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GEOmedia_6_2020

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Rivista bimestrale - anno XXIV - Numero - 6/<strong>2020</strong> - Sped. in abb. postale 70% - Filiale di Roma<br />

TERRITORIO CARTOGRAFIA<br />

GIS<br />

CATASTO<br />

3D<br />

INFORMAZIONE GEOGRAFICA<br />

FOTOGRAMMETRIA<br />

URBANISTICA<br />

EDILIZIA<br />

GNSS<br />

BIM<br />

RILIEVO TOPOGRAFIA<br />

CAD<br />

REMOTE SENSING SPAZIO<br />

WEBGIS<br />

UAV<br />

SMART CITY<br />

AMBIENTE<br />

NETWORKS<br />

LiDAR<br />

BENI CULTURALI<br />

LBS<br />

Nov/Dic <strong>2020</strong> anno XXIV N°6<br />

TempesTe<br />

solari<br />

e sisTemi<br />

GNss<br />

IL TERZO INVENTARIO<br />

FORESTALE NAZIONALE<br />

MOBILE MAPPING<br />

CON ZEB HORIZON<br />

DISCRASIA ITALIANA NEL<br />

SETTORE GEODETICO


<strong>2020</strong> addio<br />

È stato un anno difficile, duro, sofferto: sia dal punto di vista umano che economico. Un anno<br />

che ha lasciato il segno in ognuno di noi. Fortunatamente, e grazie all’impegno di tutti, ci<br />

avviamo - quasi - ad intravvedere un possibile termine di questo periodo che ha letteralmente<br />

sconvolto il pianeta: oltre due milioni di morti secondo l’OMS dall’inizio della Pandemia. E con<br />

l’arrivo imminente della primavera, si respira un’aria nuova, fresca di speranza, almeno qui in<br />

Italia. Ed è proprio con questo anelito dentro di noi che abbiamo cominciato l’anno 2021: un<br />

ciclo che sembra prevedere enormi cambiamenti dal punto di vista economico con il digitale e<br />

la tecnologia (con tutti i loro annessi e connessi), sempre preponderanti nella nostra vita e che<br />

sono il perno centrale della quarta rivoluzione industriale, ormai penetrante più che imminente.<br />

La tecnologia sta ponendo le basi di quel progresso che non conosciamo ancora per tutti i suoi<br />

effetti e che sembra non volersi più arrestare, ma la cui storia è ancora da scrivere: un progresso<br />

che inevitabilmente impatta anche il mondo della Geomatica e che, anzi, si fonda anche su<br />

alcuni aspetti della Geomatica: basti pensare al posizionamento, alla cattura della realtà in 3D,<br />

ai GNSS e all’intelligenza artificiale. Una rivoluzione industriale che sta accelerando ancora,<br />

se possibile, il ritmo attuale dell’innovazione sul mercato, con nuovi trend ai quali è difficile<br />

stare dietro, soprattutto per i non giovanissimi. Una rivoluzione che, in un futuro peraltro non<br />

molto prossimo, tenderà sempre di più ad eliminare i confini tra sfera fisica, digitale e biologica,<br />

rendendo anche più complesso il codice etico e deontologico. Bisogna essere pronti, preparati,<br />

dotati di autocontrollo e di verifica dell’informazione, sapere stare al passo con i tempi e al passo<br />

di questa incessante dinamica che procede ininterrottamente, non senza una grammatica in<br />

evoluzione: pena diventare un oggetto di antiquariato depositato su un vecchio scaffale di un<br />

mercatino dell’usato di seconda categoria, prima di essere buttato in una discarica o acquistato<br />

da un nostalgico dei tempi andati, di orwelliana memoria. Vedremo cosa ci riserva il futuro nei<br />

termini della conservazione della specie e della crescita sostenibile.<br />

Torniamo a noi, al qui e ora, a <strong>GEOmedia</strong>. Apriamo l’ultimo numero del <strong>2020</strong> con un focus<br />

dedicato all’inventario forestale nazionale (INFC 2015), un'indagine che mira a quantificare<br />

e descrivere le risorse nazionali e i servizi ecosistemici sotto il profilo del loro contributo nel<br />

mitigare i cambiamenti climatici. Il lavoro è stato realizzato in collaborazione dall’Arma dei<br />

Carabinieri e dal CREA e si è concluso a fine <strong>2020</strong>. Ed è Simone Orlandini a parlarci invece<br />

del Rilievo di un pezzo piezometrico alla profondità di circa 30 metri, un lavoro complesso con<br />

un’alta difficoltà di acquisizione, in particolare per via delle superfici estremamente omogenee,<br />

fattore che ne ha reso quanto mai ardua l’acquisizione 3D, anche con un un sistema di mobile<br />

mapping portatile, noto per la sua versatilità.<br />

Attilio Selvini ritorna in questo numero sul tema della soppressione della Commissione geodetica<br />

italiana negli anni 70, dichiarata ente non utile con la legge del 20 Marzo 1975 n. 70 e soppressa<br />

due anni più tardi. Un articolo intenso, vivacemente mosso dal rammarico verso un’altra<br />

occasione perduta di un’azione organica volta a preservare, anche ecologicamente, il territorio<br />

da parte di una fonte istituzionale, referente a livello planetario. Ed è ancora Tiziana Primavera,<br />

con la sua rubrica sulle tecnologie di realtà aumentata e realtà virtuale, a riferire e delineare quali<br />

siano i nuovi trend mirati al mondo del lavoro: avatars e digital twin.<br />

Giorgio Franco Pocobelli, nella rubrica "L’aerofototeca nazionale racconta", ci parla della “lettura<br />

delle fotografie aeree in archeologia: tracce e false tracce”, un altro approfondimento o ‘case study’<br />

sulla falsariga del tema dell’osservazione della Terra, che chiude il numero con la rubrica di Marco<br />

Lisi dedicata allo stesso argomento, dove l’autore ci illustra come il comportamento del sole, o<br />

“space weather”, possa influenzare in vari modi l’andamento dei sistemi GNSS, tra i quali GPS e<br />

Galileo.<br />

Buona lettura,<br />

Valerio Carlucci


FOCUS<br />

iN quesTo<br />

Numero...<br />

foCus<br />

reporT<br />

Terra e spazio<br />

LE RUBRICHE<br />

18 MERCATO<br />

il Terzo iNveNTario<br />

foresTale NazioNale<br />

iTaliaNo iNfC 2015:<br />

proCedure, sTrumeNTi<br />

e appliCazioNi<br />

DI P. GASPARINI, A. FLORIS,<br />

M. RIZZO, A. PATRONE, L.<br />

CREDENTINO, G. PAPITTO,<br />

D. DI MARTINO<br />

6<br />

24 Immagine ESA<br />

34 AUGMENTED REALITY<br />

42 AEROFOTOTECA<br />

46 AGENDA<br />

26<br />

sisTema mobile<br />

mappiNG Geoslam<br />

zeb HorizoN per il<br />

rilievo di uN pozzo<br />

DI SIMONE ORLANDINI<br />

Il Sole fotografato a 304 angstrom<br />

dall'Atmospheric Imaging Assembly<br />

(AIA 304) del Solar Dynamics<br />

Observatory (SDO) della NASA.<br />

Questa è un'immagine in falsi colori<br />

del Sole osservata nella regione<br />

ultravioletta estrema dello spettro<br />

((Credits NASA)<br />

geomediaonline.it<br />

4 <strong>GEOmedia</strong> n°6-<strong>2020</strong><br />

<strong>GEOmedia</strong>, bimestrale, è la prima rivista italiana di geomatica.<br />

Da più di 20 anni pubblica argomenti collegati alle tecnologie dei<br />

processi di acquisizione, analisi e interpretazione dei dati,<br />

in particolare strumentali, relativi alla superficie terrestre.<br />

In questo settore <strong>GEOmedia</strong> affronta temi culturali e tecnologici<br />

per l’operatività degli addetti ai settori dei sistemi informativi<br />

geografici e del catasto, della fotogrammetria e cartografia,<br />

della geodesia e topografia, del telerilevamento aereo e<br />

spaziale, con un approccio tecnico-scientifico e divulgativo.


INSERZIONISTI<br />

3Dtarget 22<br />

30<br />

la disCrasia<br />

iTaliaNa Nel seTTore<br />

GeodeTiCo<br />

DI ATTILIO SELVINI<br />

Codevintec 23<br />

Epsilon 19<br />

ESRI 29<br />

Geomax 37<br />

GIS3W 17<br />

Gter 45<br />

Planetek Italia 48<br />

Sokkia 21<br />

Stonex 47<br />

<br />

Teorema 46<br />

il NosTro amiCo<br />

(?) sole<br />

DI MARCO LISI<br />

38<br />

PENISOLA DI BANKS<br />

(06 DICEMBRE <strong>2020</strong>)<br />

La missione Copernicus<br />

Sentinel-2 ci porta al di<br />

sopra della penisola di<br />

Banks, nell’Isola del Sud<br />

della Nuova Zelanda.<br />

La penisola di Banks, visibile<br />

nell’immagine in basso<br />

a destra, è formata da due<br />

vulcani estinti sovrapposti:<br />

il vulcano Lyttelton ed il<br />

vulcano Akaroa. La penisola<br />

ha avuto origine da numerose<br />

eruzioni vulcaniche<br />

avvenute circa otto milioni<br />

di anni or sono. Il nome<br />

della penisola si deve a sir.<br />

Joseph Banks, un biologo<br />

britannico che navigò con<br />

il capitano Cook.<br />

Fratture lungo le pareti del<br />

cratere hanno portato alla<br />

formazione di due rade<br />

lunghe e sottili: Lyttelton<br />

a nord ed Akaroa a sud.<br />

La penisola possiede anche<br />

molte altre piccole baie ed<br />

insenature, fatto che le conferisce<br />

un inusuale aspetto<br />

a forma di ruota dentata.<br />

Christchurch, la città più<br />

grande dell’Isola del Sud,<br />

è visibile immediatamente<br />

a nord della penisola di<br />

Banks. (Fonte: ESA)<br />

una pubblicazione<br />

Science & Technology Communication<br />

<strong>GEOmedia</strong>, la prima rivista italiana di geomatica.<br />

ISSN 1128-8132<br />

Reg. Trib. di Roma N° 243/2003 del 14.05.03<br />

Direttore<br />

RENZO CARLUCCI, direttore@rivistageomedia.it<br />

Comitato editoriale<br />

Vyron Antoniou, Fabrizio Bernardini, Mario Caporale,<br />

Roberto Capua, Luigi Colombo, Mattia Crespi, Luigi Di<br />

Prinzio, Michele Dussi, Michele Fasolo, Marco Lisi, Flavio<br />

Lupia, Luigi Mundula, Beniamino Murgante, Aldo Riggio,<br />

Mauro Salvemini, Attilio Selvini, Donato Tufillaro<br />

Direttore Responsabile<br />

FULVIO BERNARDINI, fbernardini@rivistageomedia.it<br />

Redazione<br />

VALERIO CARLUCCI, GIANLUCA PITITTO,<br />

redazione@rivistageomedia.it<br />

Diffusione e Amministrazione<br />

TATIANA IASILLO, diffusione@rivistageomedia.it<br />

Progetto grafico e impaginazione<br />

DANIELE CARLUCCI, dcarlucci@rivistageomedia.it<br />

Editore<br />

MediaGEO soc. coop.<br />

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Tel. 06.64871209 - Fax. 06.62209510<br />

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sistemi di archiviazione e prelievo dati, senza il consenso scritto dell’editore.<br />

Rivista fondata da Domenico Santarsiero.<br />

Numero chiuso in redazione il 28 febbraio 2021.


REPORT FOCUS<br />

Il terzo inventario forestale<br />

nazionale italiano INFC2015:<br />

procedure, strumenti e applicazioni<br />

di P. Gasparini, A. Floris, M. Rizzo, A. Patrone, L. Credentino, G. Papitto, D. Di Martino<br />

