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Archeomatica 1 2021

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ivista trimestrale, Anno XIII - Numero 1 marzo <strong>2021</strong><br />

ArcheomaticA<br />

Tecnologie per i Beni Culturali<br />

Digitalizzazione 3D<br />

Sczzzzzz<br />

Archeologia Forense<br />

WebGIS Culturale e Paesaggistico<br />

Augmented Heritage<br />

Multimedialità alle Terme di Diocleziano<br />

www.archeomatica.it


EDITORIALE<br />

Tecniche di Riconoscimento Fotografico<br />

In questo numero di <strong>Archeomatica</strong> scopriamo o ricordiamo, attraverso i suoi autori nelle diverse<br />

applicazioni, alcune abilità e facilitazioni che la georeferenziazione, la modellazione 3D, il rendering,<br />

la realtà aumentata e infine l’intelligenza artificiale consentono di svolgere in parziale automazione,<br />

ma che in tempi ancora recenti erano considerate una prerogativa della mente umana, anche<br />

geniale, enimigmistica, su base neuronale, abbastanza rara e parte consistente di una formazione<br />

professionale. Ritrovare le persone, ricostruire un oggetto prezioso disperso, identificare un territorio<br />

attraverso i suoi mutamenti, ripristinare in anastilosi virtuale un sito storico o archeologico perfino<br />

invisibile all’occhio umano e anche isolare un virus sono tutti traguardi raggiungibili con la rapidità<br />

di un test dalla potenza d’immagazzinamento di una banca dati computerizzata in uno smartphone.<br />

Per una rivista che si addentra nella studio e nella ricerca tecnologica di beni culturali è immediato<br />

chiedersi a che punto sia il riconoscimento fotografico. Una tecnica fondamentale nel recupero degli<br />

oggetti d’arte dispersi, distrutti, smarriti, rubati o anche solo esportati o ritrovati nel tentativo<br />

di andare incontro ad un mercato e ad un’offerta migliore per chi voglia valorizzare una risorsa<br />

economica peculiare al paese, turisticamente forse il più sviluppato al mondo, se si eccettua lo<br />

sforzo di valorizzazione compiuto dagli Stati Uniti, sul piano degli acquisti di opere d’arte: proteggere<br />

un pezzo della storia e l’interesse di beni che ancora possono essere privati. Debbano cioé poter<br />

appartenere ad un individuo e ad ogni individuo in una comunità quanto estesa, che possa e voglia<br />

mantenerlo proprio perché intrinsecamente, per definizione, non solo superfluo e sregolato, quanto<br />

utile e fruibile. A questo scopo esiste dal 1968 in Italia, come tutti sanno, il Nucleo di Tutela delle<br />

opere d’arte, che si avvale, nei ritrovamenti, di una banca dati di centinaia di migliaia di oggetti<br />

d’arte spariti che consente di identificarli nell’eventualità di una loro destinazione fortuita, con<br />

tecnologie di documentazione del bene analoghe a quelle delle banche dati amministrative regionali<br />

e del Ministero della Cultura, che devono intervenire conservativamente in ogni casualità di rischio<br />

e misconoscenza del suo stato di degrado relativo, non solo in caso di calamità, come avvenuto nel<br />

territorio delle Marche, e illustrato in questo numero fino alla realtà di crollo totale degli edifici di un<br />

quartiere, ma nello svolgersi di eventi e nella routine dell’alta frequentazione. Non è detto, infatti,<br />

che un museo che non apra al pubblico conservi al meglio le sue opere: fra i casi di dispersione di<br />

oggetti artistici ci sono anche quelle di abbandono della memoria. A questo proposito, è esemplare<br />

il lavoro svolto dal Museo delle Terme di Diocleziano, un museo a giardino non solo affollato dai<br />

visitatori, ma sempre bersagliato dalle mire di turisti in caccia di souvenirs su commissione. In questo<br />

numero, con il rifacimento della banca dati del Louvre, che ora si presenta on line autonomamente<br />

dalle banche dati nazionali Atlas e Joconde in una veste nuova, più virtuale, più dedicata alla fruizione<br />

in dettaglio, anche competitiva con i musei statunitensi, è importante accennare qui che l’ICCD,<br />

ha a sua volta sviluppato on line un nuovo interfaccia del Catalogo Generale dei Beni Culturali che<br />

consente l’identificazione, per un pubblico non necessariamente colto o introdotto alle dinamiche<br />

computerizzate con App su smartphone implementate, di oltre un milione di schede di opere d’arte<br />

che costituiscono il patrimonio protetto dallo stato italiano, un sistema che a partire dagli anni<br />

Settanta ha conosciuto innumerevoli rivoluzioni di tecnologie di archiviazione, sempre fondate sugli<br />

stessi principi costituzionali di fruibilità pubblica, ma anche di smart working per ricercatori, DAD,<br />

disabili e turisti. Tutti sanno che l’Intelligenza Artificiale riconosce una fotografia marcata ed è in<br />

grado di intercettarla in qualsiasi banca dati connessa, molto pochi ancora sono addentrati, viceversa,<br />

nella simulazione ottenibile da una fotografia, perfino da una stampante 3D, di colori e di valori tattili<br />

o uditivi, percettivi, nel senso più ampio, dell’oggetto artistico fino alla sua sofisticazione materiale,<br />

prima di tutto dell’immagine in rete: la tentazione di Instagram è forse il campione di questa presa<br />

di realtà della vita artistica della fotografia con sue regole di riconoscimento estetico. Nel saggio<br />

L’opera d’arte nella sua riproducibilità tecnica (1935) Walter Benjamin consolidava la fotografia in<br />

bianco e nero, esaltatane la valenza simultanea di cronaca ed arte, come strumento di studio nella<br />

sua pretesa di obbiettività, una volta giunta alla stampa tipografica. Naturale che un dipinto, come<br />

accaduto all’Ecce homo tolto di recente all’Asta di Ansorena a Madrid, per entrare nell’attualità,<br />

non venga immediatamente riconosciuto nella fotografia in bianco e nero pubblicatane da Roberto<br />

Longhi su Paragone nel 1954, dicendolo derivazione dall’Ecce homo di Palazzo Bianco a Genova, che<br />

per primo attribuiva a Caravaggio; inaspettato invece che il valore irrisorio di base d’asta del quadro<br />

seicentesco, si dice 1500 euro, sia massificato al punto tale da raggiungere appena la quotazione<br />

che avrebbe la sua fotografia originale, pubblicata da Longhi, fra i collezionisti e gli amatori. Forse<br />

solo questo dovrebbe far riflettere, attraverso la linea, su quanti e quali fossero i grandi artisti del<br />

Seicento, anche italiani, che gli storici successivi riconobbero pari a Caravaggio, tanto da ingannare<br />

l’alta risoluzione.<br />

Buona lettura,<br />

Francesca Salvemini


IN QUESTO NUMERO<br />

DOCUMENTAZIONE<br />

6 Il Tesoro di Sant’Eufemia<br />

rinasce in 3D - Esempio di<br />

digitalizzazione di reperti<br />

non direttamente fruibili<br />

di Francesco La Trofa, Gabriele<br />

Simonetta, Felicia Villella<br />

L'immagine di copertina di questo numero<br />

è composta da un insieme di figure estratte<br />

dell'articolo "Il Tesoro di Sant'Eufemia rinasce<br />

in 3D", che raffigurano il processo di digitalizzazione<br />

del diadema. Si tratta della vista<br />

assonometrica del risultato della mappatura<br />

unwrap, dell'incremento di dettaglio sulla geometria<br />

di base e della selezione dei dettagli<br />

aggiuntivi del diadema.<br />

16 Multimedialità alle<br />

Terme di Diocleziano<br />

2010-2020: 10 anni di<br />

esperienze al Museo<br />

Nazionale Romano<br />

di Carlotta Caruso<br />

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ArcheomaticA<br />

Tecnologie per i Beni Culturali<br />

Anno XIII, N° 1 - MARZO <strong>2021</strong><br />

<strong>Archeomatica</strong>, trimestrale pubblicata dal 2009, è la prima rivista<br />

italiana interamente dedicata alla divulgazione, promozione<br />

e interscambio di conoscenze sulle tecnologie per la tutela,<br />

la conservazione, la valorizzazione e la fruizione del patrimonio<br />

culturale italiano ed internazionale. Pubblica argomenti su<br />

tecnologie per il rilievo e la documentazione, per l'analisi e la<br />

diagnosi, per l'intervento di restauro o per la manutenzione e,<br />

in ultimo, per la fruizione legata all'indotto dei musei e dei<br />

parchi archeologici, senza tralasciare le modalità di fruizione<br />

avanzata del web con il suo social networking e le periferiche<br />

"smart". Collabora con tutti i riferimenti del settore sia italiani<br />

che stranieri, tra i quali professionisti, istituzioni, accademia,<br />

enti di ricerca e pubbliche amministrazioni.<br />

Direttore<br />

Renzo Carlucci<br />

dir@archeomatica.it<br />

Direttore Responsabile<br />

Michele Fasolo<br />

michele.fasolo@archeomatica.it<br />

Comitato scientifico<br />

Annalisa Cipriani, Maurizio Forte,<br />

Bernard Frischer, Giovanni Ettore Gigante,<br />

Mario Micheli, Stefano Monti,<br />

Francesco Prosperetti, Marco Ramazzotti,<br />

Antonino Saggio, Francesca Salvemini,<br />

Rodolfo Maria Strollo<br />

Redazione<br />

Maria Chiara Spezia<br />

redazione@archeomatica.it<br />

Licia Romano<br />

licia.romano@archeomatica.it<br />

Valerio Carlucci<br />

valerio.carlucci@archeomatica.it<br />

Luca Papi<br />

luca.papi@archeomatica.it


22 Un sistema Web-GIS dei<br />

Beni di Interesse Culturale e<br />

Paesaggistico nelle Marche<br />

di Annalisa Conforti, Giovanni<br />

Issini, Camilla Tassi, Sara Trotta,<br />

Luigi Federico D’Amico, Eva Savina<br />

Malinverni<br />

RUBRICHE<br />

32 AZIENDE E<br />

PRODOTTI<br />

Soluzioni allo Stato<br />

dell'Arte<br />

35 RECENSIONE<br />

36 AGORÀ<br />

Notizie dal mondo delle<br />

Tecnologie dei Beni<br />

Culturali<br />

28 L'Archeologia<br />

Forense e<br />

la Ricerca<br />

di Persone<br />

Scomparse<br />

di P. M. Barone<br />

42 EVENTI<br />

INSERZIONISTI<br />

BMTA 43<br />

Codevintec 39<br />

ESRI 44<br />

Geomax 26<br />

Gter 35<br />

HUBSTRACT 27<br />

NAIS 21<br />

Planetek 2<br />

Teorema 42<br />

una pubblicazione<br />

Science & Technology Communication<br />

Science & Technology Communication<br />

Diffusione e Amministrazione<br />

Tatiana Iasillo<br />

diffusione@archeomatica.it<br />

MediaGEO soc. coop.<br />

Via Palestro, 95<br />

00185 Roma<br />

tel. 06.64.87.12.09<br />

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www.archeomatica.it<br />

Progetto grafico e impaginazione<br />

Daniele Carlucci<br />

daniele@archeomatica.it<br />

Editore<br />

MediaGEO soc. coop.<br />

<strong>Archeomatica</strong> è una testata registrata al<br />

Tribunale di Roma con il numero 395/2009<br />

del 19 novembre 2009<br />

ISSN 2037-2485<br />

Stampa<br />

System Graphic Srl<br />

Via di Torre Santa Anastasia 61 00134 Roma<br />

Condizioni di abbonamento<br />

La quota annuale di abbonamento alla rivista è di<br />

€ 45,00. Il prezzo di ciascun fascicolo compreso<br />

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abbonarsi: www.archeomatica.it<br />

Gli articoli firmati impegnano solo la responsabilità<br />

dell’autore. È vietata la riproduzione anche parziale<br />

del contenuto di questo numero della Rivista<br />

in qualsiasi forma e con qualsiasi procedimento<br />

elettronico o meccanico, ivi inclusi i sistemi di<br />

archiviazione e prelievo dati, senza il consenso scritto<br />

dell’editore.<br />

Data chiusura in redazione: 20 aprile <strong>2021</strong>


DOCUMENTAZIONE<br />

Il Tesoro di Sant’Eufemia rinasce in 3D<br />

Esempio di digitalizzazione di reperti non direttamente fruibili<br />

di Francesco La Trofa, Gabriele Simonetta, Felicia Villella<br />

Fig. 1 – Il tesoro di Sant’Eufemia, immagine d’archivio.<br />

Gli strumenti digitali consentono di ripensare<br />

radicalmente i modelli di fruizione museali, grazie alla<br />

possibilità di arricchire le collezioni degli istituti della<br />

cultura e generare nuove esperienze per il pubblico.<br />

Facendo riferimento al caso studio del Tesoro di<br />

Sant’Eufemia, un gruppo di gioielli in oro di epoca<br />

ellenistica rinvenuti fortuitamente in Calabria verso la<br />

fine dell’Ottocento, oggi conservato presso il British<br />

Museum di Londra, si è sperimentato un processo di<br />

ricostruzione tridimensionale del reperto principale, il<br />

diadema, attraverso l’elaborazione delle sole immagini<br />

disponibili in archivio.<br />

I<br />

risultati ottenuti dalla ricerca<br />

proposta mirano ad ampliare<br />

l’offerta culturale dei tradizionali<br />

istituti della cultura.<br />

Nell’ottica di un continuo aggiornamento<br />

dei contenuti e in<br />

relazione anche alle recenti restrizioni<br />

imposte dall’emergenza<br />

sanitaria, è apparso indispensabile<br />

dotare i piccoli e grandi<br />

musei italiani di ogni strumento<br />

che possa favorire la fruizione<br />

dei beni al di là della chiusura<br />

fisica dei suddetti luoghi, oltre<br />

che considerare quei casi in cui<br />

i reperti non possano essere direttamente<br />

fruibili a causa di innumerevoli<br />

variabili.<br />

Il lavoro nasce da una esigenza<br />

iniziale che ben si sposa con la<br />

recente situazione imposta al sistema<br />

museale nazionale: il caso<br />

studio del Tesoro di Sant’Eufemia.<br />

Scoperto alla fine del XIX secolo<br />

in circostanze non del tutto<br />

chiare, rappresenta un unicum<br />

sia per la tipologia dei reperti<br />

inclusi nella collezione sia per la<br />

vicenda legata alla vendita del<br />

Tesoro per il British Museum di<br />

Londra che ha privato, in tempi<br />

non sospetti, di un gruppo di reperti<br />

unici nel loro genere il Museo<br />

archeologico Lametino, sito<br />

a Lamezia Terme in provincia di<br />

Catanzaro.<br />

Il gruppo di gioielli in oro del<br />

periodo magnogreco rappresenta<br />

un ritrovamento eccezionale,<br />

testimone delle maestranze orafe<br />

del tempo e della ricchezza<br />

del popolo che ha abitato questi<br />

luoghi: la possibilità di visionare<br />

in situ una simile testimonianza<br />

andrebbe non solo a beneficio<br />

del sistema museale ma di tutto<br />

il turismo culturale e accademico<br />

che si genererebbe di riflesso.<br />

6 ArcheomaticA N°1 marzo <strong>2021</strong>


Tecnologie per i Beni Culturali 7<br />

Secondo le premesse è apparso, quindi, chiaro come puntare<br />

l’attenzione a reperti del genere prospetterebbe un ottimo<br />

risultato sia dal punto di vista scientifico, permettendo<br />

di riprodurre la collezione potendone studiare le fattezze<br />

e la lavorazione, sia da un punto di vista della fruizione,<br />

allargando la possibilità al museo stesso di dedicare parte<br />

di una delle sale alla sezione didattico-tattile, allineandosi<br />

con il processo di inclusione totale a cui il sistema museale<br />

nazionale sta via via implementandosi, oltre che di un reparto<br />

dedito alla realtà aumentata.<br />

Per queste ragioni, lo studio ha usato una serie di immagini<br />

di archivio gratuitamente accessibili sul sito ufficiale del<br />

British Museum per produrre una ricostruzione del diadema<br />

del Tesoro, il pezzo maggiormente evocativo dell’intera collezione;<br />

riservandosi in futuro l’ampliamento della ricostruzione<br />

all’intera collezione di ori.<br />

LA COLLEZIONE: ANAMNESI<br />

Il Tesoro di Sant’Eufemia è costituito da un gruppo di gioielli<br />

in oro: un diadema, una lunga collana con protomi leonine e<br />

un pendente in oro a castone ovale, un terminale di collana,<br />

sei catenelle con tre pendenti probabilmente montate in<br />

origine con il pendente ovale, un frammento di catenina,<br />

un pendente a protome femminile bifronte, tre terminali<br />

di orecchini con protomi femminili, un anello scarabeo, un<br />

anello ovale con busto di Atena, sei lamine probabilmente<br />

con funzione di cintura, sei pendenti per collana insettiformi,<br />

due dischi e una moneta in bronzo con Persefone che, a<br />

causa della sua datazione, potrebbe non essere direttamente<br />

collegata al Tesoro.<br />

Le circostanze sul ritrovamento risentono fortemente sia<br />

delle modalità attraverso cui le testimonianze ci arrivano<br />

sia perché in più punti le dicerie si fondono con i fatti real-<br />

Fig. 2 – Il tesoro di Sant’Eufemia: il diadema.<br />

mente accaduti: i documenti tramandano che un gruppo di<br />

gioielli sarebbe stato rinvenuto nei primi giorni di aprile del<br />

1865 in seguito ad una pioggia di notevole entità in un uliveto<br />

nei pressi del quartiere odierno di Sant’Eufemia Vetere,<br />

ai piedi di un fondo detto Elemosina, raccolti da Giovanni<br />

Giudice mentre era alla ricerca di legna. Lo stesso si sarebbe<br />

fatto abbindolare da una coppia di compaesani convincendolo<br />

a portarli sul luogo del ritrovamento, perpetuando<br />

la ricerca tanto da rinvenire anche ceramiche e resti di ossa<br />

umane, il cui valore non è stato assolutamente compreso.<br />

Questi ultimi vennero consegnati al custode del fondo di<br />

proprietà di Pasquale Francica, il quale continuò la ricerca,<br />

portando alla luce ulteriori monili in oro che spezzettò per<br />

rivendere ad un orefice locale.<br />

Fig. 3 - Photo gallery d'archivio: immagini selezionate per la ricostruzione 3D.


