GEOmedia_6_2020
Do you know the secret to free website traffic?
Use this trick to increase the number of new potential customers.
Rivista bimestrale - anno XXIV - Numero - 6/2020 - Sped. in abb. postale 70% - Filiale di Roma
TERRITORIO CARTOGRAFIA
GIS
CATASTO
3D
INFORMAZIONE GEOGRAFICA
FOTOGRAMMETRIA
URBANISTICA
EDILIZIA
GNSS
BIM
RILIEVO TOPOGRAFIA
CAD
REMOTE SENSING SPAZIO
WEBGIS
UAV
SMART CITY
AMBIENTE
NETWORKS
LiDAR
BENI CULTURALI
LBS
Nov/Dic 2020 anno XXIV N°6
TempesTe
solari
e sisTemi
GNss
IL TERZO INVENTARIO
FORESTALE NAZIONALE
MOBILE MAPPING
CON ZEB HORIZON
DISCRASIA ITALIANA NEL
SETTORE GEODETICO
2020 addio
È stato un anno difficile, duro, sofferto: sia dal punto di vista umano che economico. Un anno
che ha lasciato il segno in ognuno di noi. Fortunatamente, e grazie all’impegno di tutti, ci
avviamo - quasi - ad intravvedere un possibile termine di questo periodo che ha letteralmente
sconvolto il pianeta: oltre due milioni di morti secondo l’OMS dall’inizio della Pandemia. E con
l’arrivo imminente della primavera, si respira un’aria nuova, fresca di speranza, almeno qui in
Italia. Ed è proprio con questo anelito dentro di noi che abbiamo cominciato l’anno 2021: un
ciclo che sembra prevedere enormi cambiamenti dal punto di vista economico con il digitale e
la tecnologia (con tutti i loro annessi e connessi), sempre preponderanti nella nostra vita e che
sono il perno centrale della quarta rivoluzione industriale, ormai penetrante più che imminente.
La tecnologia sta ponendo le basi di quel progresso che non conosciamo ancora per tutti i suoi
effetti e che sembra non volersi più arrestare, ma la cui storia è ancora da scrivere: un progresso
che inevitabilmente impatta anche il mondo della Geomatica e che, anzi, si fonda anche su
alcuni aspetti della Geomatica: basti pensare al posizionamento, alla cattura della realtà in 3D,
ai GNSS e all’intelligenza artificiale. Una rivoluzione industriale che sta accelerando ancora,
se possibile, il ritmo attuale dell’innovazione sul mercato, con nuovi trend ai quali è difficile
stare dietro, soprattutto per i non giovanissimi. Una rivoluzione che, in un futuro peraltro non
molto prossimo, tenderà sempre di più ad eliminare i confini tra sfera fisica, digitale e biologica,
rendendo anche più complesso il codice etico e deontologico. Bisogna essere pronti, preparati,
dotati di autocontrollo e di verifica dell’informazione, sapere stare al passo con i tempi e al passo
di questa incessante dinamica che procede ininterrottamente, non senza una grammatica in
evoluzione: pena diventare un oggetto di antiquariato depositato su un vecchio scaffale di un
mercatino dell’usato di seconda categoria, prima di essere buttato in una discarica o acquistato
da un nostalgico dei tempi andati, di orwelliana memoria. Vedremo cosa ci riserva il futuro nei
termini della conservazione della specie e della crescita sostenibile.
Torniamo a noi, al qui e ora, a GEOmedia. Apriamo l’ultimo numero del 2020 con un focus
dedicato all’inventario forestale nazionale (INFC 2015), un'indagine che mira a quantificare
e descrivere le risorse nazionali e i servizi ecosistemici sotto il profilo del loro contributo nel
mitigare i cambiamenti climatici. Il lavoro è stato realizzato in collaborazione dall’Arma dei
Carabinieri e dal CREA e si è concluso a fine 2020. Ed è Simone Orlandini a parlarci invece
del Rilievo di un pezzo piezometrico alla profondità di circa 30 metri, un lavoro complesso con
un’alta difficoltà di acquisizione, in particolare per via delle superfici estremamente omogenee,
fattore che ne ha reso quanto mai ardua l’acquisizione 3D, anche con un un sistema di mobile
mapping portatile, noto per la sua versatilità.
Attilio Selvini ritorna in questo numero sul tema della soppressione della Commissione geodetica
italiana negli anni 70, dichiarata ente non utile con la legge del 20 Marzo 1975 n. 70 e soppressa
due anni più tardi. Un articolo intenso, vivacemente mosso dal rammarico verso un’altra
occasione perduta di un’azione organica volta a preservare, anche ecologicamente, il territorio
da parte di una fonte istituzionale, referente a livello planetario. Ed è ancora Tiziana Primavera,
con la sua rubrica sulle tecnologie di realtà aumentata e realtà virtuale, a riferire e delineare quali
siano i nuovi trend mirati al mondo del lavoro: avatars e digital twin.
Giorgio Franco Pocobelli, nella rubrica "L’aerofototeca nazionale racconta", ci parla della “lettura
delle fotografie aeree in archeologia: tracce e false tracce”, un altro approfondimento o ‘case study’
sulla falsariga del tema dell’osservazione della Terra, che chiude il numero con la rubrica di Marco
Lisi dedicata allo stesso argomento, dove l’autore ci illustra come il comportamento del sole, o
“space weather”, possa influenzare in vari modi l’andamento dei sistemi GNSS, tra i quali GPS e
Galileo.
Buona lettura,
Valerio Carlucci
FOCUS
iN quesTo
Numero...
foCus
reporT
Terra e spazio
LE RUBRICHE
18 MERCATO
il Terzo iNveNTario
foresTale NazioNale
iTaliaNo iNfC 2015:
proCedure, sTrumeNTi
e appliCazioNi
DI P. GASPARINI, A. FLORIS,
M. RIZZO, A. PATRONE, L.
CREDENTINO, G. PAPITTO,
D. DI MARTINO
6
24 Immagine ESA
34 AUGMENTED REALITY
42 AEROFOTOTECA
46 AGENDA
26
sisTema mobile
mappiNG Geoslam
zeb HorizoN per il
rilievo di uN pozzo
DI SIMONE ORLANDINI
Il Sole fotografato a 304 angstrom
dall'Atmospheric Imaging Assembly
(AIA 304) del Solar Dynamics
Observatory (SDO) della NASA.
Questa è un'immagine in falsi colori
del Sole osservata nella regione
ultravioletta estrema dello spettro
((Credits NASA)
geomediaonline.it
4 GEOmedia n°6-2020
GEOmedia, bimestrale, è la prima rivista italiana di geomatica.
Da più di 20 anni pubblica argomenti collegati alle tecnologie dei
processi di acquisizione, analisi e interpretazione dei dati,
in particolare strumentali, relativi alla superficie terrestre.
In questo settore GEOmedia affronta temi culturali e tecnologici
per l’operatività degli addetti ai settori dei sistemi informativi
geografici e del catasto, della fotogrammetria e cartografia,
della geodesia e topografia, del telerilevamento aereo e
spaziale, con un approccio tecnico-scientifico e divulgativo.
INSERZIONISTI
3Dtarget 22
30
la disCrasia
iTaliaNa Nel seTTore
GeodeTiCo
DI ATTILIO SELVINI
Codevintec 23
Epsilon 19
ESRI 29
Geomax 37
GIS3W 17
Gter 45
Planetek Italia 48
Sokkia 21
Stonex 47
Teorema 46
il NosTro amiCo
(?) sole
DI MARCO LISI
38
PENISOLA DI BANKS
(06 DICEMBRE 2020)
La missione Copernicus
Sentinel-2 ci porta al di
sopra della penisola di
Banks, nell’Isola del Sud
della Nuova Zelanda.
La penisola di Banks, visibile
nell’immagine in basso
a destra, è formata da due
vulcani estinti sovrapposti:
il vulcano Lyttelton ed il
vulcano Akaroa. La penisola
ha avuto origine da numerose
eruzioni vulcaniche
avvenute circa otto milioni
di anni or sono. Il nome
della penisola si deve a sir.
Joseph Banks, un biologo
britannico che navigò con
il capitano Cook.
Fratture lungo le pareti del
cratere hanno portato alla
formazione di due rade
lunghe e sottili: Lyttelton
a nord ed Akaroa a sud.
La penisola possiede anche
molte altre piccole baie ed
insenature, fatto che le conferisce
un inusuale aspetto
a forma di ruota dentata.
Christchurch, la città più
grande dell’Isola del Sud,
è visibile immediatamente
a nord della penisola di
Banks. (Fonte: ESA)
una pubblicazione
Science & Technology Communication
GEOmedia, la prima rivista italiana di geomatica.
ISSN 1128-8132
Reg. Trib. di Roma N° 243/2003 del 14.05.03
Direttore
RENZO CARLUCCI, direttore@rivistageomedia.it
Comitato editoriale
Vyron Antoniou, Fabrizio Bernardini, Mario Caporale,
Roberto Capua, Luigi Colombo, Mattia Crespi, Luigi Di
Prinzio, Michele Dussi, Michele Fasolo, Marco Lisi, Flavio
Lupia, Luigi Mundula, Beniamino Murgante, Aldo Riggio,
Mauro Salvemini, Attilio Selvini, Donato Tufillaro
Direttore Responsabile
FULVIO BERNARDINI, fbernardini@rivistageomedia.it
Redazione
VALERIO CARLUCCI, GIANLUCA PITITTO,
redazione@rivistageomedia.it
Diffusione e Amministrazione
TATIANA IASILLO, diffusione@rivistageomedia.it
Progetto grafico e impaginazione
DANIELE CARLUCCI, dcarlucci@rivistageomedia.it
Editore
MediaGEO soc. coop.
Via Palestro, 95 00185 Roma
Tel. 06.64871209 - Fax. 06.62209510
info@rivistageomedia.it
Stampa: System Graphics Srl
Via di Torre Santa Anastasia 61 00134 Roma
Condizioni di abbonamento
La quota annuale di abbonamento alla rivista Science è di € & 45,00. Technology Communication
Il prezzo di ciascun fascicolo compreso nell’abbonamento è di € 9,00. Il prezzo di
ciascun fascicolo arretrato è di € 12,00. I prezzi indicati si intendono Iva inclusa.
L’editore, al fine di garantire la continuità del servizio, in mancanza di esplicita
revoca, da comunicarsi in forma scritta entro il trimestre seguente alla scadenza
dell’abbonamento, si riserva di inviare il periodico anche per il periodo successivo.
La disdetta non è comunque valida se l’abbonato non è in regola con i pagamenti.
Il rifiuto o la restituzione dei fascicoli della Rivista non costituiscono disdetta
dell’abbonamento a nessun effetto. I fascicoli non pervenuti possono essere
richiesti dall’abbonato non oltre 20 giorni dopo la ricezione del numero successivo.
Gli articoli firmati impegnano solo la responsabilità dell’autore. È vietata la
riproduzione anche parziale del contenuto di questo numero della Rivista in
qualsiasi forma e con qualsiasi procedimento elettronico o meccanico, ivi inclusi i
sistemi di archiviazione e prelievo dati, senza il consenso scritto dell’editore.
Rivista fondata da Domenico Santarsiero.
Numero chiuso in redazione il 28 febbraio 2021.
REPORT FOCUS
Il terzo inventario forestale
nazionale italiano INFC2015:
procedure, strumenti e applicazioni
di P. Gasparini, A. Floris, M. Rizzo, A. Patrone, L. Credentino, G. Papitto, D. Di Martino
Fig. 1 - Alcune schermate di esempio dell’applicativo GeoInfo.
L’inventario forestale
nazionale è un’indagine
che mira a quantificare
e descrivere le risorse
forestali del Paese e i
servizi ecosistemici da
esse forniti, e in particolare
il loro contributo per la
mitigazione dei cambiamenti
climatici. La campagna di
rilievi del terzo inventario
forestale italiano (Inventario
Nazionale delle Foreste e dei
serbatoi forestali di Carbonio
- INFC2015), realizzato
dall’Arma dei Carabinieri
e dal CREA, si è conclusa
nei primi mesi del 2020. Per
la sua realizzazione sono
stati sviluppati e messi a
punto specifici processi
di acquisizione dei dati,
piattaforme e servizi WebGIS
e un applicativo Android
dedicato.
L’
L’indagine inventariale
consiste nell’esecuzione
di osservazioni e misure
relative alle caratteristiche delle
formazioni forestali, in corrispondenza
di punti distribuiti
sul territorio nazionale secondo
un disegno che comprende tre
fasi di campionamento. Per la
prima fase sono impiegati oltre
301.000 punti, localizzati
secondo un reticolo a maglie
quadrangolari di 1 km 2, che
vengono classificati per il loro
uso e copertura mediante fotointerpretazione
di ortofoto digitali
a colori e infrarosso-falso
colore (Gasparini et al, 2014).
La visualizzazione delle ortofoto
avviene per mezzo del WebGis
GeoInfo realizzato da AlmavivA
SpA con la collaborazione di
Telespazio (Figura 1). La classificazione
dell’uso e della copertura
del suolo segue regole
di fotointerpretazione coerenti
con le definizioni internazionali
6 GEOmedia n°6-2020
FOCUS
UNECE-FAO, che si basano
sulle seguenti caratteristiche:
la copertura delle chiome, che
deve essere superiore a 10%,
la dimensione dei poligoni
boscati, che devono avere una
superficie superiore al 0.5 ha
e larghezza maggiore di 20 m,
l’altezza potenziale dei soggetti
arborei, almeno 5 m per le
foreste, e infine l’uso prevalente
forestale. Vengono così
individuati i punti ricadenti
in aree di interesse per l’inventario
forestale, ossia i boschi e
le altre terre boscate - boschi
radi, boscaglie, arbusteti, che
saranno oggetto dei rilievi nelle
successive fasi di campionamento.
Le fasi seconda e terza
dell’inventario riguardano
due sottoinsiemi dei punti di
campionamento, costituiti rispettivamente
da oltre 30,000
e oltre 8,000 punti, e hanno lo
scopo di raccogliere i dati necessari
per stimare la superficie
forestale e le sue ripartizioni
e per quantificarne la consistenza
in termini di numero
di soggetti, volume legnoso e
biomassa, suddivisi per specie
e per dimensione. Durante la
terza fase, inoltre, si raccolgono
dati sul legno morto o necromassa
(numero di elementi,
tipo, dimensione, grado di
decomposizione) e sugli strati
inferiori di vegetazione (rinnovazione
e arbusti). La stima
della biomassa presente, viva e
morta, consente di quantificare
il carbonio accumulato nei
tessuti vegetali e nel suolo, al
fine di misurare l’azione di mitigazione
dei cambiamenti climatici
dovuta all’assorbimento
e immobilizzazione del carbonio
atmosferico da parte delle
formazioni forestali. Con l’inventario
viene inoltre misurato
l’accrescimento delle foreste
attraverso il prelievo di campioni
incrementali (carote)
dagli alberi presenti nell’area
di saggio, su cui si misura lo
spessore degli ultimi anelli. Da
queste misure si deriva quindi
l’incremento annuo di volume
e di biomassa; il primo, confrontato
con il prelievo annuo
di legna e legname, consente
di valutare la sostenibilità della
gestione forestale; il secondo
consente di stimare l’assorbimento
annuo di anidride
carbonica, il principale gas ad
effetto serra, dall’atmosfera. Le
osservazioni e misure realizzate
in seconda e terza fase vengono
eseguite in aree di saggio
di dimensione variabile, con
centro nel punto inventariale.
I caratteri qualitativi (tipo di
vegetazione, stadio di sviluppo,
modalità di gestione, ecc.)
vengono osservati su un intorno
di forma circolare con raggio
25 m; le misure (diametro
e altezza degli alberi, incremento
diametrico, diametro
e lunghezza delle porzioni di
legno morto, numero di soggetti
della rinnovazione, ecc.)
riguardano i soggetti ricadenti
in aree circolari con raggio 13
m, 4 m e 2 m (Gasparini et al,
2016).
Il terzo inventario forestale
nazionale è realizzato dal
Comando Carabinieri per
la Tutela della Biodiversità
e dei Parchi - Comando
Unità Forestali, Ambientali
e Agroalimentari Carabinieri
(CUFAA) in collaborazione
con le Regioni e Province autonome,
con il supporto scientifico
e tecnico del Centro di
Ricerca Foreste e Legno del
CREA, la cui sede di Trento
ha contribuito alla realizzazione
dei due precedenti inventari
forestali nazionali IFNI85
e INFC2005 (MAF-ISAFA,
1988; Gasparini P., Tabacchi
G. a cura di, 2011) insieme al
Corpo Forestale dello Stato.
I rilievi in campo relativi alle
fasi seconda e terza dell’inven-
tario, eseguiti contestualmente
anziché in due momenti distinti
come per l’INFC2005, sono
stati avviati nell’autunno 2017
e si sono conclusi nei primi
mesi del 2020.
