Leseprobe_Der junge Metastasio
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IL GIOVANE METASTASIO<br />
DER JUNGE METASTASIO<br />
a cura di ∙ herausgegeben von<br />
Francesco Cotticelli ∙ Reinhard Eisendle
DON JUAN ARCHIV WIEN<br />
SPECULA SPECTACULA<br />
9<br />
Reihe herausgegeben von<br />
Reinhard Eisendle<br />
Michael Hüttler<br />
Matthias Johannes Pernerstorfer
IL GIOVANE METASTASIO<br />
DER JUNGE METASTASIO<br />
a cura di • herausgegeben von<br />
Francesco Cotticelli • Reinhard Eisendle
Publiziert mit freundlicher Unterstützung des<br />
Don Juan Archiv Wien – Forschungsverein für Theater- und Kulturgeschichte<br />
Il giovane <strong>Metastasio</strong><br />
<strong>Der</strong> <strong>junge</strong> <strong>Metastasio</strong><br />
Herausgegeben von<br />
Francesco Cotticelli und Reinhard Eisendle<br />
Wien: HOLLITZER Verlag 2021<br />
(= Specula Spectacula 9)<br />
Herausgeber der Reihe Specula Spectacula<br />
Reinhard Eisendle • Michael Hüttler • Matthias J. Pernerstorfer<br />
Titelbild<br />
Gli Orti esperidi componimento dramatico da cantarsi in occasione del felicissimo giorno natalizio<br />
della Sac. Ces. Catt. Real Maestä di Elisabetta Augusta Imperatrice regnante<br />
per comando dell’Illustrissimo, ed Eccellentissimo Sig. D. Marc’Antonio Borghese principe di Sulmona,<br />
e Rossano & Viceré, e Capitan Generale del Regno di Napoli. […],<br />
allestimento scenico di Cristoforo Schor, incisione di Francesco De Grado<br />
Napoli, Biblioteca Nazionale, Rari Branc. F 55 (3<br />
Per gentile concessione del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali<br />
© Biblioteca Nazionale di Napoli<br />
Layout: Gabriel Fischer (Wien)<br />
Notensatz: David McShane (Graz)<br />
Produktion und Index: Inge Praxl (Wien)<br />
© HOLLITZER Verlag, Wien 2021<br />
HOLLITZER Verlag<br />
der HOLLITZER Baustoffwerke Graz GmbH<br />
www.hollitzer.at<br />
Alle Rechte vorbehalten.<br />
ISSN 2616-9037<br />
ISBN 978-3-99012-849-7
INDICE • INHALT<br />
VII<br />
Prefazione • Vorwort<br />
Francesco Cotticelli – Reinhard Eisendle<br />
RIFLESSIONI SULLA CARRIERA DEL GIOVANE METASTASIO<br />
REFLEXIONEN ÜBER DIE KARRIERE DES JUNGEN METASTASIO<br />
3<br />
21<br />
33<br />
53<br />
Esiste un primo <strong>Metastasio</strong>?<br />
Daniela Goldin Folena<br />
1724–1730: Ipotesi e certezze sul giovane <strong>Metastasio</strong><br />
Anna Laura Bellina<br />
Didone abbandonata: dall’esordio del drammaturgo alle fortune del dramma<br />
Elena Sala Di Felice<br />
<strong>Der</strong> ‚<strong>junge</strong>‘ <strong>Metastasio</strong>: Kaiserliche und königliche Theoreme<br />
Francesco Cotticelli<br />
METASTASIO “ROMANO”<br />
DER ‚RÖMER‘ METASTASIO<br />
73<br />
107<br />
Patroni, politica, impresari: le vicende storico-artistiche dei teatri romani<br />
e quelle della giovinezza di <strong>Metastasio</strong> fino alla partenza per Vienna<br />
Saverio Franchi<br />
La contesa de’ Numi e gli ultimi anni romani di <strong>Metastasio</strong><br />
Silvia Tatti<br />
L’“AVVENTURIERO” E LA CANTANTE<br />
DER ‚ABENTEURER‘ UND DIE SÄNGERIN<br />
123<br />
Biografia e carriera di una cantante (malgrado <strong>Metastasio</strong>)<br />
Rosy Candiani
OPERE PER NAPOLI, VENEZIA E ROMA<br />
OPERN FÜR NEAPEL, VENEDIG UND ROM<br />
147<br />
165<br />
187<br />
207<br />
217<br />
237<br />
In correzione del barocco: la Didone abbandonata<br />
Alberto Beniscelli<br />
L’impresario delle Canarie: due intonazioni a confronto<br />
Claudio Toscani<br />
Siroe re di Sassonia: Handel, Hasse and Young <strong>Metastasio</strong><br />
Raffaele Mellace<br />
Artaxerxes-Libretti vor <strong>Metastasio</strong><br />
Herbert Seifert<br />
Un cantiere drammatico: <strong>Metastasio</strong> “nato alle lettere”<br />
e i sodalizi musicali partenopei<br />
Paologiovanni Maione<br />
Incidenza della formazione filosofica di <strong>Metastasio</strong> sull’ideologia<br />
e la struttura dell’Artaserse<br />
Marina Mayrhofer<br />
METASTASIO E IL REPERTORIO<br />
METASTASIO UND DAS REPERTOIRE<br />
255<br />
<strong>Metastasio</strong>s Artaserse, die Literarizität der Oper und die Bedingungen<br />
von Repertoires<br />
Dörte Schmidt<br />
METASTASIO E DA PONTE<br />
METASTASIO UND DA PONTE<br />
283<br />
<strong>Metastasio</strong>s Artaserse und Da Pontes Don Giovanni<br />
Reinhard Eisendle – Hans Ernst Weidinger<br />
343<br />
APPENDICE • APPENDIX<br />
Indice • Index
PREFAZIONE<br />
Francesco Cotticelli – Reinhard Eisendle<br />
Nella storia della musica e del teatro Pietro <strong>Metastasio</strong> rappresenta un caso eccezionale<br />
– nessun autore di libretti d’opera tranne lui può vantare il fatto che quasi tutti i<br />
musicisti del suo tempo chiamati a realizzare un melodramma nella sua lingua abbiano<br />
almeno una volta fatto ricorso alla sua poesia. Persino Beethoven e Schubert, dietro<br />
indicazione del loro maestro Antonio Salieri, esercitarono le loro doti di composizione<br />
sui testi di <strong>Metastasio</strong>. La sua influenza si estese fino al nuovo mondo – negli<br />
anni Settanta del Settecento ricevette una lettera d’omaggio di un poeta brasiliano,<br />
che scrisse che nel suo paese nessuno sapeva dove fosse Vienna, ma i brasiliani conoscevano<br />
il nome di <strong>Metastasio</strong> per l’altissima considerazione dei suoi drammi.<br />
Se si pensa alle centinaia di lavori che si produssero nel corso del XVIII secolo su<br />
testi metastasiani, in genere lo spettatore contemporaneo ha meno opportunità di<br />
confrontarsi con l’opera del grande autore per via di esecuzioni sceniche. A prescindere<br />
da occasioni specifiche o festival di musica antica, nei repertori dei grandi teatri<br />
d’opera la consuetudine con i drammi metastasiani si riduce alle composizioni della<br />
Wiener Klassik, soprattutto a La clemenza di Tito di Mozart nella revisione di Caterino<br />
Mazzolà. Più raramente compaiono sulle scene Il sogno di Scipione di Mozart e Il re<br />
pastore, come anche L’isola disabitata di Haydn. Tanto più significativo si rivelò l’annuncio<br />
di una produzione dell’Artaserse di <strong>Metastasio</strong> a Vienna nel 2007, nell’intonazione<br />
di Leonardo Vinci, e segnatamente non da parte dei grandi centri operistici,<br />
ma da parte della Musikwerkstatt Wien, che all’epoca realizzava una o due opere<br />
all’anno in diversi luoghi. L’imponente messinscena fu curata e diretta da Huw Rhys<br />
James, per la regia di Nicola Raab, e si tenne nel Semperdepot di Vienna, in cui un<br />
loggiato si trasformò in spazio scenico. Il pavimento era ricoperto di un fitto strato<br />
di vetri infranti, percorso da sentieri intrecciati.1<br />
Alla vigilia di questo allestimento di successo si instaurò un dialogo fra l’allora<br />
Da Ponte Institut e il direttore e la regista. Si concordò che le prove fossero seguite<br />
dal Da Ponte Institut nel quadro di una assistenza alla regia. Inoltre, si programmò<br />
l’organizzazione di un convegno dedicato all’opera di <strong>Metastasio</strong> prima della sua nomina<br />
a poeta cesareo, per il quale si formulò l’idea del “giovane <strong>Metastasio</strong>”, tenendo<br />
conto anche del fatto che questo concetto, in relazione all’eccezionale carriera del<br />
1 Debutto il 14 febbraio 2007, con l’orchestra MUSICA POETICA Wien – repliche il 16, 18, 21 e<br />
26 febbraio: Artaserse: Andrew Watts, Arbace: Romeo Cornelius, Mandane: Marianne Gesswagner,<br />
Semira: Elena Copons, Artabano: Roman Sadnik, Megabise: Gottfried Falkenstein,<br />
Scene di Reinhard Taurer, Costumi di Linda Redlin, Luci di Stefan Pfeistlinger. Alcuni<br />
brani di questa produzione possono vedersi in https://vimeo.com/51766405.<br />
VII
Prefazione<br />
poeta, abbia risvolti paradossali, assolutamente produttivi. Il convegno e lo spettacolo<br />