Solo alcuni mesi dopo il proprietario del fondo venne a conoscenza<br />

dei fatti e cercò di recuperare il tesoro o quello<br />

che ne rimaneva: parte in realtà era già stato fuso.<br />

Vent’anni più tardi un erede della famiglia Francica, Antonio,<br />

fece pubblicare un catalogo per la vendita del tesoro<br />

sorbendo il successo desiderato, tanto che un antiquario<br />

romano, Vincenzo Vitalini, lo acquistò per rivenderlo poi al<br />

British Museum nel 1896; anche se solo nel 1985 l’anello<br />

scarabeo entrò nell’entourage londinese dopo aver soggiornato<br />

in tre collezioni private.<br />

I documenti che giungono fino ai giorni nostri sono stati sottoscritti<br />

dal sindaco di Gizzeria, di Sambiase e di Nicastro,<br />

oltre che da Antonio Francica; si tratta di versioni che presentano<br />

sfumature differenti e che consentono di quantificare<br />

da un punto di vista materiale a quanto ammontasse<br />

l’intero tesoro ritrovato, oltre che alludere alla possibilità<br />

che il sito indagato coincidesse con il sepolcro del tiranno<br />

Agatocle, ivi sepolto con la sua armatura, come testimoniato<br />

da una moneta bronzea che riportava l’incisione Agatocle<br />

Basileo, oggi non pervenuta.<br />

GLI STUDI ARCHEOLOGICI E LO STATO DELL’ARTE<br />

Lo studio ha volto la sua attenzione sul pezzo più rappresentativo<br />

della collezione: il diadema aureo. Si tratta di una<br />

lunga fascia in lamina d’oro saldata ad un frontone triangolare;<br />

la fascia presenta una scanalatura tripartita, ciascuna<br />

delle scanalature presenta una ulteriore tripartizione e tre<br />

gruppi di cerchi punzonati; le estremità, infine, presentano<br />

due ganci a spirale. Sia il frontone che la lamina sono riccamente<br />

decorati da volute floreali simmetriche composte<br />

sia da spirali perlinate che steli lisci: è possibile individuare<br />

anche la tipologia floreale proposta, piccole rose e fiori a<br />

calice. La parte apicale del frontone presenta una figura<br />

antropomorfa, forse il titano Elio, oppure una figura apotropaica,<br />

una testa di Gorgone.<br />

La presenza di diversi decori che riconducono alla spirale<br />

ha permesso di identificare questa decorazione come tratto<br />

distintivo di più pezzi della collezione, portando gli studiosi<br />

del settore a ipotizzare un unico maestro orafo che avrebbe<br />

realizzato tutti i monili, denominato nei cataloghi Maestro<br />

di Sant’Eufemia, il quale li avrebbe realizzati tra il 330 e il<br />

300 a. C.; ipotesi sostenuta anche dal ritrovamento nelle<br />

vicinanze dell’hydria in località Cerzeto, una ceramica riccamente<br />

decorata che riporta tra le sue figure decorazioni<br />

riconducibili agli ori, oggi conservata tra le sale del Museo<br />

archeologico Lametino.<br />

È curioso notare, inoltre, che il diadema presenta una riparazione<br />

antica, quindi si tratta di un gioiello usato realmente<br />

in vita dal suo possessore.<br />

Gli studi degli ori della Magna Grecia aprono un settore particolarmente<br />

battuto e rimandano senza ombra di dubbio<br />

agli Ori di Taranto esposti nel Museo archeologico della città.<br />

Il design dei gioielli, così come lo definiremmo oggi, è ampiamente<br />

omogeneo tra i ritrovamenti delle colonie della<br />

Magna Grecia, questo lascia intendere la presenza di pochi<br />

centri di produzione orafa, uno tra questi potrebbe proprio<br />

essere quello del Maestro di Sant’Eufemia attivo sul finire<br />

del IV secolo a. C. e che si va ad affiancare ai grandi centri<br />

produttivi come quello di Ginosa, di Crispiano e di Canosa.<br />

Un’altra teoria vuole che l’intera collezione, riconducibile<br />

sì ad un unico artigiano, provenga, invece, proprio dai<br />

maggiori centri di produzione pugliese.<br />

LA FRUIZIONE DEI REPERTI MUSEALI TRA ESPERIENZA<br />

FISICA, VIRTUALE ED IBRIDA<br />

La digitalizzazione delle collezioni museali apre allo sviluppo<br />

di nuove esperienze multisensoriali per allestimenti multimediali<br />

ed interattivi in presenza in grado di coinvolgere il<br />

pubblico: dalle gallerie interattive delle opere digitali fino alle<br />

applicazioni in realtà aumentata per aggiungere informazioni<br />

contestuali all’allestimento fisico.<br />

Allo stesso modo, i tour virtuali consentono di raggiungere<br />

online un pubblico altrimenti impossibile da coinvolgere, sia<br />

come alternativa ad una visita tradizionale il cui accesso è interdetto,<br />

sia quale efficace strumento di marketing, in grado<br />

di aumentare la popolarità dell’istituzione e dell’offerta museale.<br />

Il lockdown ha segnato un crollo drammatico degli ingressi,<br />

quantificabili oltre il 70% per la maggior parte dei principali<br />

musei, a partire dal Louvre, che secondo alcune stime avrebbe<br />

perso circa 90 milioni di euro soltanto nel corso del 2020,<br />

Fig. 4 - Creazione della geometria di base. Vista planimetrica e laterale del cilindro di proiezione.<br />

8 ArcheomaticA N°1 marzo <strong>2021</strong>


Tecnologie per i Beni Culturali 9<br />

Fig. 5 - Vista assonometrica. Risultato della proiezione della foto sulla geometria di base.<br />

bilanciati soltanto in parte da 46 milioni di ristori previsti dal<br />

governo francese.<br />

Tuttavia, i lockdown hanno indubbiamente accelerato il percorso<br />

di digitalizzazione in ambito museale, sino a quel momento<br />

esplorato soltanto in via marginale. Particolarmente significativi<br />

i risultati fatti registrare dal Museo Egizio di Torino.<br />

Pur a fronte di un calo di visitatori del 72%, dovuto al periodo<br />

limitato di apertura (solo 185 giorni su 365) e del limitato afflusso<br />

turistico verso il capoluogo piemontese: il museo torinese<br />

ha registrato oltre un milione di visite virtuali attraverso la<br />

produzione di nuove esperienze. In particolare, le “Passeggiate<br />

con il direttore”, hanno consentito agli spettatori virtuali<br />

di visitare le sale del Museo Egizio con la guida autorevole di<br />

Christian Greco. La particolarità del format, costituito da due<br />

ore di visita e trenta minuti di interazione diretta tra il pubblico<br />

e l’egittologo ha riscosso un grande successo anche dal<br />

punto di vista commerciale. Tra le numerose iniziative digitali,<br />

il Museo Egizio ha prodotto una visita virtuale della mostra<br />

“Archeologia Invisibile”, che vede il contributo di numerose<br />

tecnologie 3D, che vanno dalla scansione del reperto alle TAC<br />

per analizzare in maniera non distruttiva il materiale archeologico.<br />

L’allestimento prevede sia ricostruzioni virtuali in 3D che<br />

la riproduzione in scala 1:1 dei gioielli e dei monili perfettamente<br />

conservati all’interno di una coppia di sarcofagi.<br />

Gli strumenti digitali, quindi, consentono di creare nuovi format<br />

per valorizzare gli asset museali in moltissimi modi. La<br />

digitalizzazione delle collezioni costituisce inoltre una notevole<br />

opportunità per rendere finalmente accessibili al pubblico<br />

l’intero patrimonio artistico e culturale che giace nei depositi,<br />

non trovando spazio nelle sale espositive.<br />

Fig. 6 - Vista assonometrica. Selezione dell’area di interesse geometrico e creazione dei vincoli geometrici.


Se gli effetti e le limitazioni della pandemia Covid-19 hanno<br />

proposto il modello di fruizione virtuale quale unico realmente<br />

disponibile durante le fasi più dure dei lockdown,<br />

l’attesissimo new normal dovrebbe fare tesoro delle esperienze<br />

digitali per riprogrammare i modelli di business nella<br />

direzione di sfruttare le tecnologie digitali per valorizzare<br />

nel modo migliore tutte le collezioni e le risorse di cui i musei<br />

dispongono, sia in presenza, con allestimenti innovativi,<br />

che online, grazie alle potenzialità dei tour virtuali e alla<br />

generazione di nuovi contenuti multimediali, capaci di raccontare<br />

storie di straordinario valore ed interesse.<br />

LA DIGITALIZZAZIONE DELLE FONTI INDIRETTE<br />

La disponibilità fisica del reperto consente vari approcci<br />

strumentali per creare il suo equivalente digitale, che nel<br />

caso della scansione 3D consente di ricostruire un modello<br />

3D metrologicamente fedele all’originale. Una collezione<br />

virtuale o una collezione ibrida, costituita in parte da reperti<br />

fisici e in parte digitali costituisce una base di offerta potenzialmente<br />

molto efficace per sviluppare nuove esperienze<br />

museali. In questo contesto rientrano anche quelle opere<br />

che non sono fisicamente disponibili per un’operazione di<br />

rilievo diretto. Si pensi a reperti conservati altrove o andati<br />

irrimediabilmente perduti.<br />

Dal punto di vista tecnologico, l’obiettivo della presente<br />

ricerca è incentrato nella sperimentazione di un metodo<br />

capace di ricreare un modello 3D il più fedele possibile<br />

ad un elemento non disponibile, attraverso l’impiego delle<br />

sole fonti indirette: le immagini del diadema del Tesoro di<br />

Sant’Eufemia.<br />

Lo spunto per questo approccio è derivato dal progetto<br />

Rekrei, dove il crowdsourcing delle immagini disponibili in<br />

rete ha consentito ad un team di ricostruire, grazie alla fotogrammetria<br />

3D, una serie di modelli digitali dei reperti<br />

compromessi dalla furia iconoclasta dell’ISIS durante la sua<br />

occupazione in Siria e nei luoghi settentrionali dell’Iraq.<br />

In particolare, la sperimentazione sul diadema ha consentito<br />

di provare delle alternative di metodo per riprodurre digitalmente<br />

un modello che, pur limitato nelle sue dimensioni, risulta<br />

particolarmente complesso per via della sua morfologia<br />

e della varietà materica da cui è composto.<br />

In questo caso, le immagini disponibili non erano certamente<br />

sufficienti per completare con successo un processo ricostruttivo<br />

basato sulla fotogrammetria 3D, per cui si è preferito<br />

procedere nella costruzione delle reference su cui impostare<br />

una modellazione from scratch, basata sul ricalco delle<br />

varie proiezioni ortogonali ricavate a partire dalle immagini.<br />

Se affrontato da un modellatore 3D dotato di competenze<br />

ed esperienza, oltre al supporto di uno studioso in grado di<br />

identificare con certezza, o con la maggior precisione possibile<br />

le caratteristiche delle varie parti del reperto originale,<br />

questo metodo può costituire un’ottima opportunità<br />

per creare delle collezioni digitali utili a tutte le circostanze<br />

in cui non è fondamentale una precisione metrologica ma è<br />

sufficiente un’elevata identità visiva.<br />

Il modello 3D full color texturizzato può essere utilizzato per<br />

la generazione di immagini, video, contenuti multimediali<br />

interattivi ed esperienze immersive (AR, VR). Allo stesso<br />

modo è possibile realizzare copie fisiche ad alta risoluzione<br />

grazie alla combinazione di varie tecnologie di stampa 3D<br />

con sistemi di produzione tradizionale, in grado di riprodurre<br />

le forme e i materiali previsti, reinterpretando con l’artigianato<br />

digitale lo stesso approccio che avrebbe avuto l’artigiano<br />

orafo del tempo per ottenere, anche in questo caso, un’identità<br />

visiva soddisfacente rispetto al reperto originale.<br />

Una ulteriore opportunità che la ricostruzione digitale basata<br />

sulle fonti indirette può consentire è la creazione dei<br />

modelli tattili. In questo caso l’identità visiva non costituisce,<br />

per ovvie ragioni, il requisito principale, mentre risulta<br />

auspicabile reinterpretare il modello originale per garantire<br />

al pubblico ipovedente un modello digitale dove sia semplice<br />

riconoscere in modo corretto le differenze tra le varie parti<br />

dell’oggetto, oltre alla percezione del suo insieme.<br />

Fig. 7 - Vista frontale dell’editor di mappatura Unwrap. La foto viene deformata fino a farla coincidere con la geometria.<br />

10 ArcheomaticA N°1 marzo <strong>2021</strong>


Tecnologie per i Beni Culturali 11<br />

Fig. 8 - Vista assonometrica del risultato della mappatura Unwrap.<br />

Fig. 9 - Vista assonometria dell’incremento di dettaglio sulla geometria di base.<br />

Fig. 10 - Selezione dei dettagli aggiuntivi.


Fig. 11 – (a) Foto originale da archivio, (b) Foto convertita in bianco e nero, (c) Incremento del contrasto per la definizione dei dettagli.<br />

RICREARE UNA COLLEZIONE DIGITALE IN 3D:<br />

IL DIADEMA DEL TESORO DI SANT’EUFEMIA<br />

La ricostruzione di un qualsiasi bene parte sempre da una<br />

solida base di reference, necessarie per definire tutte le<br />

caratteristiche geometriche e/o materiche dell’oggetto. Da<br />

questa fase dipende la fedeltà di ricostruzione e il grado di<br />

approssimazione con il quale l’oggetto viene restituito nella<br />

sua versione virtuale.<br />

La ricostruzione from scratch è una ricostruzione geometrica<br />

manuale basata sul posizionamento ad hoc di reference<br />

fotografiche sul piano di lavoro digitale. Questo metodo si<br />

basa sul principio delle proiezioni ortogonali, per cui avendo<br />

almeno due foto dell’ oggetto, una frontale e una laterale, è<br />

possibile definirne l’ingombro generale e le sue proporzioni<br />

di massima.<br />

Nel caso del diadema, non è stato possibile ottenere questo<br />

tipo di informazioni, per cui è stato necessario definire un<br />

metodo alternativo per la ricostruzione. Oltre all’impiego<br />

delle fonti fotografiche d’archivio, le altre informazioni utilizzate<br />

per la ricostruzione sono le misurazioni effettuate da<br />

studi precedenti: l*p*h e geometria sottesa di base. Per la ricostruzione<br />

è stato utilizzato il software Autodesk 3DS MAX,<br />

dotato di strumenti che consentono di ricostruire oggetti tridimensionali<br />

partendo, appunto, da photo reference.<br />

Definiti gli ingombri, lo step successivo è stato quello di proiettare<br />

la foto reference sulla geometria appena creata, tramite<br />

mappatura Unwrap.<br />

Questa operazione, che consente di deformare la foto sulla<br />

geometria stessa, ci permette di dettagliare e “bloccare”<br />

per step successivi alcuni punti cardine del diadema.<br />

Una volta originata la geometria di base è possibile concentrarsi<br />

sulla ricostruzione dei dettagli del reperto. Analizzando<br />

e studiando approfonditamente il diadema sono stati<br />

riscontrati due livelli di dettaglio: uno di tipo geometrico e<br />

uno di tipo ornamentale.<br />

Per la ricostruzione dei dettagli geometrici si è proceduto,<br />

in primis, alla ricostruzione tramite gli strumenti “taglio ed<br />

estrusione” della geometria.<br />

12 ArcheomaticA N°1 marzo <strong>2021</strong>


Tecnologie per i Beni Culturali 13<br />

Fig. 12 – (a) Mesh di base definitiva. Esempio di proiezione della mappa di displace con intensità pari a zero; (b) Mesh di base definitiva. Esempio di proiezione della<br />

mappa di displace con intensità pari 0,001 cm; (c) Mesh di base definitiva. Esempio di proiezione della mappa di displace con intensità pari 0,1 cm. Effetto sovradimensionato<br />

per dimostrazione; (d) Mesh di base definitiva. Esempio di proiezione della mappa di displace con intensità pari 0,04. Valore corretto di applicazione.<br />

Data la grande ricchezza dei dettagli, in relazione alla documentazione<br />

disponibile, è sin da subito emersa la complessità<br />

nel riuscire a definire tutti i decori tramite un processo<br />

di ricostruzione geometrica. Per questo motivo si è scelto<br />

di provare un primo passaggio, con l’estrusione dei dettagli<br />

tramite mappa, con una tecnica nota col nome di displace.<br />

Il metodo consiste nel generare un’estrusione della geometria<br />

attraverso un gradiente bianco e nero di una generica<br />

mappa: il nero per il software rappresenta informazione 0,<br />

mentre il bianco informazione 1. Partendo da questo principio<br />

il lavoro è stato quello di convertire la foto di riferimento<br />

in B/N e successivamente, tramite strumenti di editing<br />

foto, è stato possibile contrastare l’immagine fino ad ottenere<br />

una buona visibilità dei dettagli.<br />

In seguito all’ottenimento della mappa di riferimento, è<br />

stata aumentata la definizione della geometria e, in displace,<br />

definito il grado di intensità dei dettagli presenti sul<br />

diadema.<br />

Gli ultimi elementi mancanti per completare il modello<br />

sono i decori floreali presenti sui lati e l’effige antropomorfa<br />

posizionata sull’asse di simmetria. Per la ricostruzione di<br />

questi elementi è stata sufficiente una semplice ricostruzione<br />

geometrica da reference fotografica.<br />

Il risultato ottenuto consente di avere un modello digitale<br />

del reperto utile per un approfondimento degli studi. Dal<br />

punto di vista della modellazione 3D, il soddisfacente esito<br />

della ricostruzione geometrica consente di procedere e<br />

definire ulteriormente il livello di dettaglio dell’apparato<br />

decorativo, con una serie di ipotesi alternative, utili a valutare,<br />

caso per caso, quale sia la soluzione più idonea per le<br />

varie situazioni che si prospettano.<br />

CONCLUSIONI<br />

Scopo dello studio è quello di dimostrare come sia possibile<br />

arricchire le collezioni museali degli istituti della cultura<br />

usufruendo delle più recenti tecniche di ricostruzione 3D.<br />

Il caso studio in esame si riferisce al Tesoro di Sant’Eufemia,<br />

un gruppo di gioielli in oro di epoca magnogreca rinvenuti in<br />

Calabria, conservati nel British Museum di Londra. Il lavoro,<br />

nello specifico, si è incentrato sulla ricostruzione tridimensionale<br />

del diadema della collezione attraverso l’elaborazione<br />

delle sue immagini di archivio.<br />

Per la ricostruzione tridimensionale è stato utilizzato il software<br />

Autodesk 3DS MAX. Tale software è dotato di strumenti<br />

che consentono di ricostruire oggetti tridimensionali<br />

da photo reference. La procedura, nel caso di ricostruzione<br />

da foto di archivio, è totalmente manuale. Non si tratta,<br />

infatti, di ricostruzione da rilevazione diretta (che consente<br />

di ricorrere a tecniche tramite fotogrammetria o rilevazione<br />

grafica 3D), ma di ricostruzione manuale tramite deformazione<br />

delle immagini e conseguente ricostruzione della<br />

mesh.<br />

Definita la geometria di base, si è proceduto successivamente<br />

alla proiezione dei dettagli sulla mesh per la ricostruzione<br />

degli stessi tramite deformazione della geometria da<br />

foto.<br />

Il risultato ottenuto ha carattere del tutto preliminare e<br />

dimostrativo: le immagini prodotte sono il principio di una<br />

serie di declinazioni che permetterebbero di ampliare le<br />

applicazioni di fruizione di un bene: dalla possibilità di realizzare<br />

materialmente il diadema attraverso l’ausilio della<br />

stampa 3D e di aprirsi al mondo del tattile secondo il principio<br />

dell’inclusione totale, all’uso della realtà virtuale immersiva<br />

e della realtà aumentata per una esperienza diretta<br />

e di interazione con i contenuti, al passo con le aspettative<br />

dei visitatori attuali.<br />

Il fine ultimo è quello di permettere di inserire all’interno<br />

delle collezioni museali reperti non fruibili direttamente,<br />

sia perché esposti in luoghi differenti rispetto a quello del<br />

ritrovamento, sia perché di particolare pregio e soggetti a<br />

maggiori restrizioni.