Localizzazione e posizionamento
al suolo dei punti
inventariali mediante GNSS
La maggior parte dei punti
inventariali da rilevare, circa il
90%, è costituita da punti rilevati
in campo nel precedente
inventario forestale nazionale
INFC2005, materializzati con
picchetti di tipo permanente
o semi-permanente a seconda
che si trattasse di punti di fase
3 oppure di fase 2 e corredati
di monografie descrittive e
fotografiche. Per tali punti si
dispone sia delle coordinate
“teoriche” derivanti dal piano
di campionamento, sia delle
coordinate “di campo” rilevate
con GPS in INFC2005. Per
tali coordinate l’incertezza di
posizionamento è di 3-4 m
(Colle et al., 2007). Per questa
tipologia di punti l’obiettivo è
il ritrovamento del picchetto
che individua il punto stesso e
il centro delle aree di saggio. I
picchetti sono completamente
interrati e le aree di saggio in
bosco sono in condizione di
completo anonimato visivo per
i non addetti ai lavori che non
Fig. 2 - Picchetto permanente di un punto di
campionamento INFC.
GEOmedia n°6-2020 7
FOCUS
testuali, cartografia tecnica,
ortofoto, altre fotografie) informatizzata
nella precedente
campagna inventariale è a
disposizione dei rilevatori per
pianificare il percorso di avvicinamento,
in auto e a piedi,
al punto da rilevare. Terrasync
fornisce all’operatore la distanza
e l’azimut verso il punto da raggiungere,
costantemente aggiornati
ad ogni nuova posizione
acquisita. In ambienti forestali
questo tipo di navigazione fornisce
dati instabili e incerti con
l’avvicinarsi al punto obiettivo,
mostrandosi poco o per nulla
idonea al reperimento di precisione
di un picchetto interrato
e non visibile. Per tale motivo
essa viene sostituita, quando l’operatore
si trova a 10-15 m dalla
posizione presunta del punto
obiettivo, da una navigazione
da posizione media (NPM)
(INFC, 2004). Essa consiste in
un posizionamento stazionario,
con media di 50 posizioni
istantanee, in un punto con
buone condizioni di ricezione
del segnale scelto discrezionalmente
dall’operatore (punto
F o punto di fine navigazione
istantanea), e nel successivo
calcolo delle coordinate polari
(distanza e azimut) da materializzarsi
sul terreno per raggiungere
il punto obiettivo della
navigazione (punto C o punto
di campionamento). In questo
modo l’area d’incertezza entro
la quale ricercare il picchetto interrato,
con l’ausilio di un metal
detector, viene ridotta notevolmente.
Le misure di azimut e
distanza vengono eseguite con
clino-bussola Suunto Tandem
e distanziometro-ipsometro a
ultrasuoni Haglof Vertex, strumenti
particolarmente adatti
all’utilizzo in aree boscate e
che vengono utilizzati anche
in diverse altre fasi del rilievo
inventariale, quali ad esempio la
determinazione dei limiti dell’adispongano
della documentazione
monografica, allo scopo
di evitare disturbi e preservare
la rappresentatività dei punti di
campionamento (Figura 2). Il
restante 10% circa di punti da
rilevare proviene dal campione
INFC2015 di fase 1; si tratta
quindi di punti non localizzati
in campo in precedenza, e per
i quali si dispone delle sole
coordinate teoriche. Per essi
l’obiettivo è il raggiungimento
in campo di tali coordinate
teoriche e un posizionamento
ex-novo ad elevata accuratezza
che, unito alla marcatura con
picchetto interrato e alla monografia
del punto, ne consenta il
ritrovamento in future campagne
inventariali. In tutte le fasi
di navigazione verso punti prestabiliti
e nei nuovi posizionamenti
il sistema di riferimento
adottato è UTM (zone 32 o 33)
su datum WGS84. Le quote
sono riferite al livello del mare
(geoide ITALGEO2005).
In INFC2005 l’equipaggiamento
strumentale delle squadre
di rilevamento era tecnologicamente
avanzato, sia nelle
componenti destinate a navigazione
e posizionamento, sia in
quelle dedicate ai rilievi forestali
veri e propri e alla trasmissione
telematica dei dati rilevati
(Muscaritoli et al, 2004). Gli
anni trascorsi tra il secondo
e il terzo inventario forestale
nazionale hanno reso comunque
necessaria una profonda
rivisitazione della dotazione
strumentale, sia per naturale obsolescenza
delle apparecchiature
utilizzate negli anni 2004-2006,
sia per fruire dei significativi
miglioramenti tecnologici intervenuti
in questo lasso di tempo.
In questo processo si è però
voluto adottare un principio di
“efficientamento” delle risorse
già disponibili, impiegando al
meglio una serie di strumenti
già in possesso del personale
CUFAA, e di contenimento dei
costi necessari all’acquisizione
di nuova strumentazione. Il
risultato è una configurazione
strumentale i cui fulcri sono un
ricevitore GNSS Trimble R1
pilotato via bluetooth da un datalogger
Trimble Juno SB, e un
tablet Samsung Galaxy A6, che
a sua volta dialoga con il Juno
SB per il trasferimento dei dati
di navigazione (Figura 3). Una
volta terminate le fasi di avvicinamento
al punto, ritrovamento
del picchetto e aggiornamento
della sua posizione, tutti i successivi
rilievi inventariali vengono
effettuati tramite l’applicazione
INFC_APP residente nel
Galaxy A6. La scelta di utilizzare
un ricevitore GNSS Trimble
R1 è stata presa dopo averne
verificato le prestazioni, in termini
di accuratezza, affidabilità
e operatività, tramite una serie
di prove effettuate nell’area test
di Feudozzo istituita con il progetto
Targetstars (Pompei et al.,
2009); il ricevitore, utilizzando
più costellazioni GNSS (GPS,
GLONASS, Beidou, EGNOS-
Galileo) ha ottime capacità di
ricezione anche in ambienti
orograficamente svantaggiati
e a elevata copertura arborea,
con prestazioni in termini di
accuratezza adeguate alle esigenze
di progetto. La gestione dei
rilievi con il software Trimble
Terrasync consente il salvataggio
di tutte le misure grezze
che conducono al calcolo delle
coordinate, con possibilità di
correzione differenziale in post
processing e successivi controlli
di qualità sui posizionamenti.
La prima fase di avvicinamento
al punto di campionamento,
comune a tutte le tipologie di
punto, è detta navigazione da
posizione istantanea (NPI), e
viene svolta avvalendosi delle
funzionalità standard del software
Terrasync. La documentazione
monografica (descrizioni
8 GEOmedia n°6-2020
FOCUS
rea di saggio e la misura delle
altezze degli alberi.
Nei rilievi svolti per
l’INFC2015 i tempi di attesa
per ottenere idonee ricezioni
del segnale radio GNSS sono
stati molto contenuti (da pochi
secondi a qualche minuto nei
casi più problematici), come
pure sono state pochissime le
occorrenze di mancato ritrovamento
del picchetto interrato
non dovute a effettivo cambiamento
nell’uso del suolo. La
Tabella 1 riporta i dati relativi
al ritrovamento dei picchetti,
provvisori o permanenti, collocati
nei punti F e C in occasione
dei rilievi INFC2005. Si
osserva che i picchetti originari
di F e C sono stati ritrovati in
una percentuale elevata di punti
inventariali (rispettivamente nel
86.6% e 87.1% dei casi a livello
nazionale), con differenze regionali
che vanno da percentuali
di ritrovamento molto elevate,
superiori al 90%, per Valle
d’Aosta, Alto Adige, Liguria,
Lazio, Abruzzo e Sardegna, a
percentuali di poco inferiori a
80% per Piemonte, Calabria e
Sicilia. Il mancato ritrovamento
sia del picchetto di F sia di
quello di C si è verificato in una
percentuale di casi pari a 7.0%
su scala nazionale. Le regioni
con minore incidenza di questi
casi (meno di 4.0%) sono Valle
d’Aosta, Alto Adige, Trentino,
Liguria, Lazio e Abruzzo. I fattori
che possono avere influito
sui diversi risultati regionali
sono molteplici: le condizioni
della vegetazione e orografiche
delle diverse aree, il tempo trascorso
tra le due campagne di
rilevamento e il tipo di marcatura
(provvisoria o permanente
a seconda che si tratti di punti
di fase 2 o 3), la quota di punti
di fase 2 e 3 assegnata alle diverse
regioni e, non da ultimo,
il funzionamento del metal
detector, che si è rivelato non
omogeneo per tutte le squadre e
le regioni.
Un applicativo Android
per l’acquisizione dei dati
in campo
L’applicazione INFC_APP è
stata sviluppata da AlmavivA
SpA sulla base delle indicazioni
e con la collaborazione del
personale del Centro Foreste e
Legno del CREA. Per garantire
la riservatezza dei dati durante
la campagna di rilievo, INFC_
APP è stata installata esclusivamente
sui tablet a disposizione
delle squadre di rilevatori e
del personale del CREA, il cui
codice IMEI era stato inserito
in una lista di dispositivi autorizzati.
Le principali fasi che hanno
portato allo sviluppo di INFC_
APP si possono riassumere nei
punti di seguito descritti.
i) Descrizione delle esigenze
informatiche: durante la
prima fase di progettazione di
INFC_APP sono stati redatti
diversi documenti contenenti
le informazioni necessarie alla
progettazione dell’applicativo,
in particolare: l’elenco degli
attributi da rilevare; i tracciati
record del database con il formato
dei relativi campi; le codifiche
per gli attributi qualitativi;
i range di valori ammessi per gli
attributi quantitativi; le regole
per la compilazione e per i controlli
incrociati tra campi.
ii) Analisi e valutazione delle
tecnologie disponibili: per lo
sviluppo del software applicativo
è stato scelto di utilizzare
il sistema operativo Android
6.0, l’ultima versione disponibile
durante l’implementazione
dell’app, seguendo lo standard
Material Design per le interfacce,
che introduce nuovi componenti
grafici e animazioni
garantendo una navigazione
più semplice e fluida tra i vari
layout.
iii) Progettazione architetturale
e realizzazione dell’applicazione:
uno dei requisiti
fondamentali richiesti è stato
Fig. 3 - Strumentazione informatica per la raccolta e l’archiviazione dei dati di campo.
GEOmedia n°6-2020 9
FOCUS
Regione
Numero
punti
totali
Numero punti con
picchetto (accessibili,
forestali, di fase 2 o 3
per INFC2005)
Ritrovamento
del picchetto
di C
Ritrovamento
del picchetto
di F
Mancato
ritrovamento
dei picchetti di
F e C
Piemonte 782 624 83.0% 79.5% 9.0%
Valle d’Aosta 124 113 94.7% 100.0% 0.0%
Lombardia 484 391 85.2% 82.4% 8.7%
Alto Adige 316 294 95.2% 96.6% 1.7%
Trentino 325 307 89.9% 90.2% 3.9%
Veneto 373 324 92.0% 89.8% 5.6%
Friuli-Venezia
Giulia
314 277 89.5% 86.6% 8.3%
Liguria 340 297 92.9% 96.6% 1.0%
Emilia-Romagna 537 426 81.5% 83.6% 10.6%
Toscana 768 642 80.7% 85.2% 10.7%
Umbria 369 309 92.2% 81.2% 6.1%
Marche 292 256 91.0% 89.1% 4.7%
Lazio 475 360 95.8% 93.9% 1.7%
Abruzzo 382 322 94.7% 94.1% 3.1%
Molise 171 144 84.0% 86.8% 8.3%
Campania 363 287 86.8% 81.2% 7.7%
Puglia 230 179 87.7% 81.6% 5.0%
Basilicata 304 244 85.2% 84.4% 11.5%
Calabria 440 310 76.5% 70.0% 15.5%
Sicilia 403 271 73.4% 86.7% 9.6%
Sardegna 666 544 90.3% 91.4% 4.6%
ITALIA 8458 6921 87.1% 86.6% 7.0%
Tab. 1 – Statistiche relative al ritrovamento dei picchetti, riferite ai punti di fase 2 e fase 3 INFC2005 (con picchetti sia provvisori, sia permanenti).
quello di creare un’applicazione
il più possibile user-friendly,
ma nello stesso tempo completa
di tutte le funzionalità necessarie
a questo tipo di indagine.
L’interfaccia utente dell’applicativo
è stata quindi realizzata
attraverso un sistema di sezioni
e maschere che guidano il rilevatore
nello svolgimento logico
e cronologico delle diverse fasi
di rilievo e inserimento dei dati,
dalla procedura di navigazione
e posizionamento del punto
di campionamento fino alla
raccolta dei dati sugli attributi
qualitativi e quantitativi. È possibile
spostarsi liberamente tra
le varie sezioni dell’applicativo,
con il vincolo che per salvare i
dati inseriti in una specifica sezione
è necessaria una esplicita
conferma. Dalla home screen
è possibile inoltre consultare la
documentazione di supporto
(manualistica, istruzioni per l’uso
degli strumenti, ecc.) senza
uscire dall’applicativo (Figura
4).
Le maschere sono di due diversi
tipi: il primo è rappresentato
da moduli di input dei dati, il
secondo è il risultato di query
di riepilogo dei dati già inseriti,
visualizzabili sia all’interno di
ogni singola sezione sia nella
home screen, facilitando così
il controllo delle operazioni di
raccolta dei dati da parte del
rilevatore.
Al fine di ottimizzare e semplificare
le operazioni di inserimento
degli attributi qualitativi
sono state create maschere con
campi aventi valori selezionabili
da menu a tendina con una
lista delle sole modalità possibili.
In base al tipo di attributo
da rilevare, inoltre, sono state
create anche combinazioni di
maschere e sotto-maschere per
l’inserimento di dati a dettaglio
progressivamente superiore
(Figura 5a e 5b). Per garantire
un controllo automatico dei
dati in termini di plausibilità,
coerenza e completezza già nella
fase di raccolta, l’applicativo è
stato sviluppato integrando precise
regole per la compilazione
e per i controlli incrociati tra
campi, che consentono di impedire
eventuali dimenticanze
o l’inserimento di valori fuori
scala (Figura 6).
iv) Test del prototipo: ciascuna
10 GEOmedia n°6-2020
FOCUS
delle versioni dell’applicativo
prodotte durante la fase di realizzazione
è stata testata dal personale
INFC del CREA, sia in
ufficio sia in campo, attraverso
l’esecuzione di stress test finalizzati
a verificarne la stabilità e il
buon funzionamento ed evidenziarne
eventuali anomalie.
Servizi web per
l’organizzazione logistica e
il monitoraggio dei rilievi
Lo scambio di informazioni
tra dispositivo tablet e server
centrale avviene tramite web
service SOAP (Simple Object
Access Protocol) appositamente
sviluppato per l’INFC2015.
La scelta del protocollo SOAP
è stata dettata dalla necessità
di trasferire oltre a dati alfanumerici
anche dati binari, nello
specifico il file ssf, contenente
attributi relativi alla navigazione
eseguita dalle squadre per raggiungere
il punto da rilevare.
Si tratta di servizi sincroni richiesta
- risposta, in particolare
il client (il tablet in dotazione
alle squadre) invia una richiesta
e resta in attesa di una risposta
del server. Sono stati implementati
quattro servizi web per la
ricerca, il download, l’upload e
l’aggiornamento dello stato dei
punti, fondamentale per la distinzione
tra i punti da rilevare,
in lavorazione oppure conclusi
(Figura 7). Il web service per la
ricerca riceve in input il codice
IMEI del tablet ed invia al dispositivo
in risposta la lista dei
punti assegnati alle squadre,
tramite opportuna funzione
web. A questo punto le squadre
possono scaricare sul proprio tablet
tutti gli attributi precaricati
del punto da rilevare, come le
coordinate e alcuni dati del precedente
inventario per i punti
già visitati durante la campagna
INFC2005. Se la procedura
si conclude correttamente il
tablet invoca automaticamente
il servizio che modifica lo
stato del punto, portandolo da
“assegnato” a “in lavorazione”,
escludendolo in questo modo
dalla lista dei punti da scaricare
sui dispositivi. La scelta di separare
le operazioni di download
e di aggiornamento assicura che
la base dati centrale sia allineata
anche in caso di un malfunzionamento
durante la fase di
caricamento dati sul dispositivo
Android. A conclusione del
rilievo, le squadre invocando
il servizio per l’upload dei dati
inviano tutti i dati raccolti al
database centrale, mettendoli
a disposizione del personale
INFC del CREA. Ai fini del
monitoraggio dell’inventario,
in un’area riservata accessibile
con un’opportuna autenticazione,
sono state implementate
funzioni con le API di Google,
per la visualizzazione su mappa
e su pie chart dei siti del rilievo
e relativo stato, consentendo in
questo modo agli attori coinvolti,
in base ai rispettivi ruoli, di
avere rapidamente un’istantanea
sull’andamento dell’inventario.
Archiviazione e flusso dei dati
Il passaggio da due fasi di campagna
ad un’unica fase, in cui
vengono rilevati contemporaneamente
dati geografici e informazioni
sia di tipo qualitativo
che quantitativo, ha reso necessaria
la progettazione di un database
articolato, per le relazioni
tra tabelle e la natura eteroge-
4 - Schema dell’architettura della INFC_APP, con lista delle funzioni disponibili, macro-sezioni e
rispettive sottosezioni.
GEOmedia n°6-2020 11
FOCUS
nea dei dati. La realizzazione
della struttura del database è
stata effettuata congiuntamente
da CREA e AlmavivA SpA, che
ne cura anche l’aggiornamento
e la manutenzione.