Fig. 1 - Alcune schermate di esempio dell’applicativo GeoInfo.<br />

L’inventario forestale<br />

nazionale è un’indagine<br />

che mira a quantificare<br />

e descrivere le risorse<br />

forestali del Paese e i<br />

servizi ecosistemici da<br />

esse forniti, e in particolare<br />

il loro contributo per la<br />

mitigazione dei cambiamenti<br />

climatici. La campagna di<br />

rilievi del terzo inventario<br />

forestale italiano (Inventario<br />

Nazionale delle Foreste e dei<br />

serbatoi forestali di Carbonio<br />

- INFC2015), realizzato<br />

dall’Arma dei Carabinieri<br />

e dal CREA, si è conclusa<br />

nei primi mesi del <strong>2020</strong>. Per<br />

la sua realizzazione sono<br />

stati sviluppati e messi a<br />

punto specifici processi<br />

di acquisizione dei dati,<br />

piattaforme e servizi WebGIS<br />

e un applicativo Android<br />

dedicato.<br />

L’<br />

L’indagine inventariale<br />

consiste nell’esecuzione<br />

di osservazioni e misure<br />

relative alle caratteristiche delle<br />

formazioni forestali, in corrispondenza<br />

di punti distribuiti<br />

sul territorio nazionale secondo<br />

un disegno che comprende tre<br />

fasi di campionamento. Per la<br />

prima fase sono impiegati oltre<br />

301.000 punti, localizzati<br />

secondo un reticolo a maglie<br />

quadrangolari di 1 km 2, che<br />

vengono classificati per il loro<br />

uso e copertura mediante fotointerpretazione<br />

di ortofoto digitali<br />

a colori e infrarosso-falso<br />

colore (Gasparini et al, 2014).<br />

La visualizzazione delle ortofoto<br />

avviene per mezzo del WebGis<br />

GeoInfo realizzato da AlmavivA<br />

SpA con la collaborazione di<br />

Telespazio (Figura 1). La classificazione<br />

dell’uso e della copertura<br />

del suolo segue regole<br />

di fotointerpretazione coerenti<br />

con le definizioni internazionali<br />

6 <strong>GEOmedia</strong> n°6-<strong>2020</strong>


FOCUS<br />

UNECE-FAO, che si basano<br />

sulle seguenti caratteristiche:<br />

la copertura delle chiome, che<br />

deve essere superiore a 10%,<br />

la dimensione dei poligoni<br />

boscati, che devono avere una<br />

superficie superiore al 0.5 ha<br />

e larghezza maggiore di 20 m,<br />

l’altezza potenziale dei soggetti<br />

arborei, almeno 5 m per le<br />

foreste, e infine l’uso prevalente<br />

forestale. Vengono così<br />

individuati i punti ricadenti<br />

in aree di interesse per l’inventario<br />

forestale, ossia i boschi e<br />

le altre terre boscate - boschi<br />

radi, boscaglie, arbusteti, che<br />

saranno oggetto dei rilievi nelle<br />

successive fasi di campionamento.<br />

Le fasi seconda e terza<br />

dell’inventario riguardano<br />

due sottoinsiemi dei punti di<br />

campionamento, costituiti rispettivamente<br />

da oltre 30,000<br />

e oltre 8,000 punti, e hanno lo<br />

scopo di raccogliere i dati necessari<br />

per stimare la superficie<br />

forestale e le sue ripartizioni<br />

e per quantificarne la consistenza<br />

in termini di numero<br />

di soggetti, volume legnoso e<br />

biomassa, suddivisi per specie<br />

e per dimensione. Durante la<br />

terza fase, inoltre, si raccolgono<br />

dati sul legno morto o necromassa<br />

(numero di elementi,<br />

tipo, dimensione, grado di<br />

decomposizione) e sugli strati<br />

inferiori di vegetazione (rinnovazione<br />

e arbusti). La stima<br />

della biomassa presente, viva e<br />

morta, consente di quantificare<br />

il carbonio accumulato nei<br />

tessuti vegetali e nel suolo, al<br />

fine di misurare l’azione di mitigazione<br />

dei cambiamenti climatici<br />

dovuta all’assorbimento<br />

e immobilizzazione del carbonio<br />

atmosferico da parte delle<br />

formazioni forestali. Con l’inventario<br />

viene inoltre misurato<br />

l’accrescimento delle foreste<br />

attraverso il prelievo di campioni<br />

incrementali (carote)<br />

dagli alberi presenti nell’area<br />

di saggio, su cui si misura lo<br />

spessore degli ultimi anelli. Da<br />

queste misure si deriva quindi<br />

l’incremento annuo di volume<br />

e di biomassa; il primo, confrontato<br />

con il prelievo annuo<br />

di legna e legname, consente<br />

di valutare la sostenibilità della<br />

gestione forestale; il secondo<br />

consente di stimare l’assorbimento<br />

annuo di anidride<br />

carbonica, il principale gas ad<br />

effetto serra, dall’atmosfera. Le<br />

osservazioni e misure realizzate<br />

in seconda e terza fase vengono<br />

eseguite in aree di saggio<br />

di dimensione variabile, con<br />

centro nel punto inventariale.<br />

I caratteri qualitativi (tipo di<br />

vegetazione, stadio di sviluppo,<br />

modalità di gestione, ecc.)<br />

vengono osservati su un intorno<br />

di forma circolare con raggio<br />

25 m; le misure (diametro<br />

e altezza degli alberi, incremento<br />

diametrico, diametro<br />

e lunghezza delle porzioni di<br />

legno morto, numero di soggetti<br />

della rinnovazione, ecc.)<br />

riguardano i soggetti ricadenti<br />

in aree circolari con raggio 13<br />

m, 4 m e 2 m (Gasparini et al,<br />

2016).<br />

Il terzo inventario forestale<br />

nazionale è realizzato dal<br />

Comando Carabinieri per<br />

la Tutela della Biodiversità<br />

e dei Parchi - Comando<br />

Unità Forestali, Ambientali<br />

e Agroalimentari Carabinieri<br />

(CUFAA) in collaborazione<br />

con le Regioni e Province autonome,<br />

con il supporto scientifico<br />

e tecnico del Centro di<br />

Ricerca Foreste e Legno del<br />

CREA, la cui sede di Trento<br />

ha contribuito alla realizzazione<br />

dei due precedenti inventari<br />

forestali nazionali IFNI85<br />

e INFC2005 (MAF-ISAFA,<br />

1988; Gasparini P., Tabacchi<br />

G. a cura di, 2011) insieme al<br />

Corpo Forestale dello Stato.<br />

I rilievi in campo relativi alle<br />

fasi seconda e terza dell’inven-<br />

tario, eseguiti contestualmente<br />

anziché in due momenti distinti<br />

come per l’INFC2005, sono<br />

stati avviati nell’autunno 2017<br />

e si sono conclusi nei primi<br />

mesi del <strong>2020</strong>.<br />

Localizzazione e posizionamento<br />

al suolo dei punti<br />

inventariali mediante GNSS<br />

La maggior parte dei punti<br />

inventariali da rilevare, circa il<br />

90%, è costituita da punti rilevati<br />

in campo nel precedente<br />

inventario forestale nazionale<br />

INFC2005, materializzati con<br />

picchetti di tipo permanente<br />

o semi-permanente a seconda<br />

che si trattasse di punti di fase<br />

3 oppure di fase 2 e corredati<br />

di monografie descrittive e<br />

fotografiche. Per tali punti si<br />

dispone sia delle coordinate<br />

“teoriche” derivanti dal piano<br />

di campionamento, sia delle<br />

coordinate “di campo” rilevate<br />

con GPS in INFC2005. Per<br />

tali coordinate l’incertezza di<br />

posizionamento è di 3-4 m<br />

(Colle et al., 2007). Per questa<br />

tipologia di punti l’obiettivo è<br />

il ritrovamento del picchetto<br />

che individua il punto stesso e<br />

il centro delle aree di saggio. I<br />

picchetti sono completamente<br />

interrati e le aree di saggio in<br />

bosco sono in condizione di<br />

completo anonimato visivo per<br />

i non addetti ai lavori che non<br />

Fig. 2 - Picchetto permanente di un punto di<br />

campionamento INFC.<br />

<strong>GEOmedia</strong> n°6-<strong>2020</strong> 7


FOCUS<br />

testuali, cartografia tecnica,<br />

ortofoto, altre fotografie) informatizzata<br />

nella precedente<br />

campagna inventariale è a<br />

disposizione dei rilevatori per<br />

pianificare il percorso di avvicinamento,<br />

in auto e a piedi,<br />

al punto da rilevare. Terrasync<br />

fornisce all’operatore la distanza<br />

e l’azimut verso il punto da raggiungere,<br />

costantemente aggiornati<br />

ad ogni nuova posizione<br />

acquisita. In ambienti forestali<br />

questo tipo di navigazione fornisce<br />

dati instabili e incerti con<br />

l’avvicinarsi al punto obiettivo,<br />

mostrandosi poco o per nulla<br />

idonea al reperimento di precisione<br />

di un picchetto interrato<br />

e non visibile. Per tale motivo<br />

essa viene sostituita, quando l’operatore<br />

si trova a 10-15 m dalla<br />

posizione presunta del punto<br />

obiettivo, da una navigazione<br />

da posizione media (NPM)<br />

(INFC, 2004). Essa consiste in<br />

un posizionamento stazionario,<br />

con media di 50 posizioni<br />

istantanee, in un punto con<br />

buone condizioni di ricezione<br />

del segnale scelto discrezionalmente<br />

dall’operatore (punto<br />

F o punto di fine navigazione<br />

istantanea), e nel successivo<br />

calcolo delle coordinate polari<br />

(distanza e azimut) da materializzarsi<br />

sul terreno per raggiungere<br />

il punto obiettivo della<br />

navigazione (punto C o punto<br />

di campionamento). In questo<br />

modo l’area d’incertezza entro<br />

la quale ricercare il picchetto interrato,<br />

con l’ausilio di un metal<br />

detector, viene ridotta notevolmente.<br />

Le misure di azimut e<br />

distanza vengono eseguite con<br />

clino-bussola Suunto Tandem<br />

e distanziometro-ipsometro a<br />

ultrasuoni Haglof Vertex, strumenti<br />

particolarmente adatti<br />

all’utilizzo in aree boscate e<br />

che vengono utilizzati anche<br />

in diverse altre fasi del rilievo<br />

inventariale, quali ad esempio la<br />

determinazione dei limiti dell’adispongano<br />

della documentazione<br />

monografica, allo scopo<br />

di evitare disturbi e preservare<br />

la rappresentatività dei punti di<br />

campionamento (Figura 2). Il<br />

restante 10% circa di punti da<br />

rilevare proviene dal campione<br />

INFC2015 di fase 1; si tratta<br />

quindi di punti non localizzati<br />

in campo in precedenza, e per<br />

i quali si dispone delle sole<br />

coordinate teoriche. Per essi<br />

l’obiettivo è il raggiungimento<br />

in campo di tali coordinate<br />

teoriche e un posizionamento<br />

ex-novo ad elevata accuratezza<br />

che, unito alla marcatura con<br />

picchetto interrato e alla monografia<br />

del punto, ne consenta il<br />

ritrovamento in future campagne<br />

inventariali. In tutte le fasi<br />

di navigazione verso punti prestabiliti<br />

e nei nuovi posizionamenti<br />

il sistema di riferimento<br />

adottato è UTM (zone 32 o 33)<br />

su datum WGS84. Le quote<br />

sono riferite al livello del mare<br />

(geoide ITALGEO2005).<br />

In INFC2005 l’equipaggiamento<br />

strumentale delle squadre<br />

di rilevamento era tecnologicamente<br />

avanzato, sia nelle<br />

componenti destinate a navigazione<br />

e posizionamento, sia in<br />

quelle dedicate ai rilievi forestali<br />

veri e propri e alla trasmissione<br />

telematica dei dati rilevati<br />

(Muscaritoli et al, 2004). Gli<br />

anni trascorsi tra il secondo<br />

e il terzo inventario forestale<br />

nazionale hanno reso comunque<br />

necessaria una profonda<br />

rivisitazione della dotazione<br />

strumentale, sia per naturale obsolescenza<br />

delle apparecchiature<br />

utilizzate negli anni 2004-2006,<br />

sia per fruire dei significativi<br />

miglioramenti tecnologici intervenuti<br />

in questo lasso di tempo.<br />

In questo processo si è però<br />

voluto adottare un principio di<br />

“efficientamento” delle risorse<br />

già disponibili, impiegando al<br />

meglio una serie di strumenti<br />

già in possesso del personale<br />

CUFAA, e di contenimento dei<br />

costi necessari all’acquisizione<br />

di nuova strumentazione. Il<br />

risultato è una configurazione<br />

strumentale i cui fulcri sono un<br />

ricevitore GNSS Trimble R1<br />

pilotato via bluetooth da un datalogger<br />

Trimble Juno SB, e un<br />

tablet Samsung Galaxy A6, che<br />

a sua volta dialoga con il Juno<br />

SB per il trasferimento dei dati<br />

di navigazione (Figura 3). Una<br />

volta terminate le fasi di avvicinamento<br />

al punto, ritrovamento<br />

del picchetto e aggiornamento<br />

della sua posizione, tutti i successivi<br />

rilievi inventariali vengono<br />

effettuati tramite l’applicazione<br />

INFC_APP residente nel<br />

Galaxy A6. La scelta di utilizzare<br />

un ricevitore GNSS Trimble<br />

R1 è stata presa dopo averne<br />

verificato le prestazioni, in termini<br />

di accuratezza, affidabilità<br />

e operatività, tramite una serie<br />

di prove effettuate nell’area test<br />

di Feudozzo istituita con il progetto<br />

Targetstars (Pompei et al.,<br />

2009); il ricevitore, utilizzando<br />

più costellazioni GNSS (GPS,<br />

GLONASS, Beidou, EGNOS-<br />

Galileo) ha ottime capacità di<br />

ricezione anche in ambienti<br />

orograficamente svantaggiati<br />

e a elevata copertura arborea,<br />

con prestazioni in termini di<br />

accuratezza adeguate alle esigenze<br />

di progetto. La gestione dei<br />

rilievi con il software Trimble<br />

Terrasync consente il salvataggio<br />

di tutte le misure grezze<br />

che conducono al calcolo delle<br />

coordinate, con possibilità di<br />

correzione differenziale in post<br />

processing e successivi controlli<br />

di qualità sui posizionamenti.<br />

La prima fase di avvicinamento<br />

al punto di campionamento,<br />

comune a tutte le tipologie di<br />

punto, è detta navigazione da<br />

posizione istantanea (NPI), e<br />

viene svolta avvalendosi delle<br />

funzionalità standard del software<br />

Terrasync. La documentazione<br />

monografica (descrizioni<br />

8 <strong>GEOmedia</strong> n°6-<strong>2020</strong>


FOCUS<br />

rea di saggio e la misura delle<br />

altezze degli alberi.<br />

Nei rilievi svolti per<br />

l’INFC2015 i tempi di attesa<br />

per ottenere idonee ricezioni<br />

del segnale radio GNSS sono<br />

stati molto contenuti (da pochi<br />

secondi a qualche minuto nei<br />

casi più problematici), come<br />

pure sono state pochissime le<br />

occorrenze di mancato ritrovamento<br />

del picchetto interrato<br />

non dovute a effettivo cambiamento<br />

nell’uso del suolo. La<br />

Tabella 1 riporta i dati relativi<br />

al ritrovamento dei picchetti,<br />

provvisori o permanenti, collocati<br />

nei punti F e C in occasione<br />

dei rilievi INFC2005. Si<br />

osserva che i picchetti originari<br />

di F e C sono stati ritrovati in<br />

una percentuale elevata di punti<br />

inventariali (rispettivamente nel<br />

86.6% e 87.1% dei casi a livello<br />

nazionale), con differenze regionali<br />

che vanno da percentuali<br />

di ritrovamento molto elevate,<br />

superiori al 90%, per Valle<br />

d’Aosta, Alto Adige, Liguria,<br />

Lazio, Abruzzo e Sardegna, a<br />

percentuali di poco inferiori a<br />

80% per Piemonte, Calabria e<br />

Sicilia. Il mancato ritrovamento<br />

sia del picchetto di F sia di<br />

quello di C si è verificato in una<br />

percentuale di casi pari a 7.0%<br />

su scala nazionale. Le regioni<br />

con minore incidenza di questi<br />

casi (meno di 4.0%) sono Valle<br />

d’Aosta, Alto Adige, Trentino,<br />

Liguria, Lazio e Abruzzo. I fattori<br />

che possono avere influito<br />

sui diversi risultati regionali<br />

sono molteplici: le condizioni<br />

della vegetazione e orografiche<br />

delle diverse aree, il tempo trascorso<br />

tra le due campagne di<br />

rilevamento e il tipo di marcatura<br />

(provvisoria o permanente<br />

a seconda che si tratti di punti<br />

di fase 2 o 3), la quota di punti<br />

di fase 2 e 3 assegnata alle diverse<br />

regioni e, non da ultimo,<br />

il funzionamento del metal<br />

detector, che si è rivelato non<br />

omogeneo per tutte le squadre e<br />

le regioni.<br />

Un applicativo Android<br />

per l’acquisizione dei dati<br />

in campo<br />

L’applicazione INFC_APP è<br />

stata sviluppata da AlmavivA<br />

SpA sulla base delle indicazioni<br />

e con la collaborazione del<br />

personale del Centro Foreste e<br />

Legno del CREA. Per garantire<br />

la riservatezza dei dati durante<br />

la campagna di rilievo, INFC_<br />

APP è stata installata esclusivamente<br />

sui tablet a disposizione<br />

delle squadre di rilevatori e<br />

del personale del CREA, il cui<br />

codice IMEI era stato inserito<br />

in una lista di dispositivi autorizzati.<br />

Le principali fasi che hanno<br />

portato allo sviluppo di INFC_<br />

APP si possono riassumere nei<br />

punti di seguito descritti.<br />

i) Descrizione delle esigenze<br />

informatiche: durante la<br />

prima fase di progettazione di<br />

INFC_APP sono stati redatti<br />

diversi documenti contenenti<br />

le informazioni necessarie alla<br />

progettazione dell’applicativo,<br />

in particolare: l’elenco degli<br />

attributi da rilevare; i tracciati<br />

record del database con il formato<br />

dei relativi campi; le codifiche<br />

per gli attributi qualitativi;<br />

i range di valori ammessi per gli<br />

attributi quantitativi; le regole<br />

per la compilazione e per i controlli<br />

incrociati tra campi.<br />

ii) Analisi e valutazione delle<br />

tecnologie disponibili: per lo<br />

sviluppo del software applicativo<br />

è stato scelto di utilizzare<br />

il sistema operativo Android<br />

6.0, l’ultima versione disponibile<br />

durante l’implementazione<br />

dell’app, seguendo lo standard<br />

Material Design per le interfacce,<br />

che introduce nuovi componenti<br />

grafici e animazioni<br />

garantendo una navigazione<br />

più semplice e fluida tra i vari<br />

layout.<br />

iii) Progettazione architetturale<br />

e realizzazione dell’applicazione:<br />

uno dei requisiti<br />

fondamentali richiesti è stato<br />

Fig. 3 - Strumentazione informatica per la raccolta e l’archiviazione dei dati di campo.<br />

<strong>GEOmedia</strong> n°6-<strong>2020</strong> 9


FOCUS<br />

Regione<br />

Numero<br />

punti<br />

totali<br />

Numero punti con<br />

picchetto (accessibili,<br />

forestali, di fase 2 o 3<br />

per INFC2005)<br />

Ritrovamento<br />

del picchetto<br />

di C<br />

Ritrovamento<br />

del picchetto<br />

di F<br />

Mancato<br />

ritrovamento<br />

dei picchetti di<br />

F e C<br />

Piemonte 782 624 83.0% 79.5% 9.0%<br />

Valle d’Aosta 124 113 94.7% 100.0% 0.0%<br />

Lombardia 484 391 85.2% 82.4% 8.7%<br />

Alto Adige 316 294 95.2% 96.6% 1.7%<br />

Trentino 325 307 89.9% 90.2% 3.9%<br />

Veneto 373 324 92.0% 89.8% 5.6%<br />

Friuli-Venezia<br />

Giulia<br />

314 277 89.5% 86.6% 8.3%<br />

Liguria 340 297 92.9% 96.6% 1.0%<br />

Emilia-Romagna 537 426 81.5% 83.6% 10.6%<br />

Toscana 768 642 80.7% 85.2% 10.7%<br />

Umbria 369 309 92.2% 81.2% 6.1%<br />

Marche 292 256 91.0% 89.1% 4.7%<br />

Lazio 475 360 95.8% 93.9% 1.7%<br />

Abruzzo 382 322 94.7% 94.1% 3.1%<br />

Molise 171 144 84.0% 86.8% 8.3%<br />

Campania 363 287 86.8% 81.2% 7.7%<br />

Puglia 230 179 87.7% 81.6% 5.0%<br />

Basilicata 304 244 85.2% 84.4% 11.5%<br />

Calabria 440 310 76.5% 70.0% 15.5%<br />

Sicilia 403 271 73.4% 86.7% 9.6%<br />

Sardegna 666 544 90.3% 91.4% 4.6%<br />

ITALIA 8458 6921 87.1% 86.6% 7.0%<br />

Tab. 1 – Statistiche relative al ritrovamento dei picchetti, riferite ai punti di fase 2 e fase 3 INFC2005 (con picchetti sia provvisori, sia permanenti).<br />

quello di creare un’applicazione<br />

il più possibile user-friendly,<br />

ma nello stesso tempo completa<br />

di tutte le funzionalità necessarie<br />

a questo tipo di indagine.<br />

L’interfaccia utente dell’applicativo<br />

è stata quindi realizzata<br />

attraverso un sistema di sezioni<br />

e maschere che guidano il rilevatore<br />

nello svolgimento logico<br />

e cronologico delle diverse fasi<br />

di rilievo e inserimento dei dati,<br />

dalla procedura di navigazione<br />

e posizionamento del punto<br />

di campionamento fino alla<br />

raccolta dei dati sugli attributi<br />

qualitativi e quantitativi. È possibile<br />

spostarsi liberamente tra<br />

le varie sezioni dell’applicativo,<br />

con il vincolo che per salvare i<br />

dati inseriti in una specifica sezione<br />

è necessaria una esplicita<br />

conferma. Dalla home screen<br />

è possibile inoltre consultare la<br />

documentazione di supporto<br />

(manualistica, istruzioni per l’uso<br />

degli strumenti, ecc.) senza<br />

uscire dall’applicativo (Figura<br />

4).<br />

Le maschere sono di due diversi<br />

tipi: il primo è rappresentato<br />

da moduli di input dei dati, il<br />

secondo è il risultato di query<br />

di riepilogo dei dati già inseriti,<br />

visualizzabili sia all’interno di<br />

ogni singola sezione sia nella<br />

home screen, facilitando così<br />

il controllo delle operazioni di<br />

raccolta dei dati da parte del<br />

rilevatore.<br />

Al fine di ottimizzare e semplificare<br />

le operazioni di inserimento<br />

degli attributi qualitativi<br />

sono state create maschere con<br />

campi aventi valori selezionabili<br />

da menu a tendina con una<br />

lista delle sole modalità possibili.<br />

In base al tipo di attributo<br />

da rilevare, inoltre, sono state<br />

create anche combinazioni di<br />

maschere e sotto-maschere per<br />

l’inserimento di dati a dettaglio<br />

progressivamente superiore<br />

(Figura 5a e 5b). Per garantire<br />

un controllo automatico dei<br />

dati in termini di plausibilità,<br />

coerenza e completezza già nella<br />

fase di raccolta, l’applicativo è<br />

stato sviluppato integrando precise<br />

regole per la compilazione<br />

e per i controlli incrociati tra<br />

campi, che consentono di impedire<br />

eventuali dimenticanze<br />

o l’inserimento di valori fuori<br />

scala (Figura 6).<br />

iv) Test del prototipo: ciascuna<br />

10 <strong>GEOmedia</strong> n°6-<strong>2020</strong>


FOCUS<br />

delle versioni dell’applicativo<br />

prodotte durante la fase di realizzazione<br />

è stata testata dal personale<br />

INFC del CREA, sia in<br />

ufficio sia in campo, attraverso<br />

l’esecuzione di stress test finalizzati<br />

a verificarne la stabilità e il<br />

buon funzionamento ed evidenziarne<br />

eventuali anomalie.<br />

Servizi web per<br />

l’organizzazione logistica e<br />

il monitoraggio dei rilievi<br />

Lo scambio di informazioni<br />

tra dispositivo tablet e server<br />

centrale avviene tramite web<br />

service SOAP (Simple Object<br />

Access Protocol) appositamente<br />

sviluppato per l’INFC2015.<br />

La scelta del protocollo SOAP<br />

è stata dettata dalla necessità<br />

di trasferire oltre a dati alfanumerici<br />

anche dati binari, nello<br />

specifico il file ssf, contenente<br />

attributi relativi alla navigazione<br />

eseguita dalle squadre per raggiungere<br />

il punto da rilevare.<br />

Si tratta di servizi sincroni richiesta<br />

- risposta, in particolare<br />

il client (il tablet in dotazione<br />

alle squadre) invia una richiesta<br />

e resta in attesa di una risposta<br />

del server. Sono stati implementati<br />

quattro servizi web per la<br />

ricerca, il download, l’upload e<br />

l’aggiornamento dello stato dei<br />

punti, fondamentale per la distinzione<br />

tra i punti da rilevare,<br />

in lavorazione oppure conclusi<br />

(Figura 7). Il web service per la<br />

ricerca riceve in input il codice<br />

IMEI del tablet ed invia al dispositivo<br />

in risposta la lista dei<br />

punti assegnati alle squadre,<br />

tramite opportuna funzione<br />

web. A questo punto le squadre<br />

possono scaricare sul proprio tablet<br />

tutti gli attributi precaricati<br />

del punto da rilevare, come le<br />

coordinate e alcuni dati del precedente<br />

inventario per i punti<br />

già visitati durante la campagna<br />

INFC2005. Se la procedura<br />

si conclude correttamente il<br />

tablet invoca automaticamente<br />

il servizio che modifica lo<br />

stato del punto, portandolo da<br />

“assegnato” a “in lavorazione”,<br />

escludendolo in questo modo<br />

dalla lista dei punti da scaricare<br />

sui dispositivi. La scelta di separare<br />

le operazioni di download<br />

e di aggiornamento assicura che<br />

la base dati centrale sia allineata<br />

anche in caso di un malfunzionamento<br />

durante la fase di<br />

caricamento dati sul dispositivo<br />

Android. A conclusione del<br />

rilievo, le squadre invocando<br />

il servizio per l’upload dei dati<br />

inviano tutti i dati raccolti al<br />

database centrale, mettendoli<br />

a disposizione del personale<br />

INFC del CREA. Ai fini del<br />

monitoraggio dell’inventario,<br />

in un’area riservata accessibile<br />

con un’opportuna autenticazione,<br />

sono state implementate<br />

funzioni con le API di Google,<br />

per la visualizzazione su mappa<br />

e su pie chart dei siti del rilievo<br />

e relativo stato, consentendo in<br />

questo modo agli attori coinvolti,<br />

in base ai rispettivi ruoli, di<br />

avere rapidamente un’istantanea<br />

sull’andamento dell’inventario.<br />

Archiviazione e flusso dei dati<br />

Il passaggio da due fasi di campagna<br />

ad un’unica fase, in cui<br />

vengono rilevati contemporaneamente<br />

dati geografici e informazioni<br />

sia di tipo qualitativo<br />

che quantitativo, ha reso necessaria<br />

la progettazione di un database<br />

articolato, per le relazioni<br />

tra tabelle e la natura eteroge-<br />

4 - Schema dell’architettura della INFC_APP, con lista delle funzioni disponibili, macro-sezioni e<br />

rispettive sottosezioni.<br />

<strong>GEOmedia</strong> n°6-<strong>2020</strong> 11


FOCUS<br />

nea dei dati. La realizzazione<br />

della struttura del database è<br />

stata effettuata congiuntamente<br />

da CREA e AlmavivA SpA, che<br />

ne cura anche l’aggiornamento<br />

e la manutenzione.<br />

Per l’archiviazione dei dati è<br />

stato allestito un server fisico,<br />

opportunamente dimensionato<br />

e dotato dei requisiti di sicurezza.<br />

L’accesso al server centrale<br />

avviene tramite autenticazione e<br />

protocolli di protezione variabili<br />

in relazione alla qualifica e al<br />

ruolo dell’utente. Nella fattispecie<br />

sono stati individuati quattro<br />

profili associati a corrispondenti<br />

specifici ruoli preordinati.<br />

Il monitoraggio e l’andamento<br />

dei flussi lavorativi a livello<br />

nazionale è demandato al ruolo<br />

del Coordinatore Centrale,<br />

che è appannaggio dei funzionari<br />

del Comando per la<br />

Tutela della Biodiversità e dei<br />

Parchi - Ufficio Studi e Progetti<br />

del CUFAA dell’Arma dei<br />

Carabinieri. Il Coordinatore<br />

Centrale può consultare l’andamento<br />

delle lavorazioni a livello<br />

nazionale e a livello regionale e<br />

provinciale (punti aperti, punti<br />

assegnati, punti in lavorazione,<br />

punti chiusi); inoltre, su<br />

richiesta del CREA e in particolari<br />

condizioni, può agire per<br />

assegnare il punto ad un’altra<br />

squadra o in casi eccezionali<br />

riaprire un punto precedentemente<br />

chiuso. Al Coordinatore<br />

Centrale è anche demandata<br />

l’attività, condivisa con il<br />

Coordinatore Regionale, di<br />

gestione, all’interno della piattaforma<br />

web, dei componenti<br />

delle squadre e della registrazione<br />

in associazione del numero<br />

di codice IMEI del tablet in<br />

dotazione ad ogni singola squadra,<br />

conditio sine qua non per<br />

procedere al corretto utilizzo<br />

dell’applicazione di campo.<br />

Il Coordinatore Regionale è<br />

rappresentato dal referente<br />

regionale INFC del CUFAA e<br />

Fig 5 - Alcune viste di esempio delle sezioni Navigazione, Dati Qualitativi (a) e Dati Quantitativi (b).<br />

delle Regioni a statuto speciale<br />

e delle Province autonome, uno<br />

per ogni Regione e per ciascuna<br />

delle Province autonome, che<br />

coordina il lavoro delle squadre<br />

della propria regione. Egli può<br />

agire nell’ambito delle specifiche<br />

competenze territoriali:<br />

oltre alla consultazione dell’andamento<br />

lavorativo, assegna<br />

i punti alle singole squadre e<br />

può, nei casi che lo richiedano,<br />

riassegnare il punto ad altra<br />

squadra.<br />

Un altro importante profilo è<br />

quello del Capo Squadra che,<br />

Fig. 6 - Alcune viste di esempio di controlli di plausibilità, coerenza, completezza.<br />