Fig. 13 - Mesh di base definitiva. Aggiunta dei dettagli mancanti.<br />

Fig. 14. - Foto (Render 3D) della ricostruzione virtuale del Diadema in modalità Clay.<br />

Fig. 15 - Foto (Render 3D) della ricostruzione virtuale del Diadema.<br />

14 ArcheomaticA N°1 marzo <strong>2021</strong>


Tecnologie per i Beni Culturali 15<br />

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Lamezia (Terina?), in “Klearkos”, XXI, 1979, pp. 5-53.<br />

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Rubbettino Editore, Soveria Mannelli 2008, pp. 413-420.<br />

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Lotto D. (ed.), Open Source, Free Software XXI, 1979, pp. 5-53.<br />

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https://3dstories.protocube.it/project-mosul-3d/<br />

https://knowledge.autodesk.com/it/download<br />

https://knowledge.autodesk.com/it/support/3ds-max?sort=score https://museoegizio.it/esplora/mostre/archeologia-invisibile/<br />

https://www.artribune.com/arti-visive/<strong>2021</strong>/01/annata-orribile-musei-parigi-louvre/<br />

https://www.treddi.com/cms/making-of/making-of-a-day-at-the-sleepy-village/4832/<br />

Photo credit: le immagini del Tesoro di Sant’Eufemia appartengono al British<br />

Museum e sono liberamente consultabili al link https://www.britishmuseum.<br />

org/collection/object/G_1896-0616-1<br />

Abstract<br />

Digital tools can bring to rethink radically the models of museum use, thanks<br />

to the possibility of enriching the collections that can generate new experiences<br />

for the public. The case study of the Treasury of Sant Eufemia, a group<br />

of vintage gold hellenistic jewels, found fortuitously in Calabria towards the<br />

late nineteenth century and now preserved in the British Museum in London,<br />

has experienced a process of three-dimensional reconstruction through the<br />

processing of images usually available only in the storage area of the museum.<br />

Parole chiave<br />

Archeologia; musei; digitale; ricostruzione 3D; documentazione; tecnologie beni<br />

culturali<br />

Autore<br />

Francesco La Trofa<br />

Gabriele Simonetta<br />

Felicia Villella<br />

licia.villella@tiscali.it


DOCUMENTAZIONE<br />

Multimedialità alle Terme di Diocleziano<br />

2010-2020: 10 anni di esperienze al Museo Nazionale Romano<br />

di Carlotta Caruso<br />

Dal 2010 a oggi il Museo Nazionale<br />

Romano alle Terme di Diocleziano<br />

ha rinnovato l’allestimento<br />

dei propri spazi e dei propri<br />

musei implementando il ricorso<br />

a nuove e diverse tecnologie. Si<br />

passano in rassegna i principi,<br />

le metodologie messe in atto e<br />

le scelte operate, mettendo in<br />

evidenza i benefici offerti dai<br />

diversi apparati impiegati.<br />

Fig. 1 - 2010: nuovo allestimento per il Museo (al centro l’allestimento della mappa da via Anicia).<br />

Le Terme di Diocleziano sono la sede storica del Museo<br />

Nazionale Romano fin dal momento della sua istituzione<br />

nel 1889. Il complesso monumentale comprende<br />

non solo le strutture dell’antico stabilimento termale, il più<br />

esteso dell’antichità, ma anche parte degli ambienti della<br />

Certosa annessa a Santa Maria degli Angeli che, per volere<br />

di Papa Pio IV, fu costruita riutilizzando e trasformando le<br />

strutture antiche. Oggi la visita comprende, quindi, non solo<br />

parte degli spazi delle Terme e della Certosa ma anche due<br />

musei: il Museo di Protostoria dei Popoli Latini e il Museo<br />

della Comunicazione Scritta dei Romani.<br />

Negli scorsi anni, a partire dal 2010, è stato dato il via a<br />

una serie di interventi che hanno permesso, da una parte il<br />

restauro e la riapertura di alcuni degli ambienti monumentali,<br />

dall’altra il rinnovamento dell’allestimento del Museo<br />

della Comunicazione Scritta dei Romani. In entrambi i casi,<br />

nell’elaborazione dei diversi progetti allestitivi, è stato dato<br />

notevole incremento al ricorso di strumenti di tipo tecnologico,<br />

impiegati per facilitare l’aspetto della comunicazione.<br />

La tecnologia non ha sostituito i mezzi tradizionali (didascalie<br />

e pannelli di sala) ma a questi si è aggiunta integrandoli e<br />

divenendo, essa stessa, parte dell’allestimento. Allo stesso<br />

tempo, la condizione ideale di progettare contemporaneamente<br />

l’allestimento museografico e la comunicazione di<br />

tipo multimediale ha permesso di identificare, di volta in<br />

volta, gli apparati e le metodologie più adeguate al singolo<br />

caso, tenendo anche conto del progressivo sviluppo delle<br />

tecnologie che si è avuto nel corso di quest’ultimo decennio.<br />

In tutti gli interventi realizzati, le scelte del Museo sono<br />

state indirizzate verso apparecchiature semplici e resistenti,<br />

capaci di lavorare per un elevato numero di ore al giorno<br />

(almeno 11), 6 giorni su 7 (escluso quindi il solo giorno di<br />

chiusura); si è inoltre cercato di individuare strumenti che<br />

non richiedessero aggiornamenti di sistemi e/o frequenti<br />

interventi di manutenzione, cercando di ridurre al minimo<br />

la possibilità di trovarsi di fronte al desolante spettacolo<br />

di un elemento spento o mal funzionante. Un altro requisito<br />

considerato come indispensabile, soprattutto nei primi<br />

interventi che, come si è detto, risalgono a più di 10 anni<br />

fa, è stata la facilità di utilizzo, sia da parte del visitatore,<br />

sia da parte del personale di vigilanza; nella maggior parte<br />

dei casi, infatti, è questo personale, non specializzato,<br />

che deve confrontarsi con le domande del pubblico e con<br />

gli eventuali problemi di malfunzionamento. E’ stata data<br />

dunque la preferenza ad apparati che richiedessero un’in-<br />

16 ArcheomaticA N°1 marzo <strong>2021</strong>


Tecnologie per i Beni Culturali 17<br />

terazione minima e che presentassero un funzionamento<br />

semplice e immediato; non è da trascurare, infatti, che<br />

l’attuale familiarità verso apparati digitali, anche di media<br />

complessità, è il risultato del rapido sviluppo tecnologico di<br />

questi ultimi anni.<br />

Il rinnovamento del “Museo Epigrafico” ha privilegiato, in<br />

particolare l’aspetto della comunicazione; la ridenominazione<br />

“Museo della Comunicazione Scritta dei Romani” aveva<br />

l’obiettivo di rendere immediatamente comprensibile<br />

l’oggetto dell’esposizione, ritenendo il termine “epigrafico”<br />

non di uso comune nel linguaggio corrente. L’idea di<br />

fondo di questo processo era comunicare in modo più semplice<br />

e diretto una categoria di reperti che, proprio nella<br />

comunicazione, ha la sua ragion d’essere, ossia le iscrizioni.<br />

Questo rinnovamento ha preso le mosse proprio dalla prima<br />

sala, dove si è scelto non solo di presentare in modo più agile<br />

la varietà dei reperti ma anche di fornire, fin dall’ingresso<br />

nel Museo, una chiave di lettura con cui affrontare tutti i<br />

documenti esposti. I reperti spiegano al visitatore “chi scrive”,<br />

“cosa si scrive” e “come si scrive” mediante brevissime<br />

didascalie, scritte a grandi lettere. Per due documenti,<br />

tuttavia, le informazioni richiedevano un approfondimento:<br />

la cosiddetta mappa di via Anicia e un’iscrizione sepolcrale<br />

caratterizzata dalla minuta graffita in scrittura corsiva sul<br />

retro della lastra (fig. 1).<br />

Entrambi i documenti potevano offrire ulteriori spunti che,<br />

con metodi tradizionali, avrebbero richiesto lunghi pannelli<br />

esplicativi: si è dunque scelto di affidare questi contenuti<br />

a due brevi filmati senza audio. Il primo mostra il rapporto<br />

tra la mappa e la più nota Forma Urbis di età severiana, una<br />

ricostruzione 3D del tempio raffigurato in pianta e il relativo<br />

contesto topografico, mentre il secondo rivela l’immagine<br />

della minuta (quasi invisibile data la sottigliezza del tratto)<br />

e tutto il processo di preparazione e realizzazione di un’iscrizione<br />

attraverso le riprese video di una scalpellina che,<br />

ancora oggi, lavora secondo le tecniche antiche.<br />

Per questi video, la scelta del device è ricaduta su una<br />

semplice cornice digitale, di quelle comunemente in commercio;<br />

nello specifico, il modello scelto aveva la massima<br />

dimensione all’epoca disponibile sul mercato, 15 pollici, e<br />

una risoluzione di 1024 x 768 Pixel. I video sono caricati su<br />

una Memory Card che, una volta inserita, attiva la modalità<br />

“Auto Slideshow”, scorrendo quindi in loop, senza che sia<br />

necessario alcun intervento; anche l’accensione e lo spegnimento<br />

delle cornici si effettuano contestualmente all’illuminazione<br />

del Museo. Dal momento che le cornici dovevano<br />

accompagnare dei reperti chiusi in teca, sono state fatte<br />

delle prove preliminari per valutare eventuali problemi di<br />

surriscaldamento che, tuttavia, non si sono verificati. La<br />

semplicità del device è stata però “compensata” dall’alto<br />

livello dei filmati, per realizzare i quali sono state utilizzate<br />

raffinate tecnologie: modellazione tridimensionale con<br />

camera virtuale, grafica 2D e 3D, e vere e proprie riprese<br />

cinematografiche. I video sono molto brevi (al di sotto del<br />

minuto) per non costringere l’utente a fermarsi per un tempo<br />

troppo lungo e sono strutturati in modo da catturare l’attenzione<br />

e trattenerla per il breve tempo necessario; è noto<br />

infatti che i visitatori siano spesso infastiditi dalla “forzata”<br />

lunga permanenza di fronte a un singolo reperto, anche se<br />

il video esplicativo è finalizzato a facilitare la fruizione del<br />

reperto stessa.<br />

La felice esperienza con questo tipo di apparecchiatura ha<br />

portato a servirsi nuovamente di questi strumenti in un successivo<br />

intervento del 2013, la sala 5 del Museo, dove sono<br />

esposti reperti provenienti dall’area in antico identificata<br />

dal toponimo Curiae Veteres, a breve distanza dal luogo<br />

in cui sorgerà il Colosseo. Le complesse vicende dell’area,<br />

Fig. 2 - Sala 5 del Museo: la cornice digitale inserita nella struttura allestitiva.<br />

dove sorgeva un tempio restaurato a seguito di un incendio<br />

dall’imperatore Claudio e poi definitivamente distrutto dal<br />

grande incendio neroniano, e, a breve distanza, un piccolo<br />

monumento dedicato dai musicisti dell’esercito alla famiglia<br />

imperiale, sono narrate al pubblico da due filmati in<br />

modalità esclusivamente visiva. In questo caso, le cornici<br />

digitali sono state inserite non in teca ma all’esterno, direttamente<br />

nella struttura espositiva in lamiera che sostiene<br />

i frammenti epigrafici e architettonici rinvenuti nell’area<br />

(fig. 2).<br />

Ricostruzioni 3D e sequenze filmiche permettono non solo<br />

di riconoscere e ricollocare i frammenti in strutture non più<br />

esistenti ma anche di riconoscere un luogo noto da monumenti<br />

costruiti successivamente e, al contempo, di identificare<br />

i personaggi menzionati dalle iscrizioni.<br />

Tra il 2010 e il 2013 si conta un ulteriore intervento che si<br />

è servito di differenti tipi di tecnologie: nel 2012, infatti,<br />

è stata rinnovata la sala 7 del Museo, dedicata all’illustrazione<br />

delle carriere di senatori e cavalieri. Per facilitare la<br />

comprensione dell’argomento, che può risultare complesso<br />

Fig. 3 - Sala 7: video e story-telling.


Fig. 4 - Sala del plastic con proiezione.<br />

a visitatori privi di competenze specialistiche, si è scelto<br />

questa volta di ricorrere al mezzo dello story-telling. Sono<br />

stati individuati quattro documenti particolarmente rappresentativi<br />

e su questi sono stati costruiti dei veri e propri brevi<br />

film, della durata media di 5 minuti: sono dunque gli stessi<br />

protagonisti delle iscrizioni a raccontare le loro carriere e<br />

a farne capire le diverse tappe. Le ricostruzioni, realizzate<br />

attraverso riprese cinematografiche, con attori reali e voci<br />

recitanti sono state affidate, questa volta a computer touch<br />

screen che permettono al visitatore la scelta della lingua<br />

dell’audio, italiano o inglese. E’ interessante notare come<br />

nel 2012 la tecnologia touchscreen fosse ancora talmente<br />

poco diffusa che molti visitatori non riuscivano ad avviare<br />

i video; l’attivazione, infatti, era conseguente alla scelta<br />

della lingua, segnalata da una semplice bandierina. E’ stato<br />

dunque necessario aggiungere un ulteriore simbolo e la<br />

scritta “avvio” e “start” al di sotto delle bandierine stesse.<br />

Una tecnologia che si è rivelata di grande interesse è quella<br />

impiegata per l’audio: si è infatti fatto ricorso alle cosiddette<br />

“docce sonore”, degli speaker direzionali montati sul<br />

soffitto che, proprio come le docce con l’acqua, proiettano<br />

il suono dall’alto. Ciò che caratterizza questi apparati è la<br />

capacità di diffondere il suono in un raggio estremamente<br />

circoscritto, non oltre un paio di metri. In questo modo è<br />

possibile permettere a più visitatori contemporaneamente<br />

di fruire dei filmati senza disturbi o interferenze (fig. 3).<br />

Nel 2014, grazie alla celebrazione del bimillenario Augusteo,<br />

il complesso monumentale delle Terme di Diocleziano<br />

ha arricchito la sua offerta culturale restituendo alla pubblica<br />

fruizione oltre 3200 metri quadrati di spazi espositivi.<br />

Anche in questo caso sono stati numerosi gli apporti in chiave<br />

tecnologica.<br />

All’interno del Museo, è stata rinnovata la sala dedicata alla<br />

magia e alla fonte sacra di Anna Perenna, un sito in cui si<br />

svolgevano riti di magia nera: anche in questo caso gli apparati<br />

di comunicazione tradizionali sono stati affiancati da<br />

due diversi filmati, uno con audio e uno solo visivo. Il primo<br />

propone un’accurata ricostruzione 3D della fonte sacra e<br />

un’animazione cinematografica, con audio, delle testimonianze<br />

letterarie relative alle celebrazioni in onore di Anna<br />

Perenna; il secondo video mostra invece la fabbricazione<br />

delle cosiddette “bamboline magiche” (figurine in materia-<br />

Fig. 5 - Le Terme con gli occhi di Diocleziano.<br />

18 ArcheomaticA N°1 marzo <strong>2021</strong>


Tecnologie per i Beni Culturali 19<br />

le organico la cui funzione è stata più volte accostata alle<br />

bamboline voodoo) e dei loro contenitori magici. I due video<br />

sono trasmessi da due pc all in one che permettono la trasmissione<br />

dei video in loop.<br />

Il nuovo percorso espositivo del monumento, invece, si apre<br />

con una significativa proiezione che si affianca a un plastico<br />

ricostruttivo delle Terme di Diocleziano realizzato in gesso<br />

agli inizi del Novecento. Attraverso due videoproiettori e un<br />

computer con software e hardware Watchout, per gestione<br />

a sincrono di immagini video, le singole zone del plastico<br />

vengono evidenziate da un fascio di luce proiettato dall’alto<br />

mentre, sulla parete antistante, scorre una ricostruzione 3D<br />

dei corrispondenti spazi del monumento, con particolare attenzione<br />

agli apparati decorativi della piscina monumentale,<br />

e la collocazione rispetto alla città moderna; il complesso<br />

delle Terme è infatti talmente esteso da comprendere<br />

anche zone al di fuori degli spazi del Museo (basti pensare<br />

alla grande esedra di Piazza della Repubblica o alla Basilica<br />

di Santa Maria degli Angeli) (fig. 4).<br />

Nel piccolo chiostro della Certosa, costruito occupando un<br />

terzo dell’invaso della monumentale piscina, un sistema<br />

a quattro led wall outdoor permette ai visitatori di comprendere<br />

il rapporto tra le strutture romane e quelle rinascimentali,<br />

mostrando una ricostruzione 3D delle diverse<br />

fasi di vita del monumento. Il chiostro piccolo, che ospita<br />

alcuni tra i più importanti documenti della religione romana,<br />

contiene altre cinque installazioni a corredo di questi<br />

documenti; tre filmati, di cui uno solo con audio, e due installazioni<br />

solo audio. I filmati presentano rispettivamente<br />

la situazione del santuario degli Arvali alla Magliana, da cui<br />

provengono le iscrizioni esposte in tre bracci del chiostro,<br />

il complesso rito praticato da questo collegio sacerdotale<br />

e un breve film in cui l’imperatore Augusto “in persona”<br />

racconta la sua politica religiosa di recupero degli antichi<br />

culti, come quello, appunto, degli arvali. Gli apparecchi utilizzati<br />

sono, ancora una volta dei pc all in one. Le installazioni<br />

audio, invece, danno voce, nel vero senso della parola,<br />

alle iscrizioni esposte: attraverso casse nascoste all’interno<br />

delle strutture espositive, si diffonde nel chiostro il carme<br />

rituale degli arvali, una delle più antiche testimonianze in<br />

lingua latina incisa proprio su una delle iscrizioni del collegio<br />

sacerdotale, declamata da un coro di voci maschili<br />

(i Cantori di San Carlo); il Laboratorio di Voci Bianche di<br />

Santa Cecilia, invece, ha prestato la voce ai bambini che<br />

nel 17 a.C. intonarono il carmen saeculare, il carme rituale<br />

composto dal poeta Orazio in onore delle cerimonie dei Ludi<br />

Saeculares, i cui rendiconti sono incisi su un grande pilastro<br />

esposto nel chiostro.<br />

Nel 2018 è stata finalmente resa disponibile al pubblico la<br />

“audio-video-guida” Le Terme con gli occhi di Diocleziano,<br />

un’applicazione di realtà immersiva con ricostruzione 3D a<br />

360 gradi che permette un’immediata comprensione delle<br />

architetture del complesso data la perfetta sovrapponibilità<br />

tra la visione reale del monumento e quella virtuale (fig. 5).<br />

I device impiegati sono stati, in origine, dei visori View Master,<br />

visori VR con uno smartphone inserito all’interno di<br />

essi, corrispondenti agli standard dei Cardboard Virtual Reality;<br />

si è scelto di acquistare un modello progettato per<br />

bambini, puntando sempre alla facilità di utilizzo e, allo<br />

stesso tempo alla resistenza agli urti. Il progetto originario<br />

prevedeva la possibilità per i visitatori di scaricare l’app di<br />

realtà immersiva sul proprio telefono e di fruirne munendosi<br />

di un Cardboard Virtual Reality fai da te in cartoncino<br />

da acquistare nel bookshop del Museo; la mancanza di una<br />

rete wifi interna al Museo e le grandi dimensioni dell’app,<br />

difficilmente scaricabili su cellulari spesso già pieni di dati,<br />

hanno tuttavia reso preferibile fornire ai visitatori visori già<br />

predisposti che possono essere noleggiati in biglietteria e<br />

restituiti alla fine della visita. Già nel 2019 i visori sono stati<br />

sostituiti con un modello di qualità superiore.<br />

Fig. 6 - Terme di Diocleziano in 5G: la palestra nord orientale.


