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John Robert Cozens - Quaderno 5 - giugno 2020

John Constable, considerato insieme a Turner uno dei massimi paesaggisti del Romanticismo, descrisse John Robert Cozens “il più grande genio che abbia mai toccato il paesaggio" dal momento che la sua opera "era solo poesia". Con i suoi acquerelli rivoluzionò il modo di dipingere i paesaggi, non per rappresentare i dettagli topografici della natura, ma capaci di evocare emozioni complesse e misteriose, di poetica malinconia, confondendo lo spettatore con una miscela di precisione descrittiva e di sottile narrativa. Con il suo secondo viaggio in Italia nel 1782, occasione per la realizzazione dei dipinti raffiguranti i tre grandi monumenti di Paestum, ci ha lasciato un immenso patrimonio di disegni, unico al mondo, raffiguranti diversi luoghi della Campania, da cui ricavò la produzione dei sui acquerelli più famosi.

John Constable, considerato insieme a Turner uno dei massimi paesaggisti del Romanticismo, descrisse John Robert Cozens “il più grande genio che abbia mai toccato il paesaggio" dal momento che la sua opera "era solo poesia".
Con i suoi acquerelli rivoluzionò il modo di dipingere i paesaggi, non per rappresentare i dettagli topografici della natura, ma capaci di evocare emozioni complesse e misteriose, di poetica malinconia, confondendo lo spettatore con una miscela di precisione descrittiva e di sottile narrativa.
Con il suo secondo viaggio in Italia nel 1782, occasione per la realizzazione dei dipinti raffiguranti i tre grandi monumenti di Paestum, ci ha lasciato un immenso patrimonio di disegni, unico al mondo, raffiguranti diversi luoghi della Campania, da cui ricavò la produzione dei sui acquerelli più famosi.

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<strong>John</strong> <strong>Robert</strong> <strong>Cozens</strong><br />

Gli acquerelli poetici<br />

di Paestum<br />

I Quaderni


<strong>John</strong> <strong>Robert</strong> <strong>Cozens</strong>. Gli acquerelli poetici di Paestum<br />

Costabile Cerone<br />

La sola immagine che ritrae il paesaggista inglese<br />

<strong>John</strong> <strong>Robert</strong> <strong>Cozens</strong> è un busto in pietra (fig. 1) posto<br />