12 <strong>GEOmedia</strong> n°6-<strong>2020</strong>


FOCUS<br />

attraverso le funzionalità messe<br />

a disposizione nella piattaforma<br />

web, pianifica le operazioni per<br />

l’avvio dei sopralluoghi in campo.<br />

All’utente Capo Squadra,<br />

così come per i precedenti ruoli,<br />

viene messo a disposizione<br />

anche l’applicativo GeoInfo<br />

per avere la disponibilità delle<br />

ortofoto e degli oggetti grafici<br />

di riferimento dimensionale<br />

sovrapposti in trasparenza su<br />

ogni punto, utilizzati nella fase<br />

precedente per le attività di fotointerpretazione<br />

(Gasparini et<br />

al, 2014). Per INFC2015 sono<br />

stati attivati 54 profili di Capo<br />

Squadra, corrispondenti ad altrettante<br />

squadre composte da<br />

2-4 rilevatori ciascuna.<br />

L’utente Coordinatore CREA,<br />

oltre al monitoraggio dell’andamento<br />

nazionale e alle funzionalità<br />

di riapertura dei punti,<br />

procede con le funzionalità di<br />

estrazione dei dati dei punti lavorati<br />

e dei file ssf.<br />

Ogni ruolo ha a disposizione,<br />

nella piattaforma web, le funzioni<br />

di consultazione della documentazione<br />

tecnica e dei manuali<br />

e linee guida da utilizzare<br />

come pronto riferimento.<br />

Il database Oracle 10g relazionale<br />

del server centrale è composto<br />

da un totale di 27 tabelle<br />

(circa 280 campi), collegate tra<br />

loro tramite una chiave primaria<br />

(identificativo del punto). Lato<br />

client (tablet) il database è stato<br />

implementato tramite la libreria<br />

Sqlite. I campi riguardano<br />

sia le informazioni precaricate,<br />

derivanti dai rilievi INFC2005,<br />

sia i nuovi dati della campagna<br />

INFC2015.<br />

La trasmissione delle informazioni<br />

da e verso il server centrale<br />

avviene attraverso funzionalità<br />

specifiche, implementate<br />

nell’applicativo di campo, da<br />

eseguire mediante la connessione<br />

internet direttamente dal<br />

tablet (con scheda 4G) per il<br />

progressivo popolamento della<br />

banca dati inventariale. La pro-<br />

Fig. 7 - Schermata di esempio della funzionalità web per l’assegnazione dei punti di campionamento alle squadre di rilevatori.<br />

<strong>GEOmedia</strong> n°6-<strong>2020</strong> 13


FOCUS<br />

Fig. 9 – Attività<br />

svolte durante gli<br />

start-up eseguiti in<br />

tutte le regioni.<br />

Fig. 8 – Lezione in aula<br />

ed esercitazioni in bosco<br />

durante i corsi di addestramento<br />

ai rilievi.<br />

cedura software di trasferimento<br />

via internet prevede un primo<br />

download sul tablet dei dati di<br />

partenza, necessari per l’avvio<br />

dei rilievi, e successivi upload<br />

al server centrale, come backup<br />

parziali o per il trasferimento<br />

finale dei dati, a conclusione<br />

dei rilievi. Per alcuni campi (es.<br />

lettura carote incrementali), è<br />

prevista la possibilità di completamento<br />

dell’inserimento dati<br />

in ufficio, successivamente ai<br />

rilievi in campo.<br />

Formazione dei rilevatori,<br />

start-up e assistenza in remoto<br />

Le squadre di rilevatori hanno<br />

ricevuto opportuna formazione<br />

per mezzo di corsi residenziali,<br />

con lezioni teoriche ed esercitazioni<br />

pratiche in bosco (Figura<br />

8). Oltre alla manualistica tradizionale,<br />

in formato cartaceo ed<br />

elettronico, i rilevatori hanno<br />

potuto accedere ad una piattaforma<br />

di e-learning via Web,<br />

per approfondire contenuti e<br />

procedure appresi durante la<br />

formazione. All’avvio dei rilievi<br />

è stato effettuato dallo staff<br />

tecnico-scientifico del CREA<br />

Foreste e Legno di Trento uno<br />

start-up in ciascuna regione,<br />

consistente in un rilievo completo<br />

di uno o più punti di<br />

campionamento, congiuntamente<br />

con le squadre di rilevatori<br />

e alla presenza del referente<br />

regionale (Figura 9). È stata<br />

inoltre attivata una struttura di<br />

assistenza a distanza per i rilevatori,<br />

operante tutti i giorni lavorativi<br />

a mezzo telefono o email<br />

e supportata da un software di<br />

ticketing su local server, per la<br />

gestione e l’archiviazione degli<br />

interventi di assistenza, molto<br />

utile per l’armonizzazione delle<br />

indicazioni fornite e per la documentazione<br />

dell’attività svolta<br />

(Figura 10).<br />

Conclusioni<br />

La campagna inventariale<br />

appena conclusa rappresenta<br />

un caso di studio importante,<br />

poiché coinvolge un numero<br />

molto elevato di rilevatori, oltre<br />

150, distribuiti su tutto il<br />

territorio nazionale e operanti<br />

in condizioni ambientali molto<br />

diverse e spesso critiche. Essa<br />

rappresenta, a livello nazionale,<br />

la fonte di dati più importante<br />

sulle foreste, che coprono oltre<br />

un terzo del territorio del Paese.<br />

Durante i rilievi è necessario<br />

assicurare un continuo scambio<br />

di dati tra soggetti con ruoli<br />

differenziati, dislocati in sedi<br />

ed enti diversi: i rilevatori, i<br />

referenti regionali e il personale<br />

dell’Ufficio Studi e Progetti<br />

del Comando per la Tutela<br />

della Biodiversità e dei Parchi<br />

dell’Arma dei Carabinieri; i rile-<br />

14 <strong>GEOmedia</strong> n°6-<strong>2020</strong>


FOCUS<br />

vatori e i referenti delle Regioni<br />

e Province autonome; i ricercatori<br />

e tecnici del Centro Foreste<br />

e Legno del CREA di Trento;<br />

gli sviluppatori e i tecnici di<br />

AlmavivA SpA.<br />

La dotazione tecnologica individuata<br />

e i software sviluppati<br />

hanno consentito di integrare<br />

efficacemente dati di carattere<br />

geografico e dati alfanumerici<br />

e numerici relativi ai caratteri<br />

qualitativi e quantitativi delle<br />

foreste. A conclusione della<br />

campagna di rilevamento al<br />

suolo, si può affermare che la<br />

soluzione adottata per l’acquisizione<br />

dei dati, rappresentata<br />

da un applicativo Android<br />

installato su un tablet con caratteristiche<br />

non specifiche per<br />

rilievi in bosco, si è dimostrata<br />

pienamente idonea allo scopo.<br />

Sono stati molto rari, infatti,<br />

i casi di rottura del tablet o di<br />

malfunzionamento dell’applicativo,<br />

nonostante la varietà di<br />

situazioni in cui hanno operato<br />

le squadre (condizioni climatiche<br />

avverse, basse temperature,<br />

ecc.). Inoltre, il tablet consente<br />

di archiviare molti altri dati utili<br />

per i rilievi quali porzioni di ortofoto<br />

e mappe, le monografie<br />

per il ritrovamento dei punti<br />

compilate nei rilievi precedenti,<br />

le foto scattate durante i rilievi<br />

precedenti e quelli in corso, e di<br />

visualizzarli a una scala opportuna<br />

per un’agevole lettura in<br />

campo.<br />

La scelta di una configurazione<br />

tecnologica articolata in più<br />

strumenti separati, apparentemente<br />

meno razionale rispetto<br />

all’uso di un solo strumento<br />

dotato di tutte le funzionalità<br />

necessarie, ha consentito da<br />

un lato di utilizzare hardware<br />

(datalogger Juno) e software<br />

(Terrasync) già in possesso del<br />

CUFAA, e potrà consentire in<br />

futuro una scalabilità tecnologica<br />

selettiva, aggiornando e sostituendo<br />

solo alcune componenti<br />

mirate in funzione dei progetti<br />

cui esse saranno destinate, con<br />

evidente risparmio di risorse<br />

e di tempi di apprendimento<br />

nell’uso delle stesse.<br />

L’apprendimento dell’uso<br />

dell’applicativo INFC_APP è<br />

stato molto facile e rapido, e<br />

non sono pervenute segnalazioni<br />

di difficoltà nell’utilizzo o<br />

malfunzionamenti, se non per<br />

casi sporadici. L’acquisizione dei<br />

dati per mezzo dell’applicativo<br />

è rapida e di facile intuizione,<br />

mentre i controlli implementati<br />

e la sequenza di compilazione<br />

impostata favoriscono una<br />

corretta esecuzione dei rilievi<br />

e impediscono l’introduzione<br />

di errori accidentali. Il corretto<br />

funzionamento dei controlli è<br />

stato verificato periodicamente<br />

attraverso interrogazioni del<br />

<strong>GEOmedia</strong> n°6-<strong>2020</strong> 15


FOCUS<br />

Fig. 10 – Schermate di esempio dell’applicativo su local - web server per l’assistenza da remoto ai rilevatori.<br />

database, miranti a evidenziare<br />

l’eventuale mancanza di dati, la<br />

presenza di dati non richiesti o<br />

incongruenze tra dati di campi<br />

diversi. L’attività di controllo<br />

non ha evidenziato particolari<br />

problemi di completezza e coerenza<br />

e il flusso dei dati si è<br />

svolto sempre in modo regolare<br />

e affidabile.<br />

Ringraziamenti<br />

Oltre agli autori del presente<br />

testo, molte persone con professionalità,<br />

compiti e ruoli<br />

diversi hanno contribuito alla<br />

progettazione e realizzazione<br />

dei rilievi in campo del terzo<br />

inventario forestale nazionale<br />

INFC2015. Hanno partecipato,<br />

per il CREA Foreste<br />

e Legno, Lucio Di Cosmo e<br />

Monica Notarangelo per la<br />

definizione del protocollo di<br />

rilievo e i test sull’applicativo<br />

INFC_APP, Roberto Eccher<br />

e Stefano Morelli per la realizzazione<br />

della piattaforma<br />

di e-learning e del software di<br />

ticketing su local server, Marco<br />

Fontanari e Sandro Zanotelli<br />

all’help desk per l’assistenza da<br />

remoto dei rilevatori. Per l’Ufficio<br />

Studi e Progetti del CUFAA<br />

hanno partecipato al coordinamento<br />

delle attività INFC2015<br />

Emanuele Paolella3, Alfonso<br />

Scimia3, Claudia Cindolo3 e<br />

Cristiana Cocciufa3. Inoltre<br />

tutti gli Ufficiali responsabili<br />

regionali e militari rilevatori, il<br />

personale dei Servizi forestali<br />

delle Regioni a Statuto Speciale<br />

e Province Autonome, a cui si<br />

deve la preziosa opera di completamento<br />

delle attività di<br />

rilievo in bosco dell’INFC2015.<br />

Per la società AlmavivA SpA<br />

hanno dato il loro contributo<br />

anche Annamaria Musolino e<br />

Giuseppe Cossu. Per Telespazio,<br />

sulla parte del portale GeoInfo,<br />

hanno contribuito Alessandro<br />

Cuccagna, Filippo Daffinà e<br />

Andrea Martinelli.<br />

16 <strong>GEOmedia</strong> n°6-<strong>2020</strong>


FOCUS<br />

BIBLIOGRAFIA<br />

Colle G., Floris A., Scrinzi G., Tabacchi G., Cavini L., 2009. The Italian National Forest Inventory: geographical and positioning aspects in relation to the different phases of the<br />

project. In: Proceedings, 8th annual forest inventory and analysis symposium; 2006 October 16-19; Monterey, CA, USA: 1-8<br />

Gasparini P., Tabacchi G. (a cura di) 2011 - L’Inventario Nazionale delle Foreste e dei serbatoi forestali di Carbonio INFC 2005. Secondo inventario forestale nazionale italiano.<br />

Metodi e risultati. Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali, Corpo Forestale dello Stato; Consiglio per la Ricerca e la Sperimentazione in Agricoltura, Unità di ricerca<br />

per il Monitoraggio e la Pianificazione Forestale. Edagricole, Milano, pp.653.<br />

Gasparini P., Rizzo M., De Natale F., 2014. Manuale di fotointerpretazione per la classificazione delle unità di campionamento di prima fase. Inventario Nazionale delle Foreste e dei<br />

serbatoi forestali di Carbonio, INFC2015 - Terzo inventario forestale nazionale. Consiglio per la Ricerca e la sperimentazione in Agricoltura, Unità di Ricerca per il Monitoraggio e la<br />

Pianificazione Forestale (CRA-MPF); Corpo Forestale dello Stato, Ministero per le Politiche Agricole, Alimentari e Forestali. 64 pp. https://www.inventarioforestale.org/it/node/72<br />

Gasparini P., Di Cosmo L., Floris A., Notarangelo G., Rizzo M., 2016. Guida per i rilievi in campo. INFC2015 – Terzo inventario forestale nazionale. Consiglio per la ricerca in<br />

agricoltura e l’analisi dell’economia agraria, Unità di Ricerca per il Monitoraggio e la Pianificazione Forestale (CREA-MPF); Corpo Forestale dello Stato, Ministero per le Politiche<br />

Agricole, Alimentari e Forestali. 341 pp. https://www.inventarioforestale.org/it/node/72<br />

INFC, 2004 – Manuale di campagna per i rilievi di seconda fase con istruzioni per l’uso dell’applicativo INFOR2. Autori: Floris A., Gasparini P., Scrinzi G., Tabacchi G., Tosi V..<br />

Inventario Nazionale delle Foreste e dei Serbatoi Forestali di Carbonio. MiPAF – Direzione Generale per le Risorse Forestali Montane e Idriche, Corpo Forestale dello Stato. Istituto<br />

Sperimentale per l’Assestamento Forestale e per l’Alpicoltura - ISAFA, Trento. 182 pp. https://www.inventarioforestale.org/it/node/72<br />

MAF-ISAFA, 1988 – Inventario forestale nazionale – IFN1985. Sintesi metodologica e risultati. Ministero dell’Agricoltura e delle Foreste, Corpo Forestale dello Stato. Istituto Sperimentale<br />

per l’Assestamento Forestale e per l’Alpicoltura, Trento. 461 pp.<br />

Muscaritoli C., Froncillo F., Piccoli D., Scrinzi G., Floris A., Tartarini G. L., Battistini F., 2004 – L'integrazione GPS/DGPS e database sincronizzati nell’Inventario Forestale Nazionale<br />

Italiano mediante l’applicativo INFOR2 ed i Servizi Territoriali del Sistema Informativo della Montagna. CARTOgraphica, Aprile 2004: 13-16<br />

Pompei E., Clementel F., Colle G., Floris A., Galvagni D., Librandi I., Marzullo L., Piccoli D., Scrinzi G., 2009 - Sistema di valutazione e certificazione delle performance di precisione<br />

delle tecnologie di rilievo satellitare in dotazione al Corpo Forestale dello Stato in presenza di copertura forestale. Atti 13a Conferenza Nazionale ASITA – Bari, 1-4 dicembre<br />

2009: 1627-1632<br />

PAROLE CHIAVE<br />

monitoraggio forestale; GNSS; rilievi forestali; Android; dataset ambientali; cambiamenti climatici.<br />

ABSTRACT<br />

The Italian National Forest Inventory aims to quantify and describe the forest resources of the Country, as well as the ecosystem services which they provide and particularly their<br />

contribution to climate change mitigation.<br />

The field survey of the third inventory (Inventario Nazionale delle Foreste e dei serbatoi forestali di Carbonio - INFC2015) was carried out by the Arma dei Carabinieri with the<br />

scientific supervision of the research Centre for Forestry and Wood of CREA, and it was completed during the first months of the year <strong>2020</strong>. To conduct the field surveys, specific<br />

procedures for the data collection were developed, as well as the necessary services on a WebGIS platform and a dedicated mobile app.<br />

The paper describes in detail the whole architecture of the system and the operational solutions adopted to manage different aspects of the project, including the training of the<br />

personnel and the remote assistance of the field crews.<br />

AUTORE<br />

Patrizia Gasparini (patrizia.gasparini@crea.gov.it)<br />

Antonio Floris (antonio.floris@crea.gov.it)<br />

Maria Rizzo (maria.rizzo@crea.gov.it)<br />

Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia agraria – Centro di Ricerca Foreste e Legno, p.zza Nicolini 6, 38123 Trento<br />

Amato Patrone (a.patrone@almaviva.it)<br />

Laura Credentino (l.credentino@almaviva.it)<br />

AlmavivA SpA, Divisione IT – Agriculture and Environment Practice - Roma<br />

Giancarlo Papitto (giancarlo.papitto@carabinieri.it)<br />

Domenico Di Martino (d.dimartino@forestale.carabinieri.it)<br />

Comando Carabinieri per la Tutela della Biodiversità e dei Parchi - Comando Unità Forestali, Ambientali e Agroalimentari Carabinieri (CUFAA)<br />