suscitarono presto l’interesse e la cooperazione di partner. Sostennero il progetto,<br />
seguito da Reinhard Eisendle per conto del Da Ponte Institut, Francesco Cotticelli,<br />
che all’epoca era spesso a Vienna per motivi di lavoro, e Michele Calella, allora direttore<br />
dell’Institut für Analyse, Theorie und Geschichte der Musik della Universität<br />
für Musik und darstellende Kunst Wien.<br />
Sin dal principio si stabilì che si sarebbero pubblicati gli atti del convegno, tenutosi<br />
al Da Ponte Institut il 21 e 22 febbraio 2007, e furono messi a punto tutti i preparativi<br />
a tal fine. Purtroppo l’iniziativa non si concretizzò; il Da Ponte Institut, che<br />
aveva realizzato nel corso dell’anno mozartiano (2006) tre mostre di altissima risonanza<br />
internazionale (Mozart. Experiment Aufklärung all’Albertina, Lorenzo da Ponte.<br />
Aufbruch in die Neue Welt allo Jüdisches Museum e Wolfgang Amadé – ein ganz normales<br />
Wunderkind allo ZOOM-Kindermuseum) si era esposto finanziariamente oltre misura<br />
a causa di questi grandi progetti, e chiuse in seguito a un processo per insolvenza.<br />
Trascorso qualche anno, un nuovo incontro in un nuovo contesto ha suggerito la<br />
decisione di riprendere la pubblicazione, anche se nel frattempo alcuni dei contributi<br />
erano già apparsi in diverse riviste. Il Don Juan Archiv Wien, che aveva partecipato<br />
attivamente al convegno, si dichiarò pronto a sostenere i costi del volume e a inserirlo<br />
nella collana Specula Spectacula. Tutti gli studiosi si sono dichiarati d’accordo con<br />
l’idea di pubblicare i saggi nella cornice originariamente prevista. Nel testo che qui<br />
si presenta sono stati inclusi altri due interventi, l’ormai classico studio metastasiano<br />
di Saverio Franchi sulla vita politica e culturale a Roma nei primi trent’anni del<br />
XVIII secolo e un lavoro inedito di Rosy Candiani su Maria Anna Benti Bulgarelli,<br />
che ne costituiscono un ideale completamento.<br />
Il volume si compone di sei sezioni. La prima è dedicata alle Riflessioni sulla carriera<br />
del giovane <strong>Metastasio</strong> e si apre con Daniela Goldin Folena, che si interroga sull’idea<br />
se sia mai esistito un “primo <strong>Metastasio</strong>”. Stando all’autrice per il poeta vale il paradosso<br />
del puer senex, dal momento che le sue prime opere presentano già tutti i tratti<br />
della prima età matura e della piena maturità, anche in rapporto alla praticabilità<br />
teatrale. Anna Laura Bellina si occupa della carriera metastasiana fra 1724 e 1730, in<br />
cui videro la luce sette libretti, Didone abbandonata, Siroe, Catone in Utica, Ezio, Semiramide<br />
riconosciuta, Alessandro nell’Indie e Artaserse, rappresentati nelle tre capitali italiane<br />
Napoli, Roma e Venezia. L’autrice si concentra in special modo sulla prassi editoriale<br />
del poeta. Elena Sala Di Felice analizza il primissimo libretto d’opera di<br />
<strong>Metastasio</strong>, Didone abbandonata, e la sua fondamentale ricaduta nel processo creativo<br />
dell’autore – grazie a temi quali la forza della seduzione degli affetti, la “dubbiezza”<br />
nelle contingenze della vita e «la rottura inevitabile dell’equilibrio emotivo e politico».<br />
Nella produzione del futuro poeta cesareo durante il cosiddetto periodo italiano<br />
si rintracciano variazioni su tema che da un lato introducono a un’alacre officina<br />
poetica, dall’altra configurano le favole eroiche come sottili prove di propaganda. Su<br />
VIII
Prefazione<br />
questi echi e sul carattere sperimentale di <strong>Metastasio</strong> riflette Francesco Cotticelli,<br />
anche alla luce delle esperienze del giovane artista nella stagione più avventurosa di<br />
tutta la sua vita.<br />
La seconda sezione si concentra su Roma, città natale del poeta, dove egli trascorse<br />
per lo più i suoi primi venti anni. Nel 1728 si affermò trionfalmente al Teatro<br />
delle Dame, in cui si diedero in prima esecuzione quattro sue opere, tutte su musica<br />
di Leonardo Vinci: Catone in Utica (Gennaio 1728), Semiramide riconiosciuta (Febbraio<br />
1729), Alessandro nelle Indie (Dicembre 1729) e Artaserse (Febbraio 1730). Primo contributo<br />
è quello di Saverio Franchi sulla vita politica e culturale a Roma nel primo<br />
trentennio del Settecento, sulla storia dei grandi teatri romani e sui loro schieramenti<br />
nel quadro degli scontri che interessarono la scena diplomatica europea – sempre in<br />
riferimento alla carriera del “giovane <strong>Metastasio</strong>”.<br />
Franchi indica fra le ulteriori ricerche da effettuare un esame del componimento<br />
drammatico di <strong>Metastasio</strong> La contesa de’ numi, musicata sempre da Leonardo Vinci e<br />
data in prima esecuzione a corte a Palazzo Altemps, allora residenza del cardinale<br />
Melchior de Polignac, ambasciatore di Francia a Roma. A quest’opera è dedicato lo<br />
studio di Silvia Tatti; essa fu commissionata dall’ambasciatore francese in occasione<br />
della nascita del Delfino Louis Ferdinand, primogenito di Luigi XV e Maria<br />
Leszczyńska. L’autrice decifra la sottile drammaturgia de La contesa de’ numi (eseguita<br />
con il titolo “componimento drammatico” per motivi di censura) a confronto con la<br />
Festa teatrale di Pietro Ottoboni Carlo Magno, che si diede nel palazzo del cardinale<br />
romano per la stessa occasione.<br />
La terza sezione – L’“Avventuriero” e la cantante – comprende il saggio di Rosy<br />
Candiani di cui si è detto, che esamina la biografia di Maria Anna Benti Bulgarelli,<br />
detta La Romanina, donna che ebbe una influenza decisiva nella carriera del “giovane<br />
<strong>Metastasio</strong>” fino a determinare la struttura formale delle sue opere.<br />
Nella quarta sezione – Opere per Napoli, Venezia e Roma – prosegue l’analisi delle<br />
opere composte in Italia. Si apre con il contributo di Alberto Beniscelli su Didone<br />
abbandonata. L’autore si concentra sulle specifiche trasformazioni e le discontinuità<br />
che contraddistinsero <strong>Metastasio</strong> in rapporto sia alle versioni antiche sia alla recezione<br />
nel dramma del XVII secolo, per comporre un libretto che è tra quelli più spesso<br />
intonati della sua intera produzione.<br />
Claudio Toscani analizza gli intermezzi di Didone abbandonata: L’impresario delle<br />
Canarie, tra i primissimi esempi di metamelodramma – un riferimento parodistico<br />
all’opera seria a livello testuale come a livello musicale. Oggetto dello studio è l’intonazione<br />
di Domenico Sarri nel 1724, in occasione della prima assoluta di Didone<br />
abbandonata a Napoli, a confronto con una versione di Giovanni Battista Martini,<br />
risalente presumibilmente al 1744.<br />
Il saggio di Raffaele Mellace si concentra sul secondo libretto di <strong>Metastasio</strong>,<br />
Siroe, dato in prima assoluta a Venezia al Teatro San Giovanni Grisostomo nel<br />
IX
Prefazione<br />
Febbraio del 1726 con la musica di Leonardo Vinci. Oggetto specifico del contributo<br />
sono le composizioni più tarde di due musicisti tedeschi, Georg Friedrich Händel<br />
(Londra 1728) e Johann Adolph Hasse (Bologna 1733) – entrambi noti in Italia come<br />
il Sassone. Si tratta di due intonazioni che portano in scena il personaggio protagonista<br />
secondo prospettive assai diverse. Le accomuna – stando all’autore – la tendenza a<br />
trasformare il sovrano di Persia in un “re di Sassonia”.<br />
Gli ultimi tre saggi della quarta sezione si soffermano da angolature diverse<br />
sull’Artaserse di <strong>Metastasio</strong>, uno dei suoi testi di maggior successo. Herbert Seifert<br />
esamina la questione dei libretti sulla figura di Artaserse prima di<strong>Metastasio</strong>, tutti<br />
concepiti per le scene veneziane, da Aurelio Aureli (1669), Pietro Pariati (1705) e Francesco<br />
Silvani (1711). Diversi sono i personaggi di riferimento nella storia persiana alla<br />