Per l’archiviazione dei dati è
stato allestito un server fisico,
opportunamente dimensionato
e dotato dei requisiti di sicurezza.
L’accesso al server centrale
avviene tramite autenticazione e
protocolli di protezione variabili
in relazione alla qualifica e al
ruolo dell’utente. Nella fattispecie
sono stati individuati quattro
profili associati a corrispondenti
specifici ruoli preordinati.
Il monitoraggio e l’andamento
dei flussi lavorativi a livello
nazionale è demandato al ruolo
del Coordinatore Centrale,
che è appannaggio dei funzionari
del Comando per la
Tutela della Biodiversità e dei
Parchi - Ufficio Studi e Progetti
del CUFAA dell’Arma dei
Carabinieri. Il Coordinatore
Centrale può consultare l’andamento
delle lavorazioni a livello
nazionale e a livello regionale e
provinciale (punti aperti, punti
assegnati, punti in lavorazione,
punti chiusi); inoltre, su
richiesta del CREA e in particolari
condizioni, può agire per
assegnare il punto ad un’altra
squadra o in casi eccezionali
riaprire un punto precedentemente
chiuso. Al Coordinatore
Centrale è anche demandata
l’attività, condivisa con il
Coordinatore Regionale, di
gestione, all’interno della piattaforma
web, dei componenti
delle squadre e della registrazione
in associazione del numero
di codice IMEI del tablet in
dotazione ad ogni singola squadra,
conditio sine qua non per
procedere al corretto utilizzo
dell’applicazione di campo.
Il Coordinatore Regionale è
rappresentato dal referente
regionale INFC del CUFAA e
Fig 5 - Alcune viste di esempio delle sezioni Navigazione, Dati Qualitativi (a) e Dati Quantitativi (b).
delle Regioni a statuto speciale
e delle Province autonome, uno
per ogni Regione e per ciascuna
delle Province autonome, che
coordina il lavoro delle squadre
della propria regione. Egli può
agire nell’ambito delle specifiche
competenze territoriali:
oltre alla consultazione dell’andamento
lavorativo, assegna
i punti alle singole squadre e
può, nei casi che lo richiedano,
riassegnare il punto ad altra
squadra.
Un altro importante profilo è
quello del Capo Squadra che,
Fig. 6 - Alcune viste di esempio di controlli di plausibilità, coerenza, completezza.
12 GEOmedia n°6-2020
FOCUS
attraverso le funzionalità messe
a disposizione nella piattaforma
web, pianifica le operazioni per
l’avvio dei sopralluoghi in campo.
All’utente Capo Squadra,
così come per i precedenti ruoli,
viene messo a disposizione
anche l’applicativo GeoInfo
per avere la disponibilità delle
ortofoto e degli oggetti grafici
di riferimento dimensionale
sovrapposti in trasparenza su
ogni punto, utilizzati nella fase
precedente per le attività di fotointerpretazione
(Gasparini et
al, 2014). Per INFC2015 sono
stati attivati 54 profili di Capo
Squadra, corrispondenti ad altrettante
squadre composte da
2-4 rilevatori ciascuna.
L’utente Coordinatore CREA,
oltre al monitoraggio dell’andamento
nazionale e alle funzionalità
di riapertura dei punti,
procede con le funzionalità di
estrazione dei dati dei punti lavorati
e dei file ssf.
Ogni ruolo ha a disposizione,
nella piattaforma web, le funzioni
di consultazione della documentazione
tecnica e dei manuali
e linee guida da utilizzare
come pronto riferimento.
Il database Oracle 10g relazionale
del server centrale è composto
da un totale di 27 tabelle
(circa 280 campi), collegate tra
loro tramite una chiave primaria
(identificativo del punto). Lato
client (tablet) il database è stato
implementato tramite la libreria
Sqlite. I campi riguardano
sia le informazioni precaricate,
derivanti dai rilievi INFC2005,
sia i nuovi dati della campagna
INFC2015.
La trasmissione delle informazioni
da e verso il server centrale
avviene attraverso funzionalità
specifiche, implementate
nell’applicativo di campo, da
eseguire mediante la connessione
internet direttamente dal
tablet (con scheda 4G) per il
progressivo popolamento della
banca dati inventariale. La pro-
Fig. 7 - Schermata di esempio della funzionalità web per l’assegnazione dei punti di campionamento alle squadre di rilevatori.
GEOmedia n°6-2020 13
FOCUS
Fig. 9 – Attività
svolte durante gli
start-up eseguiti in
tutte le regioni.
Fig. 8 – Lezione in aula
ed esercitazioni in bosco
durante i corsi di addestramento
ai rilievi.
cedura software di trasferimento
via internet prevede un primo
download sul tablet dei dati di
partenza, necessari per l’avvio
dei rilievi, e successivi upload
al server centrale, come backup
parziali o per il trasferimento
finale dei dati, a conclusione
dei rilievi. Per alcuni campi (es.
lettura carote incrementali), è
prevista la possibilità di completamento
dell’inserimento dati
in ufficio, successivamente ai
rilievi in campo.
Formazione dei rilevatori,
start-up e assistenza in remoto
Le squadre di rilevatori hanno
ricevuto opportuna formazione
per mezzo di corsi residenziali,
con lezioni teoriche ed esercitazioni
pratiche in bosco (Figura
8). Oltre alla manualistica tradizionale,
in formato cartaceo ed
elettronico, i rilevatori hanno
potuto accedere ad una piattaforma
di e-learning via Web,
per approfondire contenuti e
procedure appresi durante la
formazione. All’avvio dei rilievi
è stato effettuato dallo staff
tecnico-scientifico del CREA
Foreste e Legno di Trento uno
start-up in ciascuna regione,
consistente in un rilievo completo
di uno o più punti di
campionamento, congiuntamente
con le squadre di rilevatori
e alla presenza del referente
regionale (Figura 9). È stata
inoltre attivata una struttura di
assistenza a distanza per i rilevatori,
operante tutti i giorni lavorativi
a mezzo telefono o email
e supportata da un software di
ticketing su local server, per la
gestione e l’archiviazione degli
interventi di assistenza, molto
utile per l’armonizzazione delle
indicazioni fornite e per la documentazione
dell’attività svolta
(Figura 10).
Conclusioni
La campagna inventariale
appena conclusa rappresenta
un caso di studio importante,
poiché coinvolge un numero
molto elevato di rilevatori, oltre
150, distribuiti su tutto il
territorio nazionale e operanti
in condizioni ambientali molto
diverse e spesso critiche. Essa
rappresenta, a livello nazionale,
la fonte di dati più importante
sulle foreste, che coprono oltre
un terzo del territorio del Paese.
Durante i rilievi è necessario
assicurare un continuo scambio
di dati tra soggetti con ruoli
differenziati, dislocati in sedi
ed enti diversi: i rilevatori, i
referenti regionali e il personale
dell’Ufficio Studi e Progetti
del Comando per la Tutela
della Biodiversità e dei Parchi
dell’Arma dei Carabinieri; i rile-
14 GEOmedia n°6-2020
FOCUS
vatori e i referenti delle Regioni
e Province autonome; i ricercatori
e tecnici del Centro Foreste
e Legno del CREA di Trento;
gli sviluppatori e i tecnici di
AlmavivA SpA.
La dotazione tecnologica individuata
e i software sviluppati
hanno consentito di integrare
efficacemente dati di carattere
geografico e dati alfanumerici
e numerici relativi ai caratteri
qualitativi e quantitativi delle
foreste. A conclusione della
campagna di rilevamento al
suolo, si può affermare che la
soluzione adottata per l’acquisizione
dei dati, rappresentata
da un applicativo Android
installato su un tablet con caratteristiche
non specifiche per
rilievi in bosco, si è dimostrata
pienamente idonea allo scopo.
Sono stati molto rari, infatti,
i casi di rottura del tablet o di
malfunzionamento dell’applicativo,
nonostante la varietà di
situazioni in cui hanno operato
le squadre (condizioni climatiche
avverse, basse temperature,
ecc.). Inoltre, il tablet consente
di archiviare molti altri dati utili
per i rilievi quali porzioni di ortofoto
e mappe, le monografie
per il ritrovamento dei punti
compilate nei rilievi precedenti,
le foto scattate durante i rilievi
precedenti e quelli in corso, e di
visualizzarli a una scala opportuna
per un’agevole lettura in
campo.
La scelta di una configurazione
tecnologica articolata in più
strumenti separati, apparentemente
meno razionale rispetto
all’uso di un solo strumento
dotato di tutte le funzionalità
necessarie, ha consentito da
un lato di utilizzare hardware
(datalogger Juno) e software
(Terrasync) già in possesso del
CUFAA, e potrà consentire in
futuro una scalabilità tecnologica
selettiva, aggiornando e sostituendo
solo alcune componenti
mirate in funzione dei progetti
cui esse saranno destinate, con
evidente risparmio di risorse
e di tempi di apprendimento
nell’uso delle stesse.
L’apprendimento dell’uso
dell’applicativo INFC_APP è
stato molto facile e rapido, e
non sono pervenute segnalazioni
di difficoltà nell’utilizzo o
malfunzionamenti, se non per
casi sporadici. L’acquisizione dei
dati per mezzo dell’applicativo
è rapida e di facile intuizione,
mentre i controlli implementati
e la sequenza di compilazione
impostata favoriscono una
corretta esecuzione dei rilievi
e impediscono l’introduzione
di errori accidentali. Il corretto
funzionamento dei controlli è
stato verificato periodicamente
attraverso interrogazioni del
GEOmedia n°6-2020 15
FOCUS
Fig. 10 – Schermate di esempio dell’applicativo su local - web server per l’assistenza da remoto ai rilevatori.
database, miranti a evidenziare
l’eventuale mancanza di dati, la
presenza di dati non richiesti o
incongruenze tra dati di campi
diversi. L’attività di controllo
non ha evidenziato particolari
problemi di completezza e coerenza
e il flusso dei dati si è
svolto sempre in modo regolare
e affidabile.
Ringraziamenti
Oltre agli autori del presente
testo, molte persone con professionalità,
compiti e ruoli
diversi hanno contribuito alla
progettazione e realizzazione
dei rilievi in campo del terzo
inventario forestale nazionale
INFC2015. Hanno partecipato,
per il CREA Foreste
e Legno, Lucio Di Cosmo e
Monica Notarangelo per la
definizione del protocollo di
rilievo e i test sull’applicativo
INFC_APP, Roberto Eccher
e Stefano Morelli per la realizzazione
della piattaforma
di e-learning e del software di
ticketing su local server, Marco
Fontanari e Sandro Zanotelli
all’help desk per l’assistenza da
remoto dei rilevatori. Per l’Ufficio
Studi e Progetti del CUFAA
hanno partecipato al coordinamento
delle attività INFC2015
Emanuele Paolella3, Alfonso
Scimia3, Claudia Cindolo3 e
Cristiana Cocciufa3. Inoltre
tutti gli Ufficiali responsabili
regionali e militari rilevatori, il
personale dei Servizi forestali
delle Regioni a Statuto Speciale
e Province Autonome, a cui si
deve la preziosa opera di completamento
delle attività di
rilievo in bosco dell’INFC2015.
Per la società AlmavivA SpA
hanno dato il loro contributo
anche Annamaria Musolino e
Giuseppe Cossu. Per Telespazio,
sulla parte del portale GeoInfo,
hanno contribuito Alessandro
Cuccagna, Filippo Daffinà e
Andrea Martinelli.
16 GEOmedia n°6-2020
FOCUS
BIBLIOGRAFIA
Colle G., Floris A., Scrinzi G., Tabacchi G., Cavini L., 2009. The Italian National Forest Inventory: geographical and positioning aspects in relation to the different phases of the
project. In: Proceedings, 8th annual forest inventory and analysis symposium; 2006 October 16-19; Monterey, CA, USA: 1-8
Gasparini P., Tabacchi G. (a cura di) 2011 - L’Inventario Nazionale delle Foreste e dei serbatoi forestali di Carbonio INFC 2005. Secondo inventario forestale nazionale italiano.
Metodi e risultati. Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali, Corpo Forestale dello Stato; Consiglio per la Ricerca e la Sperimentazione in Agricoltura, Unità di ricerca
per il Monitoraggio e la Pianificazione Forestale. Edagricole, Milano, pp.653.
Gasparini P., Rizzo M., De Natale F., 2014. Manuale di fotointerpretazione per la classificazione delle unità di campionamento di prima fase. Inventario Nazionale delle Foreste e dei
serbatoi forestali di Carbonio, INFC2015 - Terzo inventario forestale nazionale. Consiglio per la Ricerca e la sperimentazione in Agricoltura, Unità di Ricerca per il Monitoraggio e la
Pianificazione Forestale (CRA-MPF); Corpo Forestale dello Stato, Ministero per le Politiche Agricole, Alimentari e Forestali. 64 pp. https://www.inventarioforestale.org/it/node/72
Gasparini P., Di Cosmo L., Floris A., Notarangelo G., Rizzo M., 2016. Guida per i rilievi in campo. INFC2015 – Terzo inventario forestale nazionale. Consiglio per la ricerca in
agricoltura e l’analisi dell’economia agraria, Unità di Ricerca per il Monitoraggio e la Pianificazione Forestale (CREA-MPF); Corpo Forestale dello Stato, Ministero per le Politiche
Agricole, Alimentari e Forestali. 341 pp. https://www.inventarioforestale.org/it/node/72
INFC, 2004 – Manuale di campagna per i rilievi di seconda fase con istruzioni per l’uso dell’applicativo INFOR2. Autori: Floris A., Gasparini P., Scrinzi G., Tabacchi G., Tosi V..
Inventario Nazionale delle Foreste e dei Serbatoi Forestali di Carbonio. MiPAF – Direzione Generale per le Risorse Forestali Montane e Idriche, Corpo Forestale dello Stato. Istituto
Sperimentale per l’Assestamento Forestale e per l’Alpicoltura - ISAFA, Trento. 182 pp. https://www.inventarioforestale.org/it/node/72
MAF-ISAFA, 1988 – Inventario forestale nazionale – IFN1985. Sintesi metodologica e risultati. Ministero dell’Agricoltura e delle Foreste, Corpo Forestale dello Stato. Istituto Sperimentale
per l’Assestamento Forestale e per l’Alpicoltura, Trento. 461 pp.
Muscaritoli C., Froncillo F., Piccoli D., Scrinzi G., Floris A., Tartarini G. L., Battistini F., 2004 – L'integrazione GPS/DGPS e database sincronizzati nell’Inventario Forestale Nazionale
Italiano mediante l’applicativo INFOR2 ed i Servizi Territoriali del Sistema Informativo della Montagna. CARTOgraphica, Aprile 2004: 13-16
Pompei E., Clementel F., Colle G., Floris A., Galvagni D., Librandi I., Marzullo L., Piccoli D., Scrinzi G., 2009 - Sistema di valutazione e certificazione delle performance di precisione
delle tecnologie di rilievo satellitare in dotazione al Corpo Forestale dello Stato in presenza di copertura forestale. Atti 13a Conferenza Nazionale ASITA – Bari, 1-4 dicembre
2009: 1627-1632
PAROLE CHIAVE
monitoraggio forestale; GNSS; rilievi forestali; Android; dataset ambientali; cambiamenti climatici.
ABSTRACT
The Italian National Forest Inventory aims to quantify and describe the forest resources of the Country, as well as the ecosystem services which they provide and particularly their
contribution to climate change mitigation.
The field survey of the third inventory (Inventario Nazionale delle Foreste e dei serbatoi forestali di Carbonio - INFC2015) was carried out by the Arma dei Carabinieri with the
scientific supervision of the research Centre for Forestry and Wood of CREA, and it was completed during the first months of the year 2020. To conduct the field surveys, specific
procedures for the data collection were developed, as well as the necessary services on a WebGIS platform and a dedicated mobile app.
The paper describes in detail the whole architecture of the system and the operational solutions adopted to manage different aspects of the project, including the training of the
personnel and the remote assistance of the field crews.
AUTORE
Patrizia Gasparini (patrizia.gasparini@crea.gov.it)
Antonio Floris (antonio.floris@crea.gov.it)
Maria Rizzo (maria.rizzo@crea.gov.it)
Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia agraria – Centro di Ricerca Foreste e Legno, p.zza Nicolini 6, 38123 Trento
Amato Patrone (a.patrone@almaviva.it)
Laura Credentino (l.credentino@almaviva.it)
AlmavivA SpA, Divisione IT – Agriculture and Environment Practice - Roma
Giancarlo Papitto (giancarlo.papitto@carabinieri.it)
Domenico Di Martino (d.dimartino@forestale.carabinieri.it)
Comando Carabinieri per la Tutela della Biodiversità e dei Parchi - Comando Unità Forestali, Ambientali e Agroalimentari Carabinieri (CUFAA)
GEOmedia n°6-2020 17
MERCATO
180 immagini SAR Sentinel 1A e 1B rispettivamente
delle orbite discendenti 22 e 124
ed ascendente 44; l'arco temporale considerato
per la ricerca risulta essere compreso tra
il gennaio 2020 e il 16 gennaio 2021.