<strong>GEOmedia</strong> n°6-<strong>2020</strong> 17


MERCATO<br />

180 immagini SAR Sentinel 1A e 1B rispettivamente<br />

delle orbite discendenti 22 e 124<br />

ed ascendente 44; l'arco temporale considerato<br />

per la ricerca risulta essere compreso tra<br />

il gennaio <strong>2020</strong> e il 16 gennaio 2021.<br />

Risultati<br />

Dall’analisi effettuata non si rilevano mediamente<br />

spostamenti significativi (superiori a 2<br />

– 3 mm/anno), secondo l'angolo di osservazione<br />

del satellite, nell’area interessata dall’evento.<br />

Fatto salvo alcune anomalie piuttoste<br />

circoscritte, ma con un effetto deformativo<br />

lieve presso la struttura Ospedale del Mare.<br />

CROLLO DEL PARCHEGGIO DELL’OSPEDALE<br />

DEL MARE A NAPOLI: RICERCA DI UNA IPO-<br />

TESI PLAUSIBILE ATTRAVERSO LA TECNICA<br />

A-DINSAR<br />

Una piattaforma innovativa, pensata per gestire le flotte<br />

L'Interferometria Differenziale SAR (DInSAR) si configura<br />

come una solida tecnica non invasiva per il monitoraggio<br />

di spostamenti di corpi continui (Scatteratori Permanenti<br />

– PS). Resta fermo che disponiamo anche di altri strumenti<br />

per monitorare le deformazioni superficiali quali: i sistemi di<br />

posizionamento satellitari GPS/GNSS, la fotogrammetria e i<br />

sensori laser scanner per il rilevamento di modelli tridimensionali.<br />

In poche parole, ad oggi, volendo, abbiamo molti<br />

strumenti a disposizione per effettuare un monitoraggio delle<br />

deformazioni superficiali.<br />

Gli avvenimenti ante-evento<br />

In effetti l’aver incaricato alcuni esperti in geotecnica di effettuare<br />

dei sopralluoghi nell’area interessata dal crollo dell’8<br />

gennaio per la presenza di avvallamenti, certo rappresenta un<br />

primo passo importante. Un numero considerevole di terremoti<br />

piccoli o moderati, Magnitudo di Durata (Md) intorno<br />

ad 1.5, hanno caratterizzato l’area sia la settimana che i mesi<br />

precedenti l’evento; fermo restando l’incessante attività di<br />

bradisismo negativo e positivo a cui l’area è da sempre esposta.<br />

Analisi degli scenari attesi<br />

Impiegando la tecnica A-DInSAR per tipologie di analisi di<br />

questa natura, ossia aree di circa 150 mq, si rende necessario<br />

effettuare preventivamente una analisi multisensore e multitemporale<br />

degli scenari attesi (AMtSA). Tale analisi qualitativa,<br />

che discende direttamente dalla fotointerpretazione, permette<br />

di verificare l’effettiva presenza di quali e quanti corpi<br />

continui (PS) hanno stazionato in modalità permanente o<br />

semi-permanente nell’area d’indagine.<br />

Metodologia di analisi<br />

Per l’analisi interferometrica sono state acquisite presso l’Agenzia<br />

Spaziale Europea (ESA) – Progetto Copernicus, circa<br />

Considerazioni<br />

Le considerazioni sono di due ordini: la prima<br />

di carattere generale dell’area, la seconda<br />

quasi puntuale, del luogo di innesco del cedimento.<br />

Il quadro generale manifesta che, nell’arco temporale<br />

considerato, l’andamento può essere stimato come non<br />

particolarmente ricco di anomalie. Fatto salvo, come sopra<br />

descritto, in alcune aree e date, per esempio il 24 agosto scorso.<br />

Considerando che nell’area collassata non sono presenti<br />

in forma permanente corpi continui, come è anche emerso<br />

dall’analisi multisensoriale e multi-temporale degli scenari<br />

attesi, non è stato possibile ricostruire con i dati in nostro<br />

possesso la cronologia temporale di spostamento lungo la<br />

LOS degli stessi. Si attendono le risposte a richieste da inviare<br />

all’ASI e ad altre agenzie.<br />

Conclusioni<br />

Il presente lavoro ha focalizzato l'attenzione su un tema di<br />

norma sottostimato in Italia, comequello del monitoraggio<br />

delledeformazioni superficiali. Molte attività istituzionali vanno<br />

verso la direzione del monitoraggio delle deformazioni<br />

superficiali sia a scala Nazionale che attraverso Progetti finanziati<br />

dalla Comunità Europea. Nel merito si ricorda il Piano<br />

Straordinario di Telerilevamento che mira a potenziare gli<br />

strumenti di conoscenza e a rafforzare le capacità di osservazione<br />

e controllo del territorio mediante l’utilizzo di tecniche di<br />

Telerilevamento all’avanguardia, contribuendo al contempo ad<br />

accrescere le competenze tecnologiche e a diffonderne l’utilizzo<br />

nella Pubblica Amministrazione - legge n. 179/2002 (art. 27).<br />

Sicuramente l’impiego di dati di maggior dettaglio e ripetitività,<br />

come quelli prodotti dalla Costellazione Cosmo-<br />

SkyMed, TerraSAR-X e RADARSAT, permetterebbero di<br />

poter ancor meglio investigare l’area del collasso. Anche in<br />

forza a quel principio, ormai non più oggetto di editti preelettorali<br />

che va sotto il nome di “riuso dei dati satellitari”.<br />

La richiesta di potersi dotare, come Associazione di<br />

Volontariato Ambientale, anche dei dati suindicati, ci auguriamo<br />

non rimanga lettera morta. Comunque vada, vi terremo<br />

informati sugli sviluppi.<br />

Massimo Morigi<br />

18 <strong>GEOmedia</strong> n°6-<strong>2020</strong>


MERCATO<br />

DJI PHANTOM 4 E MAVIC 2 PRO RTK/<br />

PPK – SOLUZIONE COMPLETA PER<br />

FOTOGRAMMETRIA SENZA TARGET<br />

Il rilievo fotogrammetrico senza target consente di ottenere<br />

precisioni centimetriche anche in posti irraggiungibili o poco<br />

sicuri. Chi si occupa di fotogrammetria sa bene che, fino a<br />

quando il rilievo è di piccole proporzioni e la zona oggetto del<br />

rilievo è facilmente accessibile, il posizionamento, il rilievo e il<br />

recupero dei target è fattibile. Ma quando si parla di effettuare<br />

rilievi di grosse dimensioni o anche di modeste entità ma<br />

difficilmente accessibili (si pensi a frane, versanti montuosi<br />

o altro) ecco che una soluzione RTK/PPK a bordo drone si<br />

rivela essere la scelta vincente perché, in questi casi, i nostri<br />

cari punti di appoggio diventerebbero limiti invalicabili più<br />

che alleati preziosi.<br />

Ma la tecnologia RTK/PPK da sola può bastare?<br />

Gran parte dello scetticismo dovuto a questa tecnologia risiede<br />

nel fatto che, chi non la conosce, non riesce ad ottenere i<br />

risultati sperati. Questo perché, essere in possesso di uno strumento<br />

eccellente e non riuscire ad utilizzarlo equivale a non<br />

possederlo!<br />

A questa conclusione sono giunti anche i ragazzi di www.<br />

strumentitopografici.it che, invece di fornire esclusivamente<br />

l’Upgrade per DJI Mavic 2 Pro o DJI Phantom 4 Pro, hanno<br />

pensato ad una soluzione all inclusive dal prezzo davvero incredibile<br />

per i lettori di <strong>GEOmedia</strong>. La soluzione comprende,<br />

oltre al ricevitore GNSS per drone, anche un software e un<br />

corso di formazione capace di rendere l’utente immediatamente<br />

operativo.<br />

Scopriamo di seguito tutti i dettagli:<br />

• Upgrade del tuo Phantom 4 Pro o del tuo DJI Mavic 2 Pro:<br />

senza apportare modifiche invasive, sarà montato a bordo<br />

del tuo drone un ricevitore GNSS L1/L2 collegato direttamente<br />

alla telecamera e comprensivo di una scheda SD<br />

per la memorizzazione dei dati.<br />

• Software Toposetter in regalo per 1 anno: un software di facile<br />

utilizzo per il post processing dei dati GNSS, il geotagging<br />

delle immagini e la sostituzione delle coordinate di navigazione<br />

nei tag EXIF delle immagini con coordinate esatte<br />

ottenute dopo la post-elaborazione dei dati GNSS.<br />

• Corso di formazione sull’utilizzo della soluzione: un video<br />

corso da vedere e rivedere a proprio piacimento, comprensivo<br />

di tutte le informazioni relative alla soluzione<br />

acquistata. I passi da compiere prima e dopo un rilievo,<br />

le impostazioni da settare, le modalità di elaborazione dei<br />

dati e tanti utili e pratici consigli per un rilievo eccellente<br />

e accurato.<br />

Soluzione PPK all in one<br />

C’è vita nel nostro mondo.<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

www.epsilon-italia.it<br />

www.inspire-helpdesk.eu<br />

<strong>GEOmedia</strong> n°6-<strong>2020</strong> 19


MERCATO<br />

TEOREMA MILANO<br />

PRESENTA IL LASER<br />

SCANNER LEICA BLK360<br />

Le nuove tecnologie rappresentano uno<br />

dei motori del progresso dell'industria,<br />

ma accesso e disponibilità limitati possono<br />

spesso costituire degli ostacoli<br />

all'espressione di tutte le potenzialità<br />

offerte da tali tecnologie ed al vero cambiamento.<br />

Per questo motivo, democratizzare<br />

le tecnologie esclusive ed i risultati<br />

che esse consentono di ottenere,<br />

è diventato un modo per le aziende di<br />

assumere un ruolo di guida e di avere<br />

un impatto significativo, trasformando<br />

la maniera di operare di interi settori.<br />

Lanciata nel 2015, l'azienda britannica<br />

di dati spaziali Pupil è stata una di<br />

quelle aziende con una visione concreta<br />

ed ambiziosa del potenziale dei dati<br />

geospaziali in grado di rivoluzionare<br />

le valutazioni in campo immobiliare.<br />

Leica Geosystems nel novembre 2016<br />

ha presentato lo strumento di acquisizione<br />

della realtà più piccolo e più facile<br />

da utilizzare al mondo, Leica BLK360,<br />

che rappresentava la soluzione perfetta,<br />

consentendo di acquisire dati relativi ad<br />

immagini sferiche in HDR a 360° e nuvole<br />

di punti in pochi minuti. Questo<br />

imaging laser scanner compatto in 3D<br />

ha permesso nuove applicazioni in ambito<br />

di architettura, progettazione, edilizia<br />

ed ingegneria, e riveste un ruolo<br />

fondamentale nei prodotti forniti oggi.<br />

Ciò che è più importante, la tesi iniziale<br />

secondo cui acquisizioni precise e ad<br />

alto contenuto di dati degli spazi interni<br />

avrebbero consentito di creare un nuovo<br />

gold standard nel settore immobiliare<br />

è ora divenuta realtà grazie all'uso di<br />

BLK360.<br />

La visione<br />

Pupil e Leica Geosystems condividono<br />

la mission di democratizzare l'accesso<br />

a dati precisi, come dimostrano i prodotti<br />

che offrono ai clienti. Sistemi di<br />

ricostruzione 3D e di comprensione<br />

della scena consentono di partire da<br />

spazi reali e convertirli in registrazioni<br />

digitali iperprecise. Ciò garantisce misurazioni<br />

corrette a supporto di valutazioni<br />

precise e contribuisce ad evitare<br />

negoziazioni immobiliari fuorvianti.<br />

L'azienda britannica ha introdotto sul<br />

mercato il suo primo brand che si ripropone<br />

di creare un nuovo standard per<br />

il settore dell'immobiliare residenziale,<br />

offrendo agli agenti risorse precise e sicure<br />

che includono la fotografia professionale,<br />

immagini a 360°, planimetrie,<br />

contenuto immersivo di realtà virtuale,<br />

relazioni di misurazione di superfici e<br />

rapporti relativi alle condizioni.<br />

La missione<br />

Sebbene i mercati della proprietà immobiliare<br />

residenziale e commerciale<br />

comportino diversi processi e prodotti,<br />

si fa affidamento ai dati raccolti utilizzando<br />

l'imaging laser scanner BLK360.<br />

Mettendo questa tecnologia nelle mani<br />

di un team qualificato di periti digitali,<br />

vengono acquisiti oltre 3 miliardi di<br />

punti di misurazione alla settimana, che<br />

corrispondono a milioni di metri quadri<br />

nel mondo reale. L'esercito di "periti<br />

digitali" visita e scansiona proprietà<br />

e location in tutta Londra quotidianamente.<br />

Le grandi quantità di dati che<br />

ne risultano alimentano un'architettura<br />

di tipo cloud di proprietà aziendale, per<br />

essere poi elaborati da un team che offre<br />

l'accesso a risorse destinate all'utente<br />

finale entro 24 ore. Cosa che include<br />

immagini a 360° ed un'esperienza immersiva<br />

in realtà virtuale con visualizzazioni<br />

simili al reale accessibili da computer<br />

fisso, da smartphone o mediante<br />

la app per dispositivi mobili, da qualunque<br />

parte del mondo. Con il tocco di<br />

un solo pulsante, BLK360 acquisisce<br />

immagini sferiche in HDR a 360° ed<br />

esegue una scansione laser di 360.000<br />

punti al secondo, con una precisione<br />

pari a +-4mm a 10 metri ed una portata<br />

complessiva di 0,6 - 60 metri. In pochi<br />

minuti, l'immagine sferica e la scansione<br />

laser sono complete e pronte per la<br />

visualizzazione nell'app prima di essere<br />

caricate nel cloud. L'uso intuitivo e la<br />

produzione di dati estremamente precisi<br />

hanno una portata rivoluzionaria, tutto<br />

all'interno di un bene immobiliare, con<br />

un livello di precisione che garantisce fiducia<br />

nelle nostre risorse digitali. Il software<br />

lavora in perfetta sintonia con lo<br />

scanner laser 3D Leica Geosystems. La<br />

produzione di acquisizioni e dati è integrata<br />

con BLK360 e consente di offrire<br />

dati migliori ed immagini più rapide di<br />

quanto siamo mai riusciti a fare in passato.<br />

Considerando la scala industriale<br />

del servizio e la naturale mobilità della<br />

giornata-tipo del perito digitale, la leggerezza<br />

di BLK360 ha davvero ridefinito<br />

la velocità e la qualità delle acquisizioni.<br />

Il futuro<br />

La scansione laser e la tecnologia di<br />

BLK360 non solo ridefinirà il futuro<br />

dell'ambiente costruito e la maniera<br />

in cui si svolgeranno le valutazioni e<br />

le negoziazioni relative alle proprietà<br />

immobiliari, ma offrirà anche dati che<br />

alimenteranno moltissime altre applicazioni<br />

negli spazi interni e non solo.<br />

Dispositivi come quelli creati da Leica<br />

Geosystems stanno contribuendo a realizzare<br />

concretamente tutto questo<br />

nel settore immobiliare, cambiando e<br />

guidando anche altri settori nella direzione<br />

giusta, verso dati maggiormente<br />

accurati. I dispositivi di scansione laser<br />

Leica, precisi e facili da usare, stanno<br />

consentendo di offrire misurazioni più<br />

affidabili e precise. In futuro, l'utilizzo<br />

di questi dati di alta qualità e dell'intelligenza<br />

artificiale consentirà anche<br />

di offrire una serie di nuovi prodotti ed<br />

esperienze. Ora più che mai, stabilire un<br />

rapporto di fiducia con i consumatori è<br />

una priorità per aziende che vogliono<br />

essere all'avanguardia in un mercato ed<br />

in uno scenario tecnologico in rapida<br />

mutazione.<br />

Teorema<br />

Via Romilli 20/8 20139 MILANO<br />

Tel. 02/5398739<br />

www.geomatica.it<br />

20 <strong>GEOmedia</strong> n°6-<strong>2020</strong>


MERCATO<br />

Non<br />

perdiamoci<br />

di vista.<br />

DA PLANETEK LE<br />

IMMAGINI SATELLITARI<br />

ALLA RISOLUZIONE DI 15<br />

CM PIXEL<br />

Le immagini a 30 cm di risoluzione<br />

hanno rappresentato per molto tempo<br />

il meglio che il mercato potesse<br />

offrire. Planetek Italia annuncia la<br />

disponibilità sul mercato di dati satellitari<br />

alla risoluzione senza precedenti<br />

di 15 cm pixel. Da oggi analisti,<br />

foto-interpreti e persino macchine,<br />

possono acquistare e utilizzare le<br />

immagini satellitari 15 cm HD per<br />

estrarre gli attributi e le informazioni<br />

territoriali più importanti e significative<br />

con una precisione e accuratezza<br />

mai ottenute prima. Una rinnovata<br />

visione della Terra che permette di<br />

potenziare tutte le applicazioni territoriali<br />

di svariati ambiti applicativi<br />

come la difesa, l’intelligence, l’ambiente,<br />

l'ingegneria, l’energia, l’urbanistica,<br />

la navigazione e molto altro.<br />

Complemento dei dati aerei<br />

Molti utenti stanno già utilizzando<br />

i prodotti satellitari 15 cm HD per<br />

progetti in regioni remote e difficili<br />

da raggiungere con i tradizionali voli<br />

aerei. Questo prodotto rappresenta,<br />

infatti, un ottimo supporto a tutte<br />

le attività di mappatura aerea contribuendo<br />

a coprire zone impervie<br />

con dati satellitari acquisiti in tempi<br />

rapidi e senza particolari limitazioni<br />

territoriali.<br />

Cos’è la HD Technology?<br />

La risoluzione di 15 cm pixel è resa<br />

possibile grazie alla nuova tecnologia<br />

di High Definition. I dati satellitari<br />

15cm High Definition sono<br />

prodotti attraverso il ricampionamento<br />

di dati satellitari alla risoluzione<br />

di 30 cm della costellazione<br />

Maxar technologies: WorldView-3 e<br />

WorldView-4.<br />

Con la tecnologia di High<br />

Definition il livello di dettaglio e la<br />

qualità visiva dell’immagine satellitare<br />

migliora sensibilmente, favorendo<br />

una eccellente interpretazione degli<br />

elementi geografici e una definizione<br />

dei contorni senza precedenti.<br />

L’algoritmo di ricampionamento<br />

HD è una tecnologia che aumenta<br />

in modo intelligente il numero di<br />

pixel attraverso un modello matematico<br />

complesso, fornendo un nuovo<br />

livello di dettaglio che supera di gran<br />

lunga quello di qualsiasi altra immagine<br />

satellitare commerciale presente<br />

sul mercato.<br />

La soluzione HD Technology non<br />

ha limiti di risoluzione nel suo utilizzo<br />

e può essere, ad esempio, applicata<br />

anche ad immagini native di<br />

40-50 cm di risoluzione, fornendo<br />

come risultato immagini satellitari<br />

alla risoluzione di 30 cm HD e incrementando<br />

in maniera considerevole<br />

la disponibilità di immagini<br />

ad altissima risoluzione nell’archivio<br />

storico.<br />

Per qualsiasi necessità o approfondimento,<br />

non esitare a contattare<br />

Planetek Italia.<br />

www.planetek-italia.it<br />

Fusion<br />

Misurazioni ottiche e GNSS<br />

Misurate con precisione anche<br />

quando la linea di collimazione è<br />

<br />

tecnologia Fusion è possibile gestire<br />

qualsiasi imprevisto e incertezza.<br />

Ora, anche i progetti più impegnativi<br />

diventano più facili e veloci.<br />

Componenti Tecnologia Fusion<br />

• Stazione totale Serie iX<br />

• Ricevitore GNSS GCX3<br />

• Computer da campo SHC5000<br />

• <br />

<strong>GEOmedia</strong> n°6-<strong>2020</strong> 21<br />

SOKKIA.COM


MERCATO<br />

DAL POLITECNICO<br />

DI MILANO UN NUO-<br />

VO SISTEMA DI<br />

MONITORAGGIO A<br />

SOLUZIONI SATELLI-<br />

TARI INTEGRATE<br />

GIMS (Geodetic Integrated<br />

Monitoring System), nuovo<br />

sistema di monitoraggio a<br />

tecnologie integrate dei movimenti<br />

della crosta terrestre<br />

(processi di deformazione come cedimenti, smottamenti, inondazioni,<br />

affondamenti), è stato proposto dalla società GReD,<br />

spin off del Politecnico di Milano. La GReD progetta e realizza<br />

soluzioni innovative e altamente personalizzate basate sulla<br />

geodesia e tecniche geomatiche. Il progetto internazionale è<br />

finanziato per 2.000.000 di euro al 70% da UE nell’ambito del<br />

programma quadro per la ricerca e l’innovazione Horizon <strong>2020</strong><br />

