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Ritratti
d’artista
Un ricordo della pittrice Lelia Secci
ad un anno dalla scomparsa
di Ugo Barlozzetti
Nel maggio 2019, d'improvviso,
ci lasciava Lelia Secci Manzoni,
una personalità rara nel panorama
della pittura dell'area fiorentina.
Lelia è stata un’esponente di spicco del
Gruppo Donatello cui ha partecipato cogliendone
anche l'antico spirito di vicendevole
stima e sincera amicizia che si
sostanziava delle stesse occasioni conviviali.
La formazione di Lelia come artista
è iniziata alla scuola per l'arte e il
restauro di Palazzo Spinelli a Firenze con
lo studio sia delle tecniche della pittura e
dell'affresco che l'incisione e la scultura.
Emblematico del suo percorso va considerato
l'impegno alla Biblioteca Nazionale,
quando, giovanissima, lavorò per il
salvataggio del patrimonio librario terribilmente
danneggiato dall'alluvione.
Quest’avvertita sensibilità per la cultura
e la civiltà sviluppate dalla città del fiore
costituisce un aspetto significativo confermato
e ampliato nel corso degli anni e
di una carriera di successo che è andato
definendosi in una cifra originale, come,
tra l'altro, ha ben documentato, pur
nell'estrema sintesi, Fabrizio Borghini su
La Toscana nuova nel giugno dell'anno
scorso citando le centinaia di mostre, tra
collettive e personali, a cominciare dalla
prima, nel 1989, alla Spirale di Prato.
In quell'articolo furono
riproposti brani dalle note critiche
di Elvio Natali e Giovanni
Pallanti, particolarmente acute
nell'interpretare il linguaggio
e il "segno" della pittrice.
Lelia è stata una delle ritrattiste
interessata a penetrare la
personalità dei soggetti, con
un senso di profonda empatia
e nel caso dei bambini ha
dimostrato la capacità di recuperare
e comunicarne la
tenera affettuosa ammirazione
di madre, senza cadere nel
tranello sentimentale. La tecnica
a cui presto era giunta
giocava sul sapientissimo uso
del pastello o dell'olio, avendo
preferibilmente come supporto
la tela di dimensioni importanti.
La stesura, eseguita
con successivi, leggerissimi
e delicati passaggi, permetteva
poi l'intervento di tocchi
densi di materia che poteva
sfrangiarsi con un effetto di freschezza
molto efficace. L'impaginazione delle
immagini, equilibrata e armonica nella
distribuzione, era alla base delle preziose
scelte cromatiche, frutto di una selezione
Acqua fonte di vita
che permetteva agli impasti di assestarsi
in pennellate "compendiarie", magiche
di luci. Le radici del dialogo con la città
dell'arte sono rivendicate con una sperimentazione
che ha privilegiato ricono-
Omaggio con Giaggioli
Omaggio a Firenze
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LELIA SECCI