la Ciminiera 2020 05
Auto elettriche, Davide Lazzaretti, il profeta dell'Amiata, il Cristo dell'Amiata, Jrò, Personaggi storici in 3D, Roberto Burioni - Virus la grande sfida, arte e ceramica, acrime ed Amore in Isabella Caracciolo, Duchessa di Mesuraca, Epidemie nella storia e nella letteratura antica, I Mosaici di Huqoq, Giuliano e gli Ebrei, Angelo Di Lieto, Francesca Ferraro, Pasquale Natali, Daniele Mancini, Amore e bellezza nella tragica fine della Principessa MARIA D’AVALOS, Gabriele Campagnano
Auto elettriche, Davide Lazzaretti,
il profeta dell'Amiata, il Cristo dell'Amiata, Jrò, Personaggi storici in 3D, Roberto Burioni - Virus la grande sfida, arte e ceramica, acrime ed Amore in
Isabella Caracciolo, Duchessa di Mesuraca, Epidemie nella storia e nella letteratura antica, I Mosaici di Huqoq, Giuliano e gli Ebrei, Angelo Di Lieto, Francesca Ferraro, Pasquale Natali, Daniele Mancini,
Amore e bellezza nella tragica fine della Principessa MARIA D’AVALOS, Gabriele Campagnano
Create successful ePaper yourself
Turn your PDF publications into a flip-book with our unique Google optimized e-Paper software.
zone la Città, affidando i quartieri a tutti i fedeli
e nobili difensori della Dinastia aragonese
Nel frattempo il Duca di Capaccio, dopo
aver visitato nei pressi di Simeri il suo
esercito costituito da circa 4000 uomini,
inviò un messaggero verso la Città fortificata
di Catanzaro, assicurando che l’avrebbe
ugualmente distrutta e saccheggiata anche in
caso di immediata e pacifica resa.
Don Pietro d’Alarcona di Mendoza, invece,
rispose pregando l’araldo di riferire al Duca
di Capaccio che se egli, come si vantava, era
così valoroso nelle armi, questa era l’occasione
buona per dimostrare il suo valore alla fedele
Città di Catanzaro.
Il 4 giugno 1528 Francesco di Loria,
Signore di Tortorella, anch’egli con un grosso
esercito alloggiato in un campo nei pressi del
fiume Corace, inviò ai Dignitari della Città di
Catanzaro un altro identico messaggero.
La risposta non mutò, per cui, anch’egli
decise per il giorno dopo di assalire la Città.
Don Pietro, intanto, appena informato
dell’imminente attacco, invece di attendere
l’assalto, preferì affrontare in campo aperto il
forte esercito. Durante la giornata la battaglia,
con fasi alterne, fu sanguinosa ed accanita, ma
alla fine la Città di Catanzaro ebbe la meglio,
finché le truppe nemiche, verso sera, si diedero
alla fuga. Al suono della tromba tutti furono
invitati a rientrare e a portare dentro i morti, i
feriti e gli stessi prigionieri.
Grande fu la gioia della Città innanzi a questa
sudata vittoria, nel mentre i fuochi accesi sugli
spalti illuminavano la festosa allegria di quei
combattenti.
L’8 giugno il Duca di Capaccio, innanzi
alla sconfitta dei giorni precedenti, decise
di assalire nuovamente la Città. Ma il
Governatore, forzato anche da alcuni
ardimentosi che avevano incominciato a fare
stragi dei loro aggressori con gli archibugi,
ancora una volta attaccò in campo aperto il
forte esercito nemico. Moltissime furono le
perdite da entrambi le parti, però ad un certo
punto, quando il Duca di Capaccio si accorse
che era perfettamente inutile resistere, decise di
ritirarsi momentaneamente e di riorganizzarsi.
Anche i soldati del governatore rientrarono
nelle mura della Città.
Il Duca di Capaccio, prima di attaccare
nuovamente, pensò di affamare la Città
distruggendo case coloniche, granai ed alberi
da frutta, ma gli assediati, erano ben forniti
di grano e di bestiame, nel mentre i cittadini
erano ben decisi a difendere la Roccaforte ed
il loro onore.
Numerosi furono in quei giorni i tentativi di
penetrare a qualsiasi costo in Città, ma nelle
scaramucce i soldati francesi subirono sempre
gravi perdite, per cui il loro morale cominciò
a cadere.
Intanto la moglie di Don Pietro d’Alarcona,
per distrarre un po’ tutti da quel particolare stato
di tensione, pensò di organizzare dei giochi,
invitando non solo le donne catanzaresi, ma
anche quelle che potevano venire da fuori città
a vedere le giostre.
Un giorno, il Duca Ferrante Spinelli, che
bruciava d’amore per Isabella Caracciolo,
già da quando l’aveva vista per la prima
volta, si accorse che su di una finestra vi era
la Viceregina, moglie di Don Pietro. Dopo
averla salutata cavallerescamente, le confidò
che amava Isabella e che intendeva sposarla.
La Viceregina ringraziò il nobile duca
della confidenza fattale ed aggiunse che
effettivamente la giovane fanciulla di Mesuraca
era bella, saggia e prudente.
Il Duca, inoltre aggiunse che quando Isabella
Caracciolo era entrata nel monastero, lui
stesso le aveva dato assicurazione che si
sarebbe personalmente adoperato con tutti i
mezzi pur di vendicare il padre ed il fratello
trucidati in quel tumultuoso giorno nella
piazza di Mesuraca.
In ultimo suggerì, dopo il permesso del
Vescovo e di Don Pietro, che sarebbe stato
opportuno farla uscire dal monastero per
distrarla un po’ con le altre signore durante i
giochi e soprattutto per poterle dichiarare il
suo amore.
La Viceregina colse a volo l’occasione e si
recò dal marito e dal vescovo che nel frattempo
stavano insieme e li pregò di promettere di
rendere realizzabile quanto avrebbe loro
chiesto.
Don Pietro ed il Vescovo promisero
immediatamente e così, non appena conobbero
la confidenza, con grande gioia diedero subito
l’assenso affinché Isabella Caracciolo uscisse
dal Monastero per assistere ai giochi.
Infatti concludere il matrimonio con una
persona distinta, molto degna e fedele,
la Ciminiera 25