta strada da fare, ma siamo molto
motivati e ce la faremo!
Geo4Fun - Un’ultima domanda. Cosa si intravede
all’orizzonte per la diffusione della
vostra piattaforma?
Loquis - Abbiamo appena avviato una campagna
di crowdfunding per recuperare le risorse
necessarie per rendere Loquis disponibile su
tutto il territorio nazionale. La campagna sta
andando a gonfie vele, grazie anche al supporto
di amici e imprenditori illuminati come
Feltrinelli, e prevediamo di lanciarlo nella
primavera del 2020. Per quella data avremo
sviluppato una nuova versione dell’applicazione
mobile cui seguirà la web app, la consolle
per i creatori di contenuti, una versione per
smart speakers e connected cars e molte nuove
features. Ma soprattutto nuovi contenuti:
Loquis è la piattaforma ideale per tutti quelli
che già raccontano il territorio sui blog, su
trip advisor, pubblicando guide, stampando
mappe. Con Loquis descrivere il mondo è facile,
divertente e alla portata di tutti.
RIFERIMENTI
www.geo4fun.com
www.georadio.it
www.loquis.com
ABSTRACT
The world of geomatics and intelligent geography converge in part in the same way,
overcoming, like all technologies that man has developed, the startup and innovation
phase, then changing towards a phase extended to the world of widespread
users, which insiders simply define commodities. It is the classic circle of value
growth, linked to the widespread use of technologies, rather than technology itself.
Within this path, a new idea of the concept of geomatics and geography for all
is born, which manifests itself in the enlargement of the subjects involved, since
hundreds of millions of users suddenly find themselves using what for us professionals
were tools innovative like GPS and GIS, satellite navigators, google maps and
street view, etc.
"Enjoy Smart Geography" is the motto of the new thinking group around Geo-
4Fun, a cultural association whose goal is precisely the promotion of geography for
everyone, in a world of applications, activities and behaviors already consolidated
around the theme of the daily use of so-called smart geography.
This is the case of the Loquis project, discovered in the Olympus of startups that
aspire to make innovation their philosophy, their daily life, betting on ideas that
arise for the creativity of a few and that become the language of many.
Innovation that translates into an approach to the world, in the same way as mass
phenomena such as Makers and DIY, but also the network of crowdfunding and
sharing economy.
The Geo4Fun team then went to the proposal of an interview with the founder and
CEO of this beautiful project that brings together the world of Geo Podcasts and
the narration of places, monuments and culture, overcoming the visual approach to
free oneself through a modality screenless to the world around us. No longer people
folded on their smartphones, but guided by a narrative voice that tells the territory
and the memory.
But let's go straight to the source of those who imagined and then realized this
world of geography and narration.
PAROLE CHIAVE
Geomatica; geografia intelligente; geospatial; GIS; GPS; Loquis; geo4fun; geopodcasts;
narrazione
AUTORE
Domenico Santarsiero - dsgeo57@gmail.com
Raffaella Sirena - raffaella.sirena@gmail.com
Marco Sirigu - marco.sir22@gmail.com
Geo4Fun
MONITORAGGIO 3D
GIS E WEBGIS
www.gter.it
info@gter.it
GNSS
FORMAZIONE
GEOmedia n°5-2019 21
RICERCA E INNOVAZIONE
MERCATO
GEOmedia n°5-2019 23
MERCATO
Deforestazione in Bolivia
(27 gennaio 2020)
Questa immagine Copernicus Sentinel-2 mostra un’area nel
Dipartimento di Santa Cruz in Bolivia, dove parte della foresta tropicale secca
è stata eliminata e sostituita da piantagioni agricole.
A partire dagli anni ’80 l’area è stata velocemente deforestata a causa del grande impegno che
è stato rivolto a favore dello sviluppo dell’agricoltura, nell’ambito del quale abitanti provenienti
dagli altopiani andini (la regione dell’Altopiano) sono stati ricollocati su territori della Bolivia a quote
più basse. I bassopiani relativamente piatti e le piogge abbondanti rendono la regione adatta allo sviluppo
dell’industria agricola. Infatti, il clima locale offre agli agricoltori il beneficio da due stagioni di crescita. La
regione è stata trasformata da una fitta foresta ad una distesa modellata di territori agricoli.
Questo metodo di deforestazione, comune in questa parte della Bolivia, è caratterizzato da schemi radiali, che possono
essere chiaramente osservati nell’immagine. Il singolo campo modellato misura approssimativamente 20 kmq ed ogni
lato è lungo circa 2.5 km. Al centro di ogni singolo campo si possono osservare piccoli insediamenti, che tipicamente
ospitano anche una chiesa, una scuola ed un campo di calcio. Le relative comunità sono collegate da un sistema di strade
che appare visibile come una rete di linee diritte che tagliano in due i campi radiali e connettono così le aree adiacenti. Meandri
di fiumi e torrenti possono essere osservati nel loro dipanarsi attraverso i campi. La striscia lunga e sottile di terra in
alto a destra nell’immagine si deve molto probabilmente a campi di coltivazioni di soia. In tutto il mondo le foreste pluviali
vengono distrutte ad un ritmo allarmante. La circostanza è di grande importanza in quanto tali foreste giocano un ruolo
di grande importanza nel clima globale ed inoltre ospitano una grande varietà di piante e di animali. Grazie alla loro
peculiare prospettiva dallo spazio, i satelliti per l’Osservazione della Terra costituiscono un valido aiuto nel fornire informazioni
comprensibili sulla estesione complessiva della deforestazione e sul suo rate di variazione. Questa capacità
è particolarmente utile per il monitoraggio di aree remote. Questa immagine composita è stata ottenuta tramite la
combinazione di tre immagini separate di tipo “Indice della Vegetazione Normalizzato” acquisite dalla missione
Copernicus Sentinel-2. La prima immagine, risalente alla data 08 aprile 2019, è visibile in rosso; la seconda
è del 22 giugno 2019 ed è visibile in verde; la terza risale al 05 settembre 2019 ed è di colore blu.
L’Indice di Vegetazione Normalizzato è ampiamente utilizzato nel Telerilevamento in quanto
fornisce agli scienziati una misura accurata dello stato di crescita e di salute delle piante.