e per il 30% dai soggetti partner di GReD.<br />

Il Professore Emerito Fernando Sansò, presidente della GReD,<br />

ha dichiarato che: "Siamo sicuri che il nuovo sistema di monitoraggio<br />

possa giocare un ruolo di primo piano all’interno dell’attività<br />

di controllo delle infrastrutture, per garantire livelli di sicurezza<br />

adeguati a salvaguardia della popolazione. D’altra parte<br />

GIMS si posiziona come sistema innovativo, dal momento che<br />

integra tecnologie solitamente concepite a compartimenti stagni.<br />

È stato proprio l’uso combinato di sistemi satellitari diversi<br />

la carta vincente del progetto, testato sul territorio sloveno con<br />

risultati promettenti. Siamo convinti che GIMS costituirà un<br />

volano per lo sviluppo dell’interno campo di attività di GReD,<br />

abilitandoci a divenire interlocutori nell’ambito di operazioni<br />

rilevanti su scala nazionale”.<br />

Il progetto GIMS, infatti, si avvale simultaneamente di due<br />

tecnologie satellitari, ovvero GNSS (Global Navigation Satellite<br />

System) e SAR, solitamente utilizzate separatamente. Invece, l’idea<br />

di ricorrere ad entrambe in forma combinata è risultata performante,<br />

in quanto le due soluzioni sono state valorizzate nella<br />

reciproca complementarietà. GNSS e SAR sono due sistemi di<br />

antenne che recepiscono i segnali di sistemi satellitari differenti,<br />

rispettivamente Galileo e Copernico, le cui potenzialità non<br />

sono state finora mai sfruttate in forma integrata usando sensori<br />

a basso costo.<br />

L'iniziativa ha infatti permesso di contenere le soglie dei costi<br />

perché, facendo leva sulla sinergia generata da GNSS e SAR, si è<br />

potuto evitare di ricorrere alle componenti hardware di fascia di<br />

prezzo eccessivamente elevato. Naturalmente senza compromettere<br />

i risultati attesi in fase di progetto, ovvero la capacità di fornire<br />

con tempestività informazioni sul movimento del suolo con<br />

un’elevata risoluzione spaziale e temporale. L’inquadramento<br />

nella fascia cost effective, parallelamente, permette a GIMS di<br />

potere essere anche collettore di dati ambientali per reti intelligenti<br />

(smart landscape/smart city).<br />

Il sistema funziona anche in chiave predittiva, in quanto è in<br />

grado di lanciare warning in vista di possibili movimenti della<br />

crosta terrestre. Un segnale d'allarme che può essere inserito<br />

all’interno di un sistema di gestione proattivo della manutenzione<br />

infrastrutturale, con l’obiettivo di pianificare interventi anche<br />

nel breve periodo.<br />

Finora il progetto GIMS è stato testato in territorio sloveno, precisamente<br />

nelle aree di Vipava e Potoska per rilevare i movimenti<br />

in corso che interessano le due frane e le loro risposte a driver<br />

esterni. Nel quadro di queste operazioni, sono state installate 15<br />

stazioni GNSS.<br />

www.gims-project.eu/<br />

www.comonext.it/en/progetti/gims/<br />

LASER SCANNER, SENSORI PER DRONI, IMU,<br />

LIDAR, MOBILE MAPPING, FOTO 360°<br />

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22 <strong>GEOmedia</strong> n°6-<strong>2020</strong>


MERCATO<br />

LE NUOVE APP DELLA RIEGL PER IL CON-<br />

TROLLO DA REMOTO DELLE OPERAZIONI IN<br />

MINIERA<br />

Le operazioni da remoto ad oggi sono diventate sempre più frequenti<br />

e comuni, anche nel settore minerario. L’azienda austriaca RIEGL ha<br />

presentato tre nuove app nel settore minerario per la serie VZ-i dei loro<br />

Laser Scanner terrestri con lo scopo di affrontare le impegnative sfide<br />

del Remote Operation. Le nuove app, semplici ed intuitive, supporteranno<br />

gli utenti nel lavoro quotidiano e soprattutto nelle situazioni critiche.<br />

Le tre app riguardano aspetti fondamentali nel lavoro di estrazione minerario:<br />

• App Slope Angle: per il calcolo di pendenze critiche in fase di lavoro<br />

in miniera;<br />

• Design Compare App: per ottimizzare e semplificare il processo di<br />

estrazione;<br />

• RIEGL Monitoring App: monitorare in tempo reale l’estrazione di<br />

materiali prevenendo un possibile cedimento del pendio<br />

RIEGL App Slope Angle<br />

Utilizzando questa app gli angoli di inclinazione delle pareti rocciose<br />

vengono calcolati automaticamente dai dati di scansione. Gli angoli di<br />

pendenza critici possono essere evidenziati e inviati all'utente. Le informazioni<br />

in tempo reale consentono agli operatori di mantenere gli angoli<br />

di inclinazione degli accumuli delle aree di discarica entro i limiti definiti.<br />

Gli addetti ai lavori connessi alla rete mineraria possono attingere<br />

a queste informazioni su web utilizzando un qualsiasi dispositivo: non è<br />

necessaria, infatti, alcuna installazione software o elaborazione dei dati.<br />

Tutto viene elaborato automaticamente all'interno dell'app.<br />

RIEGL Design Compare App<br />

Grazie a questa nuova app, che<br />

calcola gli strati in base a un<br />

determinato modello di progettazione,<br />

il funzionamento<br />

di attrezzature pesanti come le<br />

macchine da scavo può essere<br />

ottimizzato per semplificare il<br />

processo di estrazione.<br />

RIEGL Monitoring App<br />

Consente di rilevare la concentrazione di materiale di scarico in determinate<br />

aree molto prima che siano visibili all'occhio umano.<br />

L'interpretazione dei movimenti calcolata attraverso le singole scansioni<br />

di riferimento consente la previsione di un possibile cedimento del<br />

pendio, permettendo di evacuare in tempo le persone e di rimuovere<br />

i macchinari dalle aree a rischio. Inoltre, la RIEGL ha ulteriormente<br />

ottimizzato i software RiSCAN PRO e RiMINING. Il nuovo LIS<br />

GeoTec Plugin consente l'analisi geotecnica dei dati di scansione fornendo<br />

strumenti statistici all'interno di un'interfaccia grafica di facile<br />

utilizzo. Oltre al calcolo della direzione e dell'angolo di caduta delle pareti<br />

rocciose, consente l'analisi delle discontinuità creando diagrammi<br />

polari e colorando i dati di scansione da cluster di orientamento simile.<br />

Ciò offre agli specialisti una migliore comprensione della stabilità, delle<br />

articolazioni e dei difetti delle pareti rocciose analizzate.<br />

Per provare di persone queste 3 nuove applicazioni:<br />

Scrivere a info@microgeo.it inviando una mail con oggetto “RIEGL<br />

APPLICAZIONI IN AMBITO MINERARIO”.<br />

1986:<br />

Codevintec porta in Italia il primo GPS civile.<br />

Era un Trimble.<br />

Ancora insieme.<br />

CODEVINTEC<br />

Tecnologie per le Scienze della Terra e del Mare<br />

GPS, GNSS, ricevitori, sensori e sistemi per applicazioni marine.<br />

<strong>GEOmedia</strong> n°6-<strong>2020</strong> 23


MERCATO<br />

24 <strong>GEOmedia</strong> n°6-<strong>2020</strong>


MERCATO<br />

Giappone in fiore (07 febbraio 2021)<br />

La missione Copernicus Sentinel-2 ci porta su vortici di fioriture<br />

di alghe nell’Oceano Pacifico, appena al largo delle coste del Giappone. Per<br />

fioriture di alghe si intende il rapido moltiplicarsi di fitoplankton – microscopiche<br />

piante marine che vanno alla deriva sulla superficie del mare o in prossimità di essa. Una<br />

intensa crescita delle alghe – denominata ‘fioritura’ - può diventare visibile ad occhio nudo e può<br />

tingere le acque dell'oceano, consentendo la rilevazione di questi organismi dallo spazio. Sebbene le<br />

fioriture di alghe costituiscano un fenomeno naturale ed essenziale della vita in mare, è noto che le attività<br />

umane hanno portato ad un incremento del numero annuale di questo fenomeno. Dannose fioriture di alghe<br />

possono essere stimolate da fattori ambientali, quali la luce, la temperature delle acque più alta o ancora l'eccesso<br />

di presenza di nutrienti. Nell’immagine mostrata qui, catturata in data 14 giugno 2019, si possono osservare alte<br />

concentrazioni di alghe a circa 130 km al largo dell’isola di Hokkaido, la seconda isola più grande del Giappone.<br />

Questa specifica fioritura misurava oltre 500 km di lunghezza e 200 km di larghezza , con l’area ripresa che mostra<br />

solo una piccola porzione del fenomeno, circa 100 km da nord a sud e circa 110 da est ad ovest. Durante la stagione<br />

primaverile delle fioriture sostanze nutrienti come nitrati e fosfati sono molto più abbondanti sulla superficie delle acque.<br />

Senza l’ausilio di misure dirette ‘in situ’ è molto difficile distinguere le tipologie di alghe che in tal caso ricoprono l’oceano.<br />

Le alghe normalmente sono poi trasportate da venti e correnti in prossimità della costa del Giappone. E’ proprio in questa<br />

parte dell’Oceano Pacifico, nei pressi di Hokkaido, dove la corrente più fredda di Oyashio proveniente da nord si incontra<br />

con la più calda corrente di Kuroshio, che invece fluisce da sud. Quando collidono due correnti che presentano differenti<br />

temperature e densità spesso si creano dei vortici e mulinelli di acqua, che vanno alla deriva lungo il confine delle due<br />

masse d’acqua. Il fitoplankton che cresce sulla superficie dell'acqua si concentra lungo i bordi di questi vortici e segue i<br />

movimenti dell’acqua. Il fitoplankton gioca un ruolo importante nella catena del cibo, ma ha anche un impatto sul ciclo<br />

del carbonio globale, grazie all’assorbimento del diossido di carbonio su una scale equivalente a quella delle piante<br />

terrestri. La parte principale della sua produzione è utilizzata per descrivere la sintesi di materiale organico da diossido<br />

di carbonio ed acqua attraverso la fotosintesi. Anche piccole variazioni nella produzione primaria possono<br />

incidere sulle concentrazioni di diossido di carbonio, come pure influenzare la biodiversità e la pesca. Mentre<br />

le superfici oceaniche si riscaldano in risposta all’aumento dei gas serra atmosferici, la produzione di fitoplankton<br />

deve essere monitorata, sia in modo coerente che sistematico. I dati satellitari possono essere<br />

impiegati non solo per seguire la crescita e l’espansione di fioriture di alghe pericolose - allo scopo<br />

di allertare e mitigare l’impatto dannoso sul turismo e sulla industria ittica – ma si sono anche<br />

dimostrati recentemente fondamentali per fornire una visione globale del fitoplankton e<br />

del suo ruolo all’interno e come risposta al fenomeno del cambiamento climatico.<br />

Crediti: European Space Agency.<br />

Traduzione: Gianluca Pititto.<br />

<strong>GEOmedia</strong> n°6-<strong>2020</strong> 25


REPORT<br />

SISTEMA MOBILE MAPPING<br />

GEOSLAM ZEB HORIZON PER IL<br />

RILIEVO 3D DI UN POZZO<br />

di Simone Orlandini<br />

MicroGeo ha avuto<br />

l’occasione di sperimentare<br />

lo strumento ZEB Horizon<br />

per acquisire in 3D un pozzo<br />

piezometrico.<br />

Lo scenario non è quello<br />

dei più semplici da rilevare.<br />

Questa tipologia di pozzi,<br />

infatti, si estende in<br />

profondità per diverse decine<br />

di metri e con i tradizionali<br />

Fig. 1 - Supporto per sospensione utilizzato per calare il Sistema Mobile Mapping ZEB Horizon<br />

all'interno del pozzo<br />

sistemi di scansione è<br />

praticamente impossibile<br />

ottenere un’acquisizione 3D<br />

completa del soggetto.<br />

Con il Sistema Mobile<br />

Mapping ZEB Horizon<br />

è stato possibile acquisire<br />

il pozzo. Il soggetto si presenta<br />

come pozzo piezometrico<br />

profondo 30 m con diametro di<br />

3,6 m, con un alta difficoltà di<br />

acquisizione: le superfici estremamente<br />

regolari del pozzo<br />

hanno reso l’attività di rilievo<br />

con tecnica SLAM molto complessa,<br />

l’algoritmo che genera<br />

il modello a nuvola di punti<br />

3D deve essere estremamente<br />

potente per poter riuscire a generare<br />

un dato corretto anche<br />

in una condizione di estrema<br />

omogeneità superficiale.<br />

Per effettuare il rilievo è stato<br />

impiegato: il sistema Mobile<br />

Mapping ZEB Horizon, dell’azienda<br />

GeoSLAM, leader nelle<br />

soluzioni tecnologiche 3D<br />

in movimento. Si è scelto di<br />

impiegare questo strumento<br />

soprattutto per la sua versatilità<br />

(può essere montato su auto,<br />

drone, fatto calare in cavità<br />

profonde ecc…) e per la facilità<br />

di utilizzo: leggero e compatto,<br />

veloce in fase di rilievo e semplice<br />

nel processare il dato; un<br />

supporto per sospensione per<br />

ZEB Horizon; una Stazione<br />

Totale e un set di sfere di riferimento<br />

per le scansioni laser.<br />

Il rilievo<br />

Il rilievo si è sviluppato in tre<br />

fasi principali.<br />

Prima fase<br />

Dopo aver controllato lo scenario<br />

si è deciso di posizionare le<br />

sfere in modo che rispondessero<br />

a due requisiti: che tutte fossero<br />

facilmente rilevabili da una sola<br />

posizione della stazione totale<br />

e tutte facilmente individuabili<br />

all’interno della nuvola.<br />

Si è proceduto, quindi, con la<br />

26 <strong>GEOmedia</strong> n°6-<strong>2020</strong>


REPORT<br />

Fig. 2 - Settaggio dei parametri per il processing per<br />

la restituzione del dato grezzo a nuvola di punti 3D.<br />

Fig. 3 - Individuazione delle sfere all'interno di GeoSLAM Draw per georeferenziare la nuvola di punti.<br />

battitura del centro delle sfere<br />

(sono stati battuti per ogni<br />

sfera tre punti tramite i quali<br />

si è potuto ricavare il centro)<br />

da parte della Stazione Totale<br />

per la georeferenziazione del<br />

modello 3D.<br />

Fig. 4 - Estrazione di viste bidimensionali all'interno della piattaforma GeoSLAM Draw.<br />

Seconda Fase<br />

La seconda parte ha riguardato<br />

il rilievo del pozzo con lo<br />

strumento ZEB Horizon.<br />

Le sfere sono state scansionate<br />

nella sessione di rilievo dinamico<br />

intorno all’apertura del<br />

pozzo, ponendo particolare<br />

attenzione al fatto che potessero<br />

essere acquisite con elevata<br />

risoluzione.<br />

Poi, senza interrompere la<br />

sessione di scansione il sistema<br />

Zeb Horizon è stato calato<br />

tramite supporto per sospensione<br />

all’interno del pozzo,<br />

dove è avvenuta l’acquisizione<br />

a 360° della cavità (Fig. 2; v<br />

video). Per una profondità di<br />

rilievo fino a 30 m.<br />

Terza fase<br />

La terza ed ultima fase ha portato<br />

alla restituzione del dato<br />

grezzo a nuvola di punti 3D<br />

del pozzo all’interno del software<br />

GeoSLAM Hub.<br />

Prima di lanciare il processing<br />

sono stati modificati due parametri<br />

rispetto alla configurazione<br />

standard: la voce Voxel<br />

Density e la Windows Size. In<br />

spazi chiusi e omogenei superficialmente<br />

come nel nostro<br />

caso è consigliabile diminuire<br />

il primo parametro in modo da<br />

aumentare le dimensioni del<br />

voxel (volumetric picture element)<br />

e avere un maggiore dettaglio<br />

volumetrico. Il secondo<br />

parametro – che si riferisce alla<br />

quantità di dati utilizzati per<br />

l’allineamento all’interno di una<br />

sessione di rilievo 3D – invece<br />

va aumentato negli spazi chiusi<br />

(Fig 2.).<br />

Terminata l’elaborazione il risultato<br />

finale è stato aperto all’interno<br />

di GeoSLAM Draw dove<br />

la nuvola è stata georeferenziata<br />

tramite le coordinate del centro<br />

delle sfere ricavate dal rilievo<br />

<strong>GEOmedia</strong> n°6-<strong>2020</strong> 27


REPORT<br />

Fig. 5 - Individuazione delle sfere all'interno di GeoSLAM Draw per georeferenziare la nuvola di punti.<br />

topografico della Stazione<br />

Totale (Fig. 3) e dove<br />

sono state estratte le viste<br />

bidimensionali tramite gli<br />

strumenti di editing che<br />

fornisce il software (Fig.<br />

4).<br />

Risultato finale: rilievo riuscito.<br />

La nuvola di punti<br />

finale (Fig. 5) presenta un<br />

valore RMS tra la nuova<br />

posizione delle sfere<br />

rispetto alle coordinate<br />

prese dalla stazione totale<br />

molto basso (1 cm; Fig.<br />

6).<br />

Per la realizzazione del rilievo<br />

del pozzo, della zona<br />

circostante e l’elaborazione<br />

dei dati ci sono volute<br />

circa 2 ore, tra posizionamento<br />

delle sfere, battitura<br />

con la Stazione Totale,<br />

rilievo dinamico con ZEB<br />

Horizon (ca. 10 min.).<br />

Fig. 6 - Estrazione di viste bidimensionali all'interno della piattaforma GeoSLAM Draw.<br />

PAROLE CHIAVE<br />

Rilievo; 3D; mobile mapping systems; GEOslam; zebhorizon<br />

ABSTRACT<br />

MicroGeo had the opportunity to experiment with the ZEB Horizon instrument to acquire a piezometric well in 3D.<br />

The scenario is not the easiest to detect. This type of wells, in fact, extends in depth for several tens of meters and with traditional<br />

scanning systems it is practically impossible to obtain a complete 3D acquisition of the subject.<br />

With the ZEB Horizon Mobile Mapping System it was possible to acquire the well. The subject presents itself as a 30 m deep piezometric<br />

well with a diameter of 3.6 m, with a high difficulty of acquisition: the extremely regular surfaces of the well have made the<br />

survey activity with the SLAM technique very complex, the algorithm that generates the 3D point cloud model must be extremely<br />

powerful in order to be able to generate a correct data even in a condition of extreme surface homogeneity.<br />

AUTORE<br />

Simone Orlandini<br />

info@microgeo.it<br />

28 <strong>GEOmedia</strong> n°6-<strong>2020</strong>


REPORT<br />

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<strong>GEOmedia</strong> n°6-<strong>2020</strong> 29


REPORT<br />

LA DISCRASIA ITALIANA<br />

NEL SETTORE GEODETICO<br />

di Attilio Selvini<br />

Non ci si stupisca per il titolo di questo articolo: se il<br />

sostantivo discrasia (di derivazione greca) è normalmente<br />

usato in ambito medico, mi permetto di impiegarlo qui,<br />

confortato da quanto dice il Vocabolario Treccani:<br />

“In usi fig., con riferimento soprattutto a organismi<br />

economici e politici, a uffici o servizi pubblici, disfunzione,<br />

mancanza di coordinamento, e sim.”. Sottolineo i termini<br />

“disfunzione” e “mancanza di coordinamento”, che sono<br />

fondamentali per ciò che scriverò.<br />

Fig. 1 - Interfaccia utente IdroGEO - Sezione Pericolosità e indicatori di rischio.<br />