base di queste versioni: Artaserse I (come anche più tardi per <strong>Metastasio</strong>) nel libretto<br />
di Pariati, e suo nipote Artaserse II nei libretti di Aureli e Silvani.<br />
Paologiovanni Maione affronta la questione del ruolo cruciale che ebbe nella<br />
carriera di <strong>Metastasio</strong> il ricchissimo scenario culturale della città di Napoli, in Un<br />
cantiere drammatico. <strong>Metastasio</strong> „nato alle lettere“ e i sodalizi musicali Partenopei, che si<br />
riflette tra l’altro nel rapporto fra il poeta e Leonardo Vinci. Sulla base delle prime<br />
scene di Artaserse Maione analizza le «potenzialità ‚musicali‘ organizzate da <strong>Metastasio</strong><br />
per il suo musicista, ma forse sarebbe più corretto dire per i suoi musicisti».<br />
Il saggio di Marina Mayrhofer è dedicato ai complessi fondamenti filosofici,<br />
psicologici ed estetico-teatrali dell’Artaserse di <strong>Metastasio</strong> – descrizione di un «ignoto<br />
corso che non ha misura». Sulla scorta di un’analisi della partitura di Leonardo<br />
Vinci, che morì tre mesi dopo la prima romana dell’opera all’età di quaranta anni,<br />
l’autrice elogia la collaborazione fra il poeta e il compositore, di pari livello.<br />
La quinta sezione del volume comprende il saggio di Dörte Schmidt, che si confronta<br />
con il tema dell’eccezionale rilievo che <strong>Metastasio</strong> ebbe nella costruzione del<br />
repertorio delle scene europee. L’autrice indaga le circostanze specifiche nelle quali<br />
– al di là di peculiari finalità rappresentative – poté definirsi la letterarietà metastasiana<br />
dell’opera, inclusa in una fitta serie di edizioni di testi. A tal riguardo sono<br />
presenti, stando all’autrice, due livelli testuali nel libretto, «uno letterario e uno performativo,<br />
che anche per il pubblico contemporaneo dovevano essere messi in relazione<br />
[…] L’opera metastasiana si rivela un ideale oggetto di studio per le condizioni<br />
di una performatività attivata dalla scrittura». Sulla base di queste considerazioni<br />
Schmidt approda a un’idea di repertorio ampliata, per descrivere il rapporto complesso<br />
fra testo e rappresentazione.<br />
Nell’ultimo contributo, nella sesta sezione del volume (<strong>Metastasio</strong> e Da Ponte), a<br />
firma di Reinhard Eisendle e Hans Ernst Weidinger, siamo nell’epoca successiva<br />
alla morte di <strong>Metastasio</strong>, nell’anno 1787, quando Lorenzo da Ponte e Wolfgang<br />
Amadé Mozart composero Don Giovanni. Il librettista si avvalse per l’ispirazione letteraria<br />
non solo dell’Inferno di Dante, da lui stesso messo in gioco, ma anche – accan-<br />
X
Prefazione<br />
to alle fonti testuali relative all’ambito della letteratura sul tema di Don Giovanni nel<br />
frattempo ampiamente identificate – dell’Artaserse di <strong>Metastasio</strong>, un dato finora sconosciuto<br />
che implica una comprensione più articolata della drammaturgia dapontiana<br />
dell’“opera delle opere”.<br />
Un cordiale ringraziamento va a tutti gli autori del volume, a quelli che con<br />
grande impegno hanno completato il loro contributo per questa edizione e a quelli<br />
che hanno dato il loro consenso per ripubblicare i loro testi già apparsi in altre sedi.<br />
Un ringraziamento particolare va alla vedova di Saverio Franchi, Orietta Sartori,<br />
per avere acconsentito a riproporre in questo libro il saggio di suo marito su <strong>Metastasio</strong><br />
a Roma, e a Rosy Candiani, che ha redatto il suo lavoro espressamente per questa<br />
pubblicazione. Per i diritti alle riproduzioni ringraziamo l’Accademia Nazionale di<br />
Santa Cecilia, la Fondazione Marco Besso nonché le case editrici Bärenreiter, Edizioni<br />
dell’Orso, Guida Editori, Hollitzer e Leo S. Olschki.<br />
Al termine di questa prefazione ecco una breve osservazione riguardante il “giovane<br />
<strong>Metastasio</strong>”.<br />
In un capitolo delle Notti attiche (XIII/2) dell’autore latino Aulo Gellio si racconta<br />
di un incontro del giovane poeta tragico Accio con il suo collega più anziano Pacuvio:<br />
nel corso di un breve soggiorno a Taranto – dove Pacuvio si era stabilito dopo il<br />
suo ritiro da Roma – Accio ebbe la possibilità di leggergli la sua tragedia Atreo. «Così<br />
dicono che Pacuvio si sia espresso, sostenendo che l’opera composta era davvero sonora<br />
e grandiosa, conteneva nobili pensieri, ma che lo stile gli sembrava alquanto<br />
duro e aspro». In tutta umiltà Accio replicò che le osservazione del vecchio poeta<br />
erano assai pertinenti, ma non gli arrecavano pena, augurandosi che ciò che avrebbe<br />
scritto in futuro sarebbe riuscito meglio. E soggiunse: «Come accade per lo più con i<br />
frutti, così si dice accada per le opere dell’ingegno: i frutti che dal principio nascono<br />
duri e acerbi, diventano dopo tanto più dolci e saporiti, ma i frutti che nascono subito<br />
teneri e molli e sono all’inizio succosi, presto non diventano maturi, ma cominciano<br />
subito a imputridire. Allo stesso modo occorre lasciar che siano il tempo e l’età a<br />
rendere tenere anche le opere dell’ingegno».<br />
L’aneddoto classico sottolinea l’importanza di una fase di formazione per ogni<br />
artista e in ogni forma di creatività: la sperimentazione – alla ricerca di successo e<br />
consenso – è un passo fondamentale in ogni processo di crescita poetica e intellettuale.<br />
<strong>Metastasio</strong> sembra contraddire queste riflessioni. I suoi esordi letterari posseggono<br />
la perfezione del poeta famoso: le prime cantate denotano la sua straordinanza padronanza<br />
dei modelli antichi e moderni, come una evidente propensione alla vivacità<br />
drammatica; l’opera con cui debuttò nel mondo operistico, Didone abbandonata, è da<br />
annoverarsi fra i libretti che ebbero il numero maggiore di intonazioni nel XVIII secolo<br />
grazie alla sua complessità tematica e al trattamento fascinoso della trama; i suoi<br />
servigi come “poeta di teatro” a Napoli, Roma, Venezia gli diedero occasione di<br />
XI
Prefazione<br />
comporre capolavori come Siroe, Catone in Utica, Semiramide, Artaserse, prima della<br />
nomina a poeta cesareo a Vienna. La “giovinezza” di <strong>Metastasio</strong> non è esistita, o è da<br />
considerarsi in altre prospettive, dal momento che la sua intensa attività negli anni<br />
italiani è una officina scenica permanente, in cui l’obiettivo non è il perfezionamento<br />
dello stile o dei contenuti, ma un più alto riconoscimento della poesia per teatro nel<br />
mondo dell’ancien régime. In questa esperienza decennale egli riuscì a imporsi come<br />
protagonista, mentre la poesia teatrale si ricollocava al centro della vita culturale:<br />
questi libretti – e quelli futuri – appartengono alle espressioni più sottili del dibattito<br />
politico-ideologico del loro tempo, ed esercitano per lungo tempo la loro influenza<br />
sul mondo musicale e teatrale dell’Europa intera.<br />
XII
VORWORT<br />
Francesco Cotticelli – Reinhard Eisendle<br />
In der Musik- und Theatergeschichte ist Pietro <strong>Metastasio</strong> eine exzeptionelle Erscheinung<br />
– kein für die Opernbühne schreibender Theaterdichter außer ihm konnte<br />
je den Anspruch erheben, dass nahezu alle Komponisten seiner Zeit, die in seiner<br />
Sprache ein musiktheatralisches Werk verfassten, zumindest einmal auf dessen Dichtung<br />
zurückgriffen. Selbst noch Beethoven und Schubert, unter Anleitung ihres<br />
Lehrers Antonio Salieri, übten ihre kompositorischen Kräfte an der Poesie <strong>Metastasio</strong>s.<br />
Des Dichters Strahlkraft reichte bis in die Neue Welt – in den 1770er Jahren<br />
konnte er den Huldigungsbrief eines brasilianischen Dichters entgegennehmen, der<br />
schrieb, in seinem Lande wisse man zwar nicht, wo Wien läge, aber die Brasilianer<br />