Traduzione: Gianluca Pititto
Crediti: European Space Agency
24 GEOmedia n°5-2019
MERCATO
GEOmedia n°5-2019 25
AEROFOTOTECA
L’AEROFOTOTECA
NAZIONALE RACCONTA....
Come nasce un'industria
di guerra strategica? Il
caso della SLOI di Trento
di Giuseppe Carra
Tempo fa mi sono imbattuto in
una "storia singolare" e ho cercato
di analizzarla utilizzando indicatori,
spero sufficientemente neutri,
per confrontare la congruità
degli eventi rispetto alla storia
narrata della SLOI di Trento, nella
quale dal 1939 al luglio 1978 si
produceva
quale
antidetonante, utilizzato nei carburanti
per l’aviazione militare
prima e per uso civile dopo la fine
del secondo conflitto mondiale.
TEL, una volta miscelato con un
derivato alogenato dell’etilene
("scavenger" obbligatorio per
assicurare l’integrità meccanica
del motore), formava il composto
noto come Ethyl-Fluid. Una piccolissima
percentuale di TEL presente
nel carburante ne garantiva
l'attività antidetonante durante la
combustione nel cilindro del
motore, mentre lo scavenger evitava
la precipitazione del Piombo
come ossido, mantenendolo in
forma aeriforme come alogenuro
di Piombo che veniva eliminato
con i gas di scarico.
Durante la II Guerra Mondiale
praticamente tutto l’Ethyl-Fluid
prodotto era per uso militare e
l’alogeno utilizzato per lo scavenger
nei carburanti “avio” era solo
ed esclusivamente il prezioso e
tossico Bromo, estratto
industrial-mente dall’acqua del
mare, nelle saline. In quel
periodo l’Italia aveva una grande
salina dei Mo-nopoli di Stato a
Margherita di Savoia, in Puglia,
dove si estraeva il Bromo. Una
variante di minor qualità, in cui
al bromo si sosti-tuiva il cloro,
definiva le miscele per uso
esclusivamente civile; qui però
consideriamo solamente quella
per uso militare. Anche
Fig. 1 – USAAF 15SG 348 3PG, 29 marzo 1944, fotogramma 3030. AFN, fondo MAPRW.
dopo il conflitto, il boom economico
e la considerevole motorizzazione
della Nazione produssero
una quantità immane di piombo,
disperso in via aeriforme nell’ambiente.
Da medico, mi interessano gli
effetti cronici dell’avvelenamento
da Piombo ed in particolare il
potenziale rapporto con le malattie
neurodegenerative cosi diffuse
ai nostri giorni. Trattandosi di
malattie croniche (Alzheimer,
Parkinson, ecc.), ipotizziamo
tempi di latenza dell’ordine dei
50-60 anni; solo una piccolissima
percentuale (<5%) di tali malattie
può essere direttamente attribuita
a cause genetiche. È lecito
pertanto ed auspicabile ricercare
concause in varie direzioni, ad
esempio ambientali. Varie premesse
indicano questa direzione,
non ultima l’enorme esposizione
al piombo la cui neurotossicità è
nota da tempi immemorabili, e
alla quale soprattutto le generazioni
nate fra gli anni ‘30 e ‘70
dello scorso secolo sono state
pesantemente soggette a seguito
dell’uso planetario in varie forme
(di arsenato nei pesticidi per uso
agricolo, di ossido nei pigmenti e
di TEL, appunto, come antidetonante
nelle benzine).
È sul TEL che mi voglio soffermare:
un composto che nelle società
del "primo mondo" è stato
utilizzato fino a pochi decenni or
sono, mentre nei "paesi emergenti"
è tutt’ora ampiamente diffuso.
Il nella forma di
TEL, nato dalla collaborazione
tra Standard Oil (New Jersey) &
General Motors nel 1922 come
antidetonante, fin dall’inizio della
sua produzione ha mostrato
l’estrema tossicità e letalità tra le
maestranze addette alla sua sintesi.
È talmente tossico da essere
preso in considerazione, prima
che come agente antidetonante,
anche come potenziale arma di
distruzione di massa e solo successivamente
scartato per tale uso,
per la non soddisfacente veicolabilità
nei sistemi d’arma, più
che per la mortalità, che rimaneva
altissima.
Storicamente, in Europa almeno
tre impianti per la produzione di
TEL rappresentano esempi sui
26 GEOmedia n°5-2019
AEROFOTOTECA
quali e` possibile focalizzare l’attenzione
e sui quali è auspicabile
un recupero di dati aggregabili:
due impianti industriali in Germania
(nelle località di Gapel-
Döberitz e Nachterstedt-Frose),
funzionanti nella seconda metà
degli anni ‘30 e, sicuramente,
fino alla caduta della Germania
Nazista nel 1945.
Un terzo impianto, Società Lavorazioni
Organiche Inorganiche
(SLOI), dopo una fase sperimentale
di produzione iniziata a
Ravenna nel periodo 1935-1938,
fu edificato nel ‘39-’40 a Campotrentino,
allora alla periferia di
Trento. Si trattava di una “fabbrica
ausiliaria” della Regia Aeronautica
Militare, cruciale nella
preparazione dello sforzo bellico,
ed edificata a Trento “ per essere più
vicina all’Alleato Germanico”. La
SLOI rimase operativa dal 1940
a metà luglio del 1978, con una
zona di produzione inserita in un
contesto via via sempre più densamente
abitato, caratterizzato
dalla presenza e potenziale esposizione
ad una grande concentrazione
del neurotossico. Eredità e
sgradito lascito di tale attività è
un ampio terreno sito nel cuore
della città di Trento, precluso alle
attività umane e tuttora impregnato
da 180-200 tonnellate di
TEL, tale da giustificare la sua
classificazione da parte del Ministero
della Salute tra i Siti Industriali
Contaminati di Interesse
Nazionale (SIN Trento-Nord).
L’inizio della produzione di TEL
nella Germania nazista e nell’Italia
fascista ha una data critica, il
1935 (da due anni Adolf Hitler è
al potere in Germania), quando
l’Ethyl Gasoline Corporation,
società creata ad hoc a metà degli
anni ‘20 per la produzione e
commercializzazione di TEL (ed
espressione dell’accordo al 50%
tra le due industrie americane
Standard Oil Corporation e General
Motors), crea un’alleanza
con il gigantesco impero della
chimica tedesca, la IG-Farben,
per la costruzione di un impianto
di produzione di TEL in Germania,
a Gapel-Döberitz, fornendo
il 50% del capitale e tutte le
informazioni tecnico-scientifiche
per la produzione.