Un breve inciso, prima<br />

di affrontare l’argomento<br />

del quale mi<br />

occupo da tempo. Abito in<br />

una delle più lunghe e trafficate<br />

vie di Milano, peraltro<br />

molto ben servita sia dai mezzi<br />

di trasporto che da negozi<br />

e uffici pubblici. Sono seduto<br />

sotto l’apposita pensilina, in<br />

attesa dell’autobus e davanti a<br />

me sul marciapiede affollato<br />

passano veloci più o meno<br />

giovani ciclisti, che lo hanno<br />

scambiato per una pista<br />

ciclabile (peraltro in questo<br />

tratto mancante). Nonostante<br />

che a lato della pensilina<br />

faccia bella mostra di sé un<br />

contenitore di carte e rifiuti<br />

con annesso portacenere,<br />

vedo per terra molte decine<br />

di mozziconi insieme ad altri<br />

rifiuti. Penso desolato che<br />

cinquanta chilometri a nord,<br />

a Lugano od a Chiasso, un<br />

simile spettacolo non sarebbe<br />

possibile: e non per il timore<br />

delle pesanti ammende che<br />

un solerte vigile non mancherebbe<br />

di contestare, bensì per<br />

il comportamento dei cittadini<br />

e per il loro diverso senso<br />

civico. Pazienza! Peraltro questa<br />

Milano è vivibile e pulita,<br />

per cui mi sento fortunato se<br />

penso a Roma Caput mundi<br />

ed alla sua drammatica situazione.<br />

Mi sono occupato per l’ultimo<br />

mezzo secolo della<br />

mia lunga vita, di questioni<br />

relative alle discipline del rilevamento<br />

e della rappresen-<br />

30 <strong>GEOmedia</strong> n°6-<strong>2020</strong>


REPORT<br />

tazione, sia per ciò che riguarda<br />

le vecchie e nuove tecniche<br />

operative che per quanto si riferisce<br />

al loro insegnamento in<br />

Italia e nel mondo. E’ inutile<br />

che ne riporti qui la bibliografia.<br />

La vita politica del nostro<br />

Paese, a partire dalla fine del<br />

secolo ventesimo e da “tangentopoli”,<br />

è stata tormentata e<br />

molto diversa da quella media<br />

della Comunità Europea; negli<br />

ultimi vent’anni si è rivelato<br />

ciò che più ci divide dagli altri<br />

stati componenti, che è assai<br />

meno di ciò che ci unisce.<br />

Nell’ambito di quello che ho<br />

chiamato nel titolo “geodetico”<br />

per ragioni di semplificazione,<br />

sono in realtà comprese tutte<br />

le discipline del rilevamento<br />

e della rappresentazione, insomma<br />

quelle che da tempo<br />

si dicono ormai “geomatica”:<br />

proprio in tale ambito dirò<br />

di quanto ci separa dal resto<br />

dell’Europa.<br />

Le Commissioni Geodetiche<br />

A partire dall’Ottocento, in<br />

Europa si svilupparono a livello<br />

nazionale le operazioni<br />

topografiche e quindi cartografiche<br />

(catasto, carte per la<br />

difesa). Tutti gli Stati vi parteciparono,<br />

creando organi scientifici<br />

che ne dettassero le linee<br />

fondamentali. Nacquero così<br />

le “commissioni geodetiche”.<br />

Queste esistono ed operano<br />

tuttora nella UE, con l’eccezione<br />

dell’Italia.<br />

La Commissione geodetica<br />

italiana è stata un ente pubblico<br />

italiano che costituiva<br />

la controparte italiana della<br />

Associazione internazionale<br />

di geodesia. Ne furono presidenti,<br />

in ordine, i seguenti<br />

studiosi:<br />

Annibale Ferrero (generale e<br />

ministro della difesa): 1884<br />

- 1902;<br />

Giovanni Celoria (illustre<br />

astronomo): 1902 - 1920;<br />

Nicola Vacchelli (generale<br />

e direttore IGM): 1920 -<br />

1932;<br />

Emanuele Soler (professore<br />

ordinario e senatore): 1932<br />

- 1940;<br />

Gino Cassinis (professore<br />

ordinario e presidente Soc.<br />

Int. Fotogrammetria): 1940<br />

- 1964;<br />

Antonio Marussi (professore<br />

ordinario di fama internazionale):<br />

1967 - 1977 (data di<br />

soppressione della commissione).<br />

Nel 1975 la commissione fu<br />

dichiara ente non utile in base<br />

alla legge 20 marzo 1975 n.<br />

70 e quindi soppressa con il<br />

DPR del 4 luglio 1977. Evito<br />

il commento, lasciandolo ai<br />

lettori: ma indico qui avanti le<br />

Commissioni geodetiche dei<br />

maggiori stati dell’Unione, per<br />

quei parlamentari che dichiararono<br />

la nostra ente non utile.<br />

Elenco delle Commissioni<br />

Geodetiche in Europa:<br />

Spagna: Comision Espanola<br />

de Geodesia y Geofisica<br />

Francia: Commission sur les<br />

Infrastructures géodésiques<br />

Olanda: Nederlands<br />

Centrum voor Geodesie en<br />

Geo-informatica (NCG)<br />

Svizzera: der<br />

Schweizerischen<br />

Geodätischen Kommission<br />

Germania: Deutsche<br />

Geod tische Kommission<br />

Austria: Österreichische<br />

Geodätische Kommission<br />

Polonia: Z Komisji<br />

Geodezji i Infrastruktury<br />

Come risultato della soppressione<br />

della nostra<br />

Commissione Geodetica,<br />

è nato il caos completo fra<br />

gli organi cartografici dello<br />

Stato: Questi sono l’Istituto<br />

Geografico Militare, il<br />

Dipartimento del Territorio<br />

(ex direzione generale del catasto),<br />

l’Istituto Idrografico<br />

della Marina, il Centro<br />

Informazioni Geotopografiche<br />

Aeronautica, e il Servizio<br />

Geologico Italiano. A loro<br />

vanno aggiunti gli uffici cartografici<br />

regionali, che del caos<br />

sopraggiunto hanno finito per<br />

avere la responsabilità. Nessun<br />

coordinamento fra una regione<br />

e l’altra, scale, aspetti grafici,<br />

struttura, segni convenzionali<br />

“a capocchia”. L’esempio della<br />

Repubblica Federale Tedesca è<br />

la “Grundkarte” al cinquemila,<br />

identica dal Mar del Nord<br />

alle Alpi Bavaresi, eseguita<br />

secondo i dettami della locale<br />

Commissione Geodetica.<br />

All’inizio del nuovo millennio,<br />

un gruppo di volenterosi<br />

raccolse firme (poco meno di<br />

un migliaio) per una petizione<br />

al Parlamento con la precisa<br />

richiesta di ricostituire la<br />

Commissione Geodetica della<br />

Repubblica Italiana: ma la cosa<br />

finì nel nulla.<br />

La questione dei geometri<br />

Su questo argomento ho scritto<br />

e pubblicato molto, su riviste<br />

e su libri. Riassumo in breve.<br />

Il geometra italiano, oggi<br />

sostituito dal “perito delle<br />

costruzioni, del territorio e<br />

dell’ambiente” (ma rimangono<br />

gli albi professionali insieme<br />

al Consiglio Nazionale dei<br />

Geometri) è un diplomato da<br />

scuola secondaria. In Europa<br />

l’equivalente, dai nomi diversi<br />

(Geomètre Expert in Francia,<br />

Vermessungsingenieur nei Paesi<br />

di lingua tedesca, Chartered<br />

Surveyor nel Regno Unito) è<br />

invece di formazione universitaria.<br />

In Francia, Germania,<br />

Inghilterra e Spagna questi tecnici<br />

operano nel settore topocartografico<br />

e sono per ognuno<br />

di quei Paesi alcune migliaia.<br />

In Italia i geometri lavorano<br />

<strong>GEOmedia</strong> n°6-<strong>2020</strong> 31


REPORT<br />

prevalentemente nel settore<br />

dell’edilizia e sono all’incirca<br />

centodiecimila (!) regolarmente<br />

iscritti negli albi professionali,<br />

secondo una indagine de<br />

“L’Espresso”. Come non vedere<br />

la differenza fra Italia e Unione<br />

Europea?<br />

I geometri topografi si sono da<br />

tempo costituiti in associazione.<br />

Sono in totale qualche migliaio,<br />

in linea con i colleghi europei<br />

dei Paesi sopra ricordati,<br />

ma testimoni della differenza<br />

fra “geometri” e “topografi”.<br />

Chi scrive ne conosce alcuni,<br />

sicuramente allo stesso livello<br />

dei colleghi d’Oltralpe. Ma<br />

allora, a che servono i centomila<br />

e più, che fanno tutt’altro,<br />

compreso gli amministratori<br />

condominiali, se non ad alimentare<br />

una ricca Cassa di<br />

Previdenza?<br />

Il CNG si è dato da fare per<br />

l’apertura di corsi universitari<br />

triennali per “geometri laureati”,<br />

e ne ho scritto su diverse<br />

riviste. Ma a che pro’, dato che<br />

già e non da oggi ci sono laureati<br />

triennali in ingegneria civile<br />

e architettura?<br />

Gli ingegneri topografi<br />

Anche qui ne ho già scritto.<br />

All’inizio degli anni Novanta,<br />

su mia richiesta l’allora illuminato<br />

Rettore del Politecnico<br />

di Milano Adriano De Maio,<br />

mi ricevette insieme ai colleghi<br />

Fernando Sansò e Carlo<br />

Monti, per esaminare la proposta<br />

di aprire nel nostro<br />

Ateneo un corso simile a quelli<br />

esistenti presso altre Università<br />

europee ed in particolare nel<br />

Politecnico di Zurigo, col quale<br />

l’Ateneo milanese aveva da<br />

tempo collaborazione. Un corso<br />

cioè per veri ingegneri geodeti<br />

o topografi che dir si volesse.<br />

La cosa non ebbe seguito,<br />

anche perché Adriano De Maio<br />

lasciò il posto ad altri.<br />

Poi, quasi d’improvviso, le facoltà<br />

di ingegneria scopersero<br />

l’indirizzo di laurea proprio in<br />

“ambiente e territorio”, indirizzo<br />

che nulla o quasi ha in<br />

comune con l’andamento generale<br />

europeo di tipo geomatico.<br />

Se ci riferiamo al Politecnico di<br />

Milano, questa laurea magistrale<br />

si propone di operare per:<br />

Difesa del Suolo e<br />

Prevenzione dai Rischi<br />

Naturali<br />

Pianificazione e Gestione<br />

delle Risorse Naturali<br />

Tecnologie di Risanamento<br />

Ambientale<br />

Monitoraggio e Diagnostica<br />

Ambientale<br />

Environmental Engineering<br />

for Sustainability..<br />

(la serie austera di “maiuscole”<br />

non è mia, è del testo ufficiale).<br />

E per ottenere tali ambiziosi<br />

traguardi, le discipline del<br />

gruppo “ICAR 06”, ovvero<br />

quelle di tipo geomatico, sono<br />

esattamente ben QUATTRO<br />

(!), in ordine: Tecniche di<br />

posizionamento e controllo<br />

(quindi una modestissima<br />

parte della topografia, del resto<br />

assente), Fotogrammetria<br />

e Fotointerpretazione,<br />

Telerilevamento, Sistemi<br />

Informativi Territoriali. Sic et<br />

simpliciter. Dove stiano geodesia,<br />

topografia, cartografia, sistemi<br />

catastali, posizionamento<br />

satellitare e altro ancora, nessuno<br />

lo sa. Vorrei qui riportare il<br />

piano di studi del Politecnico<br />

di Zurigo, nel quale peraltro<br />

hanno lavorato e lavorano a diversi<br />

livelli molti italiani di varia<br />

estrazione, ma ci rinuncio.<br />

In definitiva l’Italia, unico<br />

Paese europeo (ma vorrei dire<br />

dell’intero mondo) non possiede<br />

non solo una Commissione<br />

Geodetica o comunque un unico<br />

organo scientifico ufficiale,<br />

cogente e dirimente che si<br />

occupi del rilevamento e della<br />

rappresentazione, ma nemmeno<br />

una figura professionale<br />

corrispondente a quelle presenti<br />

nella FIG, la Federazione<br />

Internazionale dei Geometri,<br />

ormai e da molto tempo solo<br />

di formazione universitaria.<br />

Che dire?<br />

PAROLE CHIAVE<br />

Commissione geodetica; geomatica;<br />

topografia; discrasia<br />

ABSTRACT<br />

Beginning in the nineteenth<br />

century, topographic and then cartographic<br />

operations (land registry,<br />

defense maps) developed nationally<br />

in Europe. All the States participated<br />

in it, creating scientific bodies<br />

that dictated the fundamental<br />

lines. Thus were born the "geodetic<br />

commissions". These exist and still<br />

operate in the EU, with the exception<br />

of Italy.<br />

The Italian Geodetic Commission<br />

was an Italian public body that was<br />

the Italian counterpart of the International<br />

Association of Geodesy.<br />

In 1975 the commission was<br />

declared a non-useful body according<br />

to the law of 20 March 1975<br />

n. 70 and then suppressed with the<br />

Presidential Decree of 4 July 1977.<br />

I avoid the comment, leaving it to<br />

the readers.<br />

AUTORE<br />

Attilio Selvini<br />

attilio.selvini@polimi.it<br />

attilio.selvini.polimi@gmail.com<br />

già presidente della Società<br />

Italiana di Fotogrammetria e<br />

Topografia<br />

32 <strong>GEOmedia</strong> n°6-<strong>2020</strong>


2021<br />

ROMA 5-7 OTTOBRE<br />

Tecnologie per il Territorio, il Patrimonio Culturale e le Smart City<br />

www.technologyforall.it<br />

Science & Technology Communication<br />

#TECHFORALL


AUGMENTED REALITY<br />

WITH XR TECHNOLOGIES, NEXT TREND<br />

IN THE WORLD OF WORK: WILL BE<br />

AVATARS AND DIGITAL TWINS<br />

Testying the automatic<br />

creation of my avatar<br />

in VR collaborative<br />

space.<br />

XR <strong>2020</strong>:<br />

News & Events<br />

a cura di<br />

Tiziana Primavera<br />

Innovative Tech<br />

Evangelist - AR/VR<br />

senior expert<br />

The social context redefined by<br />

the pandemic that has characterized<br />

our last months, has certainly<br />

allowed the development<br />

of new ways of remote social<br />

interaction, mainly for professional,<br />

work purposes.<br />

But this has been re-defined<br />

not only in business contexts,<br />

but also in those oriented towards<br />

training and leisure.<br />

Technology with its interactive<br />

potential has certainly allowed<br />

many structures to survive and<br />

many people to communicate.<br />

However, most people have<br />

adopted elementary platforms<br />

based essentially on video streams<br />

shared by multiple users,<br />

as they are cheap, and certainly<br />

intuitive to use and above all<br />

decidedly widespread globally.<br />

But these new practices are only<br />

the first steps in a development<br />

path in the field of distance<br />

communications, which will<br />

increasingly feature XR technologies.<br />

Recent advances in augmented<br />

and virtual reality will allow a<br />

progressive revolution in modus<br />

operandi in work contexts. We<br />

can already see the concrete<br />

possibility of using real avatars<br />

and digital twins prepared and<br />

configured to allow more complete<br />

and humanized perceptual<br />

experiences for remote work<br />

and it is highly likely the adoption<br />

of a hybrid model of work<br />

in business contexts.<br />

The next generation of wireless,<br />

5G and 6G technologies will<br />

certainly substantially facilitate<br />

the massive spread of these<br />

technologies, therefore destined<br />

to define immersive spaces for<br />

work and collaboration at a<br />

distance, very similar to those<br />

proposed to date in some science<br />

fiction films.<br />

With these assumptions there<br />

will be a substantial revolution<br />

inherent in the modes of digital<br />

interaction, therefore limited<br />

no longer only to the view and<br />

mouse paradigm keyboard screen.<br />

Several companies of interplanetary<br />

relevance are facing industry<br />

research to develop and<br />

market transformative wireless<br />

technologies.<br />

On the other hand, new pandemics<br />

can certainly be ruled<br />

out in the near future and in<br />

the light of what has happened,<br />

for reasons of a pre-event nature<br />

and for economic reasons, it seems<br />

absolutely advantageous for<br />

companies to reconfigure operations,<br />

to structure themselves<br />

by sectoralising the tasks of<br />

their resources and adopting<br />

hybrid models in which only<br />

part of the workforce will be<br />

required on site.<br />

Spatial visual interaction<br />

technologies will improve how<br />

you can interact between colleagues<br />

and collaborators virtually,<br />

amplifying the humanization of<br />

the interactive experience.<br />

The fact that the need is felt<br />

and that it is a magmatic sector<br />

of increasing interest is demonstrated<br />

by the fact that already<br />

today many users are very much<br />

wondering about the possibility<br />

of optimizing the experience<br />

that has become classic on the<br />

zoom platform.<br />

With the use of XR technologies,<br />

in fact this sensory<br />

34 <strong>GEOmedia</strong> n°6-<strong>2020</strong>


AUGMENTED REALITY<br />

overshoot is already possible,<br />

using its own digital twin and<br />

being able to define scenarios<br />

and objects that can be shared<br />

spaces. Participatory design, based<br />

on interactively inspectable<br />

objects, lived remotely will be<br />

the new paradigm of the near<br />

future.<br />

At the state of the art, this kind<br />

of shared spatial experiences are<br />

already possible, it remains to<br />

bewondered how socially acceptable<br />

they are and how effective<br />

user experiences are from a qualitative<br />

point of view.<br />

The available wearable devices<br />

have certainly become affordable,<br />

but they are still too invasive<br />

and heavy to guarantee smooth<br />

and captivating experiences.<br />

As far as fully immersive experiences<br />

are concerned, the best<br />

performing headsets are able to<br />

process one gigabit/sec, while in<br />

order to solve the above critical<br />

issues, much more advanced<br />

performance, of the order of<br />

hundreds of megabits/sec,<br />

would be required.<br />

With this in mind, it is possible<br />

to define this a period of experimentation,<br />

metabolization<br />

and learning that offers a real<br />

revolution in social customs and<br />

collaborative models over the<br />

next ten years.<br />

The consequences of the pandemic<br />

crisis are a driver of diffusion<br />

and familiarization with digital<br />

tools and it is highly likely<br />

that this development trend<br />

can continue and develop more<br />

intensively over the next decade.<br />

Accenture, a multinational<br />

professional services company, is<br />

using virtual reality exercises for<br />

new recruitment techniques.<br />

Some data related specifically<br />

to virtual reality According to<br />

ARtillery Intelligence:<br />

• The capital invested by companies<br />

will grow considerably<br />

from $829 million in 2018 to<br />

$4.26 billion in 2023, exceeding<br />

$24.5 billion in revenue<br />

by 2024.<br />

• The use will be verticalized<br />

for training, meetings or to<br />

optimize customer services<br />

during the pandemic.<br />

• Facebook recently released an<br />

Oculus for Business platform<br />

specifically for commercial<br />

use.<br />

• Legal experts have spoken out<br />

about the danger of potential<br />

possible crimes in the digital<br />

world and possible data privacy<br />

breaches.<br />

Apple and Google as well as<br />

multiple other companies are<br />

particularly attentive to the<br />

phenomenon and active in development<br />

and research.<br />

The American giants are facing<br />

each other, and it is not yet clear<br />

who will succeed in establishing<br />

themselves at the mainstream<br />

level. Both have multiple possibilities<br />

for action, Apple began<br />

its research several years ago by<br />

acquiring Metaio's sophisticated<br />

AR technology and in May<br />

bought the Californian start-up<br />

NextVR, whose core business<br />

focuses on live broadcasting<br />

of sporting events or concerts,<br />

made in virtual reality.<br />

It is expected that between the<br />