sulla facciata della storica sede del “Royal Institute of<br />

Painters in Water Colours” (RI) a Piccadilly, una<br />

società fondata nel 1831 da pittori professionisti<br />

nell'uso dell'acquerello. Considerato, a giusto titolo,<br />

uno dei più importanti acquerellisti inglesi, sviluppò<br />

una sensibilità luministica e una tecnica più libera che<br />

conferisce ai suoi dipinti quella spontaneità di esecuzione<br />

in cui trova espressione una nuova percezione<br />

della natura, non soltanto rappresentazione topografica<br />

dei luoghi, ma evocazione dei propri sentimenti.<br />

“La sua straordinaria attitudine a rendere la grandiosa<br />

bellezza di un paesaggio, con un misto di effetti<br />

atmosferici e di luce, ed a conferirgli un'accentuata<br />

inflessione lirica, malgrado l'uso di una tavolozza<br />

cromatica molto essenziale, non è stata superata da<br />

nessun altro pittore”.<br />

Nato a Londra del 1752 apprese l'arte della pittura da<br />

suo padre, il maestro di disegno e acquarellista di origini<br />

russe Alexander <strong>Cozens</strong>, iniziando ad esporre i<br />

primi lavori all'età di quindici anni. Gran parte dei<br />

suoi dipinti proviene dai numerosi schizzi di paesaggio<br />

realizzati nei due viaggi che intraprese nel continente,<br />

durante i quali visitò la Svizzera e l'Italia.<br />

Nel suo primo viaggio del 1776, quando rimarrà a<br />

Roma per tre anni, accompagnò in qualità di disegnatore<br />

l'eclettico antiquario e collezionista d'arte<br />

Richard Payne Knight, che durante un viaggio in Sicilia<br />

per motivi di studio, a cui <strong>Cozens</strong> non partecipò,<br />

fece sosta Paestum ad aprile 1777 insieme al paesaggista<br />

tedesco Jakob Philipp Hackert, l'artista che circa<br />

dieci anni dopo (dal 1786) diventerà pittore di corte<br />

del re di Napoli, Ferdinando IV Borbone.<br />

Ritornato in patria <strong>Cozens</strong> conquistò l'interesse di un<br />

allievo di suo padre, il facoltoso giovane scrittore e critico<br />

d'arte William Thomas Beckford di Fonthill<br />

(1760-1824) (fig. 2), figlio di uno dei più importanti<br />

Lord di Londra, che vedendosi preclusa la carriera<br />

politica per scandali omosessuali in cui rimase coinvolto,<br />

per evitare una formale incriminazione scelse<br />

di lasciare il paese per qualche anno. Assunto <strong>Cozens</strong><br />

come disegnatore, con il quale era nata una forte amicizia,<br />

partirono per l'Italia nel maggio del 1782 trascorrendo<br />

diversi mesi a Napoli, punto di partenza per<br />

visitare numerosi luoghi in Campania.<br />

1 Fig. 1. Busto in pietra di <strong>John</strong> <strong>Robert</strong> <strong>Cozens</strong><br />

(Londra, 1752 - ibid., 1797)<br />

Royal Institute of Painters in Water Colours<br />

Picadilly, Londra<br />

2<br />

2


Questo viaggio può essere seguito con i numerosi disegni<br />

realizzati dall'artista contenuti in sette album in<br />

cui si ritrovano gli schizzi originali delle vedute<br />

all'acquerello, ricavate presumibilmente qualche<br />

anno dopo il suo ritorno in Inghilterra. Passati in eredità<br />

da Susan Beckford, figlia di William, fino ad<br />

Angus Alan Douglas, XV Duca di Hamilton, i sette<br />

volumi messi in vendita all'asta presso Sotheby's nel<br />

1973 furono acquistati dalla Whitworth Art Gallery di<br />

Manchester nel 1975. Gli album da disegno<br />

( sketchbook) erano usati dai pittori durante i loro viag-<br />

gi per prendere nota dei paesaggi con schizzi eseguiti<br />

sul posto, “ en plein air”, con diverse tecniche di rap-<br />

presentazione (matita, penna, carboncino o acquarello),<br />

consentendogli di appuntare ogni dettaglio, tra cui<br />

la data di esecuzione, il soggetto rappresentato e il<br />

luogo esplorato.<br />

Attraversate le Alpi dal Tirolo e visitate alcune città,<br />

tra cui Venezia, giunsero a Roma per poi proseguire<br />

per Napoli, arrivando in città a fine luglio, dove inizialmente<br />

alloggiarono alla Locanda delle Crocelle in<br />

via Chiatamone, l'albergo dove si fermavano gran<br />

parte dei nobili forestieri. Durante il lungo soggiorno<br />

partenopeo trovarono ospitalità, prima a Posillipo e<br />

poi a Torre del Greco, nelle residenze del diplomatico<br />

Sir William Douglas Hamilton, ambasciatore inglese<br />

presso la corte di Napoli, appassionato studioso di vulcani<br />

e di “ antiquaria”. Numerose vedute di queste<br />

zone, con viste panoramiche del Golfo di Napoli e del<br />

Vesuvio dalla Villa Angelica, sono contenute nel<br />

secondo album di schizzi della serie conservata a Manchester<br />

(fig. 3).<br />

Il terzo album, che inizia con una veduta di Salerno<br />

datata 18 settembre 1782, contiene numerosi disegni<br />

eseguiti a Cava dei Tirreni e durante le diverse escursioni<br />

sulla costiera amalfitana, tra cui Cetara e Vietri<br />

sul Mare, da cui in seguito ricaverà molti dei suoi<br />

acquerelli più famosi (fig. 4-5).<br />

Gli schizzi eseguiti a Paestum e lungo la strada percorsa<br />

per raggiungere l'antica città, tra cui il passaggio<br />

al Barizzo del fiume Sele con la scafa, sono invece<br />

contenuti nel quarto album da disegno (Sketchbook,<br />

Volume IV) (fig. 6).<br />

Fig. 2. George Romney (1734-1802)<br />

Ritratto di William Thomas Beckford, 1782<br />

Olio su tela (14,5 x 23,6 cm)<br />

National Trust, Upton House and Gardens, Inghilterra<br />

Fig. 3. <strong>John</strong> <strong>Robert</strong> <strong>Cozens</strong> (1752-1797)<br />