Analogo accordo vedrà come protagonisti
ancora l’Ethyl Gasoline
Corporation e, questa volta, l’italiana
Montecatini. Le informazioni
diventano ora più lacunose;
di particolare importanza è da
considerare il lavoro di recupero
storiografico effettuato da M.
Benegiamo, dell’Archivio di Stato
di Chieti, riguardo gli archivi
Montecatini di Bussi-Pian d’Orta
(ove si producevano le ipriti
e fosgene utilizzati nelle nostre
campagne d’Africa), dal quale
si evince che “... nel 1935-1936
fu costruito il primo impianto in
Italia di Piombo tetraetile (…) con
reattori costruiti sulla base di disegni
industriali acquisiti da tecnici
di Bussi negli USA. (…) Donegani
era molto soddisfatto del nuovo
impianto, ed evidenziava l’importanza
della scelta industriale
della Montecatini, un’opzione che
sottolineava l’obiettivo della società
di provvedere ad ogni esigenza
legata allo sviluppo dell’aviazione
e della motorizzazione del Paese e
dell’esercito, risolvendo un problema
fondamentale a tale riguardo, e
cioè la produzione di piombo tetraetile
” (Benegiamo 2013).
Per l’economia di guerra che si
stava sempre più sviluppando in
quegli anni TEL era un materiale
assolutamente strategico ed indispensabile,
tale per cui né la Luftwaffe,
né la RAF o la US Army
Air Force, né tantomeno la nostra
aviazione, avrebbero potuto alzarsi
in volo senza la sua presenza
nei carburanti “avio”. E in caso di
necessità non si andava nemmeno
molto per il sottile: la produzione
di Gapel-Döberitz era ancora decisamente
insufficiente (e Frose-
Nachterstedt ancora un progetto)
quando Adolf Hitler decise di
invadere i Sudeti e così nel 1938,
su richiesta di Hermann Göring,
IG-Farben riuscì a procurarsi 500
tonnellate di TEL direttamente
Fig. 2 – USAAF 5CM 3PG, 9 settembre 1944, fotogramma
5003 (part.). AFN, fondo MAPRW.
Fig. 3 – USAAF 5CM 1176 FBT 3PG, 21 marzo 1944,
fotogrammi 4007-4008. AFN, fondo MAPRW.
GEOmedia n°5-2019 27
AEROFOTOTECA
dall’americana Ethyl Gasoline
Corporation, dichiarando che
serviva esclusivamente per uso
civile, ...ma il contratto prevedeva
la fornitura di “I-T Aviation Ethyl
Fluid”.
Quello che si intravede prendere
forma è l’interazione di enormi
gruppi industriali, Standard Oil/
General Motors ed IG-Farben,
per l’egemonia dell’economia di
guerra; un ruolo venne concesso
anche alla Montecatini, allora
gruppo dominante in Italia. E la
SLOI come entra nel gioco? La
prima perplessità che sorge è che
l’economia (di guerra o di pace,
è irrilevante) utilizza sempre le
stesse regole: abbiamo quindi,
apparentemente, accordi ad
altissimo livello tra Stati e multinazionali
per la produzione di
un materiale di importanza assolutamente
strategica e vitale dal
punto di vista militare. A rigore
in Italia avrebbero dovuto trovare
spazio due realtà industriali
teoricamente ed apparentemente
concorrenziali: SLOI e Montecatini.
SLOI viene rifondata ed
ampliata a Trento, “vicina all’Alleato
Tedesco” e pertanto allontanata
dalle infrastrutture produttive
di Ravenna (es. ANIC) e quindi
anche dalle facilitazioni logistiche
dei rifornimenti di materie
prime; con Montecatini si amplia
un impianto produttivo già esistente,
situato in Centro Italia a
Bussi Pian d’Orta sul Tirino. Chi
fornisce le materie prime per la
produzione di TEL alla SLOI,
se Sodio Metallico e composti
alogenati dell’etilene erano gestiti
in modo monopolistico dai due
attori principali europei: IG-Farben
e Montecatini? Con l’alleato
germanico forse SLOI veniva rifornita
più facilmente di Piombo,
Sodio Metallico, Cloruro di Etile,
sim-diBromoEtano e Carbone?
Nelle imputazioni (Indictments)
del Tribunale Militare Internazionale
di Norimberga viene descritto
il ruolo svolto dalle massime
gerarchie IG-Farben durante il
Fig. 4 - USAAF 15SG 1523 5PG, 24 aprile 1945, fotogramma 3145. AFN, fondo MAPRW.
periodo bellico e tra queste si
scopre che alcune di esse, le più
importanti, sedevano contemporaneamente,
anche, nel board delle
maggiori consociate Montecatini
in Italia: tra questi figuravano
Hans Kühne, Paul Haefliger, Georg
August Eduard von Schnitzler
e Fritz ter Meer, quest’ultimo a
capo della gigantesca Sparte II
dell’IG-Farben e membro del board
di IG-Farben America, nella
quale sedevano le massime gerarchie
della Standard Oil.
Se questo può essere perfettamente
congruente con quanto descritto
nello Scientific and Technical
Mobilization del 1943 riguardo
la “triangolazione” strategicocommerciale
tra le multinazionali
Standard Oil/General Motors,
IG-Farben e Montecatini, complica
alquanto la narrativa storica
“locale” riguardo la SLOI di
Trento. La chimica “strategica”
di guerra sembra sempre più un
gioco a tre: Standard Oil & Co.,
IG-Farben ed un “pezzettino”
anche della Montecatini. Esistono
veramente spazi per “altri”
nell’approvvigionamento e produzione
di materiali così cruciali
per l’economia di guerra? Ma esistono
“altri”? Chi sono gli attori
in commedia?
Un primo dubbio, che la storia
evenemenziale e quella narrata
della SLOI abbiano avuto qualche
divergenza nel tempo, è sorto
alla rilettura più attenta degli
Atti del Processo di Norimberga,
riguardanti il caso IG-Farben.