different areas, health care will<br />

be the area most affected by<br />

immersive technologies in the<br />

<strong>GEOmedia</strong> n°6-<strong>2020</strong> 35


AUGMENTED REALITY<br />

coming year: medical staff will<br />

be able to view medical statistics<br />

superimposed directly on the<br />

patient’s body in MR or AR,<br />

training and protocols can be<br />

conveyed in VR, interventions<br />

can be remotely participated<br />

by more distinguished professionals<br />

etc.<br />

Also because of the large spread<br />

envisaged, it will be absolutely<br />

necessary to define in advance<br />

an ad hoc body of legislation,<br />

considering that all possible<br />

crimes in physical reality are<br />

in fact feasible even in virtual<br />

contests. Land social norms<br />

are perceived quite quickly in<br />

the virtual space and, in an<br />

immersive context observing<br />

other people, one really perceives<br />

the feeling of interacting<br />

with natural people, and it is<br />

therefore relevant to prepare in<br />

the development of application,<br />

interpersonal spaces of respect,<br />

reflecting the behavioral codes<br />

proper to reality.<br />

Particular attention should be<br />

paid to the protection of privacy,<br />

an extremely sensitive issue<br />

considering that there are legitimate<br />

reasons why companies<br />

must record the eye movement<br />

or heart rate of their users,<br />

perhaps in order to protect the<br />

same from VR motion sickness,<br />

but such data could also be aimed<br />

at outlining physiological<br />

responses and evaluating behavioral<br />

forecasting models, such<br />

as the propensity to violence or<br />

the degree of empathy.<br />

Data acquired for legitimate<br />

technical reasons by the companies<br />

dispensing the applications,<br />

but objectively of inestimable<br />

value in the world of e-commerce<br />

and not only, therefore sensitive<br />

to the risk of misuse.<br />

It is therefore important to define<br />

a new line of development,<br />

capable of politically contemplating<br />

the different aspects that<br />

distinguish the massive penetration<br />

of disruptive technologies<br />

from a social point of view.<br />

It is therefore important not<br />

to be caught unprepared, to<br />

train legal staff in depth on the<br />

subject and to adopt in good<br />

time criteria for regulating virtual<br />

spaces.<br />

(Imagines of three different wearable<br />

mixed- reality holographic<br />

computing).<br />

PAROLE CHIAVE<br />

Mixed reality; augmented reality;<br />

virtual reality; avatar; digital<br />

twins; xr technologies<br />

ABSTRACT<br />

The article critically investigates the<br />

possibilities offered by new interactive<br />

visual technologies for remote professional<br />

collaboration, highlighting the<br />

legal aspects yet to be defined.<br />

AUTORE<br />

tiziana.primavera@unier.it<br />

36 <strong>GEOmedia</strong> n°6-<strong>2020</strong>


GeoMax Zenith40<br />

Direttamente al punto<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

geomax-positioning.it


TERRA E SPAZIO<br />

Il nostro amico (?) Sole<br />

di Marco Lisi<br />

Il comportamento del Sole, o “Space Weather”, può influenzare<br />

il comportamento dei sistemi GNSS, come GPS o Galileo, in vari<br />

modi.<br />

“Il sole, con tutti quei pianeti che gli girano attorno e da lui<br />

dipendono, può ancora far maturare una manciata di grappoli<br />

d’uva come se non avesse nient’altro da fare nell’universo.”<br />

Galileo Galilei<br />

Il Sole è la stella intorno alla<br />

quale ruota il nostro microcosmo<br />

planetario, simile ad altri<br />

miliardi di stelle nell’universo,<br />

ma per noi unica, perché fonte<br />

primaria ed insostituibile di energia,<br />

in ultima analisi di vita.<br />

Il ruolo fondamentale del Sole è<br />

tanto importante, quanto spesso<br />

considerato come scontato,<br />

nonostante l’attenzione ad esso<br />

dedicata negli ultimi anni come<br />

fonte rinnovabile di energia pulita,<br />

attraverso l’utilizzo di pannelli<br />

termici e solari.<br />

È solo quando il Sole fa i capricci,<br />

comportandosi in modo anomalo<br />

(secondo i nostri standard),<br />

che ci si accorge di lui e si deve, a<br />

volte, correre ai ripari.<br />

L’attenzione scientifica e tecnica<br />

al comportamento del Sole è<br />

come vedremo vecchia di alcuni<br />

secoli, ma solo con l’avvento<br />

dell’elettricità prima e delle trasmissioni<br />

radio poi che essa ha<br />

assunto un’importanza primaria,<br />

a volte strategica. Negli ultimi<br />

anni, lo studio del Sole e degli<br />

effetti da esso indotti su vari<br />

aspetti tecnologici e biologici<br />

della nostra vita e della nostra<br />

salute è stato denominato “Space<br />

Weather”.<br />

Il primo evento storico di proporzioni<br />

catastrofiche, che ha dimostrato<br />

l’estrema fragilità della<br />

nostra tecnologia “elettrica” (non<br />

si parlava ancora di elettronica,<br />

telecomunicazioni “wireless” o<br />

computer) risale al cosiddetto<br />

“Carrington Event”, una potentissima<br />

tempesta geomagnetica<br />

verificatasi il primo settembre<br />

1859, come conseguenza di una<br />

“eruzione” solare (“Coronal Mass<br />

Ejection”, CME) di enorme potenza.<br />

Questa tempesta solare, oltre<br />

a provocare spettacolari aurore<br />

a tutte le latitudini, degradò (a<br />

volte distrusse) il sistema di telecomunicazioni<br />

allora diffuso,<br />

basato sulla telegrafia via fili.<br />

È importante notare che un<br />

evento simile a quello del 1859<br />

provocherebbe ai nostri giorni<br />

una calamità planetaria con conseguenze<br />

catastrofiche su tutti gli<br />

aspetti della nostra società: danni<br />

alle apparecchiature elettroniche,<br />

distruzione delle reti di telecomunicazione,<br />

danni e blackout<br />

nelle reti di distribuzione dell’energia<br />

elettrica. In altri termini,<br />

niente smartphone, reti cellulari<br />

e Wi-Fi; niente Internet e Web;<br />

niente computer, frigoriferi, condizionatori,<br />

radio, televisione.<br />

E non si pensi che un altro disastro<br />

di portata simile sia così<br />

improbabile: nel 2012 si fu ad un<br />

passo da esso, quando un’eruzione<br />

solare di simile potenza mancò<br />

di poco la nostra Terra.<br />

La domanda che sempre più<br />

spesso ci si pone è: che succederebbe<br />

se un evento simile a<br />

quello di Carrington si ripetesse<br />

oggi? E indipendentemente da<br />

prospettive catastrofiche, qual<br />

è l’incidenza degli eventi solari,<br />

anche di piccola e media entità,<br />

su comunicazioni radio, sistemi<br />

di navigazione globali (GNSS) e<br />

sistemi di controllo del traffico<br />

aereo?<br />

Fig. 1 - Le macchie solari osservate e disegnate<br />

da Galileo Galilei.<br />

Fig. 2 - Immagine presa dalla sonda SOHO<br />

dell’ESA.<br />

38 <strong>GEOmedia</strong> n°6-<strong>2020</strong>


TERRA E SPAZIO<br />

Galileo e l’osservazione<br />

scientifica del Sole<br />

Il primo, o perlomeno uno fra i<br />

primi, a scoprire che il Sole, nella<br />

sua fiera potenza, non era esente<br />

da comportamenti anomali<br />

fu, nessuna sorpresa, il nostro<br />

Galileo Galilei. Nell’estate del<br />

1611, in Toscana, Galileo usò il<br />

suo piccolo e rudimentale telescopio<br />

per proiettare l’immagine<br />

del Sole su uno schermo bianco<br />

(deve aver qualche volta provato<br />

ad osservare direttamente con gli<br />

occhi, perché in tarda età diventò<br />

purtroppo quasi cieco). Ciò che<br />

vide e riportò nei suoi appunti<br />

e libri (figura 1) era alquanto<br />

sorprendente: lungi dall’essere un<br />

astro perfetto, esente da impurità<br />

ed imperfezioni, la nostra stella<br />

presentava invece delle piccole<br />

imperfezioni, delle “macchie”: da<br />

qui il termine “macchie solari”<br />

(“Sun Spots”). In realtà, l'osservazione<br />

delle macchie solari, almeno<br />

di quelle più grandi, è possibile<br />

anche ad occhi nudo, seppur<br />

in condizioni particolari (nebbia,<br />

cielo nuvoloso, alba e tramonto).<br />

Gli astronomi cinesi già 2000<br />

anni fa avevano registrato tali<br />

eventi. Solo dopo Galileo e per<br />

mezzo del telescopio, tuttavia, è<br />

cominciata l'osservazione sistematica<br />

della superficie solare.<br />

Oggigiorno abbiamo ben altri<br />

e più potenti telescopi, ma soprattutto<br />

satelliti sonda dedicati<br />

all’osservazione del Sole, come<br />

il satellite SOHO dell’Agenzia<br />

Spaziale Europea. I risultati, tuttavia,<br />

non sono molto dissimili<br />

(figura 2).<br />

Cosa sappiamo del Sole?<br />

Il Sole emette radiazione elettromagnetica<br />

e materia come conseguenza<br />

dei processi di fusione<br />

nucleare che avvengono al suo<br />

interno.<br />

Le radiazioni elettromagnetiche<br />

coprono tutto lo spettro, partendo<br />

dalle onde radio a frequenza<br />

più bassa, passando per le mi-<br />

Fig. 3 - Lo spettro elettromagnetico.<br />

croonde, l’infrarosso, lo spettro<br />

visibile, l’ultravioletto ed arrivare<br />

ai raggi X ed ai raggi gamma (figura<br />

3).<br />

Maggiore la frequenza della<br />

radiazione, maggiore la temperatura<br />

dell’oggetto che emette la<br />

radiazione stessa.<br />

Oltre alle radiazioni elettromagnetiche,<br />

il Sole emette anche<br />

materia, incluse particelle cariche<br />

come elettroni e protoni, che costituisce<br />

il cosiddetto “vento solare”<br />

(“Solar Wind”). In un giorno<br />

di “quiete”, questo vero e proprio<br />

vento di particelle viaggia verso<br />

la Terra con una velocità di 400<br />

chilometri al secondo.<br />

Mentre le radiazioni elettromagnetiche<br />

ionizzano strati diffe-<br />

Fig. 4 - Vento solare e magnetosfera terrestre.<br />

renti dell’atmosfera terrestre, la<br />

cosiddetta ionosfera, creando vari<br />

fenomeni di propagazione (ed influenzando,<br />

come vedremo, i segnali<br />

dei satelliti GNSS), le particelle<br />

cariche vengono intrappolate<br />

dal campo magnetico terrestre,<br />

creando le fasce di particelle della<br />

magnetosfera (figura 4).<br />

Ma, come anticipato, il nostro<br />

astro non è sempre in quiete.<br />

Innanzi tutto presenta periodicamente<br />

sulla sua superficie<br />

delle macchie scure (perché più<br />

“fredde”, si fa per dire, rispetto<br />

al resto della superficie solare), le<br />

già citate macchie solari, o macchie<br />

fotosferiche. Il numero e le<br />

dimensioni delle macchie solari<br />

segue un ciclo mediamente pari<br />

<strong>GEOmedia</strong> n°6-<strong>2020</strong> 39


TERRA E SPAZIO<br />

Fig. 5 - Evolversi dei cicli solari, da Galileo ad oggi.<br />

Fig. 6 - Predizioni sul prossimo ciclo solare, il 25°<br />

(2021 – 2022 circa).<br />

ad undici anni, detto ciclo solare,<br />

che è anche la principale causa<br />

delle periodiche variazioni di<br />

tutti i fenomeni solari che influiscono<br />

sul tempo meteorologico<br />

spaziale (“space weather”) (figure<br />

5, 6).<br />

Ad un maggiore numero di<br />

macchie solari è quasi sempre associata<br />

una maggiore probabilità<br />

di eventi macroscopici, quali i<br />

brillamenti solari (“Solar Flares”)<br />

e le espulsioni di massa coronale<br />

(“Coronal Mass Ejection”,<br />

CME).<br />

I brillamenti solari avvengono<br />

in prossimità di macchie solari<br />

Fig. 7 - Lo “Space Weather” ed i suoi effetti.<br />

e consistono in un<br />

potentissimo “flash” di<br />

energia elettromagnetica<br />

su tutto lo spettro,<br />

fino ai raggi X. Questa<br />

emissione di energia<br />

elettromagnetica può<br />

avere influenza sulla<br />

propagazione delle<br />

onde radio e quindi<br />

sulle radiocomunicazioni<br />

e, in generale, su<br />

tutti i sistemi terrestri<br />

che operano a radiofrequenza.<br />

Le espulsioni di massa<br />

coronale sono espulsioni<br />

di materiale dalla<br />

corona solare, nello<br />

stato di plasma, composto<br />

essenzialmente<br />

da elettroni e protoni,<br />

ma anche di nuclei<br />

di elementi più pesanti, quali<br />

elio, ossigeno e ferro. Insieme a<br />

spettacolari aurore polari (“luci<br />

del Nord” o aurore boreali e<br />

“luci del Sud” o aurore australi),<br />

questi eventi oltre a disturbare le<br />

trasmissioni radio, creare interruzioni<br />

di energia e danneggiare<br />

le linee di trasmissione elettriche,<br />

possono, a causa delle particelle<br />

ionizzate dotate di massa e di alta<br />

energia cinetica, danneggiare,<br />

in modo temporaneo o definitivo,<br />

i componenti elettronici<br />

dei satelliti (microprocessori,<br />

memorie, pannelli solari) ed essere<br />

letali per esseri<br />

umani in viaggio o<br />

in permanenza nella<br />

spazio (per esempio,<br />

gli astronauti della<br />

Stazione Spaziale<br />

Internazionale, ma<br />

anche, cosa poco<br />

conosciuta, viaggiatori<br />

e membri<br />

dell’equipaggio dei<br />

voli transatlantici di<br />

linea ad alta quota).<br />

È importante sottolineare<br />

che tutti<br />

gli eventi legati al<br />

Sole sono di portata gigantesca e<br />

coinvolgono energie elevatissime.<br />

Senza ritornare sull’Evento di<br />

Carrington del 1859, in tempi<br />

molto più recenti, nel marzo<br />

1989, una tempesta geomagnetica,<br />

innescata da una emissione di<br />

massa coronale particolarmente<br />

potente, provocò nove ore di<br />

black-out dell’energia elettrica<br />

nel Quebec canadese, oltre ad<br />

aurore a basse latitudini, interruzioni<br />

nelle trasmissioni radiofoniche<br />

e problemi con vari satelliti<br />

in orbita.<br />

Eventi di minore entità, che tuttavia<br />

provocano anomalie e disagi<br />

in vari contesti (figura 7), sono<br />

molto più frequenti e devono essere<br />

presi in seria considerazione.<br />

Il Sole, lo Space Weather ed i<br />

sistemi GNSS<br />

Il comportamento del Sole, o<br />

“Space Weather”, può influenzare<br />

il comportamento dei sistemi<br />

GNSS, come GPS o Galileo, in<br />

vari modi.<br />

Ricordiamo che il principio alla<br />

base di questi sistemi è la misura<br />

del tempo impiegato da un<br />

segnale radio, opportunamente<br />

modulato, per viaggiare da un satellite<br />

al ricevitore dell’utente.<br />

D’altra parte i segnali radio<br />

provenienti dai satelliti devono<br />

passare attraverso la ionosfera<br />

terrestre. Il plasma di particelle<br />

cariche della ionosfera “piega”<br />

(rifrange) il percorso dei segnali<br />

radio GNSS, un po’ come una<br />

lente agisce sul passaggio di un<br />

raggio di luce.<br />

In situazioni di comportamento<br />

solare “quieto”, i ricevitori<br />

GNSS, anche quelli più semplici<br />

ed economici, compensano gli<br />

effetti della ionosfera attraverso<br />

l’uso di modelli matematici alquanto<br />

fedeli. Tali modelli falliscono<br />

quando il comportamento<br />

solare è anomalo e ne conseguono<br />

sostanziali modifiche della<br />

ionosfera. Si hanno quindi come<br />

risultato degli errori di propaga-<br />

40 <strong>GEOmedia</strong> n°6-<strong>2020</strong>


TERRA E SPAZIO<br />

Fig. 8 - Effetti della ionosfera sui sistemi GNSS.<br />

zione molto alti, che si riflettono<br />

in più alti errori sulla stima della<br />

posizione e del tempo, ovvero,<br />

in alcuni casi, all’impossibilità di<br />

fatto di utilizzare alcuni dei satelliti<br />

(figura 8).<br />

Tale è l’importanza dei sistemi<br />

GNSS nelle attività industriali ed<br />

economiche della nostra società<br />

(in particolare quelle “safety critical”<br />

come i trasporti aerei), che si<br />

pone la necessità di studiare continuamente<br />

i fenomeni solari per<br />

adattare in tempo reale i nostri<br />

modelli della ionosfera e fornire<br />

segnalazioni di allarme agli utenti<br />

nel caso di eventi gravi.<br />

Per questo motivo la Commissione<br />

Europea ha promosso e<br />

recentemente lanciato il progetto<br />

“Galileo Ionosphere Prediction<br />

Service (IPS)” (figura 9), il quale<br />

ha lo scopo di monitorare,<br />

attraverso una rete di sensori, la<br />

composizione della ionosfera e<br />

la sua evoluzione in presenza di<br />

eventi solari. Le informazioni e<br />

gli eventuali “allarmi” vengono<br />

distribuiti continuamente agli<br />

utenti attraverso un portale<br />

pubblico (l’iscrizione è gratuita)<br />

(https://ionospheric-prediction.<br />

jrc.ec.europa.eu/). Il servizio IPS<br />

è attualmente gestito dal “Joint<br />

Research Center” (JRC) della<br />

Commissione Europea, in Ispra,<br />

sul lago Maggiore, in provincia<br />

di Varese.<br />

Le informazioni distribuite da<br />

IPS riguardano non solo il territorio<br />

europeo ma tutta la superficie<br />

terrestre e sono fornite in tre<br />

orizzonti temporali: tempo reale,<br />

30 minuti e 24 ore di anticipo.<br />

IPS genera più di 160 prodotti<br />

in quattro differenti<br />

aree:<br />

1. Fisica del Sole:<br />

a. Detezione<br />

automatica delle regioni<br />

solari attive e<br />

valutazione della probabilità<br />

di brillamenti<br />

(“flares”);<br />

b. Predizione ed allarmi<br />

su brillamenti ed emissioni<br />

di massa coronale (“CME’s”);<br />

c. Misure su particelle solari<br />

ad alta energia (“Solar Energetic<br />

Particles”, SEP) e su raggi cosmici<br />

di origine galattica.<br />

2. Ionosfera: misura e predizioni<br />

della composizione della<br />

ionosfera in termini del suo contenuto<br />

di elettroni liberi (“Total<br />

Electron Content”, TEC);<br />

3. Prestazioni dei sistemi<br />

GNSS: stima e predizione sugli<br />

errori indotti dalla situazione<br />

ionosferica sulle misure di posizione<br />

a livello ricevitore utente<br />

(figura 10);<br />

4. Prestazioni delle applicazioni<br />

basate su GNSS:<br />

a. Stime e predizioni delle<br />

prestazioni di posizionamento<br />

e tempo con riferimento ad un<br />

numero di stazioni selezionate;<br />

b. Stime e predizioni delle<br />

prestazioni a livello globale.<br />

Iniziative come quelle dell’IPS<br />

contribuiranno sicuramente non<br />

solo a meglio conoscere il nostro<br />

Sole ed i suoi comportamenti,<br />

ma, e soprattutto, a saperne<br />

gestire le implicazioni sull’organizzazione<br />

della nostra società,<br />

anche negli aspetti più minuti<br />

della nostra vita quotidiana.<br />

Una nota conclusiva: numerosi<br />

scienziati, alcuni di essi italiani,<br />

sostengono la tesi di una relazione<br />

di causalità tra fenomeni<br />

solari e fenomeni geofisici, quali<br />

terremoti ed eruzioni vulcaniche.<br />

In particolare, si sarebbe notata<br />

una forte correlazione statistica<br />

fra minimi del ciclo solare e stato<br />

di attività dei vulcani. In questi<br />

mesi siamo al minimo del ciclo<br />

solare passato ed all’inizio del<br />

nuovo (il venticinquesimo) e<br />

l’Etna ha ripreso ad eruttare…<br />

Fig. 9 - Il portale del servizio di predizione ionosferica della<br />

Commissione Europea.<br />

Fig. 10 - Probabilità a livello globale che un ricevitore<br />

GNSS perda l’ “aggancio” al segnale<br />

PAROLE CHIAVE<br />

GNSS; Space Weather; GPS; Galileo;<br />