Nel 2018 le Terme di Diocleziano hanno inoltre preso parte<br />

al progetto “Roma 5G”, rappresentando il primo use case<br />

a Roma nell’ambito della sperimentazione di questa tecnologia<br />

applicata al patrimonio culturale. Con il sostegno<br />

di Fastweb, Ericsson e il Consiglio Nazionale delle Ricerche<br />

- IBAM (Istituto per i Beni Archeologici e Monumentali), a<br />

complemento dell’app Le Terme con gli occhi di Diocleziano,<br />

è stata realizzata una ricostruzione dell’area della palestra<br />

nord-occidentale con panorami a 360°, visione stereoscopica<br />

e scene animate; la connessione ad alta velocità<br />

offerta dalla rete 5G permette di fruire di visualizzazioni di<br />

realtà virtuale e immersiva di qualità estremamente raffinata<br />

(fig. 6).<br />

Da ultimo, nel 2019, le Terme di Diocleziano hanno preso<br />

parte al progetto Castro Pretorio, l’evoluzione di un rione,<br />

realizzato dall’Hotel The St. Regis Rome, un’installazione<br />

immersiva che racconta la storia dell’area intorno all’Hotel<br />

partendo proprio dalle Terme di Diocleziano e, in particolare,<br />

dall’Aula Ottagona. Nell’Aula, dove sono state predisposte<br />

delle sedute, il pubblico può fruire dell’esperienza<br />

immersiva tramite visori da noleggiare sul posto.<br />

Questa sintetica rassegna delle tecnologie impiegate nel<br />

Museo permette anche di effettuare un bilancio in termini<br />

di resa e benefici: in primo luogo si deve constatare che si<br />

è certamente rivelato vincente l’approccio iniziale, ossia<br />

la scelta di tecnologie semplici e resistenti che hanno permesso<br />

di investire più sui contenuti e la relativa realizzazione,<br />

che sui device. In particolare, i filmati senza audio si<br />

sono rivelati ottimi strumenti per comunicare con semplicità<br />

contenuti anche complessi, superando brillantemente<br />

il problema delle barriere linguistiche; la loro efficacia è<br />

stata apprezzata anche dal pubblico delle persone sorde<br />

(si noti che, per il pubblico con disabilità visiva, invece, il<br />

Museo mette in atto una serie di strategie specifiche, prima<br />

tra tutti la possibilità di esplorare tattilmente tutti gli<br />

originali conservati fuori teca, una possibilità certamente<br />

più efficace di molte delle iniziative, anche in chiave tecnologica,<br />

proposte dai Musei in questi anni). Nonostante la<br />

loro semplicità, le cornici digitali hanno dimostrato di essere<br />

assolutamente rispondenti alle aspettative in termini di<br />

resistenza e durata: nel corso di questi 11 anni è stato necessario<br />

sostituirle una sola volta per raggiunti limiti di fine<br />

vita. Computer e tecnologie più sofisticate offrono indubbiamente<br />

livelli di coinvolgimento maggiori che richiedono<br />

tuttavia, non solo una maggiore spesa iniziale ma anche la<br />

necessità di una costante verifica e attività di manutenzione<br />

che i fondi dei musei statali non sempre sono in grado di sostenere.<br />

Un approccio semplice, che investa con la dovuta<br />

attenzione sull’alta qualità dei contenuti, rimane a nostro<br />

avviso, sempre la scelta migliore.<br />

Bibliografia<br />

F. Antinucci, La comunicazione museale: la tecnologia al servizio del<br />

museo, in Forma Urbis, XXI, maggio 2016, pp. 43-35.<br />

C. Borgognoni-C. Caruso, Ridare voce alle parole: il Museo della<br />

Comunicazione Scritta dei Romani presso le Terme di Diocleziano,<br />

in MUSEUM.DIÀ, II° CONVEGNO INTERNAZIONALE DI MUSEOLOGIA,<br />

Chronos, Kairòs e Aion. Il tempo dei musei, Atti dell’incontro<br />

internAzionAle di Studi, Roma 26-28 maggio 2016, pp. 221-239.<br />

Note di chiusura<br />

Il contributo sintetizza la relazione presentata in occasione del forum Technology<br />

for all, nella sezione "Multimedialità e fruizione: efficacia dei sistemi AR, VR<br />

e MR" (dicembre 2019).<br />

Abstract<br />

Between 2010 and 2020 the National Roman Museum - Baths of Diocletian<br />

renewed the layout of the Museum of Written Communication of the Romans<br />

and the spaces of the monumental complex. In this general revision of its<br />

equipment, the use of technologies had a great importance at the service<br />

of museum communication to the public. Together with traditional systems<br />

(captions and room panels), the technological devices themselves became part<br />

of the set-up by integrating and completing the information in order to obtain<br />

engaging and effective methodologies.<br />

Parole chiave<br />

Multimedialità; tecnologia; apparati; musei; comunicazione.<br />

Autore<br />

Carlotta Caruso<br />

carlotta.caruso@beniculturali.it<br />

20 ArcheomaticA N°1 marzo <strong>2021</strong>


Tecnologie per i Beni Culturali 21


DOCUMENTAZIONE<br />

Un sistema Web-GIS dei Beni di Interesse<br />

Culturale e Paesaggistico nelle Marche<br />

di Annalisa Conforti, Giovanni Issini, Camilla Tassi, Sara Trotta, Luigi Federico D’Amico, Eva Savina Malinverni<br />

Il Segretariato del MiBACT<br />

per le Marche sta sviluppando<br />

un sistema Web-GIS<br />

del patrimonio culturale<br />

della Regione, in particolare<br />

riferito ai beni architettonici<br />

e paesaggistici, basato<br />

sulle banche dati storiche<br />

Fig. 1 - Distribuzione beni immobili di interesse culturale – Database VIC.<br />

dei vincoli e sul database<br />

dei siti coinvolti dagli<br />

eventi sismici del 2016. La<br />

fusione delle banche dati,<br />

insieme alla complessità ed<br />

eterogeneità degli stessi<br />

hanno costituito la sfida più<br />

significativa che ha richiesto<br />

in primis una comprensione<br />

critica dei parametri e<br />

successivamente, nell’ambito<br />

di una collaborazione<br />

di ricerca, la definizione<br />

e sperimentazione di un<br />

protocollo di correzione dei<br />

mismatch tra beni e riferimenti<br />

catastali.<br />

Il sisma che ha colpito il Centro-<br />

Italia nel 2016, oltre alla perdita<br />

di numerose vite umane, ha severamente<br />

danneggiato il ricco e diffuso<br />

patrimonio culturale della Regione<br />

Marche, sia nel perimetro del cratere<br />

che nel resto del territorio. Tra l’Agosto<br />

2016 e il Dicembre 2018 l’Unità di<br />

Crisi-Coordinamento Regionale del Segretariato<br />

regionale del MiBACT Marche<br />

(UCCR-Marche) ha organizzato ed<br />

espletato le attività emergenziali tra<br />

cui: la ricognizione dei danni di tutti<br />

i beni culturali per i quali erano state<br />

effettuate segnalazioni; l’esecuzione<br />

diretta o il monitoraggio delle opere<br />

di messa in sicurezza dei beni esposti<br />

a rischio di crolli; la selezione, schedatura<br />

e conservazione delle macerie<br />

prodotte dagli smontaggi dei beni; lo<br />

spostamento dei beni culturali mobili<br />

presso depositi d’emergenza. Al fine<br />

di mettere a disposizione degli attori<br />

coinvolti nel processo di ricostruzione<br />

i dati acquisiti e di attuare un’efficace<br />

azione di tutela del patrimonio<br />

danneggiato, nel 2019 il Segretariato<br />

Regionale del MIBACT per le Marche<br />

ha avviato l’implementazione di un<br />

sistema Web-GIS del patrimonio culturale<br />

delle Marche. L’obiettivo del<br />

sistema informativo è consentire la<br />

gestione, l’aggiornamento e la consultazione<br />

dei molteplici dati acquisiti<br />

tramite letture multilivello delle<br />

informazioni associate al dato geografico-territoriale.<br />

In termini di input,<br />

il sistema Web-GIS dei beni culturali<br />

delle Marche è costituito dall’unione<br />

di due banche dati di diversa natura e<br />

provenienza.<br />

Il portale, una volta ultimato, sarà in<br />

grado di mostrare agli enti pubblici e<br />

privati, coinvolti nel processo di ricostruzione<br />

ed ai professionisti, due<br />

principali informazioni riguardanti gli<br />

edifici che hanno subìto danni dopo il<br />

sisma del 2016: una territoriale, che<br />

posiziona geograficamente il bene, ed<br />

una informativa, che descrive l’oggetto<br />

in ogni sua parte con l’ausilio<br />

di foto (pre e post terremoto) e mostrando<br />

anche tutta la documentazione<br />

disponibile accedendo al relativo<br />

database.<br />

Nell’ambito di una convenzione di<br />

ricerca tra MiBACT Marche e dipartimento<br />

DICEA dell’Università Politecnica<br />

delle Marche, è stato sviluppato<br />

un protocollo di verifica e correzione<br />

dei mancati match tra i dati importati<br />

e quelli reali, applicato su un campio-<br />

22 ArcheomaticA N°1 marzo <strong>2021</strong>


Tecnologie per i Beni Culturali 23<br />

ne di Comuni del cratere sismico, i cui risultati sono illustrati<br />

nel paragrafo 3.<br />

Le banche dati del MiBACT Marche. Banca dati degli immobili<br />

oggetto di un procedimento di verifica di interesse<br />

culturale.<br />

L’art. 17 del D.Lgs. 42/2004 “Codice dei beni culturali e<br />

del paesaggio”, da qui in poi denominato Codice, pone<br />

l’attenzione sull’importanza della catalogazione dei beni<br />

culturali, ossia le cose immobili e mobili come definite<br />

e individuate negli artt. 10 e 11 e oggetto della parte II<br />

dello stesso testo normativo.<br />

Oltre ad essere una rilevante mole di beni di carattere<br />

assai vario (architettonici, archeologici, storico - artistici,<br />

archivistici e bibliografici), altrettanto varia è la<br />

modalità del riconoscimento del loro interesse culturale,<br />

perché avvenuta in tempi, storici e legislativi, modalità<br />

e da parte di soggetti diversi, pur se nell’ambito dello<br />

stesso Ministero: i cosiddetti vincoli sono costituiti sia da<br />

dichiarazioni di culturalità ai sensi delle differenti leggi<br />

di tutela emanate dal 1900 in poi (piuttosto generiche<br />

soprattutto nella localizzazione del bene), sia da provvedimenti<br />

espressi emanati da parte di svariati uffici del<br />

Ministero, sia quelli validi per tutti quei beni non dotati<br />

di uno specifico provvedimento espresso ma per i quali,<br />

aventi determinate caratteristiche ai sensi dell’art. 10<br />

comma 1 del Codice, l’interesse culturale è ritenuto sussistere<br />

ex se, fino all’espletamento del procedimento amministrativo<br />

della verifica dell’interesse ai sensi dell’art.<br />

12 (i cosiddetti vincoli “ope legis”).<br />

Vanno inoltre considerati i beni paesaggistici, come definiti<br />

e tutelati nella parte III del Codice, anch’essi dichiarati<br />

di notevole interesse pubblico tramite provvedimento<br />

espresso o tutelati per legge. L’art. 143 evidenzia<br />

infatti l’importanza della ricognizione, delimitazione e<br />

individuazione di tali beni come atto imprescindibile alla<br />

pianificazione paesaggistica.<br />

L’attività di catalogazione di tutto ciò che a vario titolo,<br />

come sopra evidenziato, attesta la culturalità di un bene,<br />

si è più facilmente concentrata sulle dichiarazioni di interesse,<br />

quindi sui provvedimenti espressi (compresi quelle<br />

derivanti da verifica dell’interesse positiva, che consolida<br />

definitivamente la natura di bene culturale prima presunta<br />

quale misura cautelare a carattere provvisorio, e<br />

negativa, che opera da condizione risolutiva), anche se<br />

gli elenchi descrittivi dei beni culturali di proprietà predisposti<br />

dagli enti pubblici (e assimilati) ai sensi dell’art.<br />

4, comma 3, L. 1089/1939 e dall’art. 5, D.Lgs. 29 ottobre<br />

1999, n. 490 costituiscono una fonte di informazioni da<br />

sempre tenuta in debita considerazione.<br />

Proprio perché la natura dei dati presenti in tali atti è<br />

molto varia, dalla massima genericità delle prime dichiarazioni<br />

di interesse degli inizi del ‘900 ad una sempre<br />

maggior precisione, soprattutto in merito alla localizzazione<br />

e alla presenza di un corredo fotografico significativo,<br />

le banche dati realizzate, prima cartacee e poi<br />

digitali (per lo più in formato excel corredate a volte da<br />

scansioni in .pdf degli atti), si sono man mano arricchite<br />

di una serie di informazioni relative al bene sottoposto<br />

a tutela e da ulteriori informazioni di carattere amministrativo<br />

relative al procedimento, anch’esso in evoluzione,<br />

connesso alla dichiarazione. Ne conseguono due<br />

ordini di problematiche: come reperire le informazioni<br />

mancanti, nei casi di dichiarazioni spesso datate e molto<br />

sintetiche e, come tenere aggiornati i dati, che naturalmente<br />

mutano negli anni successivi alla dichiarazione,<br />

che possono riguardare indirizzo del bene, riferimenti<br />

catastali, proprietà, collocazione di eventuali beni mobili<br />

Fig. 2 - Distribuzione beni oggetto di rilievo danni su intero territorio<br />

regionale– Database UCCR.<br />

ivi conservati, per arrivare anche a mutamento di Comune<br />

di appartenenza (si pensi alle unioni dei Comuni che<br />

comportano un cambio di denominazione). D’altra parte,<br />

le necessità di interrogazione possono essere dettate da<br />

esigenze molteplici e in continua evoluzione, anche inseguendo<br />

il variare delle procedure amministrative e delle<br />

relative attività di monitoraggio, sia della pubblica amministrazione<br />

che delle specifiche attività di tutela.<br />

La geolocalizzazione dei beni immobili, anche nel caso si<br />

tratti di contenitori di beni mobili, collegata ad uno o più<br />

database delle informazioni sopra descritte, costituisce<br />

un ulteriore passo in avanti nell’attività di catalogazione,<br />

la cui utilità è facilmente comprensibile sia per l’attività<br />

ordinaria del MIBACT, che, ancor più, in situazione emergenziale,<br />

quando ci si trova ad operare in contesti in cui<br />

i danni sono tali da non aver più punti di riferimento utili<br />

perfino all’individuazione del bene stesso (Fig. 1).<br />

BANCA DATI UCCR: IL PATRIMONIO DANNEGGIATO E IL SISTE-<br />

MA GESTIONALE DEL SISMA 2016: IL MODELLO MARCHE<br />

In considerazione dello sciame sismico che ha interessato<br />

il Centro-Italia e dei gravissimi danni riportati dal patrimonio<br />

culturale delle Marche, è evidente che la mole dei<br />

Fig. 3 - Ubicazione dei Comuni campioni con riferimento al territorio regionale.


Fig. 4 - Particolare del centro storico di Visso (MC). I poligoni arancio provengono dai db dell’UCCR, mentre quelli viola provengono dal db Vincolo di<br />