Nell’ottica del successivo sviluppo
bellico, in Germania nel 1934
iniziano a sorgere i primi impianti
industriali “segreti” a Döberitz,
finanziati dal Reich ma costruiti
e resi operativi da IG-Farben; a
partire dal 1935 si iniziarono a
camuffare gli interessi industriali
dentro e fuori dai confini nazionali.
IG-Farben significava un
conglomerato di circa 400 realtà
industriali in Germania e 500
all’estero. Nel 1939, per evitare
che questi ultimi diventassero potenziali
bersagli degli Alleati, IG-
Farben studiò ulteriori drastiche
28 GEOmedia n°5-2019
AEROFOTOTECA
misure per potenziare i camuffamenti
industriali.
Altro dato su cui riflettere e che
balza all’attenzione è l’ammissione
da parte Anglo-Alleata
della non-scelta, tra gli obiettivi
primari delle incursioni aeree,
proprio di quelli strategici di produzione
di TEL a Gapel-Döberitz
e Frose-Nachterstedt, a fronte
dell’importanza vitale di tale
materiale riguardo l’economia di
guerra (TEL era considerato tra
le dieci sostanze più importanti
per l’economia di guerra tedesca)
e che da solamente quei due, unici,
impianti su suolo germanico
derivava la capacità di tutta l’aviazione
tedesca di alzarsi in volo.
Per almeno uno dei due impianti,
inoltre, abbiamo la certezza storica
che era frutto di una diretta
collaborazione USA-Germania.
Sul “Preliminary Memorandum
Brief of the Prosecution” (Taylor
et al. 1945) si legge:
”...Compare the report of the
United States Strategic Bombing
Survey (Exh.715, NI-3787
[sic, sta per NI-3767], Bk.37,
p.144, regarding the importance
of tetraethyl lead factories of Gapel
and Frose: A major opportunity
in the Allied air offensive against
oil was unexploited. Ethyl fluid is
an indispensable constituent of the
high grade aviation gasoline. The
addition of ethyl fluid in very small
amounts to gasoline is so beneficial
that no modern aircraft is operated
without it. There were only two
tetraethyl lead plants in Germany.
Gapel, near Berlin, capacity of 100
tons per month, and Frose, capacity
of 300 tons per month...”.
Leggiamo, allora, assieme la parte
del US-Strategic Bombing Survey
report NI-3767 citato da Telford
Taylor, generale di brigata,
capo del collegio dell’accusa a
Norinberga nel processo contro
IG-Farben: “... Ethyl fluid is made
from tetraethyl lead and ethylene
dibromide. There were only two
tetraethyl lead plants in Germany;
one plant in occupied France and
two small plants in Italy as follows:
Capacity (tons) per month:
Capel [Gapel], near Berlin 100
Frose, near Magdeburg 300
Paimboeuf, France 120
Nussi [Bussi], Italy 50
Trient, Italy 15
Production of the Italian plants
was never available to Germany
and the production of the two
German plants and the French
plant was barely adequate to supply
tetraethyl lead for Germany’s
fuel needs. (…) Two ethylene dibromide
plants were available to
the Germans: a French plant on
the Mediterranean coast, which
extracted bromine from sea water,
and a German plant in Holstein
[Tornesch, n.d.a.]. The French
plant was never operated, probably
because of its vulnerability, and the
German plant was the sole source
of ethylene dibromide for Ethyl
fluid.
Eliminating from consideration
the Heydebreck and Brixlegg
plants, which were only projects,
and the two Italian plants,
whose production was unavailable,
there were only three
plants supplying tetraethyl lead
and one plant supplying ethylene
dibromide. These plants were not
bombed, although the equipment
and processes used were such as to
make them highly vulnerable to air
attack...”
Questo rapporto venne edito nel
1945; nella versione del 1947
non compare più alcun cenno
alla situazione italiana riguardo
TEL. Quanto poi fossero grandi
o piccoli i due impianti in Italia,
non ho dati diretti in merito se
non il giudizio degli Alleati che
scrivono il report in questione.
Il fatto che nei due paragrafi del
sopracitato US Strategic Bombing
Survey (US-SBS 1945) venga
ribadita la non-disponibilità
della produzione di TEL sintetizzato
in Italia da parte tedesca
lascia perplessi ed apre a ulteriori
riflessioni. La prima può indurre
ad ipotizzare per Trento (non
ho dati per Bussi) una visione
prospettica post-conflitto da
parte Alleata analoga a quella per
Gapel-Döberitz e Frose-Nachterstedt:
preservare siti industriali
(profittevoli ma “problematici”
per varie implicazioni sociali,
sanitarie, ecc.) per un futuro interesse
geo-politico-strategico.
Un riscontro evenemenziale in tal
senso, anche se sarebbe presuntuoso
basarsi solo su questo, è
ancora potenzialmente attuabile:
si sono dimenticati di Gapel-
Döberitz per il TEL, si sono
dimenticati di Frose-Nachterstedt
per il TEL, si sono dimenticati di
Tornesh per il sim-dibromoetano
(essenziale come abbiamo visto
per costituire la miscela “Ethylfluid”,
abbinandolo a TEL), ...nel
caso si siano dimenticati anche
della SLOI di Trento, le tracce le
dovremmo ancora avere. Sono
conservate in Aerofototeca Nazionale
le immagini ad alta risoluzione
delle incursioni alleate sul
Nord-Italia: tra queste ho potuto
selezionarne alcune aventi come
epicentro l’area di Trento-Nord
(ove era sita la SLOI) per uno sviluppo
diacronico che va da marzo
1944 ad aprile 1945 ed uno sviluppo
spaziale che, includendo
sempre la SLOI, comprende ed
evidenzia a Sud la città di Trento,
fino alla “Portela” (sede della strage
del 2 settembre 1943, la prima
incursione su obiettivi civili a
Trento) ed a Nord Gardolo/Ponte
dei Vodi, sede dell’aeroporto militare
e di importanti vie ferroviarie
(per una distanza complessiva
di circa 6-7 Km in linea d’aria).