Risultati
Dall’analisi effettuata non si rilevano mediamente
spostamenti significativi (superiori a 2
– 3 mm/anno), secondo l'angolo di osservazione
del satellite, nell’area interessata dall’evento.
Fatto salvo alcune anomalie piuttoste
circoscritte, ma con un effetto deformativo
lieve presso la struttura Ospedale del Mare.
CROLLO DEL PARCHEGGIO DELL’OSPEDALE
DEL MARE A NAPOLI: RICERCA DI UNA IPO-
TESI PLAUSIBILE ATTRAVERSO LA TECNICA
A-DINSAR
Una piattaforma innovativa, pensata per gestire le flotte
L'Interferometria Differenziale SAR (DInSAR) si configura
come una solida tecnica non invasiva per il monitoraggio
di spostamenti di corpi continui (Scatteratori Permanenti
– PS). Resta fermo che disponiamo anche di altri strumenti
per monitorare le deformazioni superficiali quali: i sistemi di
posizionamento satellitari GPS/GNSS, la fotogrammetria e i
sensori laser scanner per il rilevamento di modelli tridimensionali.
In poche parole, ad oggi, volendo, abbiamo molti
strumenti a disposizione per effettuare un monitoraggio delle
deformazioni superficiali.
Gli avvenimenti ante-evento
In effetti l’aver incaricato alcuni esperti in geotecnica di effettuare
dei sopralluoghi nell’area interessata dal crollo dell’8
gennaio per la presenza di avvallamenti, certo rappresenta un
primo passo importante. Un numero considerevole di terremoti
piccoli o moderati, Magnitudo di Durata (Md) intorno
ad 1.5, hanno caratterizzato l’area sia la settimana che i mesi
precedenti l’evento; fermo restando l’incessante attività di
bradisismo negativo e positivo a cui l’area è da sempre esposta.
Analisi degli scenari attesi
Impiegando la tecnica A-DInSAR per tipologie di analisi di
questa natura, ossia aree di circa 150 mq, si rende necessario
effettuare preventivamente una analisi multisensore e multitemporale
degli scenari attesi (AMtSA). Tale analisi qualitativa,
che discende direttamente dalla fotointerpretazione, permette
di verificare l’effettiva presenza di quali e quanti corpi
continui (PS) hanno stazionato in modalità permanente o
semi-permanente nell’area d’indagine.
Metodologia di analisi
Per l’analisi interferometrica sono state acquisite presso l’Agenzia
Spaziale Europea (ESA) – Progetto Copernicus, circa
Considerazioni
Le considerazioni sono di due ordini: la prima
di carattere generale dell’area, la seconda
quasi puntuale, del luogo di innesco del cedimento.
Il quadro generale manifesta che, nell’arco temporale
considerato, l’andamento può essere stimato come non
particolarmente ricco di anomalie. Fatto salvo, come sopra
descritto, in alcune aree e date, per esempio il 24 agosto scorso.
Considerando che nell’area collassata non sono presenti
in forma permanente corpi continui, come è anche emerso
dall’analisi multisensoriale e multi-temporale degli scenari
attesi, non è stato possibile ricostruire con i dati in nostro
possesso la cronologia temporale di spostamento lungo la
LOS degli stessi. Si attendono le risposte a richieste da inviare
all’ASI e ad altre agenzie.
Conclusioni
Il presente lavoro ha focalizzato l'attenzione su un tema di
norma sottostimato in Italia, comequello del monitoraggio
delledeformazioni superficiali. Molte attività istituzionali vanno
verso la direzione del monitoraggio delle deformazioni
superficiali sia a scala Nazionale che attraverso Progetti finanziati
dalla Comunità Europea. Nel merito si ricorda il Piano
Straordinario di Telerilevamento che mira a potenziare gli
strumenti di conoscenza e a rafforzare le capacità di osservazione
e controllo del territorio mediante l’utilizzo di tecniche di
Telerilevamento all’avanguardia, contribuendo al contempo ad
accrescere le competenze tecnologiche e a diffonderne l’utilizzo
nella Pubblica Amministrazione - legge n. 179/2002 (art. 27).
Sicuramente l’impiego di dati di maggior dettaglio e ripetitività,
come quelli prodotti dalla Costellazione Cosmo-
SkyMed, TerraSAR-X e RADARSAT, permetterebbero di
poter ancor meglio investigare l’area del collasso. Anche in
forza a quel principio, ormai non più oggetto di editti preelettorali
che va sotto il nome di “riuso dei dati satellitari”.
La richiesta di potersi dotare, come Associazione di
Volontariato Ambientale, anche dei dati suindicati, ci auguriamo
non rimanga lettera morta. Comunque vada, vi terremo
informati sugli sviluppi.
Massimo Morigi
18 GEOmedia n°6-2020
MERCATO
DJI PHANTOM 4 E MAVIC 2 PRO RTK/
PPK – SOLUZIONE COMPLETA PER
FOTOGRAMMETRIA SENZA TARGET
Il rilievo fotogrammetrico senza target consente di ottenere
precisioni centimetriche anche in posti irraggiungibili o poco
sicuri. Chi si occupa di fotogrammetria sa bene che, fino a
quando il rilievo è di piccole proporzioni e la zona oggetto del
rilievo è facilmente accessibile, il posizionamento, il rilievo e il
recupero dei target è fattibile. Ma quando si parla di effettuare
rilievi di grosse dimensioni o anche di modeste entità ma
difficilmente accessibili (si pensi a frane, versanti montuosi
o altro) ecco che una soluzione RTK/PPK a bordo drone si
rivela essere la scelta vincente perché, in questi casi, i nostri
cari punti di appoggio diventerebbero limiti invalicabili più
che alleati preziosi.
Ma la tecnologia RTK/PPK da sola può bastare?
Gran parte dello scetticismo dovuto a questa tecnologia risiede
nel fatto che, chi non la conosce, non riesce ad ottenere i
risultati sperati. Questo perché, essere in possesso di uno strumento
eccellente e non riuscire ad utilizzarlo equivale a non
possederlo!
A questa conclusione sono giunti anche i ragazzi di www.
strumentitopografici.it che, invece di fornire esclusivamente
l’Upgrade per DJI Mavic 2 Pro o DJI Phantom 4 Pro, hanno
pensato ad una soluzione all inclusive dal prezzo davvero incredibile
per i lettori di GEOmedia. La soluzione comprende,
oltre al ricevitore GNSS per drone, anche un software e un
corso di formazione capace di rendere l’utente immediatamente
operativo.
Scopriamo di seguito tutti i dettagli:
• Upgrade del tuo Phantom 4 Pro o del tuo DJI Mavic 2 Pro:
senza apportare modifiche invasive, sarà montato a bordo
del tuo drone un ricevitore GNSS L1/L2 collegato direttamente
alla telecamera e comprensivo di una scheda SD
per la memorizzazione dei dati.
• Software Toposetter in regalo per 1 anno: un software di facile
utilizzo per il post processing dei dati GNSS, il geotagging
delle immagini e la sostituzione delle coordinate di navigazione
nei tag EXIF delle immagini con coordinate esatte
ottenute dopo la post-elaborazione dei dati GNSS.
• Corso di formazione sull’utilizzo della soluzione: un video
corso da vedere e rivedere a proprio piacimento, comprensivo
di tutte le informazioni relative alla soluzione
acquistata. I passi da compiere prima e dopo un rilievo,
le impostazioni da settare, le modalità di elaborazione dei
dati e tanti utili e pratici consigli per un rilievo eccellente
e accurato.
Soluzione PPK all in one
C’è vita nel nostro mondo.
www.epsilon-italia.it
www.inspire-helpdesk.eu
GEOmedia n°6-2020 19
MERCATO
TEOREMA MILANO
PRESENTA IL LASER
SCANNER LEICA BLK360
Le nuove tecnologie rappresentano uno
dei motori del progresso dell'industria,
ma accesso e disponibilità limitati possono
spesso costituire degli ostacoli
all'espressione di tutte le potenzialità
offerte da tali tecnologie ed al vero cambiamento.
Per questo motivo, democratizzare
le tecnologie esclusive ed i risultati
che esse consentono di ottenere,
è diventato un modo per le aziende di
assumere un ruolo di guida e di avere
un impatto significativo, trasformando
la maniera di operare di interi settori.
Lanciata nel 2015, l'azienda britannica
di dati spaziali Pupil è stata una di
quelle aziende con una visione concreta
ed ambiziosa del potenziale dei dati
geospaziali in grado di rivoluzionare
le valutazioni in campo immobiliare.
Leica Geosystems nel novembre 2016
ha presentato lo strumento di acquisizione
della realtà più piccolo e più facile
da utilizzare al mondo, Leica BLK360,
che rappresentava la soluzione perfetta,
consentendo di acquisire dati relativi ad
immagini sferiche in HDR a 360° e nuvole
di punti in pochi minuti. Questo
imaging laser scanner compatto in 3D
ha permesso nuove applicazioni in ambito
di architettura, progettazione, edilizia
ed ingegneria, e riveste un ruolo
fondamentale nei prodotti forniti oggi.
Ciò che è più importante, la tesi iniziale
secondo cui acquisizioni precise e ad
alto contenuto di dati degli spazi interni
avrebbero consentito di creare un nuovo
gold standard nel settore immobiliare
è ora divenuta realtà grazie all'uso di
BLK360.
La visione
Pupil e Leica Geosystems condividono
la mission di democratizzare l'accesso
a dati precisi, come dimostrano i prodotti
che offrono ai clienti. Sistemi di
ricostruzione 3D e di comprensione
della scena consentono di partire da
spazi reali e convertirli in registrazioni
digitali iperprecise. Ciò garantisce misurazioni
corrette a supporto di valutazioni
precise e contribuisce ad evitare
negoziazioni immobiliari fuorvianti.
L'azienda britannica ha introdotto sul
mercato il suo primo brand che si ripropone
di creare un nuovo standard per
il settore dell'immobiliare residenziale,
offrendo agli agenti risorse precise e sicure
che includono la fotografia professionale,
immagini a 360°, planimetrie,
contenuto immersivo di realtà virtuale,
relazioni di misurazione di superfici e
rapporti relativi alle condizioni.
La missione
Sebbene i mercati della proprietà immobiliare
residenziale e commerciale
comportino diversi processi e prodotti,
si fa affidamento ai dati raccolti utilizzando
l'imaging laser scanner BLK360.
Mettendo questa tecnologia nelle mani
di un team qualificato di periti digitali,
vengono acquisiti oltre 3 miliardi di
punti di misurazione alla settimana, che
corrispondono a milioni di metri quadri
nel mondo reale. L'esercito di "periti
digitali" visita e scansiona proprietà
e location in tutta Londra quotidianamente.
Le grandi quantità di dati che
ne risultano alimentano un'architettura
di tipo cloud di proprietà aziendale, per
essere poi elaborati da un team che offre
l'accesso a risorse destinate all'utente
finale entro 24 ore. Cosa che include
immagini a 360° ed un'esperienza immersiva
in realtà virtuale con visualizzazioni
simili al reale accessibili da computer
fisso, da smartphone o mediante
la app per dispositivi mobili, da qualunque
parte del mondo. Con il tocco di
un solo pulsante, BLK360 acquisisce
immagini sferiche in HDR a 360° ed
esegue una scansione laser di 360.000
punti al secondo, con una precisione
pari a +-4mm a 10 metri ed una portata
complessiva di 0,6 - 60 metri. In pochi
minuti, l'immagine sferica e la scansione
laser sono complete e pronte per la
visualizzazione nell'app prima di essere
caricate nel cloud. L'uso intuitivo e la
produzione di dati estremamente precisi
hanno una portata rivoluzionaria, tutto
all'interno di un bene immobiliare, con
un livello di precisione che garantisce fiducia
nelle nostre risorse digitali. Il software
lavora in perfetta sintonia con lo
scanner laser 3D Leica Geosystems. La
produzione di acquisizioni e dati è integrata
con BLK360 e consente di offrire
dati migliori ed immagini più rapide di
quanto siamo mai riusciti a fare in passato.
Considerando la scala industriale
del servizio e la naturale mobilità della
giornata-tipo del perito digitale, la leggerezza
di BLK360 ha davvero ridefinito
la velocità e la qualità delle acquisizioni.
Il futuro
La scansione laser e la tecnologia di
BLK360 non solo ridefinirà il futuro
dell'ambiente costruito e la maniera
in cui si svolgeranno le valutazioni e
le negoziazioni relative alle proprietà
immobiliari, ma offrirà anche dati che
alimenteranno moltissime altre applicazioni
negli spazi interni e non solo.
Dispositivi come quelli creati da Leica
Geosystems stanno contribuendo a realizzare
concretamente tutto questo
nel settore immobiliare, cambiando e
guidando anche altri settori nella direzione
giusta, verso dati maggiormente
accurati. I dispositivi di scansione laser
Leica, precisi e facili da usare, stanno
consentendo di offrire misurazioni più
affidabili e precise. In futuro, l'utilizzo
di questi dati di alta qualità e dell'intelligenza
artificiale consentirà anche
di offrire una serie di nuovi prodotti ed
esperienze. Ora più che mai, stabilire un
rapporto di fiducia con i consumatori è
una priorità per aziende che vogliono
essere all'avanguardia in un mercato ed
in uno scenario tecnologico in rapida
mutazione.
Teorema
Via Romilli 20/8 20139 MILANO
Tel. 02/5398739
www.geomatica.it
20 GEOmedia n°6-2020
MERCATO
Non
perdiamoci
di vista.
DA PLANETEK LE
IMMAGINI SATELLITARI
ALLA RISOLUZIONE DI 15
CM PIXEL
Le immagini a 30 cm di risoluzione
hanno rappresentato per molto tempo
il meglio che il mercato potesse
offrire. Planetek Italia annuncia la
disponibilità sul mercato di dati satellitari
alla risoluzione senza precedenti
di 15 cm pixel. Da oggi analisti,
foto-interpreti e persino macchine,
possono acquistare e utilizzare le
immagini satellitari 15 cm HD per
estrarre gli attributi e le informazioni
territoriali più importanti e significative
con una precisione e accuratezza
mai ottenute prima. Una rinnovata
visione della Terra che permette di
potenziare tutte le applicazioni territoriali
di svariati ambiti applicativi
come la difesa, l’intelligence, l’ambiente,
l'ingegneria, l’energia, l’urbanistica,
la navigazione e molto altro.
Complemento dei dati aerei
Molti utenti stanno già utilizzando
i prodotti satellitari 15 cm HD per
progetti in regioni remote e difficili
da raggiungere con i tradizionali voli
aerei. Questo prodotto rappresenta,
infatti, un ottimo supporto a tutte
le attività di mappatura aerea contribuendo
a coprire zone impervie
con dati satellitari acquisiti in tempi
rapidi e senza particolari limitazioni
territoriali.
Cos’è la HD Technology?
La risoluzione di 15 cm pixel è resa
possibile grazie alla nuova tecnologia
di High Definition. I dati satellitari
15cm High Definition sono
prodotti attraverso il ricampionamento
di dati satellitari alla risoluzione
di 30 cm della costellazione
Maxar technologies: WorldView-3 e
WorldView-4.
Con la tecnologia di High
Definition il livello di dettaglio e la
qualità visiva dell’immagine satellitare
migliora sensibilmente, favorendo
una eccellente interpretazione degli
elementi geografici e una definizione
dei contorni senza precedenti.
L’algoritmo di ricampionamento
HD è una tecnologia che aumenta
in modo intelligente il numero di
pixel attraverso un modello matematico
complesso, fornendo un nuovo
livello di dettaglio che supera di gran
lunga quello di qualsiasi altra immagine
satellitare commerciale presente
sul mercato.
La soluzione HD Technology non
ha limiti di risoluzione nel suo utilizzo
e può essere, ad esempio, applicata
anche ad immagini native di
40-50 cm di risoluzione, fornendo
come risultato immagini satellitari
alla risoluzione di 30 cm HD e incrementando
in maniera considerevole
la disponibilità di immagini
ad altissima risoluzione nell’archivio
storico.
Per qualsiasi necessità o approfondimento,
non esitare a contattare
Planetek Italia.
www.planetek-italia.it
Fusion
Misurazioni ottiche e GNSS
Misurate con precisione anche
quando la linea di collimazione è
tecnologia Fusion è possibile gestire
qualsiasi imprevisto e incertezza.
Ora, anche i progetti più impegnativi
diventano più facili e veloci.
Componenti Tecnologia Fusion
• Stazione totale Serie iX
• Ricevitore GNSS GCX3
• Computer da campo SHC5000
•
GEOmedia n°6-2020 21
SOKKIA.COM
MERCATO
DAL POLITECNICO
DI MILANO UN NUO-
VO SISTEMA DI
MONITORAGGIO A
SOLUZIONI SATELLI-
TARI INTEGRATE
GIMS (Geodetic Integrated
Monitoring System), nuovo
sistema di monitoraggio a
tecnologie integrate dei movimenti
della crosta terrestre
(processi di deformazione come cedimenti, smottamenti, inondazioni,
affondamenti), è stato proposto dalla società GReD,
spin off del Politecnico di Milano. La GReD progetta e realizza
soluzioni innovative e altamente personalizzate basate sulla
geodesia e tecniche geomatiche. Il progetto internazionale è
finanziato per 2.000.000 di euro al 70% da UE nell’ambito del
programma quadro per la ricerca e l’innovazione Horizon 2020
e per il 30% dai soggetti partner di GReD.