interesse culturale.<br />

dati da gestire è stata di portata inaspettatamente considerevole<br />

e che i database inizialmente impostati in formato<br />

excel e cartacei non fossero adeguati al complesso<br />

lavoro di coordinamento richiesto all’UCCR-Marche: per<br />

questo motivo, quest’ultima ha attivato subito una collaborazione<br />

con le UCCR Lombardia ed Emilia-Romagna,<br />

in virtù della loro esperienza nell’ambito dell’emergenza<br />

sismica del 2012. Il risultato di questa attività di confronto<br />

e lavoro congiunto, è stata la realizzazione di un<br />

software gestionale denominato ES_Mibac, realizzato con<br />

Microsoft Access, collegato ad un database centralizzato<br />

su una risorsa server per consentirne l’implementazione<br />

simultanea dei beni censiti. Il software è stato impostato<br />

sulla base dell’anagrafica di ciascun immobile affiancata<br />

via via ad una banca dati ben più ampia. Successivamente<br />

il sistema di catalogazione è stato costruito e rimodulato<br />

a seconda dell’evolversi degli eventi calamitosi e dunque<br />

adattandolo ai dati relativi a danni sempre più consistenti<br />

a carico del patrimonio culturale, spesso di diversa natura,<br />

da monitorare anche ad intervalli temporali differenziati.<br />

Il software, quindi, ha inglobato i dati prodotti da tutte<br />

le attività svolte su ciascun bene, dietro il coordinamento<br />

dell’UCCR – Marche. Ci si riferisce in particolare a: sopralluoghi,<br />

rilievo dei danni, attività di messa in sicurezza,<br />

GTS, spostamento dei beni mobili. Successivamente, procedendo<br />

con la digitalizzazione dell’archivio cartaceo, la<br />

scheda di ogni bene monumentale colpito dal sisma nel<br />

territorio regionale è diventata associabile agli atti relativi<br />

a ciascuna attività svolta e alle relative, importantissime,<br />

immagini (Fig. 2).<br />

LO SVILUPPO DEL WEB<br />

GIS MiBACT Marche:<br />

i sistemi Web-GIS per il patrimonio culturale<br />

La rapida evoluzione delle tecnologie digitali per il processamento<br />

dei dati a connotazione spaziale, associate<br />

all’utilizzo di informazioni di diversa natura (BigData) ha<br />

fatto maturare l’esigenza di creare appositi strumenti per<br />

la gestione dei dati geografici in sperimentazioni interdisciplinari.<br />

Un sistema GIS dedicato al patrimonio culturale,<br />

definito come un modello spaziale di archiviazione, elaborazione<br />

e gestione delle informazioni, ha, oggigiorno,<br />

enormi potenzialità per la creazione di modelli predittivi<br />

e simulazioni dinamiche o per la riproducibilità dei dati<br />

che consentono di rappresentare, ripercorrendo a ritroso,<br />

le varie fasi della ricerca, integrandole in un’ottica interdisciplinare<br />

con altri ambiti di gestione e analisi spaziale,<br />

quali la pianificazione territoriale, la protezione civile, il<br />

monitoraggio ambientale, la cartografia del rischio (Letellier<br />

et al., 2007). Ma ormai da decenni la possibilità di<br />

condividere e allargare la consultazione del dato ad un<br />

panorama di esperti a vario titolo ha introdotto la soluzione<br />

Web-GIS (talvolta sostituito da Web-based GIS, Online<br />

GIS, Distributed GIS). Termine utilizzato per indicare<br />

l’impiego via Internet/Intranet di funzionalità proprie dei<br />

GIS, in grado di rendere disponibile l’informazione georeferita<br />

ad utenti in remoto e di poter impiegare in soluzioni<br />

WMS la cartografia di base su cui georeferite le aree<br />

indagate. La possibilità di effettuare azioni da remoto e<br />

l’accessibilità ai dati da parte di una utenza “allargata”<br />

ha così influenzato il mondo dei Sistemi Informativi Geografici,<br />

determinando lo sviluppo di software dedicato per<br />

le relative applicazioni in rete (Oliviero et al., 2006). Inizialmente<br />

si parlava di visualizzazione di pagine internet<br />

di tipo statico, a cui si sono poi aggiunte operazioni di<br />

analisi spaziale, indicando nei Web-GIS un sistema complesso<br />

in grado di svolgere le stesse operazioni di un GIS<br />

ma con accesso da remoto (Painho et al., 2001). Si possono<br />

così segnalare formati e standard utilizzabili per la<br />

pubblicazione in rete della cartografia: HTML, SVG, GML<br />

(Generalized Markup Language) e fare così riferimento agli<br />

standard dell’OCG, con formati sempre più caratterizzati<br />

dalla capacità di includere in ogni entità sia le informazioni<br />

di tipo spaziale che i relativi attributi (tradizionalmente<br />

inseriti nei database alfanumerici collegati). In relazione<br />

ai livelli di complessità caratterizzanti le applicazioni che<br />

prevedono l’utilizzo di cartografie in rete (Internet Mapping<br />

Applications), è possibile individuare differenti servizi<br />

erogabili e diverse tipologie di azioni (Data Management,<br />

Visualisation, Retrieval, GIS Analysis), tali da operare una<br />

distinzione tra Geodata Server, Map Server, Online Retrieval<br />

System, Online GIS, GIS Function Server (Rinner, 1998).<br />

24 ArcheomaticA N°1 marzo <strong>2021</strong>


Tecnologie per i Beni Culturali 25<br />

IMPLEMENTAZIONE DEL WEB-GIS<br />

Campione di Comuni del cratere sisma 2016<br />

Nell’ambito della convenzione di ricerca richiamata nel<br />

paragrafo 1, il Web-GIS è stato implementato tramite l’importazione<br />

delle relative banche dati su un campione di<br />

Comuni del cratere sismico delle Marche: Visso, Castelsantangelo<br />

sul Nera, Ussita, Arquata del Tronto, Acquasanta<br />

Terme e Montemonaco (Fig. 3). Questo campione<br />

rappresenta circa il 10% della totalità dei beni presenti<br />

nei due database principali. La sperimentazione ha avuto<br />

quindi lo scopo di definire un protocollo di implementazione,<br />

verificare quali tipo di errori questa implementazione<br />

avrebbe prodotto, ed avere dati utili alla quantificazione<br />

dell’entità del lavoro richiesto per l’implementazione dei<br />

dati dell’intera Regione. Il sistema Web-GIS di riferimento,<br />

ovvero quello sviluppato per il Segretariato Regionale Mi-<br />

BACT per l’Emilia-Romagna, è classificabile come Map Server<br />

in quanto permette semplici funzioni, come zooming<br />

e planning, seppure sia stato integrato da una funzione di<br />

ricerca e posizionamento insieme a un sistema di segnalazioni<br />

(Shaig, 2001).<br />

CRITICITÀ E PROTOCOLLO DI CORREZIONE DATI<br />

Dopo le fasi di rilievo dei danni e la rispettiva catalogazione<br />

sono seguite le fasi di importazione dei dati e gestione<br />

degli stessi. Alla fase di importazione spesso seguono errori<br />

tra i dati e la base scelta. In questo caso la base che<br />

è stata utilizzata proviene dal Catasto Nazionale. Per cui i<br />

beni corrisponderanno alle Particelle di cui sono composti.<br />

I casi di mancato match dopo l’importazione hanno riguardato:<br />

4 Beni non georeferenziati, in cui nessuna particella corrispondeva<br />

a quelle realmente esistenti. Solitamente<br />

questi errori sono legati a refusi di battitura durante<br />

l’inserimento dei dati dalle schede di rilievo agli elenchi<br />

digitali.<br />

4 Beni con “buchi”, che indicavano la mancanza di Particelle,<br />

per cui è stato necessario aggiungere manualmente<br />

le Particelle mancanti.<br />

4 Beni “sparsi”, cioè molto estesi, dove è stato fissato<br />

come parametro l’estensione della diagonale tra il centro<br />

di una Particella e dell’altra.<br />

4 Beni multi-poligono, si è trattato di beni formati da più<br />

parti di poligono. In alcuni casi si ritrovano errori macroscopici,<br />

cioè beni formati da Particelle anche molto<br />

distanti tra di loro.<br />

4 Casi in cui due (o più) beni insistevano sulla stessa particella<br />

del catasto.<br />

4 Casi in cui le coordinate catastali erano riferite ad un<br />

Comune che aveva subito la fusione con altre amministrazioni<br />

comunali adiacenti.<br />

È stata riscontrata un’incidenza media degli errori pari al<br />

25% dei beni per Comune.<br />

Le cause di questi errori possono essere attribuite alla<br />

base catastale, riferita al 2013, ad errori di scrittura nel<br />

database e, infine, alla non chiarezza dei dati inseriti nelle<br />

schede di rilievo durante i sopralluoghi nei siti danneggiati<br />

dal sisma.<br />

Il protocollo di correzione ha previsto innanzitutto la verifica<br />

dei dati mancanti, cioè quelli per cui non è stata<br />

trovata automaticamente la Particella corrispondente. Per<br />

rendere la ricerca più agibile è stato creato un plug-in, dal<br />

Dott. Francesco Marucci di Cooperativa Alveo di Bologna,<br />

nominato “Ricerca catastale” il quale, dopo aver inserito<br />

i dati catastali, cioè Provincia (non la Regione in quanto<br />

tutti i dati fanno sempre parte della Regione Marche),<br />

Comune, Foglio e Particella, procede alla selezione della<br />

particella cercata.<br />

I casi di mancato match precedentemente elencati non potevano<br />

essere corretti automaticamente per cui sono stati<br />

individuati singolarmente gli elementi, utilizzando il plugin<br />

di ricerca e verificata l’esistenza o meno della Particella.<br />

Nel caso in cui i dati non risultassero corretti il bene è<br />

stato cercato utilizzando la maschera del database UCCR<br />

o tramite verifica dei dati trascritti nelle schede di rilievo.<br />

UNIONE DELLE BANCHE DATI<br />

Lo scopo finale delle operazioni di correzione è stato quello<br />

di unire il database dell’UCCR, composto sia da beni<br />

culturali tutelati in quanto oggetto di provvedimento di<br />

verifica di interesse, sia da beni oggetto di tutela cosiddetta<br />

“ope legis”, cioè i beni culturali dichiarati tali in forza<br />

dell’art.12 c.1 del Dlg.s 42/2004 (Codice dei beni culturali<br />

e del paesaggio), e il database VIC (Verifiche di Interesse<br />

Culturale), ovvero la totalità dei beni già sottoposti a decreto<br />

di vincolo prima del terremoto (fig. 4).<br />

Per completare quest’ultima fase è stato creato un nuovo<br />

tool “Unione UCCR-VIC”, che mostra la denominazione del<br />

bene nei due database e permette l’unione delle informazioni.<br />

Una volta che questo legame è stato creato, si è proceduto<br />

alla fusione dei due database, mantenendo tutte le<br />

informazioni di entrambi (oppure facendo delle scelte che<br />

li completino). Inoltre, nell’ambito dei Comuni campione,<br />

sono stati riscontrati diversi casi di beni presenti solo in<br />

uno dei due database, che sono stati quindi integrati in un<br />

database unico finale.<br />

Un caso specifico di corrispondenza tra beni appartenenti<br />

alle due banche dati è stato quello in cui, per lo stesso<br />

bene, veniva indicato un nome differente. Questa situazione<br />

si può spesso riscontrare nell’utilizzo diverso delle<br />

abbreviazioni (ad esempio Chiesa di Santa Maria Assunta /<br />

Chiesa di S.M. Assunta), oppure perché alcuni beni storicoartistici<br />

vengono denominati in modo diverso in base agli<br />

usi locali (ad es. Palazzo dei Priori / Palazzo del Comune).<br />

In questo caso il protocollo ha previsto il mantenimento di<br />

entrambe le denominazioni, essendo la corrispondenza tra<br />

beni determinata in termini di consistenza catastale.<br />

CONCLUSIONI E SVILUPPI FUTURI<br />

L’esperienza illustrata nel presente articolo evidenzia<br />

come l’implementazione di un Web-GIS a partire da dati<br />

acquisiti e classificati con criteri “tradizionali” e tramite<br />

metodi differenziati risente di molteplici criticità che<br />

spesso sono risolvibili solo tramite laboriosi processi di correzione<br />

manuale dato per dato. Al fine di allineare la filiera<br />

acquisizione-elaborazione-archiviazione alla gestione e<br />

fruizione finale delle informazioni nel Web-GIS, il Segretariato<br />

Regionale del MiBACT per le Marche intende riprogettare<br />

anche la fase di creazione dei dati in modo tale che le<br />

informazioni siano immediatamente inserite nel Web-GIS.<br />

Sia nell’attività ordinaria che in quella emergenziale i dati<br />

vengono prodotti sempre nell’ambito di procedimenti tecnico-amministrativi<br />

che dovranno essere quindi integrati<br />

nel sistema Web-GIS sin dalla fase iniziale rappresentata<br />

dall’avvio d’ufficio o su istanza di parte. Su questo aspetto<br />

si concentreranno gli sviluppi del sistema nel corso del<br />

<strong>2021</strong> al fine di strutturare un sistema informativo integrato<br />

che porterà benefici sia a livello “interno” all’Ente, sia a<br />

livello di fruizione esterna da parte degli operatori e della<br />

cittadinanza.


Bibliografia<br />

Rinner, C. (1998). Online maps in Geomed. In Proceeding of the GIS<br />

PlaNET 98 Workshop.<br />

Painho, M., Peixoto, M., Cabral, P., & Sena, R. (2001). WebGIS as a<br />

teaching tool. Proceedings of the ESRI UC, 9-13.<br />

Shaig, A. (2001, December). An Overview of Web based Geographic<br />

Information Systems. In The 13th Annual Colloquium of the Spatial<br />

Information Research Centre. Dunedin: University of Otago.<br />

Oliviero, C., Parente, C., & Santamaria, R. (2006) La Cartografia In Rete<br />

E Nelle Applicazioni WebGIS.” ·<br />

Letellier, R., Schmid, W., & LeBlanc, F. (2007). Guiding Principles,<br />

Recording Documentation and Information Management for the<br />

Conservation of Heritage Places. Paul Getty Trust, Getty Conservation<br />

Institute: Los Angeles, USA, 36-38.<br />

Circolare n. 24/2012 in cui si rende noto il Decreto n. 7/2012 del MiBAC<br />

Direttiva MiBACT - 23 Aprile 2015<br />

Parole Chiave<br />

Web-GIS; valorizzazione; patrimonio culturale; visualizzazione dati; GIS<br />

Autore<br />

Annalisa Conforti<br />

annalisa.conforti@beniculturali.it<br />

Segretariato Regionale del MiBACT per le Marche<br />

Luigi Federico D’Amico<br />

S1102056@studenti.univpm.it<br />

DICEA – Università Politecnica delle Marche<br />

Giovanni Issini<br />

giovanni.issini@beniculturali.it<br />

Segretariato Regionale del MiBACT per le Marche<br />

Abstract<br />

The Italian Ministry of Culture regional branch in Marche region is developing<br />

a Web-GIS system dedicated to the local cultural heritage, focused to architectural<br />

and landscape sites. The informative system is based on two main<br />

datasets: the regional listed architectural heritage sites and the architectural<br />

heritage sites affected by 2016 earthquake events. The data processing and<br />

the following datasets merging arose challenging issues linked to the complexity<br />

of the information associated to each architectural site. Through a<br />

research partnership the project team firstly defined a method based on the<br />

critical understanding of the cultural features of the sites. Subsequently the<br />

data processing procedure was codified through a mismatch control protocol,<br />

tested over a sample of the sites.<br />

Eva Savina Malinverni<br />

e.s.malinverni@staff.univpm.it<br />

DICEA – Università Politecnica delle Marche<br />

Camilla Tassi<br />

camilla.tassi@beniculturali.it<br />

Segretariato Regionale del MiBACT per le Marche<br />

Sara Trotta<br />

sara.trotta@beniculturali.it<br />

Segretariato Regionale del MiBACT per le Marche<br />

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ARCHEOLOGIA FORENSE<br />

L'Archeologia Forense e la<br />

Ricerca di Persone Scomparse<br />

Non solo ricostruzioni sulla scena del crimine ma anche<br />

sostanziale aiuto per ritrovare persone scomparse<br />

di P. M. Barone<br />

Fig. 1 - Schema riassuntivo della XXIV Relazione del Commissario Straordinario per le persone scomparse (Commissario Straordinario <strong>2021</strong>:<br />

https://www.interno.gov.it/sites/default/files/<strong>2021</strong>-02/xxiv_relazione_annuale_2020_compressed.pdf).<br />

Come già trattato in questa rivista (Barone 2020), l’archeologia forense non si occupa solo della<br />

ricostruzione di dinamiche criminali all’interno di una scena del crimine (Groen et al. 2015; Barone<br />

e Groen 2018), ma anche di aiutare le forze dell’ordine nella ricerca di persone scomparse<br />

(Barone et al., <strong>2021</strong>a; Barone et al. <strong>2021</strong>b).<br />

Questo sembrerebbe un argomento completamente avulso dall’archeologia tradizionale ed in parte lo<br />

è. Per questo è importante sottolineare l’aggettivo “forense” ogniqualvolta ci addentriamo nei meandri<br />

della criminalistica all’interno di un contesto legale. L’Archeologia tradizionale ovviamente è ben<br />

lungi da occuparsi di questi aspetti, ma la sua attitudine intrinsecamente olistica di approcciarsi allo<br />

studio del territorio, la rende una perfetta candidata per chi voglia declinare questa disciplina in ambito<br />

giuridico. È importante sottolineare, però, che è necessaria una specifica formazione ed esperienza<br />

in entrambi i settori (quello delle scienze archeologiche e quello delle scienze giuridiche). Improvvisarsi<br />

in tale settore o millantare crediti porta solo nocumento a se stessi, in primis, e alla comunità.<br />

L’ambito della ricerca delle persone scomparse risponde proprio alla necessità di avere un approccio<br />

eticamente e professionalmente probo e corretto per non incorrere non solo in atteggiamenti lesivi<br />

dell’integrità e dell’emotività degli attori coinvolti, ma anche in eventuali sanzioni legali (Barone e Di<br />

Maggio 2019).<br />

28 ArcheomaticA N°1 marzo <strong>2021</strong>


Tecnologie per i Beni Culturali 29<br />

La scomparsa delle persone è un fenomeno<br />

complesso, dinamico e multidimensionale<br />

che mette in evidenza<br />

una questione sociale e, per poterne<br />

monitorare l’evoluzione, necessita di<br />

un’analisi costante. Questo lavoro è<br />

svolto dal Commissario Straordinario<br />

per le Persone Scomparse presso il<br />

Ministero dell’Interno, che ogni anno<br />

pubblica sul sito del Ministero un report<br />

aggiornato con i dati aggregati e<br />

disaggregati delle persone scomparse<br />

in Italia. In particolare, i dati complessivi<br />

sul fenomeno - a partire dal<br />

1° gennaio 1974 e fino al 31 dicembre<br />

2020 - sono distinti per macroaree<br />

di riferimento, ovvero per fasce<br />

di età, per genere, per nazionalità e<br />

per motivazione della scomparsa. Le<br />

denunce di scomparsa registrate dalle<br />

Forze dell’ordine, dal 1° gennaio<br />

1974 fino al 31 dicembre 2020, sono<br />

258552. Di queste, 195710 riguardano<br />

soggetti che sono stati ritrovati, mentre risultano ancora<br />

da ritrovare 62842 scomparsi (Commissario Straordinario<br />

<strong>2021</strong>) (Figura 1).<br />

La geolocalizzazione è di primaria importanza in questo<br />

ambito. Geolocalizzazione, in generale, significa poter<br />

trovare persone, animali, mezzi e cose in tempo reale e<br />

con un’ottima precisione. Sinonimo di RTLS (Real Time Location<br />

Systems – Sistemi di Localizzazione in Tempo Reale),<br />

la geolocalizzazione permette non solo di innescare una<br />

tracciabilità e una rintracciabilità che offre informazioni<br />

preziose e strategiche a supporto della gestione, ma anche<br />

di creare nuovi servizi con valore aggiunto nell'ambito della<br />

ricerca persone scomparse (Barone et al., 2020; Barone<br />

et al., <strong>2021</strong>b).<br />

Fig. 2 - Domande "geografiche" da porre per ricostruire un corretto locus operandi.<br />

Telefonini, social network, persino le chiavi della macchina<br />

con transponder sono tutti sistemi che permettono una<br />

geolocalizzazione precisa di una persona. Esistono poi applicazioni<br />

che rintracciano telefonini spenti o senza campo<br />

utilizzando solo tre parole (https://what3words.com/) oppure<br />

mediante quella che si chiama profilazione geografica<br />

(locus operandi) o ancora attraverso l'analisi delle immagini<br />

satellitari. Vediamoli nel dettaglio di seguito.<br />

Per lavorare con la geolocalizzazione bisogna avere conoscenze<br />

di telerilevamento, geofisica, GIS e geoarcheologia<br />

oltre a conoscere bene il territorio e gli strumenti informatici<br />

e digitali relativi. Più nel dettaglio, se una persona<br />

è scomparsa in un fiume, per esempio, per prima cosa si<br />

dovrebbe capire la velocità media del corso d’acqua e ve-<br />

Fig. 3 - Un esempio reale di locus operandi. Il punto bianco risulta essere il punto di ritrovamento della persona scomparsa che rientra nell’area individuata<br />

dalla profilazione geografica.


dere se sfocia in un mare o in un lago e magari posizionare<br />

delle grate a mo’ di chiusa per permettere di “filtrare”<br />

qualsiasi cosa che non sia acqua. Contestualmente, attraverso<br />

l’analisi delle immagini satellitari temporali, usando<br />

specifici filtri, si possono individuare anomalie relative a<br />

corpi che si muovono giornalmente lungo il corso d’acqua<br />

e quindi avere la possibilità di dirottare le ricerche in un<br />

punto preciso (Barone <strong>2021</strong>b). L’approccio che potrebbe<br />

essere più promettente è quello che viene definito con il<br />

termine an glosassone Geographic Profiling. Se questa tecnica<br />

è nota negli ambienti forensi come metodica per la<br />

pre venzione del crimine seriale (Rossmo, 2000), non è stato<br />

mai applicato finora alla ricerca di persone scomparse<br />

con il termine di locus operandi.<br />

Per comprendere meglio il potenziale della profilazione<br />

geografica o locus operandi come “agente intelligente”<br />

nella ricerca delle persone scomparse, biso gna prima capire<br />

la sua storia e di cosa si tratta. La profilazione geografica<br />

è un metodo criminologico utilizzato per individuare<br />

approssimativamente l’area in cui risiede un criminale seriale.<br />

Sebbene sia uno strumento di organizzazione utile e<br />

un campo sempre più popolare, questo metodo è costantemente<br />

aggiornato poi ché le basi matematiche sono costantemente<br />

perfezionate. Tra gli altri calcoli matematici<br />

avanzati, i calcoli di base implicano l’applicazione della<br />

formula della distanza e la ricerca del centroide (Barone<br />

et al., 2020). Oggi questa tecnica è spesso utilizzata in ambito<br />

criminologico e la maggior parte dei proventi destinati<br />

alla ricerca, sono dedicati all’in dividuazione di software<br />

computazionali più potenti con lo scopo di realizzare aree<br />

sempre più precise (Barone et al., 2020).<br />

Come visto, il locus operandi risulta un’arma molto utile<br />

per le forze dell’ordine per la predizione di crimini futuri.<br />

È evidente come questo approccio abbia il potenziale<br />

di ridurre drasti camente le zone di ricerca a pochi<br />

km2, quando normalmente vengono ricoperti molti ettari,<br />

molto spesso con esiti negativi. Il principio è similare al<br />

tradizionale Geographic Profiling, ma inve ce di concentrare<br />

l’attenzione sul criminale e la sua zona di interesse o<br />

hot zone, ci si sof ferma ad analizzare le zone frequentate<br />

dalla persona scomparsa prima della sparizione. Le<br />

informazioni della polizia devono essere molto accurate e<br />

per questo sarebbe bene, al momento della denuncia della<br />

persona scomparsa, porre le domande in Figura 2 (Barone<br />

et al., <strong>2021</strong>). Per ottenere, conseguentemente, una profilazione<br />

geografica efficace, è necessario ela borare i dati<br />

geografici utilizzando la geometria computazionale (Barone<br />

et al., <strong>2021</strong>a; Barone et al. <strong>2021</strong>b). In tutto il mondo i<br />

sistemi di ricerca si stanno sempre più perfezio nando, anche<br />

con l’utilizzo di nuove tecnologie (Barone e Di Maggio,<br />

2019a; Barone e Di Maggio, 2019b; Pensieri et al., 2020),<br />

ma l’impiego dell’intelligenza artificiale in questo settore<br />

spe cifico è ancora sottostimato anche se potrebbe essere<br />

fondamentale per la cosiddetta spatial analysis e la creazione<br />

di modelli predittivi riducendo l’areale di ricerca<br />

con una buona approssimazione (Barone et al., <strong>2021</strong>a; Barone<br />

et al. <strong>2021</strong>b) (Figura 3).<br />

In casi in cui i risvolti delle indagini portano a pensare alla<br />

morte e possibile occultamento del cadavere della persona<br />

scomparsa, tali metodi prevedono un’analisi territoriale<br />

mediante telerilevamento, ovvero utilizzando immagini<br />

satellitari, da aereo o drone per poter non solo analizzare<br />

il territorio della scomparsa da remoto ma anche poter evidenziare<br />

tramite immagini a cronologia differente (ovvero<br />

prima e dopo la scomparsa) eventuali cambiamenti del<br />

territorio mediante una serie di filtri multispettrali come<br />

il vicino-infrarosso, l’NDVI (l’indice di crescita della vegetazione),<br />

l’NDWI (l’indice di variazione dei bacini idrici)<br />

o il LiDAR in aree boschive (Barone et al., <strong>2021</strong>b). Queste<br />

preliminari analisi eseguite al computer sono necessarie<br />

per prepararsi a recarsi in loco e permettono un notevole<br />

restringimento del campo di ricerca favorendo un’investi-<br />

Fig. 4 - Questa figura mostra la copertura mediatica internazionale del caso italiano (a), la regione italiana dove è avvenuta la scomparsa (b), un'immagine<br />

NIR della zona della scomparsa con i dettagli dell'anomalia relativa al corpo senza vita della madre (c).<br />