Ad integrare l’interpretazione di
tali immagini, un prezioso ausilio
è fornito dal sito dell’ Archivio di
Stato di Trento, nel quale si descrivono
le incursioni alleate per
queste aree prese in considerazione:
così veniamo a sapere che
“Dal 2 settembre 1943 al 3 maggio
1945 sono registrate 80 incursioni
aeree effettuate sul territorio del
capoluogo trentino da parte degli
aerei alleati. (...) Tra il novembre
1944 e l’aprile 1945 vengono sgan-
GEOmedia n°5-2019 29
AEROFOTOTECA
ciate 10.000 tonnellate di bombe
sulla linea del Brennero tra Verona
e Innsbruck; più di 20.000 bombe
sull’intera Valle dell’Adige, rendendo
il territorio trentino uno dei più
intensamente bombardati in tutta
Italia. Insistenti i bombardamenti
a Rovereto, Ala, Calliano e Lavis.
Il ponte ferroviario dei Vòdi, vicino
a Lavis, subisce 240 bombardamenti
tra il 15 dicembre 1943 ed
il 29 aprile 1945”.
Integrando le immagini AFN ed
i dati dell’Archivio di Stato di
Trento vari spunti si offrono alla
riflessione. A fronte di un’impressionante
precisione nel colpire
gli obiettivi (vedi ad es. gli effetti
dell’incursione del 29 marzo
1944 nell’immagine AFN a fig.
1, che mostra come tutti gli impatti
siano inscritti nel perimetro
della caserma di Corso degli Alpini
“Cesare Battisti”), per contro,
la SLOI viene regolarmente risparmiata
(figg. 2-3) fino alla fine
del conflitto (fig. 4).
Da un altro punto di vista, la
singolarità delle affermazioni del
US-SBS sopra citate [Production
of the Italian plants was never
available to Germany(...) Eliminating
from consideration the two
Italian plants,(...) whose production
was unavailable] e proprio la
contestualizzazione in tale autorevole
documento, focalizza ora
l’attenzione su nuove ipotesi di
lavoro che mai altrimenti sarebbero
state prese in considerazione,
anche e soprattutto in virtù
delle informazioni a posteriori
acquisite. Quelle affermazioni
sembrano infatti proporre la
non conoscenza della situazione
trentina da parte del nostro exalleato
tedesco o la sua particolare
sprovvedutezza. Tuttavia, dopo
l’armistizio annunciato da Badoglio
poco prima delle ore 20
dell’8 settembre 1943, “la notte
dell’8 settembre 1943 i tedeschi
occupano i punti nevralgici di
Trento, le valli e le caserme. Il
10 settembre Hitler proclama le
Operationszonen Alpenvorland
und Adriatisches Küstenland,
per cui le due nuove zone di occupazione
(le attuali province di
Trento, Bolzano e Belluno per
l’Alpenvorland e le province di
Gorizia, Udine, Trieste, Fiume,
Pola, Lubiana per l’Adriatisches
Küstenland) entrano a far parte
del Reich e dipendono direttamente
dal Führer” [per gentile
informazione del dott. Paolo
Giovannini, Archivio di Stato di
Trento].
Fritz ter Meer (che abbiamo
visto presente nel board di varie
consociate Montecatini), figura
apicale di IG-Farben a cui facevano
riferimento, oltre all’enorme
aggregato industriale di
Auschwitz, anche Gapel-Döberitz
e Frose-Nachterstedt per la produzione
di TEL, viene nominato
plenipotenziario del Terzo Reich
per la Chimica nell’Italia occupata;
Commissario per l’Italia
del Ministero del Reich per gli
Armamenti e per la Produzione
di Guerra. Su sue precise istruzioni,
in stretta collaborazione
col Servizio di Spionaggio della
Wehrmacht, da gennaio 1936,
nell’ambito della Wermittlungsstelle
W, verrà istituito il Servizio
di Controspionaggio della IG-
Farben (da cui la stessa Wehrmacht
successivamente sceglierà i
suoi agenti, data l’alta professionalità
acquisita).
Nel 1936 IG-Farben, Montecatini
e lo Stato italiano partecipano
alla costituzione dell’ANIC a Ravenna
e, secondo i dati di Marcello
Benegiamo, già nel marzo
1944 la produzione di benzina e
raffinazione petroli nei due impianti
ANIC di Bari e Livorno
subiscono la totale inattività per
mancanza di materie prime.
La SLOI di Trento non si ferma:
i dati in presenza e contributivi
dei singoli lavoratori acquisiti appartenenti
dall’Istituto Nazionale
Fascista per la Previdenza Sociale
(INFPS) indicano che la produzione
continua. Non si vede mai
interruzione di produzione alla
SLOI per tutto il periodo bellico,
nemmeno tra settembre-ottobre
1943: certo, ridotte a metà/un
terzo le maestranze rispetto al
gennaio 1941 (ma non conosco il
numero dei lavoratori avventizi, a
giornata o delle ditte appaltatrici,
ecc.), ma dopo Alpenvorland è
IG-Farben che esprime il plenipotenziario
in Italia del Nord per
la Chimica; i medesimi vertici
che avevano inventato le regole
del “3%” e dei “14 giorni” a Monowitz
per le selezioni di sterminio
ad Auschwitz-Birkenau, tanto
da far preoccupare le SS per l’incapacità
produttiva del campo.
Credo che l’impianto produttivo
della SLOI potesse ben funzionare
con metà/un terzo delle maestranze
registrate all’INFPS.
Alla SLOI si continua a lavorare
fino ad aprile 1945. Ci si chiede
dove si procurassero il Sodio Metallico?
E il sim-diBromo-Etano
dopo il 27-28 settembre del ‘43,
quando tra le saline di Margherita
di Savoia e Trento passavano
prima la linea Gustav, poi la linea
Adolf Hitler ed infine la linea
Gotica? Se accettiamo la narrazione
a posteriori fatta dagli Alleati,
si può ipotizzare che l’unico posto
dove procurarsi il sim-diBromo-Etano
(ricordiamo, scavenger
obbligatorio in miscela con TEL)
fosse Tornesh in Germania, l’unica
fabbrica tedesca mai bombardata
dagli Alleati; oltre a Degussa
(associata IG-Farben) per il Sodio
Metallico e a Chemische Werke
Huels (IG-Farben) per il cloruro
di etile. Potrebbe questo significare
una condizione di “tarnung fabrik”
(impianto camuffato) anche
per la SLOI di Trento, iniziata fin
dal periodo pre-bellico?