Città e Golfo di Napoli, dopo il 1782<br />

Acquerello (37,3 x 23,8 cm)<br />

Victoria and Albert Museum, Londra<br />

(Veduta dalla villa Angelica di Sir William Hamilton<br />

realizzata dal disegno datato 12 agosto 1782<br />

3<br />

3


All'epoca si raggiungeva Paestum seguendo la strada<br />

che da Salerno giungeva ad Eboli, dove proseguendo<br />

verso ovest, lungo il tracciato alla destra orografica<br />

del fiume Sele, superata la Reale tenuta di caccia a<br />

Persano si raggiungeva la località Barizzo, nel luogo<br />

in cui con una zattera in legno, detta scafa, si attraversava<br />

il corso d'acqua. Da qui si diramavano due strade,<br />

la “via pestana” che portava direttamente<br />

all'ingresso settentrionale della città, la “Porta<br />

Aurea”, e la “via del Cilento” che giungendo sotto<br />

Capaccio Vecchio alle sorgenti di Capodifiume, si<br />

collegava con un malconcio sentiero che portava fino<br />

all'ingresso orientale, la “Porta Sirena”. L'ingresso di<br />

levante era denominato anche “Porta Calpazia”, per<br />

la sua posizione frontale rispetto al monte così chiamato,<br />

o “Porta coperta”, per essere l'unica ad aver<br />

conservato la volta che la sovrasta.<br />

I disegni contenuti nell'album che raffigurano i<br />

templi, datati 7 novembre 1782, sono quattro, da cui<br />

<strong>Cozens</strong> ricaverà altrettanti dipinti realizzati<br />

all'acquerello nei classici toni del grigio, blu e verde,<br />

la tavolozza di colori che ha caratterizzano la maggior<br />

parte delle sue opere.<br />

Due di questi dipinti, in esposizione alla Galleria<br />

d'Arte Oldham nella contea metropolitana di Manchester,<br />

raffigurano i monumentali templi in un cupo<br />

paesaggio dominato da un minaccioso cielo in tempesta<br />

(fig. 7-8). L'atmosfera fortemente drammatica e<br />

l'intonazione preromantica irrompono senza esitazioni<br />

anticipando nei valori chiaroscurali gli scenari sinistri<br />

e la drammaticità rappresentativa di William Turner,<br />

che nelle sua veduta di Paestum, il pathos di simili<br />

contrasti si accentua sino a divenire mera contrapposizione<br />

tra blocchi di luce ed ombra.<br />

Un terzo dipinto, una veduta verso ovest in cui i due<br />

templi di Hera sono delineati all'orizzonte dalla tenue<br />

luce del tramonto in un malinconico paesaggio dal<br />

cielo più limpido (fig. 9), è conservato al Victoria and<br />

Albert Museum a Londra insieme ad altri dipinti di<br />

<strong>Cozens</strong>, tra cui alcune scene costiere con torri di guardia<br />

tra Vietri e Salerno. L'ultimo dipinto della serie,<br />

intitolato “ Il piccolo Tempio”, caratterizzato dalla stessa<br />

incerta luce della sera, dove alcuni pastori con il proprio<br />

gregge sostano nei pressi del tempio di Atena in<br />

una nuvolosa ma serena atmosfera, è parte di una collezione<br />

del mercante d'arte inglese Thomas Agnew &<br />

Sons (fig. 10).<br />

La scelta delle ultime ore di luce ricorre spesso nei<br />

suoi dipinti; è il momento che la vita del giorno cede il<br />

passo a quella della notte, il cui passaggio genera una<br />

sorta di tregua, di pace generale, oltre che di mistero,<br />

lasciando ampi spazi per l'immaginazione dello spettatore<br />

su cui soffermarsi e indagare.<br />

Altri due acquerelli, realizzati sulla base dei disegni<br />

Fig. 4. <strong>John</strong> <strong>Robert</strong> <strong>Cozens</strong> (1752-1797)<br />