Il Professore Emerito Fernando Sansò, presidente della GReD,
ha dichiarato che: "Siamo sicuri che il nuovo sistema di monitoraggio
possa giocare un ruolo di primo piano all’interno dell’attività
di controllo delle infrastrutture, per garantire livelli di sicurezza
adeguati a salvaguardia della popolazione. D’altra parte
GIMS si posiziona come sistema innovativo, dal momento che
integra tecnologie solitamente concepite a compartimenti stagni.
È stato proprio l’uso combinato di sistemi satellitari diversi
la carta vincente del progetto, testato sul territorio sloveno con
risultati promettenti. Siamo convinti che GIMS costituirà un
volano per lo sviluppo dell’interno campo di attività di GReD,
abilitandoci a divenire interlocutori nell’ambito di operazioni
rilevanti su scala nazionale”.
Il progetto GIMS, infatti, si avvale simultaneamente di due
tecnologie satellitari, ovvero GNSS (Global Navigation Satellite
System) e SAR, solitamente utilizzate separatamente. Invece, l’idea
di ricorrere ad entrambe in forma combinata è risultata performante,
in quanto le due soluzioni sono state valorizzate nella
reciproca complementarietà. GNSS e SAR sono due sistemi di
antenne che recepiscono i segnali di sistemi satellitari differenti,
rispettivamente Galileo e Copernico, le cui potenzialità non
sono state finora mai sfruttate in forma integrata usando sensori
a basso costo.
L'iniziativa ha infatti permesso di contenere le soglie dei costi
perché, facendo leva sulla sinergia generata da GNSS e SAR, si è
potuto evitare di ricorrere alle componenti hardware di fascia di
prezzo eccessivamente elevato. Naturalmente senza compromettere
i risultati attesi in fase di progetto, ovvero la capacità di fornire
con tempestività informazioni sul movimento del suolo con
un’elevata risoluzione spaziale e temporale. L’inquadramento
nella fascia cost effective, parallelamente, permette a GIMS di
potere essere anche collettore di dati ambientali per reti intelligenti
(smart landscape/smart city).
Il sistema funziona anche in chiave predittiva, in quanto è in
grado di lanciare warning in vista di possibili movimenti della
crosta terrestre. Un segnale d'allarme che può essere inserito
all’interno di un sistema di gestione proattivo della manutenzione
infrastrutturale, con l’obiettivo di pianificare interventi anche
nel breve periodo.
Finora il progetto GIMS è stato testato in territorio sloveno, precisamente
nelle aree di Vipava e Potoska per rilevare i movimenti
in corso che interessano le due frane e le loro risposte a driver
esterni. Nel quadro di queste operazioni, sono state installate 15
stazioni GNSS.
www.gims-project.eu/
www.comonext.it/en/progetti/gims/
LASER SCANNER, SENSORI PER DRONI, IMU,
LIDAR, MOBILE MAPPING, FOTO 360°
WWW.3DTARGET.IT INFO@3DTARGET.IT CENTRALINO +39 0200614452
22 GEOmedia n°6-2020
MERCATO
LE NUOVE APP DELLA RIEGL PER IL CON-
TROLLO DA REMOTO DELLE OPERAZIONI IN
MINIERA
Le operazioni da remoto ad oggi sono diventate sempre più frequenti
e comuni, anche nel settore minerario. L’azienda austriaca RIEGL ha
presentato tre nuove app nel settore minerario per la serie VZ-i dei loro
Laser Scanner terrestri con lo scopo di affrontare le impegnative sfide
del Remote Operation. Le nuove app, semplici ed intuitive, supporteranno
gli utenti nel lavoro quotidiano e soprattutto nelle situazioni critiche.
Le tre app riguardano aspetti fondamentali nel lavoro di estrazione minerario:
• App Slope Angle: per il calcolo di pendenze critiche in fase di lavoro
in miniera;
• Design Compare App: per ottimizzare e semplificare il processo di
estrazione;
• RIEGL Monitoring App: monitorare in tempo reale l’estrazione di
materiali prevenendo un possibile cedimento del pendio
RIEGL App Slope Angle
Utilizzando questa app gli angoli di inclinazione delle pareti rocciose
vengono calcolati automaticamente dai dati di scansione. Gli angoli di
pendenza critici possono essere evidenziati e inviati all'utente. Le informazioni
in tempo reale consentono agli operatori di mantenere gli angoli
di inclinazione degli accumuli delle aree di discarica entro i limiti definiti.
Gli addetti ai lavori connessi alla rete mineraria possono attingere
a queste informazioni su web utilizzando un qualsiasi dispositivo: non è
necessaria, infatti, alcuna installazione software o elaborazione dei dati.
Tutto viene elaborato automaticamente all'interno dell'app.
RIEGL Design Compare App
Grazie a questa nuova app, che
calcola gli strati in base a un
determinato modello di progettazione,
il funzionamento
di attrezzature pesanti come le
macchine da scavo può essere
ottimizzato per semplificare il
processo di estrazione.
RIEGL Monitoring App
Consente di rilevare la concentrazione di materiale di scarico in determinate
aree molto prima che siano visibili all'occhio umano.
L'interpretazione dei movimenti calcolata attraverso le singole scansioni
di riferimento consente la previsione di un possibile cedimento del
pendio, permettendo di evacuare in tempo le persone e di rimuovere
i macchinari dalle aree a rischio. Inoltre, la RIEGL ha ulteriormente
ottimizzato i software RiSCAN PRO e RiMINING. Il nuovo LIS
GeoTec Plugin consente l'analisi geotecnica dei dati di scansione fornendo
strumenti statistici all'interno di un'interfaccia grafica di facile
utilizzo. Oltre al calcolo della direzione e dell'angolo di caduta delle pareti
rocciose, consente l'analisi delle discontinuità creando diagrammi
polari e colorando i dati di scansione da cluster di orientamento simile.
Ciò offre agli specialisti una migliore comprensione della stabilità, delle
articolazioni e dei difetti delle pareti rocciose analizzate.
Per provare di persone queste 3 nuove applicazioni:
Scrivere a info@microgeo.it inviando una mail con oggetto “RIEGL
APPLICAZIONI IN AMBITO MINERARIO”.
1986:
Codevintec porta in Italia il primo GPS civile.
Era un Trimble.
Ancora insieme.
CODEVINTEC
Tecnologie per le Scienze della Terra e del Mare
GPS, GNSS, ricevitori, sensori e sistemi per applicazioni marine.
GEOmedia n°6-2020 23
MERCATO
24 GEOmedia n°6-2020
MERCATO
Giappone in fiore (07 febbraio 2021)
La missione Copernicus Sentinel-2 ci porta su vortici di fioriture
di alghe nell’Oceano Pacifico, appena al largo delle coste del Giappone. Per
fioriture di alghe si intende il rapido moltiplicarsi di fitoplankton – microscopiche
piante marine che vanno alla deriva sulla superficie del mare o in prossimità di essa. Una
intensa crescita delle alghe – denominata ‘fioritura’ - può diventare visibile ad occhio nudo e può
tingere le acque dell'oceano, consentendo la rilevazione di questi organismi dallo spazio. Sebbene le
fioriture di alghe costituiscano un fenomeno naturale ed essenziale della vita in mare, è noto che le attività
umane hanno portato ad un incremento del numero annuale di questo fenomeno. Dannose fioriture di alghe
possono essere stimolate da fattori ambientali, quali la luce, la temperature delle acque più alta o ancora l'eccesso
di presenza di nutrienti. Nell’immagine mostrata qui, catturata in data 14 giugno 2019, si possono osservare alte
concentrazioni di alghe a circa 130 km al largo dell’isola di Hokkaido, la seconda isola più grande del Giappone.
Questa specifica fioritura misurava oltre 500 km di lunghezza e 200 km di larghezza , con l’area ripresa che mostra
solo una piccola porzione del fenomeno, circa 100 km da nord a sud e circa 110 da est ad ovest. Durante la stagione
primaverile delle fioriture sostanze nutrienti come nitrati e fosfati sono molto più abbondanti sulla superficie delle acque.
Senza l’ausilio di misure dirette ‘in situ’ è molto difficile distinguere le tipologie di alghe che in tal caso ricoprono l’oceano.
Le alghe normalmente sono poi trasportate da venti e correnti in prossimità della costa del Giappone. E’ proprio in questa
parte dell’Oceano Pacifico, nei pressi di Hokkaido, dove la corrente più fredda di Oyashio proveniente da nord si incontra
con la più calda corrente di Kuroshio, che invece fluisce da sud. Quando collidono due correnti che presentano differenti
temperature e densità spesso si creano dei vortici e mulinelli di acqua, che vanno alla deriva lungo il confine delle due
masse d’acqua. Il fitoplankton che cresce sulla superficie dell'acqua si concentra lungo i bordi di questi vortici e segue i
movimenti dell’acqua. Il fitoplankton gioca un ruolo importante nella catena del cibo, ma ha anche un impatto sul ciclo
del carbonio globale, grazie all’assorbimento del diossido di carbonio su una scale equivalente a quella delle piante
terrestri. La parte principale della sua produzione è utilizzata per descrivere la sintesi di materiale organico da diossido
di carbonio ed acqua attraverso la fotosintesi. Anche piccole variazioni nella produzione primaria possono
incidere sulle concentrazioni di diossido di carbonio, come pure influenzare la biodiversità e la pesca. Mentre
le superfici oceaniche si riscaldano in risposta all’aumento dei gas serra atmosferici, la produzione di fitoplankton
deve essere monitorata, sia in modo coerente che sistematico. I dati satellitari possono essere
impiegati non solo per seguire la crescita e l’espansione di fioriture di alghe pericolose - allo scopo
di allertare e mitigare l’impatto dannoso sul turismo e sulla industria ittica – ma si sono anche
dimostrati recentemente fondamentali per fornire una visione globale del fitoplankton e
del suo ruolo all’interno e come risposta al fenomeno del cambiamento climatico.
Crediti: European Space Agency.
Traduzione: Gianluca Pititto.
GEOmedia n°6-2020 25
REPORT
SISTEMA MOBILE MAPPING
GEOSLAM ZEB HORIZON PER IL
RILIEVO 3D DI UN POZZO
di Simone Orlandini
MicroGeo ha avuto
l’occasione di sperimentare
lo strumento ZEB Horizon
per acquisire in 3D un pozzo
piezometrico.
Lo scenario non è quello
dei più semplici da rilevare.
Questa tipologia di pozzi,
infatti, si estende in
profondità per diverse decine
di metri e con i tradizionali
Fig. 1 - Supporto per sospensione utilizzato per calare il Sistema Mobile Mapping ZEB Horizon
all'interno del pozzo
sistemi di scansione è
praticamente impossibile
ottenere un’acquisizione 3D
completa del soggetto.
Con il Sistema Mobile
Mapping ZEB Horizon
è stato possibile acquisire
il pozzo. Il soggetto si presenta
come pozzo piezometrico
profondo 30 m con diametro di
3,6 m, con un alta difficoltà di
acquisizione: le superfici estremamente
regolari del pozzo
hanno reso l’attività di rilievo
con tecnica SLAM molto complessa,
l’algoritmo che genera
il modello a nuvola di punti
3D deve essere estremamente
potente per poter riuscire a generare
un dato corretto anche
in una condizione di estrema
omogeneità superficiale.
Per effettuare il rilievo è stato
impiegato: il sistema Mobile
Mapping ZEB Horizon, dell’azienda
GeoSLAM, leader nelle
soluzioni tecnologiche 3D
in movimento. Si è scelto di
impiegare questo strumento
soprattutto per la sua versatilità
(può essere montato su auto,
drone, fatto calare in cavità
profonde ecc…) e per la facilità
di utilizzo: leggero e compatto,
veloce in fase di rilievo e semplice
nel processare il dato; un
supporto per sospensione per
ZEB Horizon; una Stazione
Totale e un set di sfere di riferimento
per le scansioni laser.
Il rilievo
Il rilievo si è sviluppato in tre
fasi principali.
Prima fase
Dopo aver controllato lo scenario
si è deciso di posizionare le
sfere in modo che rispondessero
a due requisiti: che tutte fossero
facilmente rilevabili da una sola
posizione della stazione totale
e tutte facilmente individuabili
all’interno della nuvola.
Si è proceduto, quindi, con la
26 GEOmedia n°6-2020
REPORT
Fig. 2 - Settaggio dei parametri per il processing per
la restituzione del dato grezzo a nuvola di punti 3D.
Fig. 3 - Individuazione delle sfere all'interno di GeoSLAM Draw per georeferenziare la nuvola di punti.
battitura del centro delle sfere
(sono stati battuti per ogni
sfera tre punti tramite i quali
si è potuto ricavare il centro)
da parte della Stazione Totale
per la georeferenziazione del
modello 3D.
Fig. 4 - Estrazione di viste bidimensionali all'interno della piattaforma GeoSLAM Draw.
Seconda Fase
La seconda parte ha riguardato
il rilievo del pozzo con lo
strumento ZEB Horizon.
Le sfere sono state scansionate
nella sessione di rilievo dinamico
intorno all’apertura del
pozzo, ponendo particolare
attenzione al fatto che potessero
essere acquisite con elevata
risoluzione.
Poi, senza interrompere la
sessione di scansione il sistema
Zeb Horizon è stato calato
tramite supporto per sospensione
all’interno del pozzo,
dove è avvenuta l’acquisizione
a 360° della cavità (Fig. 2; v
video). Per una profondità di
rilievo fino a 30 m.
Terza fase
La terza ed ultima fase ha portato
alla restituzione del dato
grezzo a nuvola di punti 3D
del pozzo all’interno del software
GeoSLAM Hub.
Prima di lanciare il processing
sono stati modificati due parametri
rispetto alla configurazione
standard: la voce Voxel
Density e la Windows Size. In
spazi chiusi e omogenei superficialmente
come nel nostro
caso è consigliabile diminuire
il primo parametro in modo da
aumentare le dimensioni del
voxel (volumetric picture element)
e avere un maggiore dettaglio
volumetrico. Il secondo
parametro – che si riferisce alla
quantità di dati utilizzati per
l’allineamento all’interno di una
sessione di rilievo 3D – invece
va aumentato negli spazi chiusi
(Fig 2.).
Terminata l’elaborazione il risultato
finale è stato aperto all’interno
di GeoSLAM Draw dove
la nuvola è stata georeferenziata
tramite le coordinate del centro
delle sfere ricavate dal rilievo
GEOmedia n°6-2020 27
REPORT
Fig. 5 - Individuazione delle sfere all'interno di GeoSLAM Draw per georeferenziare la nuvola di punti.
topografico della Stazione
Totale (Fig. 3) e dove
sono state estratte le viste
bidimensionali tramite gli
strumenti di editing che
fornisce il software (Fig.
4).
Risultato finale: rilievo riuscito.
La nuvola di punti
finale (Fig. 5) presenta un
valore RMS tra la nuova
posizione delle sfere
rispetto alle coordinate
prese dalla stazione totale
molto basso (1 cm; Fig.
6).
Per la realizzazione del rilievo
del pozzo, della zona
circostante e l’elaborazione
dei dati ci sono volute
circa 2 ore, tra posizionamento
delle sfere, battitura
con la Stazione Totale,
rilievo dinamico con ZEB
Horizon (ca. 10 min.).
Fig. 6 - Estrazione di viste bidimensionali all'interno della piattaforma GeoSLAM Draw.
PAROLE CHIAVE
Rilievo; 3D; mobile mapping systems; GEOslam; zebhorizon
ABSTRACT
MicroGeo had the opportunity to experiment with the ZEB Horizon instrument to acquire a piezometric well in 3D.
The scenario is not the easiest to detect. This type of wells, in fact, extends in depth for several tens of meters and with traditional
scanning systems it is practically impossible to obtain a complete 3D acquisition of the subject.
With the ZEB Horizon Mobile Mapping System it was possible to acquire the well. The subject presents itself as a 30 m deep piezometric
well with a diameter of 3.6 m, with a high difficulty of acquisition: the extremely regular surfaces of the well have made the
survey activity with the SLAM technique very complex, the algorithm that generates the 3D point cloud model must be extremely
powerful in order to be able to generate a correct data even in a condition of extreme surface homogeneity.
AUTORE
Simone Orlandini
info@microgeo.it
28 GEOmedia n°6-2020
REPORT
10 – 14 maggio
DIGITAL WEEK
Scopri le ultime novità
della tecnologia Esri
alla Digital Week
www.esriitalia.it
GEOmedia n°6-2020 29
REPORT
LA DISCRASIA ITALIANA
NEL SETTORE GEODETICO
di Attilio Selvini
Non ci si stupisca per il titolo di questo articolo: se il
sostantivo discrasia (di derivazione greca) è normalmente
usato in ambito medico, mi permetto di impiegarlo qui,
confortato da quanto dice il Vocabolario Treccani:
“In usi fig., con riferimento soprattutto a organismi
economici e politici, a uffici o servizi pubblici, disfunzione,
mancanza di coordinamento, e sim.”. Sottolineo i termini
“disfunzione” e “mancanza di coordinamento”, che sono
fondamentali per ciò che scriverò.
