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Leseprobe_Der junge Metastasio

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Daniela Goldin Folena<br />

bilità complessivamente nuova. E soprattutto didascalie come quella della Didone del<br />

1724 non sarebbero state anacronistiche, superate, se <strong>Metastasio</strong> le avesse adottate<br />

ancora in libretti degli anni ’50 e oltre. Si consideri la suggestiva apertura della Nitteti<br />

(1756):<br />

Parte ombrosa e raccolta degl’interni giardini della reggia di Canopo alle sponde del<br />

Nilo, corrispondenti a diversi appartamenti. Sole nascente su l’orizzonte.8<br />

Qui si tratteggiano sinteticamente esterni “arcadici” e arabeggianti, e interni solo<br />

evocati, la cui qualità potrà essere immaginata dalla fantasia dello spettatore, a sua<br />

discrezione (diversi appartamenti); ma quel tocco finale, quel sole nascente sull’orizzonte,<br />

carico per altro di suggestioni persino liriche, ci fa pensare ad un <strong>Metastasio</strong> tecnico<br />

delle luci, light designer, si direbbe oggi. Il confronto con la Nitteti non è per altro<br />

casuale, perché la sensibilità per le atmosfere dimostrata lì come nel libretto giovanile<br />

sembrerebbe contraddire il programma invece tutto celebrativo e barocco proprio<br />

del dramma più maturo, come si legge nella nota storica premessa al libretto stesso<br />

(voluta, sembra, in particolare dallo stampatore Pezzana dell’edizione Hérissant):<br />

«Dramma scritto dall’autore in Vienna per la real corte cattolica, ed ivi alla presenza<br />

de’ regnanti con superbo apparato rappresentato la prima volta con musica del Conforti,<br />

sotto la magistrale direzione del celebre cavaliere Carlo Broschi, l’anno 1756».9 Persino<br />

l’ultimo libretto, il Ruggiero del 1771, che pure, data la sua fonte ariostesca, avrebbe<br />

potuto sfoggiare scene lussureggianti, fantastiche, barocche insomma, presenta<br />

come massimo o più ricco sfondo quello delineato all’apertura dell’atto III:<br />

Gabinetti negli appartamenti di Bradamante con balconi a vista de’ giardini, e sedili<br />

all’intorno.10<br />

utilizzi proprio lo stesso apparato scenico che aveva aperto il suo “napoletano” Arianna e Teseo<br />

(fatto certo comprensibile, data l’affinità del soggetto e dell’ambientazione, ma significativo della<br />

circolazione più che europea delle medesime scenografie per soggetti e contesti di esecuzione<br />

presumibilmente diversi): Spiaggia di mare con navi galere, dalle quali escono gli ostaggi. Da un canto<br />

trono reale e dall’altro gran lapide, ove sono scolpiti i patti del tributo d’Atene (ibidem, p. 416).<br />

8 <strong>Metastasio</strong>: Tutte le opere, vol. I, p. 1199 (corsivi miei); <strong>Metastasio</strong>: Drammi per musica, vol. III<br />

(2004), p. 303.<br />

9 <strong>Metastasio</strong>: Tutte le opere, vol. I, p. 1196; <strong>Metastasio</strong>: Drammi per musica, vol. III, p. 301. L’apparato<br />

barocco – nel caso specifico, pure “cortigiano” – sarà sfoggiato, per esempio, nella scena sesta<br />

dello stesso primo atto (<strong>Metastasio</strong>: Tutte le opere, vol. I, p. 1207; <strong>Metastasio</strong>: Drammi per musica,<br />

vol. III, p. 314), ma caratterizzerà anche altre scene successive di tempesta, ecc. Nelle parole rivolte<br />

«a chi legge» in apertura dell’edizione Hérissant, Pezzana sottolinea il suo impegno a ricostruire<br />

e di conseguenza a pubblicare «Notizie de’ tempi, de’ luoghi, delle occasioni in cui[i drammi<br />

di M.] furono pubblicati la prima volta».<br />

10 <strong>Metastasio</strong>: Tutte le opere, vol. I, p. 1366; <strong>Metastasio</strong>: Drammi per musica, vol. III, p. 520.<br />

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