30 ArcheomaticA N°1 marzo <strong>2021</strong>


Tecnologie per i Beni Culturali 31<br />

gazione autoptica dei luoghi più precisa e focalizzata. Tale<br />

ricognizione può aiutare nella creazione di un’ulteriore<br />

mappa che aiuta a ridurre ancora di più la ricerca sul campo.<br />

Tale mappa è la cosiddetta RAG map (Red Amber Green<br />

map) o mappa a semaforo in cui si evidenziano i settori in<br />

cui è molto, mediamente e poco probabile la presenza di<br />

un occultamento di un eventuale cadavere. Nelle ristrette<br />

zone dedotte dalle suddette analisi, è possibile effettuare<br />

un ulteriore controllo mediante indagini geofisiche (nella<br />

fattispecie mediante georadar) che in maniera del tutto<br />

non invasiva e ripetibile permette di avere un’interpretazione<br />

abbastanza accurata del sottosuolo (Barone et al.,<br />

<strong>2021</strong>a; Barone et al. <strong>2021</strong>b).<br />

Successivamente a tutte le metodologie impiegate ed illustrate<br />

finora, in maniera assolutamente non distruttiva/<br />

invasiva, si può avere un’area molto circoscritta di ricerca<br />

con un’alta probabilità di individuare il target investigativo.<br />

A questo punto solo uno scavo stratigrafico/scientifico<br />

(che segue le procedure archeologiche) e non arbitrario (a<br />

ruspa o con mezzi impropri) permette di collezionare tutte<br />

le evidenze necessarie per ricostruire propriamente la<br />

scena del crimine ed eventualmente, avere una cronologia<br />

relativa traendone le dovute considerazioni (Barone 2020;<br />

Barone 2016; Barone e Di Maggio, 2019b).<br />

Alla luce di quanto detto, è auspicabile compiere degli<br />

sforzi per raccogliere e registrare questo tipo di informazioni<br />

con la massima accuratezza e celerità possibili:<br />

mai muoversi dalle centrali operative senza aver attuato i<br />

passaggi illustrati precedentemente. L'utilizzo, quindi, di<br />

tecniche che vanno dalla macroscala alla microscala, identificando<br />

tutte le peculiarità e le informazioni utili alla<br />

ricerca, riducendo l'uso delle risorse umane, la possibilità<br />

di limitare i tempi di intervento e la capacità di operare<br />

in condizioni difficili e / o di pericolo per le squadre di<br />

soccorso sono alla portata economica di tutti oggigiorno.<br />

Riassumendo, quindi: i) Google e i principali social network,<br />

se non disattivata di proposito, hanno una localizzazione<br />

costante. In caso di persona scomparsa, è sufficiente<br />

entrare nel suo account (se ne ha uno, naturalmente); ii)<br />

What3words all’estero è una app cosiddetta a due uscite,<br />

ovvero l’utente può inviare tramite app la sua posizione<br />

oppure la centrale operativa può collegarsi allo smartphone<br />

della persona scomparsa anche se è spento o non raggiungibile;<br />

in seguito, iii) il locus operandi permette, attraverso<br />

un’analisi predittiva (tipo quella del film Minority<br />

Report con Tom Cruise) di capire e definire, in base ai luoghi<br />

visitati normalmente, quale può essere la zona in cui è<br />

scomparsa la persona; infine, iv) lo studio delle immagini<br />

satellitari può essere di fondamentale aiuto essendo acquisite<br />

non solo ogni giorno ma anche in differenti bande o<br />

frequenze che permettono talvolta di vedere “l’invisibile”<br />

(Figura 4). Ovviamente questo porta a focalizzare le ricerche<br />

per altre unità come georadar, unità cinofile e ricognitori<br />

di terra esperti (anche detti field-walkers) (Groen et<br />

al. 2015; Barone & Groen 2018; Barone e Di Maggio 2017;<br />

Barone e Di Maggio 2019a; Barone et al., <strong>2021</strong>a; Barone et<br />

al. <strong>2021</strong>b).<br />

In conclusione, l’auspicio è quello che, così come avviene<br />

all’estero, anche in Italia si riesca a diffondere in maniera<br />

capillare l’apporto delle conoscenze prettamente archeologiche<br />

di analisi spaziale e geolocalizzazione che risultano<br />

di fondamentale importanza se declinate in ambito forense<br />

con particolare riguardo al supporto per le ricerche<br />

di persone scomparse.<br />

Bibliografia<br />

Barone, P.M. 2016 Understanding Buried Anomalies: A Practical<br />

Guide to GPR; LAP LAMBERT Academic Publishing: Saarbrücken,<br />

Germany; ISBN 978-3-659-93579-4.<br />

Barone, P.M. 2020 Contestualizzare l’Archeologia Forense; <strong>Archeomatica</strong><br />

- Tecnologie per i Beni Culturali, Anno XII - Numero<br />

2 Giugno<br />

Barone, P.M.; Di Maggio, R.M. 2019 Dealing with Different Forensic<br />

Targets: Geoscientists at Crime Scenes, Geological Society,<br />

Special Publications: London, 492. DOI: 10.1144/SP492-2017-<br />

274.<br />

Barone, P.M.; Di Maggio, R.M. 2019 Forensic Geophysics:<br />

Ground Penetrating Radar (GPR) Techniques and Missing<br />

Persons Investigations. Forensic Sci. Res.,4, 337–340. doi:<br />

10.1080/20961790.2019.1675353<br />

Barone, P.M.; Di Maggio, R.M. 2019 Low-Cost CSI Using Forensic<br />

GPR, 3D Reconstruction, and GIS. J. Geogr. Inf. Syst. 11, 493–<br />

499, doi: 10.4236/jgis.2019.115030<br />

Barone P.M., Di Maggio R.M. & Mesturini S. <strong>2021</strong> Materials<br />

for the study of the locus operandi in the search for<br />

missing persons in Italy, Forensic Sci. Res., 1, 1–7. doi:<br />

10.1080/20961790.2020.1854501<br />

Barone PM, Di Maggio RM, Mesturini S. <strong>2021</strong> Forensic Geoarchaeology<br />

in the Search for Missing Persons. Forensic Sciences, 1(1),<br />

8-15. doi: 10.3390/forensicsci1010003<br />

Barone, P.M.; Groen, W.J.M. 2018 Multidisciplinary Approaches<br />

to Forensic Archaeology: Topics discussed During the European<br />

Meetings on Forensic Archaeology (EMFA); Springer, ISBN 978-3-<br />

319-94397-8.<br />

Barone P.M., Mesturini S., Pensieri M.G., Volpini L. 2020 L’AI nella<br />

ricerca delle persone scomparse in A.F. Uricchio, G. Riccio,<br />

U. Ruffolo (a cura di) Intelligenza artificiale tra etica e diritti.<br />

Prime riflessioni a seguito del libro bianco dell’Unione europea,<br />

Carucci Editore.<br />

Commissario Straordinario del Governo per le persone scomparse,<br />

XXIV Relazione annuale, (1° gennaio 2020 – 31 dicembre<br />

2020, Ministero dell’Interno, <strong>2021</strong>.<br />

Di Maggio, R.M., Barone, P.M. (eds.) 2017 Geoscientists at Crime<br />

Scenes: A Companion to Forensic Geoscience; Soil Forensics;<br />

Springer International Publishing, ISBN 978-3-319-58047-0.<br />

Groen, W.J.M.; Marquez-Grant, N.; Janaway, R. 2015 Forensic Archaeology:<br />

A Global Perspective; Wiley, ISBN 978-1-118-74598-4.<br />

Pensieri, M.G.; Garau, M.; Barone, P.M. 2020 Drones as an Integral<br />

Part of Remote Sensing Technologies to Help Missing People.<br />

Drones, 4, 15. doi: 10.3390/drones4020015<br />

Rossmo, D.K. 2000 Geographic Profiling; CRC Press: Boca Raton,<br />

FL, USA.<br />

Abstract<br />

Forensic archaeology and the search for missing persons, not only reconstructions on the crime<br />

scene but also substantial help to find missing persons.<br />

Parole chiave<br />

Archeologia forense; geolocalizzazione; RTLS; persone scomparse<br />

Autore<br />

P. M. Barone<br />

p.barone@aur.edu


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CHI CI PENSA AGLI INESPLOSI IN MARE?<br />