Fig. 1 - Interfaccia utente IdroGEO - Sezione Pericolosità e indicatori di rischio.
Un breve inciso, prima
di affrontare l’argomento
del quale mi
occupo da tempo. Abito in
una delle più lunghe e trafficate
vie di Milano, peraltro
molto ben servita sia dai mezzi
di trasporto che da negozi
e uffici pubblici. Sono seduto
sotto l’apposita pensilina, in
attesa dell’autobus e davanti a
me sul marciapiede affollato
passano veloci più o meno
giovani ciclisti, che lo hanno
scambiato per una pista
ciclabile (peraltro in questo
tratto mancante). Nonostante
che a lato della pensilina
faccia bella mostra di sé un
contenitore di carte e rifiuti
con annesso portacenere,
vedo per terra molte decine
di mozziconi insieme ad altri
rifiuti. Penso desolato che
cinquanta chilometri a nord,
a Lugano od a Chiasso, un
simile spettacolo non sarebbe
possibile: e non per il timore
delle pesanti ammende che
un solerte vigile non mancherebbe
di contestare, bensì per
il comportamento dei cittadini
e per il loro diverso senso
civico. Pazienza! Peraltro questa
Milano è vivibile e pulita,
per cui mi sento fortunato se
penso a Roma Caput mundi
ed alla sua drammatica situazione.
Mi sono occupato per l’ultimo
mezzo secolo della
mia lunga vita, di questioni
relative alle discipline del rilevamento
e della rappresen-
30 GEOmedia n°6-2020
REPORT
tazione, sia per ciò che riguarda
le vecchie e nuove tecniche
operative che per quanto si riferisce
al loro insegnamento in
Italia e nel mondo. E’ inutile
che ne riporti qui la bibliografia.
La vita politica del nostro
Paese, a partire dalla fine del
secolo ventesimo e da “tangentopoli”,
è stata tormentata e
molto diversa da quella media
della Comunità Europea; negli
ultimi vent’anni si è rivelato
ciò che più ci divide dagli altri
stati componenti, che è assai
meno di ciò che ci unisce.
Nell’ambito di quello che ho
chiamato nel titolo “geodetico”
per ragioni di semplificazione,
sono in realtà comprese tutte
le discipline del rilevamento
e della rappresentazione, insomma
quelle che da tempo
si dicono ormai “geomatica”:
proprio in tale ambito dirò
di quanto ci separa dal resto
dell’Europa.
Le Commissioni Geodetiche
A partire dall’Ottocento, in
Europa si svilupparono a livello
nazionale le operazioni
topografiche e quindi cartografiche
(catasto, carte per la
difesa). Tutti gli Stati vi parteciparono,
creando organi scientifici
che ne dettassero le linee
fondamentali. Nacquero così
le “commissioni geodetiche”.
Queste esistono ed operano
tuttora nella UE, con l’eccezione
dell’Italia.
La Commissione geodetica
italiana è stata un ente pubblico
italiano che costituiva
la controparte italiana della
Associazione internazionale
di geodesia. Ne furono presidenti,
in ordine, i seguenti
studiosi:
Annibale Ferrero (generale e
ministro della difesa): 1884
- 1902;
Giovanni Celoria (illustre
astronomo): 1902 - 1920;
Nicola Vacchelli (generale
e direttore IGM): 1920 -
1932;
Emanuele Soler (professore
ordinario e senatore): 1932
- 1940;
Gino Cassinis (professore
ordinario e presidente Soc.
Int. Fotogrammetria): 1940
- 1964;
Antonio Marussi (professore
ordinario di fama internazionale):
1967 - 1977 (data di
soppressione della commissione).
Nel 1975 la commissione fu
dichiara ente non utile in base
alla legge 20 marzo 1975 n.
70 e quindi soppressa con il
DPR del 4 luglio 1977. Evito
il commento, lasciandolo ai
lettori: ma indico qui avanti le
Commissioni geodetiche dei
maggiori stati dell’Unione, per
quei parlamentari che dichiararono
la nostra ente non utile.
Elenco delle Commissioni
Geodetiche in Europa:
Spagna: Comision Espanola
de Geodesia y Geofisica
Francia: Commission sur les
Infrastructures géodésiques
Olanda: Nederlands
Centrum voor Geodesie en
Geo-informatica (NCG)
Svizzera: der
Schweizerischen
Geodätischen Kommission
Germania: Deutsche
Geod tische Kommission
Austria: Österreichische
Geodätische Kommission
Polonia: Z Komisji
Geodezji i Infrastruktury
Come risultato della soppressione
della nostra
Commissione Geodetica,
è nato il caos completo fra
gli organi cartografici dello
Stato: Questi sono l’Istituto
Geografico Militare, il
Dipartimento del Territorio
(ex direzione generale del catasto),
l’Istituto Idrografico
della Marina, il Centro
Informazioni Geotopografiche
Aeronautica, e il Servizio
Geologico Italiano. A loro
vanno aggiunti gli uffici cartografici
regionali, che del caos
sopraggiunto hanno finito per
avere la responsabilità. Nessun
coordinamento fra una regione
e l’altra, scale, aspetti grafici,
struttura, segni convenzionali
“a capocchia”. L’esempio della
Repubblica Federale Tedesca è
la “Grundkarte” al cinquemila,
identica dal Mar del Nord
alle Alpi Bavaresi, eseguita
secondo i dettami della locale
Commissione Geodetica.
All’inizio del nuovo millennio,
un gruppo di volenterosi
raccolse firme (poco meno di
un migliaio) per una petizione
al Parlamento con la precisa
richiesta di ricostituire la
Commissione Geodetica della
Repubblica Italiana: ma la cosa
finì nel nulla.
La questione dei geometri
Su questo argomento ho scritto
e pubblicato molto, su riviste
e su libri. Riassumo in breve.
Il geometra italiano, oggi
sostituito dal “perito delle
costruzioni, del territorio e
dell’ambiente” (ma rimangono
gli albi professionali insieme
al Consiglio Nazionale dei
Geometri) è un diplomato da
scuola secondaria. In Europa
l’equivalente, dai nomi diversi
(Geomètre Expert in Francia,
Vermessungsingenieur nei Paesi
di lingua tedesca, Chartered
Surveyor nel Regno Unito) è
invece di formazione universitaria.
In Francia, Germania,
Inghilterra e Spagna questi tecnici
operano nel settore topocartografico
e sono per ognuno
di quei Paesi alcune migliaia.
In Italia i geometri lavorano
GEOmedia n°6-2020 31
REPORT
prevalentemente nel settore
dell’edilizia e sono all’incirca
centodiecimila (!) regolarmente
iscritti negli albi professionali,
secondo una indagine de
“L’Espresso”. Come non vedere
la differenza fra Italia e Unione
Europea?
I geometri topografi si sono da
tempo costituiti in associazione.
Sono in totale qualche migliaio,
in linea con i colleghi europei
dei Paesi sopra ricordati,
ma testimoni della differenza
fra “geometri” e “topografi”.
Chi scrive ne conosce alcuni,
sicuramente allo stesso livello
dei colleghi d’Oltralpe. Ma
allora, a che servono i centomila
e più, che fanno tutt’altro,
compreso gli amministratori
condominiali, se non ad alimentare
una ricca Cassa di
Previdenza?
Il CNG si è dato da fare per
l’apertura di corsi universitari
triennali per “geometri laureati”,
e ne ho scritto su diverse
riviste. Ma a che pro’, dato che
già e non da oggi ci sono laureati
triennali in ingegneria civile
e architettura?
Gli ingegneri topografi
Anche qui ne ho già scritto.
All’inizio degli anni Novanta,
su mia richiesta l’allora illuminato
Rettore del Politecnico
di Milano Adriano De Maio,
mi ricevette insieme ai colleghi
Fernando Sansò e Carlo
Monti, per esaminare la proposta
di aprire nel nostro
Ateneo un corso simile a quelli
esistenti presso altre Università
europee ed in particolare nel
Politecnico di Zurigo, col quale
l’Ateneo milanese aveva da
tempo collaborazione. Un corso
cioè per veri ingegneri geodeti
o topografi che dir si volesse.
La cosa non ebbe seguito,
anche perché Adriano De Maio
lasciò il posto ad altri.
Poi, quasi d’improvviso, le facoltà
di ingegneria scopersero
l’indirizzo di laurea proprio in
“ambiente e territorio”, indirizzo
che nulla o quasi ha in
comune con l’andamento generale
europeo di tipo geomatico.
Se ci riferiamo al Politecnico di
Milano, questa laurea magistrale
si propone di operare per:
Difesa del Suolo e
Prevenzione dai Rischi
Naturali
Pianificazione e Gestione
delle Risorse Naturali
Tecnologie di Risanamento
Ambientale
Monitoraggio e Diagnostica
Ambientale
Environmental Engineering
for Sustainability..
(la serie austera di “maiuscole”
non è mia, è del testo ufficiale).
E per ottenere tali ambiziosi
traguardi, le discipline del
gruppo “ICAR 06”, ovvero
quelle di tipo geomatico, sono
esattamente ben QUATTRO
(!), in ordine: Tecniche di
posizionamento e controllo
(quindi una modestissima
parte della topografia, del resto
assente), Fotogrammetria
e Fotointerpretazione,
Telerilevamento, Sistemi
Informativi Territoriali. Sic et
simpliciter. Dove stiano geodesia,
topografia, cartografia, sistemi
catastali, posizionamento
satellitare e altro ancora, nessuno
lo sa. Vorrei qui riportare il
piano di studi del Politecnico
di Zurigo, nel quale peraltro
hanno lavorato e lavorano a diversi
livelli molti italiani di varia
estrazione, ma ci rinuncio.
In definitiva l’Italia, unico
Paese europeo (ma vorrei dire
dell’intero mondo) non possiede
non solo una Commissione
Geodetica o comunque un unico
organo scientifico ufficiale,
cogente e dirimente che si
occupi del rilevamento e della
rappresentazione, ma nemmeno
una figura professionale
corrispondente a quelle presenti
nella FIG, la Federazione
Internazionale dei Geometri,
ormai e da molto tempo solo
di formazione universitaria.
Che dire?
PAROLE CHIAVE
Commissione geodetica; geomatica;
topografia; discrasia
ABSTRACT
Beginning in the nineteenth
century, topographic and then cartographic
operations (land registry,
defense maps) developed nationally
in Europe. All the States participated
in it, creating scientific bodies
that dictated the fundamental
lines. Thus were born the "geodetic
commissions". These exist and still
operate in the EU, with the exception
of Italy.
The Italian Geodetic Commission
was an Italian public body that was
the Italian counterpart of the International
Association of Geodesy.
In 1975 the commission was
declared a non-useful body according
to the law of 20 March 1975
n. 70 and then suppressed with the
Presidential Decree of 4 July 1977.
I avoid the comment, leaving it to
the readers.
AUTORE
Attilio Selvini
attilio.selvini@polimi.it
attilio.selvini.polimi@gmail.com
già presidente della Società
Italiana di Fotogrammetria e
Topografia
32 GEOmedia n°6-2020
2021
ROMA 5-7 OTTOBRE
Tecnologie per il Territorio, il Patrimonio Culturale e le Smart City
www.technologyforall.it
Science & Technology Communication
#TECHFORALL
AUGMENTED REALITY
WITH XR TECHNOLOGIES, NEXT TREND
IN THE WORLD OF WORK: WILL BE
AVATARS AND DIGITAL TWINS
Testying the automatic
creation of my avatar
in VR collaborative
space.
XR 2020:
News & Events
a cura di
Tiziana Primavera
Innovative Tech
Evangelist - AR/VR
senior expert
The social context redefined by
the pandemic that has characterized
our last months, has certainly
allowed the development
of new ways of remote social
interaction, mainly for professional,
work purposes.
But this has been re-defined
not only in business contexts,
but also in those oriented towards
training and leisure.
Technology with its interactive
potential has certainly allowed
many structures to survive and
many people to communicate.
However, most people have
adopted elementary platforms
based essentially on video streams
shared by multiple users,
as they are cheap, and certainly
intuitive to use and above all
decidedly widespread globally.
But these new practices are only
the first steps in a development
path in the field of distance
communications, which will
increasingly feature XR technologies.
Recent advances in augmented
and virtual reality will allow a
progressive revolution in modus
operandi in work contexts. We
can already see the concrete
possibility of using real avatars
and digital twins prepared and
configured to allow more complete
and humanized perceptual
experiences for remote work
and it is highly likely the adoption
of a hybrid model of work
in business contexts.
The next generation of wireless,
5G and 6G technologies will
certainly substantially facilitate
the massive spread of these
technologies, therefore destined
to define immersive spaces for
work and collaboration at a
distance, very similar to those
proposed to date in some science
fiction films.
With these assumptions there
will be a substantial revolution
inherent in the modes of digital
interaction, therefore limited
no longer only to the view and
mouse paradigm keyboard screen.
Several companies of interplanetary
relevance are facing industry
research to develop and
market transformative wireless
technologies.
On the other hand, new pandemics
can certainly be ruled
out in the near future and in
the light of what has happened,
for reasons of a pre-event nature
and for economic reasons, it seems
absolutely advantageous for
companies to reconfigure operations,
to structure themselves
by sectoralising the tasks of
their resources and adopting
hybrid models in which only
part of the workforce will be
required on site.
Spatial visual interaction
technologies will improve how
you can interact between colleagues
and collaborators virtually,
amplifying the humanization of
the interactive experience.
The fact that the need is felt
and that it is a magmatic sector
of increasing interest is demonstrated
by the fact that already
today many users are very much
wondering about the possibility
of optimizing the experience
that has become classic on the
zoom platform.
With the use of XR technologies,
in fact this sensory
34 GEOmedia n°6-2020
AUGMENTED REALITY
overshoot is already possible,
using its own digital twin and
being able to define scenarios
and objects that can be shared
spaces. Participatory design, based
on interactively inspectable
objects, lived remotely will be
the new paradigm of the near
future.
At the state of the art, this kind
of shared spatial experiences are
already possible, it remains to
bewondered how socially acceptable
they are and how effective
user experiences are from a qualitative
point of view.
The available wearable devices
have certainly become affordable,
but they are still too invasive
and heavy to guarantee smooth
and captivating experiences.
As far as fully immersive experiences
are concerned, the best
performing headsets are able to
process one gigabit/sec, while in
order to solve the above critical
issues, much more advanced
performance, of the order of
hundreds of megabits/sec,
would be required.
With this in mind, it is possible
to define this a period of experimentation,
metabolization
and learning that offers a real
revolution in social customs and
collaborative models over the
next ten years.
The consequences of the pandemic
crisis are a driver of diffusion
and familiarization with digital
tools and it is highly likely
that this development trend
can continue and develop more
intensively over the next decade.
Accenture, a multinational
professional services company, is
using virtual reality exercises for
new recruitment techniques.
Some data related specifically
to virtual reality According to
ARtillery Intelligence:
• The capital invested by companies
will grow considerably
from $829 million in 2018 to
$4.26 billion in 2023, exceeding
$24.5 billion in revenue
by 2024.
• The use will be verticalized
for training, meetings or to
optimize customer services
during the pandemic.
• Facebook recently released an
Oculus for Business platform
specifically for commercial
use.
• Legal experts have spoken out
about the danger of potential
possible crimes in the digital
world and possible data privacy
breaches.
Apple and Google as well as
multiple other companies are
particularly attentive to the
phenomenon and active in development
and research.
The American giants are facing
each other, and it is not yet clear
who will succeed in establishing
themselves at the mainstream
level. Both have multiple possibilities
for action, Apple began
its research several years ago by
acquiring Metaio's sophisticated
AR technology and in May
bought the Californian start-up
NextVR, whose core business
focuses on live broadcasting
of sporting events or concerts,
made in virtual reality.
It is expected that between the
different areas, health care will
be the area most affected by
immersive technologies in the
GEOmedia n°6-2020 35
AUGMENTED REALITY
coming year: medical staff will
be able to view medical statistics
superimposed directly on the
patient’s body in MR or AR,
training and protocols can be
conveyed in VR, interventions
can be remotely participated
by more distinguished professionals
etc.
Also because of the large spread
envisaged, it will be absolutely
necessary to define in advance
an ad hoc body of legislation,
considering that all possible
crimes in physical reality are
in fact feasible even in virtual
contests. Land social norms
are perceived quite quickly in
the virtual space and, in an
immersive context observing
other people, one really perceives
the feeling of interacting
with natural people, and it is
therefore relevant to prepare in
the development of application,
interpersonal spaces of respect,
reflecting the behavioral codes
proper to reality.
Particular attention should be
paid to the protection of privacy,
an extremely sensitive issue
considering that there are legitimate
reasons why companies
must record the eye movement
or heart rate of their users,
perhaps in order to protect the
same from VR motion sickness,
but such data could also be aimed
at outlining physiological
responses and evaluating behavioral
forecasting models, such
as the propensity to violence or
the degree of empathy.
Data acquired for legitimate
technical reasons by the companies
dispensing the applications,
but objectively of inestimable
value in the world of e-commerce
and not only, therefore sensitive
to the risk of misuse.