Questa e` la domanda a cui non
so rispondere e che può pericolosamente
portare anche la mia
interpretazione da un’analisi per
processi ad una spiegazione archetipica.
Singolarità “storiche”
non facilmente spiegabili con la
narrativa coeva (e corrente), che
meriterebbero qualche ulteriore
approfondimento mirato: la storia
della SLOI sembra un nonsenso,
almeno ad una persona
30 GEOmedia n°5-2019
AEROFOTOTECA
quale il sottoscritto (sono medico,
non storico), a meno che non
si ipotizzi, anche per la SLOI, un
“derivato tossico” del dopo Yalta!
Dopotutto abbiamo perso la
guerra, no?
Forse, capire l’inizio dell’intera
vicenda SLOI può aiutare a spiegare
le cause di morte di circa un
migliaio di lavoratori, trovate disseminate
in vecchi archivi ISTAT
o nei sotterranei (per nostra
fortuna là conservati) di alcune
Procure della Repubblica; può
aiutare a capire le varie centinaia
di ospedalizzazioni tra Padova,
Verona e Trento e capire perché
i dati di più di un centinaio di
lavoratori siano stati recuperati
nell’Archivio dell’ex-Manicomio
di Pergine Valsugana.
Manca all’appello almeno un
altro migliaio di nomi su cui
indagare. In passato l’avvelenamento
da piombo tetraetile era
facilmente scambiato con una
serie di altre patologie: sindromi
maniaco-depressive, ciclotimie,
o forme simil-epilettiche; poteva
generare paralisi progressive e/o
produrre forme paranoiche/schizofreniche
e veniva colpevolmente
(e comodamente) scambiato
con una diagnosi di “alcoolismo
cronico”. Una sola di tali situazioni
poteva, di per sé, giustificare
l’implementazione delle norme
stabilite nel primo paragrafo della
Reichsgesetzblatt del 14 luglio
del 1933 (che getterà le basi “teoriche”
per giustificare Grafeneck,
Brandenburg/Havel, Hartheim,
Pirna-Sonnenstein, Bernburg
ed Hadamar: Aktion T4 e poi
Aktion 14f13).
Le eccezionali immagini recuperate
all’Aerofototeca Nazionale
sono importanti, indicano una
potenziale direzione per una
nuova ricerca che va oltre la storia
locale di una industria bellica.
Preservare i ricordi, i documenti
del passato forse aiuterà ad orientarci
verso il futuro.
BIBLIOGRAFIA
Clair C. Patterson, Contaminated and Natural Lead Environments of Man, Archives of Environmental
Health, 11, 3, 1965, 344; Alice Hamilton et al., Tetra-ethyl lead, JAMA 84, 1925, 1481; Carlo Giavarini,
Chimica e Industria. Gli anni del Piombo, 72, 1990, 1027; Antonio Cristofolini et al., Incubo nella città,
Trento, 1978; Antonio Reggiani, L’esposizione professionale a Piombo Tetraetile; Mario Del Dot e Antonio
Cristofolini, Piombo tetraetile, benzina e salute, Verona, 1984; Gabriel Kolko, American Business and Germany,
1930-1941, The Western Political Quarterly, 15, 1962, 713; Marcello Benegiamo, Bussi e la grande
chimica in Abruzzo. Un’ambizione fallita, Textus Ed., 2013.
Indagini militari:
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Edgewood Arsenal (Edgewood, MD), Report No. E.A.M.R.D. 29, Project No. A-10, October 5, 1924,
17;
- Scientific and Technical Mobilization. Hearing before a Subcommittee of the Committee on Military
Affairs. United States Senate. 78th Congress, 1 st Session S. 702 part 6, Oct. 15, 1943, 939-946.
Materiali del Tribunale militare di Norimberga (MTN-VI):
- Telford Taylor, J.E. DuBois Jr. and D.A.Sprecher et al., December 12, 1947, Preliminary Memorandum
Brief of the Prosecution, Military Tribunals, Nurnberg, United States of America against Krauch and Others,
case VI, 43; T. Taylor, Opening Statement for the United States of America, 113; 131; 157-158: ”...it is necessary
that protective measures to be taken by IG for the eventuality of war should not substantially interfere
with the conduct of business in normal times. For a variety of reasons it is of the greatest importance, for the
normal conduct of business, that the officials heading the agent firms who are particularly well qualified to serve
as cloaks should be citizens of the countries wherein they reside”.; 197-201: “Farben’s sense of efficiency [...] it
decided to build its own concentration camp close to the plant site to house the inmates assigned to its construction.[...]
Monowitz was surrounded with electrically charged barbed wires, watchtowers, SS guards, etc. The
inmates living at the concentration camp Monowitz worked solely for Farben in the construction and operation
of IG Auschwitz. [...] more than sixty percent were determined to be unfit for work and were “selected” for
immediate gassing. From the remaining forty percent, the best labor was given to IGAusch witz. In spite of the
careful “selection”, the life span of an inmate coming to I.G. Farben Auschwitz was approximately three months.
[...] Conditions were so bad that the SS sug gested that additional hospital wards be built.[...] Farben turned
the request down on the grounds that IG Auschwitz did not have space in Monowitz for sick inmates, but only
for healthy ones who were able to work.[...] “Five Percent” rule. No more than five percent of the total inmates
were permitted to be sick at one time. If that percentage was exceeded, “selections” would take place to eliminate
the excess. The excess were sent to Birkenau for gassing. Another rule was the “Fourteen Day” rule. Inmates were
admitted to the hospital only if it was thought they could be cured and returned to work within fourteen days.
Thus, those who were worn out or otherwise unable to work because of sores, fractures, or other slow-healing incapacities,
were “selected” for gassing. [...] Farben laid down the rule that only 3 per cent of the total strength
were permitted to be sick.”
- roll-40, Bk.39, NI-4922, 98, 101, 105;
- Sec. L. Secrecy Regulations, Research and Development of Military Importance, and Withholding of Strategic
Information and Know-How from Foreign Countries, 1309.