kennen den Namen <strong>Metastasio</strong> durch die hohe Wertschätzung seiner Dramen.<br />
Gemessen an den hunderten von Werken, die im Lauf des 18. Jahrhunderts auf<br />
Basis eines Textes von <strong>Metastasio</strong> entstanden, hat der zeitgenössische Theaterbesucher<br />
in der Regel wenig Möglichkeiten, sich mittels Bühnenerfahrung mit dem<br />
Werk <strong>Metastasio</strong>s auseinanderzusetzen. Abgesehen von spezifischen Anlässen oder<br />
Festivals für „Alte Musik“ reduziert sich im Repertoirebetrieb der internationalen<br />
großen Opernhäuser die Bekanntschaft mit Werken <strong>Metastasio</strong>s weitgehend auf<br />
Kompositionen der „Wiener Klassik“, hier vor allem auf Mozarts La Clemenza di<br />
Tito, in der textlichen Bearbeitung von Caterino Mazzolà. Seltenere Gäste auf der<br />
Opernbühne sind Mozarts Il sogno di Scipione und Il repastore wie auch Haydns L’isola<br />
disabitata. Umso bemerkenswerter war, als im Jahr 2007 in Wien Aufführungen von<br />
<strong>Metastasio</strong>s Artaserse angekündigt wurden, in der Vertonung durch Leonardo Vinci<br />
– bezeichnenderweise nicht von den großen Opernhäusern, sondern von der Musikwerkstatt<br />
Wien, die zur damaligen Zeit an wechselnden Aufführungsorten ein bis<br />
zwei Opern im Jahr auf die Bühne brachte. Geleitet und dirigiert wurde die eindrucksvolle<br />
Produktion von Huw Rhys James, Regie führte Nicola Raab. Aufführungsort<br />
war das Semperdepot in Wien, wo eine Säulenhalle zum Bühnenraum wurde,<br />
deren Boden versehen war mit einer dichten Decke aus gebrochenem Glas, durch<br />
welche verschlungene Pfade führten.1<br />
1 Premiere am 14. Februar 2007 mit dem Orchester MUSICA POETICA Wien – weitere Aufführungen<br />
am 16., 18., 21. und 26. Februar: Artaserse: Andrew Watts, Arbace: Romeo Cornelius,<br />
Mandane: Marianne Gesswagner, Semira: Elena Copons, Artabano: Roman Sadnik,<br />
Megabise: Gottfried Falkenstein, Bühnenbild: Reinhard Taurer, Kostüme: Linda Redlin,<br />
Licht: Stefan Pfeistlinger. Ausschnitte dieser Produktion: https://vimeo.com/51766405.<br />
XIII
Vorwort<br />
Im Vorfeld dieser erfolgreichen Inszenierung kam es zu Gesprächen zwischen dem<br />
damaligen Da Ponte Institut und dem Dirigenten wie der Regisseurin der Aufführung.<br />
Es wurde vereinbart, dass die Proben vom Da Ponte Institut im Sinne einer<br />
Regieberatung begleitet werden. Weiters wurde die Durchführung einer Tagung<br />
geplant, die sich dem Schaffen <strong>Metastasio</strong>s vor seiner Ernennung zum Poeta Cesarea<br />
widmen sollte, wofür der Begriff „<strong>Der</strong> <strong>junge</strong> <strong>Metastasio</strong>“ geprägt wurde, auch eingedenk,<br />
dass gerade in Bezug auf die außergewöhnliche Karriere des Dichters dieser<br />
Begriff seine – durchaus produktiven – Paradoxien enthält. Tagung wie Aufführung<br />
fanden bald das Interesse von Kooperationspartnern. Dem Projekt, von Seiten des<br />
Da Ponte Instituts geleitet von Reinhard Eisendle, standen Francesco Cotticelli, der<br />
damals beruflich regelmäßig in Wien weilte, wie Michele Calella, zum damaligen<br />
Zeitpunkt Direktor des Instituts für Analyse, Theorie und Geschichte der Musik an<br />
der Universität für Musik und darstellende Kunst Wien, zur Seite.<br />
Von Beginn an war vereinbart, dass die Beiträge der Tagung, die am 21. und<br />
22. Februar 2007 im Da Ponte Institut stattfand, publiziert werden sollten. Doch<br />
dazu kam es nicht mehr: das Da Ponte Institut, das im Mozart-Jahr 2006 drei international<br />
höchst erfolgreiche Ausstellungen durchgeführt hatte (Mozart. Experiment<br />
Aufklärung in der Albertina, Lorenzo da Ponte. Aufbruch in die Neue Welt im Jüdischen<br />
Museum, und Wolfgang Amadé – ein ganz normales Wunderkind im ZOOM-Kindermuseum),<br />
hatte sich durch diese Großprojekte ökonomisch verausgabt, und wurde<br />
im Zuge eines Insolvenzverfahrens geschlossen.<br />
Einige Jahre danach traf man sich in nun neuen Konstellationen wieder, und beschloss<br />
das Publikationsprojekt erneut aufzunehmen, wenn auch einige der Beiträge<br />
in unterschiedlichen Zeitschriften bereits publiziert worden waren. Das Don Juan<br />
Archiv Wien, das an der Tagung lebhaften Anteil genommen hatte, erklärte sich<br />
bereit, die Kosten für die Publikation zu übernehmen, und den Band in die Reihe<br />
Specula Spectacula aufzunehmen. Alle Referenten unterstützten den Plan, die Beiträge<br />
im Kontext des ursprünglichen Gesamtrahmens zu veröffentlichen. In die nun vorliegende<br />
Publikation wurden zwei zusätzliche Beiträge aufgenommen: der schon<br />
klassische <strong>Metastasio</strong>-Aufsatz von Saverio Franchi über das politische und kulturelle<br />
Leben in Rom in den ersten drei Jahrzehnten des 18. Jahrhunderts sowie ein neu verfasster<br />
Beitrag von Rosy Candiani über Maria Anna Benti Bulgarelli – diese Aufsätze<br />
runden die nun vorliegende Publikation in idealer Weise ab.<br />
<strong>Der</strong> Band besteht aus sechs Teilen. <strong>Der</strong> erste widmet sich den Reflexionen über die<br />
Karriere des <strong>junge</strong>n <strong>Metastasio</strong>. Er wird eröffnet von Daniela Goldin Folena, die der<br />
Frage nachgeht, ob ein „primo <strong>Metastasio</strong>“ überhaupt existiert. Gemäß der Autorin<br />
trifft für den Dichter das Paradox eines „puer senex“ zu, dessen schöpferisches Frühwerk<br />
schon alle Merkmale der Frühreife wie der Reife aufweist, gerade auch in Fragen<br />
der theatralen Praktikabiltät. Anna Laura Bellina befasst sich mit <strong>Metastasio</strong>s<br />
Karriere in der Zeit von 1724 bis 1730, in welcher sieben Libretti entstanden: Didone<br />
XIV
Vorwort<br />
abbandonata, Siroe, Catone in Utica, Ezio, Semiramide riconosciuta, Alessandro nell’Indie<br />
und Artaserse, aufgeführt in den drei italienischen Metropolen Neapel, Rom und<br />
Venedig – insbesondere widmet sich die Autorin der editorischen Praxis des Dichters.<br />
Elena Sala Di Felice befasst sich mit <strong>Metastasio</strong>s erstem eigenständigen Opernlibretto,<br />
La Didone abbandonata, und dessen grundlegender Bedeutung für <strong>Metastasio</strong>s<br />
dramatisches Schaffen – mit Themen wie der spezifischen Verführungskraft der<br />
Affekte, der „dubbiezza“ in der Kontingenz des Lebens und „la rottura inevitabile<br />
dell’equilibrio emotivo e politico“. In den Schöpfungen des zukünftigen poeta cesareo<br />
finden sich während des sogenannten italienischen Zeitraums Themenvariationen,<br />
die einerseits in eine intellektuell vielseitige dichterische Werkstatt einführen, andererseits<br />
die heroischen Fabeln als subtile Propagandaversuche konfigurieren. Über<br />
diese Echos und das Experimentelle bei <strong>Metastasio</strong> reflektiert Francesco Cotticelli,<br />
auch im Licht der Erfahrungen des <strong>junge</strong>n Künstlers in der abenteuerlichsten Phase<br />
seines Lebens.<br />
<strong>Der</strong> zweite Teil befasst sich mit Rom, der Geburtsstadt <strong>Metastasio</strong>s, wo er die<br />
ersten zwei Jahrzehnte seines Lebens verbrachte. 1728 zog er triumphal in das Teatro<br />
delle Dame ein, wo in Folge vier seiner Werke uraufgeführt wurden, alle von Leonardo<br />
Vinci vertont: Catone in Utica (Januar 1728), Semiramidericoniosciuta (Februar<br />
1729), Alessandro nelle Indie (Dezember 1729) und Artaserse (Februar 1730). Als erster<br />
Beitrag folgt die Studie von Saverio Franchi über das kulturelle und politische<br />
Leben Roms im ersten Drittel des 18. Jahrhunderts, die Geschichte der großen römischen<br />
Theater und ihrer Positionierungen im Parteienkampf der europäischen diplomatischen<br />
Bühne – jeweils mit Bezug auf die Karriere des „<strong>junge</strong>n <strong>Metastasio</strong>“.<br />
Als ein Desiderat der Forschung nannte Saverio Franchi Untersuchungen zu<br />