La costa di Vietri da Salerno, 1789<br />

Acquerello e grafite (53,4 x 36,8 cm)<br />

The Wintworth Art Gallery, Manchester<br />

4<br />

4


eseguiti lungo la strada per Paestum, raffigurano<br />

riprettivamente, la scafa sul fiume Sele (fig. 11), parte<br />

della collezione Herbert Percy Horne, ed una scena<br />

con un gruppo di case tra Eboli e Salerno, un dipinto<br />

conservato al Museum of the Shenandoah Valley di<br />

Winchester negli Stati Uniti, basato su di uno schizzo<br />

datato 8 novembre 1782 eseguito al rientro lungo la<br />

strada verso Salerno (fig. 12).<br />

Ritornato in Inghilterra l'anno successivo, pubblicò<br />

nel 1789 la serie di quattordici stampe “The General<br />

Character, Delineation and Foliage of Tree” (fig. 13),<br />

una guida per come rappresentare gli alberi nelle composizioni<br />

di paesaggio, che presentata alla Royal Academy<br />

ottenne una valutazione negativa in quanto considerata<br />

“arte impropria”.<br />

Della vita successiva si sa molto poco, ma da quel giorno<br />

la sua mente fu assediata dal giudizio nefasto<br />

dell'Accademia; dopo il suo ultimo acquerello del<br />

1792, l'anno successivo, affetto da un "decadimento<br />

del sistema nervoso" fu affidato alle cure del dottor<br />

Thomas Monro, medico al Bethlem Royal Hospital<br />

per la cura delle malattie mentali, che lo seguirà fino al<br />

1797, quando <strong>Cozens</strong> morirà alla giovane età di 45<br />

anni.<br />

Il dottore, un artista dilettante e un appassionato collezionista<br />

d'arte, aveva organizzato a casa sua, ad Adelphi<br />

Terrace, sullo Strand londinese, un'accademia per<br />

giovani artisti di talento, la cosiddetta “Monro Academy”,<br />

dove un giorno alla settimana trascorrevano le<br />

serate copiando i disegni, acquerelli e dipinti dei maggiori<br />

maestri britannici del paesaggio, perfezionando<br />

così la loro abilità nel disegno. Quelli che Monro definiva<br />

“ incontri artistici”, forse erano solo una strategia<br />

terapeutica per il suo gruppo di “ folli artisti” ( The<br />

Monro Circle), un modo per aiutarli a comunicare con<br />

la loro arte, le loro paure e i loro più oscuri desideri.<br />

Riconosciuta la brillante capacità tecnica di <strong>Cozens</strong>,<br />

Monro acquistò dall'artista numerose sue opere e ne<br />

ottenne altre in prestito, di cui alcune furono copiate<br />

dai giovani Thomas Girtin e William Turner che in<br />

quel periodo frequentavano l'accademia, a cui spettò<br />

il compito di ultimare alcuni dipinti che il sofferente<br />

Cosenz non riusciva a terminare; “Girtin eseguiva il<br />

disegno e Turner aggiungeva il colore”. I curiosi<br />

effetti atmosferici e le illusioni degli acquerelli di<br />

<strong>John</strong> <strong>Robert</strong> <strong>Cozens</strong> capaci di trasmettere emozioni,<br />

alcuni dei quali erano presenti nella casa di Monro,<br />

furono per il giovane Turner una straordinaria rivelazione<br />

sul vero potenziale della tecnica all'acquerello.<br />

Tra le numerose copie dei disegni dei “Taccuini Beckford”,<br />

eseguite a due mani da Girtin e Turner per il<br />

dott. Monro, è presente anche una copia della scafa<br />

che attraversa il fiume Sele al Barizzo conservata alla<br />

Tate Gallery di Londra (fig. 14).<br />

Fig. 5. <strong>John</strong> <strong>Robert</strong> <strong>Cozens</strong> (1752-1797)<br />

