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Giugno 2020

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Ritratti

d’artista

Un ricordo della pittrice Lelia Secci

ad un anno dalla scomparsa

di Ugo Barlozzetti

Nel maggio 2019, d'improvviso,

ci lasciava Lelia Secci Manzoni,

una personalità rara nel panorama

della pittura dell'area fiorentina.

Lelia è stata un’esponente di spicco del

Gruppo Donatello cui ha partecipato cogliendone

anche l'antico spirito di vicendevole

stima e sincera amicizia che si

sostanziava delle stesse occasioni conviviali.

La formazione di Lelia come artista

è iniziata alla scuola per l'arte e il

restauro di Palazzo Spinelli a Firenze con

lo studio sia delle tecniche della pittura e

dell'affresco che l'incisione e la scultura.

Emblematico del suo percorso va considerato

l'impegno alla Biblioteca Nazionale,

quando, giovanissima, lavorò per il

salvataggio del patrimonio librario terribilmente

danneggiato dall'alluvione.

Quest’avvertita sensibilità per la cultura

e la civiltà sviluppate dalla città del fiore

costituisce un aspetto significativo confermato

e ampliato nel corso degli anni e

di una carriera di successo che è andato

definendosi in una cifra originale, come,

tra l'altro, ha ben documentato, pur

nell'estrema sintesi, Fabrizio Borghini su

La Toscana nuova nel giugno dell'anno

scorso citando le centinaia di mostre, tra

collettive e personali, a cominciare dalla

prima, nel 1989, alla Spirale di Prato.

In quell'articolo furono

riproposti brani dalle note critiche

di Elvio Natali e Giovanni

Pallanti, particolarmente acute

nell'interpretare il linguaggio

e il "segno" della pittrice.

Lelia è stata una delle ritrattiste

interessata a penetrare la

personalità dei soggetti, con

un senso di profonda empatia

e nel caso dei bambini ha

dimostrato la capacità di recuperare

e comunicarne la

tenera affettuosa ammirazione

di madre, senza cadere nel

tranello sentimentale. La tecnica

a cui presto era giunta

giocava sul sapientissimo uso

del pastello o dell'olio, avendo

preferibilmente come supporto

la tela di dimensioni importanti.

La stesura, eseguita

con successivi, leggerissimi

e delicati passaggi, permetteva

poi l'intervento di tocchi

densi di materia che poteva

sfrangiarsi con un effetto di freschezza

molto efficace. L'impaginazione delle

immagini, equilibrata e armonica nella

distribuzione, era alla base delle preziose

scelte cromatiche, frutto di una selezione

Acqua fonte di vita

che permetteva agli impasti di assestarsi

in pennellate "compendiarie", magiche

di luci. Le radici del dialogo con la città

dell'arte sono rivendicate con una sperimentazione

che ha privilegiato ricono-

Omaggio con Giaggioli

Omaggio a Firenze

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LELIA SECCI

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