Interessante sessione di Archeologia Marina al 4° Convegno<br />

dei Geologi Marini. Affezionata all’evento, Codevintec<br />

ha partecipato con un paper dal titolo “L’importanza<br />

di indagini OBI-UXO accurate in mare" presentato<br />

da Nicola Catalano. Il fatto che un ordigno sia rimasto<br />

sul fondale o nascosto sotto, inesploso per anche 100<br />

anni, non lo rende meno pericoloso. È importante elaborare<br />

uno studio del rischio - specifico per il sito di<br />

indagine – prima di qualsiasi indagine intrusiva. Cos’è il<br />

rischio mitigato, e rischio residuo? Cosa può, cosa non<br />

può essere individuato, e qual è lo strumento adatto?<br />

Pianificare e condurre un’indagine magnetometrica<br />

mirata è uno dei mezzi più efficienti per mitigare il<br />

rischio di incorrere in un ordigno bellico inesploso (OBI,<br />

anche detto UXO).<br />

Il magnetometro marino di casa Geometrics G-882, è<br />

l’unico che soddisfa gli standard richiesti per la bonifica<br />

degli OBI nel Mare del Nord. Si tratta di un magnetometro<br />

ai vapori di Cesio ad altissima risoluzione, adatto<br />

all’utilizzo in acque profonde e superficiali e capace<br />

di interfacciarsi con i Side Scan Sonar più diffusi per il<br />

traino. Così da unire i due rilievi.<br />

Un’altra componente per le indagini OBI è il software<br />

per l’elaborazione e l’analisi dei dati magnetometrici<br />

acquisiti. Oasis Montaj, con i suoi moduli UXO Marine<br />

Mag e UXO Marine Grad appositamente sviluppati, ad<br />

oggi è il software di riferimento per le indagini magnetometriche<br />

marine.<br />

Ma non solo: software completo, sviluppato grazie alla<br />

conoscenza degli OBI e migliorato grazie all’attenzione<br />

che il produttore Seequent presta ai riscontri ricevuti<br />

dai clienti. Ottimizza e snellisce il processamento dei<br />

dati: dall’import, al picking dei target, fino al calcolo<br />

di dimensione e profondità degli stessi, per arrivare<br />

alla creazione di liste di mappe e liste di target con<br />

relative coordinate.<br />

La sessione Geoarcheologia Marina e costiera è stata<br />

moderata da Maria Rosaria Senatore, Pietro P. Aucelli,<br />

Paolo Orrù, Rita Melis.<br />

Chi è Codevintec?<br />

Codevintec è riferimento per strumenti ad alta tecnologia<br />

nelle Scienze della Terra e del Mare:<br />

• Geofisica terrestre e Studio del sottosuolo<br />

Il progetto AMOR - Advanced Multimedia and Observation<br />

services for the Rome cultural heritage - è una iniziativa<br />

NAIS nell'ambito del programma ARTES 20 IAP 5G<br />

per L'ART Business Applications Programme dell'Agenzia<br />

Spaziale Europea (ESA), cofinanziato dall'Agenzia spaziale<br />

Italiana (ASI). Le attività del progetto sono iniziate a<br />

novembre 2020 e avranno una durata di 24 mesi.<br />

AMOR si propone di supportare sia le Istituzioni responsabili<br />

dei Beni Culturali (Soprintendenza speciale Archeologia,<br />

Belle Arti e Paesaggio di Roma; Sovrintendenza<br />

capitolina ai Beni Culturali di Roma) sia i visitatori, in<br />

termini di:<br />

• Salvaguardia, tramite ispezione / monitoraggio multimodale<br />

del sito;<br />

• Fruizione, attraverso soluzioni avanzate di fruizione;<br />

Le tecnologie abilitanti AMOR comprendono:<br />

• Osservazione della Terra da satellite, utilizzata per:<br />

- identificazione e mappatura delle criticità,<br />

- valutazione dello stato di conservazione;<br />

• Navigazione satellitare utilizzata per il tracciamento<br />

dei visitatori (anonimizzato) e la derivazione dell'analisi<br />

dei dati;<br />

• Piattaforme aeree (sistemi UAV), dotate di sensori<br />

scelti sulla base di:<br />

- specificità della missione,<br />

- risoluzione spaziale più elevata;<br />

• Tecnologia GPR (Ground Penetrating Radar) utilizzata<br />

per:<br />

- prospezioni del sottosuolo;<br />

32 ArcheomaticA N°1 marzo <strong>2021</strong>


Tecnologie per i Beni Culturali 33<br />

- indagini sotto la superficie di strutture verticali (muri,<br />

colonne, ecc.);<br />

• Tecnologia 5G, che consente soluzioni di fruizione AR.<br />

Le aree pilota, comprese nel centro storico di Roma (sito<br />

Unesco dal 1980), sono:<br />

• Terme di Caracalla;<br />

• Mura Aureliane (parte di);<br />

Il team proponente è composto da:<br />

- NAIS (Nextant Applications and Innovative Solutions)<br />

(Prime Contractor)<br />

- ICR (Istituto per la conservazione e il restauro)<br />

- CNR - IREA (Consiglio Nazionale delle Ricerche, Istituto<br />

per Il Rilevamento Elettromagnetico dell'Ambiente)<br />

- CoopCulture<br />

- ESRI<br />

- NITEL<br />

L’ARCHEOLOGIA VISTA DAL DRONE...<br />

Con DJI Mini sono state fatte 3 missioni a 25 metri, di 10<br />

minuti ciascuna.<br />

Con le prime 2 missioni nadirali, andando ad incrociare i<br />

2 voli precedenti, la terza missione invece è stata effettuata<br />

con un volo circolare e la camera inclinata di 45°.<br />

Si è cercato di effettuare scatti fotografici con una sovrapposizione<br />

almeno del 70%.<br />

Sono stati posizionati N°10 caposaldi rilevati con strumentazione<br />

GNSS, operazione necessaria sia per riferire<br />

il rilievo alle altre campagne di misura sia per migliorare<br />

le accuratezze del rilievo fotogrammetrico.<br />

Sono state eseguite ben 862 foto, un numero elevato di<br />

fotogrammi indispensabili per ottenere i risultati in fotografia<br />

qui sotto.<br />

Il tutto è stato elaborato con software 3DF-Zephyr.<br />

3DF-Zephyr si è dimostrato vincente per l’elaborazione<br />

di questo rilievo grazie ai suoi algoritmi brevettati.<br />

Infatti l’algoritmo SASHA è dedicato all’estrazione delle<br />

mesh e permette di ottenere un modello 3D con bordi<br />

nitidi e margini netti!<br />

Dal modello generato, sempre nell’ambiente 3DF Zephyr,<br />

è stato possibile estrarre le curve di livello e sezioni in<br />

punti strategici dell’area del cantiere.<br />

Per saperne di più sulla fotogrammetria e sull’elaborazione<br />

con il software 3DF-Zephyr chiama lo 055 8954766<br />

Oggi vogliamo parlare di un caso studio avvenuto in un<br />

cantiere sito a Verona. Verona ha attraversato da protagonista<br />

le epoche storiche, la sua posizione strategica<br />

l’ha spesso salvata da devastazioni. I conquistatori avevano<br />

interesse a conservare una città fortificata integra,<br />

di cui servirsi per il dominio sul territorio. Il centro storico<br />

di questa fantastica città è caratterizzato da molte<br />

testimonianze, resti, monumenti ed edifici di ogni epoca<br />

e stile.<br />

Per numero di reperti è seconda solo a Roma. Come<br />

spesso accade nei centri storici italiani, buona parte dei<br />

reperti sono sottoterra, dai due ai tre metri al di sotto<br />

dell’attuale piano stradale.<br />

E’ quello che è successo nell’ennesimo cantiere della città<br />

Scaligera nei pressi di Borgo Venezia.<br />

Durante la fase di scavo per la predisposizione al cantiere<br />

di un nuovo fabbricato, i lavori si sono improvvisamente<br />

bloccati per il ritrovamento di uno scheletro umano di<br />

circa 2000 anni fa….<br />

Ovviamente sono intervenuti tempestivamente una squadra<br />

di archeologi, progettisti, architetti e topografi rilevatori.<br />

La scelta è stata quella di fare immediatamente un volo<br />

con il drone per sorvolare tutta l’area del cantiere e riferire<br />

tutto il rilievo con le precedenti campagne di misura.<br />

NUOVO DRONE DJI MAVIC 2 ENTERPRISE CON CAMERA<br />

TERMICA PER OPERAZIONI CRITICHE<br />

La DJI, azienda cinese leader nel mercato dei droni per<br />

scopi ludici, oramai affermata anche nel campo dei droni<br />

per operazioni più complesse, molto utili anche nel campo<br />

del Patrimonio Culturale, ha il suo nuovo prodotto: DJI<br />

Mavic Enterprise Advanced. Le novità rispetto ai precedenti<br />

droni enterprise sono molteplici tra cui la camera,<br />

il sistema di posizionamento e vari accessori. La camera<br />

con un sensore da 1/2'' 48 MP, zoom digitale fino a 32x e<br />

una camera termica con risoluzione 640x512, frame rate<br />

di 30 Hz e zoom digitale fino a 16x può tornare molto utile<br />

nell'analisi termografica con notevoli applicazioni nello<br />

studio dei manufatti architettonici, specie se storici,<br />

perché consente di vedere al di là della superficie opaca<br />

scoprendo, ad esempio, discontinuità materiali e strutturali<br />

e quindi la presenza di cavità, vuoti, tamponature,<br />

occlusioni o anche antiche aperture. Un'altra utilità può


AZIENDE E PRODOTTI<br />

essere anche una ripresa termografica di pareti e soffitti<br />

di ampia estensione per il rilievo del grado di umidità,<br />

dovuto ad infiltrazioni non definibili dalla colorazione degli<br />

intonaci, con indubbio vantaggio per stabilire ampiezza<br />

e profondità d’intervento su affreschi, tinteggiature<br />

e crescita spontanea di vegetazione a macchia sui tratti<br />

murari di rovine ed edifici storici e le relative variazioni<br />

subite nel corso del tempo.<br />

Di seguito il commento di uno dei responsabili della DJI:<br />

“Abbiamo notato che i nostri consumatori Enterprise<br />

hanno utilizzato Mavic 2 Enterprise per condurre ispezioni<br />

industriali dove una migliore precisione e risoluzione<br />

maggiore per sensori termici e di visualizzazione<br />

rappresentavano funzioni essenziali per operare in modo<br />

preciso. Grazie ai nuovi aggiornamenti, Mavic 2 Enterprise<br />

Advanced si trasforma nel drone must-have ideale<br />

per questo tipo di ispezioni complesse,” dice Christina<br />

Zhang, responsabile DJI per le strategie aziendali. “I professionisti<br />

dell'ispezione saranno in grado di individuare<br />

difetti e anomalie con maggiore dettaglio ed eseguire<br />

operazioni e manutenzione in modo più efficace. Infine,<br />

i primi soccorritori e i vigili del fuoco saranno in grado di<br />

localizzare rapidamente le vittime, identificare i punti<br />

caldi e schermare i rischi di incendio per redigere piani<br />

di salvataggio mirati, mantenendo il personale al sicuro ".<br />

Specifiche della camera termica<br />

Grazie ai suoi doppi sensori avanzati con una telecamera<br />

con risoluzione termica HD 640×512 px e una telecamera<br />

visiva da 48 MP con un sensore CMOS da 1/2 ", i professionisti<br />

saranno in grado di prendere decisioni informate<br />

identificando rapidamente gli oggetti sul posto. La termocamera<br />

presenta un frame rate di 30 Hz e consente<br />

una precisione di misurazione della temperatura di ± 2<br />

° C. I piloti possono passare da feed visivi, termici o con<br />

vista divisa per diverse esigenze di progetto. Mavic 2 Enterprise<br />

Advanced può acquisire immagini HD e video 4K<br />

da una distanza di sicurezza. I suoi sensori della telecamera<br />

ad alta risoluzione supportano uno zoom digitale<br />

32x e uno zoom termico 16x, consentendo agli operatori<br />

di concentrarsi sui dettagli che contano sulle missioni di<br />

ispezione aerea.<br />

Altre caratteristiche<br />

Spot Meter – Visualizza la temperatura media di un oggetto,<br />

aiutando i piloti a mantenere una distanza di sicurezza<br />

durante il monitoraggio di oggetti critici o pericolosi.<br />

Area Measurement – Individua i punti con valori di temperatura<br />

minima, media e massima, così come le corrispondenti<br />

posizioni di ciascuna area, permettendo agli<br />

ispettori il rilevamento rapido di soggetti e determinare<br />

eventuali aree surriscaldate.<br />

Sistema di posizionamento centimetrico<br />

Il nuovo DJI Mavic 2 Enterprise Advanced può essere dotato<br />

di un modulo DJI RTK (disponibile separatamente) che<br />

raggiunge una precisione al centimetro e supporta NTRIP,<br />

che consente al drone di resistere alle interferenze elettromagnetiche<br />

rendendolo ideale per le ispezioni powerline.<br />

Gli operatori possono creare fino a 240 waypoint per<br />

condurre missioni di ispezione automatizzate e dettagliate<br />

in ambienti complessi. Il formato leggero e portatile di<br />

Mavic 2 Enterprise Advanced offre la massima agilità in<br />

quanto può decollare in meno di un minuto e sfrecciare<br />

attraverso ambienti operativi complessi grazie a velocità<br />

di salita e discesa più elevate.<br />

Accessori utili<br />

Faro – Il faretto con una luminosità di 2.400 lumen aiuta<br />

le operazioni di notte e in condizioni di luce scarsa o<br />

diurne complesse come nebbia e fumo.<br />

Speaker – Un altoparlante con una proiezione massima di<br />

100 decibel (1 m di distanza) è in grado di memorizzare<br />

più registrazioni vocali e riprodurre clip in loop consentendo<br />

la comunicazione con le squadre di terra durante<br />

le situazioni di emergenza per operazioni efficienti.<br />

Lampeggiante – Conforme agli standard di certificazione<br />

FAA (Federal Aviation Administration) per la segnalazione<br />

notturna, il lampeggiante M2E è dotato di una potente<br />

luce stroboscopica visibile fino a 4,8 km di distanza. Aumenta<br />

la sicurezza delle operazioni notturne o in condizioni<br />

di scarsa luminosità, segnalando la presenza del<br />

drone ai piloti di altri velivoli nelle vicinanze.<br />

DJI Smart Controller – E’ dotato di un display ultra-luminoso<br />

1080p da 5,5 pollici per visualizzare immagini nitide<br />

anche sotto la luce solare diretta.<br />

34 ArcheomaticA N°1 marzo <strong>2021</strong>


TELERILEVAMENTO<br />

Tecnologie per i Beni Culturali<br />

RECENSIONE<br />

AUGMENTED HERITAGE<br />

dall'oggetto esposto<br />

all'oggetto narrato<br />

a cura di Aracne Editrice<br />

AUTORE: DONATO MANIELLO<br />

PREFAZIONE: SANDRA LUCENTE<br />

EDITORE: EDIZIONI LE PENSEUR<br />

PAGINE: 304<br />

PREZZO: € 34<br />

ISBN: 978-88-95315-69-0<br />

In quanti modi è possibile "aumentare" la realtà? La<br />

tecnologia è l'unico modo in cui è possibile raggiungere<br />

questo obiettivo? È possibile parlare di etica digitale<br />

applicata ai beni culturali? Nella prima parte<br />

del volume l'autore affronta queste tematiche in un<br />

percorso sistematico analizzandone le reciproche influenze<br />

per poi introdurre la Spatial Augmented Reality<br />

(SAR), affrontando - in modo teorico - i metodi ad<br />

oggi disponibili con cui è possibile far coincidere scena<br />

reale e modello digitale attraverso l'approccio video<br />

proiettivo. La seconda parte è dedicata all'approfondimento<br />

della SAR sul patrimonio artistico e culturale,<br />

analizzando la parte relativa al metodo e alla progettazione<br />

che ha ispirato le installazioni, curate dallo<br />

stesso autore. Il volume, sintesi dei precedenti scritti<br />

dallo stesso autore, da cui sono eslcuse tutte le parti<br />

manualistiche, amplia con ulteriori approfondimenti<br />

il tema dell’Augmented Heritage, è rivolto a tutti gli<br />

studiosi che desiderano avere un approfondimento<br />

sistematico, teorico e di indirizzo su tale disciplina,<br />

attraverso uno sguardo quanto più ampio possibile sui<br />

metodi culturali della progettazione multimediale.<br />

MONITORAGGIO 3D<br />

GIS E WEBGIS<br />

www.gter.it<br />

info@gter.it<br />

GNSS<br />

FORMAZIONE<br />

RICERCA E INNOVAZIONE


AGORÀ<br />

Monitoraggio sismico in tempo<br />

reale per il Tempio di Nettuno a<br />

Paestum – Il tempio meglio conservato<br />

della Magna Grecia da<br />

marzo <strong>2021</strong> è soggetto a un monitoraggio<br />

sismico continuo grazie<br />

a una collaborazione tra il Parco<br />

Archeologico di Paestum e Velia<br />

e il dipartimento di Ingegneria<br />

Civile dell’Università di Salerno.<br />

Quattordici punti di misura, realizzati<br />

con sensori di ultima tecnologia,<br />

sviluppati nell’ambito<br />

della ricerca sulle onde gravitazionali,<br />

sono stati posizionati sulle<br />

parti alte dell’edifico di V sec.<br />

a.C. e nel sottosuolo, per misurare<br />

in tempo reale ogni minimo<br />

movimento della struttura millenaria.<br />

La precisione degli accelerometri<br />

è tale da poter registrare<br />

non solo attività sismiche,<br />

ma anche l’impatto del traffico e<br />

persino del vento sul tempio. Tali<br />

dati, dal momento che vengono<br />

raccolti in maniera sistematica,<br />

aiuteranno a elaborare un modello<br />

del comportamento dinamico<br />

dell’edifico e saranno fondamentali<br />

per rintracciare cambiamenti<br />

strutturali, non visibili a occhio<br />

nudo, che potrebbero rappresentare<br />

un rischio.<br />

“Si tratta di un’integrazione<br />

virtuosa tra ricerca applicata e<br />

tutela – commenta l’Ing. Luigi<br />

Petti dell’Ateneo salernitano -<br />

che impiega tecnologie e sensori<br />

altamente innovativi, sviluppati<br />

dal Professore Fabrizio Barone<br />

per applicazioni nei settori della<br />

sismologia e della geofisica, integrando<br />

le conoscenze di molti<br />

settori scientifici, tra cui l’archeologia,<br />

l’architettura, la geologia<br />

e l’ingegneria strutturale. Tali<br />

attività rientrano in un progetto<br />

di ricerca più ampio, a cui partecipano,<br />

tra l’altro, le Università<br />

di Roma La Sapienza e di Kassel<br />

in Germania. È, inoltre, iniziata<br />

una collaborazione con l’ISPRA<br />

per attività di monitoraggio sui<br />

beni culturali”.<br />

Il sistema di monitoraggio è stato<br />

progettato dall’arch. Antonella<br />

Manzo, già responsabile dell’ufficio<br />

UNESCO del Parco archeologico,<br />

in collaborazione con il<br />

professore Luigi Petti del Dipartimento<br />

di Ingegneria civile dell’Università<br />

di Salerno; i lavori sono<br />

stati diretti dall’arch. Luigi Di<br />

Muccio della Soprintendenza<br />

ABAP di Caserta e Benevento.<br />

I dati sono stati immessi in rete<br />

sul sito del Parco<br />

Il datacenter dell’Università di<br />

Salerno, d’intesa con il Parco archeologico,<br />

consentirà l’accesso<br />

ai dati a enti di ricerca da tutto il<br />

mondo, previa stipula di una convenzione<br />

non onerosa. Intanto,<br />

una parte dei dati è accessibile<br />

liberamente in tempo reale sulla<br />

pagina del sito istituzionale del<br />

Parco Archeologico di Paestum e<br />

Velia:<br />

www.museopaestum.beniculturali.it/monitoraggio-sismico-deltempio-di-nettuno/<br />