<strong>Metastasio</strong>s La contesa de’numi, ebenfalls vertont von Leonardo Vinci, und 1729 uraufgeführt<br />
im Hof des Palazzo Altemps, damals Residenz von Kardinal Melchior de<br />
Polignac, dem französischen Botschafter in Rom. Dieser Komposition widmet sich<br />
der Beitrag von Silvia Tatti: beauftragt wurde dieses Werk vom französischen Botschafter<br />
anlässlich der Geburt des Dauphins Louis Ferdinand, erstgeborener Sohn<br />
von Ludwig XV. und Maria Leszczyńska. Silvia Tatti entschlüsselt die subtile Dramaturgie<br />
von Metastatios La contesa de’numi (aus Zensurgründen nur mit dem Titel<br />
„Componimento drammatico“ uraufgeführt) im Vergleich zu Pietro Ottobonis festa<br />
teatrale Carlo Magno, welche im Palast des römischen Kardinals ebenfalls zu diesem<br />
Anlass gegeben wurde.<br />
<strong>Der</strong> dritte Teil – L’“Avventuriero“ e la cantante – enthält den bereits erwähnten<br />
Aufsatz von Rosy Candiani, welcher sich der Biographie von Maria Anna Benti<br />
Bulgarelli, detta La Romanina, widmet, die entscheidenden Einfluss auf die Karriere<br />
des „<strong>junge</strong>n <strong>Metastasio</strong>“ bis hin in die Ausformung seiner Werke hatte.<br />
Im vierten Teil – Opern für Neapel, Venedig und Rom – wird die Analyse der in<br />
Italien geschriebenen Opern fortgesetzt. Er wird eröffnet mit dem Beitrag von<br />
XV
Vorwort<br />
Alberto Beniscelli über La Didone abbandonata. <strong>Der</strong> Autor geht den spezifischen<br />
Transformationen und Brüchen nach, welche <strong>Metastasio</strong> sowohl gegenüber den antiken<br />
Erzählungen als auch gegenüber der dramatischen Rezeption des 17. Jahrhunderts<br />
vornahm, um ein Drama zu schaffen, welches zu den meistvertonten Werken<br />
des Dichters zählt.<br />
Claudio Toscani analysiert die Intermezzi zu La Didone abbandonata: L’impresario<br />
delle Canarie, ein frühes Beispiel des „Metamelodrammas“– eine parodistische Bezugnahme<br />
zur opera seria sowohl auf der Ebene des Textes wie der Musik. Gegenstand<br />
der Betrachtung ist die Vertonung von Domenico Sarri 1724, anlässlich der<br />
Uraufführung von La Didone abbandonata in Neapel, im Vergleich mit einer Fassung<br />
von Giovanni Battista Martini, die vermutlich aus dem Jahr 1744 stammt.<br />
<strong>Der</strong> Beitrag von Raffaele Mellace widmet sich <strong>Metastasio</strong>s zweiter Operndichtung:<br />
Siroe, uraufgeführt in Venedig am Teatro San Giovanni Crisostomo im<br />
Februar 1726 – Erstvertonung durch Leonardo Vinci. Spezifischer Gegenstand seines<br />
Beitrags sind die späteren Kompositionen von zwei deutschen Komponisten: Georg<br />
Friedrich Händel (London 1728) und Johann Adolph Hasse (Bologna 1733) – beide<br />
bekannt in Italien als „Sassone“. Dabei handelt es sich um zwei musikalische Fassungen,<br />
welche die Titelfigur in sehr unterschiedlicher Perspektivierung auf die Bühne<br />
bringen. Beiden gemeinsam ist jedoch, so der Autor, die Tendenz zur Transformation<br />
des persischen Herschers in einen „sächsischen König“.<br />
Die drei letzten Beiträge des vierten Teils widmen sich aus unterschiedlichen<br />
Perspektiven <strong>Metastasio</strong>s Artaserse, einem der erfolgreichsten Bühnenwerke des<br />
Dichters. Herbert Seifert geht der Frage nach, welche Artaxerses-Libretti vor<br />
<strong>Metastasio</strong> entstanden sind: alle der von ihm genannten Textdichtungen wurden für<br />
Venedig geschrieben, von Aurelio Aureli (1669), Pietro Pariati (1705) und Francesco<br />
Silvani (1711). Diesen Fassungen liegen jedoch unterschiedliche Bezugspersonen der<br />
persischen Geschichte zugrunde: Artaxerses I. (wie später bei <strong>Metastasio</strong>) in Pariatis<br />
Fassung, und dessen Enkel Artaxerses II. in den Fassungen von Aurili und Silvani.<br />
Paologiovanni Maione befasst sich mit der Frage, in welcher Weise die reichhaltige<br />
kulturelle Landschaft Neapels zum Wendepunkt in <strong>Metastasio</strong>s Karriere<br />
wurde: „Un cantiere drammatico. <strong>Metastasio</strong> ‚nato alle lettere‘ e i sodalizi musicali<br />
Partenopei.” Unter anderem wird dies dargestellt am Verhältnis von <strong>Metastasio</strong> und<br />
Leonardo Vinci. Anhand der ersten Szenen des Artaserse analysiert Maione die<br />
„potenzialità ‚musicali‘ organizzate da <strong>Metastasio</strong> per il suo musici stamaforse sarebbe<br />
più corretto dire per i suoi musicisti.“<br />
<strong>Der</strong> Beitrag von Marina Mayrhofer widmet sich den komplexen philosophischen,<br />
psychologischen wie theaterästhetischen Grundlagen von <strong>Metastasio</strong>s Artaserse<br />
– die Autorin analysiert eine Dramaturgie, die charakterisiert ist durch einen „ignoto<br />
corso che non ha misura.“ Anhand einer Analyse der Partitur von Leonardo<br />
Vinci, der drei Monate nach der römischen Uraufführung des Artaserse im Alter von<br />
XVI
Vorwort<br />
40 Jahren verstarb, würdigt Mayrhofer die kongeniale Zusammenarbeit zwischen<br />
dem Dichter und dem Komponisten.<br />
<strong>Der</strong> fünfte Teil des Bandes enthält den Beitrag von Dörte Schmidt, die sich mit<br />
der außergewöhnlichen Bedeutung <strong>Metastasio</strong>s für die Repertoire-Bildung der<br />
europäischen Bühnen auseinandersetzt. Sie untersucht die spezifischen Bedingungen,<br />
unter denen sich jenseits je spezifischer Aufführungszwecke die metastasianische<br />
Literarizität der Oper, inkorporiert in einer dichten Abfolge von Werkausgaben,<br />
etablieren konnte. Dementsprechend sind gemäß der Autorin zwei Textebenen<br />
des Librettos präsent: „eine literarische und eine performative, die es auch für ein<br />
zeitgenössisches Publikum immer zueinander im Verhältnis zu stellen galt. […] Die<br />
metastasianische Oper bietet ein ideales Studienobjekt für die Bedingungen eines<br />
[…] durch Schrift in Gang gebrachten Performativs.“ Auf Basis dieser Überlegungen<br />
entwickelt Schmidt einen erweiterten Repertoirebegriff, um das komplexe Verhältnis<br />
von Text und Aufführung zu beschreiben.<br />
<strong>Der</strong> letzte Beitrag und zugleich sechster Teil des Bandes (<strong>Metastasio</strong> und Da Ponte)<br />
von Reinhard Eisendle und Hans Ernst Weidinger führt in die Zeit nach <strong>Metastasio</strong>s<br />
Tod: in das Jahr 1787, in welchem Lorenzo da Ponte und Wolfgang Amadé<br />
Mozart Don Giovanni verfassten. Als literarische Inspiration stand dem Textdichter<br />
nicht nur das von ihm selbst ins Spiel gebrachte Inferno Dantes zur Verfügung, sondern<br />
neben den mittlerweilen weitgehend identifizierten Textquellen aus dem Bereich<br />
der Don Juan Literatur auch <strong>Metastasio</strong>s Artaserse – ein bislang kaum bekannter<br />
Zusammenhang, welcher zu einem differenzierteren Verständnis von Da Pontes<br />
Dramaturgie der „Oper aller Opern“ führt.<br />
Herzlicher Dank gilt allen AutorInnen des Bandes, jenen, welche mit großem<br />
Engagement ihren Beitrag für diese Edition fertigstellten, und jenen, welche ihr Einverständnis<br />
gaben, die bereits publizierten Beiträge nochmals zur Veröffentlichung<br />
zu bringen. Besonderer Dank gilt der Witwe von Saverio Franchi, Orietta Sartori,<br />
welche ihre Zustimmung bekundete, den Aufsatz ihres Mannes über <strong>Metastasio</strong> in<br />
Rom in diesen Band aufzunehmen, und Rosy Candiani, welche für diese Edition<br />
einen eigenen Beitrag verfasste. Für die Rechte zur Wiederveröffentlichung danken<br />
wir der Accademia Nazionale di Santa Cecilia, der Fondazione Marco Besso sowie<br />
den Verlagshäusern Bärenreiter, Edizionidell’Orso, Guida Editori, Hollitzer und<br />
Leo S. Olschki.<br />
Zum Abschluss des Vorworts noch eine kurze Anmerkung, den „<strong>junge</strong>n <strong>Metastasio</strong>“<br />
betreffend.<br />
In einem Kapitel der Attischen Nächte des lateinischen Autors Aulus Gellius wird<br />