macchie solari; Galileo Galilei; ionosfera; brillamenti;<br />

eruzioni solari; propagazione ionosferica<br />

ABSTRACT<br />

The behaviour of our star, the Sun, also known<br />

as "Space Weather" may affect our technological<br />

society and our daily lives in various ways.<br />

Major events, already occurred in the past and<br />

not so unlikely, would have catastrophic effects<br />

on our civilization, heavily based on electricity,<br />

wireless communications and electronics.<br />

But even less disastrous (but much more<br />

frequent) solar anomalies might affect some of<br />

our critical infrastructures, such as the GNSS<br />

systems (GPS and Galileo), in terms of performance<br />

and availability. For this reason, increasing<br />

attention is being spent, also in Europe, on<br />

the study of the Sun and on the prediction of<br />

its anomalies.<br />

AUTORE<br />

Dott. ing. Marco Lisi<br />

ingmarcolisi@gmail.com<br />

Independent Consultant<br />

Aerospace & Defense<br />

<strong>GEOmedia</strong> n°6-<strong>2020</strong> 41


AEROFOTOTECA<br />

L’AEROFOTOTECA<br />

NAZIONALE<br />

RACCONTA....<br />

la lettura delle fotografie aeree<br />

in archeologia: tracce e false<br />

tracce<br />

di Giorgio Franco Pocobelli<br />

È noto che le fotografie aeree<br />

costituiscono uno strumento di<br />

lavoro utile per specialisti che<br />

provengono da settori scientifici<br />

differenti – urbanisti, paesaggisti,<br />

geografi, geologi, agronomi<br />

– e si rivelano in particolar<br />

modo indispensabili per gli<br />

archeologi che si occupano degli<br />

studi di topografia antica riguardanti<br />

il territorio e le città antiche.<br />

E questo è tanto più vero<br />

se prendiamo in considerazione<br />

le fotografie aeree scattate nei<br />

decenni intorno alla metà del<br />

‘900, immagini talvolta definite<br />

“storiche”, che costituiscono l’unica<br />

testimonianza di una realtà<br />

paesaggistica oggi profondamente<br />

mutata per l’espansione dei<br />

centri abitati ed il diverso assetto<br />

agrario realizzato, in Italia a partire<br />

dalla riforma fondiaria del<br />

secondo dopoguerra.<br />

Basilare diventa dunque la<br />

consultazione di tali immagini<br />

che escludendo le società private,<br />

non facilmente accessibili,<br />

può essere effettuata presso gli<br />

archivi di Firenze dell’Istituto<br />

Geografico Militare (IGM),<br />

dove si conservano i voli ad<br />

alta quota effettuati per la realizzazione<br />

della cartografia<br />

ufficiale dello stato italiano, e<br />

dell’Aerofototeca Nazionale a<br />

Roma, presso la sede dell’Istituto<br />

Centrale del Catalogo e della<br />

Documentazione (AFN-ICCD).<br />

In linea di massima, dal punto<br />

di vista archeologico, i rilievi<br />

dell’IGM si dimostrano utili<br />

soprattutto per gli studi mirati<br />

alla ricostruzione della viabilità<br />

antica o al riconoscimento<br />

delle grandi infrastrutture (acquedotti,<br />

centuriazioni, ecc.),<br />

considerando l’ampiezza del<br />

territorio rappresentato su ogni<br />

singolo fotogramma (si pensi<br />

che le immagini del c.d. “volo<br />

Base” del 1954/55 sono in scala<br />

1:33.000), mentre il patrimonio<br />

fotografico dell’AFN risulta particolarmente<br />

adatto per gli studi<br />

sugli insediamenti antichi e sulle<br />

necropoli. Esso infatti è composto<br />

da numerose collezioni, acquistate<br />

o donate nel tempo, tra<br />

le quali risulta di notevole valore<br />

il fondo MAPRW, nella sua parte<br />

c.d. RAF (Royal Air Force), le<br />

cui immagini, scattate dalle forze<br />

alleate tra il 1943 ed il 1945<br />

per motivi bellici con il fine di<br />

identificare gli obiettivi da colpire<br />

nelle incursioni aeree (strade,<br />

ferrovie, ponti, industrie,<br />

strutture portuali e aeroportuali,<br />

ecc.), sono più ravvicinate e documentano<br />

un paesaggio ormai<br />

scomparso che, caratterizzato da<br />

grandi tenute con un reticolo<br />

viario poco sviluppato per il<br />

rado popolamento, ancora permetteva<br />

di leggere chiaramente<br />

le caratteristiche riconducibili<br />

alle diverse sistemazioni di epoche<br />

precedenti, come in un palinsesto<br />

topografico.<br />

La stessa storia dell’Aerofototeca<br />

Nazionale ha un particolare<br />

legame con le ricerche<br />

d’ambito archeologico: Dinu<br />

Adamesteanu, il primo direttore,<br />

è considerato dagli specialisti<br />

uno dei padri nobili dell’aerotopografia<br />

archeologica, essendo<br />

egli stesso un archeologo; archeologa<br />

era anche Giovanna Alvisi,<br />

che gli succedette nella direzione<br />

dell’ufficio, come anche l’attuale<br />

responsabile, Elizabeth J.<br />

Shepherd (per la storia dell’Aerofototeca<br />

si veda la pagina<br />

ufficiale dell’istituto http://<br />

www.iccd.beniculturali.it/it/<br />

Aerofototeca-Nazionale/storia).<br />

Fig. 1 - Dettaglio di una fotografia aerea della città etrusca di Vulci scattata della RAF nel 1944 (a sinistra). A destra: le tracce archeologiche cartografate<br />

su Modello Digitale del Terreno (DTM) (Da Guaitoli 2003).<br />

42 <strong>GEOmedia</strong> n°6-<strong>2020</strong>


AEROFOTOTECA<br />

Fig. 2 - Schema delle tracce archeologiche: da vegetazione (A); da umidità (B); da microrilievo (C); da alterazione della composizione del terreno (D)<br />

(Da Guaitoli 2003)..<br />

Le tracce archeologiche<br />

L’utilità delle fotografie aeree è<br />

rappresentata dalla possibilità<br />

di riconoscere le strutture archeologiche<br />

sepolte attraverso la<br />

manifestazione sui fotogrammi<br />

di “tracce”, che possono essere<br />

individuate con una visione<br />

dall’alto, tanto da permettere di<br />

definire con precisione lo sviluppo<br />

geometrico di edifici e sepolture<br />

o l’andamento dei tracciati<br />

stradali. Tali tracce, per i motivi<br />

che ne determinano la comparsa,<br />

possono essere raggruppate<br />

in due grandi classi: tracce dirette,<br />

ovvero quando gli elementi<br />

sepolti influiscono attivamente<br />

sulla formazione dell’anomalia<br />

fotografica, e tracce indirette,<br />

nel caso in cui le evidenze archeologiche<br />

sono individuate per<br />

fattori non imputabili al bene<br />

stesso.<br />

Al primo gruppo sono ascrivibili<br />

le tracce da vegetazione, da<br />

umidità, da microrilievo e da<br />

alterazione del terreno, mentre<br />

al secondo appartengono quelle<br />

difinite da sopravvivenza e da<br />

anomalia.<br />

Le tracce da vegetazione (cropmarks<br />

in inglese) si manifestano<br />

quando i resti sepolti interferiscono<br />

direttamente con l’apparato<br />

radicale delle piante, con<br />

conseguente alterazione cromatica<br />

della vegetazione facilmente<br />

distinguibile sia nelle immagini<br />

pancromatiche che a colori. Nel<br />

caso di un muro, per esempio,<br />

o una strada o qualsiasi altro<br />

elemento costruito, il minore<br />

spessore di terreno fertile in<br />

corrispondenza della struttura<br />

interrata influenza negativamente<br />

la crescita e la colorazione del<br />

manto vegetale, che risulterà<br />

meno verdeggiante e rigoglioso<br />

rispetto all’area circostante,<br />

determinando sulla fotografia<br />

aerea una traccia di tonalità più<br />

chiara. Al contrario, in corrispondenza<br />

di fossati, canali e<br />

tombe interrate, in altri termini<br />

dove è stata effettuata un’azione<br />

di scavo nel terreno, il maggior<br />

spessore di humus consente una<br />

crescita più veloce e rigogliosa<br />

della vegetazione che apparirà<br />

sulle foto aeree come una traccia<br />

con tonalità più scura.<br />

La differenza di spessore del terreno<br />

vegetale in corrispondenza<br />

delle strutture archeologiche,<br />

rispetto all’area circostante, è<br />

anche alla base della comparsa<br />

delle tracce da umidità (soilmarks).<br />

In questo caso, però,<br />

queste si manifestano su superfici<br />

prive di vegetazione e sono<br />

determinate dalla diversificata<br />

capacità di drenaggio ed assorbimento<br />

d’acqua del terreno. Le<br />

alterazioni del substrato dovute<br />

alla presenza di strutture interrate<br />

o cavità, che come per le tracce<br />

di vegetazione si traducono in<br />

un differente spessore del terreno<br />

fertile, comporteranno una<br />

variazione di tonalità dovuta<br />

alla quantità di umidità presente<br />

nel terreno: in corrispondenza<br />

di elementi costruiti, il terreno<br />

subirà un processo di essiccazione<br />

più veloce, con conseguente<br />

formazione di una traccia chiara,<br />

mentre tonalità più scure<br />

per una maggiore presenza di<br />

umidità indicano la presenza di<br />

tombe o tagliate.<br />

Le tracce da microrilievo<br />

(shadow-sites), come indica la<br />

<strong>GEOmedia</strong> n°6-<strong>2020</strong> 43


AEROFOTOTECA<br />

definizione stessa, sono determinate<br />

dal differente andamento<br />

altimetrico della superficie per<br />

la presenza di strutture sotto<br />

il manto vegetale; visibili con<br />

l’aiuto di uno stereoscopio, esse<br />

si manifestano per l’ombra proiettata<br />

quando la ripresa è fatta<br />

con luce radente.<br />

Anche i resti di muratura riportati<br />

in superficie dalle arature,<br />

provocando una alterazione<br />

della composizione del terreno<br />

(soil-sites), determinano una<br />

differenza cromatica che risulta<br />

facilmente riconoscibile dalle<br />

foto aeree.<br />

In tutti questi esempi è direttamente<br />

la struttura interrata che<br />

determina la comparsa di una<br />

delle tracce descritte. Diverso<br />

è invece il caso di una strada<br />

rettilinea che, senza motivo<br />

apparente, compie una leggera<br />

deviazione per riprendere successivamente<br />

lo stesso percorso,<br />

come anche la presenza di<br />

un’area incolta all’interno di un<br />

campo intensamente coltivato<br />

ed arato regolarmente, o con<br />

una zona con vegetazione arbustiva.<br />

Tali esempi servono per<br />

spiegare le c.d. tracce da anomalia.<br />

In altri termini, l’attenzione<br />

del fotointerprete viene attratta<br />

da quegli elementi che appaiono<br />

“estranei” (dunque “anomali”)<br />

rispetto una logica coerente, che<br />

“stonano” con il contesto circostante,<br />

e che potrebbero dunque<br />

celare resti sepolti. In tal senso,<br />

seguendo gli esempi precedenti,<br />

la strada potrebbe essere stata<br />

costretta ad una leggera deviazione<br />

per evitare degli elementi<br />

affioranti, oppure il terreno<br />

potrebbe essere incolto per la<br />

presenza di strutture sepolte,<br />

con conseguente crescita di vegetazione<br />

infestante.<br />

Appartengono alla categoria<br />

delle tracce da sopravvivenza,<br />

invece, gli elementi antichi che<br />

(edifici, viabilità, assetti agrari,<br />

ecc.), influenzando gli sviluppi<br />

successivi, persistono nel paesaggio<br />

e nell’urbanistica attuale.<br />

Ne sono un esempio le divisioni<br />

centuriali della Pianura Padana<br />

che, con le loro strade rettilinee<br />

ad incroci ortogonali, ancora<br />

caratterizzano il panorama agrario<br />

attuale o la struttura regolare<br />

delle antiche colonie romane<br />

(Firenze, Torino, Aosta, ecc.) o<br />

magno greche (Napoli), come<br />

anche la stessa Piazza Navona a<br />

Roma, la cui geometria è determinata<br />

dal più antico stadio di<br />

Domiziano.<br />

Come appare evidente da<br />

quanto sopra descritto, l’individuazione<br />

di una traccia sulla<br />

fotografia ci permette di ipotizzare<br />

la presenza di una struttura<br />

interrata ma, dalla sola lettura<br />

delle immagini, non è possibile<br />

definirne la natura né, tantomeno,<br />

la datazione. In linea di<br />

principio generale, tracce con<br />

forme geometriche ben definite<br />

(lineari, circolari o ad angoli<br />

retti), con un buon margine di<br />

certezza si possono attribuire<br />

a fattori antropici escludendo,<br />

dunque, la possibilità di anomalie<br />

di natura geologica (tra<br />

quest’ultime vanno considerate<br />

le tracce dei paleoalvei). Questa<br />

considerazione, comunque, non<br />

garantisce che una lunga traccia<br />

rettilinea possa essere attribuita<br />

ad una strada d’età romana: anche<br />

un percorso d’età moderna,<br />

dismesso ed abbandonato, o il<br />

tracciato di un metanodotto<br />

determina sulla fotografia aerea<br />

una traccia da vegetazione. È<br />

dunque necessario, prima di<br />

muovere interpretazioni non<br />

supportate da riscontri oggettivi,<br />

eseguire un esame autoptico del<br />

terreno per stabilirne la natura e<br />

la cronologia della traccia aerofotografica.<br />

Fig. 3 - I circoli di Acquaviva di Cagli evidenziati dalla vegetazione (da Baldelli, Pocobelli 2015).<br />

Le false tracce<br />

Abbiamo accennato che le tracce<br />

con forme geometriche regolari<br />

sono, in linea di massima,<br />

da attribuire alla mano dell’uomo.<br />

È però altrettanto vero che<br />

esistono alcune forme in natura<br />

che possono trarre in inganno.<br />

In una recente ricerca, ho avuto<br />

modo di analizzare all’Aerofototeca<br />

le fotografie della zona<br />

di Cagli (loc. Acquaviva) dove<br />

l’allora ispettore di zona della<br />

Soprintendenza delle Marche,<br />

Gabriele Baldelli, era stato in-<br />

44 <strong>GEOmedia</strong> n°6-<strong>2020</strong>


AEROFOTOTECA<br />

formato della presenza di tracce<br />

circolari da vegetazione su alcune<br />

immagini dall’alto. Lo studio<br />

delle foto aeree, a partire dai voli<br />

effettuati dalla RAF nel 1944,<br />

confermava la presenza di una<br />

gran quantità di anomalie circolari,<br />

peraltro in numero maggiore<br />

rispetto le foto più recenti,<br />

alcune anche di notevoli dimensioni<br />

(circa m 50 di diametro).<br />

Sulla base di comparazioni con<br />

le tracce dei tumuli di Cerveteri<br />

e di Tarquinia e dei circoli funerari<br />

della non lontana Matelica,<br />

in prima battuta si è ipotizzato<br />

potessero anch’esse riferirsi a<br />

sepolture monumentalizzate.<br />

Con grande sorpresa, invece,<br />

lo scavo della Soprintendenza<br />

ha dimostrato che i circoli più<br />

grandi erano dovuti a profondi<br />

fossati difensivi con sezione a<br />

“V”, al centro di uno dei quali<br />

si sono individuati i buchi dei<br />

pali di una capanna rettangolare<br />

con parete di fondo absidata<br />

d’età picena, smentendo di fatto<br />

l’ipotesi formulata sulla sola<br />

analisi delle anomalie aerofotografiche.<br />

Ampliando la ricerca, al confine<br />

tra Marche ed Umbria, sulle<br />

immagini aeree si sono riscontrate<br />

altre tracce da vegetazione<br />

anch’esse di forma circolare.<br />

La ricognizione di superficie<br />

e le informazioni raccolte sul<br />

posto, in questo caso, hanno<br />

però dimostrato trattarsi di un<br />

fenomeno naturale non determinato<br />

da interventi antropici.<br />

Tali tracce sono infatti causate<br />

da alcune particolari specie di<br />

funghi (basidiomiceti saprotrofi)<br />

le cui radici – le ife – entrando<br />

in simbiosi con la vegetazione<br />

erbosa possono favorirne la crescita,<br />

che quindi risulterà più rigogliosa<br />

e verdeggiante, oppure<br />

determinarne l’essicazione. La<br />

caratteristica particolare, però,<br />

è che tali formazioni micetiche<br />

hanno la peculiarità di svilupparsi<br />

creando dei veri e propri<br />

Fig. 4 - I “cerchi delle streghe”, anomalie da vegetazione determinate da specie di funghi: in stato di<br />

quiescenza (a sinistra) e in “fioritura” (a destra) (public domain images).<br />

BIBLIOGRAFIA<br />

F. Piccarreta, Manuale di fotografia aerea: uso archeologico,<br />

Roma 1987<br />

G. Alvisi, La fotografia aerea nell’indagine archeologica,<br />

Roma 1989<br />

F. Piccarreta, G. Ceraudo, Manuale di aerofotografia<br />

archeologica, Bari 2000<br />

M. Guaitoli (a c. di), Lo sguardo di Icaro. Le collezioni<br />

dell’Aerofototeca Nazionale per la conoscenza del<br />

territorio (cat. mostra), Roma 2003<br />

C. Musson, R. Palmer, S. Campana, In volo nel<br />

passato. Aerofotografia e cartografia archeologica,<br />

Firenze 2005<br />

G. Ceraudo (a c. di), Archeologia aerea. Studi di<br />

aerotopografia archeologica (rivista specialistica dal<br />

2004)<br />

G. Baldelli, G.F. Pocobelli, I fossati circolari di Acquaviva<br />

di Cagli (PU): analisi aerofotografica e saggi<br />

d’accertamento, in AAerea 9, 2015, pp. 44-56<br />

cerchi regolari che si ampliano<br />

nel tempo, fino a raggiungere<br />

dimensioni anche di decine di<br />

metri di diametro, determinando<br />

quel fenomeno che nella tradizione<br />

popolare è noto con il<br />

nome di “cerchi delle streghe” o<br />

“delle fate” (fairy o elf circles nel<br />

mondo anglosassone). Queste<br />

piante, di cui il fungo costituisce<br />

il frutto o piuttosto il “fiore”,<br />

nel periodo di quiescenza<br />

sono sostanzialmente invisibili<br />

tra la vegetazione. Sulle fotografie,<br />

tuttavia, l’effetto sarà una<br />

traccia da vegetazione del tutto<br />

simile a quelle riscontrate presso<br />

Cagli. Dunque, in questi casi,<br />

per evitare una interpretazione<br />

errata dell’anomalia, oltre al<br />

controllo a terra, risulta assolutamente<br />

determinante lo studio<br />

approfondito delle fotografie<br />

aeree storiche: circoli che nel<br />

tempo non cambiano dimensione<br />

non possono certo essere<br />

ricondotti a "streghe".<br />

ABSTRACT<br />

How do archaeologists use aerial photographs? How<br />

can the marks of buried ancient structures be identified?<br />

Do all the marks in aerial photographs refer to<br />

archaeological structures? Where are WWII RAF aerials<br />

to be found in Italy? Answers to these questions<br />

are given by an archaeologist specialised in aerial photo<br />

interpretation, teacher at the University of Florence<br />

Scuola di Specializzazione in Beni Archeologici.<br />

PAROLE CHIAVE<br />

Fotografia aerea; archeologia; tracce archeologiche;<br />

RAF; Aerofototeca Nazionale<br />

AUTORE<br />

Giorgio F. Pocobelli<br />

giorgiofranco.pocobelli@cnr.it<br />

Archeologo e aerofotointerprete, ricercatore CNR -<br />

Istituto di Scienze del Patrimonio Culturale, docente<br />

Scuola di Specializzazione in Beni Archeologici dell’Università<br />

di Firenze<br />

<strong>GEOmedia</strong> n°6-<strong>2020</strong> 45


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10-14 Maggio 2021<br />

Conferenza Esri Italia<br />

Digital e Week<br />

Roma (Italy)<br />

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19 – Maggio 2021<br />

GEO Business <strong>2020</strong><br />

London (UK)<br />

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15 - 18 giugno 2021<br />

Conferenza ASITA 2021<br />

Genova<br />

www.geoforall.it/kyp6f<br />

19 – 23 Luglio 2021<br />

30th International<br />

Cartographic Conference<br />

Firenze (Italy)<br />

www.geoforall.it/kfurw<br />

27 – 30 Settembre<br />

GIScience 2021<br />

2021 Poznan (Poland)<br />

www.geoforall.it/kfrkk<br />

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