“In questa maniera – commenta<br />

Maria Boffa, funzionaria per la<br />

comunicazione del Parco – ci si<br />

può connettere da tutto il mondo<br />

per seguire il comportamento<br />

dinamico del tempio di Nettuno<br />

in tempo reale. Ovviamente i dati<br />

messi on line sono in uno stato<br />

‘crudo’ e parziale e per accedere<br />

ai dataset completi bisogna<br />

effettuare un’apposita richiesta.<br />

Per avere un’idea di cosa esattamente<br />

stiamo parlando, si può<br />

fare una prova e osservare in video<br />

una oscillazione del monumento<br />

in diretta proprio nell’orario<br />

di transito del Frecciarossa,<br />

oppure quando la situazione meteorologica<br />

a Paestum non è delle<br />

migliori. In tal modo, speriamo<br />

di sensibilizzare il pubblico verso<br />

un campo di ricerca che a lungo<br />

è stato riservato agli addetti ai<br />

lavori e far capire come la tecnologia<br />

può aiutare nella tutela del<br />

patrimonio”.<br />

Novità dagli scavi lungo le fondazioni<br />

Per il posizionamento dei sensori<br />

nel sottosuolo sono stati effettuati<br />

nuovi scavi lungo le fondazioni<br />

del monumento. Le indagini, coordinate<br />

dai funzionari archeologi<br />

Daniele Rossetti e Francesco<br />

Scelza, hanno riservato più di<br />

una sorpresa agli studiosi. “Può<br />

36 36 ArcheomaticA N°1 marzo <strong>2021</strong>


Tecnologie per i Beni Culturali 37<br />

sembrare strano – sottolinea il<br />

direttore del Parco archeologico,<br />

Gabriel Zuchtriegel – ma sono i<br />

primi scavi stratigrafici controllati<br />

e documentati in maniera corretta<br />

sul tempio di Nettuno, uno<br />

dei monumenti dorici più famosi<br />

del mondo antico. E a volte sono<br />

proprio i monumenti più celebri<br />

- che sembrano stranoti anche<br />

se in realtà non lo sono - che nascondono<br />

ancora delle sorprese.<br />

Nel nostro caso, è soprattutto<br />

la cronologia che abbiamo potuto<br />

chiarire grazie alla fortuna di<br />

trovare una stratigrafia intatta<br />

che ancora contiene la storia del<br />

cantiere del tempio. In passato,<br />

Dieter Mertens ipotizzò sulla base<br />

di alcuni dettagli del podio che il<br />

tempio originariamente fosse stato<br />

progettato come un periptero<br />

di 8 x 19 colonne, per poi essere<br />

riprogettato in una forma più<br />

‘moderna’ con 6 x 14 colonne. I<br />

nostri scavi hanno dimostrato che<br />

tutta la parte delle fondazioni<br />

effettivamente risale al periodo<br />

tardo-arcaico, circa mezzo<br />

secolo prima della terminazione<br />

del progetto intorno al 460 a.C.<br />

Come nelle grandi cattedrali del<br />

medioevo, anche qui dobbiamo<br />

immaginare un cantiere che si<br />

protraeva per più generazioni,<br />

con ripensamenti, aggiustamenti<br />

e cambiamenti in corso d’opera.<br />

Inoltre, lo scavo ci ha messo nella<br />

condizione di ricostruire come<br />

la costruzione del tempio abbia<br />

comportato una rimodulazione<br />

del paesaggio circostante. Prima<br />

di iniziare la costruzione, l’area<br />

dove sarebbe sorto il tempio era<br />

stata livellata, però senza abbassare<br />

il livello molto al di sotto del<br />

piano di campagna. Su un sottile<br />

strato di sabbia di mare, riscontrato<br />

in tutti e quattro i saggi<br />

lungo le fondazioni, furono poi<br />

messe le fondamenta che erano<br />

dunque quasi completamente al<br />

di sopra del piano di campagna.<br />

Solo successivamente furono coperti<br />

di terreno, creando così una<br />

specie di collinetta artificiale intorno<br />

al podio del tempio che<br />

si può apprezzare ancora oggi.<br />

Tutto ciò ha arricchito in maniera<br />

straordinaria la nostra conoscenza<br />

del tempio dorico meglio<br />

conservato della Magna Grecia; è<br />

un episodio che ancora una volta<br />

fa capire come tutela e ricerca<br />

siano due facce della stessa medaglia”.<br />

Il progetto finanziato con Artbonus<br />

I lavori per la messa in opera del<br />

sistema di monitoraggio sono stati<br />

finanziati con donazioni arrivate<br />

attraverso il portale Artbonus<br />

del Ministero della Cultura che<br />

prevede sgravi fiscali a chi sostiene<br />

la tutela e la valorizzazione<br />

di beni culturali. Tra i maggiori<br />

contribuenti la famiglia di Sabato<br />

D’Amico, titolare dell’omonima<br />

azienda di Pontecagnano, e Roberto<br />

Savarese di Sorrento Sapori<br />

e Tradizioni Srl.<br />

“Donare per la realizzazione del<br />

progetto di monitoraggio ci ha<br />

fatto sentire custodi della storia<br />

– dichiara Sabato D’Amico -.<br />

Con la nostra azienda cerchiamo<br />

di affermare il made in Italy in<br />

tutto il mondo e di contribuire<br />

allo sviluppo di questo territorio<br />

della Piana del Sele, così ricco di<br />

risorse naturali e di cultura. Essere<br />

un mecenate significa creare<br />

un rapporto saldo con importanti<br />

realtà come il Parco Archeologico<br />

di Paestum e Velia che quotidianamente<br />

tutelano e valorizzano i<br />

nostri beni culturali per scrivere<br />

un progetto di crescita di più ampio<br />

respiro che guarda al futuro”.<br />

Come evdenzia il direttore, il<br />

progetto, in virtù della sua polivalenza<br />

“è un esempio concreto<br />

di quanto si riesce a fare in<br />

un’ottica di integrazione virtuosa<br />

tra tutela, ricerca e coinvolgimento<br />

del territorio grazie alle<br />

possibilità che si sono aperte con<br />

la riforma dei beni culturali e con<br />

la legge Artbonus”.<br />

Fonte: www.museopaestum.beniculturali.it/


AGORÀ<br />

Il Louvre virtuale cambia – Il<br />

Louvre, il grande museo parigino,<br />

a causa della pandemia è chiuso<br />

da mesi. Un duro colpo per la cultura,<br />

la critica e la ricerca: ognuno<br />

che ami l’arte e’ consapevole<br />

che e’ creata per essere fruita.<br />

Ancora una volta la tecnologia va<br />

incontro all’arte, alla didattica<br />

e al turismo, si dimostra arte,<br />

e l’intera collezione parigina -<br />

composta da centinaia di migliaia<br />

di pezzi - è online, su un nuovissimo<br />

sito web, ma questa volta<br />

dedicato quasi esclusivamente al<br />

Louvre.<br />

Il database ‘Louvre Site des Collections’<br />

contiene, infatti, oltre<br />

alle sue opere, le sculture dei<br />

giardini del Carrousel e delle Tuileries,<br />

quelle del Musée National<br />

Eugène Delacroix e le opere recuperate<br />

dopo la seconda guerra<br />

mondiale. Per la prima volta il<br />

museo, forse il più visitato dai<br />

turisti che ci sia, compare scorporato<br />

dalle basi dei dati di Catalogo<br />

dei musei francesi denominate<br />

Atlas e Joconde, da decenni<br />

accessibili alle curiosità e alla ricerca<br />

degli appassionati di tutto<br />

il mondo e create a partire dagli<br />

anni Settanta.<br />

Sul sito le schede delle opere<br />

vengono periodicamente aggiornate<br />

nel campo bibliografico<br />

dagli esperti del museo e rese<br />

disponibili all’utente con una catalogazione<br />

abbinata a strumenti<br />

anche intuitivi e semplici. Inoltre<br />

è corredato da una mappa interattiva<br />

che consente ai visitatori<br />

di addentrarsi stanza per stanza.<br />

Un avviso ai naviganti circoscrive<br />

la bibliografia, che, senza<br />

pretendere di essere selettiva o<br />

esaustiva, e’ limitata alle attività<br />

più strettamente museali.<br />

Come di consueto, le collezioni<br />

possono essere approfondite in<br />

diversi modi: ricerca semplice o<br />

avanzata, album a tema e voci<br />

smistate per dipartimento curatoriale.<br />

In aggiunta, il sito stesso<br />

del museo è stato ottimizzato<br />

e diviso in tre sezioni principali:<br />

‘visiter’, ‘découvir’, ‘en ce moment’.<br />

«L’accessibilità è il cuore della<br />

nostra missione» ha ribadito<br />

Jean-Luc Martinez, direttore del<br />

museo, il quale è convinto che<br />

questa corsa digitale possa in<br />

qualche modo alleviare e non sostituire<br />

la mancanza di visite allo<br />

straordinario monumento francese.<br />

Come spesso accade, le revisioni<br />

parziali e gli aggiornamenti<br />

non sempre contribuiscono ad<br />

arricchire e ad approfondire la<br />

schedatura storica dell’oggetto<br />

artistico: a tutti gli esperti e’<br />

consigliabile accedere alle più<br />

vecchie basi dati per le vicende<br />

collezionistiche dell’opera, che il<br />

criterio di obiettività dei curatori<br />

ha deontologicamente e professionalmente<br />

mantenuto in linea,<br />

anche per quanto attiene alla<br />

documentazione fotografica, con<br />

l’alta definizione adottata veramente<br />

apprezzabile, a portata di<br />

mano per tutti gli interpreti.<br />

A campione, tra le opere più celebri<br />

della collezione, per quanto<br />

attiene in dettaglio alla Morte<br />

della Madonna di Caravaggio,<br />

la scheda di catalogo del Louvre<br />

finalmente pubblica la sua provenienza<br />

dalla collezione di Carlo<br />

I d’Inghilterra. Dato desunto<br />

dall’edizione del 1757, con una<br />

nota di Horace Walpole, dei due<br />

manoscritti di Oxford, che si<br />

datano al 1639, del Catalogo di<br />

Abraham van der Doort, curatore<br />

della raccolta reale, che vi descriveva:<br />

“Dorcas lying dead, by<br />

Michael Angel Caravagio”, venduta<br />

ad Everhard Jabach e da<br />

questi poi a Luigi XIV, sancita la<br />

prima appartenenza nel 1607 alla<br />

raccolta Gonzaga. L’accessibilità<br />

online del dato e’ oggi confrontabile<br />

in parte con il manoscritto<br />

legato di Van der Doort conservato<br />

dal Royal Collection Trust. La<br />

perplessità derivava dal significato<br />

di ‘Dorcas’, nome greco di Tabita<br />

e dall’interpretazione di Van<br />

der Doort e, conseguentemente<br />

di Walpole, del soggetto del Transito<br />

della Vergine come di una<br />

Resurrezione di Tabita, dagli Atti<br />

degli Apostoli.<br />

Ora, se e’ vero che artisti italiani<br />

come Raffaello, Leonardo, Michelangelo,<br />

Tiziano o Caravaggio<br />

appartengono ad ogni cultura e<br />

anche alla lingua francese, che<br />

nei secoli li ha ‘tradotti’, appropriandosene,<br />

e’ pur vero che l’uso<br />

ha restituito nel secolo scorso<br />

il nome in lingua originale di quasi<br />

ogni artista od autore incluso<br />

negli indici di catalogo redatti<br />

dagli schedatori di ogni parte<br />

del mondo, come prima voce del<br />

nome autore identificato. Non<br />

e’ ancora così per lo strumento<br />

parigino che accoglie come nomi<br />

d’autorità: Raphael, Leonard, Michelange,<br />

Titien, Caravage, che<br />

qualunque correttore automatico<br />

tenderà oggi a correggere. In<br />

fondo in fondo, automatismo per<br />

automatismo, e’ pur vero che lo<br />

stesso correttore non muterebbe<br />

immediatamente in Delacroix il<br />

pittore che per avventura scrivessimo<br />

‘Della Croce’. Sono banche<br />

dati storicizzate, oltre che<br />

38 ArcheomaticA N°1 marzo <strong>2021</strong>


Tecnologie per i Beni Culturali<br />

39<br />

una fonte preziosa per entrare<br />

nella cultura che le ha formate.<br />

Secondo una prassi corrente nei<br />

cataloghi museali, a chi li consulta<br />

converrà scorrere tutte le<br />

forme del nome accettate per<br />

avere una visione più completa<br />

della reale consistenza delle acquisizioni.<br />

Del resto, il catalogo<br />

museale da sempre ha accolto il<br />

principio storico dell’opera d’arte<br />

come documento inventariato,<br />

dalla quale, come dai dati della<br />

sua esposizione o meno e in quali<br />

raccolte, si dipanano le fonti<br />

biografiche sull’artista. Criterio<br />

fondamentale sotto il profilo critico,<br />

poiché il titolo soggettivo<br />

delle singole opere raramente e’<br />

rimasto immutato nel corso del<br />

tempo, anche se solo spostate<br />

da una parte all’arte dello stesso<br />

edificio: l’iconologia e’ la disciplina<br />

storico-artistica che identifica<br />

un’opera d’arte indicizzando<br />

inoltre gli innumerevoli appellativi<br />

che le siano stati attribuiti<br />

nei secoli, e non soltanto, talora,<br />

i disparati creatori.<br />

Una piacevole scoperta per il<br />

visitatore abituale, aneddotica<br />

gia’ per Stendhal, a ben vedere<br />

più di noi informato sull’origine<br />

delle più importanti raccolte europee,<br />

può essere quella che riguarda<br />

più da vicino la revisione<br />

dei dati di provenienza al Louvre<br />

di opere incluse nel Trattato di<br />

Tolentino: cioe’ il fatto che non<br />

vengano più archiviate nel sistema<br />

come ‘conquete de guerre’,<br />

ma semplicemente come ‘achat’,<br />

‘acquisto’. Pur sempre in cambio<br />

della vita del pontefice Pio VII,<br />

quando erano le opere d’arte italiana,<br />

e non così frequentemente<br />

i loro creatori, come accade oggi,<br />

a fuggire all’estero. Del resto il<br />

Ministero della Cultura italiano,<br />

ancora oggi, non fa che spiazzare<br />

i suoi direttori di museo, come se<br />

la lingua italiana, anche in tema<br />

di banche dati, non avesse saputo<br />

parlare all’arte e dell’arte che ha<br />

creato. Il Louvre, analogamente<br />

alla maggior parte dei più importanti<br />

musei italiani, e’ accessibile<br />

quindi, e non solo, si mostra<br />

per quello che e’: un laboratorio<br />

di assidua ricerca inestimabile ed<br />

inevitabilmente discutibile che<br />

non ha mai smesso di essere un<br />

evento.<br />

Sottocontrollo<br />

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e pre-scavo<br />

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e oggetti sepolti<br />

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colonne, pareti…<br />

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e profili 3D del sottosuolo


AGORÀ<br />

Zamani Project: la salvaguardia di<br />

siti in via di estinzione attraverso<br />

tecnologie all’avanguardia. – Il patrimonio<br />

culturale è il fondamento<br />

di ogni società e cultura. Con<br />

sede presso la School of Architecture<br />

Planning and Geomatics della<br />

Faculty of Enginerring & the Built<br />

Enviroment, Zamani Project è un<br />

gruppo di ricerca che ospita uno dei<br />

database più estesi al mondo di siti<br />

e strutture del patrimonio culturale<br />

africano, sviluppato utilizzando<br />

la più moderna tecnologia di documentazione.<br />

Con il sostegno delle<br />

Fondazioni Mellon, Saville e della<br />

tecnologia Epic Games, il progetto<br />

Zamani ha documentato più di<br />

250 strutture, siti d’arte rupestre e<br />

statue in 65 siti del patrimonio in<br />

18 paesi: in Africa, Medio Oriente,<br />

Sud-est asiatico ed Europa.<br />

Nel 2001 Heinz Ruther fondò il progetto,<br />

per sostenere i siti molto<br />

spesso privi di documenti, scarsamente<br />

documentati e minacciati<br />

da danni o distruzione. Il suo fine<br />

principale è lo sviluppo della consapevolezza<br />

del patrimonio, il<br />

senso di appartenenza e il rispetto<br />

verso le altre culture. Numerosi<br />

ricercatori e professionisti insieme<br />

al Word Monuments Fund e al Conservation<br />

Institute hanno collaborato<br />

al progetto. Non sono mere<br />

immagini, sono delle vere e proprie<br />

rappresentazioni dei siti puntuali e<br />

curate nei minimi dettagli. Attraverso<br />

l’utilizzo del laser scanner,<br />

fotogrammetria e droni, la struttura<br />

o l’oggetto viene rilevato nei<br />

suoi punti precisi. I dati sono utili<br />

al fine di generare modelli 3D, sistemi<br />

d’informazione geografica,<br />

sezioni, piante e tour panoramici.<br />

Inoltre con la parecipazione di industrie<br />

tecnologiche come Zoller e<br />

Frolich e l’utilizzo del software Reality<br />

Capture.<br />

In collaborazione con Word Monuments<br />

Fund, il progetto Zamani ha<br />

intrapreso due campagne per documentare<br />

le undici chiese rupestri di<br />

Lalibela in Etiopia. Le chiese furono<br />

costruite nella città di Roha, ribattezzata<br />

Lalibela in onore del re. Il<br />

luogo attualmente è una città monastica,<br />

isolata a 2.630 metri di altezza,<br />

protetta e circondata da una<br />

barriera naturale di montagne alte<br />

più di 4.000 metri nel cuore degli<br />

altipiani a nord dell’Etiopia, nella<br />

regione degli Amhara. Dal 1968 le<br />

chiese monolitiche furono dichiarate<br />

patrimonio dell’UNESCO: scavate<br />

nella roccia, costituiscono uno<br />

dei migliori esempi di arte etiope<br />

medievale, la cui costruzione viene<br />

comunemente datata tra il 1181 e<br />

il 1221. Circondate da fossati, sono<br />

scavate a 15 metri di profondità in<br />

una roccia molto fragile e, ricavate<br />

dalla materia circostante, sembrano<br />

sgorgare dalla terra. Heinz<br />

Ruther, nella seconda campagna<br />

sul campo intrapresa nel 2017, insieme<br />

al team ha svolto un’indagine<br />

dettagliata di follow-up di due<br />

delle chiese per rilevare e quantificare<br />

possibili deformazioni nelle<br />

strutture rocciose. I sacerdoti di<br />

Lalibela hanno inoltre riferito al<br />

Word Monuments Fund che pezzi di<br />

roccia cadevano dal soffitto durante<br />

la celebrazione dell’Epifania di<br />

Timkat. Il progetto Zamani è stato<br />

incaricato di scansionare la parte<br />

più sacra della chiesa, dove fu<br />

sepolto il Re Lalibela. Si tratta di<br />

una cappella scavata nel sottosuolo,<br />

parte della quale è al di sotto<br />

di un cortile. La morfologia della<br />

struttura è complessa, ma l’esperto<br />

di conservazione del patrimonio del<br />

World Monuments Fund ha spiegato<br />

che, collegando tutti i modelli del<br />

sito creati da Zamani, sono stati<br />

in grado di comprendere non solo<br />

i singoli modelli, ma anche vedere<br />

per la prima volta come si adattano<br />

nel loro insieme. Sono state fornite<br />

informazioni su un’area di circa 30<br />

cm di roccia tra la parte superiore<br />

dell’arco e il pavimento del cortile<br />

soprastante che era instabile. Una<br />

rivelazione incredibile che ha cambiato<br />

la modalità di conservazione<br />

in quella particolare area del sito.<br />

Senza l'utilizzo delle tecniche di<br />

scansione Lidar Light Detection and<br />

Ranging che Zamani ha impiegato,<br />

sarebbe stato molto difficile stabilirlo.<br />

Nell’agosto del 2019 il team<br />

del progetto Zamani ha documentato<br />

la House of Wonders a Stone<br />

Town, Zanzibar. Costruito nel 1883<br />

con colonnati metallici, è uno degli<br />

edifici più imponenti dell’antica<br />

Stone Town ed ospita oggi il Zanzibar<br />

National Museum of History &<br />

Culture. La sua struttura fu molto<br />

innovativa, il primo edificio a Zazibar<br />

ad avere l’elettricità ed il<br />

primo in Africa orientale ad avere<br />

un ascensore. Friedrich Klutsch,<br />

regista di documentari e direttore<br />

della compagnia cinematografica<br />

DEMAX, ha lavorato per 10 giorni<br />

con il team del progetto Zamani sul<br />

posto. DEMAX nel dettaglio sta producendo<br />

una serie di film incentrati<br />

sullo scambio avvenuto tra il Sultanato<br />

dell’Oman e l’Africa Orientale<br />

nel corso dei secoli e ha scelto<br />

la House of Wonders come spazio<br />

espositivo virtuale per gli elementi<br />

di questo scambio. DEMAX sta importando<br />

i dati del progetto Zamani<br />

in programmi software per creare<br />

immagini 3D generate dal computer<br />

per la loro serie di film. Lo stesso<br />

Klutsch ha affermato che è la prima<br />

volta che viene utilizzata la scansione<br />

LIDAR in questa misura e che<br />

la sua speranza risiede nello stabilire<br />

una connessione tra il pubblico<br />

moderno, la storia e il patrimonio.<br />

La scelta di lavorare con il progetto<br />

Zamani non è stata casuale: l’utilizzo<br />

di attrezzature all’avanguardia e<br />

la loro esperienza nella tecnologia<br />

di mappatura spaziale è ciò che<br />

Klutsch cercava.<br />

40 ArcheomaticA N°1 marzo <strong>2021</strong>


Tecnologie per i Beni Culturali<br />

41<br />

Dal 2005 al 2009 il progetto Zamani<br />

ha documentato spazialmente<br />

Kilwa Kisiwani, attraverso quattro<br />

campagne. Le strutture documentate<br />

includono: la Gereza, la<br />

Grande Moschea, l'Husuni Kubwa, il<br />

Makutani Building e la Moschea Malindi.<br />

Kilwa Kisiwani, città storica,<br />

situata a circa 300 Km a sud di Dar<br />

es Salaam, è il principale sito storico<br />

nel sud della Tanzania. Tra il XIII<br />

e il XVI secolo era una fiorente città<br />

commerciale, porto centrale per il<br />

commercio nell’ Oceano Indiano di<br />

avorio, oro, legname, porcellana,<br />

gioielli, perle e abbigliamento. Gli<br />

edifici storici furono costruiti con<br />

materiali calcarei mescolati con il<br />

corallo. Nel 1981 venne dichiarata<br />

patrimonio dell’umanità dall’UNE-<br />

SCO e nel 2004 è stato incluso tra i<br />

siti in pericolo. Difatti è in corso un<br />

rapido deterioramento a causa di<br />

diversi agenti quali la vegetazione<br />

e l’erosione. La consapevolezza e<br />

l’apprezzamento dei siti del patrimonio<br />

culturale è importante anche<br />

presso le comunità locali, poiché i<br />

materiali vengono spesso rimossi<br />

dalle strutture per essere utilizzati<br />

come materiale da costruzione.<br />

Il progetto Zamani è un valido sostegno<br />

per la conservazione di questi<br />

siti. Il suo team non si fermerà<br />

e continuerà a lavorare verso la<br />

visione di una società in cui le generazioni<br />

attuali e future abbiano<br />

accesso e proteggano il patrimonio<br />

culturale africano e internazionale.<br />

Sebbene il COVID-19 abbia impedito<br />

al team di intraprendere gran parte<br />

del lavoro sul campo pianificato per<br />

il 2020, hanno lavorato duramente<br />

per elaborare dati per la creazione<br />

di nuovi prodotti digitali, inclusa la<br />

documentazione per l’Iziko South<br />

African Museum. Quando tutto ritornerà<br />

alla normalità hanno in programma<br />

di documentare altri siti.<br />

L'uso delle nuove tecnologie in ambito<br />

archeologico è particolarmente<br />

significativo. La strumentazione<br />

tecnologica, se adeguatamente utilizzata,<br />

consente di ristabilire connessioni<br />

con un tempo remoto.<br />

Il database dei papiri del Museo<br />

Egizio di Torino – Visitando il Museo<br />

Egizio di Torino si ha la possibilità<br />

di ammirare moltissimi papiri<br />

che, tuttavia, sono solo una minima<br />

parte dell’enorme patrimonio papiraceo<br />

totale che ammonta a quasi<br />

700 manoscritti interi o riassemblati<br />

e oltre 17.000 frammenti. Numeri<br />

così alti palesano le grandi difficoltà<br />

nella conservazione e nello studio<br />

di documenti antichi di millenni<br />

e, di conseguenza, molto fragili.<br />

Per chi non lo sapesse, ormai da più<br />

di un anno, è possibile previa registrazione,<br />

consultare tutti questi<br />

antichi papiri tramite il database<br />

online.<br />

“Turin Papyrus Online Platform<br />

(TPOP)“ è quindi uno strumento<br />

fondamentale che, al momento,<br />

mette a disposizione dei professionisti<br />

che si registreranno al portale<br />

230 papiri, oltre a 50 documenti<br />

consultabili liberamente da chiunque.<br />

In ogni caso, il progetto prevede<br />

il continuo incremento degli<br />

open data pubblicati.<br />

Il catalogo virtuale comprende:<br />

numero d’inventario; foto ad alta<br />

definizione di entrambe le facce<br />

dei papiri; misure; trascrizione,<br />

traslitterazione in geroglifico e traduzione<br />

(al momento solo in inglese)<br />

dei testi contenuti; riferimenti<br />

bibliografici; informazioni sulla storia<br />

e sul contesto di ritrovamento<br />

dell’oggetto; approfondimenti sul<br />

restauro e sulle analisi tecnologiche<br />

effettuate.<br />

Come detto, l’apertura all’intera<br />

comunità scientifica internazionale<br />

permetterà che l’implementazione<br />

del database usufruisca non solo<br />

del lavoro dei curatori torinesi, in<br />

particolar modo della responsabile<br />

della collezione dei papiri, Susanne<br />

Töpfer, ma di chiunque lavori nel<br />

campo.<br />

Oltretutto a TPOP è stato da poco<br />

riconosciuto il prestigioso Premio<br />

del Patrimonio/Premi Europa Nostra<br />

2020 nella categoria ricerca.<br />

Questa la motivazione della<br />

giuria che ha assegnato il premio:<br />

“L'Europa ha numerose collezioni<br />

papirologiche e raccolte di<br />

papiri, una ricchezza documentaria<br />

che testimonia l'interesse europeo<br />

per l'Orientalismo, emerso nel XVIII<br />

secolo e presente fino al XIX secolo,<br />

che ha permeato la sua cultura<br />

materiale. Lo sviluppo di una tale<br />

piattaforma online, di libero accesso<br />

e ad alta risoluzione, è di grande<br />

valore per i musei, soprattutto in<br />

considerazione del suo potenziale<br />

di essere utilizzato per la creazione<br />

di un museo digitale europeo che<br />

riunirebbe un patrimonio disperso,<br />

una raccolta virtuale omogenea<br />

che sarebbe impossibile realizzare<br />

a livello materiale. L'applicazione<br />

di strumenti dell’era digitale contribuisce<br />

allo sviluppo della conoscenza,<br />

alla conservazione della<br />

cultura materiale e alla sua accessibilità,<br />

sia per gli studiosi che per<br />

il pubblico generale, promuovendone<br />

la diffusione”.


EVENTI<br />

10 - 14 MAGGIO <strong>2021</strong><br />

Conferenza Esri Italia <strong>2021</strong><br />

Digital Week<br />

Roma (Italy)<br />

www.geoforall.it/kyk4w<br />

21 - 25 GIUGNO <strong>2021</strong><br />

O3A - Optics for Arts,<br />

Architecture, and<br />

Archaeology VIII<br />

Germania (Digital)<br />

https://spie.org/<br />

19 – 23 LUGLIO <strong>2021</strong><br />

ICC - International<br />

Cartographic Conference<br />

<strong>2021</strong><br />

Firenze (Italy)<br />

www.geoforall.it/kfurw<br />

24 -27 AGOSTO <strong>2021</strong><br />

YOUNG RESEARCHER IN<br />

ARCHAEOMETRY<br />

EVORA (PORTUGAL)<br />

www.yra4.uevora.pt/<br />

8 – 9 SETTEMBRE <strong>2021</strong><br />

RESTAURO IN TOUR<br />

www.salonedelrestauro.com<br />

27 – 30 SETTEMBRE <strong>2021</strong><br />

GIScience <strong>2021</strong><br />

Poznan (Poland)<br />

www.giscience.org<br />

30 SETTEMBRE - 3 OTTOBRE<br />

<strong>2021</strong><br />

BMTA <strong>2021</strong><br />

PAESTUM<br />

www borsaturismoarcheologico.it/<br />

6 – 8 OTTOBRE <strong>2021</strong><br />

Dronitaly “Working with<br />

Drones” <strong>2021</strong><br />

Bologna (Italy)<br />

www.dronitaly.it<br />

20 - 22 OTTOBRE <strong>2021</strong><br />

MetroArchaeo<br />

Milano<br />

www.metroarcheo.com<br />

<strong>2021</strong><br />

Data da confermare<br />

2 - 4 NOVEMBRE <strong>2021</strong><br />

CHNT 26 - Conference on<br />

Cultural Heritage and New<br />

Technologies<br />

Vienna (Austria)<br />

https://www.chnt.at/<br />

18 - 19 NOVEMBRE <strong>2021</strong><br />

International Conference on<br />

Digital Heritage<br />

London (United Kingdom)<br />

shorturl.at/szACN<br />

Dal 1986 Teorema<br />

lavora a fianco dei professionisti<br />

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essere misurati, in modo rapido e preciso con un sistema GNSS RTK.<br />

Adesso, è possibile acquisire rapidamente immagini dal sito e misurare punti direttamente<br />

in campo od in ufficio utilizzando le immagini.<br />

La fusione dei sensori GNSS e IMU in combinazione con una fotocamera, creano<br />

la tecnologia Visual Positioning, dando vita ad un rover GNSS RTK così potente e<br />

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42 ArcheomaticA N°1 marzo <strong>2021</strong><br />

www.geomatica.it • www.disto.it • www.termocamere.com


Tecnologie per i Beni Culturali 43<br />

Paestum Salerno<br />

30 settembre - 3 ottobre <strong>2021</strong><br />

1998 2 021<br />

12 eventi<br />

unici al mondo<br />

tutti in una Borsa<br />

ArcheoExperience<br />

Laboratori di Archeologia<br />

Sperimentale per la divulgazione<br />

delle tecniche utilizzate dall’uomo<br />

nel realizzare i manufatti di uso<br />

quotidiano.<br />

ArcheoIncontri<br />

ArcheoStartUp<br />

Conferenze stampa<br />

Presentazione di nuove imprese<br />

e presentazioni di progetti culturali culturali e progetti innovativi<br />

e di sviluppo territoriale.<br />

nel turismo culturale e nella<br />

valorizzazione dei beni<br />

archeologici in collaborazione con<br />

l’Associazione Startup Turismo.<br />

Conferenze<br />

Organizzazioni Governative e<br />

di Categoria, Istituzioni ed Enti<br />

Locali, Associazioni Culturali<br />

e Professionali si confrontano<br />

su promozione del turismo<br />

culturale, valorizzazione,<br />

gestione e fruizione<br />

del patrimonio.<br />

International<br />

Archaeological Discovery Award<br />

“Khaled al-Asaad”<br />

Il Premio alla scoperta<br />

archeologica dell’anno intitolato<br />

all’archeologo di Palmira che<br />

ha pagato con la vita la difesa<br />

del patrimonio.<br />

Salone Espositivo<br />

Salone Internazionale unico<br />

al mondo che promuove le<br />

destinazioni turistico-archeologiche<br />

con 100 espositori, di cui 20 Paesi.<br />

da giovedì 30 settembre a sabato 2<br />

ottobre ore 10-19;<br />

domenica 3 ottobre ore 10-13<br />

ArcheoIncoming<br />

Spazio espositivo e Workshop con<br />

i tour operator che promuovono le<br />

destinazioni italiane per l’incoming<br />

del turismo archeologico.<br />

ArcheoLavoro<br />

Orientamento post diploma<br />

e post laurea con area<br />

espositiva dedicata alle<br />

Università per la presentazione<br />

dell’offerta formativa e delle<br />

figure professionali.<br />

ArcheoVirtual<br />

Mostra e Workshop internazionali<br />

di realtà virtuale e robotica in<br />

collaborazione con ISPC Istituto<br />

di Scienze del Patrimonio<br />

Culturale del CNR.<br />

Incontri con i Protagonisti<br />

Il grande pubblico con i più noti<br />

Divulgatori culturali, Archeologi,<br />

Direttori di Musei, Accademici,<br />

Giornalisti.<br />

Premi “Antonella Fiammenghi” Workshop con i buyer esteri<br />

“Paestum Mario Napoli”<br />

selezionati dall’ENIT e i tour<br />

“Sebastiano Tusa”<br />

operator nazionali<br />

Assegnati a personalità impegnate Incontro dei buyer esteri<br />

a favore dell’archeologia, del selezionati dall’ENIT (provenienti<br />

dialogo interculturale, del turismo da 8 Paesi Europei) e dei tour<br />

archeologico subacqueo e a laureati operator nazionali con l’offerta del<br />

con tesi sul turismo archeologico. turismo culturale.<br />

sabato 2 ottobre ore 10-14 | 15-18<br />

con il sostegno di<br />

in collaborazione con<br />

con il patrocinio di<br />

vettore ufficiale<br />

Ideazione e Organizzazione<br />

Leader srl<br />

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10 – 14 maggio<br />

DIGITAL WEEK<br />

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