über eine Begegnung des <strong>junge</strong>n tragischen Dichters Accius mit dem älteren Kollegen<br />
Pacuvius berichtet: während eines kurzen Aufenthaltes in Tarent – wo sich<br />
Pacuvius nach dem Rückzug aus Rom niedergelassen hatte – konnte ihm Accius sein<br />
XVII
Vorwort<br />
Trauerspiel Atreus vorlesen. „Darauf soll Pacuvius sich dahin ausgesprochen haben,<br />
dass das verfasste Werk zwar schwungvoll klinge und edle, erhabene Gedanken enthalte,<br />
jedoch scheine ihm die Ausdrucksweise zu derb und hart.“ Voller Demut erwiderte<br />
Accius, die Bemerkungen des alten Dichters seien ganz zutreffend, machten<br />
ihm aber keinen Kummer, denn er hoffe, dass das, was er künftig schreiben werde,<br />
besser ausfallen solle. Und er fügte hinzu: „Wie es sich mit den Früchten im Allgemeinen<br />
verhält, ebenso, sagt man, verhält es sich mit den geistigen Erzeugnissen;<br />
denn Früchte, die bei ihrem Entstehen hart und herbe sind, werden später um so<br />
schmackhafter und süßer; die Früchte aber, die bei ihrem Entstehen gleich mürbe<br />
und weich und gleich im Anfange saftig sind, werden nicht nur sobald reif, sondern<br />
sie fangen auch sofort an zu faulen. Ebenso muss man es auch den geistigen Erzeugnissen<br />
überlassen, dass sie Zeit und Stunde mild machen.“<br />
Die klassische Anekdote unterstreicht die Wichtigkeit einer Ausbildungsphase<br />
bei jedem Künstler und in jeder Form der Kreativität: Experimentieren – auf der<br />
Suche nach Erfolg und Konsens – ist ein wesentlicher Schritt in jedem poetischen<br />
und intellektuellen Wachstumsprozess. <strong>Metastasio</strong> scheint diesen Betrachtungen zu<br />
widersprechen. Seine literarischen Anfänge besitzen die Perfektion des bekannten<br />
Poeten: die ersten Kantaten beweisen seine außerordentliche Beherrschung der antiken<br />
und modernen Modelle, sowie eine deutliche Inklination zur theatralischen<br />
Lebendigkeit; das Werk seines Operndebüts, Didone abbandonata, gehört dank der<br />
thematischen Komplexität und der faszinierenden Behandlung zu den meistvertonten<br />
Libretti im 18. Jahrhundert; sein Dienst als „poeta di teatro“ in Neapel, Rom und<br />
Venedig gab ihm Anlass, Meisterwerke wie Siroe, Catone in Utica, Semiramide und<br />
Artaserse zu verfassen, bevor er nach Wien als Hofpoet berufen wurde. Die „giovinezza“<br />
<strong>Metastasio</strong>s in einem stilistischen Sinn existiert nicht – seine intensive Tätigkeit<br />
in den italienischen Jahren gilt als eine permanente Werkstattbühne, in der nicht<br />
nach der Stil- oder Inhaltsverbesserung gestrebt wird, sondern nach einer höheren<br />
Anerkennung der theatralischen Dichtung in der Welt des ancien régime. Durch diese<br />
zehnjährige Erfahrung gelang es <strong>Metastasio</strong>, sich als Protagonist im Opernmilieu<br />
durchzusetzen, in dem die Theaterpoesie endlich im Zentrum des Kulturlebens<br />
stand: diese – und die zukünftigen – Libretti zählen zu den subtilsten Ausdrücken<br />
der politisch-ideologischen Debatte ihrer Zeit, und beeinflussten nachhaltig die<br />
Musik- und Theaterwelt in ganz Europa.<br />
XVIII
Prefazione<br />
R I F L E S S ION I<br />
SULLA CARRIERA<br />
DEL GIOVANE METASTASIO<br />
R E F L E X ION E N<br />
ÜBER DIE KARRIERE<br />
DES JUNGEN METASTASIO<br />
1
2<br />
Prefazione
ESISTE UN PRIMO METASTASIO?<br />
Daniela Goldin Folena*<br />
<strong>Der</strong> Junge heißt nicht der Unreife; la giovinezza non implica di necessità l’immaturità.<br />
Considerando i suoi anni d’esordio vien da pensare che l’artista <strong>Metastasio</strong> realizzi il<br />
paradosso medievale del puer senex, tanto il giovane <strong>Metastasio</strong> sembra già dotato<br />
della sapientia, vale a dire della dottrina, della coscienza drammaturgica e dell’abilità<br />
di un artista maturo.<br />
Siamo nelle condizioni migliori per giudicare le origini e l’eventuale evoluzione<br />
creativa di un autore se ne possediamo l’opera pubblicata progressivamente sotto il<br />
suo vigile occhio, e fin dall’inizio. Siamo in condizioni ancora migliori se, dovendo<br />
giudicare la qualità e le peculiarità delle sue opere prime possediamo proprio di queste<br />
anche le riedizioni uscite a molti anni di distanza, e tutte controllate dall’autore<br />
stesso.1 Queste sono le condizioni che si offrono per <strong>Metastasio</strong>, che in effetti costituisce<br />
un bel caso di filologia d’autore, col vantaggio che di alcune varianti dei propri<br />
libretti lo stesso nostro autore fornisce la giustificazione. E dunque a partire da queste<br />
premesse abbiamo tutti gli elementi per individuare quello che si chiamerebbe il primo<br />
<strong>Metastasio</strong>. Il suo è un caso che mi fa sempre pensare a Da Ponte: come si ricorderà,<br />
il librettista di Mozart (per me, il miglior librettista di tutta la storia dell’opera)<br />
esordì con un libretto, il Ricco di un giorno, nel quale lui stesso riconosceva dei limiti<br />
da imputare sostanzialmente alle bizze del compositore, Antonio Salieri. In realtà<br />
quel libretto era tutt’altro che spregevole; ma a noi interessa notare che quando, nel<br />
1786, Da Ponte riprese la sua attività con quelli che potevano essere veramente i suoi<br />
libretti d’esordio, tra i quali Le nozze di Figaro per Mozart, Da Ponte fornì dei testi<br />
* Questo contributo è già stato pubblicato in Lettere italiane, vol. 46, no. 1, 2012, pp. 84–98.<br />
1 Con <strong>Metastasio</strong> si verifica quanto avviene con altri grandi autori che conobbero successo immediato<br />
(Victor Hugo, per esempio); che cioè le loro opere furono stampate subito anche nella forma<br />
delle Opere complete, benché di completo non ci fosse nulla, visto che poi la vita che avevano davanti<br />
– e di conseguenza la loro produzione – sarebbe stata ancora lunga. L’epistolario di <strong>Metastasio</strong><br />
testimonia del resto molto bene i rapporti suoi con i vari editori che dovevano pubblicare i suoi<br />
testi, anche se ora si ricordano in particolare l’edizione veneziana Bettinelli (1733–1745) e quella<br />
parigina Hérissant (1780–1783), seguita fino alla fine da <strong>Metastasio</strong> stesso. Se ne veda la storia ben<br />
dettagliata che Anna Laura Bellina traccia nella sua recente edizione: Pietro <strong>Metastasio</strong>: Drammi<br />
per musica, vol. I: Il periodo italiano 1724–1730, a cura di Anna Laura Bellina. Venezia: Marsilio,<br />
2002, pp. 20–30. Si terrà comunque conto anche dell’edizione Tutte le opere di Pietro <strong>Metastasio</strong>, a<br />
cura di Bruno Brunelli. Milano: Mondadori, 1953 2 . Le citazioni sono state controllate sull’edizione<br />
parigina: Opere | del | Signor Abate | PIETRO | METASTASIO, in Parigi, presso la Vedova<br />
Herissant, nella Via Nuova di Nostra-Donna, alla Croce d’oro, 1780–1783; posseduta anche, come<br />
si sa, da Goldoni che ne ammirava moltissimo le incisioni, in particolare quella di Bartolozzi (un<br />
Polifemo a tre occhi), che precede La Galatea.<br />
3
Daniela Goldin Folena<br />
esemplari, già maturi, con una fisionomia inconfondibile e di grande efficacia drammatica,<br />
quali avrebbe potuto scrivere un librettista ormai nel pieno della carriera.<br />
I miei incontri ravvicinati con <strong>Metastasio</strong> sono avvenuti nell’occasione dei due<br />
centenari estremi, 1782 e 1798, quando scelsi come argomento della ricerca rispettivamente<br />
le arie e i recitativi dei suoi libretti,2 convinta – ancor più a posteriori – che in<br />
un caso e nell’altro, per le arie e per i recitativi, si possa parlare di un Metastasianisches,<br />
di peculiarità formali e tematiche che contraddistinguono il nostro librettista, soprattutto<br />
per il modo in cui tali elementi si intrecciano. Ebbene, anche a considerare<br />
la produzione di <strong>Metastasio</strong> nel suo insieme mi pare sia evidente che das Metastasianische<br />