Materiali da fonti militari:
- United States Strategic Bombing Survey, January 1947 - Oil Division – Final Report. Appendix A: Attack
on Chemicals. pp. 15-16 ( https://babel.hathitrust.org/cgi/pt?id=mdp.39015011672485;view=1up;s
eq=1)
- September 30, 1945 - Over-all Report (European War) – Effects of Attacks on Selected Industrial Target
Systems. The attack on oil. Prosecution Exh. 715 - NI-3767. p.50 (https://babel.hathitrust.org/cgi/pt?id=
mdp.39015049492716;view=1up;seq=7)
Fonti archivistiche italiane:
Ministero dei beni e delle Attività Culturali e del Turismo, Archivio di Stato di Trento, La seconda guerra
mondiale a Trento - L’intervento sui danni di guerra da parte del Genio civile di Trento,
https://www.movio.beniculturali.it/astn/secondaguerramondialetrento/it/72/incursioni-aeree-alleate
ABSTRACT
Some time ago I came across a "singular story" and I tried to analyze it using indicators, I hope sufficiently
neutral, to compare the congruity of the events compared to the story told by the SLOI of Trento,
in which as antiknock, used in fuels for
military aviation before and for civil use after the end of the second world war. TEL, once mixed with a
halogenated derivative of ethylene ('scavenger' required to ensure the mechanical integrity of the engine),
formed the compound known as Ethyl-Fluid. A very small percentage of TEL present in the fuel
guaranteed its antiknock activity during combustion in the engine cylinder, while the scavenger avoided
the precipitation of the Lead as oxide, keeping it in an aeriform form such as Lead halide which was
eliminated with the exhaust gases.
PAROLE CHIAVE
FOTOGRAFIA AEREA; SLOI; TRENTO; GUERRA STRATEGICA
AUTORE
Giuseppe Carra
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GEOmedia n°5-2019 39
TERRA E SPAZIO
L’attività spaziale dell’Italia,
nell’ambito dell’osservazione
della terra da satellite, è
stata caratterizzata alla fine
del 2019 da un importante
evento: il lancio, avvenuto
il 18 dicembre dallo
spazioporto di Kourou, in
Guyana francese, del primo
satellite COSMO-Skymed di
Seconda Generazione (CSG).
Uno sguardo dal cielo
COSMO-Skymed Seconda Generazione, Beidou,
politica spaziale della Commissione Europea
di Marco Lisi
COSMO-Skymed Seconda
Generazione
Come ben noto, COSMO-
Skymed è una costellazione di satelliti
per uso “duale” (cioè civile e
militare), finanziata dal Ministero
della Difesa italiano e dall’Agenzia
Spaziale Italiana (ASI), in grado
di ottenere immagini della superficie
terrestre ad alta risoluzione
spaziale e radiometrica ed in tutte
le condizioni metereologiche, attraverso
l’uso di un radar ad apertura
sintetica (Synthetic Aperture
Radar, SAR).
Sin dalla prima generazione, il
consorzio industriale responsabile
per lo sviluppo del sistema
COSMO-Skymed include Thales
Alenia Space Italia, primo contrattore,
e Telespazio, responsabile
del segmento terreno e delle operazioni.
La prima costellazione (CSK) di
quattro satelliti, lanciati tra il 2007
ed il 2010, sta raggiungendo la
fine della sua vita operativa. I satelliti
di seconda generazione, oltre
a garantire la continuità operativa
del sistema, hanno tuttavia anche
l’ambizione di migliorare le sue capacità,
soprattutto in termini di:
• risoluzione spaziale
• risoluzione radiometrica
• capacità d’immagazzinamento
dei dati nella memoria di bordo
(raddoppiata)
• velocità di trasmissione dei dati
a terra in down-link
• durata della vita operativa.
Il miglioramento della qualità delle
immagini nei satelliti CSG deriva
fondamentalmente da un progetto
dell’antenna attiva a “phased
array”, cuore dello strumento
SAR, sostanzialmente più evoluto
rispetto alla prima generazione,
che permette non solo una risoluzione
spaziale più fine rispetto
alla prima generazione (0,8 metri
rispetto ad 1 metro, per quanto
riguarda le applicazioni civili), ma
anche la possibilità di lavorare in
polarizzazione multipla (doppia
o quadrupla) contemporanea,
rispetto alla singola polarizzazione
della prima generazione (figura 1).
Sebbene le informazioni riguardanti
la risoluzione spaziale per
applicazioni governative siano
classificate, è ragionevole pensare
che CSG permetta risultati molto
migliori di quelli ottenibili con la
prima generazione, fornendo alle
Forze Armate italiane un sistema
per l’osservazione della Terra da
satellite allo stato dell’arte, sicuramente
tra i più avanzati in operazione.
La disponibilità di nuovi modi
operativi, l’incremento della capacità
di raccolta e trasmissione a
terra delle immagini ed il maggior
numero di satelliti complessivamente
in orbita, ha reso necessario
una sostanziale evoluzione anche
del segmento terreno del sistema,
responsabile di:
• mantenere in condizioni ottimali
i satelliti in orbita, garantendone
orbite, assetto e funzionalità
dei vari sottosistemi;
• raccogliere le richieste degli
utenti civili e militari, assegnando
le dovute priorità;
40 GEOmedia n°5-2017
TERRA E SPAZIO
• pianificare le operazioni degli
strumenti in orbita;
• raccogliere i dati delle immagini
attraverso la rete mondiale di
stazioni terrene dedicate;
• elaborare i dati grezzi ricevuti
per mettere a disposizione degli
utenti prodotti (immagini) più
facilmente fruibili ed a valore
aggiunto.
L’ evoluzione del segmento di
terra di COSMO-Skymed (prima
e seconda generazione), oltre a
garantire la continuità con il passato
a livello operativo, ha anche
ulteriormente sviluppato i requisiti
di flessibilità, espandibilità ed interoperabilità
con altri sistemi.
Fig. 1 - Evoluzione della qualità delle immagini SAR fra CSK e CSG
La Cina alla conquista dello
Spazio: la costellazione Beidou
La Cina prosegue con determinazione
ed incontestabili successi
tecnici il proprio ambizioso programma
spaziale.
Recentemente l’agenzia spaziale
cinese (China Aerospace Science
and Technology Corporation,
CASC) ha dichiarato di pianificare
la messa in orbita di 60 satelliti,
nel 2020, dopo aver effettuato ben
34 lanci nel 2019.