Sul golfo di Salerno vicino a Vietri, dopo il 1782<br />

Acquerello e grafite (53 x 36,7 cm)<br />

Metropolitan Museum of Art, New York<br />

5<br />

5


Fig. 6. Sketchbook, Album IV, 1782<br />

Matita e acquerello grigio (24,1 x 17,8 cm)<br />

The Wintworth Art Gallery, Manchester<br />

6.2<br />

7 novembre 1782<br />

6.1. Il traghetto tra Eboli e Paestum<br />

6.2. Vista del Tempio di Nettuno e della Basilica<br />

6.4. I tre templi di Paestum<br />

6.5. Il piccolo tempio di Paestum<br />

8 novembre 1782<br />

6.3. Vista sulla strada tra Salerno ed Eboli, guardando<br />

verso Salerno<br />

6.1 6.3<br />

6


6.4<br />

<strong>John</strong> <strong>Robert</strong> <strong>Cozens</strong> (1752-1797)<br />

Una vista panoramica dalla piantagione di mirto nella<br />

Villa di Sir William Hamilton a Portici,<br />

18 agosto 1872<br />

Matita e acquerello grigio (48 x 17,9 cm)<br />

The Wintworth Art Gallery, Manchester<br />

(Disegno su doppia pagina dall'Album II)<br />

7


7<br />

8


Fig. 7. <strong>John</strong> <strong>Robert</strong> <strong>Cozens</strong> (1752-1797)<br />

I Templi di Paestum, dopo il 1782<br />

Acquerello (36,5 x 25,5 cm)<br />

Gallery Oldham, Greater Manchester, England<br />

9


8<br />

9<br />

10


10<br />

Fig. 8. <strong>John</strong> <strong>Robert</strong> <strong>Cozens</strong> (1752-1797)<br />

I Templi di Paestum, dopo il 1782<br />

Acquerello (36,5 x 25,5 cm)<br />

Gallery Oldham, Greater Manchester, England<br />

Fig. 9. <strong>John</strong> <strong>Robert</strong> <strong>Cozens</strong> (1752-1797)<br />

I due grandi templi di Paestum, dopo il 1782<br />

Acquerello (36,5 x 25,5 cm)<br />

Victoria and Albert Museum, Londra<br />

Fig. 10. <strong>John</strong> <strong>Robert</strong> <strong>Cozens</strong> (1752-1797)<br />

Il piccolo Tempio a Paestum, dopo il 1782<br />

Acquerello (36,5 x 25,5 cm)<br />

Collezione Thomas Agnew & Sons, Londra<br />

(in precedenza collezione William Beckford)<br />

6.5<br />

Fig. 6.5. “The small Temple at Paestum”<br />

11


11<br />

12


Fig. 11. <strong>John</strong> <strong>Robert</strong> <strong>Cozens</strong> (1752-1797)<br />

La scafa al Barizzo tra Eboli e Paestum che attraversa il<br />

fiume Sele, dopo il 1782<br />

Acquerello<br />

Collezione Herbert Percy Horne,<br />

Museo Horne, Firenze<br />

(L'acquerello è stato esposto alla mostra "Souvenir<br />

d'Italie. Disegni e acquerelli della collezione Horne"<br />

tenuta nel 2019 al Museo Horne )<br />

13


12<br />

14<br />

14


13<br />

Fig. 13. <strong>John</strong> <strong>Robert</strong> <strong>Cozens</strong> (1752-1797)<br />

Studi sugli alberi, 1789<br />

Alcune incisioni tratte da “The General Character,<br />

Delineation and Foliage of Tree”<br />

(Cedro, Salice piangente, Abete)<br />

Aquatinta<br />

The Wintworth Art Gallery, Manchester<br />

Fig. 12. <strong>John</strong> <strong>Robert</strong> <strong>Cozens</strong> (1752-1797)<br />

Tra Salerno ed Eboli, dopo il 1782<br />

Acquerello (36,8 x 27,3 cm)<br />

Museum of the Shenandoah Valley, Winchester, Stati<br />

Uniti<br />

(Collezione di William Beckford fino al 1805)<br />

Fig. 14 .<br />

Joseph Mallord William Turner (1775-1851)<br />

Thomas Girtin (1775-1802)<br />

La scafa sul fiume Sele al Barizzo, 1794-98 ca.<br />

Matita e lavaggio grigio e blu-grigio su carta (22,8 x<br />

16,4 cm)<br />

(dall'Album di copie per il dott. Thomas Monro - Folio<br />

23 Recto)<br />

Collezione Tate, Londra<br />

Copia del disegno di <strong>John</strong> <strong>Robert</strong> <strong>Cozens</strong> nell'Album n. 4<br />