It is therefore important to define
a new line of development,
capable of politically contemplating
the different aspects that
distinguish the massive penetration
of disruptive technologies
from a social point of view.
It is therefore important not
to be caught unprepared, to
train legal staff in depth on the
subject and to adopt in good
time criteria for regulating virtual
spaces.
(Imagines of three different wearable
mixed- reality holographic
computing).
PAROLE CHIAVE
Mixed reality; augmented reality;
virtual reality; avatar; digital
twins; xr technologies
ABSTRACT
The article critically investigates the
possibilities offered by new interactive
visual technologies for remote professional
collaboration, highlighting the
legal aspects yet to be defined.
AUTORE
tiziana.primavera@unier.it
36 GEOmedia n°6-2020
GeoMax Zenith40
Direttamente al punto
geomax-positioning.it
TERRA E SPAZIO
Il nostro amico (?) Sole
di Marco Lisi
Il comportamento del Sole, o “Space Weather”, può influenzare
il comportamento dei sistemi GNSS, come GPS o Galileo, in vari
modi.
“Il sole, con tutti quei pianeti che gli girano attorno e da lui
dipendono, può ancora far maturare una manciata di grappoli
d’uva come se non avesse nient’altro da fare nell’universo.”
Galileo Galilei
Il Sole è la stella intorno alla
quale ruota il nostro microcosmo
planetario, simile ad altri
miliardi di stelle nell’universo,
ma per noi unica, perché fonte
primaria ed insostituibile di energia,
in ultima analisi di vita.
Il ruolo fondamentale del Sole è
tanto importante, quanto spesso
considerato come scontato,
nonostante l’attenzione ad esso
dedicata negli ultimi anni come
fonte rinnovabile di energia pulita,
attraverso l’utilizzo di pannelli
termici e solari.
È solo quando il Sole fa i capricci,
comportandosi in modo anomalo
(secondo i nostri standard),
che ci si accorge di lui e si deve, a
volte, correre ai ripari.
L’attenzione scientifica e tecnica
al comportamento del Sole è
come vedremo vecchia di alcuni
secoli, ma solo con l’avvento
dell’elettricità prima e delle trasmissioni
radio poi che essa ha
assunto un’importanza primaria,
a volte strategica. Negli ultimi
anni, lo studio del Sole e degli
effetti da esso indotti su vari
aspetti tecnologici e biologici
della nostra vita e della nostra
salute è stato denominato “Space
Weather”.
Il primo evento storico di proporzioni
catastrofiche, che ha dimostrato
l’estrema fragilità della
nostra tecnologia “elettrica” (non
si parlava ancora di elettronica,
telecomunicazioni “wireless” o
computer) risale al cosiddetto
“Carrington Event”, una potentissima
tempesta geomagnetica
verificatasi il primo settembre
1859, come conseguenza di una
“eruzione” solare (“Coronal Mass
Ejection”, CME) di enorme potenza.
Questa tempesta solare, oltre
a provocare spettacolari aurore
a tutte le latitudini, degradò (a
volte distrusse) il sistema di telecomunicazioni
allora diffuso,
basato sulla telegrafia via fili.
È importante notare che un
evento simile a quello del 1859
provocherebbe ai nostri giorni
una calamità planetaria con conseguenze
catastrofiche su tutti gli
aspetti della nostra società: danni
alle apparecchiature elettroniche,
distruzione delle reti di telecomunicazione,
danni e blackout
nelle reti di distribuzione dell’energia
elettrica. In altri termini,
niente smartphone, reti cellulari
e Wi-Fi; niente Internet e Web;
niente computer, frigoriferi, condizionatori,
radio, televisione.
E non si pensi che un altro disastro
di portata simile sia così
improbabile: nel 2012 si fu ad un
passo da esso, quando un’eruzione
solare di simile potenza mancò
di poco la nostra Terra.
La domanda che sempre più
spesso ci si pone è: che succederebbe
se un evento simile a
quello di Carrington si ripetesse
oggi? E indipendentemente da
prospettive catastrofiche, qual
è l’incidenza degli eventi solari,
anche di piccola e media entità,
su comunicazioni radio, sistemi
di navigazione globali (GNSS) e
sistemi di controllo del traffico
aereo?
Fig. 1 - Le macchie solari osservate e disegnate
da Galileo Galilei.
Fig. 2 - Immagine presa dalla sonda SOHO
dell’ESA.
38 GEOmedia n°6-2020
TERRA E SPAZIO
Galileo e l’osservazione
scientifica del Sole
Il primo, o perlomeno uno fra i
primi, a scoprire che il Sole, nella
sua fiera potenza, non era esente
da comportamenti anomali
fu, nessuna sorpresa, il nostro
Galileo Galilei. Nell’estate del
1611, in Toscana, Galileo usò il
suo piccolo e rudimentale telescopio
per proiettare l’immagine
del Sole su uno schermo bianco
(deve aver qualche volta provato
ad osservare direttamente con gli
occhi, perché in tarda età diventò
purtroppo quasi cieco). Ciò che
vide e riportò nei suoi appunti
e libri (figura 1) era alquanto
sorprendente: lungi dall’essere un
astro perfetto, esente da impurità
ed imperfezioni, la nostra stella
presentava invece delle piccole
imperfezioni, delle “macchie”: da
qui il termine “macchie solari”
(“Sun Spots”). In realtà, l'osservazione
delle macchie solari, almeno
di quelle più grandi, è possibile
anche ad occhi nudo, seppur
in condizioni particolari (nebbia,
cielo nuvoloso, alba e tramonto).
Gli astronomi cinesi già 2000
anni fa avevano registrato tali
eventi. Solo dopo Galileo e per
mezzo del telescopio, tuttavia, è
cominciata l'osservazione sistematica
della superficie solare.
Oggigiorno abbiamo ben altri
e più potenti telescopi, ma soprattutto
satelliti sonda dedicati
all’osservazione del Sole, come
il satellite SOHO dell’Agenzia
Spaziale Europea. I risultati, tuttavia,
non sono molto dissimili
(figura 2).
Cosa sappiamo del Sole?
Il Sole emette radiazione elettromagnetica
e materia come conseguenza
dei processi di fusione
nucleare che avvengono al suo
interno.
Le radiazioni elettromagnetiche
coprono tutto lo spettro, partendo
dalle onde radio a frequenza
più bassa, passando per le mi-
Fig. 3 - Lo spettro elettromagnetico.
croonde, l’infrarosso, lo spettro
visibile, l’ultravioletto ed arrivare
ai raggi X ed ai raggi gamma (figura
3).
Maggiore la frequenza della
radiazione, maggiore la temperatura
dell’oggetto che emette la
radiazione stessa.
Oltre alle radiazioni elettromagnetiche,
il Sole emette anche
materia, incluse particelle cariche
come elettroni e protoni, che costituisce
il cosiddetto “vento solare”
(“Solar Wind”). In un giorno
di “quiete”, questo vero e proprio
vento di particelle viaggia verso
la Terra con una velocità di 400
chilometri al secondo.
Mentre le radiazioni elettromagnetiche
ionizzano strati diffe-
Fig. 4 - Vento solare e magnetosfera terrestre.
renti dell’atmosfera terrestre, la
cosiddetta ionosfera, creando vari
fenomeni di propagazione (ed influenzando,
come vedremo, i segnali
dei satelliti GNSS), le particelle
cariche vengono intrappolate
dal campo magnetico terrestre,
creando le fasce di particelle della
magnetosfera (figura 4).
Ma, come anticipato, il nostro
astro non è sempre in quiete.
Innanzi tutto presenta periodicamente
sulla sua superficie
delle macchie scure (perché più
“fredde”, si fa per dire, rispetto
al resto della superficie solare), le
già citate macchie solari, o macchie
fotosferiche. Il numero e le
dimensioni delle macchie solari
segue un ciclo mediamente pari
GEOmedia n°6-2020 39
TERRA E SPAZIO
Fig. 5 - Evolversi dei cicli solari, da Galileo ad oggi.
Fig. 6 - Predizioni sul prossimo ciclo solare, il 25°
(2021 – 2022 circa).
ad undici anni, detto ciclo solare,
che è anche la principale causa
delle periodiche variazioni di
tutti i fenomeni solari che influiscono
sul tempo meteorologico
spaziale (“space weather”) (figure
5, 6).
Ad un maggiore numero di
macchie solari è quasi sempre associata
una maggiore probabilità
di eventi macroscopici, quali i
brillamenti solari (“Solar Flares”)
e le espulsioni di massa coronale
(“Coronal Mass Ejection”,
CME).
I brillamenti solari avvengono
in prossimità di macchie solari
Fig. 7 - Lo “Space Weather” ed i suoi effetti.
e consistono in un
potentissimo “flash” di
energia elettromagnetica
su tutto lo spettro,
fino ai raggi X. Questa
emissione di energia
elettromagnetica può
avere influenza sulla
propagazione delle
onde radio e quindi
sulle radiocomunicazioni
e, in generale, su
tutti i sistemi terrestri
che operano a radiofrequenza.
Le espulsioni di massa
coronale sono espulsioni
di materiale dalla
corona solare, nello
stato di plasma, composto
essenzialmente
da elettroni e protoni,
ma anche di nuclei
di elementi più pesanti, quali
elio, ossigeno e ferro. Insieme a
spettacolari aurore polari (“luci
del Nord” o aurore boreali e
“luci del Sud” o aurore australi),
questi eventi oltre a disturbare le
trasmissioni radio, creare interruzioni
di energia e danneggiare
le linee di trasmissione elettriche,
possono, a causa delle particelle
ionizzate dotate di massa e di alta
energia cinetica, danneggiare,
in modo temporaneo o definitivo,
i componenti elettronici
dei satelliti (microprocessori,
memorie, pannelli solari) ed essere
letali per esseri
umani in viaggio o
in permanenza nella
spazio (per esempio,
gli astronauti della
Stazione Spaziale
Internazionale, ma
anche, cosa poco
conosciuta, viaggiatori
e membri
dell’equipaggio dei
voli transatlantici di
linea ad alta quota).
È importante sottolineare
che tutti
gli eventi legati al
Sole sono di portata gigantesca e
coinvolgono energie elevatissime.
Senza ritornare sull’Evento di
Carrington del 1859, in tempi
molto più recenti, nel marzo
1989, una tempesta geomagnetica,
innescata da una emissione di
massa coronale particolarmente
potente, provocò nove ore di
black-out dell’energia elettrica
nel Quebec canadese, oltre ad
aurore a basse latitudini, interruzioni
nelle trasmissioni radiofoniche
e problemi con vari satelliti
in orbita.
Eventi di minore entità, che tuttavia
provocano anomalie e disagi
in vari contesti (figura 7), sono
molto più frequenti e devono essere
presi in seria considerazione.
Il Sole, lo Space Weather ed i
sistemi GNSS
Il comportamento del Sole, o
“Space Weather”, può influenzare
il comportamento dei sistemi
GNSS, come GPS o Galileo, in
vari modi.
Ricordiamo che il principio alla
base di questi sistemi è la misura
del tempo impiegato da un
segnale radio, opportunamente
modulato, per viaggiare da un satellite
al ricevitore dell’utente.
D’altra parte i segnali radio
provenienti dai satelliti devono
passare attraverso la ionosfera
terrestre. Il plasma di particelle
cariche della ionosfera “piega”
(rifrange) il percorso dei segnali
radio GNSS, un po’ come una
lente agisce sul passaggio di un
raggio di luce.
In situazioni di comportamento
solare “quieto”, i ricevitori
GNSS, anche quelli più semplici
ed economici, compensano gli
effetti della ionosfera attraverso
l’uso di modelli matematici alquanto
fedeli. Tali modelli falliscono
quando il comportamento
solare è anomalo e ne conseguono
sostanziali modifiche della
ionosfera. Si hanno quindi come
risultato degli errori di propaga-
40 GEOmedia n°6-2020
TERRA E SPAZIO
Fig. 8 - Effetti della ionosfera sui sistemi GNSS.
zione molto alti, che si riflettono
in più alti errori sulla stima della
posizione e del tempo, ovvero,
in alcuni casi, all’impossibilità di
fatto di utilizzare alcuni dei satelliti
(figura 8).
Tale è l’importanza dei sistemi
GNSS nelle attività industriali ed
economiche della nostra società
(in particolare quelle “safety critical”
come i trasporti aerei), che si
pone la necessità di studiare continuamente
i fenomeni solari per
adattare in tempo reale i nostri
modelli della ionosfera e fornire
segnalazioni di allarme agli utenti
nel caso di eventi gravi.
Per questo motivo la Commissione
Europea ha promosso e
recentemente lanciato il progetto
“Galileo Ionosphere Prediction
Service (IPS)” (figura 9), il quale
ha lo scopo di monitorare,
attraverso una rete di sensori, la
composizione della ionosfera e
la sua evoluzione in presenza di
eventi solari. Le informazioni e
gli eventuali “allarmi” vengono
distribuiti continuamente agli
utenti attraverso un portale
pubblico (l’iscrizione è gratuita)
(https://ionospheric-prediction.
jrc.ec.europa.eu/). Il servizio IPS
è attualmente gestito dal “Joint
Research Center” (JRC) della
Commissione Europea, in Ispra,
sul lago Maggiore, in provincia
di Varese.
Le informazioni distribuite da
IPS riguardano non solo il territorio
europeo ma tutta la superficie
terrestre e sono fornite in tre
orizzonti temporali: tempo reale,
30 minuti e 24 ore di anticipo.
IPS genera più di 160 prodotti
in quattro differenti
aree:
1. Fisica del Sole:
a. Detezione
automatica delle regioni
solari attive e
valutazione della probabilità
di brillamenti
(“flares”);
b. Predizione ed allarmi
su brillamenti ed emissioni
di massa coronale (“CME’s”);
c. Misure su particelle solari
ad alta energia (“Solar Energetic
Particles”, SEP) e su raggi cosmici
di origine galattica.
2. Ionosfera: misura e predizioni
della composizione della
ionosfera in termini del suo contenuto
di elettroni liberi (“Total
Electron Content”, TEC);
3. Prestazioni dei sistemi
GNSS: stima e predizione sugli
errori indotti dalla situazione
ionosferica sulle misure di posizione
a livello ricevitore utente
(figura 10);
4. Prestazioni delle applicazioni
basate su GNSS:
a. Stime e predizioni delle
prestazioni di posizionamento
e tempo con riferimento ad un
numero di stazioni selezionate;
b. Stime e predizioni delle
prestazioni a livello globale.
Iniziative come quelle dell’IPS
contribuiranno sicuramente non
solo a meglio conoscere il nostro
Sole ed i suoi comportamenti,
ma, e soprattutto, a saperne
gestire le implicazioni sull’organizzazione
della nostra società,
anche negli aspetti più minuti
della nostra vita quotidiana.
Una nota conclusiva: numerosi
scienziati, alcuni di essi italiani,
sostengono la tesi di una relazione
di causalità tra fenomeni
solari e fenomeni geofisici, quali
terremoti ed eruzioni vulcaniche.
In particolare, si sarebbe notata
una forte correlazione statistica
fra minimi del ciclo solare e stato
di attività dei vulcani. In questi
mesi siamo al minimo del ciclo
solare passato ed all’inizio del
nuovo (il venticinquesimo) e
l’Etna ha ripreso ad eruttare…
Fig. 9 - Il portale del servizio di predizione ionosferica della
Commissione Europea.
Fig. 10 - Probabilità a livello globale che un ricevitore
GNSS perda l’ “aggancio” al segnale
PAROLE CHIAVE
GNSS; Space Weather; GPS; Galileo;
macchie solari; Galileo Galilei; ionosfera; brillamenti;
eruzioni solari; propagazione ionosferica
ABSTRACT
The behaviour of our star, the Sun, also known
as "Space Weather" may affect our technological
society and our daily lives in various ways.
Major events, already occurred in the past and
not so unlikely, would have catastrophic effects
on our civilization, heavily based on electricity,
wireless communications and electronics.
But even less disastrous (but much more
frequent) solar anomalies might affect some of
our critical infrastructures, such as the GNSS
systems (GPS and Galileo), in terms of performance
and availability. For this reason, increasing
attention is being spent, also in Europe, on
the study of the Sun and on the prediction of
its anomalies.
AUTORE
Dott. ing. Marco Lisi
ingmarcolisi@gmail.com
Independent Consultant
Aerospace & Defense
GEOmedia n°6-2020 41
AEROFOTOTECA
L’AEROFOTOTECA
NAZIONALE
RACCONTA....
la lettura delle fotografie aeree
in archeologia: tracce e false
tracce
di Giorgio Franco Pocobelli
È noto che le fotografie aeree
costituiscono uno strumento di
lavoro utile per specialisti che
provengono da settori scientifici
differenti – urbanisti, paesaggisti,
geografi, geologi, agronomi
– e si rivelano in particolar
modo indispensabili per gli
archeologi che si occupano degli
studi di topografia antica riguardanti
il territorio e le città antiche.
E questo è tanto più vero
se prendiamo in considerazione
le fotografie aeree scattate nei
decenni intorno alla metà del
‘900, immagini talvolta definite
“storiche”, che costituiscono l’unica
testimonianza di una realtà
paesaggistica oggi profondamente
mutata per l’espansione dei
centri abitati ed il diverso assetto
agrario realizzato, in Italia a partire
dalla riforma fondiaria del
secondo dopoguerra.