risulta individuabile fin dall’inizio; come a dire che la giovinezza creativa del<br />
nostro autore ha i caratteri insieme della precocità e della maturità.<br />
I piani o gli elementi sui quali voglio soffermarmi e sui quali possiamo misurare<br />
il puer senex, il giovane ma più che maturo <strong>Metastasio</strong>, riguardano la sua professionalità<br />
o meglio il suo alto artigianato librettistico, e non propriamente le tematiche né<br />
le istanze o i riflessi ideologico-politici della sua produzione per musica, già ottimamente<br />
analizzati da molti studiosi.3<br />
Partirei dagli aspetti più esteriori, quali la regia e le scene prospettate nei primi<br />
libretti metastasiani, considerando proprio la primissima didascalia della Didone abbandonata:<br />
Luogo magnifico destinato per le pubbliche udienze, con trono da un lato. Veduta in<br />
prospetto della città di Cartagine, che sta edificandosi.4<br />
2 Daniela Goldin Folena: Per una morfologia dell’aria metastasiana, <strong>Metastasio</strong> e il mondo musicale,<br />
a cura di Maria Teresa Muraro. Firenze: Olschki, 1986, pp. 13–37; Ead.: Le «tragiche miniature»<br />
di <strong>Metastasio</strong>: poesia e dramma nei recitativi metastasiani, Il melodramma di Pietro <strong>Metastasio</strong>, la<br />
poesia la musica, la messa in scena e l’opera italiana nel Settecento. Atti del Convegno Internazionale di<br />
Studi (Roma, 2–5 dicembre 1998), a cura di Elena Sala Di Felice e Rossana Caira Lumetti.<br />
Roma: Aracne, 2001, pp. 47–72.<br />
3 Impossibile dar conto della vastissima bibliografia metastasiana; mi limito qui a ricordare almeno<br />
la voce di Cesare Galimberti: <strong>Metastasio</strong>, Pietro, Dizionario critico della letteratura italiana. Torino:<br />
UTET, 1986 2 , e relativa bibliografia che rinvia a saggi tuttora fondamentali, quali quelli di<br />
Francesco De Sanctis, Claudio Varese, Gianfranco Folena, Bruno Brizi, Anna Laura Bellina, etc.;<br />
Elena Sala Di Felice: <strong>Metastasio</strong>: ideologia, drammaturgia, spettacolo. Milano: Franco Angeli, 1983,<br />
anche per i volumi da lei curati, dove si troverà l’opportuna bibliografia: <strong>Metastasio</strong> e il melodramma,<br />
a cura di Elena Sala Di Felice e Laura Sannia Nowé. Padova: Liviana, 1985, fino agli Atti<br />
del Convegno del Centenario sopra citato Il melodramma di Pietro <strong>Metastasio</strong>. Un capitolo importante<br />
della critica metastasiana è rappresentato ancora da Jacques Joly: Les fêtes théâtrales de Métastase<br />
à la cour de Vienne. Clermont Ferrand: Faculté des Lettres et Sciences humaines de l’Université,<br />
1978. Punta proprio sulla produzione giovanile di <strong>Metastasio</strong> Bruno Brizi: La «Didone» e il<br />
«Siroe», primi melodrammi di <strong>Metastasio</strong> a Venezia, Muraro: <strong>Metastasio</strong> e il mondo musicale,<br />
pp. 363–388.<br />
4 Cfr. <strong>Metastasio</strong>: Tutte le opere di Pietro <strong>Metastasio</strong>, a cura di Bruno Brunelli, vol. I. Milano:<br />
4
Esiste un primo <strong>Metastasio</strong>?<br />
E quella che apre il terzo atto, sempre della Didone:<br />
Porto di mare con navi per l’imbarco di Enea.5<br />
Sono didascalie che per altro rimangono invariate nelle diverse edizioni dei libretti<br />
metastasiani. Due anni prima, Pietro Pariati, degno predecessore di <strong>Metastasio</strong>, apriva<br />
l’edizione napoletana del suo Arianna e Teseo con questa descrizione:<br />
Spiaggia di mare con diverse navi in distanza e due battelli al lido. Trono reale da una<br />
parte, e dall’altra una lapide ove sono scolpiti i patti del tributo d’Atene.6<br />
Le didascalie dei due libretti non sono molto diverse, ma quelle di <strong>Metastasio</strong>, del<br />
giovanissimo <strong>Metastasio</strong>, sono insieme più essenziali e più ricche o allusive. Per<br />
esempio, il porto di mare con navi pronte per l’imbarco di Enea, ad apertura dell’atto<br />
III della Didone, lascia intravedere un esterno molto sobrio, finalizzato a far concentrare<br />
tutta l’attenzione dello spettatore su quell’unica idea della fuga di Enea e dei<br />
suoi, del suo perdersi in un orizzonte senza fine, anche se poi nelle scene successive<br />
dello stesso atto terzo il palcoscenico si riempirà di personaggi e comparse molto<br />
numerose, partecipi di uno scontro tra i protagonisti, che evocherà altri elementi del<br />
dramma. Quanto alla prima didascalia – il Luogo magnifico destinato per le pubbliche adunanze<br />
– che apre il primo libretto metastasiano, essa è certo più che usuale per un teatro<br />
del primo Settecento e per una vicenda classicheggiante ed eroica; ma quella<br />
Veduta in prospetto della città di Cartagine, appunto con la precisazione in prospetto, rivela<br />
le poliedriche attitudini di <strong>Metastasio</strong> che qui non si limita ad evocare testi o contesti<br />
letterari illustri, l’Eneide virgiliana in particolare, ma si mette per così dire nei panni<br />
di chi deve realmente allestire lo spettacolo e, memore forse della grande tradizione<br />
scenografica italiana (quella che, a tacere di altri, aveva prodotto la straordinaria<br />
famiglia dei Bibiena, per intenderci), sa che la semplice mise en scène richiede competenze<br />
e abilità di artigiani, di pittori, di architetti, di scenografi veri e propri, ecc.<br />
Con questo non si vuol sostenere che <strong>Metastasio</strong> sconvolga e rivoluzioni con novità<br />
assolute il mondo del melodramma; però certo non vive di rendita dello spettacolo<br />
barocco, dove dominavano un’immaginazione ridondante e invenzioni scenografiche<br />
fini a se stesse (poco barocca, in questo senso, era del resto anche la didascalia del<br />
Pariati).7 Ma i dettagli citati della Didone abbandonata rivelano secondo me una sensi-<br />
Mondadori, 1943, p. 5; <strong>Metastasio</strong>: Drammi per musica, vol. I, p. 71 (con minima variante interpuntiva).<br />
5 <strong>Metastasio</strong>: Tutte le opere, vol. I, p. 38; <strong>Metastasio</strong>: Drammi per musica, vol. I, p. 118.<br />
6 Cfr. Giovanna Gronda: La carriera di un librettista. Pietro Pariati da Reggio di Lombardia. Bologna: Il<br />
Mulino, 1990, p. 364.<br />
7 Colpisce invece che per aprire la sua Ariadne in Crete, destinata alle scene londinesi del 1733, Pariati<br />
5
Daniela Goldin Folena<br />
bilità complessivamente nuova. E soprattutto didascalie come quella della Didone del<br />
1724 non sarebbero state anacronistiche, superate, se <strong>Metastasio</strong> le avesse adottate<br />
ancora in libretti degli anni ’50 e oltre. Si consideri la suggestiva apertura della Nitteti<br />
(1756):<br />
Parte ombrosa e raccolta degl’interni giardini della reggia di Canopo alle sponde del<br />
Nilo, corrispondenti a diversi appartamenti. Sole nascente su l’orizzonte.8<br />
Qui si tratteggiano sinteticamente esterni “arcadici” e arabeggianti, e interni solo<br />
evocati, la cui qualità potrà essere immaginata dalla fantasia dello spettatore, a sua<br />
discrezione (diversi appartamenti); ma quel tocco finale, quel sole nascente sull’orizzonte,<br />
carico per altro di suggestioni persino liriche, ci fa pensare ad un <strong>Metastasio</strong> tecnico<br />
delle luci, light designer, si direbbe oggi. Il confronto con la Nitteti non è per altro<br />
casuale, perché la sensibilità per le atmosfere dimostrata lì come nel libretto giovanile<br />
sembrerebbe contraddire il programma invece tutto celebrativo e barocco proprio<br />
del dramma più maturo, come si legge nella nota storica premessa al libretto stesso<br />
(voluta, sembra, in particolare dallo stampatore Pezzana dell’edizione Hérissant):<br />
«Dramma scritto dall’autore in Vienna per la real corte cattolica, ed ivi alla presenza<br />
de’ regnanti con superbo apparato rappresentato la prima volta con musica del Conforti,<br />