(Sketchbook IV) dal titolo “La Schaffa -The Ferry that<br />

crosses the Carizza between Evoli and Pestum” (La Scafa<br />

- Il traghetto che attraversa il Barizzo tra Eboli e<br />

Paestum) datato 7 novembre 1782, Whitworth Art<br />

Gallery, Manchester<br />

Riferimenti bibliografici:<br />

C.F. Bell, Thomas Girtin, The Drawings and Sketches of <strong>John</strong><br />

<strong>Robert</strong> <strong>Cozens</strong>. A catalogue with an historical introduction, (The<br />

Walpole Society, vol. 23), Oxford University Press, London,<br />

1935<br />

Francis W. Hawcroft (a cura di), Watercolours by <strong>John</strong> <strong>Robert</strong><br />

<strong>Cozens</strong>, Catalogo della mostra (Manchester, Whitworth Art<br />

Gallery, Londra, Victoria and Albert Museum, marzo- aprile<br />

1971), Cheshire, Richmond Press, 1971<br />

Francis W. Hawcroft, Grand Tour Sketchbooks of <strong>John</strong> <strong>Robert</strong><br />

<strong>Cozens</strong>, 1782-1783, Gazette des Beaux-Arts, 1978<br />

Kim Sloan, Alexander and <strong>John</strong> <strong>Robert</strong> <strong>Cozens</strong>. The Poetry of<br />

Landscape, New Haven and London, Yale University Press,<br />

1986<br />

Gerald Bauer, Il secolo d'oro dell'acquerello inglese 1750-1850,<br />

Edizione Bibliotheque de l'Image, 2001<br />

Elisabetta Nardinocchi, Matilde Casati (a cura di), Il paesaggio<br />

disegnato. <strong>John</strong> Constable e i maestri inglesi nella raccolta<br />

Horne, Catalogo della mostra (Firenze, 2009-2010), Edizione<br />

Mandragora, Firenze, 2009<br />

Flavio Unia, Constable. La verità di uno specchio, collana “I<br />

maestri e il tempo”, Bookmoon Art, 2017<br />

Elisabetta Nardinocchi, Matilde Casati (a cura di), Souvenir<br />

d'Italie. Disegni e acquerelli della collezione Horne. Catalogo<br />

della mostra (Firenze, 2019), Polistampa, 2019<br />

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<strong>John</strong> Constable, considerato insieme a Turner uno<br />

dei massimi paesaggisti del Romanticismo, descrisse<br />

<strong>John</strong> <strong>Robert</strong> <strong>Cozens</strong> “il più grande genio che abbia<br />

mai toccato il paesaggio" dal momento che la sua<br />

opera "era solo poesia".<br />

Con i suoi acquerelli rivoluzionò il modo di dipingere<br />

i paesaggi, non per rappresentare i dettagli topografici<br />

della natura, ma capaci di evocare emozioni<br />

complesse e misteriose, di poetica malinconia, confondendo<br />

lo spettatore con una miscela di precisione<br />

descrittiva e di sottile narrativa.<br />

Con il suo secondo viaggio in Italia nel 1782, occasione<br />

per la realizzazione dei dipinti raffiguranti i tre<br />

grandi monumenti di Paestum, ci ha lasciato un<br />

immenso patrimonio di disegni, unico al mondo,<br />

raffiguranti diversi luoghi della Campania, da cui<br />

ricavò la produzione dei sui acquerelli più famosi.<br />

Immagine di copertina<br />

<strong>John</strong> <strong>Robert</strong> <strong>Cozens</strong><br />

Dettaglio dell'acquerello “I Templi di Paestum”<br />

Gallery Oldham, Greater Manchester, England<br />

collana<br />

I Quaderni dell’Arte<br />

a cura di Costabile Cerone<br />

<strong>Quaderno</strong> 5 - <strong>giugno</strong> <strong>2020</strong><br />

<strong>John</strong> <strong>Robert</strong> <strong>Cozens</strong><br />

Gli acquerelli poetici di Paestum<br />

Copyright: © <strong>2020</strong> PAESTUMinARTE<br />

Questo è un articolo ad accesso aperto distribuito secondo i termini della Creative Commons<br />

Licenza 3.0 Italia (CC BY-NC-ND 3.0 IT)

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