Punta di diamante del programma
spaziale cinese, oltre all’esplorazione
lunare ed alla costellazione di
satelliti di osservazione della Terra
Gaofen, è indubbiamente il sistema
globale di navigazione da satellite
(Global Navigation Satellite
System, GNSS) Beidou.
L’ultimo lancio di satelliti
Beidou-3 è avvenuto il 23 novembre
2019 dal Xichang Satellite
Launch Center nel sud-est della
Cina con un lanciatore Long
March-3B. Parlare di terza generazione
per questi satelliti è improprio.
Fig. 2 - Il lanciatore cinese Lunga Marcia 3B
Fig. 3 - la complessa costellazione Beidou-3, basata su satelliti
GEO, IGSO e MEO
GEOmedia n°5-2017 41
TERRA E SPAZIO
Earth Orbit, MEO, e 3 in
Inclined Geo-Synchronous
Orbit, IGSO);
3. Beidou-3, terza fase del sistema
Beidou, con 3 satelliti
GEO, 3 satelliti IGSO e 24
satelliti MEO, che introduce
nuovi segnali e soprattutto
nuovi servizi, quali un servizio
di “messaging”, la diffusione
di dati SBAS (Satellite Based
Augmentation System, del
tipo EGNOS) ed un servizio
“Search and Rescue” (SAR)
(figura 3).
Fig. 4 - I servizi commerciali sono il primo obiettivo civile del GNSS cinese
Il programma Beidou (Beidou
Navigation Satellite System, BDS)
si è sviluppato in tre fasi successive:
1. Beidou-1, costellazione sperimentale
di 4 satelliti geostazionari
(3 operativi più uno
spare), che ha garantito fra il
2003 ed il 2011 una copertura
regionale della Cina con un’accuratezza
di posizionamento
alquanto limitata;
2. Beidou-2, meglio nota come
COMPASS, costellazione a
copertura globale composta
di 35 satelliti, dei quali 5 geostazionari
(GEO) e 30 non
geostazionari (27 in Medium
Dopo il citato lancio nel novembre
dello scorso anno, quello che
metterà in orbita gli ultimi due satelliti
della costellazione Beidou-3
e la renderà pienamente operativa
è pianificato per giugno 2020.
In parallelo al completamento del
sistema Beidou, il governo cinese
ha anche iniziato un’impressionante
campagna di diffusione dei
suoi servizi in tutti i mercati ed a
livello globale.
Le principali aree dove la Cina
conta di espandere la propria
influenza, in competizione commerciale
(ma anche strategica e
politica) con i GNSS americano,
russo ed europeo, sono le telecomunicazioni
(smartphone, 5G,
IoT), l’industria “automotive”
(veicoli a guida autonoma), i trasporti
aerei e marittimi, la pesca
a livello industriale, l’agricoltura
intensiva (figura 4).
Convergenza fra Difesa e
Spazio nei piani della nuova
Commissione Europea
Si è svolta nei giorni 21 e 22
gennaio al Palais d’Egmont di
Bruxelles la dodicesima European
Space Conference, con la partecipazione
di tutti i principali protagonisti
del settore: Commissione
Europea, Agenzia Spaziale
Europea, agenzie spaziali nazionali
ed industrie.
La delegazione italiana era gui-
Fig. 5 - La dodicesima European Space Conference al Palais d'Egmont di Bruxelles
42 GEOmedia n°5-2017
TERRA E SPAZIO
data dal sottosegretario alla
Difesa Angelo Tofalo e dal
sottosegretario alla presidenza
del Consiglio con delega spaziale
Riccardo Fraccaro, insieme
all’ammiraglio Carlo Massagli,
segretario del Comitato che a
palazzo Chigi riunisce i dicasteri
coinvolti nel settore (Comint),
Giorgio Saccoccia, presidente
dell’Agenzia spaziale italiana (Asi),
ed ai rappresentanti dell’industria
spaziale italiana: il coordinatore
della attività spaziali di
Leonardo e ad di Telespazio Luigi
Pasquali, gli ad di Thales Alenia
Space Italia Donato Amoroso e
Avio Giulio Ranzo.
Una prospettata convergenza fra
difesa e spazio è stata fra le tematiche
più dibattute durante la conferenza.
Il tema è stato centrale
nella relazione del Commissario
Europeo Thierry Breton, di
nazionalità francese, responsabile
della neo-creatasi Direzione
Generale Industria della Difesa e
dello Spazio dell’Unione Europea
(figura 6).
Nella sua relazione il Commissario
Breton ha innanzi tutto ricordato
i quattro pilastri del futuro programma
spaziale europeo:
• Galileo, sistema di globale di
posizionamento, navigazione e
distribuzione del tempo di riferimento;
• Copernicus, sistema
integrato di osservazione
della Terra da
satellite, che giocherà
un ruolo importante
nella gestione delle
emergenze, incluse
quelle naturali (ambientali,
climatiche,
etc.);
• GovSatCom, sistema
europeo di
telecomunicazioni
via satellite per uso
governativo;
• Space Situational
Awareness (SSA), sistema
per la sorveglianza degli oggetti
in orbita, anche a garanzia
di un uso pacifico dello spazio
esterno (Outer Space), come
previsto dai trattati internazionali
(ONU).
Fig. 6 - il Commissario Europeo Thierry Breton.
Un’importanza sempre maggiore
in tutti questi sistemi spaziali sarà
dedicata agli aspetti di sicurezza,
sia per la loro potenziale valenza
strategica che per il ruolo essenziale
che essi rivestono nel garantire
la sopravvivenza delle infrastrutture
critiche della nostra società, nel
caso di attacchi intenzionali e non
di ogni tipo.
Durante la conferenza, un pannello
di esperti è stato specificatamente
dedicato alle future sfide
della sicurezza per i sistemi spaziali.
Particolarmente apprezzato
l’intervento del generale Roberto
Mazzolin, Chief Cyber Security
Strategist del gruppo RHEA.
PAROLE CHIAVE
COSMO-Skymed; SAR; GNSS; Satelliti;
Beidou; Commissione Europea
AUTORE
Dott. ing. Marco Lisi
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GEOmedia n°5-2017 43
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44 GEOmedia n°5-2019
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