sotto la magistrale direzione del celebre cavaliere Carlo Broschi, l’anno 1756».9 Persino<br />
l’ultimo libretto, il Ruggiero del 1771, che pure, data la sua fonte ariostesca, avrebbe<br />
potuto sfoggiare scene lussureggianti, fantastiche, barocche insomma, presenta<br />
come massimo o più ricco sfondo quello delineato all’apertura dell’atto III:<br />
Gabinetti negli appartamenti di Bradamante con balconi a vista de’ giardini, e sedili<br />
all’intorno.10<br />
utilizzi proprio lo stesso apparato scenico che aveva aperto il suo “napoletano” Arianna e Teseo<br />
(fatto certo comprensibile, data l’affinità del soggetto e dell’ambientazione, ma significativo della<br />
circolazione più che europea delle medesime scenografie per soggetti e contesti di esecuzione<br />
presumibilmente diversi): Spiaggia di mare con navi galere, dalle quali escono gli ostaggi. Da un canto<br />
trono reale e dall’altro gran lapide, ove sono scolpiti i patti del tributo d’Atene (ibidem, p. 416).<br />
8 <strong>Metastasio</strong>: Tutte le opere, vol. I, p. 1199 (corsivi miei); <strong>Metastasio</strong>: Drammi per musica, vol. III<br />
(2004), p. 303.<br />
9 <strong>Metastasio</strong>: Tutte le opere, vol. I, p. 1196; <strong>Metastasio</strong>: Drammi per musica, vol. III, p. 301. L’apparato<br />
barocco – nel caso specifico, pure “cortigiano” – sarà sfoggiato, per esempio, nella scena sesta<br />
dello stesso primo atto (<strong>Metastasio</strong>: Tutte le opere, vol. I, p. 1207; <strong>Metastasio</strong>: Drammi per musica,<br />
vol. III, p. 314), ma caratterizzerà anche altre scene successive di tempesta, ecc. Nelle parole rivolte<br />
«a chi legge» in apertura dell’edizione Hérissant, Pezzana sottolinea il suo impegno a ricostruire<br />
e di conseguenza a pubblicare «Notizie de’ tempi, de’ luoghi, delle occasioni in cui[i drammi<br />
di M.] furono pubblicati la prima volta».<br />
10 <strong>Metastasio</strong>: Tutte le opere, vol. I, p. 1366; <strong>Metastasio</strong>: Drammi per musica, vol. III, p. 520.<br />
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Esiste un primo <strong>Metastasio</strong>?<br />
Anche qui sono indicati in modo essenziale gli arredi e gli spazi sufficienti ad ospitare<br />
i successivi drammatici dialoghi di Clotilde, Ottone, Bradamante, ecc. Ma colpisce<br />
anche qui l’allusione al fondale: quei balconi si aprono sui giardini con un particolare<br />
senso di profondità prospettica, comparabile con la realtà degli spazi scenici, e ci<br />
confermano come l’elemento dell’illusione, dell’immaginazione indotta nello spettatore<br />
continui a caratterizzare <strong>Metastasio</strong> uomo di teatro, come già avveniva nei<br />
suoi primissimi testi.<br />
Anche sul piano della regìa vera e propria siamo ammirati della capacità che il<br />
giovane <strong>Metastasio</strong> ha di immaginare i movimenti dei personaggi sulla scena, organizzando<br />
fin le comparse. Prenderò in considerazione un solo esempio per il quale<br />
però possiamo mettere a confronto versioni cronologicamente lontane della stessa<br />
scena. Nell’edizione finale, parigina, della Semiramide, il terzo atto si apriva sulla<br />
Campagna su le rive dell’Eufrate. Mura de’ giardini reali da un lato, con cancelli aperti.<br />
Navi nel fiume, che ardono.11<br />
Su questo sfondo il pubblico doveva assistere ad un’azione che <strong>Metastasio</strong> così descriveva:<br />
Zuffa già incominciata fra le guardie assire e i soldati sciti, gli ultimi de’ quali si disperdono<br />
inseguiti dagli altri; poi Ircano, e Mirteo combattendo. Il primo cade; l’altro gli<br />
guadagna la spada.12<br />
Originariamente, nelle prime edizioni, l’atto si apriva più o meno nello stesso paesaggio,<br />
con l’incendio delle navi sullo sfondo, con i cancelli aperti sui giardini reali,<br />
ecc.; ma senza l’affollamento di soldati e combattenti sopra citato, vale a dire semplicemente<br />
così:<br />
Ircano con séguito di Sciti armati, parte su le navi e parte su la riva del fiume.13<br />
Ma bastava proseguire; e alla scena terza dello stesso atto dell’edizione stampata in<br />
gioventù tutto si animava, esattamente nei termini prospettati, e or ora citati, ad<br />
inizio dell’atto terzo nell’edizione Hérissant, vale a dire:<br />
11 <strong>Metastasio</strong>: Tutte le opere, vol. I, p. 291; <strong>Metastasio</strong>: Drammi per musica, vol. I, p. 426.<br />
12 Ibidem.<br />
13 <strong>Metastasio</strong>: Tutte le opere, vol. I, p. 1431.<br />
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Daniela Goldin Folena<br />
Ircano, Mirteo, Sibari si dividono combattendo: gli Sciti balzano dalle navi, e segue<br />
incendio delle dette con zuffa tra gli Sciti e gli Assiri, quale terminata colla fuga de’<br />
primi, escono di nuovo combattendo Ircano e Mirteo, e resta Ircano perditore.14<br />
Dunque negli anni ’20 come negli anni ’70 <strong>Metastasio</strong> aveva il senso dei tempi drammatici,<br />
anzi melodrammatici; sapeva descrivere movimenti, spostamenti di massa e<br />
scene che avrebbero evidentemente sostenuto parti orchestrali, non cantate, di durata<br />
definita; ed è da credere che <strong>Metastasio</strong> facesse idealmente corrispondere – negli anni<br />
giovanili come al culmine della carriera – a determinati movimenti particolari voci,<br />
cioè strumenti (e anche per noi ora quella zuffa in scena è ben foriera di timbri di<br />
ottoni, oppure sì di archi, come avrebbe fatto di preferenza Vivaldi per esempio, ma<br />
con tempi ben rapidi), come si deduce anche da una didascalia come quella che conclude<br />
la scena seconda del primo atto ancora della Semiramide, una specie di severa e<br />
regale pantomima accompagnata però dai prevedibili ottoni che sembrano alludere<br />
ad una precoce “marcia trionfale”, alla maniera cioè dell’Aida verdiana (dove per altro<br />
ancora dei “barbari”, sia pure prigionieri, saranno protagonisti):<br />
Semiramide va sul trono; Tamiri a sinistra nel sedile; Sibari è in piedi a destra. Intanto,<br />
preceduti dal suono di stromenti barbari, passano il ponte Mirteo, Arcano e Scitalce col<br />
loro séguito: si fermano fuori del portico, e poi entrano l’un dopo l’altro, quando tocca<br />
loro a parlare.15<br />
C’è da chiedersi dove e su che cosa <strong>Metastasio</strong> avesse formato il proprio istinto teatrale<br />
(perché certo, nel suo caso, proprio di istinto, di attitudine innata bisogna parlare).<br />
Aveva avuto grandi maestri, il nostro librettista, Gravina in primis; ma aveva<br />
meditato, magari spinto anche da Gravina, in modo personalissimo su teorici e autori<br />
teatrali dell’antichità. Anche se pubblicato nel 1773, il suo Estratto dell’arte poetica di<br />
Aristotile e considerazioni su la medesima16 testimonia di una lunga e sistematica frequentazione<br />
col filosofo greco, sul quale anzi confessa di aver meditato per un inevitabile<br />
dovere «fin dagli anni più floridi dell’età sua»;17 e accanto a questi, e particolarmente<br />
affine a lui, <strong>Metastasio</strong> aveva studiato, e poi tradotto e annotato, l’Ars poetica di Orazio,18<br />
forse più attuale per chi, come lui, viveva nell’aetas horatiana, quale si può definire<br />
il Settecento. Sia pure giunte fino a noi in una forma elaborata negli anni della<br />
14 Ibidem, p. 1433.<br />
15 Ibidem, p. 261; <strong>Metastasio</strong>: Drammi per musica, vol. I, p. 382. Non si dimentichi che la Semiramide<br />
fu originariamente rappresentato (nel 1729) nel Teatro delle Dame, e che alle Dame <strong>Metastasio</strong><br />
espressamente lo dedicò; cfr. <strong>Metastasio</strong>: Tutte le opere, vol. I, p. 256 e p. 1412.<br />
16 Cfr. <strong>Metastasio</strong>: Tutte le opere, vol. II, pp. 957–1117.<br />
17 Ibidem, p. 957.<br />
18 Ibidem, pp. 1229–1278.<br />
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