Basilare diventa dunque la
consultazione di tali immagini
che escludendo le società private,
non facilmente accessibili,
può essere effettuata presso gli
archivi di Firenze dell’Istituto
Geografico Militare (IGM),
dove si conservano i voli ad
alta quota effettuati per la realizzazione
della cartografia
ufficiale dello stato italiano, e
dell’Aerofototeca Nazionale a
Roma, presso la sede dell’Istituto
Centrale del Catalogo e della
Documentazione (AFN-ICCD).
In linea di massima, dal punto
di vista archeologico, i rilievi
dell’IGM si dimostrano utili
soprattutto per gli studi mirati
alla ricostruzione della viabilità
antica o al riconoscimento
delle grandi infrastrutture (acquedotti,
centuriazioni, ecc.),
considerando l’ampiezza del
territorio rappresentato su ogni
singolo fotogramma (si pensi
che le immagini del c.d. “volo
Base” del 1954/55 sono in scala
1:33.000), mentre il patrimonio
fotografico dell’AFN risulta particolarmente
adatto per gli studi
sugli insediamenti antichi e sulle
necropoli. Esso infatti è composto
da numerose collezioni, acquistate
o donate nel tempo, tra
le quali risulta di notevole valore
il fondo MAPRW, nella sua parte
c.d. RAF (Royal Air Force), le
cui immagini, scattate dalle forze
alleate tra il 1943 ed il 1945
per motivi bellici con il fine di
identificare gli obiettivi da colpire
nelle incursioni aeree (strade,
ferrovie, ponti, industrie,
strutture portuali e aeroportuali,
ecc.), sono più ravvicinate e documentano
un paesaggio ormai
scomparso che, caratterizzato da
grandi tenute con un reticolo
viario poco sviluppato per il
rado popolamento, ancora permetteva
di leggere chiaramente
le caratteristiche riconducibili
alle diverse sistemazioni di epoche
precedenti, come in un palinsesto
topografico.
La stessa storia dell’Aerofototeca
Nazionale ha un particolare
legame con le ricerche
d’ambito archeologico: Dinu
Adamesteanu, il primo direttore,
è considerato dagli specialisti
uno dei padri nobili dell’aerotopografia
archeologica, essendo
egli stesso un archeologo; archeologa
era anche Giovanna Alvisi,
che gli succedette nella direzione
dell’ufficio, come anche l’attuale
responsabile, Elizabeth J.
Shepherd (per la storia dell’Aerofototeca
si veda la pagina
ufficiale dell’istituto http://
www.iccd.beniculturali.it/it/
Aerofototeca-Nazionale/storia).
Fig. 1 - Dettaglio di una fotografia aerea della città etrusca di Vulci scattata della RAF nel 1944 (a sinistra). A destra: le tracce archeologiche cartografate
su Modello Digitale del Terreno (DTM) (Da Guaitoli 2003).
42 GEOmedia n°6-2020
AEROFOTOTECA
Fig. 2 - Schema delle tracce archeologiche: da vegetazione (A); da umidità (B); da microrilievo (C); da alterazione della composizione del terreno (D)
(Da Guaitoli 2003)..
Le tracce archeologiche
L’utilità delle fotografie aeree è
rappresentata dalla possibilità
di riconoscere le strutture archeologiche
sepolte attraverso la
manifestazione sui fotogrammi
di “tracce”, che possono essere
individuate con una visione
dall’alto, tanto da permettere di
definire con precisione lo sviluppo
geometrico di edifici e sepolture
o l’andamento dei tracciati
stradali. Tali tracce, per i motivi
che ne determinano la comparsa,
possono essere raggruppate
in due grandi classi: tracce dirette,
ovvero quando gli elementi
sepolti influiscono attivamente
sulla formazione dell’anomalia
fotografica, e tracce indirette,
nel caso in cui le evidenze archeologiche
sono individuate per
fattori non imputabili al bene
stesso.
Al primo gruppo sono ascrivibili
le tracce da vegetazione, da
umidità, da microrilievo e da
alterazione del terreno, mentre
al secondo appartengono quelle
difinite da sopravvivenza e da
anomalia.
Le tracce da vegetazione (cropmarks
in inglese) si manifestano
quando i resti sepolti interferiscono
direttamente con l’apparato
radicale delle piante, con
conseguente alterazione cromatica
della vegetazione facilmente
distinguibile sia nelle immagini
pancromatiche che a colori. Nel
caso di un muro, per esempio,
o una strada o qualsiasi altro
elemento costruito, il minore
spessore di terreno fertile in
corrispondenza della struttura
interrata influenza negativamente
la crescita e la colorazione del
manto vegetale, che risulterà
meno verdeggiante e rigoglioso
rispetto all’area circostante,
determinando sulla fotografia
aerea una traccia di tonalità più
chiara. Al contrario, in corrispondenza
di fossati, canali e
tombe interrate, in altri termini
dove è stata effettuata un’azione
di scavo nel terreno, il maggior
spessore di humus consente una
crescita più veloce e rigogliosa
della vegetazione che apparirà
sulle foto aeree come una traccia
con tonalità più scura.
La differenza di spessore del terreno
vegetale in corrispondenza
delle strutture archeologiche,
rispetto all’area circostante, è
anche alla base della comparsa
delle tracce da umidità (soilmarks).
In questo caso, però,
queste si manifestano su superfici
prive di vegetazione e sono
determinate dalla diversificata
capacità di drenaggio ed assorbimento
d’acqua del terreno. Le
alterazioni del substrato dovute
alla presenza di strutture interrate
o cavità, che come per le tracce
di vegetazione si traducono in
un differente spessore del terreno
fertile, comporteranno una
variazione di tonalità dovuta
alla quantità di umidità presente
nel terreno: in corrispondenza
di elementi costruiti, il terreno
subirà un processo di essiccazione
più veloce, con conseguente
formazione di una traccia chiara,
mentre tonalità più scure
per una maggiore presenza di
umidità indicano la presenza di
tombe o tagliate.
Le tracce da microrilievo
(shadow-sites), come indica la
GEOmedia n°6-2020 43
AEROFOTOTECA
definizione stessa, sono determinate
dal differente andamento
altimetrico della superficie per
la presenza di strutture sotto
il manto vegetale; visibili con
l’aiuto di uno stereoscopio, esse
si manifestano per l’ombra proiettata
quando la ripresa è fatta
con luce radente.
Anche i resti di muratura riportati
in superficie dalle arature,
provocando una alterazione
della composizione del terreno
(soil-sites), determinano una
differenza cromatica che risulta
facilmente riconoscibile dalle
foto aeree.
In tutti questi esempi è direttamente
la struttura interrata che
determina la comparsa di una
delle tracce descritte. Diverso
è invece il caso di una strada
rettilinea che, senza motivo
apparente, compie una leggera
deviazione per riprendere successivamente
lo stesso percorso,
come anche la presenza di
un’area incolta all’interno di un
campo intensamente coltivato
ed arato regolarmente, o con
una zona con vegetazione arbustiva.
Tali esempi servono per
spiegare le c.d. tracce da anomalia.
In altri termini, l’attenzione
del fotointerprete viene attratta
da quegli elementi che appaiono
“estranei” (dunque “anomali”)
rispetto una logica coerente, che
“stonano” con il contesto circostante,
e che potrebbero dunque
celare resti sepolti. In tal senso,
seguendo gli esempi precedenti,
la strada potrebbe essere stata
costretta ad una leggera deviazione
per evitare degli elementi
affioranti, oppure il terreno
potrebbe essere incolto per la
presenza di strutture sepolte,
con conseguente crescita di vegetazione
infestante.
Appartengono alla categoria
delle tracce da sopravvivenza,
invece, gli elementi antichi che
(edifici, viabilità, assetti agrari,
ecc.), influenzando gli sviluppi
successivi, persistono nel paesaggio
e nell’urbanistica attuale.
Ne sono un esempio le divisioni
centuriali della Pianura Padana
che, con le loro strade rettilinee
ad incroci ortogonali, ancora
caratterizzano il panorama agrario
attuale o la struttura regolare
delle antiche colonie romane
(Firenze, Torino, Aosta, ecc.) o
magno greche (Napoli), come
anche la stessa Piazza Navona a
Roma, la cui geometria è determinata
dal più antico stadio di
Domiziano.
Come appare evidente da
quanto sopra descritto, l’individuazione
di una traccia sulla
fotografia ci permette di ipotizzare
la presenza di una struttura
interrata ma, dalla sola lettura
delle immagini, non è possibile
definirne la natura né, tantomeno,
la datazione. In linea di
principio generale, tracce con
forme geometriche ben definite
(lineari, circolari o ad angoli
retti), con un buon margine di
certezza si possono attribuire
a fattori antropici escludendo,
dunque, la possibilità di anomalie
di natura geologica (tra
quest’ultime vanno considerate
le tracce dei paleoalvei). Questa
considerazione, comunque, non
garantisce che una lunga traccia
rettilinea possa essere attribuita
ad una strada d’età romana: anche
un percorso d’età moderna,
dismesso ed abbandonato, o il
tracciato di un metanodotto
determina sulla fotografia aerea
una traccia da vegetazione. È
dunque necessario, prima di
muovere interpretazioni non
supportate da riscontri oggettivi,
eseguire un esame autoptico del
terreno per stabilirne la natura e
la cronologia della traccia aerofotografica.
Fig. 3 - I circoli di Acquaviva di Cagli evidenziati dalla vegetazione (da Baldelli, Pocobelli 2015).
Le false tracce
Abbiamo accennato che le tracce
con forme geometriche regolari
sono, in linea di massima,
da attribuire alla mano dell’uomo.
È però altrettanto vero che
esistono alcune forme in natura
che possono trarre in inganno.
In una recente ricerca, ho avuto
modo di analizzare all’Aerofototeca
le fotografie della zona
di Cagli (loc. Acquaviva) dove
l’allora ispettore di zona della
Soprintendenza delle Marche,
Gabriele Baldelli, era stato in-
44 GEOmedia n°6-2020
AEROFOTOTECA
formato della presenza di tracce
circolari da vegetazione su alcune
immagini dall’alto. Lo studio
delle foto aeree, a partire dai voli
effettuati dalla RAF nel 1944,
confermava la presenza di una
gran quantità di anomalie circolari,
peraltro in numero maggiore
rispetto le foto più recenti,
alcune anche di notevoli dimensioni
(circa m 50 di diametro).
Sulla base di comparazioni con
le tracce dei tumuli di Cerveteri
e di Tarquinia e dei circoli funerari
della non lontana Matelica,
in prima battuta si è ipotizzato
potessero anch’esse riferirsi a
sepolture monumentalizzate.
Con grande sorpresa, invece,
lo scavo della Soprintendenza
ha dimostrato che i circoli più
grandi erano dovuti a profondi
fossati difensivi con sezione a
“V”, al centro di uno dei quali
si sono individuati i buchi dei
pali di una capanna rettangolare
con parete di fondo absidata
d’età picena, smentendo di fatto
l’ipotesi formulata sulla sola
analisi delle anomalie aerofotografiche.
Ampliando la ricerca, al confine
tra Marche ed Umbria, sulle
immagini aeree si sono riscontrate
altre tracce da vegetazione
anch’esse di forma circolare.
La ricognizione di superficie
e le informazioni raccolte sul
posto, in questo caso, hanno
però dimostrato trattarsi di un
fenomeno naturale non determinato
da interventi antropici.
Tali tracce sono infatti causate
da alcune particolari specie di
funghi (basidiomiceti saprotrofi)
le cui radici – le ife – entrando
in simbiosi con la vegetazione
erbosa possono favorirne la crescita,
che quindi risulterà più rigogliosa
e verdeggiante, oppure
determinarne l’essicazione. La
caratteristica particolare, però,
è che tali formazioni micetiche
hanno la peculiarità di svilupparsi
creando dei veri e propri
Fig. 4 - I “cerchi delle streghe”, anomalie da vegetazione determinate da specie di funghi: in stato di
quiescenza (a sinistra) e in “fioritura” (a destra) (public domain images).
BIBLIOGRAFIA
F. Piccarreta, Manuale di fotografia aerea: uso archeologico,
Roma 1987
G. Alvisi, La fotografia aerea nell’indagine archeologica,
Roma 1989
F. Piccarreta, G. Ceraudo, Manuale di aerofotografia
archeologica, Bari 2000
M. Guaitoli (a c. di), Lo sguardo di Icaro. Le collezioni
dell’Aerofototeca Nazionale per la conoscenza del
territorio (cat. mostra), Roma 2003
C. Musson, R. Palmer, S. Campana, In volo nel
passato. Aerofotografia e cartografia archeologica,
Firenze 2005
G. Ceraudo (a c. di), Archeologia aerea. Studi di
aerotopografia archeologica (rivista specialistica dal
2004)
G. Baldelli, G.F. Pocobelli, I fossati circolari di Acquaviva
di Cagli (PU): analisi aerofotografica e saggi
d’accertamento, in AAerea 9, 2015, pp. 44-56
cerchi regolari che si ampliano
nel tempo, fino a raggiungere
dimensioni anche di decine di
metri di diametro, determinando
quel fenomeno che nella tradizione
popolare è noto con il
nome di “cerchi delle streghe” o
“delle fate” (fairy o elf circles nel
mondo anglosassone). Queste
piante, di cui il fungo costituisce
il frutto o piuttosto il “fiore”,
nel periodo di quiescenza
sono sostanzialmente invisibili
tra la vegetazione. Sulle fotografie,
tuttavia, l’effetto sarà una
traccia da vegetazione del tutto
simile a quelle riscontrate presso
Cagli. Dunque, in questi casi,
per evitare una interpretazione
errata dell’anomalia, oltre al
controllo a terra, risulta assolutamente
determinante lo studio
approfondito delle fotografie
aeree storiche: circoli che nel
tempo non cambiano dimensione
non possono certo essere
ricondotti a "streghe".
ABSTRACT
How do archaeologists use aerial photographs? How
can the marks of buried ancient structures be identified?
Do all the marks in aerial photographs refer to
archaeological structures? Where are WWII RAF aerials
to be found in Italy? Answers to these questions
are given by an archaeologist specialised in aerial photo
interpretation, teacher at the University of Florence
Scuola di Specializzazione in Beni Archeologici.
PAROLE CHIAVE
Fotografia aerea; archeologia; tracce archeologiche;
RAF; Aerofototeca Nazionale
AUTORE
Giorgio F. Pocobelli
giorgiofranco.pocobelli@cnr.it
Archeologo e aerofotointerprete, ricercatore CNR -
Istituto di Scienze del Patrimonio Culturale, docente
Scuola di Specializzazione in Beni Archeologici dell’Università
di Firenze
GEOmedia n°6-2020 45
AGENDA
26 – 28 Aprile 2021
ARQUEOLOGICA 2.0
&GEORES
Valencia (Spain)
www.geoforall.it/kfcxf
5 – 7 Maggio 2021
DRONITALY - Working
with Drones
Bologna (Italy)
www.geoforall.it/kfy44
10-14 Maggio 2021
Conferenza Esri Italia
Digital e Week
Roma (Italy)
www.geoforall.it/kyp8p
19 – Maggio 2021
GEO Business 2020
London (UK)
www.geoforall.it/kf4yh
15 - 18 giugno 2021
Conferenza ASITA 2021
Genova
www.geoforall.it/kyp6f
19 – 23 Luglio 2021
30th International
Cartographic Conference
Firenze (Italy)
www.geoforall.it/kfurw
27 – 30 Settembre
GIScience 2021
2021 Poznan (Poland)
www.geoforall.it/kfrkk
LEICA BLK360°
L’imaging laser scanner che semplifica
il modo in cui gli spazi vengono misurati,
progettati e documentati.
La nuova dimensione nella tecnologia di misura
Registra le scansioni e visualizza i dati sul campo in pochi istanti, per essere sicuri di aver
catturato tutto ciò che vi serve prima di lasciare il sito di lavoro.
Genera automaticamente immagini panoramiche a 360° con supporto HDR e flash integrato per
immagini nitide anche in ambienti con scarsa illuminazione.
Sensore per immagini termiche FLIR ® , nei 30 secondi in cui il BLK360° sta catturando le sue
immagini HDR sferiche, viene anche generata un’immagine termica panoramica da 70° V x 360°O.
Nuvole di punti ad alta precisione: 360.000 punti/sec. con risoluzione personalizzabile.
Dimensioni al minimo: solo 16,5 cm x 10 cm con un peso di 1 Kg.
Teorema Milano è in grado di offrire una soluzione “chiavi in mano” che include: BLK360° + software
ReCap Pro, iPad Pro 12,9”, kit di accessori, training formativi da parte di tecnici specialisti.
Contattaci, scoprirai molto di più.
Sede in Italia
Più di 100 distributori nel mondo
Una linea di prodotti Made in Italy
Dove siamo Chiamaci Contaaci
Seguici sui Social
Viale dell’Industria 53
20037, Paderno Dugnano (MI)
Tel. +39 02 78619201
www.stonex.it
info@stonex.it - italia@stonex.it